R. Guardini, Accettare se stessi

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R. Guardini, Accettare se stessi
Autore: Romano Guardini
Titolo: Accettare se stessi
Editore: Morcelliana
Pagine: 72
Prezzo: 7,00 €
Anno di prima edizione: 1987
ISBN: 978-88-372-1456-2
A cura di Elena Ovidi
Il libro si sviluppa in due capitoli: il primo tratta dell’accettare se stessi, il secondo del conoscere l’uomo
attraverso la conoscenza di Dio.
Nel primo capitolo si muove dall’osservazione secondo cui ciascuno, per sé, è il dato per eccellenza: ciò significa
in primo luogo che l’essere se stessi è la cosa ovvia, il nucleo di tutto, a cui tutto si riferisce. Ma va inteso anche
nel senso che si è stati “dati” da Qualcun altro. In questo dono è posto un compito, il più grande, quello di essere
ciò che si è. Significa quindi riconoscere e accettare il male che è in sé, non fuggire da se stessi e rispettare i
propri limiti e le proprie insufficienze. Tale compito può risultare molto difficile, perché non siamo in grado di
spiegare noi stessi, per questo è necessaria la fede. Gli interrogativi dell’esistenza, secondo Guardini, trovano
risposta solo in riferimento a Dio, nel ricevere continuamente se stessi dalla Sua volontà. A partire da questa
constatazione l’autore sottolinea come attraverso l’accettazione di sé si costruisca il proprio futuro: è corretto
criticarsi e pentirsi ma nel rispetto di ciò che Dio ha creato in ciascuno. Questo rispetto trova il suo fondamento
nel fatto che Dio per primo ha rispetto per l’uomo. Ciò vale anche in riferimento alla Grazia e alla salvezza: esse
non cancellano l’uomo, che conserva la sua identità personale. Per accettare se stessi, è però necessario
conoscersi davvero ma al contempo è possibile conoscersi solo se ci si accetta ed è lo Spirito Santo che rende
possibile quest’unione. Al termine del primo capitolo l’autore si interroga sull’insufficienza dell’idea di Dio e
suggerisce due direttrici per aumentarne la comprensione: la Sacra Scrittura e la vita personale di ciascuno.
Affrontare la domanda “chi è Dio?” richiede “grande cautela, vigile onestà, sincera umiltà e autentico
pentimento, ed è necessario per la comprensione di Dio e l’autocomprensione dell’uomo.
Nel secondo capitolo Guardini si chiede se esiste un’immagine di uomo, di se stesso per se stesso. L’uomo è
stato creato a immagine di Dio, ma di Dio non esiste nessuna immagine. Vengono quindi prese in
considerazione sei immagini dell’uomo che sono state proposte nell’epoca moderna, dal materialismo,
dall’idealismo, dalla sociologia, dall’individualismo, dal determinismo e dall’esistenzialismo. Queste immagini
però si contraddicono a vicenda e ciò perché esse non considerano la relazione con Dio, condizione necessaria
per avere conoscenza dell’uomo. Bisogna quindi comprendere cosa significa che l’uomo è immagine di Dio:
“immagine” non va intesa nel senso di copia ma di traduzione. L’autore argomenta quindi la necessità di Dio per
conoscere l’uomo: lo stesso individua alcune determinazioni che la Rivelazione fornisce sull’immagine di uomo.
Guardini considera inoltre la questione del “nome dell’uomo” a partire da un brano dell’Apocalisse. Dopo aver
spiegato il significato del nome, che dischiude l’essenza dell’uomo e gli permette di stare nella comunità, si indaga
come giungere al nome autentico, che dev’essere dato insieme dall’”io” e dal “tu” e che non è possibile
raggiungere se non attraverso l’amore di Dio. Infine l’autore si sofferma sull’immagine della vicinanza e della
lontananza di Dio, i due poli che descrivono la relazione sull’uomo e Dio. Ripercorrendo la storia della salvezza
si evidenzia l’alternanza di lontananza-inaccessibilità di Dio e della Sua vicinanza, che ha il culmine nel divenire
cibo e bevanda per l’uomo. Questo movimento alterno si può ritrovare anche nella vita del singolo e in quella del
mondo: nel momento in cui Lo si percepisce lontano Dio in realtà è più vicino che mai.