La libertà di chi?

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La libertà di chi?
George Lakoff
La libertà di chi?
Traduzione di Valeria Roncarolo
EDIZIONI
George Lakoff
La libertà di chi?
Progetto grafico: Gaetano Cassini
Coordinamento produttivo: Progedit & Consulting,Torino
Copyright © 2006 by George Lakoff
George Lakoff
Whose Freedom?
The Battle Over America’s Most Important Idea
© 2008 Codice edizioni,Torino
ISBN 978-88-7578-086-9
Tutti i diritti sono riservati.
Per le riproduzioni grafiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi
inserite in quest’opera, l’Editore è a disposizione degli aventi diritto,
nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione
nei riferimenti bibliografici.
A Kathleen
Indice
Introduzione
ix
In nome della libertà
3
Parte I. La libertà incontestata
Capitolo 1
5
La libertà è la libertà è la libertà
Capitolo 2
11
Perché la libertà è qualcosa di viscerale
Capitolo 3
23
La logica della libertà semplice
45
Parte II. La libertà contestata
Capitolo 4
47
La metafora della nazione come famiglia
Capitolo 5
55
La libertà progressista: i fondamenti
Capitolo 6
77
La libertà conservatrice: i fondamenti
Capitolo 7
91
Causalità e libertà
109
Parte III. Forme di libertà
Capitolo 8
111
Libertà personale e populismo
Capitolo 9
125
Libertà economica
Capitolo 10
145
Religione e libertà
Capitolo 11
175
Politica estera e libertà
197
Parte IV. Idee e azioni
Capitolo 12
199
La “libertà” di Bush
Capitolo 13
213
Riprendersi la libertà
235
Letture consigliate
241
Ringraziamenti
Introduzione
In nome della libertà
Le idee sono importanti, e forse nessun’altra ha mai avuto un’importanza maggiore di quella di libertà.
La tesi centrale di questo libro è semplice: nell’America di oggi
esistono due differenti concezioni di libertà, che nascono da due
modi molto diversi, politicamente e moralmente, di vedere la realtà e
che stanno dividendo il paese.
L’idea tradizionale di libertà è di tipo progressista: ossia si possono
concepire più chiaramente i valori tradizionali nei termini di un
cambiamento che è stato invocato e applaudito per oltre due secoli.
L’America è stata una nazione di attivisti, che ha costantemente esteso le sue libertà più gelosamente difese:
– l’estensione della partecipazione cittadina e dei diritti di voto dai
proprietari terrieri maschi di razza bianca ai non proprietari, agli
ex schiavi, alle donne, a coloro che erano esclusi sulla base di pregiudizi, ai votanti più giovani;
– l’aumento delle opportunità, migliori lavori, migliori condizioni
e indennità in ambito lavorativo a un numero sempre maggiore
di americani: dagli uomini alle donne, dai bianchi alla popolazione di colore, da individui nati in America a quelli nati all’estero,
dagli anglofoni a coloro che parlano altri idiomi;
– l’estensione dei diritti dei lavoratori (libertà da condizioni di lavoro disumane) attraverso la creazione dei sindacati: dal lavoro
schiavistico alla giornata di otto ore, alla settimana di cinque giorni, al salario, al permesso per malattia, al compenso per gli straordinari, alle vacanze pagate, al congedo per maternità, e così via;
– l’allargamento dell’educazione pubblica dalla scuola elementare
alla scuola media, superiore, universitaria e post-universitaria;
– il passaggio da una conoscenza scientifica condotta da figure isolate – come quella di Benjamin Franklin – a quella svolta da istituzioni scientifiche all’interno di grandi università ed enti gover-
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–
–
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nativi – come la National Science Foundation e i National Institutes of Health1;
l’ampliamento della sanità pubblica e l’allungamento dell’aspettativa di vita;
l’aumento della protezione del consumatore attraverso una più
efficace regolamentazione da parte del governo della condotta
immorale e irresponsabile delle imprese e tramite cause legali collettive portate avanti nell’ambito del sistema giudiziario;
il progresso di nuovi mezzi di comunicazione e l’estensione della
libertà di parola, dai giornali locali alla vastità delle possibilità oggi
raggiungibili tramite internet;
l’allargamento della possibilità di accedere ai capitali dai ricchi
proprietari terrieri e dai banchieri a un numero sempre maggiore di persone comuni, che oggi possono ottenere un prestito;
l’estensione, su scala globale, della libertà dal sistema colonialistico
(perlopiù grazie al sostegno della politica estera americana).
Queste sono alcune delle tendenze progressiste della storia americana. Questo progresso non è sempre stato lineare e le varie fasi sono
state ben lontane dall’essere perfette, ma in ogni caso tali tendenze
sono state sotto gli occhi di tutti, fino a poco tempo fa.
Il sorgere di un conservatorismo radicale in America minaccia di
arrestare e invertire queste e altre tendenze progressiste, insieme alla
stessa nozione progressista di “libertà” che ne è stata la linfa vitale.
A questo va aggiunto che l’inversione di tendenza si è messa in
moto a un ritmo molto veloce. Sono stati minacciati i diritti di voto,
soppressi o trapiantati all’estero i lavori con un buon salario e ridotti
o del tutto cancellati i vantaggi. L’educazione pubblica è stata minata
alle fondamenta e la scienza è sotto tiro. I media si stanno concentrando in monopoli, le regolamentazioni delle imprese vengono eliminate, il sistema di giustizia civile è minacciato, i programmi per la
sanità pubblica vengono tagliati. Sono in corso la distruzione dei sindacati e l’eliminazione delle indennità lavorative. Nascono nuove
leggi sulla bancarotta che limitano l’accesso al capitale delle persone
comuni, e inoltre stiamo assistendo alla promozione di una nuova
forma di colonialismo basato sul libero mercato sotto forma di ac1
Rispettivamente agenzia indipendente statunitense che promuove la ricerca scientifica e
l’ingegneria attraverso programmi e progetti educativi e agenzia del Ministero della salute che si occupa di ricerche in campo medico. [N.d.T.]
In nome della libertà
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cordi di libero commercio e globalizzazione, e addirittura all’uso della forza militare a sostegno di questi tipi di politica.
Tuttavia, per i conservatori radicali, queste tendenze non sono viste
come un allontanamento dalla libertà, ma come un avvicinamento alla
loro versione di libertà. Laddove nell’ultimo secolo la maggior parte
degli americani ha assistito a un’estensione delle libertà, questi conservatori vedono in ciò che è avvenuto una riduzione di ciò che essi considerano come “libertà”. Ciò che li rende “conservatori” non è il fatto
che essi vogliano conservare le conquiste di coloro che hanno lottato
per consolidare la democrazia americana, ma al contrario: essi vogliono tornare indietro, a prima che queste libertà progressiste fossero stabilite. Quello che vogliono conservare, nella maggioranza dei casi, è la
situazione antecedente all’estensione delle tradizionali idee americane
di libertà: essi vogliono ritornare a prima della grande estensione dei
diritti di voto, dell’istituzione dei sindacati, della tutela dei lavoratori e
delle pensioni, delle leggi sui diritti civili, della creazione di un sistema
di sanità pubblica e della tutela dell’ambiente, del Social Security Act e
di Medicare2, delle scoperte scientifiche che hanno contraddetto i
dogmi religiosi fondamentalisti. Ecco perché si appellano costantemente alla cosiddetta lettura “originalista”, in senso stretto, della Costituzione (che la segue alla lettera e non nel suo spirito), a “giudici attivisti” piuttosto che a una popolazione innatamente attivista.
Ci porremo tre domande:
– In che modo i conservatori stanno cercando di far fare marcia indietro alla libertà?
– Perché vogliono rovesciare le libertà tradizionali?
– Che cosa intendono per “libertà”?
La libertà definisce cosa sia l’America e oggi corriamo il rischio che
ci venga rubata. La destra radicale sta procedendo a ridefinirne lo
stesso concetto. Perdere la libertà è una cosa terribile, ma perdere il
concetto di libertà è ancora peggio.
La costante ripetizione della parola “libertà” da parte della cassa
di risonanza mediatica della destra è uno dei meccanismi di quel
2
Il Social Security Act è una legge degli Stati Uniti firmata il 14 agosto 1935 da Franklin
D. Roosevelt, che introduceva, nell’ambito del New Deal, indennità di disoccupazione,
malattia e vecchiaia. Il Medicare è invece un programma di assicurazione medica gestito
dal governo statunitense che dà copertura agli ultrassessantacinquenni. [N.d.T.]
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“furto” dell’idea di libertà che si sta compiendo. Quando questa parola è usata dalla destra, il suo significato muta, gradualmente, quasi
impercettibilmente, ma muta.
I discorsi al convegno nazionale dei repubblicani del 2004 invocavano continuamente le parole “libertà” e “libero”. George W.
Bush, nel suo secondo discorso d’insediamento, utilizzò queste parole 49 volte3 in 20 minuti, cioè ogni 43 parole. E se si prendono in
considerazione i loro contrari (“tirannia”, “dittatura”, “schiavitù” e
così via) così come le parole associate – come “democrazia” – la proporzione aumenta ancora. A partire dalle freedom fries4, fino ad arrivare al Freedom Film Festival, la destra rivendica la parola “libertà”
come suo marchio di fabbrica: si pensi al “National Liberty Journal”,
alla Liberty University e al Liberty Counsel di Jerry Falwell5, alle
operazioni in Iraq “Freedom” ed “Enduring Freedom”, e l’elenco
potrebbe ancora continuare.
Per molti progressisti l’utilizzo da parte della destra della parola
“libertà” è puramente ipocrita e George W. Bush è il primo degli
ipocriti. I liberali si chiedono come Bush possa dare un qualsiasi senso a questa parola quando, in nome della libertà, imprigiona a tempo
indefinito centinaia di persone a Guantanamo, senza concedere loro
il diritto di un giusto processo; quando, in nome della libertà, approva la tortura; quando, in nome della libertà, ha dato avvio a una guerra preventiva basandosi su delle false premesse e retroattivamente afferma che è stata intrapresa in nome della libertà; quando, in nome
della libertà, causa la morte di decine di migliaia di civili iracheni innocenti; quando dà il suo sostegno a regimi oppressivi in Arabia Saudita, Egitto e Pakistan, mentre allo stesso tempo afferma di voler promuovere la libertà nel mondo islamico; quando, in nome della libertà,
3 Le 49 volte si riferiscono in realtà a tre parole in inglese:“freedom” (libertà),“free” (libero/a) e “liberty” (libertà); per l’univocità della traduzione in italiano del primo e del
terzo termine, si è scelto di utilizzare la parola unica “libertà” qui e nel corso dell’intero
libro, ad eccezione dei punti (segnalati) in cui le due parole siano utilizzate con sfumature diverse che le distinguono una dall’altra. [N.d.T.]
4 È la definizione che nel 2003 sostituì nei locali e ristoranti del Congresso, per volere di
alcuni suoi rappresentanti (Ney e Jones), quella classica di french fries (patatine francesi),
per indicare le patatine fritte, come atto di protesta e boicottaggio simbolico nei confronti della Francia, in seguito alla decisione del paese di opporsi all’invasione dell’Iraq.
[N.d.T.]
5 Rispettivamente giornale, università cristiana e un’organizzazione legale che si propone
la promozione di specifiche libertà religiose e dei valori della famiglia e della sacralità della vita, che fanno riferimento al reverendo evangelico Jerry Falwell. [N.d.T.]
In nome della libertà
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è d’accordo nel revocare il diritto di voto agli elettori afroamericani
in Florida e in Ohio; quando, sempre in nome della libertà, cerca
d’impedire alle donne di prendere le proprie decisioni in campo medico, d’impedire a coppie che si amano di sposarsi, di proibire alle famiglie di decidere di spegnere le macchine che tengono in vita i loro
cari quando sono già tecnicamente morti.
Come può Bush dare un senso alla parola “libertà” quando va
contro le quattro libertà di Franklin Delano Roosevelt: la libertà di
parola, di religione, dalla miseria e dalla paura? La sua politica agisce
contro la libertà dalla miseria spingendo sempre più americani verso
la povertà, negando il suo consenso anche al più piccolo aumento
del salario minimo, cercando di mettere fine alla Social Security. Con
la promozione di una mentalità da assediati – annunciando allarmi
arancio e parlando in continuazione di “terrore” –, Bush crea e alimenta un senso di paura, praticamente uno stato di emergenza permanente, invece di promuovere la libertà dalla paura. Il Patriot Act,
approvato nel momento culmine di questa paura, fornisce nuovi poteri politici al governo, limitando le libertà personali. Il presidente
agisce andando contro la libertà di parola incoraggiando il monopolio dei media, attraverso le intercettazioni telefoniche, facendo in
modo che l’IRS6 minacci lo status economico dei gruppi che gli si
oppongono, richiedendo a tutti i presenti ai suoi discorsi pubblici di
prestargli un giuramento di lealtà e secretando più documenti governativi di quanto non abbiano mai fatto le precedenti amministrazioni dell’ultimo periodo. Lavora contro la libertà di stampa pagando
segretamente i giornalisti perché promuovano la sua linea politica e
negando l’accesso ai media a quei reporter che invece sono critici
verso di essa. Bush lavora contro la libertà di religione nel suo tentativo d’imporre la preghiera nelle scuole a coloro che non vogliono
pregare, permettendo che vengano spesi dei fondi federali per sostenere una religione (quella cristiana), introducendo nelle aule un’idea
religiosa (quella dell’intelligent design7) e sostenendola tacitamente,
promuovendo programmi governativi di ogni genere basati sulla
6 L’ente
7 Teoria
governativo che si occupa di riscuotere le tasse. [N.d.T.]
evoluzionistica di stampo creazionista, risalente a William Paley (1802), secondo
cui la complessità del mondo biologico è tale da non poter essere spiegata semplicemente in termini di selezione naturale, ma è invece frutto di un intelligent designer, ossia un
agente trascendente dotato di intelligenza, più o meno esplicitamente identificato con la
divinità. [N.d.T.]
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La libertà di chi?
fede, che mettono il denaro dei contribuenti e il controllo sociale
nelle mani di chiese approvate dalla sua amministrazione. Che cosa, si
chiedono i progressisti, può mai voler intendere quando afferma che
questo tipo di azione promuove la “libertà”? La conclusione di molti progressisti è che l’uso della parola a fronte di queste linee politiche tende a renderla priva di significato.
Sì, Bush opera per contraddire l’idea progressista di libertà, la mia
idea di libertà. Tuttavia i progressisti stanno peccando di fantasia
quando pretendono che la loro idea di libertà sia l’unica possibile e
quando negano che la destra radicale abbia una qualsiasi idea di cosa
sia la libertà. Negarlo porta a pensare che Bush non stia dicendo nulla quando parla di “libertà”, che stia semplicemente degradando il
linguaggio, che chi non dà significato a quello che dice è semplicemente autore di una propaganda cinica e opportunista.
Pensando in questo modo, i progressisti stessi stanno chiudendo gli
occhi di fronte alla reale e graduale ascesa della destra verso il dominio
culturale e politico. È forte la tentazione di liquidare Bush e i membri
della destra radicale come bugiardi e ipocriti, ma è troppo facile. Invece fa molto più paura pensare che Bush e gli altri appartenenti alla destra intendano proprio quello che dicono, che abbiano un concetto di
“libertà” così estraneo ai progressisti che molti di questi ultimi non
riescono nemmeno a comprenderlo e ancor meno a difendersi da
esso. Ed è ancora più inquietante il fatto che la destra si stia gradualmente impadronendo dell’idea di libertà e che questo fatto stia passando inosservato sotto gli occhi di un gran numero di persone.
La maggioranza degli americani crede che la parola “libertà” abbia un unico significato. Ed è funzionale ai propositi della destra che
il pubblico pensi che progressisti e conservatori stiano utilizzando la
stessa idea, in disaccordo solamente su quale delle due parti ne sia il
rappresentante più forte; è funzionale agli scopi della destra dire che
non esiste nessun tipo di furto dell’idea di libertà, che non c’è assolutamente nessuna sfida in corso: più a lungo rimane invisibile questo
tentativo di furto, migliori sono le sue probabilità di successo.
Anche i democratici dalle impeccabili credenziali liberali stanno
aiutando la destra radicale in questo processo di negazione. Sono stato ospite di un programma della National Public Radio proprio
dopo il secondo discorso d’insediamento di Bush, a discutere della
notevole ripetizione della parola “libertà”. L’ospite che veniva dopo
di me era la brillante ed eloquente Elaine Kamarck, una figura importante nell’amministrazione Clinton, ora alla Kennedy School of
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Government di Harvard, che negò che esistesse, o potesse esistere,
più di un significato della parola libertà. «La libertà è la libertà è la libertà», disse con assoluta sicurezza, rifacendosi al «Una rosa è una
rosa è una rosa» di Gertrude Stein8. Il presentatore radiofonico Rush
Limbaugh, politicamente schierato a destra, si affrettò a seguire la Kamarck sostenendo che esiste un’unica e sola idea di libertà. Ora, se la
libertà di Bush e Limbaugh è l’unica idea di libertà esistente in America, allora la destra radicale ha già vinto.
Ma in realtà i conservatori non hanno vinto, almeno non ancora!
Se avessero vinto, se la libertà fosse stata ridefinita nei loro termini in tutta la nazione, se la nostra libertà se ne fosse andata per
sempre e la loro l’avesse rimpiazzata, allora non avrebbero bisogno
di ripetere questa parola ancora, ancora e ancora. La ragione della
ripetizione è cambiare non solo l’opinione delle persone, ma le loro
stesse menti. Se fossero riusciti a inculcare la loro versione di libertà nella mente di tutti gli americani, o almeno della maggioranza,
allora potrebbero semplicemente dare per scontata la libertà così
come la definiscono.
8
Famosa frase della scrittrice americana Gertrude Stein (1874-1946), che sottolinea l’evidenza di senso data dalla referenzialità del significante rispetto al significato. La citazione è tratta da Teneri bottoni (1914), in cui la Stein inizia la sua opera di scomposizione linguistica, proponendo una scrittura in cui la parola diventa suono ideogrammatico in sé
stessa, oppure ripetizione incessante, che destabilizza la linearità del discorso. Per la scrittrice non esisteva una differenza tra letteratura e arti figurative, musicali o meccaniche: la
parola e la frase dovevano avere un ritmo, più che un senso compiuto. [N.d.R.]
9 Disciplina strettamente legata alla storia della filosofia e alla storia delle idee (ma non
esclusivamente coincidente con esse) che studia le persone che hanno creato, diffuso e
scritto e in qualsiasi modo diffuso le proprie idee. [N.d.T.]