SU XERT`E CEA
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SU XERT`E CEA
Umberto Oppus SU XERT’E CEA Storia della secolare contestazione territoriale tra Mandas ed Orroli per Cea Mulargia Edizioni Nuove Grafiche Puddu Umberto Oppus pag. 1 SU XERT’E CEA A mio nonno, Umberto Oppus, mandarese per famiglia, orrolese per nascita, e ai paesi di Mandas ed Orroli per un futuro sempre più all’insegna della collaborazione fra le due comunità “Se la storia non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomandata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”. (Promessi sposi, cap. XXXVIII) Umberto Oppus pag. 2 SU XERT’E CEA Umberto Oppus SU XERT’E CEA Storia della secolare contestazione territoriale tra Mandas ed Orroli per Cea Mulargia Edizioni Nuove Grafiche Puddu Prima edizione Umberto Oppus pag. 3 SU XERT’E CEA c Umberto Oppus I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi In copertina: Si ringraziano: - il Comune di Mandas per la consultazione dei documenti conservati nell’Archivio Storico, gestito dalla società La Memoria Storica; - per le preziose e interessanti testimonianze i signori Ottavio Atzori, Giovanni Mulliri, Tonio Garau, Dino Atzori, Ginesio Tola, Antonio e Elia Deidda, Francesco Gessa, Stefanina Piras e Luigi Pani; - per la cortese collaborazione nella ricerca dei documenti dell’Archivio Storico del Comune di Mandas Sara Sanna; - per avermi messo a disposizione i documenti della Reale Udienza, l’insegnante Ennio Marcialis; - per le fotografie Tonio Garau, Marta Gessa, Giovanni Mulliri, Giampaolo Pisano per aver donato alcune delle fotografie scattate da Salvatore Pistis. Umberto Oppus pag. 4 SU XERT’E CEA PREFAZIONE I Comuni di Orroli e Mandas si riconciliano Quale prefazione a questo lavoro ho scelto l’articolo “riguardante la nostra bella giornata del sei giugno 1951 che passerà alla storia dei nostri due Comuni”, che il dottor Leonida Onano, notaio del Comune di Orroli, l’otto giugno 1951, inviò al Sindaco di Mandas Virgilio Perra per farlo pubblicare su L’Unione Sarda ed il Giornale d’Italia. “I Comuni di Orroli e di Mandas si riconciliano Orroli-Mandas, 6 giugno 1951. A metter fine ad una lite tra i Comuni di Orroli e di Mandas, che nella storia dei tempi, risale all’anno 1726, e mosse dagli stessi sentimenti di voler perpetuare i buoni rapporti di armonia e di pace esistenti da oltre un cinquantennio fra le due popolazioni, le Amministrazioni Comunali di Mandas, con a capo il Sindaco Perra, assistito dagli assessori Carta, Raccis e Pisano, dal geometra Tarica e Segretario Marroccu e per Orroli, il Commissario Prefettizio Anedda, assistito per il caso, dai consulenti dott. Onano, Pisano Giovanni, Anedda Raffaele, Melis Paolino, Schirru Giovanni, Piras Efisio e Schirru Raffaele, Segretario Caria, si sono date convegno a “Monti su rei”, “Cea Mulargia” e “Santa Liana” ai confini di Orroli con Mandas, Donigala e Goni, per le ore otto del 6 giugno 1951. Puntuali all’ora stabilita le due Commissioni si incontrarono sul punto fissato scambiandosi i più cordiali saluti di rito. La contestazione da risolvere sa di leggenda, e risale nientemeno che ad anni prima del 1726. Come si legge nella Storia, gli orrolesi vantavano infatti di avere ottenuto dal Duca di Mandas e per conto della di lui figliola Donna Minnia, di poter introdurre i propri armenti per pascolare nella “Cea Mulargia”. I mandaresi, i quali non riconoscevano questo privilegio ed a loro volta si ritenevano proprietari, invasero il posto. Ne nacque un cruento scontro nel 1726 sul posto fra novecento mandaresi bene armati ed un centinaio di orrolesi armati(come dice una canzone) di “palittas” agli ordini del cav. Agostino Demuro e Salvatorangelo Aresu, e come si legge nel Casalis – volume 13 pagina 551 – i mandaresi ebbero la peggio. La controversia venne composta nel 1851 per opera dell’illustre Conte Serra, che riuscì a far rappacificare i contendenti. Nel 1897 il Sindaco di Orroli Pala Gavino stipulava un atto col Comune di Mandas il quale riconosceva ad Orroli i diritti di proprietà sui terreni “cea Mulargia”, “s’Accamingioni”, etc… ed in compenso il Comune di Orroli concedeva in perpetuo al Comune di Mandas il diritto di legnatico sulla zona stessa. Senonchè i patti non vennero rispettati e venne promossa da Mandas una lite davanti al Commissario Usi Civici tendente ad ottenere da parte di Orroli a favore di Mandas il riconoscimento del diritto di proprietà su una determinata zona di “cea Umberto Oppus pag. 5 SU XERT’E CEA Mulargia” e la sentenza riuscì favorevole a Mandas e pure confermata dalla Corte d’Appello. La decisione passata in giudicato non fu però conforme ad un vero e proprio senso di giustizia riparatrice, tanto è vero che non venne messa in esecuzione ed il Comune di Mandas a mezzo dei suoi saggi previdenti amministratori si mise in contatto col Comune di Orroli per venire ad una onorevole transazione. Ed eccoci quindi e finalmente all’incontro dei contendenti sul terreno. Dopo ampia serena discussione improntata ad un senso di elevato equilibrio e di misurata responsabilità, le due commissioni, presiedute dai rispettivi capi, eseguirono un sopralluogo su tutta la zona contesa venendo nella decisione di chiudere ed assolvere il loro mandato nel modo più nobile e generoso: “Il Comune di Mandas, tenuto conto anche della disgraziata condizione in cui verrà a trovarsi, col bacino del Flumendosa il Comune di Orroli il quale vedrà allagata una delle zone più fertili e rigogliose della sua proprietà senza speranza di rifarsi in misura veramente corrispondente e proporzionata al valore attuale dei terreni che verranno allagati, e riconoscendo anche i buoni rapporti di vicinato e di amicizia sempre esistiti fra autorità e popolazione ed al fine di perpetuarli, concedeva al Comune di Orroli in piena ed assoluta proprietà e possesso ettari otto are trentadue e centiare cinquantacinque sugli ettari trentuno are trentadue e centiare cinquantacinque ad esso riconosciuti dall’autorità giudicante, ed il Comune di Orroli riconosceva proprietario pieno ed assoluto e possessore il Comune di Mandas per una superficie di ettari ventitre (sui quali purtroppo ed in parte avverrà l’allagamento artificiale)”. I due Comuni riconfermavano quindi i loro sentimenti di amicizia e di pace ed il Commissario Prefettizio di Orroli, dopo brevi parole di augurio e di saluto da parte del dott. Onano, del Sindaco Perra e dell’assessore Raccis, abbracciava il sindaco di Mandas signor Virgilio Perra, fra gli applausi di tutti i presenti in quel momento riuniti nell’ospitale casa campestre di Raffaele Schirru. Tutti i presenti firmavano quindi il verbale di transazione e verso il tramonto, mentre il sole irradiava i suoi ultimi raggi sulla magnifica zona di “cea Mulargia” e di “Monti su rei”, le due commissioni, apportatrici di pace, si scambiavano il saluto fraterno e riprendevano la via del ritorno verso i rispettivi paesi, lieto e soddisfatte di aver definito in loco e nel modo onorevole e soddisfacente per ambo le parti, una triste vicenda ultrasecolare. Mentre ci compiacciamo per quanto avvenuto e concluso felicemente fra le due amministrazioni Comunali, le quali hanno dimostrato di essere all’altezza del momento e del mandato loro affidato dalle loro popolazioni, al di sopra di qualunque competizione politica, facciamo voti che le Autorità tutorie vogliano al più presto porre la loro approvazione ed il loro sigillo alla transazione avvenuta nel modo più vantaggioso ed onorevole per ambo i Comuni. E col sommo poeta Dante, ripetiamo di cuore anche noi: E CON CIO’ FIA SUGGEL……… Dr Leonida Onano”. Umberto Oppus pag. 6 SU XERT’E CEA PRESENTAZIONE Umberto Oppus pag. 7 SU XERT’E CEA INTRODUZIONE Umberto Oppus Sindaco di Mandas Dalla residenza municipale, lì 10 maggio 2004 Umberto Oppus pag. 8 SU XERT’E CEA LA STORIA Tra le contestazioni territoriali che hanno segnato la storia delle comunità di villaggio della Sardegna, e del Ducato di Mandas in particolare, vi è quella tra i paesi di Mandas e di Orroli per i territori di Mulargia. Una contesa, iniziata nel Seicento, di cui ancora oggi, si tramandano racconti ed anedotti legati, soprattutto, alla necessità della comunità mandarese di legnare in un paese ricco sì di campi di grano, ma conseguentemente povero di alberi, di pascoli per soddisfare alcune delle esigenze primarie della popolazione. Da un documento, datato 15 marzo 1702, giorno in cui veniva siglata la prima transazione sulla lite tra i due paesi, sappiamo che da diversi decenni, nella “Curia Mayor del estat y Ducat de Mandas” verteva una causa tra le comunità di Mandas e di Orroli per il possesso della “Montagna de Molargia”, di cui era relatore il dottor Juan Pere Meloni, Consultore del Ducato. 1 Una lite sorta, presumibilmente, nella seconda metà del Seicento quando, sosteneva l’allora Sindaco di Mandas, lo scrivano Antonio Pisano, “…los vassaills de dicha Villa de Orroly propria authoritate, y contra tot dret llauraren la Montagna de Molargia sens ser bidazony, ny lloch destinat per serlo” (i vassalli della detta villa di Orroli di propria autorità, e contro tutti i diritti, lavoravano la montagna di Mulargia senza essere vidazzone, né luogo destinato ad esserlo). 2 Pisano spiegava, inoltre, « ..que se troban los vassails y comunitat de la dita villa de Mandas y sos moradors en la quieta y pacifica possessio de entrar y pasturar tots genero de bestiar y tambe de llevar y herbar per tota la curadoria de Seurgus » (“si trovano i vassalli e la comunità del paese di Mandas, ed i suoi abitanti, nel quieto e pacifico possesso di entrare e pascolare tutti i generi di bestiame, ed anche di prendere erba e pascolare per tutta la Curatoria di Seurgus”). 3 Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce, stando alla memoria storica popolare, quando la grande peste del 1652-1655 decimò la Curatoria di Seurgus ed in particolar modo il piccolo borgo di Mulargia i cui superstiti, rifiutati, si racconta, dal paese di Mandas, trovarono rifugio ad Orroli che incorporò i fertili terreni dell’antico villaggio iniziando così a coltivarli. A confermare quanto tramandato è Goffredo Casalis, nel suo Dizionario sugli stati sardi, alla voce Orroli, dove spiega che “ i mandaresi pretendevano CeaMulargia loro pertinenza non so per qual diritto, e che gli orrolesi sostenevano essere del loro comune, perché gli ultimi abitanti del distrutto paese di Mulargia essendosi incorporati nel loro popolo avevano nel medesimo trasmessa la proprietà delle terre abbandonate” . 4 I mandaresi, per tutelare i propri diritti, in virtù anche di quanto dichiarato dal Sindaco Pisano, iniziarono una causa che arrivò sul tavolo di don Valeriano Servent, Regidor del Ducato. Un contenzioso, peraltro abbastanza comune a diverse comunità della Sardegna, che, scrive Pasquale Cugia, confermando in parte quanto affermato dal Sindaco, “…secondo gli Orrolesi, le pretese del comune di Mandas traevano origine dal fatto che il duca, feudatario di tutto il circondario, aveva concesso ai pastori della propria figlia Donna Minnia di poter introdurre le greggi nel territorio di Mulargia, per pascolare”. 5 Pur non avendo trovato documenti che confermano l’esistenza della concessione, sappiamo che in quegli anni, e comunque nel 1655 circa, dall’allora Duca di Mandas Juan Manuel I Lopez de Zuniga y Mendoza e da sua moglie Teresa Sarmiento de la Cerda era nata Manuela Lopez de Zuniga y Mendoza che, il 13 aprile 1677, aveva sposato a Madrid il Duca di Benavente Francisco Alfonso Pimentel. Potrebbe essere quindi Manuela de Zuniga quella donna Minnia, citata dagli orrolesi, che ebbe la concessione per i propri pastori. 6 Il contenzioso, che per una serie di difficoltà di ordine sociale e legislativo ad individuare una soluzione equa per entrambi le parti in causa, arrivò alla Curia Maggiore del Ducato e quindi al Regidor per trovare la soluzione auspicata. La pace tra le due comunità fu siglata, il 15 marzo 1702, quando il Sindaco di Mandas Antonio Pisano Umberto Oppus pag. 9 SU XERT’E CEA e quello di Orroli Pere Tronchy di Bartolomeo ““per evitar las discordias, odios y rancors…., es bé evitar aqueills, y concervar la uniò y quietut, hàn deliberat transigir y compondre en vigor del present instrument lo dit pleit y causa” (per evitare le discordie, gli odi, i rancori,… è bene evitare quelli e conservare l’unione e la quiete, hanno deliberato transigere e comporre in vigore del presente strumento il detto contenzioso e causa). 7 L’accordo sperato, siglato da Juan Battista Pilo, essendo notaio Francisco Andreas Frau, alla presenza dei testimoni Efis Casu, scrivano di Mandas, e Antonio Serra, fabbro di Orroli, giunse al termine di un serrato confronto tra i due Sindaci che esposero le ragioni delle rispettive comunità. Già dette di quelle di Mandas secondo cui erano state violate “.. las Reales Pragmaticas y pregons y el dit capitol de carta de lloch” (le Reali Prammatiche e pregoni ed il capitolo della Carta de Logu), il primo cittadino di Orroli, a sua volta, spiegava che “..essent propris territoris, no les poden acusar de llaurar por ser mes privilegiada la llaurera que lo bestiar, que axi que lo bestiar se deu apartar del dit lloch de Molargia, que lo pasturen en las Montagnas”. Come a dire, Mulargia è degli orrolesi ed essi sono liberi di fare ciò che ritengono opportuno, se i mandaresi vogliono pascolare il proprio bestiame devono farlo da un’altra parte e particolarmente sui monti vicini. A dimostrazione di questo, specificava Tronci, “..son trenta, quaranta, siquanta y mes ains que los pastors de dita villa de Mandas, tant canargios magiors com, o parciaris con alguns propris duegnos de bestiar, sens obstacle ni impediment algu havian pasturat luur bestiar en lo salt de lloch dit Riu prunas dret à bruncu de girus y de alli al Benatzu de Monti Truiscu à Mitza arroli riu riu de pixina Magiore incorporat en lo salt de Molargia“ (…sono trenta, quaranta, cinquanta e più anni che i pastori di Mandas, senza ostacoli e impedimento alcuno avevano pascolato il loro bestiame nel salto detto di Riu prunas, dritto a bruncu de girus e da lì a benatzu de Monti Truiscu rio rio a pixina Magiore incorporati nel salto di Mulargia). Le diverse motivazioni portate dalle parti, la necessità di comporre la causa per evitare sul nascere nuovi contenziosi fra le due comunità, oltre all’esigenza di evitare ulteriori spese nel proseguimento della lite, portò i due sindaci a siglare l’accordo con il quale Mandas riconosceva ad Orroli “lo territori de Molargia y la bidazoni” ed allo stesso tempo i vassalli e le due comunità “renuncian y expressament cassan, cancelan, anulan y relaxan lo dit plet y causa y prosequcio de aquella y tots y segles procediments”. 8 L’accordo, oltre a quanto prescritto dalla legge, prevedeva, inoltre per non essere invalidato subito dopo, l’obbligo di chiusura (“ (“serraran y passàran frontera”) dalla vidazzone e quindi “del riu de la terra de Antoni Tronchy di Monti Mayori riu riu al Passiali a la pared de baix muntant à la conca de munt de la Iglesia de sant Julìa al riu que baxa de Paulina baxant riu riu a sa matta de su calavrigu y de alli a linza tirada a la corte de Nuraxi campu, a part de baix part à linza tirada a su suergiu de is murras y de allì darà volta cara a munt à saltos de Nurri a la costa de Monti Pardis”. 9 La chiusura dell’area e quindi la nuova “frontiera” doveva essere realizzata contemporaneamente dai due Sindaci, a spese delle proprie comunità, entro l’ultimo giorno (“per tot lo ultim die”) del mese di ottobre 1702. Non si doveva andare oltre, anche di un solo (“ giorno, per non invalidare l’accordo. Realizzata la “frontiera” i vassalli delle due comunità, all’interno dell’area individuata, sulla base di quanto deciso, potevano pascolare, in qualsiasi periodo dell’anno, ogni tipo di bestiame. Quelli di Orroli potevano, invece, lavorare liberamente “en dit salts y territoris cara a la bidazony hont hàn acostumat y acostumen llaurar llaurar”. Nei territori non inseriti nella vidazzone potevano entrare liberamente i vassalli di entrambe le comunità a pascolare con qualsiasi tipo di bestiame. Venivano, infine, fissate una serie di disposizioni riguardanti il divieto di pascolare nella vidazzone ““sin tant sian recollit tots los fruts” (sino a quando non sono raccolti tutti i frutti), l’obbligo “de reparo e de aconchar en lo mìllor modo” (di riparare ed aggiustare nel modo migliore) eventuali danni ai muri di recinzione, la ripartizione equa delle spese e così via. Possibili violazioni all’accordo potevano essere denunciate al Regidor Umberto Oppus pag. 10 SU XERT’E CEA del Ducato e comunque ad ogni giudice competente nel territorio, i quali non tardarono molto ad occuparsi nuovamente della causa. La lotta per il controllo dei terreni di Cea Mulargia riprese, infatti, pochi anni dopo. Non osservando le due comunità i termini della transazione, che anzi si voleva nulla a causa di un cavillo scovato nel precedente accordo (il difetto di legittimo mandato al Sindaco di Orroli), la Reale Udienza, il 13 agosto 1712, si ritrovò a dare luogo una declaratoria con la quale, attestato il deposito dell’elenco dei testimoni indicati dal Comune di Mandas e le opposizioni di quello di Orroli, sì “..dichiarò doversi mantenere i pastori di Mandas nel possesso o quasi di pascere il loro bestiame nel Salto di Mulargia”. 10 La sentenza, forse troppo generica, diede motivo ai pastori di Mandas di disturbare la vidazzone di Orroli, già individuata nella sentenza del 1702, che, a sua volta, chiese l’intervento della Reale Udienza. Pronunciamento che arrivò, il 2 marzo 1737, con cui si specificava che la facoltà di pascolare non doveva intendersi in pregiudizio dell’agricoltura e, tantomeno, doveva creare danni al seminerio. Si confermava, comunque, ai mandaresi il diritto di pascolare nel territorio assegnato nel 1702, mentre “dichiaravisi pure lecito a quelli di Orroli il coltivare nel predetto salto, in distinte però porzioni, a regioni divise con muro, nella stessa maniera, forma, e designazione prescritta nello strumento di transazione tra esse comunità seguito”. Ma, per diverse motivazioni, la lite proseguiva tantochè la Reale Udienza si ritrovò a discutere sulle prove presentate dalla comunità di Mandas il 2 luglio 1759 ed il 29 aprile 1784, mentre quella di Orroli inviò i documenti il 26 novembre 1757 ed il 27 ottobre 1779. 11 Stando ad una canzone popolare di autore anonimo e intitolata ““su xert’e Cea”, purtroppo non supportata ancora da documenti del periodo, il 6 novembre 1720, oltre cento mandaresi “a cuaddu e a pei cun armas de fogu” si portarono nel salto di Mulargia per impossessarsi di quei territori. Ne nacque un cruento scontro (“leggiu fu su giogu”) con dei contadini e pastori orrolesi che, sempre stando al manoscritto, ebbero la meglio. ““Pallitt’e mazzocca” scrive l’anonimo “ha bintu sa scupetta e Orroli cumpleta fama hada a pigai”. 12 I danneggiamenti, i soprusi, gli scontri, nonostante i vari tentativi fatti per risolvere il problema rappresentato da questa mal sopportata comunanza, proseguirono da entrambe le parti. Tra questi va segnalato quello che, il 15 agosto 1760, vide protagonista don Bartolomeo Casu. Il nobile mandarese, per vendicarsi di un furto di pecore subito alcuni giorni prima da alcuni orrolesi, a capo di una settantina di persone di Mandas, armate di fucile, si portò nel territorio di Mulargia dove si impossessò di 67 buoi appartenenti a dei contadini di Orroli. Il maggiore di giustizia investì del furto la Curia Ducale che, pochi giorni dopo, arrestò il nobile, unitamente ad altri venti mandaresi, mentre il figlio, don Francisco Pedro si diede alla macchia. Il procuratore fiscale Ignazio Luis Quesada, con nota del 27 agosto dello stesso anno, informava addirittura il Ministro Bogino sul “Tumultuoso eccesso seguito tra quelli di Mandas e Orroli. Debbo informare l’E.V. che uomini armati della villa di Mandas sono passati nel dì 15 corrente nei territori di Orroli, sieno altresì accorsi con armi per restituire il loro bestiame ed essersi sparati de colpi di schioppo reciprocamente, senzacchè nessuno sia rimasto ferito”. 13 Umberto Oppus pag. 11 SU XERT’E CEA In un promemoria della Segreteria di Stato si legge ancora ““En 15 de agosto del ano prossimo pasado de 1760, hubo un ataque fuerte entre las villas de Mandas de Orroly, sobre diferencia de terminos, y aprobechiamientos de pastos, en que salendo armados y en mayor numero los vecinos de Mandas robaron 67 buyes que tenian en el campo los de Orroli”. 14 Il Regidor del Ducato don Ignazio Bazan informò dell’accaduto il Viceré che inviò a Mandas un Commissario, per accertarsi della dinamica dei fatti e per l’assunzione dei provvedimenti di rito: tra questi gli arresti di oltre venti persone tutte condotte alle carceri di San Pancrazio in Cagliari. Il Casu, per ottenere immediatamente la scarcerazione e per tornare in libertà, il 15 novembre 1760, pagò la somma di 604 scudi quale rimborso ai contadini di Orroli tra i quali figuravano Antioco Carrus, Antonio Melis, Giuseppe Usay, Salvatore Pisanu e Antioco Piras. Il nobile mandarese, il 3 ottobre 1775, chiese alla Reale Udienza la restituzione dei soldi spesi ritenendo che “la causa si credea ordinata per ricompensarsi del valore di una quantità di capre che precedentemente li furono rubate dagli orrolesi, avendo riguardo a che non fu condannato al pagamento dei prefatti bovi nella Sentenza che proferì li 22 ottobre 1763 nella Causa Criminale che in Suo odio ed altri della Villa di Mandas si costrusse per l’anzidetto delitto, e soltanto ad una lievissima pena straordinaria, come fu quella che la carcerazione patita servisse di pena”. 15 Al ricorso si opposero immediatamente gli orrolesi, rappresentati dal procuratore Bardirio Pilia, sostenendo che il Casu fu condannato per il detto delitto e non riuscì mai a provare sua innocenza. Non avrebbero, di conseguenza, reso i 604 scudi. La Reale Udienza, il 10 ottobre 1777, chiudeva la causa assolvendo gli orrolesi dall’obbligo di restituire la detta somma. 16 Mentre il contenzioso per la proprietà di Mulargia verteva nanti la Reale Udienza, il 6 marzo 1770, fu a Mandas il Viceré di Sardegna Hallot des Hayes impegnato nella “Visita al Regno di Sardegna”. Nella relazione si legge:” La comunità non ha alcun’altra pendenza, se non quella vertente presso la Reale Udienza, per i territori pretesi dalla comunità di Orroli. Soggiunsero il Sindaco e Censore che questa Villa non ha territori a sufficienza per il Seminerio, né per il pascolo del bestiame di ogni qualità, e poiché gli abitanti sono inclinati all’agricoltura, si servono ogni anno dei territori delle ville vicine, e specialmente di Orolli”. 17 Prima di proseguire è bene chiarire un’ equivoco di carattere storico originato da Goffredo Casalis e Vittorio Angius (poi ripreso da numerosi studiosi e scrittori, fra i quali la citata Maria Antonietta Orrù) a proposito di uno scontro armato fra mandaresi ed orrolesi nel 1726 che, ritengo, debba essere spostato nel 1776. Nel Dizionario Storico leggiamo che ““I mandaresi sentirono per gran tratto di tempo il dolore della grave percossa che avean ricevuta dagli orrolesi nell’anno 1726, quando in numero di novecento, gente del proprio paese ed altri aderenti, mossero armati per cacciare gli orrolesi dal salto di Cea-Mulargia. …Al suono di questa invasione ostile il cav. Agostino Demuro e Salvatore Angelo Aresu gridarono all’arme, e quando ebbero raccolto un centinaio di uomini corsero con stupenda in trepidità contro un nemico tante volte maggiore, e con furore si lanciarono all’assalto. Questo fu così impetuoso, così sanguinoso, che i mandaresi non poterono tener fermo, e lasciando sul campo molti feriti ed estinti voltaron le spalle e si salvarono con rapidissima fuga, offesi nella medesima da’ persecutori, che fecero gran preda di armi e cavalli, di gran quantità di bestiame, trovato nel prato e né salti de nemici”. 18 Umberto Oppus pag. 12 SU XERT’E CEA E’ evidente che il Casalis e l’Angius, che hanno avuto la notizia ad Orroli, abbiamo fornito una ricostruzione alquanto romanzata e che unisce, miscelandoli, due distinti avvenimenti: quello del novembre 1720 ricordato nella canzone popolare, ed il fatto di sangue, del 6 maggio 1776, per il quale i citati don Agostino Demuro e Salvator Angelo Aresu furono condannati, dalla Reale Udienza, rispettivamente alla decapitazione il Demuro ed alle Regie Galere l’Aresu. La confusione delle date, utilizzata poi per costruire un nuovo evento che desse vanto alla comunità orrolese, mitizzando peraltro due elementi (la cui esistenza è certa nel 1776, mentre non erano ancora nati nel 1726. In quella data, molto probabilmente, forse era ancora vivo il nonno di don Agostino, quel don Juan Agostin Demuro che ricevette il titolo nobiliare nel 1710) che sono stati condannati al massimo delle pene previste in quel periodo, è testimoniata da un ulteriore documento: una lettera di un ufficiale tedesco, in servizio nell’esercito sabaudo, del 19 maggio 1776, inviata proprio da Orroli. Salvatore Angelo Aresu, che troviamo Sindaco di Orroli, nel 1770, è a Mandas, il 6 marzo di quell’anno, per presentarsi al Viceré Des Hayes e riferire, “.. “..previa una seria munizione di dire la verità con tutto il segreto, se gli sono fatte le solite domande”, sulla situazione in cui versava il paese e la comunità di Orroli. La relazione sulla visita ci fornisce ulteriori sorprese riguardanti proprio il compagno d’armi di Aresu, il nobile Agostino Demuro. “Sulle notizie pervenute” si legge nella citata relazione “a S.E. delle meno favorevoli qualità del Cavaliere don Agostino Demuro, di essere inquieto, e protettore d’alcuni creduti malviventi, lo fece la prefata E.S. chiamare à se nella Villa di Mandas per ricevere le sue determinazioni, ed avendovi compiuto, gli fece una ben seria riprensione del suo operare indi gli fece intimare dal Regio Sotto Segretario di Stato di doversi trasferire in Cagliari tra giorni cinque tempo accordato per dar sesto à suoi affari, e presentarsi giornalmente a quella Regia Segreteria sino al ritorno di S.E. dal giro sottopena in caso d’inobbedienza di 900 scudi, che se gli è imposta“. 19 Andando con ordine e per ricostruire fedelmente i fatti ci rifacciamo al processo, istruito presso la Reale Udienza e dibattuto tra il 10 ed il 14 novembre 1776. Sul banco degli imputati, ma tutti in contumacia, troviamo don Agostino Demuro, Salvatore Angelo Aresu, i fratelli Antonio, Gaetano e Priamo Casula nati e residenti ad Orroli. Le sentenze di condanna, nei confronti degli imputati, tracciano il quadro dell’accaduto. E’ la mattina del 6 maggio 1776 quando il Delegato della Reale Udienza Francesco Antonio Murgia, di Mara Arbarei, “accompagnato da molti individui della Villa di Mandas”, si portò nel salto di Mulargia, “territorio litigioso tra le predette Comunità di Mandas e quella di Orroli” , per eseguire gli ordini del Supremo Consiglio e ““particolarmente di impedire ogni disordine che insorgere potesse tra i particolari di ambedue comunità in occasione che quei di Mandas doveano intraprendere in detto giorno il lavoricio delle terre nel predetto Salto”. Scrivono i giudici della Reale Udienza che il Demuro, accompagnato dall’Aresu “e con molti individui della medesima villa di Orroli”, si portarono nei territori di Mulargia tutti armati di schioppi e “non solo si mostrarono baldanzosi per tenere a bada li mandaresi, ma eziandio li maltrattavano con urtoni e vi rimandarono con disprezzo uno dei tre uomini mandati dal delegato Murgia per farli consapevoli di quanto doveva egli operare in eseguimento delle Sua delegazione, ed appena allontanatasi questo da loro datesi da esso Nobile Demuru ed Aresu le voci in volgare a issus a issus, fogu fogu si sono furiosamente distaccati, e movendosi i primi l’anzidetti Nobile Demuru ed Aresu, senza precedere di contrasto venuno fecero fuoco li Umberto Oppus pag. 13 SU XERT’E CEA Orrolesi con loro schioppi sopra li individui Mandaresi che furono costretti ad intraprendere una precipitosa fuga ed introdursi nei territori della Villa di Donnigala per salvare le loro vite, e delle archibugiate tirate dagli Orrolesi rimasero uccisi sul campo il notaio Lucifero Carta e Francesco Melis della predetta di Mandas, e mortalmente ferito Antonio Giuseppe Marci il quale per causa di detta ferita pochi giorno dopo morì”. 20 Le indagini portarono ad individuare i responsabili del massacro, e tra il 12 ed il 14 novembre 1776, la Reale Udienza (Matta Pro Reggente, Consiglieri Cadello di San Sperate, don Giovanni Battista Serra, don Cosimo Canelles, don Antonio Lai, don Cosimo Cao, don Joseph Cordella, don Antiogo Joseph Angioy) condannò don Agostino Demuro “ad essere pubblicamente decapitato nel luogo e maniera solita, condannandolo anche nell’indennizzazione verso gli eredi degli uccisi, e nelle spese”, Salvatore Angelo Aresu alla pena delle galere a vita, i fratelli Casula alla pena di venti anni di galera ed all’indennizzazione delle spese. 21 Il fatto di sangue è riportato, come detto, anche in una lettera che, il 19 maggio 1776, un ufficiale tedesco, in servizio nell’esercito sabaudo, inviò ai propri cari e dove si parla dell’uccisione di tre mandaresi e di alcuni feriti. Scrive l’anonimo ufficiale: “…Mi trovo con un capitano e un distaccamento di 60 granatieri qui, in un orribile villaggio a 14 ore da Cagliari, per riportare all’ubbidienza gli abitanti, i quali si sono ribellati agli ordini di S.E. il Viceré e hanno assalito con le armi un altro villaggio. Lo uno si chiama Orroli e l’altro Mandas. Già da cento anni questi paesi si contendevano l’un altro un appezzamento di terreno, il quale rimaneva incolto, no potendo essi mettersi d’accordo. Soltanto quest’anno gli abitanti di Orroli hanno deciso di coltivare una parte di questo campo. Quelli di Mandas vollero seguire l’esempio e iniziarono i lavori dall’altra estremità del terreno, ma si fece sapere da Orroli che avrebbero picchiato a morte il primo mandarese che si fosse nuovamente fatto vedere in tal posto. Il paese di Mandas chiese aiuto al Viceré, il quale diede agli abitanti il permesso, per mezzo di un suo delegato, di coltivare la metà del campo. Essi si recarono dunque tutti, con questo delegato al terreno contestato per iniziarvi la semina. Ma quelli di Orroli diedero mano ai fucili e accorsero sul posto, ove dichiararono al viceregio incaricato che loro non erano disposti a ricevere ordini né dal Viceré né da nessuno, e, senza altri preamboli, iniziarono a far fuoco su quelli di Mandas. Questi in verità difesero egregiamente la loro pelle, ma furono costretti ad indietreggiare lasciando sul terreno tre morti ed alcuni feriti. Ora abbiamo qui con noi un’autorevole persona che dovrebbe calmare gli spiriti esasperati e rappacificare le due popolazioni. Purtroppo, quantunque noi siamo già da otto giorni in questo posto infelice che deve provvedere noi e i nostri 60 granatieri di carne, pane, alloggio, legna e luce e deve pagare una forte somma giornaliera al nostro commissario, non si è potuta ridurre alla ragione questa popolazione ostinata; ed essi dichiararono che preferiscono andare tutti in rovina piuttosto che cedere ai mandaresi un palmo di quel terreno. Io dal canto mio mi auguro che la commedia abbia presto una fine qualunque, il soggiorno qui in campagna è orribile e (cosa peggiore) l’aria diventa sempre più insalubre di giorno in giorno, così che dalla metà del prossimo mese in poi, non si potrà lasciar la camera senza rischiare la morte. Questo pericolo esiste, naturalmente, per i soli stranieri, poiché, per gli abitanti del luogo, l’aria è minimamente pericolosa…”. 22 Un vero e proprio esercito mise quindi sotto “assedio” Orroli che non voleva comunque piegarsi a cedere ““sa xea diletta”. Dalla lettera, purtroppo, non si riesce a capire chi fu la persona autorevole giunta sino a Mulargia per riappacificare gli animi.Il resto è cosa nota. Umberto Oppus pag. 14 SU XERT’E CEA Sempre la Reale Udienza, con sentenza del 9 maggio 1776, forse anche in seguito all’uccisione dei tre mandaresi, emanava una nuova sentenza con la quale si inibiva alle due comunità di seminare nel territorio di Mulargia posto subito dopo il grande muro di frontiera. Con altre due sentenze, del 2 giugno 1810 e 19 ottobre 1820, si prendeva atto delle prove presentate da Mandas e da Orroli, senza comunque pervenire alla soluzione tanto attesa. La comunità orrolese, il 25 settembre 1832, stanca di aspettare, per accelerare, ottenne una Carta Reale che investiva del processo le Sale civili della Reale Udienza. La sentenza, relatore Pes, giunse il 2 aprile 1836, dichiarava nulla la precedente transazione ed ammetteva alla fase finale la maggior parte delle prove presentate dai due comuni. Dal primo esame si rilevava “che il dritto precipuo di quel fatto sia di Orroli, e che ai mandaresi non possa competere che la facoltà di pascere e legnare come ammettono alcuni dei testi stessi sentiti sulle istanze di Mandas”. L’Avvocato Fiscale Generale Garau, il 18 luglio 1846, proponeva così alla Regia Delegazione di assegnare al comune di Orroli la parte del salto di Mulargia “contenuta entro i limiti del muro, sulla quale il diritto di Orroli appariva più specifico”, mentre la parte restante del Salto denominata Cea Mulargia, posta all’esterno del detto muro, doveva essere divisa in tre parti, due ad Orroli ed una a Mandas. Alcuni anni prima, il 6 marzo 1842, il Sindaco ed i membri del Consiglio Comunitativo di Mandas, rispondendo ad una precisa richiesta dell’Intendente Provinciale sull’esistenza di contenziosi con i villaggi vicini, spiegavano della lite vertente con Orroli e di un’altra con la comunità di Donnigala. ““Fino a che” concludevano i rappresentanti di Mandas “quelle Ville appartenevano a diverso Padrone l’interesse era diverso; ma sotto lo stesso padrone, sotto lo stesso padre, le vedute di questo non potrebbero esser altre, che di ser felici gli uni senza danno degli altri, che si è quello che si spera. E’ quanto i sottoscritti possono ragguagliare all’Ufficio dell’Intendente Provinciale disposti sempre ad ubbidire a qualunque suo comandamento”. 23 Era l’avvio di un “disgelo” che sembrava foriero della soluzione tanto auspicata e che, il 17 aprile 1849, portò i due Comuni a firmare una nuova transazione, sulla base di quanto proposto dal Garau, che poneva fine alla lite. Il giorno precedente, l’avvocato del Comune di Mandas Giuseppe Sepulveda, informava il Sindaco che il 25 aprile il Giudice Relatore della causa, il Conte Francesco Serra, unitamente a Pietro De Lorenzo, sarebbe stato a Mandas. Il Sepulveda richiamava il primo cittadino ad inviare al Serra ““gli scudi per la rappresentanza”. Lo stesso Sepulveda, il 1 dicembre successivo, in risposta ad una lettera del 25 novembre del Sindaco di Mandas Narciso Cossu, spiegava che per dirimere la causa si doveva nominare un Commissario ad hoc. “Sebbene si spenda di più”, aggiungeva, sarebbe stato meglio nominare lo stesso Giudice Relatore Serra anche perché “non vi è contraddizione, come non ve ne sarà facilmente per l’Intendente Gessa, considerandolo come mandarese”. Le operazioni per dare effetto al nuovo accordo, per una serie di schermaglie procedurali, non iniziarono prima del 1851. Per non inasprire gli animi, l’Intendente provinciale di Isili Campus, il 12 luglio 1849, scriveva, accogliendo una richiesta del Comune di Orroli, al Sindaco di Mandas che “non si concedeva ai comunisti di Mandas il passaggio dei carri nei salti di detto Villaggio”. 24 Nei territori di Mulargia, a fine aprile 1851, giunsero il Conte Serra, Consigliere d’Appello e relatore della causa presso la stessa Corte, e l’agrimensore Pasquale Cugia, come perito designato dal direttore del Catasto Carlo Decandia, per determinare i limiti e la superficie del Salto e per dividere metà del territorio in tre parti, due per Orroli e una per Mandas. In previsione della visita del Conte Serra, il Consiglio Comunale di Mandas, nella seduta del 26 ottobre 1850, approvò la spesa di 500 lire per le spese da sostenere per i sopralluoghi previsti Umberto Oppus pag. 15 SU XERT’E CEA e soprattutto per le esigenze della caserma e della Milizia Comunale essendo sprovviste “di quegli oggetti necessari per ricevimento e traduzione di prigionieri”. 25 Il Segretario Comunale di Orroli, il 9 maggio 1851, scriveva al Sindaco di Mandas per invitarlo ad essere presente, il successivo lunedì 15 maggio, a Cea Mulargia “..per dover mettere i limiti del salto al Comune di Mandas spettato, di portarsi col suo Consiglio Delegato in detto luogo per eseguire viè più con maggior armonia i detti limiti del salto”. 26 Di quel giorno importante per le due comunità scrive, un giovane, Pasquale Cugia “ci recammo sul posto per procedere alla terminazione. Fu una vera fatica di Ercole; secondo il compromesso, il perimetro contestato doveva essere fissato in base ad un assetto-tipo esistente negli atti di causa: una specie di grossolana veduta a volo d’uccello, del secolo XVIII, dimostrante altero sprezzo delle ubicazioni e delle distanze, ma con indicazioni di vari nomi. Per ogni punto si faceva interminabile questione perché interesse di Orroli era di restringere il più possibile la superfice, mentre tutto l’opposto era di Mandas; devo però dichiarare essere stati più remissivi i rappresentanti di quest’ultimo. Io dovetti trottare ben bene per determinare la linea perimetrale, e il Conte Serra fu costretto a far molte prediche per giungere ad un risultato. Ricordo che spesso si voleva il punto alla distanza di meglio che un Km. presumibilmente vero, e che a tal sorte non sfuggì il marcatissimo Arco di Santo Stefano. Comunque si potè ultimare la terminazione; che marcai provvisoriamente con segni riconoscibili e coordinati ad altri punti fissi, e quindi ci avviammo ad Orroli dove si pernottò. Ritornato l’indomani sul posto per procedere all’operazione del rilevamento, trovai, con mio sommo rammarico, smossi e alterati tutti i segnali eretti nel giorno precedente. Fu vera fortuna l’ispirazione di coordinarli a punti fissi; onde, con la scorta di tal coordinamento potei, benché con lungo e faticoso lavoro, ripristinare i segnali nei luoghi convenuti e continuare le mie operazioni. Così perdetti una buona giornata di lavoro e, avendone riferito al Conte, egli richiese i Carabinieri della vicina stazione di Nurri; i quali mostratisi, non ebbi più a lamentare inconveniente alcuno. Qua non è fuor d’opera conoscere che, secondo gli Orrolesi, le pretese del comune di Mandas ripetevano l’origine dal fatto che il duca, feudatario di tutto il circondario, aveva concesso ai pastori della propria figlia Donna Minnia di poter introdurre le greggi nel territorio di Mulargia, per pascolare. Ogni segnale eretto, ogni stazione eseguita, ogni termine infisso durante le mie operazioni furono accompagnate da innumerevoli piagnistei ed “ohimè” dei misuratori ed indicatori di Orroli che mi accompagnavano; e so ben io dire dei moccoli che costoro attaccarono alla memoria della povera Donna Minnia! Ultimate intanto tutte le operazioni di rilievo e di riparto, e collocati i termini della frazione assegnata al Comune di Mandas; per la quale, oltre la superfice prestabilita, ebbi di mira il facile accesso, l’indipendenza, l’acqua e la legna di cui il comune difetta, fu fissato il giorno per la ricognizione e successiva immissione in possesso con l’intervento di tutti gli interessati. Queste operazioni procedettero con regolarità, ed i rappresentanti dei due Municipi si mostrarono soddisfatti di tutto. Dopo che, sul posto stesso, furono firmati i processi verbali, il Conte fece un discorso con il quale inculcava alle due comunità di cessare dalle questioni che per secoli avevano conturbato l’armonia fra di loro, e di rispettare l’operazione ultimata nell’ultimo giorno; egli, con l’autorità che gli veniva dalla sua personale individualità e dalla posizione ufficiale, con vibrate parole, fece si che spontaneamente i consiglieri comunali e tutti gli astanti si scambiaron parole di pace ed abbracci; gli Orrolesi, anzi, promettevano a Umberto Oppus pag. 16 SU XERT’E CEA quelli di Mandas di cambiare, tra breve, il tratto assegnato a quest’ultimo comune, con un altro, verso Monte Surei Surei, nel quale si trovava la legna d’alto fusto da esso desiderata”. 27 Sulla vicenda, il 27 maggio dello stesso, interveniva nuovamente l’Intendente Provinciale Campus chiedendo al Sindaco Cossu, dopo aver sentito anche il Rettore parrocchiale Raffaele Porcella, di intervenire presso i mandaresi, anche tramite bando, per rispettare i terreni seminati in Cea Mulargia, oltre ad astenersi di legnare negli ovili degli orrolesi “..a scanzo di veder rinnovati i tristissimi fatti testè occorsi”. 28 Appena cinque giorni prima, il 22 maggio, il territorio di Mulargia assegnato a Mandas, divenne, per l’ennesima volta, teatro di un furioso scontro tra almeno otto mandaresi e sei orrolesi. Negli atti processuali istruiti dalla Reale Udienza si legge “Esacerbati egualmente gli animi degli uni e degli altri, ebbe la rissa d insorgere repentinamente, e che tutti resisi animosi se non coll’opera, almeno colla presenza degli altri loro compagni, furono causa delle funeste conseguenze, ch’ebbero ad avvenire.Che sebbene la pubblica discussione non abbia somministrato con certezza le prove dei veri autori delle rispettive ferite e del delatore dell’arma da fuoco, con cui da un Orrolese si minacciavano ora gli uni ora gli altri, tuttavia non rimase occulto che tutti, i detenuti tanto di Mandas che di Orroli abbiano preso parte e siansi impegnati nel fatto criminoso“. 29 La sentenza, data in Cagliari il 24 marzo 1852 vide l’assoluzione dei mandaresi Agostino Manunza (contadino di 28 anni) e di Luigi Melis, soprannominato Lugori (contadino di 26 anni, figlio di Pietro). Furono condannati a sei mesi di carcere ed al pagamento delle spese gli orrolesi Avendrace Anedda (pastore di 60 anni, di Cosimo), Pietro Anedda (capraio di 30 anni, di Efisio), Antonio Giuseppe Pisano Demontis (agricoltore di 24 anni, di Giovanni), Antonio Olla Pili (pastore di 39 anni, di Valentino), Giovanni Orrù, soprannominato Giuà, (pastore di 21 anni, di Giovanni) e Luigi Antonio Secci (capraio di 24 anni, di Vicenzo, arrivato da Serdiana), tutti accusati di aver ferito Giosuè Pisanu, Antonio Maria Piras e Antonio Vacca con arma contundente. Il Vacca ebbe la peggio riportando la frattura dell’osso coronale che lo portò quasi in fin di vita. I mandaresi condannati furono, invece, i citati Giosuè Pisano, soprannominato Dioni (agricoltore di 24 anni, di Efisio Luigi), Sisinnio Gessa, soprannominato Comigna (agricoltore di 28 anni, di Priamo), Peppico Piras, soprannominato Biancu (contadino di 25 anni, di Francesco),Antonio Perra (contadino di 40 anni, di Amatore), Antonio Melis, soprannominato S’orcu cungialis (agricoltore di 21 anni, di Giovanni) e Antonio Maria Pisano (agricoltore di 28 anni, di Onofrio). Di questo fatto parla ancora il Cugia. 30 Pochi giorni ancora, ed ecco, il 31 maggio, il Sindaco di Mandas inviare all’Intendente Provinciale una proposta di permuta, peraltro già annunciata in occasione delle delimitazione dei confini dagli stessi orrolesi. Il paese di Mandas rinunciava al terreno di Mulargia, per prenderne tutto Monti Surei Surei, alla parte di Donnigala, sino alla piscina de su bandidu. Orroli, che non trovava conveniente la proposta, rispose inviando una nuova proposta ai mandaresi. Così l’Intendente Provinciale, per non allungare i tempi, il 9 ottobre, seguita da un’altra nota del 30 dello stesso mese 1851, scriveva una pesante lettera al Sindaco di Mandas chiedendo di mettere all’ordine del giorno del Consiglio Comunale la proposta degli orrolesi per verificare se era accettabile o meno. In caso contrario, sottolineava l’Intendente, occorreva presentare un “nuovo ultimatum”. 31 Umberto Oppus pag. 17 SU XERT’E CEA Il Sindaco di Orroli Demuro, il 18 novembre, con una lettera al collega di Mandas, riscontrato che la nuova proposta di permuta trovava maggiori consensi rispetto alla precedente, propose di convocare una seduta congiunta dei due Consigli Comunali per definire, finalmente, la situazione. Mandas, inspiegabilmente, nella seduta consiliare del 2 novembre, fece retromarcia e rispolverò la prima proposta che non portò ad altro se non all’irritazione degli orrolesi ai quali non restò altro da fare se non richiedere l’intervento dell’Intendente Provinciale. Campus, dopo alcune valutazioni, il 27 gennaio 1852 inviò ai due Sindaci la lettera di convocazione, in seduta congiunta, dei Consigli Comunali che si sarebbe tenuta la mattina del 6 febbraio. Successivamente a questo incontro, il Segretario Comunale di Orroli il 17 febbraio 1852, informava il proprio Sindaco di aver proceduto alla pubblicazione, tramite bando, sui terreni di Fossas e di Cea Mulargia (il 29 marzo le denunce furono trasmesse al Sindaco). Il 6 marzo, intanto, l’Intendente Campus restituiva al Sindaco di Mandas l’atto di immissione in possesso del Comune nel terreno di proprietà nel salto di Mulargia. Dietro sollecito del Sindaco di Orroli, datato 26 luglio, l’Intendente Provinciale chiedeva al Comune di Mandas, il 29 successivo, di chiudere in via definitiva la pratica relativa alla permuta e manifestava “il proprio rincrescimento per la trascuratezza” del primo cittadino mandarese. Sull’atteggiamento tenuto da Mandas l’Intendente era intervenuto con nota, del 12 giugno, con cui “..non manco di farle conoscere che da siffatta negligenza il Consiglio di Orroli ne arguisce che codesta comunità studia ogni mezzo per non porsi fine a questa pratica e che ha testè manifestato scontento gravissimo”. 32 Alla ricerca di una possibile soluzione, il 31 ottobre, il Consiglio Comunale di Orroli deliberava una serie di proposte da sottoporre ai mandaresi per la permuta di Cea Mulargia. Tra queste figuravano lo scambio del territorio conteso con i terreni comunali di Fossas e Sa pala de is ollastus, l’obbligo per i mandaresi di non tagliare gli alberi da frutto, il divieto di legnare nei terreni di Fossas quando gli orrolesi seminavano, il divieto di pascolo del bestiame, il diritto perpetuo di legnare in località Monte Surei. La nuova proposta trovò l’interesse di Mandas che, comunque, non formalizzò legalmente l’accordo. Il Sindaco di Orroli Efisio Demuro, con lettera del 17 maggio 1853, ““per restare in buona armonia come bei amici”, informava Narciso Cossu che da quel giorno i mandaresi potevano legnare a Fossas e a Sa pala de is ollastus. Pochi giorni ancora e, il 22 maggio, Demuro inviava all’Intendente Provinciale tutti i documenti necessari a definire la permuta. Dopo le valutazioni di rito, il nuovo Intendente Provinciale di Isili Gicenti, dopo avergli trasmesso gli atti di transazione del 1846 e quello di sottomissione siglato nel 1851, il 6 novembre 1855, annunciava al Sindaco di Mandas “..come con Reale Decreto del 28 agosto u.s. sia stata approvata la transazione tra codesto Comune e quello di Orroli relativamente a reciproca cessione di stabili e diritti reali”. 33 Trascorrevano altri mesi e, il 7 maggio 1856, lo stesso Intendente sollecitava il nuovo Sindaco di Mandas Nicolò Massidda ad inviare le condizioni per la permuta di Cea Mulargia, mentre il primo cittadino di Orroli Satta, l’11 giugno, chiedeva l’elenco di tutti i proprietari di Orroli aventi terreni in località Fossas che, come detto, era passato a Mandas. Mentre il Massidda tergiversava nella risposta, Gicenti, con l’ennesima nota del 23 giugno, chiedeva una definizione della causa anche e soprattutto per evitare problemi di ordine pubblico fra le due comunità. Finalmente, il 12 settembre 1858, il Sindaco Federico Pittau portava all’ordine del giorno del Umberto Oppus pag. 18 SU XERT’E CEA Consiglio Comunale di Mandas la ““Rattifica dei patti della permuta del Salto Cea Mulargia col Comune di Orroli”. Tale decisione, non inviata alla prescritta approvazione dell’autorità superiore, portò, il 10 ottobre 1859, l’Intendente Provinciale Massa a chiedere al Sindaco cosa avesse deciso il Comune in merito alla permuta e transazione con Orroli relativamente al salto di Fossas. Al fine di riordinare la pratica e soprattutto sottoporre la stessa alla Deputazione Provinciale, il Prefetto di Cagliari, con due distinte lettere del 30 gennaio e 26 giugno 1862, chiedeva l’invio di tutta la documentazione relativa alla permuta di Cea Mulargia con Fossas. L’approvazione richiesta fu annunciata dal prefetto con nota del 15 novembre 1863. Si poteva così finalmente chiudere la pratica. Ma, ancora una volta, gli interessi di parte prevalsero. Dopo diverse riunioni senza esito, il 27 giugno 1864, il Sindaco di Orroli Giovanni Sirigu Demuro chiedeva al collega di Mandas, Narciso Cossu, di convocare la Giunta Municipale per definire una volta per tutte la detta permuta. Venne fissato, finalmente, un incontro sul posto, in località Genna de Accas, per il 29 maggio ma non se ne fece nulla. L’appuntamento fu fatto slittare, al 1 giugno, da Nicolò Massidda poiché “il primo Assessore è malato, mentre il secondo è a Selegas per tosare le pecore di sua proprietà“. Anche la nuova riunione non si tenne, mentre le schermaglie fra le due comunità proseguivano. Il Sindaco di Orroli Nicolò Caria, il 15 agosto 1866, lamentava che alcuni mandaresi avevano tagliato gli alberi di Cea Mulargia. Per questo motivo avrebbe gradito, per il 17, un incontro sul posto per verificare l’entità dei danni e soprattutto se la stessa era in territorio di Mandas o di Orroli. La causa si faceva sempre più insostenibile e dalle due parti si cercò di trovare un nuovo accordo che trovasse la massima sintonia. Dopo una serie di proposte valutate da entrambe le comunità (una delle quali fu inviata dal Sindaco Demuro, il 19 maggio, e prevedeva il diritto perpetuo per Mandas di legnare nei terreni di su Camingioni, Fundoni, Palas is ollastus e Serra miana), Nicolò Massidda, il 14 giugno 1870, portò all’approvazione del Consiglio Comunale l’accettazione di una nuova permuta di Cea Mulargia (avente una superficie di 77 ettari) con Monte Surei (90 ettari). L’assemblea municipale di Orroli deliberò, invece, il 24 giugno. Il 5 agosto dello stesso i rappresentanti delle due comunità si ritrovarono sul posto per i rilievi di rito. Sembrava tutto fatto, ma anche questa volta gli abitanti crearono non pochi problemi. Così, il 1 settembre, Demuro scriveva al collega di Mandas di non ascoltare Irene Steri (di Francesco) che pretendeva di impadronirsi di un terreno comunale in località sa pala de is ollastus. Ottenute le prescritte autorizzazioni, a causa dei frequenti scontri tra gli abitanti delle due comunità, la pratica fu nuovamente portata alla discussione in Consiglio Comunale ad Orroli il 1 maggio 1873, anche dietro sollecito del Sindaco di Mandas Ferdinando Gessa del 4 marzo. Il Sindaco Demuro, con nota dell’11 giugno, aveva assicurato il collega mandarese di aver inibito ai propri concittadini di tagliare legna a Fossas. Chiedeva, comunque, di fare lo stesso con i mandaresi perché erano state diverse le rimostranze per i danni arrecati ai terreni orrolesi. Ancora una volta erano gli interessi di pochi a prelevare sull’interesse generale. Si arrivò, finalmente, il 3 maggio 1874, al Consiglio Comunale di nomina dei periti che Gessa comunicò due giorni dopo. Le operazioni di delimitazione si svolsero la mattina del 18 maggio, partendo dalla località is tiddias. Sembrava tutto andare per il verso giusto, ma i due Consigli Comunali non avevano pensato alle reazioni delle teste calde delle due comunità che crearono nuovi problemi. Così, l’8 giugno, il vicesindaco di Orroli Satta fissava, per il 12 giugno, un nuovo appuntamento a Fossas per procedere alla delimitazione e “.. “..per determinare il passo, che si desidera senza dispute, controversia alcuna, Umberto Oppus pag. 19 SU XERT’E CEA non essendo conveniente che per l’asineria di uno o due proprietari vada a perdersi l’armonia fra i due comuni”. 34 Nonostante la buona volontà degli amministratori comunali, le schermaglie proseguivano. I privati soprattutto cercavano di creare nuove difficoltà vuoi per pascolare il proprio bestiame, vuoi per non cedere dei terreni che avevano occupato abusivamente. Il Sindaco di Mandas, il 24 febbraio 1875, si trovava così a rispondere a quello di Orroli che non era affatto vero, come gli era stato riferito, che il Comune avesse affittato i terreni oggetto della permuta. Voci incontrollate, ma supportate sicuramente da interessi diretti. Sui quali interveniva il Sindaco Nicolò Massidda chiedendo come mai ““gli orrolesi stanno dissodando il terreno, concesso a Mandas, in località Su camingioni camingioni, disboscando, per seminarvi cereali?”. Si rispose che i terreni interessati al disboscamento erano privati, non quelli comunali facenti parte della permuta. Comunque, sia il 17 novembre, il Sindaco di Orroli scriveva che era opportuno verificare congiuntamente quanto successo. Considerata la difficile situazione, forse per creare una forzatura dovuta alla mancata esazione delle imposte sugli immobili interessati, il Consiglio Comunale di Mandas, autorizzato il 2 marzo 1885 anche dalla Deputazione provinciale di Cagliari, deliberava di vendere al pubblico incanto i terreni di Cea Mulargia, su suergiu de sa murra e su bruncu de su monti perdis. Proprio il problema dei tributi, l’esazione dei censi dovuti dai privati, portò i due Comuni a riflettere sul problema sotto una diversa luce e conseguentemente, il 16 marzo 1890, il Comunale di Orroli, dopo che quello di Mandas l’anno precedente aveva sollevato la difficoltà di riscossione degli affitti, approvò una delibera sulla “identificazione dei terreni di Cea Mulargia”. L’assemblea di Mandas riprese l’argomento, il 20 ottobre, lamentando che con il passaggio al nuovo Catasto dei 167 ettari originari di proprietà comunale, si era passati ai 77 attuali a tutto vantaggio di diversi privati orrolesi. La deliberazione era stata chiesta, il 17 giugno, dal Prefetto che chiedeva informazioni sulla delimitazione territoriale. Ormai si doveva decidere. Erano trascorsi ben due secoli e mezzo da quando la contestazione fra le due comunità ebbe inizio. Lo sapevano bene i due Sindaci don Francesco Santa Cruz per Mandas e Gavino Pala per Orroli che, la mattina del 2 settembre 1897, nel Palazzo Municipale di Mandas, “allo scopo di porre finalmente termine alla secolare contestazione sul terreno denominato Cea Mulargia“, firmarono, alla presenza dei testimoni Salvatore Siddi e Domenico Pingiori, l’ ””Atto di transazione tra il Comune di Mandas e il Comune di Orroli Orroli”. Il terreno di Cea Mulargia (unitamente a quelli di su suergiu de sa nurra, su bruncu mannu de monti pardis, arriu maiori e checchi), individuato nel catasto terreni al mappale 33, di superficie di 77 ettari, di proprietà del Comune di Mandas passava così a quello di Orroli. In cambio a Mandas era riservato il diritto di riscuotere le imposte degli ultimi 30 anni e il diritto di legnatico nei terreni di Su camingioni, sa pala de is ollastus, Fundoni, Serra Miana e Monte Surei. All’importante appuntamento si era giunti dopo un doppio passaggio nei Consigli Comunali (Mandas deliberò il 27 aprile ed il 29 maggio, mentre Orroli si espresse il 7 maggio ed il 26 giugno), mentre la Giunta Provinciale si era espressa favorevolmente il 21 agosto. Tra i passaggi più delicati vi era quello di riscuotere le imposte dai singoli possessori dei terreni che lo erano per la maggior parte in parola, non avendo atti o documenti attestanti la proprietà. Il Comune di Mandas, dopo aver affidato all’ingegner Giuseppe Dessì, il compito Umberto Oppus pag. 20 SU XERT’E CEA di effettuare queste perizie, avviò, davanti alla Pretura di Mandas, tra il 1898 ed il 1903, una serie di cause per ottenere il pagamento dei tributi dovuti: tra i primi processi figurano quelli contro Antonio Schirru (di Daniele, soprannominato Caddiu, orrolese, ma residente in Donigala), Luigi Spanu di Vincenzo, Raimondo, Antonio e Salvatore Pisanu Schirru, Raffaele Schirru Anedda, etc. Il Sindaco di Orroli, l’8 luglio 1904, in risposta ad una nota del collega di Mandas del 4 giugno, che aveva lamentato come alcuni orrolesi nei boschivi assegnati per il legnatico a Mandas avessero dissodato il terreno facendo mancare la materia prima, spiegava che l’abuso segnalato riguardava il solo Cesare Garau, peraltro di Jerzu, che in località Fundoni, dopo aver affittato un terreno da certa Rita Orrù, aveva iniziato a lavorarlo per seminare del grano e “non conoscendo bene i quali limiti” aggiungeva il sindaco Sirigu “in buona fede, questi, furono dal medesimo sorpassati”. I danni accertati dal primo cittadino, che si impegnava a chiarire il disguido, ammontavano a dieci lire. Il Sindaco di Mandas, con lettera del 24 febbraio 1906, lamentava ancora una volta che nonostante l’impegno assunto per definire il problema, da Orroli, nonostante il notevole tempo a disposizione, non si era fatto sentire nessuno. ““Prima però” sottolineava il rappresentante mandarese “che si facciano valere i diritti di legge, amo sperare che la S.V. vorrà darmi gli schieramenti più soddisfacenti a tale riguardo”. Chiarimenti giunti poche settimane dopo e grazie ai quali le due comunità, complice anche la drammatica apparizione anche sulla scena locale della Grande Guerra, vissero anni di tranquillità. Tutto cambiò con l’approvazione del Regio Decreto n. 751, del 22 maggio 1924, che portava il Comune di Mandas a chiedere “la liquidazione del dritto riconosciuto con l’atto di transazione 1897 e l’assegnazione del giusto compenso individuato nei terreni di su camingioni, fundoni, sa pala is ollastus e serra miana”. 35 Terreni che avevano il vantaggio di essere raggiunti attraverso la strada Mandas-Goni. Con delibera del Consiglio Comunale, del 22 aprile 1926, veniva così chiesto l’accertamento e la liquidazione dell’uso civico di legnare attribuito ai “comunisti” mandaresi, con la transazione del 1897, nei terreni distinti in catasto ai mappali 154 e 156 che si intendevano acquisire con titolo di proprietà. Questa riunione, convocata dal Sindaco Pittau, presenti i consiglieri comunali don Attilio Diana, Pietro Pisano, Francesco Cardia,Vitale Aresu, Severino Anedda, Onorato Secchi, Felice Mulliri e Giuseppe Carta, fu convocata poiché, il 5 aprile, il Commissario Regionale per gli usi civici, aveva sollecitato il Comune di Mandas a deliberare sulla presenza o meno dei diritti di uso civico nel territorio comunale in virtù del disposto del Decreto Regio n.751, anche perché, allo stesso Commissario, risultavano dei diritti dei “comunisti” (cittadini) di Mandas sui terreni del comune di Donigala Siurgus. Sia il Sindaco, che i consiglieri, dimenticando forse il contenzioso con Donigala per il diritto di legnatico (oggetto anche di una sentenza della Reale Udienza), ammettevano che “nessuno ha saputo precisare il diritto di questi comunali di legnare sul territorio di Donigala Siurgus, e tutti sono d’accordo sul riconoscere il diritto che questi comunisti vantavano sul territorio di Orroli per effetto della transazione del 1897 diritto che fu sempre interrottamente esercitato”. 36 Mentre il Commissario Regionale per gli usi civici della Sardegna, in data 10 e 16 giugno, citava in giudizio i due comuni, il 25 maggio il Sindaco di Orroli inviava una lettera al Comune di Mandas dove spiegava come non si intendesse assolutamente sollevare eccezioni ed opposizioni alla transazione del 1897. Il Comune di Orroli, nell’udienza del 30 giugno, riconobbe l’esistenza dell’uso di legnare Umberto Oppus pag. 21 SU XERT’E CEA sui terreni boschivi oggetto della causa, ma giudicò eccessive le pretese di Mandas offrendo la sola parte alta del mappale 154. L’anno successivo, nell’udienza del 28 maggio, le due amministrazioni presentarono offerte più vantaggiose e si impegnarono a precisare, di comune accordo e con un incontro sul posto, la linea divisoria dei terreni interessati. Il Podestà di Orroli Beniamino Lobina, l’8 ottobre, dava il proprio assenso al rinvio della causa su richiesta del collega di Mandas. Il Commissario, il 13 successivo, scriveva ai due Sindaci fissando il nuovo appuntamento per il 24 novembre. Ammoniva, però, che “è assolutamente necessario che in tale giorno le parti compariscano per mandare innanzi la procedura che non può per sua natura subire lunghi ritardi”. Nella seduta del 12 gennaio l’avvocato Renato Piga, che assisteva il Comune di Orroli, mentre Mandas si era affidato a Mario Napoleone, considerato che i mandaresi non avevano presentato un piano di determinazione del compenso voluto, chiedeva che fosse depositato agli atti un progetto sul quale discutere. Finalmente, il 9 luglio, fu presentata una proposta di delimitazione definitiva del mappale 154 che riprendeva la situazione catastale già prodotta con una serie di mappe, nell’udienza del 12 marzo 1927. A conclusione dell’udienza Mandas, il cui Podestà era l’avvocato Gerolamo Carta, chiedeva di ottenere anche il mappale 156, mentre gli orrolesi, chiedevano che lo stesso fosse escluso. La sentenza del Commissario Regionale Giovanni Contendu giunse il 23 luglio: ““In compenso del soppresso uso civico di legnare sui terreni del Comune di Orroli, assegna al Comune di Mandas, in piena ed assoluta proprietà, la superficie di terreno costituita dall’intero numero mappale 156 (vecchio catasto) e la parte (superiore) del mappale 154 (vecchio catasto) che è separata dalla linea delimitante il bosco. Dichiarasi di piena proprietà del Comune di Orroli la parte inferiore del numero mappale 154 “. Il Conteddu argomentava che dal processo era emersa l’esistenza dell’uso “essenziale” di legnare nei citati territori, sebbene il bosco, indispensabile a soddisfare il detto uso, abbia subito, con l’andar del tempo, una serie di variazioni nell’estensione territoriale. Non fu comunque modificato l’uso giuridico per il suo carattere di indivisibilità. ““Anche là” aggiungeva il Commissario “dove oggi il bosco ha ceduto il posto all’aratro, l’uso è conservato nella sua giuridica concezione e deve essere valutato agli effetti della sua liquidazione”. Tutto finito? Neanche per idea. Il Comune di Orroli, il 25 novembre dello stesso anno, presentava ricorso alla Corte d’Appello di Roma, sezione speciale per gli usi civici, poiché, sosteneva, la sentenza ledeva i propri diritti. Prendeva così il via l’ennesimo procedimento che, nella capitale, vedeva opposti l’avvocato Mario Canepa per Orroli, mentre Mandas si era affidata prima a Francesco Ferraris poi allo studio legale Orazio e Vincenzo Sechi (nominati dal Commissario prefettizio Egidio Pittau, con atto rogato dal notaio Francesco Pasolini il 30 gennaio 1931). Il 10 gennaio 1928 l’avvocato Carta chiedeva così al Commissario per gli usi civici tutti gli atti presentati in giudizio, per sostenere il giudizio d’appello. La prima udienza, dopo che la Corte di Appello di Roma, il 23 dicembre 1930, aveva chiesto tutti gli atti istruttori, si tenne il 2 marzo 1931, mentre il procedimento (che vedrà altre tappe il 30 marzo, il 27 aprile, l’11 maggio, il 22 giugno ed il 6 novembre) si concluderà solamente, il 15 gennaio 1932, con la seduta in Camera di Consiglio della Sezione Speciale (giudici Tito Carruccio, Presidente e relatore, Giulio Giglioni, Domenico Capobianco, Giovanni Ruggero e Romualdo Ianuario tutti Consiglieri), che sentenziava: ““Dichiara in conseguenza inammissibile il gravame proposto contro di esso avanti questa Corte”. Il consensso rimandava, comunque, ad altra sede la definitiva soluzione della vertenza. Pochi giorni dopo, il 20 gennaio, l’avvocato Sechi scriveva al Podestà di Mandas per informarlo che la Corte d’Appello aveva dichiarato Umberto Oppus pag. 22 SU XERT’E CEA il ricorso di Orroli inammissibile e quindi la sentenza del 1927 del Commissariato per gli usi Civici era da attuare. Alla felicità dimostrata dal Carta in una lettera del 24 gennaio, si accompagnava l’ulteriore comunicazione, del 6 febbraio, con la quale Sechi annunciava l’avvenuta pubblicazione della sentenza e soprattutto l’improponibilità di un ulteriore appello. Dopo i chiarimenti tra l’amministrazione comunale ed il Commissariato per gli usi civici (note del 27 dicembre 1932 e 16 gennaio 1933 con cui si comunicava l’estratto della sentenza della Corte d’Appello di Roma), il 5 gennaio 1934, il Podestà di Mandas comunicava “di aver invitato il Comune di Orroli a deliberare la sistemazione di ogni pendenza in conformità del dispositivo della sentenza emanata e ciò per por fine ad una eventuale ripresa dell’annosa lite che è stata finora alquanto onerosa”. Da Orroli, invece, il Podestà inviava al collega di Mandas, il 6 marzo 1933, una nota con cui spiegava di “non non poter rispondere esaurientemente alla lettera precedente ((del 3 febbraio al cui interno si chiedeva:” Si compiaccia ora questa Amministrazione di significarmi se intende, oppure no, di abbandonare le sue istanze e di sottomettersi al giudicato del Commissario Regionale”) lettera perché non conosceva il dispositivo della sentenza d’appello”. Durissima Regionale” la replica del Podestà di Mandas che scriveva, il 7 marzo, ““sorprende questo Municipio e fa intuire che cotesto Ufficio voglia ricorrere ai soliti sistemi dilatori per non concludere. Non è possibile che cotesto Ufficio non conosca il dispositivo della sentenza la cui notifica è stata fatta anche al Vostro Comune“. Il Comune di Mandas, sulla base di una nota del Commissariato per gli Usi Civici del 30 gennaio 1933, aveva fretta di definire la pratica sia per chiudere la procedura davanti al Commissariato (anche perché, in linea teorica, era sempre possibile il ricorso in Cassazione), sia perché, sottolineava Conteddu, “interessa codesto Comune per la conservazione dei suoi diritti”. Ma da Orroli, il 15 aprile, si ribadiva di non aver avuto notificata la sentenza. Mentre trascorrevano i mesi senza esito alcuno, il 30 dicembre, il Commissario scriveva nuovamente al Sindaco di Mandas chiedendo di deliberare la conservazione o lo scioglimento della promiscuità. La svolta si registra, nel 1939, quando il Prefetto di Cagliari Canovai, il 10 novembre, restituiva al Comune di Mandas tutto l’incartamento della causa per lo scioglimento della promiscuità che il Rag. Onofrio Figliola ebbe in visione dal Segretario Comunale. “Con preghiera” scriveva il Prefetto “che secondo le direttive dell’Ispettore Provinciale, il Segretario riesamini attentamente gli atti e faccia conoscere da chi ed a qual titolo sieno attualmente detenuti i terreni già assegnati al Comune di Mandas dal Commissario Regionale per gli usi civici”. Il Podestà Fiori, il 15 novembre, assicurava il Prefetto di provvedere in merito anche in seguito ad un incontro congiunto con il collega di Orroli. L’appuntamento tra i due avvenne il giorno 18 successivo e, finalmente, dopo una serie di valutazioni, ci si accordò per giungere, in tempi brevi, alla definizione bonaria della vertenza. Nel corso della riunione, del cui esito il Prefetto fu informato con nota del Podestà di Mandas, del 20 novembre, fu stabilito che, in tempi brevi, si sarebbe provveduto all’aggiornamento della mappa catastale al fine di identificare con precisione i terreni oggetto della contestazione, e, successivamente si sarebbe tenuto un sopralluogo,“con periti anziani”, per delimitare il terreno appartenente al Comune di Mandas. Al termine di tutte queste operazioni si sarebbero adottate le deliberazioni necessarie a sciogliere la promiscuità e passare alla firma della transazione finale. ““Il predetto Podestà del Comune di Orroli” aggiungeva Fiori “mi ha precisato che tuttora il Comune paga le imposte Umberto Oppus pag. 23 SU XERT’E CEA e cede ogni anno i terreni a pascolo per un fitto che varia dai 1500 a 1800 lire annue, inoltre che i mandaresi hanno sempre usufruito e usufruiscono del diritto civico di legnare sen che siano stati molestati dal Comune di Orroli “. Al termine dell’incontro i due amministratori si dicevano comunque d’accordo sulla necessità di non proseguire nella causa, trovando una soluzione amichevole che trovasse d’accordo le due comunità. La strada era così segnata. Lo stesso Prefetto, il 9 dicembre successivo, chiedeva ”di far pervenire eventuali deduzioni, oppure di volere iniziare, senz’altro, i provvedimenti nel senso suindicato”. Giovanni Fiori non perse tempo e, il 14 dicembre, eccolo inviare una lettera al Podestà di Orroli sottolineando ““Poiché siete disposto a desistere da ulteriori azioni giudiziarie, ritengo che altro non resti che provvedere all’aggiornamento della mappa del vecchio col nuovo Catasto, e una volta identificati i terreni assegnati dal Commissario Regionale a questo Comune, occorrerà lasciarli liberi salvo poi a cura di questo Ufficio provvederà alla voltura e all’assunzione del pagamento dei tributi”. La vicenda era al momento culminante. Il Podestà di Orroli Anedda, il 13 marzo 1940, in risposta ad una lettera del 19 febbraio, informava Fiori di aver chiesto al proprio avvocato, Piga, il fascicolo della causa per decidere quali atti da porre in essere. Il 29 marzo, interveniva nuovamente il Prefetto di Cagliari chiedendo al Sindaco di Mandas, che sollecitò nuovamente il comune di Orroli il 22 luglio, “di tenere la pratica in evidenza. Occorre, pertanto, essere diligenti e vigilanti”. 37 Anche in questo caso, come già successo negli anni dieci, i venti di guerra e il secondo conflitto mondiale, misero in secondo piano il contenzioso tra le due comunità che fece, comunque, nuovamente capolino, con le prime amministrazioni repubblicane. A riprendere il pallino del contenzioso, il 14 febbraio 1947, fu il nuovo Sindaco di Mandas Virgilio Perra chiedendo al collega di Orroli di dare riscontro alla richiesta del 22 luglio 1940. Il primo cittadino orrolese, il notaio, Agostino Onano, il 24 febbraio, rispondeva “che tra le pratiche del Comune non si è potuto rinvenire la nota accennata. Si chiede di voler ripetere la richiesta”.Il Perra non perse tempo e, l’8 marzo, tutta la documentazione fu fatta recapitare ad Orroli. Il comune di Mandas, per sciogliere la promiscuità e delimitare conseguentemente il terreno di proprietà, diede incarico all’avvocato Mario Valenti che, il 31 luglio 1948, inviava una lettera ad Onano desiderando “conoscere se il comune di Orroli è disposto a procedere con celerità consentita dall’oggetto in disputa”. Pochi giorni e, il 13 agosto, e Onano annunciava “che questa Amministrazione, in linea di massima, è dell’avviso di accettare le condizioni proposte a questo Comune non appena verrà a conoscenza del contenuto del giudicato del Commissario degli Usi Civici”. I documenti richiesti, il 31 agosto, furono inviati dal primo cittadino Virgilio Perra ad Orroli. L’atteso annuncio giunse, l’8 settembre, con una lettera di Agostino Onano: “Questo Consiglio Comunale ha esaminato le copie delle sentenze gentilmente inviateci ed è favorevole di addivenire ad un comodato amichevole, dato che un eventuale lite nanti l’Autorità giudiziaria competente potrebbe essere dannosa per le due amministrazioni. Deciderò così di recarmi a Mandas per trattare la questione, ovvero recarci assieme nella località “su bandidu e s’accamingioni” per tentare una conciliazione amichevole”. Pochi giorni ancora e, il giorno 13, il Perra faceva avere al collega copia della transazione del 1897, mentre con nuova nota del 27 ottobre chiedeva di comunicargli ““se l’Amministrazione di Orroli ha preso visione degli atti e le eventuali determinazioni in merito”. Il Comune di Mandas, per definire la questione, il 31 marzo 1949 (quello di Orroli deliberò Umberto Oppus pag. 24 SU XERT’E CEA il 5 luglio 1949 ed il 19 luglio 1951) ed il 10 novembre 1950, deliberò lo scioglimento della promiscuità con Orroli e l’acquisizione con titolo di proprietà del territorio di sa pala de is ollastus. Ai pronunciamenti consiliari si era giunti attraverso dei passaggi che avevano coinvolto le Prefetture di Cagliari e di Nuoro. Proprio su sollecitazione, del 25 maggio 1949, il Prefetto di Nuoro, che aveva preso atto della decisione di Mandas, si arrivò alle deliberazioni conclusive. Il Sindaco Onano, il 31 maggio, scriveva al collega di Mandas che il Consiglio Comunale di Orroli aveva deciso di delegare un proprio rappresentante (il Sindaco nominò, il 7 giugno, il consigliere comunale Vittorio Anedda, noto Giovanni, del fu Salvatore), coadiuvato dal Segretario Comunale, per tentare, nella riunione convocata per l’8 giugno, di risolvere amichevolmente la vertenza. Nel corso dell’incontro (al quale prese parte tutta la Giunta Comunale di Mandas, oltre al geometra Italo Tarica) si trovò l’attesa sintonia e, il 16 giugno, proprio Vittorio Anedda informava il Sindaco di Mandas che il Consiglio Comunale di Orroli avrebbe deliberato il 24 successivo. Gli atti deliberati erano inviati dal Sindaco Perra, al collega orrolesi, il 10 gennaio 1951, nella ““speranza che codesta Amministrazione voglia venire incontro ai desideri di questo Comune così da poter metter fine alla annosa ed ormai troppo vecchia questione”. Il Commissario Prefettizio di Orroli, il 23 luglio dello stesso anno, comunicava di aver adottato la richiesta deliberazione, il giorno 19. Dopo la nuova deliberazione del Consiglio Comunale di Mandas, del 30 luglio 1951, la Prefettura di Cagliari, l’8 gennaio 1952, chiedeva la presentazione di una serie di documenti per definire la pratica (inviati il 16 febbraio). Alla citata seduta di fine luglio, convocata dal Sindaco Virgilio Perra, presero parte i consiglieri Pietro Carta, Mario Matta, Efisio Mulliri, Daniele Raccis, Giovanni Atzori, Dionigi Piras e Alfredo Torrente, mentre risultavano assenti Francesco Vacca, Luigi Pisano, Gesulino Deidda, Luigi Raccis, Erminio Zara, Federico Pisano e Felice Raccis. Il primo cittadino, dopo aver rievocato le vicende storiche legate a Cea Mulargia, informava il Consiglio che, il 6 giugno (l’incontro, inizialmente fissato per il 12 maggio, a monti Su Rei, fu rinviato dal Commissario Prefettizio di Orroli, Vittorio Anedda, il 9 maggio a causa del maltempo), unitamente ai consiglieri Pietro Carta, Daniele Raccis e Federico Pisano, al Segretario Comunale Onorato Marroccu e al geometra Italo Tarica, nella località oggetto della contestazione, si era incontrato con una delegazione di Orroli allo scopo di definire l’annosa vertenza. Nello stesso giorno furono siglati gli accordi definitivi, naturalmente previa ratifica delle assemblee municipali: a Mandas sarebbe andato il territorio (pari ad oltre 23 ettari) di sa pala is ollastus. Virgilio Perra, il 30 luglio, nell’illustrare al Consiglio Comunale la proposta di transazione, spiegò, inoltre, che “la zona fra non molto verrà invasa dalle acque perché forma il bacino del lago artificiale dei grandiosi lavori già iniziati dal Basso Flumendosa”. Il consigliere d’opposizione Alfredo Torrente non fu d’accordo poiché, argomentava, “la Commissione a cui ha fatto cenno il Sindaco aveva l’incarico di recarsi sul posto per un possibile accordo e non per transigere, si dichiara contrario perché la sentenza del Commissario per gli usi civici assegnava al Comune di Mandas circa 32 ettari di terreno”. Il Consiglio Comunale di Mandas, a maggioranza dei voti, anche perché ”nonostante le diverse gite eseguite sul posto unitamente agli amministratori del Comune di Orroli, mai hanno definito la pratica di cui trattasi e ciò forse perché non scevra di difficoltà per il fatto che la maggior parte dei terreni su cui verte la causa erano e sono posseduti da antichissima data da privati, per cui una volta definita la contestazione con il Comune di Mandas si dovevano iniziare altre nuove ed onerose contestazioni con dei privati cittadini”, deliberò di transigere la vertenza per Cea Mulargia. Umberto Oppus pag. 25 SU XERT’E CEA Proprio il 6 giugno 1951 diventerà il giorno della “pace” tra Mandas ed Orroli. Dal documento autografo, conservato nell’Archivio Storico del Comune di Mandas, ricaviamo che l’incontro si tenne nella casa di proprietà di Raffele Schirru (figlio del defunto Vittorio), posta nella regione detta corte dei is porcus. A firmare l’atto, oltre ai già citati componenti la delegazione mandarese, furono i rappresentanti di Orroli, guidati dal Commissario Prefettizio Vittorio Anedda, Piero Caria, Segretario Comunale, il notaio Leonida Onano, Paolino Melis, Giovanni Pisano, Raffaele Anedda, Efisio Piras, Raffaele Schirru di Vittorio e Giovanni Schirru di Raimondo. A delimitare i territori assegnati furono chiamati il geometra Tarica per il Comune di Mandas (che pagò al tecnico una parcella di 16.060 lire) e l’ing. Bruno Anedda per quello di Orroli. Dopo aver precisato che il trasferimento effettivo dei terreni si sarebbe avuto solo dopo la stipula dell’atto e la sua approvazione da parte delle autorità competenti, le parti dichiaravano “chiusa definitivamente ogni controversia e si impegnano di ottenere dalla autorità tutoria la piena approvazione di quanto oggi d’accordo stabilito”. Il verbale, redatto in duplice copia, portava le firme di tutti gli intervenuti. 38 Giovanni Mulliri, classe 1922, nel 1951 era in servizio presso il Comune di Mandas come Guardia Municipale. ““Ricordo” racconta “che insieme al Sindaco, al Segretario e ad altri consiglieri si organizzò l’incontro con gli orrolesi. Io andai, a cavallo, insieme al geometra Tarica. La riunione si tenne in una casa in località guttureddus. Una volta giunti, nella zona dove oggi c’è il lago, incontrammo i rappresentanti di Orroli e, una volta entrati nella casa, in un clima amichevole, si iniziò a parlare delle modalità di cessione dei terreni ai rispettivi Comuni. Ricordò solo che una fascia di Monti Surei andò a noi, mentre ad Orroli andò un’altra fetta di territorio. Nel corso della riunione, alla quale non partecipai, io ed altri amici di Orroli, ci impegnammo nell’ organizzazione del pranzo, arrostendo, per l’occasione, un agnello ed altra carne. A Mandas, dopo aver mangiato e bevuto abbastanza, rientrammo a tarda serata”. Il Commissario Prefettizio di Orroli, il 20 febbraio 1952, informava il Sindaco di Mandas che, avendo ottenuto le autorizzazioni necessarie, si poteva fissare il giorno per la firma del contratto di transazione relativo alla controversia per “sa pala de is ollastus” e lo scioglimento della promiscuità tra i due comuni. La settimana successiva, il 27, il Sindaco Virgilio Perra rispondeva che non era possibile procedere alla stipula del detto atto, in quanto, dalla Giunta Provinciale, non era stata ancora approvata la delibera consiliare. Il primo cittadino di Orroli, Giovanni Orrù Pili, il 9 giugno, dopo aver avuto il via libera da Mandas, chiedeva di fissare il giorno per la storica e definitiva firma. Lo stesso Orrù, il 23 luglio, scriveva “anche la nuova amministrazione intende confermare gli impegni assunti dall’ex Commissario Prefettizio sig. Vittorio Anedda col Comune di Mandas, allo scopo precipuo di conservare anche nell’avvenire i rapporti di amicizia fra le popolazioni interessate. La S.V. ill.ma può pertanto fissare il giorno e l’ora in cui, in compagnia di codesto Segretario dovrà effettuare qui ad Orroli la gita consueta per la stipulazione del relativo contratto, a condizioni però che nel contratto stesso sia inserita la seguente clausola: “ “Il Comune di Mandas non può vantare nell’avvenire alcun diritto nei fondi siti in territorio del Comune di Orroli, eccetto quelli menzionati nel presente contratto”. 39 Il Commissario Prefettizio di Mandas, Angelo Veneziano, il 9 agosto, fissava per martedì 12, alle ore 18.00, in Orroli, l’appuntamento per la firma dell’atteso contratto. Il contratto di transazione tanto agognato, davanti al Segretario Comunale di Orroli Pierino Caria, veniva Umberto Oppus pag. 26 SU XERT’E CEA firmato, alle 18.40, nel municipio di Orroli dallo stesso Veneziano e dal Sindaco di Orroli Giovanni Pili Orrù per ““perpetuare i rapporti di buon vicinato che sono sempre esistiti fra le popolazioni dei due comuni contermini ed allo scopo di risolvere nel modo più pacifico ogni futura controversia”. L’accordo prevedeva la cessione al Comune di Mandas di 23 ettari in zona “sa pala is ollastus” (parte del vecchio mappale 154 e divenuto foglio 65, mappale 29, attiguo al rio Mulargia, ed avente un valore di 115.000 lire), mentre otto ettari andavano ad Orroli. Dopo quasi trecento anni veniva scritta la parola fine. Il primo cittadino di Orroli, il 10 ottobre, sollecitato dal Veneziano, il 6 ottobre, informava il Commissario che il contratto era stato approvato dal Prefetto (il 23 agosto) ed era in via di trascrizione, mentre con nuova comunicazione del 25 ottobre trasmetteva le copie conformi degli atti e la richiesta di pagamento di 10.419 lire di spese di registrazione. Il Commissario Veneziano, il 3 novembre, per debito d’ufficio trasmetteva tutta la documentazione, in copia, allo stesso Prefetto di Cagliari. Nell’aprile 1953, il giorno 15, il Sindaco di Orroli Giovanni Orrù chiedeva il rimborso delle spese da parte del Comune di Mandas che, con nota del 21 successivo, spiegava di aver già deliberato in merito. ““Non appena” scriveva il primo cittadino Francesco Cabras “la deliberazione diverrà esecutiva emetterò il relativo mandato dandone comunicazione alla S.V S.V.”. 40 L’ultima appendice si registra, nel 1956, quando sui terreni dove centinaia di uomini versarono lacrime di sudore, altri di sangue, nascerà il lago Mulargia. I terreni che un tempo furono della comunità di Mandas, il 3 agosto 1956, furono ceduti, con atto siglato dal vicesindaco Virgilio Soddu e dall’assessore alle Finanze Beniamino Garau, all’Ente Autonomo del Flumendosa per un importo complessivo di 1.610.000 (circa 70.000 lire per ettaro). Come, già nel 1951, anche quest’atto fu salutato dall’incontro con l’Amministrazione Comunale di Orroli che, a sua volta, si era vista privare di decine di ettari di fertile territorio. Ricorda Tonio Garau, classe 1936, “di aver accompagnato, in macchina (passando per Nurri), mio padre Beniamino, unitamente a don Aldo Santa Cruz, Giovanni Crabu, Edmondo Usai, ad una riunione, a cui presero parte anche altri mandaresi, tra questi Virgilio Soddu, che si tenne nel Municipio di Orroli proprio per discutere dei terreni sul lago. Al termine, insieme agli amministratori orrolesi si visitò la grande galleria in costruzione vicino alla diga. Subito dopo si giunse in una casa in campagna dove si tenne un pranzo organizzato, in nostro onore, dagli amici di Orroli”. Lo stesso Sindaco Francesco Cabras, il 23 agosto, scriveva all’EAF spiegando di aver inoltrato ricorso contro la pubblicazione, nel Comune di Orroli, dell’elenco di espropriazione dei terreni ricadenti nella zona dell’invaso e nel quale il Comune non fu ricompreso. Dimenticanza a cui si rimediò, il 28 novembre, con la pubblicazione, a firma del presidente dell’Ente Flumendosa Aldo Palmas, dell’espropriazione per pubblica utilità, ai sensi del Decreto di concessione della Cassa del Mezzogiorno n.48, dell’immobile sito in catasto al Foglio 65, mappale 29, di proprietà del Comune di Mandas (classificato come pascolo cespugliato col reddito dominicale di 250,61 lire ed agrario di 219,28 lire). Era questo l’ultimo atto di una storia iniziata trecento anni prima. A distanza di cinquant’anni circa da quegli ultimi avvenimenti, poi salutati con la grande inaugurazione, nel 1958, della diga sull’invaso del Mulargia (collegato da una galleria di collegamento di oltre 6 Km. con il bacino del Flumendosa), ad opera del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, i contenziosi fra le comunità di Mandas ed Orroli sono stati superati dalla comune Umberto Oppus pag. 27 SU XERT’E CEA volontà di utilizzare il territorio, ed il lago soprattutto, a fini turistici. Ma nei primi anni non fu così. Mentre per il paese di Mandas la costruzione della diga sul Mulargia fu come “seppellire” secoli di storia, per quanto riguarda Orroli, Maria Antonietta Orrù scrive che ““si è generalmente concordi nel ritenere che Orroli, negli anni 50, durante i lavori di costruzione delle due dighe, si fosse registrato un certo benessere e certi mutamenti qualitativi che consentirono il miglioramento della qualità della vita della popolazione. Innanzi tutto, per la realizzazione dei due invasi fu assunta molta mano d’opera locale; si ebbe quindi un incremento dei redditi familiari ed un aumento della circolazione della moneta. Va ricordato che la maggior parte degli operai assunti, prima dell’assunzione, faceva l’agricoltore o il servo pastore. Nel giro di pochi anni si registrò, quindi una variazione della forza-lavoro. Brevemente, si passò da un’economia agropastorale ad un’economia a forma mista. In secondo luogo aumentò il numero dei residenti e dei presenti di fatto. Moltissimi operai dei paesi vicini si stabilirono con le proprie famiglie ad Orroli. Purtroppo, durante la realizzazione dei due invasi, sei operai di Orroli persero la vita. Si verificarono anche degli infortuni, alcuni dei quali molto gravi. Per la realizzazione dei due invasi, furono espropriati moltissimi ettari di fertile territorio pascolativi e seminativo. Ciò giustifica l’opposizione, da parte dei proprietari, all’esproprio dei terreni. Per esempio, per la realizzazione della diga del Mulargia furono espropriati circa 1200 ettari di fertile territorio, molti dei quali di proprietà del Comune. L’invaso del Mulargia ha sommerso i resti dell’omonimo villaggio, scomparso alla fine del 1600 e la fertilissima vidazzoni di Cea. La popolazione fu informata della costruzione delle due dighe, da assemblee pubbliche, dall’Ente Flumendosa e dall’Amministrazione comunale che con pressioni, intimidazioni e promesse mai mantenute convinsero i proprietari, costretti a cedere, per la paura che i terreni venissero espropriati senza essere pagati. Le pratiche dell’esproprio, lunghe e complesse, si conclusero con la promessa che gli orrolesi avrebbero beneficiato della realizzazione degli invasi del Mulargia e del Flumendosa, ottenendo in cambio l’acqua e la luce gratis. I proprietari, nel giro di pochi anni ottennero il risarcimento, ma il prezzo dell’indennizzo era di gran lunga inferiore al valore dei terreni espropriati. Solo i proprietari che non firmarono l’atto di esproprio non furono mai risarciti. L’acqua conservata nei due bacini artificiali viene utilizzata per la produzione di energia elettrica nella centrale di Uvini e poi convogliata verso il Campidano per l’irrigazione di 100.000 ettari di campi pianeggianti e per fornire l’acqua potabile alla città di Cagliari e ai centri limitrofi. Ad Orroli, invece, a trent’anni dalla costruzione delle due dighe, gli orrolesi sono ancora condannati al supplizio di Tantalo. Infatti, nonostante le promesse, Orroli non ha mai beneficiato della realizzazione delle due dighe”. 41 Proprio da questo territorio nasce la grande intuizione del “Consorzio dei laghi” che del Mulargia intende fare un volano di sviluppo turistico, economico e sociale. Uno sviluppo che dovrà necessariamente passare attraverso le esigenze di salvaguardia e valorizzazione del territorio, nella speranza di ristabilire, in un’altra dimensione storico e temporale, quei rapporti intercomunitari di scambio complessivo che hanno caratterizzato, come visto, il territorio di Mulargia in epoca moderna. Proprio la “costruzione” di un progetto di sviluppo, che coinvolga tutti i comuni del territorio, deve essere il punto di partenza di una strategia dove il coinvolgimento di tutti i centri contermini al Mulargia sia il punto qualificante: da Orroli a Siurgus Donigala, passando per Mandas, Nurri e Goni. Intrecciando le opportunità ed i punti di forza di ogni comunità: da splendide emergenze archeologiche quali il maestoso nuraghe Arrubiu di Orroli, al Umberto Oppus pag. 28 SU XERT’E CEA Trenino Verde, con Mandas quale stazione di partenza, al parco dei menhir di Goni, solo per citare alcuni degli elementi qualificanti. Un sogno che oggi più che mai può divenire una concreta e tangibile realtà. Molto è stato già fatto, tanto è ancora da fare anche per quanto riguarda la valorizzazione dei settori trainanti dell’economia locale: l’agricoltura e l’allevamento. Dai quali si può e si deve partire in un’offerta funzionale anche ai fini turistici e culturali nel segno di un lago chiamato, non a caso, Mulargia. Umberto Oppus pag. 29 SU XERT’E CEA I RICORDI Se sulle vicende della storica contestazione tra Mandas ed Orroli anche i più anziani non ricordano più nulla, non altrettanto si può dire per quello che ha rappresentato su “Mont’e Surei” per Mandas nel Novecento, mentre restano diversi ricordi anche per quanto riguarda i lavori di costruzione della diga e gli anni precedenti all’avvio dell’appalto. Ottavio Atzori, classe 1915, nonno dell’autore del presente lavoro, racconta che “ tutto il paese andava a legnare a Mont’e Surei. Normalmente si andava con un gruppo di sette-otto carri (qualche volta si superavano anche i dieci), i cui proprietari si mettevano d’accordo fra di loro per il giorno e l’orario di partenza. C’erano alcuni che andavano per il lentischio, che solitamente si caricava in giornata, mentre la maggior parte, dopo aver tagliato la legna in inverno (a gennaio), la portavano in paese in primavera(in “beranu”). La partenza, dopo aver dato da mangiare agli animali, era per le due del mattino. Dopo aver percorso la strada di santu Sadurru, quindi passati per Arcei, si toccavano sa bucca de istalla, sa cea de sa spinabra, pixina de onniga (dove la maggior parte delle volte bisognava passare sull’acqua, che arrivava anche a superare anche il carro, per cui si saliva sopra il carico), quindi a su monti Surei. Mentre le prime volte, quando avevo poco meno di dieci anni, sono andato con mio padre, poi sono andato a legnare da solo. Nella zona attorno a mont’e Surei era tutto pascolativi. Personalmente non ho mai avuto problemi con gli orrolesi, ma non ricordo comunque di scontri con i mandaresi. Nella zona c’era una piccola casetta. Andavamo a legnare lì perché sapevamo che era un comunale di Mandas, ma dei precedenti storici non ricordo molto”. I fratelli Elia e Antonio Deidda, entrambi agricoltori e a loro volta figli di Eligio, una vita nei campi, parlano “dei racconti di nostro padre e di nostro nonno sullo scontro tra i mandaresi e gli orrolesi che noi avevamo perso. Siamo andati diverse volte a legnare a mont’e Surei Surei, passando per su strintu de su perdosu e serra miana di cui oggi è visibile, in mezzo al lago, il cucuzzolo in mezzo al lago Mulargia. Un anno, mentre siamo andati a tagliare alberi di “leonaxi”, si sganciarono alcuni dei pali che la teleferica (utilizzata per i lavori sulla diga) stava trasportando. Per nostra fortuna si fermarono a poche decine di metri da noi “. Francesco Gessa, classe 1930, ricorda che le ““prime volte che sono andato a legnare a Mont’e Surei avevo quattordici o quindici anni. Ero andato con Filippo Saruis per aiutarlo a caricare il carro “de moddizzi” (di lentischio), dopo averlo sradicato. Il percorso che solitamente seguivamo era quello di s’aruxi de corada , santu sadurru, bucca de istalla, su strintu de su perdosu, per poi arrivare a sa costa de caboni dove c’era il lentischio più bello. Partivamo tra la mezzanotte e l’una. Il carico era quasi sempre di cinque quintali circa. Al rientro, poteva capitare, che il giogo di buoi dovesse essere aiutato da un altro giogo per trasportare il carico nei punti più impervi (in sardo “arremuccai”). Quando poi hanno iniziato i lavori di costruzione della diga, sono andato a lavorare per alcune settimane nelle cave che avevano attivato. Se non ricordo male, ero in località “mesoni de mregiani”, quando fui colpito da una scheggia all’occhio. Era il mese di febbraio 1956 quando decisi di lasciar tutto e rientrare a Mandas, fra non poche difficoltà perché il fiumicciatolo (s’arriu) era ingrossato dalle abbondanti piogge invernali. Tra cave e lavori edili i mandaresi impegnati Umberto Oppus pag. 30 SU XERT’E CEA furono oltre trenta. Oltre a me ricordo Emilio Gessa, tra i primi ad essere stati assunti e che chiamò anche me, Francesco Gessa, Ginesio Tola, Benigno Gessa, Gigino Dessì, Antonio Saba, Attilio Podda (sposato a Mandas) e Tomaso Gessa”. Ginesio Tola, nato a Mandas, nel 1924, da Luigino e Anna Matta, a sua volta ricostruisce che “la mia prima volta a legnare a mont’e Surei fu nel 1938. Ricordo la data perché, in quell’anno, andai a lavorare con tziu Gianniccu Damu. Dopo aver lavorato per ore, preparammo alcune cataste di legna vicina a quella di Ciccitu Spanu. Mentre Damu tornò a Mandas, io restai lì a dormire. Il giorno dopo caricammo i carri per portare la legna in paese. Al rientro dal secondo viaggio tziu Giuanniccu si ritrovò a casa sua i Carabinieri, accompagnati da tziu Mundiccu Fregua, mandati dallo Spano a cui, involontariamente, avevamo preso dalla legna. Contestato che aveva ragione, i Carabinieri portarono il Damu a Senorbì dove restò per tre giorni in prigione. Al rientrò, dopo avermi pagato quanto mi spettava, mi licenziò in tronco perché fui io, confondendomi, a caricare anche la legna dello Spano”. Un altro episodio che ha visto protagonista Ginesio Tola, risale al 1953, quando, racconta, “mentre ero in viaggio per mont’e Surei Surei, con il carro di tziu Marieddu de Liuru (Mario Tola), vicino a Pauli Antas, fui bloccato da alcuni individui che armati di moschetto mi tolsero tutti gli abiti e soprattutto le scarpe. Ritornai subito in paese, naturalmente, con le sole mutande. Non fui , comunque, il solo. In tanti, in quel periodo si vedevano derubare delle scarpe soprattutto. Sulla storia della lite tra Mandas ed Orroli, ricordo solo che “i mannus” di casa (mio padre “Cadorna”e mio zio Arricchettu”) mi raccontavano di uno scambio fatto da mandas che cedette tutta la zona tra sa cea de sa spinabra, monti Suana e su strintu de su perdosu con monti Surei”. Dino Atzori, classe 1920, che è stato anche capitano della Compagnia Barraccellare di Mandas, parla invece “di un controllo del territorio da parte degli orrolesi. Capitava che alcuni di noi qualche volta sconfinavano e finivamo per tagliare la legna di Orroli. A quel punto o si pagava il dovuto o si doveva scaricare tutto. La frase tipica era:”O tirasa a Arrolli, o scarriasa sa linna”. Quasi sempre ci si metteva d’accordo per dare il corrispettivo in ceci o qualcos’altro di simile. Per il resto non esistevano grandi problemi”. Una versione confermata anche da Stefania Piras, nata ad Orroli nel 1925, che descrive ““più volte capitò a mio padre Raffaele di arrivare a Fossas o sabeddu e trovare dei mandaresi che avevano legnato nei nostri terreni nelle ore subito dopo cena. Chi veniva scoperto, dopo aver tentato di giustificarsi proponeva una scambio, quasi sempre in ceci. Molte volte nessuno si faceva vedere per pagare il dovuto. E’ successo anche che mio padre è andato a Mandas per chiedere il pagamento”. Tzia Stefania, la cui famiglia possedeva diversi ettari tra Cea Mulargia e Fossas, ricorda ancora le 100.900 lire che ricevette dall’EAF quale corrispettivo dovuto per la cessione dei fertili terreni lavorati, dalla famiglia, per anni. Uguale corrispettivo fu ritirato da ognuno dei suoi 7 fratelli: ma quelle terre valevano molto di più delle 800 mila lire assegnate. “Con quegli espropri”” aggiunge ““si presero tutti i terreni dei poveri contadini di Orroli. Pensi che uno di quei terreni mio padre lo acquistò dalla signora Mercede Trois e non avendo tutti i soldi a disposizione, completò il pagamento con del lardo”. Il fratello, ancora vivente e che conta ben 97 anni, di tzia Stefania è quel Efisio che abbiamo trovato, il 6 giugno 1951, con il Commissario Prefettizio Anedda a firmare lo storico accordo con il comune di Mandas. Vivendo a Cagliari non ho potuto incontrarlo per raccontare, in qualità di testimone oculare, i fatti di quei giorni. Tra le pieghe della memoria Luigi Pani, classe 1916, di mestiere “carbonaio”, rispolvera Umberto Oppus pag. 31 SU XERT’E CEA “quanto ci dicevano i più anziani: di uno scontro con i mandaresi che volevano appropriarsi di un pezzo di Cea Mulargia. Un grande litigio durato anni. Mentre noi andavamo ad arare a seminare, i mandaresi venivano a legnare. Raccoglievano di tutto: moddizzi, leonaxi, etc., ma avevano paura di un bandito che rubava di tutto. Umberto Oppus pag. 32 SU XERT’E CEA I DOCUMENTI In questo capitolo mi sembra utile, al fine della maggior comprensione dei lettori, proporre alcuni significativi documenti. Il primo è il citato manoscritto, citato dal Notaio Onano, nel 1951, e riportato integralmente da Maria Antonietta Orrù in un suo interessante lavoro su Orroli. A seguire si propone all’attenzione uno dei documenti relativi al sopralluogo, a Mulargia, effettuato dal Conte Serra, accompagnato dall’attuaro De Lorenzo, e dall’agrimensore Pasquale Cugia, nel 1851. Attività di cui lo stesso Cugia ha scritto ampiamente in un suo lavoro. Il terzo documento riportato è la perizia, datata 1874, realizzata congiuntamente dai due Comuni, sui terreni oggetto della controversia, ed affidata a “periti anziani” dei due paesi. Il documento vede, a conclusione, il giuramento dei periti nanti il Pretore di Mandas per testimoniare la validità e l’importanza dell’atto. La galleria dei documenti si conclude con l’elenco completo dei proprietari (allegato all’estratto di mappa realizzato nel 1927) dei mappali confinanti con i terreni oggetto della Sentenza del Commissario per gli Usi Civici, nel 1927. Documento n.1 SU XERT’E CEA Orroli unu fattu scritt’hai in sa storia Ch’in dogna tempus tott’is benidoris Dd’hant arregodai ca torrida a gloria De chi dd’hat cumpriu cun tott’is onoris Umberto Oppus pag. 33 SU XERT’E CEA Candu po difendi sa xea diletta Cun sa palitta ha bintu sa scupetta Custu grandu fattu tottus ddu scinti Cea de Orroli fuida possidenzia, ma s’annu milla settixentus binti Mandaresus andanta a fai violenzia, cun sa prepotenza de olli is terrenus send’hessiri allenus, cun mala idea olliant’e Xea cuss’intera zona fertili e bona, senze di spettai. Non fuat cos’ansoru eppur’attrivius Su sesi de novembri andanta a su logu Prus de xent’hominis cumparint’unius A cuaddu e a pei cun armas de fogu, Leggiu fu su giogu mentri sparanta, ma ddus affrontanta certus aradoris sigura sconfitta po ddus massacrai. Bintus, sconfiggius, tristus, scunfortaus po cussa pritesa chenz’e arrexioni, lassanta cuaddus is hominis nostrum, non ballint’is armas cun munizionis, con confusioni ndi torranta a Mandas, chenza de ghirlandas e chenz’e vittoria po crupa de sa boria sunfrint sa pena po bolli s’allena zona appropriai Eccu cuss’impresa ch’est humiliada Ca dd’ianta ordia tottus frassamenti Umberto Oppus pag. 34 SU XERT’E CEA Ma s’Orrolesu dd’hadi dimostrada Concordu e uniu sa forza valenti: disperadamenti i Mandaresus fuanta in bregungia arrutus po s’idea locca. Pallitt’e mazzocca ha binut sa scupetta e Orroli completa fama hada a pigai. Sa fama est completa po cussa vittoria pastoris e massaius meris abbarranta de tottu su boscu de terra aratoria, cun su bestiamini ddui pasturanta fruttus lucranta po fai aumentu unu monumentu meritada a fai po arregodai sa guerra famosa Mandas bregungiosa sighidi atturai Cust’est coment’e sa guerra de Cracargia d is Mogoresus bint’a pinnigosus. Xea cunfinada a s’arriu de Mulargia zona de terrenus bellus fruttuosus po is laboriosus de Orroli e atturus sartus chi funti bixinu e su Tumbarinu e Monti de Su Rei Orroli est po tui po tindi gosai. Tindi gosis beni ch’est laccara tua chini ddui arada meda dd’incungiada, trabbalada a produxidi a mesura sua s’isch’einter arrius cum iscrabugada e custa cantada abarrada scritta bintu sa pallita hat sa scupetta Umberto Oppus pag. 35 SU XERT’E CEA vittoria completa dd’arrepitid’ancora e in dogn’era dd’heus a cantai. Su giustu a difendi Orroli no brullas, sesi in su derettu in cc’e Curatori in cc’e Bauladu e in s’isch e Mullas in Cas’e is Tiddias, in cc’e Arrettori: pasciada su pastori tranquillu e siguru su massaiu puru ch’est in terra sua no da lessi crua ca produsit centu candu cun assentu dda scit traballai Sa pallitta bella spallittada s’arau Po s’agricoltori chi andada a arai Aridi a cuaddu o cun giù domau Sa pallitta sempiri hada deppi usai, est cuss’un oggettu de antigu portau e srevìbidi prus bellu su sruccu po fai. A Santu Sidoru fuat capitau Cun sa pallita acqua a bogai, po Giuann’e Vergas de sidi apretau fatt’hiada su miraculu po ddu ristorai, cun sa pallita Orroli adi triunfau cun is Mandaresus bincendu in guerra Umberto Oppus pag. 36 SU XERT’E CEA 1) M.Antonietta Orrù, “Orroli paese da scoprire, Cagliari, 1988. Scrive la Orrù che il manoscritto venne rinvenuto nel 1962 da Monsignor Orrù durante uno scavo. Documento n.2 “Immissione in possesso del Salto di Mulargia eseguita dal Signor Cavaliere Don Francesco Maria Serra, ed Attuaro Signor Pietro De Lorenzo coll’assistenza del Signor Geometra Cugia a favore del Comune di Mandas Frazione di Mandas Dal termine messosi dalla sponda sinistra del Riu Mulargia e sotto la Chiesa di S. Giuliana in linea retta a questa Chiesa distrutta, che trovasi vicino ad un muro antico. Muro muro fino ad arrivare al termine vicino al Rio di Paulina e Rio Mulargia regione Calavrigheddu. Linea retta a Nuraxi de Campus Idem a su pirastu de sa casa arrubia Idem a su suergiu de sa murra Idem a Monti de Pardis Idem a su gutturu de Calavrigheddu Idem a Riu Maiori vicino alla terra di Salvatore Orrù Sirigu d’Orroli Idem a su Bau de Cea de su Srianu detto anche su Tamburinu, e presso la strada di Mandas e Escalaplano. Strada reale detta di Mandas ad Escalaplano fino al Bau Pixina Cerbus nel Rio Mulargia. Rio rio di Mulargia fino al punto di partenza. Lì 16 aprile 1851, Mandas” Umberto Oppus pag. 37 SU XERT’E CEA 2) A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia”, documento del 16 aprile 1851. Documento n.3 “Relazione di perizia Noi Paolo Marongiu, Orrù Giovanni, Sirigu Demuru Giovanni, per incarico avuto dalle Giunte Municipali di Mandas e d’Orroli ci siamo recati sul sito detto Cea Mulargia detto anche Nuraxi Campus, Riu Majoori e Crechi siti in territorio d’Orroli, di pertinenza del comune di Mandas, come ancora sul sito detto su Camingioni, Fundoni, sa pala de is ollastus e Serra miana di proprietà del Comune di Orroli, ad oggetto di periziare questi terreni, onde addivenire ad un contratto di permuta fra i due comuni. Avendo attentamente esaminato un tutto ed essendo a nostra conoscenza perché pratici del luogo, abbiamo osservato che le regioni nuraxi campus, riu majori e crechi crechi, bosco ceduo è della superficie di circa ottanta ettari, e li abbiamo attribuito il valore di millesettecento lire. Che avendo parimenti esaminato le regioni su camingioni, fundoni, sa pala de is ollastus e serra miana, bosco ceduo, di proprietà del comune di Orroli è della superficie di ettari ottanta, poco più, e li abbiamo attribuito parimenti un valore di lire millesettecento. Che stante l’uguale valore dei due predii crediamo conveniente che si faccia la progettata permuta fra i due comuni, tanto più che il possesso del primo lo crediamo di poco profitto per Mandas, mentre assai giovevole per Orroli, per essere la maggior parte terreno aratorio, e siccome stante la lontananza il comune di Mandas non ne potrebbe profittare, così mentre più vantaggioso per Orroli, conveniente la permuta. Che l’altro appezzamento per essere rivestito quasi tutto di legna d’ardere e non poco vantaggioso per il Comune di Mandas, il quale difetta in quest’articolo di prima necessità, oltre di essere limitrofo ancora a terreni di Donigala Seurgus, sui quali il comune di Mandas, vanta dei diritti, ridonda di somma utilità al comune di Mandas, e per cui si giudica conveniente la permuta. Questo è il nostro parere che asseveriamo con giuramento, e che sottoscriviamo ad eccezione del Marongiu per non saperlo. firmato Giovanni Orrù firmato Sirigu Demuru Giovanni L’anno milleottocentosettantaquattro addì dieci Ottobre in Mandas e nell’Ufficio di Umberto Oppus pag. 38 SU XERT’E CEA Pretura. Avanti noi Avvocato Gaetano Melis, Pretore di questo Mandamento, assistito dal Vice Cancelliere infrascritto, sono comparsi: Paolo Marongiu, fu Antonio Efisio, di anni 60, proprietario, domiciliato a Mandas, Giovanni Orrù, fu Vincenzo d’anni 54, Giovanni Sirigu Demuru fu Vincenzo,d’anni 58, ambi proprietari domiciliati in Orroli, i quali ci hanno presentato la sovraestesa relazione di perizia da essi fatta sul valore dei terreni sovradescritti ed hanno chiesto di asseverarla con giuramento. Fatta quindi ai medesimi lettura della sovraestesa perizia, previo giuramento prestato nella forma prescritta dalla legge, hanno dichiarato come in appresso: Noi Paolo Marongiu, Giovanni Orrù e Giovanni Sirigu Demuru dichiariamo di confermare come confermiamo la relazione di perizia testè lettaci, da noi praticata dei terreni nuraxi campus, riu majori e crechi territorio di Mandas, su camingioni camingioni, fundoni, sa pala de is ollastus e serra miana, territorio di Orroli, avendo attribuito ai terreni da permutarsi lo stesso identico valore che essi hanno di lire millesettecento, confermando in pari tempo quanto in essa relazione abbiamo sulla nostra coscienza fatto rilevare. Previa lettura e rattifica si sono sottoscritti l’Orrù ed il Sirigu Demuru, non il Marongiu per essere analfabeta, e si sono protestati di tassa. firmato Giovanni Orrù firmato Sirigu Demuru Giovanni firmato Melis Pretore firmato Massa Cancelliere Registrato al n. 27 del Registro di Cancelleria Mandas, addì 10 ottobre 1874 firmato Massa Cancelliere. Umberto Oppus pag. 39 SU XERT’E CEA 3) Archivio Storico Comunale di Mandas, fascicolo “Salto di Cea Mulargia”, documenti del 1874. Documento n.4 Elenco intestatari presenti nell’Estratto di mappa dei numeri 154 e 156, frazione B, redatto, il 9 marzo 1927, dall’Ufficio Distrettuale delle Imposte di Mandas. Mappale 153: Orrù Rita di Gennaro, Orrù Raffaele fu Basilio, Mura Giuseppe, Nicolò, Raimondo e Maria; Mappale 154: Comune di Orroli, di ettari 84; Mappale 155: Moi Pietro fu Priamo, Moi Orrù Antonio Giuseppe fu Antioco, Sirigu Antioco fu Vincenzo; Mappale 156: Comune di Orroli, di ettari 6; Mappale 157: Manca Spano Giovanni di Vincenzo, Moi Maria fu Vincenzo, ved. Murgia, Manca Casula Vincenzo fu Francesco; Mappale 158: Orrù Antioco, Cosimo, Speranza e Adelina; Mappale 159: Pisano Tomaso, Stefanina e Cristina fu Vittorio; Mappale 160: Manca Spano Giovanni fu Vincenzo; Mappale 161: Schirru Meloni Vittorio di Raffaele; Mappale 162: Schirru Meloni Vittorio di Raffaele; Mappale 163: Schirru Meloni Vittorio fu Raffaele; Mappale 252: Cauli Carmela, Antonietta e Peppino di Francesco; Mappale 253: Boi Stanislao fu Antonio; Mappale 254: Cauli Zedda Francesco fu Giuseppe Agostino; Mappale 255: Zedda Cauli Efisio fu Nicolò; Mappale 256: Mereu Giuseppe, Nicolò, Raimondo, e Maria fu Antonio, Fadda Efisio fu Nicolò; Mappale 257: Mura Giuseppe, Nicolò, Raimondo Maria fu Antonio, Mereu Vincenzo fu Antonio; Mappale 258: Zedda Cauli Efisio fu Nicolò e Schirru Meloni Vittorio di Raffaele; Umberto Oppus pag. 40 SU XERT’E CEA Mappale 259: Schirru Meloni Vittorio di Raffaele; Mappale 260: Schirru Meloni Vittorio di Raffaele, Pisano Tomaso, Caterina e Cristina fu Vittorio; Mappale 261: Schirru Meloni Vittorio fu Raffaele; Mappale 262: Sirigu Antioco e Luigi fu Vincenzo; Mappale 263: Sirigu Luigi e Antioco fu Vincenzo. Totale degli ettari 127.55.00 La mappa fu presentata all’udienza presso il Commissariato per gli Usi Civici il 9 luglio 1927. 4) Archivio Storico Comunale di Mandas, fascicolo “Usi Civici”, documenti del 1927. NOTE 1 Archivio Storico Comunale di Mandas (d’ora in poi A.S.C.M.), Fondo antico, Documenti della Curia Ducale di Mandas, anno 1702, foglio 1. 2 A.S.C.M., op. cit., foglio 1. La vidazzone era una vasta estensione di territorio comunale, peraltro demanio indisponibile, destinato all’agricoltura ed in parte al pascolo. Nel caso della Curatoria di Seurgus, pur non essendo esclusa la comunione, veniva solitamente ripartita in piccoli appezzamenti e concesse ai contadini della Villa. All’interno della vidazzone si alternava, secondo un antico costume sardo, il seminerio al paberile (detto anche comunella). Come si legge nel documento in esame il bestiame rude (pecore e capre), poteva essere introdotto solo dopo la mietitura per pascere le stoppie. In caso di violazione le multe, di carattere pecuniario, erano pesanti. Contravvenzioni pesante anche e soprattutto per prevenire eventuali abusi che avrebbero potuto rompere il precario equilibrio nello sfruttamento della terra da parte di agricoltori e pastori. Su questa proprietà comune Umberto Oppus pag. 41 SU XERT’E CEA ed a lungo indivisa, la comunità esercitava un forte autocontrollo in quanto costituiva la fonte primaria del suo sostentamento. 3 A.S.C.M., op. cit., foglio 1 4 G. Casalis, V. Angius, “Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale di S.M. il Re di Sardegna”, vol. XVIII, pag. ,Torino 1845, p.551 5 P. Cugia, “Nuovo itinerario dell’isola di Sardegna”, Lavagna, Ravenna, 1892, pp.13-17. 6 U. Oppus, “Dalla Curatoria di Seurgus al Ducato di Mandas. Storie e genealogie dal 1326 ad oggi”, Senorbì, 1999. 7 A.S.C.M., op. cit., foglio 2. Il documento contiene, inoltre, la trascrizione del “Poder” di firmare la detta transazione giusta procura siglata dal notaio Battista Serra, il 1 gennaio 1702, per il Sindaco di Mandas e del notaio Antonio Efisio Usai, il 3 maggio 1701, per quello di Orroli. La delega per Antonio Pisano arrivava il giorno della sua elezione a rappresentante del Comune ad opera “de la comunitat y vassails de la present Villa de Mandas, la magior, y mes sana part de aquella, agiuntada y congregada à esta Curia, a la plassa de essa”, convocata da Sadurru Pirella, Oficial e Giudice ordinario del Partido di Mandas, giusto ordine del Regidor del Ducato, del 28 novembre 1701, firmato anche dal Segretario della Curia Juan Battista Pilo. Ad eleggere Pisano, il 1 gennaio 1702, nella piazza della Corte (ospitata nel Palazzotto oggi divenuto casa parrocchiale), furono Miguel Dessy, Efis Casu, Gregorio Mamely, Sebastià Serra, Juan Maria Deplano, Antonio Pistis minore, Andria Seu, Salvador Pisano, Antiogo Piga, Basili Marchy, Juan Ussa, Joachin Matta, Bartomeu Pisqueddu, Antiogo Perra, Antonij Piras, Mauro Deidda, Angelo Casu, Efis Cossu, Juan Angel Cossu, Baptista Vacca, Sebastià Demonty, Basili Boy, Miguel Perra, Diego Congiu, Juan Maria Perra, Francisco Piga, Juan Orrù, Diego Pisano, Antiogo Dessy, Juan Azeny, Miguel Pisano, Juan Estevan Saru, Miguel Toccu, Sebastià Piras, Antiogo Cabony, Sebastià Xintu, Antiogo Vacca, Mariani Melis, Francisco Piras, Antoni Coccu, Antoni Sedda, Antiogo Montis, Cristolu Mereu, Phelipe Perra, Antoni Serra, Nicolas Porchedda, Perè Escalas, Antiogo Porchedda, Diego Vacca, Miguel Demontis, Salvador Vacca, Andria Montis, Sebastià Loy, Geroni Corria, Baloy …., ….., Ignacio Podda, Sisini Ola, Sebastià Dessy, Antonio Moddiu, Sebastià Murgia, Antonio Melis, Sebastià Murgioni, Antonio Carta, Juan Baptista Peis, Antoni Matzutzi,, Miguel Corria, Efis Lenti, Miguel Porchedda, Sebastià Melis, Benedetto Anedda, Sisini Argiolas, Efis Orrù, Mariani Cois, Francisco Mereu, Francisco Corda gran, Angelo Ola, Bartumeu Zara, Francisco Pisanu, Salvador Carta, Francisco Cuccu, Umberto Oppus pag. 42 SU XERT’E CEA Jacu Porcu, Simoni Concas, Sisini Marchis, Perdu Tiddia, Salvador Concas, Angelo Zara, Angelo Peis, Francisco Esteri, Lucifero Carta, Francisco Artizu, Antoni Mongiu, Thomas Corona, Francisco Concas, Miguel Podda, Perdu Puzu, Antoni Pistis, Nicolas Meli, Sisiny Dessy, Geroni Pisanu, Sisinni Leddi de Antonio, Lucifero Pili, Benito Piluddu, Salvador Mereu, Jayme Gessa, Francisco Carta Dessy, Sisini Casu, Pedro Fadda, Juan Marras, Antoni Mereu, Sisini Concas, Pere Porchedda, Juan Estevan Carta, Basili Cossu, Efis Tiddia, Salvador Carta, Antiogo Yerru, Antonio Carrony e Phelipe Mura “tots vassails de la present Villa de Mandas”. Ad eleggere Pere Tronchy, di Bartomeu, a Sindaco di Orroli, il 3 maggio 1701, (in virtù dell’Ordine del Regidor dato in Escalaplano il 19 aprile 1701, e diretto all’Oficial dei Partidos di Isili e di Nurri Pere Moy), furono Salvador Sulis, Antonio Pisano di Sisinio, Antoni Melis, Antiogo Aresu di Juan Angelo, Salvador Sechy, Antonio Orrù, Migueli Meli, Juani Aresu, Lucifero Melis, Francisco Loy, Sebastià Orrù Baxu, Antoni Pili, Pere Pili,Vissent Cavaller, Antoni Cauli Bruchi, Basili Aresu, Antiogo Tronchy di Francisco, Joseph Tronchy gran, Salvador Orrù de Sebastià, Joseph Sirigu, Salvador Sirigu, Lucifero Bonu, Joanni Sirigu, Melchior Murgia, Antoni Orgiana, Antiogo Piseddu, Joseph Fenu, Sebastià Aresu Bruchi, Efis Aresu di Juan Angel, Salvador Zedda, Juani Miana Mula, Antiogo Ingianu, Antiogo Aresu Birroni, Angelo Sirigu di Julià, Perdu Meli, Pere Corriargia, Antiogo Orgianu, Joseph Moy, Antoni Ola, Se bastia Orru, Andria Loy, Antiogo Zedda, Nicolau Ligas, Juan Angel Aresu, Antonio Carru, Lucifero Mereu, M.e Francisco Mereu, Efis Ligas, Luxori Piras, Antiogo Piras, Antoni Zedda de Antiogo, Sebastià Esteri, Antoni Meli, Sebastià Aresu Guriu, Georgi Pili, Antiogo Birroni menor, Antoni Aresu di Antoni, Antiogo Orrù, Francisco Estery, Salvador Azeny, Juani Manca, Salvador Orgiana, Joseph Piras, Jospeh Tronchy di Bartumeu, Lorenzo Tonara, Vissent Ola, Antony Tonara, Salvador Azory, Perdu Imbeti, Salvador Carpita Piras, Francisco Foya, Salvador Sirigu Ingrillas, Antoni Estery, Baptista Olla, Joseph Pisano, Pere Moy, Joseph Pany, Efis Muntoni, Juani Usay, M. Antoni Serra, M. Francisco Serra, Salvador Fenu, Lucifero Sirigu, Francisco Tronchy, Antonio Tronchy, M. Francisco Leony, Lucifero Boy, Jospeh Boe, Lucifero Vacca, Antoni Zedda, Baquis Mundarru, Milanu Piseddu, Salvador Murtoni, Lucifero Esquirru, M. Angelo Esquirru, Nicolas Cavalleri, Joanni Pily, Milanu Esquirru e Angelo Frau. 8 A.S.C.M., op. cit., foglio 2 9 A.S.C.M., op. cit., foglio 2 10 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera del 18 luglio 1846 dell’Avvocato Fiscale Generale Garau. 11 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera del 18 luglio 1846 dell’Avvocato Umberto Oppus pag. 43 SU XERT’E CEA Fiscale Generale Garau, op. cit. 12 Il Notaio Leonida Onano, in una sua lettera al Segretario Comunale di Mandas Marroccu, dell’8 giugno 1951, parla di una canzone in cui si racconta di cento orrolesi armati di “palittas”. La stessa canzone riportata da Maria Antonietta Orrù, in “Orroli paese da scoprire”, edizioni Grafiche Sarde,1998, il cui manoscritto la scrittrice ritiene ritrovato da mons. Orrù nel corso di uno scavo, nel 1962. 13 Archivio Stato Cagliari (A.S.C.), Fondo Segreteria di Stato, 1 serie, vol.289 14 A.S.C., Fondo Segreteria di Stato, 2 serie, vol.1667). 15 A.S.C., Fondo Reale Udienza, classe IV, pag.215 16 A.S.C., Fondo Reale Udienza, Classe IV, pag.215 e 216 17 Francesco Loddo Canepa “Relazione sulla Visita del Viceré Des Hayes al Regno di Sardegna”, p.49, Cedam, Padova, 1958 18 G. Casalis, V. Angius, “Dizionario geografico,…”, op. cit. , p.552-553. 19 Francesco Loddo Canepa “Relazione sulla Visita…”, op. cit., pag. 49-51 20 A.S.C., Fondo Reale Udienza, classe IV, pag. 106-107 21 A.S.C. Reale Udienza, classe IV, pag.107 22 Giornale “Il Quotidiano sardo”, n.214 dell’8 settembre 1957, copia nell’Archivio Storico Comunale di Mandas 23 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, documento del Sindaco di Mandas del 6 marzo 1842. All’accertamento dei limiti territoriali del salto di Cea Mulargia si Umberto Oppus pag. 44 SU XERT’E CEA arrivò grazie anche alla necessità di seguire le istruzioni generali del Regio Brevetto, del 28 aprile 1840, riguardanti “l’eseguimento dei lavori relativi alla divisione delle terre comunali e alla assegnazione dei terreni demaniali del Regno di Sardegna”. 24 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera dell’Intendente Provinciale di Isili del 12 luglio 1849 25 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, deliberazione Consiglio Comunale del 26 ottobre 1850 26 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera del Segretario Comunale di Orroli del 9 maggio 1851 27 P. Cugia, “Nuovo itinerario dell’isola di Sardegna”, Lavagna, Ravenna, 1892, pp.13-17. 28 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera dell’Intendente Provinciale di Isili del 27 maggio 1851 29 A.S.C. Reale Udienza, classe IV 30 A.S.C. Reale Udienza, classe IV 31 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettere dell’Intendente Provinciale di Isili del 9 e 30 ottobre 1851 32 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera dell’Intendente Provinciale di Isili del 12 giugno 1852 Umberto Oppus pag. 45 SU XERT’E CEA 33 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera dell’Intendente Provinciale di Isili del 6 novembre 1855 34 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera del Vicesindaco di Orroli dell’ 8 giugno 1852 35 A.S.C.M., fascicolo“Usi civici”, deliberazione del Consiglio Comunale del 22 aprile 1926 36 A.S.C.M., fascicolo“Usi civici”, deliberazione del Consiglio Comunale del 22 aprile 1926. Della causa tra Mandas e Donigala si occupò la Reale Udienza che, il 12 ottobre 1832, in Cagliari, pronunciò una sentenza contro la comunità di Mandas che pretendeva di usufruire di alcuni salti di pertinenza di “Donigalla” e, in particolare di quelli denominati “Conca de bacca” e “Conca de arrizzonis”. Di questa sentenza è interessante evidenziare le modalità, davvero curiose, di pubblicazione della sentenza: il pubblico banditore, analfabeta, “a suono di tamburo ed a voce di grida” ne diffondeva il contenuto “in tutti i luoghi soliti” di Mandas, ma seguito dal notaio che gliene suggeriva il testo! Naturalmente una copia dell’atto veniva però affissa alla porta della Curia Ducale , a disposizione di chi fosse in grado di leggerla. 37 A.S.C.M., fascicolo“Usi civici”, lettere diverse. 38 A.S.C.M., Consiglio Comunale, deliberazione del 30 luglio 1951 39 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia” lettera del Sindaco di Orroli del 23 luglio 1952 40 A.S.C.M., fascicolo“Usi Civici” lettera del Sindaco di Mandas del 21 aprile 1953 Umberto Oppus pag. 46 SU XERT’E CEA 41 M.A. Orrù, “Orroli paese da scoprire”, Cagliari 1988, pag.117-118 Umberto Oppus pag. 47 SU XERT’E CEA INDICE PREFAZIONE PRESENTAZIONE pag. pag. INTRODUZIONE pag. LA STORIA pag. I RICORDI pag. I DOCUMENTI INDICE Umberto Oppus pag. pag. pag. 48 SU XERT’E CEA Umberto Oppus pag. 49 SU XERT’E CEA Umberto Oppus pag. 50 SU XERT’E CEA Umberto Oppus pag. 51 SU XERT’E CEA