Vince «Ricordi di guerra
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Vince «Ricordi di guerra
H cuordicane.com per andare in vacanza con lui o lasciarlo a persone fidate CONCOREZZO (MB) presso Cascina S. Nazzaro [email protected] 342.1947373 Educazione cinofila | Pensione casalinga Escursioni a 4 zampe | Dog sitting Vimercate 11 MARTEDÌ 31 GENNAIO 2017 Giornale di Vimercate Camilla Battista, di Cavenago Bijad Guerouate, di Vimercate VIMERCATE (sgb) Una settimana ricca di fiocchi rosa e blu sulle porte delle case del vimercatese. Sono ben 32 infatti i nuovi nati che hanno portato emozioni e sorrisi al reparto Orchidea del nostro ospedale. Prima della nuova squadra è Camilla Battista che alle 3.07 del 22 gennaio scorso ha aperto i suoi occhi per la prima volta davanti a papà Luca e mamma Barbara e che ora conoscerà i fratelli maggiori Riccardo di 8 anni e Diego di 7 nella sua casa di Cavenago. L’ha seguita il 24 alle 9.02 di mattina il secondogenito dei vimercatesi Giorgio e Marghe- rita Michael Mandas, che ora farà compagnia alla sorella maggiore Aurora di 4 anni. Il 26 è nato invece Hayden Ragnar all’1.03 del mattino e che ora sarà coccolato da papà Giancarlo e mamma Melania di Trezzo. Sempre lo scorso giovedì ha aperto per la prima volta i suoi occhi alle 9.11 Samuele Colombo di Bernareggio mentre alle 18.38 è arrivata anche Arianna Cereda, che ora farà compagnia alla sorella Camilla, maggiore di 3 anni, entrambe coccolate da mamma Valentina e papà Luca. E’ nato il 27 invece Bijad Guerouate, da papà Anwar e mamma Saida di Vi- Arianna Cereda, di Villasanta Michael Mandas, di Vimercate Giulia Poloniato, di Lomagna Samuele Colombo, di Bernareggio Marco Fumagalli, di Aicurzio mercate e che conoscerà il fratello maggiore di 2 anni maggiore Amir. La giornata della scorsa domenica è stata invece inaugurata dall’arrivo di Giulia Poloniato che all’una di mattina ha conosciuto i genitori Andrea e Alessandra di Lomagna. Ha aperto gli occhi per la prima volta alle 5.33 dello scorso 29 gennaio anche Marco Fumagalli di Aicurzio. Infine all’ospedale di Monza, il 26 gennaio è nato Nicholas, di Roncello. Alla nascita pesava tre chili e 250 grammi. È il primogenito per Sabrina Giarrizzo e Luca Barbera. Hayden Ragnar, di Trezzo Nicholas Barbera, di Roncello «I nonni raccontano» Vince «Ricordi di guerra» Pubblichiamo il racconto di Enzo Boccafoli, vincitore del concorso organizzato dall’associazione «ViaCavour76» in occasione della Sagra di Sant’Antonio Ricordi di guerra. Per chi ha raggiunto gli ottanta i ricordi che affiorano alla mente sono tantissimi e tutti testimoni di una realtà così diversa dall’attuale da suscitare nei giovani, che ascoltano i racconti dei nonni, un atteggiamento di palese incredulità. In effetti non è facile pensare ad un mondo privo di tutte quelle scoperte o invenzioni che in tempi relativamente brevi hanno cambiato e migliorato l’esistenza dell’uomo: dalla lavatrice al frigorifero, dalla radio al telefono, al televisore, all’elettronica, all’informatica per citarne alcune fra le più importanti. Ho assistito, come tutti i miei coetanei, al crescere di questo nuovo mondo, ma le immagini più vive, ed ancora nitide nella mia mente, risalgono agli ultimi mesi di guerra quando,bambino di nove anni, mi ritrovai a vivere , insieme alla mia famiglia, in mezzo ad una compagnia di soldati tedeschi che si erano acquartierati nella nostra zona sequestrando tutti i locali disponibili. Abitavamo in un piccolo paese della pianura padana al centro di una vasta tenuta agricola, dove erano situate alcu- ne abitazioni, ma anche numerosi magazzini in cui venivano normalmente stoccati cereali, balle di fieno e di paglia, macchine, carri agricoli, forme di Parmigiano; in quel tempo, purtroppo, tutti desolatamente vuoti. La guerra non ci aveva ancora toccato profondamente: quasi giornalmente aerei bombardavano nei paesi vicini ponti, strade, ferrovie; transitavano con frequenza convogli militari e numerosi soldati si fermavano all’osteria del paese per mangiare e bere; soprattutto non avevamo mai sofferto la fame poiché in campagna si riusciva sempre a reperire il necessario per la tavola. Tutto questo cambiò quando una mattina fredda e piovosa una colonna di militari tedeschi entrò nel nostro cortile, sferragliando rumorosamente, e gruppi di soldati sciamarono rapidamente per sequestrare magazzini ed altri locali in cui installare le loro attrezzature e trasformare così il paese in una grande officina per il collaudo e la riparazione di armi ed altri mezzi militari. Non avevo mai visto un tale spiegamento di forze e ne fui im- pressionato; ma mio padre , per tranquillizzarmi, mi spiegò che si trattava di una compagnia di retroguardia con compiti di rifornimento e di sostegno e non di combattimento. Mi raccomandò un comportamento prudente, di non offenderli e soprattutto di non riferire loro qualsiasi notizia od eventuali discorsi uditi in paese. Con il passar dei giorni la paura si attenuò; in pratica noi bambini vivevamo in mezzo ai tedeschi, familiarizzando con i più disponibili ed aspettando con impazienza il momento in cui collaudavano le armi, sparando contro un terrapieno da loro stessi costruito. Raccoglievamo i bossoli con cui giocavamo e che ci scambiavamo come fossero figurine; purtroppo non erano immagini sportive, ma oggetti di guerra e di morte. Fu in quel periodo che giunse a mio padre una tristissima notizia:suo nipote, un giovane padre di due bambine, era stato catturato a Modena dai fascisti, accusato di collegamento con i partigiani, messo al muro e fucilato. La sua foto è tuttora esposta, con tante altre, su una parete della Ghirlandina, davanti alla quale mi sono fermato spesso per un pensiero ed una breve preghiera. Naturalmente anch’io ne fui profondamente addolorato e crebbe la mia avversione per gli occupanti anche se in quel momento un episodio , di cui fui unico testimone, mi lasciò piuttosto confuso e turbato. Lavorava in un carrozzone, sistemato davanti casa nostra sempre lo stesso soldato alto, magro, semicalvo, non più giovanissimo, leggermente claudicante. Tutte le sere, all’imbrunire, seduto su uno sgabello, suonava una scolorita fisarmonica. Ascoltavo, rapito, quella musica mentre il tedesco mi osservava, qualche volta sorrideva, mi chiedeva il nome ed alla fine mi salutava con un ciao ed un cenno della mano. Una sera depose lo strumento , si alzò, aprì un cassetto, ne trasse una foto piuttosto sgualcita e me la porse guardandomi intensamente. Rappresentava una signora bionda, dal viso scarno e due bambini vispi e sorridenti; dopo una lunga occhiata, mentre gli restituivo la foto, sobbalzai: due grosse lacrime gli rigavano il viso; era triste, com- La premiazione di Enzo Boccafoli, vincitore del concorso mosso; si passò una mano sugli occhi, diede un ultimo sguardo alla foto e la ripose nel cassetto. Anche questi soldati , pensai, sono esseri umani con i loro sentimenti, i loro affetti, le loro debolezze; non dimenticherò mai quelle lacrime. Giunsero infine i giorni in cui iniziarono a diffondersi voci sull’arrivo degli Americani: hanno superato gli Appennini, sono tanti, hanno raggiunto Bologna. Una notte fummo tenuti completamente svegli dai rumori più disparati: comandi secchi, scoppi, sferragliare di camion ed altri. Non posso descrivere lo stupore che ci colse al mattino nel vedere un cortile vuoto e nessun tedesco nei pressi, mentre un silenzio irreale era rotto soltanto dal rumore di un aereo, conosciuto da tutti come “cicogna” e che sapevamo avere soltanto compiti di sorveglianza. Uscimmo mentre un gruppetto di soldati con il fucile imbracciato, strisciando lungo i muri, si avvicinò lentamente a mio padre, chiedendo informazioni su un’eventuale presenza di tedeschi. Finalmente liberi! Dai bordi della strada vidi passare in quel giorno memorabile centinaia, forse migliaia, di auto, mezzi blindati, carri armati, camion di soldati che esultavano insieme a noi, lanciando ogni sorta di dolciumi. Penso sia questa l’immagine più bella per concludere una testimonianza che rimarrà per sempre scolpita ed indelebile nella mia mente. IN CHIESA E IN ORATORIO Festa della famiglia, benedette le tovaglie La benedizione delle tovaglie da parte di don Franco Passoni, nella chiesa di Velasca. Accanto, il pranzo delle famiglie all’oratorio di Via Valcamonica VIMERCATE (sgb) Oratori in festa la scorsa domenica per ricordare l’importanza non solo della famiglia, ma anche delle relazioni e dei rapporti che nascono all’interno di una comunità. Insieme alla Chiesa Ambrosiana infatti anche la «Comunità Pastorale Beata Vergine del Rosario» ha voluto trascorrere una domenica di festa, iniziando la giornata con la benedizione delle tovaglie, che si è tenuta durante le messe della mattina. E’ seguito il pranzo comunitario all’orator io «Cristo Re» di via Valcamonica e «San Giovanni Bosco» di Burago. Giochi e animazione, svolti nel pomeriggio all’interno delle diverse parrocchie, hanno coinvolto i bambini e i ragazzi delle di- verse fasce d’età. «La famiglia è come una pagina di Vangelo vivente - ha commentato don Marco Fusi - I gesti quotidiani raccontano di un Gesù che è vivo in mezzo a noi e allora oggi dev’essere - ha concluso - un’occasione perché ogni famiglia si accorga che il Vangelo lo vive già ogni giorno».