Vademecum di scrittura di un incipit

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Vademecum di scrittura di un incipit
 LICEO SCIENTIFICO STATALE “GALILEO GALILEI” ­ PESCARA Progetto Competenze 2011­2012 Titolo del progetto Partire con il piede giusto. Tecniche di scrittura degli incipit narrativi Vademecum di scrittura di un incipit Prof. Andrea Bollini Classe 1° H Anno Scolastico 2011/2012 VADEMECUM DI SCRITTURA DI UN INCIPIT NARRATIVO Iniziare bene un testo significa già essere a metà dell’opera. Per questo occorre saper partire con il piede giusto. Nella scrittura letteraria non esistono regole rigide da rispettare, a parte quelle linguistiche, ma esistono tecniche che ci consentono di scrivere in modo più efficace. E sono queste tecniche che noi dobbiamo imparare, dopo averle conosciute. Ogni storia, ogni narrazione, si compone di tre fasi: l’inizio, lo sviluppo, la conclusione. Sono tre parti importantissime per poter tenere sempre alta la tensione e stimolare il coinvolgimento, l’attenzione, la curiosità del lettore. Perché occorre sempre ricordare che SCRIVERE è COMUNICARE: noi non scriviamo per noi stessi, ma per comunicare qualcosa agli altri, ai nostri lettori. Un incipit è una parla che deriva dal latino e significa “inizia”. L’incipit è l’inizio di un testo. Dunque è il punto di partenza del nostro viaggio, del viaggio della nostra scrittura. Il punto di partenza può essere uno spazio, un tempo, un personaggio. Il punto di partenza può essere anche subito in mezzo alla storia (in medias res) e poi progressivamente faremo un viaggio a ritroso per tornare all’inizio (anticipiamo degli eventi – prolessi ‐ e poi ricostruiamo andando a ritroso con la nostra macchina del tempo – flashback). Il punto di inizio è anche il punto dal quale inizia l’universo narrativo del nostro racconto. Perché scrivere è sempre creare qualcosa che non esiste: questo nuovo mondo che creiamo sulla carta può, anzi deve, assomigliare alla realtà (verosimile), ma poi se ne deve distaccare un po’ (nel racconto realistico) o molto (nel racconto fantastico). Iniziare a scrivere significa SCEGLIERE ed è sempre difficile scegliere: a volte hai cento idee nella testa e non riesci a sceglierne una, altre volte ti sembra di avere la testa vuota perché non ti soddisfa nulla. Ecco allora che vengono in nostro aiuto le tecniche di scrittura, di cui già da secoli si è occupata la retorica classica, poi l’analisi del testo, oggi la scrittura creativa. 1. PENSARE AL LETTORE Secondo alcuni, l’incipit è come un’esca per il lettore, un aperitivo di quello che accadrà. Ma non deve essere un riassunto di quello che succederà, quanto uno stimolo, una scintilla, un primo assaggio della storia. Nell’incipit noi dobbiamo essere bravi a catturare l’attenzione del nostro lettore e stimolare in lui la voglia di continuare a leggere: dobbiamo essere in grado di captare l’attenzione ed il suo interesse (captatio benevolentiae). 2. TIPOLOGIE DI INCIPIT Esistono varie tipologie di incipit. Ne possiamo riepilogare alcune, anche se ce ne sono molte altre. 1. INCIPIT DESCRITTIVO dell’ambiente o del personaggio (“Quel ramo del lago…”, “Era una notte buia e tempestosa…”: anche se questo è un inizio da non imitare, scontato e banale; “Era una donna molto affascinante…”); 2. INCIPIT TEMPORALE, che presenta i fatti secondo un ordine cronologico o individua subito le coordinate temporali (“C’era una volta, tanto tempo fa…”) 3. INCIPIT IN MEDIAS RES, che immette subito nel cuore dell’azione (“In quel momento apparve sulla porta…”) 4. INCIPIT IN PRIMA PERSONA, in cui la voce narrante del protagonista inizia il proprio racconto in prima persona (“Non ero pazzo….”) 5. INCIPIT COMUNE, che presenta una situazione comune, casuale, banale, che poi però viene interrotta da un evento inatteso (“Era un giorno come altri…”) 6. INCIPIT DIALOGICO: anche se raro, ci sono autori che iniziano la narrazione con un dialogo (“‐ Scendi dalla soffitta, Adam – gridò la mamma”) Come vedi in ogni incipit c’è la creazione di una storia, di un mondo parallelo a quello reale che comincia a prendere forma. Un inizio efficace, come abbiamo detto, serve a catturare subito l’attenzione del lettore, a stimolarne la curiosità e la voglia di proseguire nella lettura. Per questo l’espediente molto usato è quello di iniziare nel bel mezzo di una situazione o azione (in medias res). 3. ESSERE EFFICACI Per iniziare bene occorre ⇒ CREARE UN’ATMOSFERA, un paesaggio, un contesto carico di presagi e di suggestioni, evocativo; ⇒ PRESENTARE IL PROTAGONISTA con cui si identifica il lettore: è questo il momento “magico” della narrazione; ⇒ DELINEARE L’INTRECCIO dei fatti, il labirinto del racconto, il filo della storia, che il lettore dovrà dipanare. ⇒ INDIVIDUARE L’OBIETTIVO: che cosa o chi vogliamo portare subito in “scena” e mostrare al lettore? ⇒ SCEGLIERE UNO STILE: stabilire subito in quale persona narrare (prima, seconda, terza, etc.) e quale registro linguistico usare (colloquiale, aulico, solenne, quotidiano, etc.). L’incipit non deve mai essere banale o noioso: il suo compito principale è quello di portare il lettore all’interno della storia quando ancora non si sa nulla dei personaggi e dei fatti che accadranno. Per catturare l’attenzione, occorre saper creare all’inizio originalità e mistero. Molta importanza ha anche l’esercizio: si possono leggere tanti incipit e vedere come sono fatti. Sul sito www.incipitario.com trovi tanti incipit che possono anche ispirarti. 4. QUANDO SCRIVERE UN INCIPIT Ma l’incipit si scrive prima o dopo aver ideato la storia? Ogni autore si regola in modo diverso: alcuni scrivono prima l’incipit perché la storia poi si dipana da lì, altri scrivono prima la storia, lo sviluppo, il finale e poi scrivono o riscrivono l’incipit. Ad esempio, Edgar Allan Poe scriveva prima il finale e poi l’incipit. Dunque l’importante non è quando scriverlo, ma come scriverlo perché l’incipit deve essere FUNZIONALE alla narrazione della storia, cioè deve essere il più adatto per quella storia. 5. COME INIZIARE A SCRIVERE UN RACCONTO Per ideare un racconto esistono in genere due modi: ⇒ pensare prima alla trama e poi al personaggio, ⇒ pensare prima al personaggio e poi alla trama. Di solito bisogna anche scegliere all’inizio il genere (fiaba, racconto/romanzo fantastico, storico, fantascientifico, giallo, etc.). A volte possiamo anche decidere il titolo subito. La trama si costruisce man mano che si focalizzano i particolari. E’ meglio prendere appunti sulle idee che ci vengono in mente e che possono scaturire da tanti particolari (un profumo, un sapore, un sogno, un incontro, etc.), tenendo sempre attenzione alla coerenza, così che la storia comincerà piano piano a formarsi. Quando partiamo da una trama, di solito avremo ben presente il dipanarsi della storia, in quanto abbiamo già scritto il canovaccio intorno al quale ruoteranno i personaggi. Di solito la prima idea comporta il coinvolgimento emotivo di noi stessi come autori, così all’improvviso da una situazione che abbiamo vissuto: per essere bravi ad inventare dobbiamo essere bravi ad immedesimarci in noi stessi e viaggiare dentro la nostra memoria, ricostruire i nostri vissuti, le persone che abbiamo incontrato e che ci hanno colpito, gli oggetti più cari. La storia parte sempre da un ricerca dentro di noi. Il personaggio, invece, ci si presenta alla nostra fantasia con le sue caratteristiche, il suo comportamento, le sue attitudini, il suo modo di parlare e di vedere le cose, i suoi vissuti, che poi daranno vita alla storia. 6. IN QUALE PERSONA? CON QUALE LINGUA E STILE? Oltre alla parte di invenzione, nel testo narrativo noi dobbiamo utilizzare anche una giusta espressione linguistica, adatta alla tipologia della storia. Innanzitutto occorre scegliere il tipo di narrazione: ⇒ in prima, seconda o terza persona? ⇒ discorso diretto o discorso indiretto? ⇒ lingua colloquiale, parlata, o solenne? L’incipit con l’io narrante, in prima persona, si utilizza quando vogliamo che il protagonista presenti la storia in maniera soggettiva, così che il lettore è portato a immedesimarsi meglio nella storia (ad esempio, nel romanzo psicologico). Spesso la narrazione in prima persona presuppone il discorso diretto. La narrazione in seconda persona è rara, la troviamo nei diari o in altri romanzi, con la funzione di identificare subito il singolo lettore. Nell’esposizione in terza persona la vicenda è presentata da una persona diversa dai protagonisti della storia ed il narratore, in terza persona, può essere onnisciente (conosce i fatti passati, presenti e futuri, il carattere dei personaggi, etc.) o a focalizzazione esterna (punto di vista molto oggettivo, non conosce la storia). In questo caso si utilizza soprattutto il discorso indiretto. Fatta questa scelta occorre trovare uno stile adatto alla storia: scegliere le parole (il lessico giusto per quel determinato personaggio), il registro linguistico (alto, aulico, o basso, popolare, colloquiale), la lunghezza e l’articolazione delle frasi (frasi ipotattiche, molto complesse ed articolate, o frasi paratattiche, molto semplici ed immediate). 7. SVILUPPARE LA STORIA – SECONDA FASE Dopo l’incipit bisogna essere comunque bravi a tenere avvinto il lettore sia nello sviluppo che nel finale. La bellezza del viaggio nel racconto sta nel fermarsi nelle sue diverse tappe e sorprenderci ad ogni tappa (capitolo). La costruzione degli eventi in catena è importante: occorre mettere solo gli eventi necessari e togliere quelli superflui. Per fare questo occorre imparare “l’arte della tensione” sia per alimentarla sia per allentarla. Dobbiamo sempre far succedere qualcosa, ma soprattutto dobbiamo trasmettere a chi legge la sensazione che molto presto qualcosa succederà. Questa progressione la possiamo anche chiamare climax, in quanto la narrazione deve condurre il lettore fino al momento cruciale, quello di massima intensità ed emozione. Ad esempio, nel passare da un capitolo all’altro è utile spezzare un’azione affinché il lettore sia invogliato sempre a continuare per capire come andrà a finire. Il finale della storia, l’epilogo è altrettanto importante perché spesso dà il senso a tutta la storia. Puoi fare un finale aperto (senza rispondere a tutti gli interrogativi) oppure chiuso (finale compiuto) oppure un finale circolare (si ritorna all’inizio della storia). Ma su questo torneremo in seguito. Devi sempre ricordare però che incipit, sviluppo e finale devono tenersi insieme, devono essere coerenti, devono restare sempre legati insieme fra di loro. 8. RILEGGERE Ma una volta terminata la storia, il lavoro non è finito, anzi inizia la parte più importante: la REVISIONE. La revisione comporta una rilettura o più riletture molto attente. Adesso devi assumere i panni del lettore e toglierti quelli dell’autore. Ti devi chiedere: funziona la storia? C’è tensione? C’è noia? Ci sono azioni che non servono nella catena degli avvenimenti? Ci sono azioni che mancano? E’ verosimile che possa accadere realmente questa storia? E’ opportuno fare il controllo di tutti gli elementi descritti: trama, personaggio, ambientazione e tempo, voce narrante, climax, lingua e stile. Ricontrolla le frasi meno significative, ricontrolla i tempi verbali utilizzati, le parole che non ti convincono, gli errori grammaticali e di punteggiatura. Verifica che ci sia una buona tensione, un buon “climax” che deve saper attrarre a sé tutti gli elementi della storia. Può essere importante eliminare le parti inutili di una storia per far risaltare quelle importanti, evitando troppi dettagli che annoiano oppure arricchire un testo che risulta troppo striminzito e sbrigativo. 9. RIEPILOGANDO Bene, possiamo “incipitare” il nostro racconto ricordando: 1. L’incipit serve a coinvolgere il lettore e a creare la narrazione: evitare incipit noiosi e banali 2. L’invenzione narrativa può nascere da una trama o da un personaggio. E’ importante prendere appunti sulla nostra idea narrativa, buttare giù possibili azioni, pensare all’azione centrale/cruciale, scrivere un sommario delle azioni (trama) e poi ipotizzare il titolo e l’introduzione/inizio alla storia. 3. Per essere efficaci bisogna ideare una tipologia di incipit più adatta alla storia: individuare l’obiettivo che abbiamo per l’inizio, creare la giusta atmosfera, portare in scena il personaggio in modo suggestivo, iniziare a delineare l’intreccio. 4. Scegliere lo stile giusto per quella storia: la persona con cui narrare, il tipo di lingua da utilizzare, le parole più opportune per quel determinato ambiente/personaggio. 5. Dopo averlo scritto, rileggere l’incipit dal punto di vista del lettore (saresti soddisfatto tu come lettore?) e revisionarlo (i risultati migliori li otteniamo quando noi diventiamo i più spietati correttori di noi stessi) se qualcosa non funziona. LABORATORIO DI SCRITTURA Dopo aver ideato e scritto la trama di un racconto fantastico o psicologico, scrivi il titolo e l’incipit narrativo del racconto stesso di lunghezza pari ad almeno 20 righe. CHECK LIST (GRIGLIA) DI AUTOVALUTAZIONE E CONTROLLO Elementi da valutare L’incipit è coinvolgente per il lettore? Stimola curiosità e interesse? Funziona? La tipologia di incipit scelta è adatta alla storia? L’atmosfera che si è creata è suggestiva? Il personaggio è interessante e coinvolgente? Le sue caratteristiche sono bene espresse? Nell’incipit si inizia a delineare l’intreccio della storia? L’incipit serve a creare un po’ di tensione o climax, a preparare a successivi avvenimenti? Lo stile scelto è adatto alla storia? La grammatica e la punteggiatura sono corrette? poco abbastanza molto I tempi verbali utilizzati sono corretti e coerenti? Le azioni descritte sono coerenti fra di loro? La catena delle azioni è adeguata? Il filo degli avvenimenti è chiaro e corretto? La revisione è stata accurata? Alunno/a (Cognome, Nome, Classe): _________________________________________________________ Titolo del racconto: ____________________________________________________________________________