Abstract Stame
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TEMA: SPENDING REVIEW, PROGRAMMI ANTICORRUZIONE E MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE 1) TITOLO: Per una accountability democratica Autore: Nicoletta Stame Abstract Contributo teorico-metodologico Può entrare in “Spending review, programmi anticorruzione e misurazione delle performance” e/o in “Politica e valutazione”. Dopo più di ventʼanni dal varo delle riforme istituzionali basate sui principi del New Public Management, assistiamo alla costruzione di sistemi di valutazione delle performance (nella PA, nellʼUniversità, ecc.) che – in linea con la cultura politica prevalente nel nostro paese – sanno molto più di controllo dallʼalto che non di management. I maggiori difetti rilevati nella pratica di questi sistemi sono stati così individuati: Obiettivi che non sono di cambiamento ma di semplice adempimento della mansione, obiettivi volutamente bassi per non sforare Indicatori poco significativi, che però inducono comportamenti distorsivi (si lavora per lʼindicatore e non per lo scopo che dovrebbe sottenderlo) Ritualismo: si valuta più lʼadempimento della procedura che il raggiungimento del risultato Eccesso di peso burocratico nel raccogliere informazioni già possedute dallʼamministrazione Opacità sullʼuso dei dati. Ciò porta a movimenti di rifiuto della valutazione. E aggrava la situazione di crisi e di demoralizzazione del paese. Non si tratta di difetti solo italiani, ma di un modo di intendere la funzione di accountability della valutazione che è radicato in una concezione mainstream della politica diffusa anche altrove, e che è stata da anni sottoposta a critiche molto significative (Perrin: uso e misuso degli indicatori di performance. Behn: i diversi usi degli indicatori) . Questo intervento intende ragionare su due recenti filoni di critiche che possono avere importanti ripercussioni anche nel nostro paese. Un primo filone critica i presupposti della “razionalità tecnico/strumentale”, che sottende a quei sistemi di valutazione delle performance, e che Pollitt (2013) chiama “colpisci lʼobiettivo e avrai la ricompensa”. Eʼ una logica che presume che tutti si comporteranno allo stesso modo, da “attori razionali”, e che non tiene conto di come le persone possono prendere le decisioni, secondo logiche alternative, che spingono a imbrogliare o aggirare le regole: la logica delle conseguenze (“sono costretto a imbrogliare, altrimenti chiudono il mio reparto”), la logica dellʼappropriatezza (“anche i miei concorrenti imbrogliano, quindi lo devo fare anchʼio”). Ciò dovrebbe spingere a una valutazione delle performance che tenesse conto di come queste logiche possano essere radicate in diversi contesti politicoamministrativi e a quali meccanismi ci si può affidare per creare o rafforzare relazioni basate sulla fiducia (approccio di valutazione realista). Un secondo filone si interroga su quali caratteristiche dovrebbe avere la valutazione delle performance per poter affrontare le sfide del cambiamento richieste dalla situazione che viviamo. In questo caso lʼaccountability è declinata come responsabilità verso il raggiungimento di un risultato di cambiamento secondo cui gli attori di un programma dimostrano di aver fatto il lavoro migliore possibile, anche tenendo conto delle informazioni su cosa si è fatto in situazioni simili. Qui si rivelerebbe la managerialità, di contro a un comportamento burocratico: non si tratta di adempimento di una procedura prestabilita, ma di scelta dei mezzi adatti di fronte a situazioni mutevoli nel tempo e che richiedono una continua riflessioni su cosa si sta ottenendo. Eʼ quella che Sabel e Zeitlin chiamano “accountability dinamica”. In questo caso la valutazione delle performance si domanda se nellʼattuazione di un programma si è saputo rispondere alle domande difficili, assumere dei rischi, imparare dagli errori e dai successi, tenuto sempre conto del risultato a cui si mira (Perrin, 2014). Entro un tale impianto, i sistemi di valutazione delle performance potrebbero riconoscere il merito quando il successo è stato ottenuto scoprendo risorse che non si conoscevano (abilità delle persone, disponibilità a mettersi in gioco di fronte a particolari situazioni) e modalità diverse di affrontare il problema. Inoltre, un sistema flessibile non dovrebbe solo essere aperto a riconoscere il merito di chi effettivamente ha ottenuto un risultato, ma anche capace di riconoscere risultati positivi inattesi, provenienti da situazioni non preventivamente considerate, o da persone che non se ne ritenevano inizialmente capaci. Nellʼattuale situazione di crisi, entrambe queste linee di pensiero possono illuminarci. Da una parte, per paura dei tagli imposti alla spesa pubblica è possibile che si sviluppino comportamenti opportunistici: obiettivi meno ambiziosi, opacità nei sistemi informativi, in modo da nascondere la situazione di declino (Pollitt). Dallʼaltra, si dovrebbe prendere sul serio la Spending Review. Richiedendoci di “fare più e meglio con meno” essa impone un cambiamento di orizzonte, non solo perché dà più importanza al risparmio (efficienza) ma perché spinge allʼinnovazione, e quindi ci stimola ad concepire sistemi di valutazione che premino lʼinnovazione, come quelli proposti da Perrin.