1_01146_politiche-familiari - Associazione Nazionale Famiglie

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1_01146_politiche-familiari - Associazione Nazionale Famiglie
La Camera,
premesso che:
la Costituzione italiana dedica alla famiglia una serie di importanti disposizioni comprese negli
articoli 29- 31 e 37, che evidenziano chiaramente la rilevanza di questa struttura sociale, vera
istituzioni cardine del nostro assetto istituzionale sottolineandone la specifica rilevanza valoriale;
la famiglia è una realtà originaria e antecedente lo stesso Stato, il quale, come recita l’articolo 31
della Costituzione “agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della
famiglia e l’adempimento dei compiti relativi con particolare riguardo alle famiglie numerose “;
possono definirsi autentiche politiche familiari conformi ai ricordati articoli della Costituzione
dedicati alla famiglia, solo quelle politiche pensate e organizzate sul territorio a partire
dall’esperienza delle famiglie, tenendo conto dei loro tempi, ritmi di vita e bisogni specifici,
nell’ambito di un progetto organico di interventi specifici a sostegno dell’istituto familiare;
solo in questo modo, infatti, dette politiche risulterebbero conformi a quella peculiare attenzione, al
tempo stesso rispettosa della sua autonomia e garante della sua tutela, riservata dalla Costituzione a
questo fondamentale nucleo sociale;
la situazione attuale del nostro paese è tuttavia caratterizzata da una troppo timida attenzione alle
famiglie e alle criticità che esse oggi si trovano ad attraversare;
risulta dal rapporto ISTAT che l’Italia occupa la penultima posizione tra i Paesi europei per le
risorse dedicate alle famiglie, per le quali lo stanziamento, che si mantiene sostanzialmente stabile
dal 2008, ammonta al 4,8 per cento della spesa, sotto forma di benefìci finalizzati al sostegno del
reddito a tutela della maternità e della paternità, di assegni familiari e di altri trasferimenti erogati a
supporto di alcune tipologie familiari, asili nido, strutture residenziali per le famiglie con minori e
assistenza domiciliare per famiglie numerose;
si osserva, inoltre, che: il rapporto tra prestazioni fornite dall’INPS per quel che riguarda gli assegni
familiari e l’ammontare del prodotto interno lordo italiano, dopo essere cresciuto dal 15,03% del
1975 al 3% del 1994, è precipitato nel 2012 allo 0,3%;
l’Italia è il Paese dell’Unione europea con gli assegni familiari più bassi, mentre la somma dei
contributi incassati dalla Cassa unica assegni familiari è superiore del 40 per cento in media rispetto
a quella effettivamente erogata;
la situazione della famiglia è oggi aggravata dalla compressione del welfare e dalla mancanza di
lavoro mentre le criticità da affrontare sono molteplici e relative al reddito della famiglia, al costo
dei figli, ai limiti di un sistema fiscale non adeguatamente commisurato alle esigenze delle famiglie
con figli, alla difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e vita affettiva e familiare, al costo e alla
reperibilità delle abitazioni, ai carichi delle responsabilità che gravano sulla famiglia – in particolare
sulla donna – che deve occuparsi « autonomamente » e senza ausili della cura e dell’assistenza dei
propri componenti più deboli;
inoltre, il sistema fiscale italiano tiene conto solo dell’equità verticale, ma non di quella orizzontale,
come dimostra il fatto che, in qualunque provvedimento in materia fiscale o sanitaria, si valuta
quasi sempre il reddito familiare tout court, senza tenere in debito conto il numero dei componenti
del nucleo stesso;
nel nostro Paese le reti di aiuto informale hanno svolto e svolgono un ruolo molto importante nel
sostenere le persone nei momenti della vita caratterizzati da maggiore vulnerabilità: i giovani che
non hanno un lavoro, le madri lavoratrici con figli piccoli, gli anziani non autosufficienti, le persone
disabili;
però, per un malinteso senso della sussidiarietà le famiglie si sono trovate - in modo particolare
negli ultimi anni segnati da una profonda crisi economica - a rappresentare un vero e proprio
ammortizzatore sociale;
la forte prevalenza dei cosiddetti aiuti informali quale quello della famiglia sopra ricordato, sarà
messa sempre più a dura prova a causa delle trasformazioni demografiche e sociali caratterizzate
dall’accelerazione del processo di invecchiamento della popolazione, dalla modificazione delle reti
relazionali e dai mutamenti della struttura delle famiglie;
i dati relativi al tasso di occupazione femminile, alle nascite, alle dimissioni delle madri nel primo
anno di vita del figlio, alla copertura di servizi per l’infanzia e alle spese investite dallo Stato per il
sistema sociale suggeriscono che non bastano soluzioni volontaristiche;
diritti fondamentali quali quello al lavoro e alla famiglia, alla maternità e alla paternità non possono
essere affidati alla sensibilità o alla volontà di amministrazioni locali, aziende, associazioni;
già nel breve periodo, infatti, le dinamiche demografiche condizionano un sistema economico: non
c’è bisogno di aspettare decenni per verificare gli effetti dell’assenza di figli sull’economia
nazionale;
gli studi di Amlan Roy, responsabile delle ricerche demografiche per il Crédit Suisse, dimostrano
che l’invecchiamento demografico rallenta il prodotto interno lordo, gonfia il debito pubblico, fa
calare gli investimenti e indebolisce l’efficacia delle politiche monetarie delle banche centrali;
questo quadro si sta già evidenziando ora nel nostro Paese rivelando così che la questione va
affrontata rapidamente per evitare che il Paese muoia di vecchiaia e di povertà;
si tratta di uno scenario drammatico prospettato dagli studi demografici e che mette in luce un
malessere profondo, una crisi dove la rinuncia endemica alla maternità di moltissime coppie
giovani, che ripiegano, spesso tardivamente, sul figlio unico, si somma a una nuova dinamica dei
flussi migratori;
da una parte ci sono i mancati arrivi degli immigrati, che arricchivano il nostro tasso di fecondità.
Dall'altro la fuga degli italiani stessi. Si calcola che ogni anno oltre 130mila abitanti si cancellino
dalle anagrafi italiane per fissare la propria residenza altrove;
dati recenti –rapporto Istat 2015- evidenziano che in Italia il tasso di fecondità è pari a 1,37
contrariamente a quanto accade nel nord Europa, dove oscilla tra 2 e 1,8 figli per donna. In Italia
aumenta la disoccupazione femminile e diminuiscono le nascite, in particolare nel Mezzogiorno
nonostante il desiderio del 60 per cento delle italiane di avere almeno due figli senza rinunciare a
lavorare;
gli anni di crisi economica che il paese ha attraversato - e attraversa - hanno evidenziato come la
famiglia rappresenti ancora il pilastro su cui si fondano le comunità locali, il sistema educativo, le
strutture di produzione di reddito, il contenimento delle forme di disagio sociale. Eppure ancora ne
sottovalutiamo l’importanza e non ne consideriamo sufficientemente il valore;
è necessario, allora, mettere in campo nuovi strumenti a sostegno delle responsabilità della famiglia
e soprattutto misure che ne definiscano in modo coerente il carattere di soggetto attivo, titolare di
diritti e di doveri, garantendo il diritto di ogni persona a formare una famiglia o a essere inserita in
una comunità familiare. Deve, inoltre, essere sostenuto il diritto delle famiglie al libero svolgimento
delle loro funzioni sociali, riconoscendone la fondamentale rilevanza sociale e personale della
maternità e della paternità. È anche necessario sostenere in modo più adeguato la corresponsabilità
dei genitori negli impegni di cura e di educazione dei figli, promuovendo e valorizzando la famiglia
come struttura sociale primaria di fondamentale interesse pubblico;
È necessario, inoltre, individuare misure che possano favorire la crescita della natalità nel nostro
Paese. Molti studi mettono in luce, infatti, che uno dei principali fattori deterrenti per la
costituzione di una nuova famiglia e per la genitorialità è la mancanza di risorse economiche;
sempre secondo l’Istat, infatti, la nascita di un primo figlio fa aumentare di poco, rispetto alle
coppie senza figli, il rischio di finire in povertà, mentre la nascita del secondo figlio fa quasi
raddoppiare il citato rischio, che si triplica e alla eventuale nascita di un terzo figlio. Inoltre, gli
stessi dati rilevano che avere figli raddoppia il rischio di contrarre debiti per mutuo, affitti, bollette o
altro rispetto alle coppie senza figli;
occorre allora riconsiderare il nostro sistema di welfare perché sia maggiormente orientato al
sostegno della famiglia perché investire nelle politiche familiari significa investire sulla qualità
della struttura sociale e, di conseguenza, sul futuro stesso della nostra società;
non sono sufficienti interventi puntuali neanche quando hanno natura di sostegno economico, anche
se sono sicuramente segnali positivi l’istituzione della Carta Famiglia, l’attribuzione del bonus
bebè, le previsioni per favorire la conciliazione lavoro-famiglia. Ma non è sufficiente. Si potrebbe e
dovrebbe dare vita ad un sistema organico che valorizzi il ruolo di soggetto attivo della famiglia
mettendola nelle condizioni di poter scegliere di essere generativa e di armonizzare i diversi compiti
e funzioni che è chiamata a svolgere.
impegna il Governo
ad assumere iniziative volte a rispondere alla crisi demografica in atto, anche attraverso
l’individuazione di misure concrete di sostegno alla genitorialità e alla formazione di nuove
famiglie;
a riconoscere come priorità la valorizzazione dell’istituto familiare anche promuovendo una
revisione del sistema fiscale che tenga maggiormente conto della famiglia come soggetto e che
riordini le obbligazioni tributarie a carico dei membri della famiglia;
a prevedere l’introduzione di forme di detassazione dei costi destinati obbligatoriamente per legge
all’acquisto di beni e servizi a favore dei membri della famiglia e applicando anche dei coefficienti
familiari per la determinazione del carico fiscale complessivo;
a promuovere una politica alloggiativa che sostenga le giovani famiglie favorendone l’accesso alla
casa in affitto o in proprietà;
a valutare l’opportunità di intraprendere iniziative di tipo normativo in materia previdenziale, volte
a superare la discriminazione tra le donne che hanno messo al mondo e allevato figli e donne che
non lo hanno fatto, anche attraverso la previsione dell’attribuzione di contributi figurativi per ogni
figlio anche adottato, in linea con quanto disposto a riguardo in diversi ordinamenti europei.
a istituire un tavolo di consultazione con la società civile e in particolare con le associazioni
familiari per l’individuazione di misure idonee ad sostenere la famiglia;
a dare vita a nuove e strutturate politiche per la famiglia, considerando anche l’impatto sulle stesse
famiglie delle leggi in via di approvazione;
a disporre che il 15 maggio di quest'anno sia celebrata anche in Italia la Giornata Internazionale
della Famiglia, in attesa della conclusione dell'iter legislativo della proposta di legge in discussione
presso la commissione affari costituzionali della Camera, che mira a recepire nell'ordinamento
italiano la giornata internazionale stabilita dalle Nazioni Unite già del 1995.