emma watson bella a ogni costo meglio se low-cost siti

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N.136 Maggio 2009 www.topgirl.it
2,50 €
1,00 €
BELLA A
OGNI COSTO
MEGLIO
SE LOW-COST
SITI WEB PER
RISPARMIARE
IDEE PER LE
MIE TASCHE
LOOK PER
SOGNARE
10
53
97
SMART
GENERATION
NOI, I RAGAZZI CHE STANNO
CAMBIANDO L’ITALIA:
10 STORIE DA
MILANO A PALERMO
Poste Italiane spa Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1,
comma 1, DCB Verona. Germania Euro 4,50 Grecia
Euro 5,20 Svizzera C.T. Chf 5,20 Svizzera Chf 5,40
EMMA
WATSON
PER FARMI
INNAMORARE
CI VORREBBE
UNA MAGIA
VESTO,
ASCOLTO,
PENSO,
LEGGO,
CREO
hippy
BASTARD SONS
OF DIONISO
LA VERITÀ È CHE
NON SIAMO BASTARDI
ABBASTANZA
CAROLINA
CRESCENTINI
QUANTE BOTTE HO
PRESO PER AMORE
(DEL MIO LAVORO)
FERIRSI IL CORPO
PER NON SENTIRE
LE FERITE DEL CUORE
LA PILLOLA
DEL GIORNO DOPO
TI MANDERÀ
ALL’INFERNO?
MAL D’IPOD
ABBASSA IL VOLUME
Racconto la maia. E la gente per strada
mi sputa Letizia Maniaci, 24 anni, Palermo
SmaRt generation
MIKE PALAZZOTTO
Cambiare il
MONDO?
ragazzi
UN GIOCO DA
Letizia
Maniaci
Sun Wen
Long
Loretta
Fanella
Salvatore
Aranzulla
Selene
Bifi
Giacomo
Acciai
Anna
Adamololo
Andrea
D’ambra
Dino
Amenduni
Eda
Gjergo
2
Dicono di noi che preferiamo la
vita virtuale a quella reale.
Non abbiamo sogni forti e ci
identifichiamo in ciò che
compriamo. ma quanto
scommettete che saremo noi a
costruire un’Italia migliore?
topgirl ha viaggiato da
Palermo alla Brianza per
raccontare le storie di dieci
ragazzi normali che fanno cose
straordinarie. Chi lotta per
l’integrazione e chi fa la pace
con l’ambiente. Chi svela i
segreti delle stelle e chi quelli di
Cosa Nostra. Seguici. E se
conosci storie simili a queste,
scrivi a [email protected]
Foto di Linda Ferrari, xxxx xxxx
WWW.TOPGIRL.IT
È
l’anima della tv più piccola del mondo, che trasmette il telegiornale più lungo del pianeta. Un
notiziario antimaia di un’ora e mezza, in presa
diretta da uno dei territori a più alta densità di boss e
malavitosi: Partinico, 30 chilometri a est di Palermo, un
paese di 28mila anime controllato dalla famiglia Vitale.
Letizia Maniaci, 24 anni, è in prima linea ogni giorno,
in dal mattino, quando con il padre Pino, fondatore,
direttore e speaker di Telejato, esce a realizzare i servizi
della diretta in onda ogni giorno dalle 14.30 alle 16 (www.
telejato.com). Lei è dietro le quinte: riprese, montaggio e
regia. Per fare la reporter Letizia a 16 anni ha
rinunciato a completare gli studi. Papà Pino non
voleva, ma era in dificoltà: da due anni aveva trasformato
il suo studio medico in una tivù locale e gli mancava un
assistente. Così Letizia, che voleva diventare hostess all’aeroporto di Palermo, ha imparato il mestiere della cronista. Talmente bene da meritarsi il premio Maria Grazia
Cutuli come giornalista siciliana emergente: un assegno di
2500 euro tutti spesi per la tivù. Padre e iglia hanno realizzato molti scoop. Sono stati loro a ilmare il pentimento
di Giusi Vitale, la prima donna boss di Cosa Nostra. Loro
a seguire l’arresto del capomaia Lo Piccolo. Le immagini
di Telejato sono state trasmesse da tutte le tivù nazionali
e internazionali. Ma come fanno a essere sempre al posto
giusto al momento giusto? Semplice: le notizie arrivano
anonime al telefono, in diretta, e Letizia corre sul posto con la videocamera. L’emittente copre 25 comuni a
forte iniltrazione maiosa, inclusa la Corleone del boss
Totò Riina, S. Giuseppe Jato e Cinisi, il paese di Peppino Impastato, il celebre protagonista de “I cento passi”.
Obiettivo: dire la verità su Cosa Nostra, facendo nomi e
cognomi, a rischio della vita. “Se tu cresci qui, devi fare i
conti con la maia: è parte della tua vita”, dice Letizia. “I
maiosi sono dappertutto. Fai amicizia, poi un bel giorno
scopri che sono igli di tizio o caio. Certo che ho paura,
sarei stupida se non l’avessi”. La sua famiglia ha subito
molte intimidazioni: lettere minatorie, gomme forate, auto
bruciata, inestre rotte, percosse. Il fratello Giovanni è
stato investito con un motorino. “Per me non è facile fare
questo mestiere. tavolta, dopo la diretta, la gente
per strada mi sputa addosso”. Ma lei va avanti.
“Tenere la schiena dritta, lavorare sodo, dire la verità”.
E al di là del lavoro? “Sono una ragazza normale. Non
seguo la moda, compro ciò che mi piace, anche qualcosa
di griffato, ma di solito sono in jeans e camicia”. Certo,
tempo libero a Letizia ne rimane poco e quel poco lo
passa con gli amici e il idanzato, Francesco. Sono insieme
da un anno, lui fa l’elettricista e ogni tanto dà una mano a
Telejato. Il suo sogno? “Studiare per diventare giornalista
e continuare a restare dietro le quinte”. Improvvisando,
senza copione. Come nella vita vera. Elena Lanzavecchia
Un giorno scrissi
a margherita Hack...
Cambierò la legge che
Eda Gjergo, 19 anni, Firenze
Sun Wen Long, 20 anni, Bologna
I
n Italia è arrivata a
bordo di un gommone. Aveva meno di
un anno e viaggiava in
braccio alla sua mamma, in fuga dall’Albania
verso la terra promessa, l’Italia. Poi, all’età
cinque anni, Eda Gjergo,
è rimasta folgorata dai
corpi celesti visti in tivù.
Da quel momento ha
coltivato la sua passione
per l’astronomia, fino a
intessere una fitta corrispondenza con la celebre
astrofisica Margherita
Hack. “Ho scritto
a lei perché l’ammiravo. E perché
non sapevo a chi
rivolgere le mie
domande” . Una cor-
DONATA ZANOTTI
rispondenza durata due
anni, fatta di lettere, inchiostro e tanta passione. “L’incontro è avvenuto a Firenze, quando ho
finito la terza media”.
Da lì è nata l’idea di
scrivere un libro insieme:
“Così parlano le stelle. Il
cosmo spiegato ai ragazzi”. Con le domande di
Eda, che incarna la sete
di sapere dei giovani, e
le risposte di Marghe-
4
non ci fa essere italiani
U
n po’ metrosexual
alla “Sex & City”, un
po’ bravo ragazzo: 20
anni, capelli lisci e lunghi, un
marcato accento bolognese.
Se mi avesse ricevuto con
una maschera sul viso non
mi sarei accorta che è cinese.
E invece ammicca dagli esotici occhi a mandorla e racconta: “Da piccolo mi
rita, che rappresenta la
fonte della conoscenza.
Oggi, dopo due anni
al prestigioso Collegio
del Mondo Unito di
Duino (Trieste), Eda
studia a Chicago
fisica e computer
science . “Ho sempre
creduto nella possibilità
di raggiungere ciò che
si desidera grazie alla
determinazione. Con
ottimismo e creatività
si inventano percorsi alternativi”. Così, quando
sente parlare di ragazzi
superficiali, ribatte: “Ne
conosco tanti che non
sono così. E semmai,
non è colpa loro ma
dell’ambiente in cui
crescono e delle risorse
che gli offrono. La mia
soluzione? Trovare delle
passioni costruttive e
benefiche alla società,
e provare gioia nel perseguirle. C’è troppo da
scoprire e migliorare, e
ogni campo della conoscenza umana può essere
entusiasmante. L’individuo fa la differenza
e sceglie di amare o no
un’attività. Almeno, così
è per me”.
Ho conquistato
l’impero dei “igli di”
Giacomo Acciai, 25 anni, Arezzo
G
iacomo, Andrea,
ancora Andrea e poi
Elisa: la somma delle
loro età fa a malapena 100
anni, ma lo spirito imprenditoriale di questi quattro
amici potrebbe suscitare l’invidia dei più scafati businessman. Tutto è iniziato
tre anni fa, quando si
sono resi conto che di
futuro, nel mondo del
lavoro, non ce n’era
proprio. Almeno per
loro. Così hanno deciso che
quel futuro se lo sarebbero
costruito con le loro mani
o, per essere più precisi, col
loro cervello. “Quello che
più ci sarebbe piaciuto fare”,
racconta Giacomo, 25 anni,
“era valorizzare un prodotto tipico italiano: il vino”.
Un veloce brain storming
ed ecco l’idea: creare uno
strumento che permettesse
alle aziende di promuovere
i loro prodotti in Italia e nel
mondo. “Dopodiché avremmo offerto la possibilità di
salire su questo palcoscenico
ai migliori, a coloro che
davvero hanno qualcosa da
dire e da dare nel settore
vitivinicolo”. Così due anni
fa è nata “Arezzo Wine”,
manifestazione unica nel suo
genere. Unica e così vincente
da aver addirittura ottenuto
il consenso del Ministro
delle politiche agricole. In
sintesi: si tratta di una iera
per i produttori di vino che
così possono raggiungere
ristoratori, grossisti, distributori e così via. Quest’anno
c’è stata la seconda edizione:
tre giorni di durata e tanti
operatori giunti da tutto il
mondo. Come hanno fatto
questi ragazzi, senza essere
igli d’arte, a convincere i
signori del vino a partecipare
alla loro kermesse? “Siamo
andati a trovarli e abbiamo
esposto il nostro progetto.
Se va bene a voi, va
bene anche a noi:
questo è il messaggio
che abbiamo passato”. Di loro si è parlato in
Europa e oltreoceano: c’è da
scoppiare d’orgoglio. “Sono
solo i primi passi. Il nostro
prossimo obiettivo è collaborare con manifestazioni
simili all’estero”.
Laura de Laurentiis
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vergognavo ad avere
le fessure così minute,
i miei compagni delle
elementari insistevano
sul fatto che vedevo
meno eppure io ci
vedevo bene. Ora invece
ne faccio un motivo di vanto
e di esoticità”.
Sun Wen Long è nato a Brescia ma vive a Bologna. Studente modello di ingegneria
informatica, è diventato un
punto di riferimento per i cinesi di seconda generazione,
ossia i figli della prima ondata di immigrazione. Perché?
Semplice. L’associazione di
cui è portavoce, Associna,
assieme alla più ampia rete
G2, lotta per la revisione
della legge sulla cittadinanza, che discrimina chi è nato
in Italia da genitori stranieri
o chi ci vive fin dall’infanzia. E questa battaglia viene
portata avanti a suon di talk
show e dibattiti, udienze
dal presidente Napolitano e
attività giornalistica.
Secondo la legge, il figlio di
due immigrati può ricevere la
cittadinanza italiana solo al
diciottesimo anno di età. A
patto che dimostri di essere
nato in Italia e di aver risieduto ininterrottamente nel
Paese. “Se per esempio fai un
viaggio all’estero per tre mesi
e hai un buco, quella è una
sfiga enorme”. Chi non ha
le carte in regola per essere
riconosciuto italiano a tutti
gli effetti, una volta compiuti
i 18 anni deve richiedere il
permesso di soggiorno per
motivi di studio o di lavoro.
Insomma, viene equiparato a un qualsiasi adulto
che immigra in Italia: “Ci
sono casi di ragazzi che si
sono ritrovati clandestini,
nonostante siano nati qui,
abbiano studiato in scuole
italiane e siano italiani per
formazione e cultura”. ma
cosa vuol dire vivere
senza cittadinanza?
Non è solo un pezzo
di carta. Se non ce l’hai,
non puoi neppure partecipare a Sanremo. In alcune
biblioteche ti chiedono il
permesso dell’ambasciata o
il nulla osta. Non puoi fare
concorsi pubblici, alcune
università, come la Bocconi,
fanno pagare la retta più
alta indipendentemente dal
reddito familiare perché ti
considerano straniero. E dire
che molti di loro, come Sun
Wen Long, bevono il caffé a
colazione, tifano Juventus e
al riso preferiscono la pasta
al ragù.
Giulia Gadaleta
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Bastano 150 euro e una buona idea...
Sogno (e faccio) una politica diversa. Sulle
orme di Obama Dino Amenduni, 25 anni, Bari
Selene Bifi, 26 anni, Vimercate
i può far politica senza far pagare i costi all’ambiente? Dino Amenduni pensa di sì e per uno dei
candidati sindaci della sua città, Bari, assieme a
quattro amici, si è inventato una campagna elettorale
ecosostenibile. Obama style. Niente volantini, destinati
a diventare carta straccia. Manifesti ridotti al minimo.
Abolite le affissioni abusive e le tradizionali “vele”, ossia
quei camion che trasportano i mega-manifesti creando traffico e inquinamento. Al posto di tutto questo
marchingegno pubblicitario, ci sono solo 150 ragazzi,
tutti sotto i trent’anni, che girano per la città, ascoltano
i cittadini e raccolgono i problemi della gente, quartiere
dopo quartiere. Questi giovani hanno ilma-
S
to 1000 domande di altrettanti cittadini
baresi, a cui seguiranno 1000 risposte del
candidato che saranno messe su YouTube.
Certo, siamo ancora lontani dalle 100mila e-mail degli
americani a cui Obama ha risposto in diretta, online,
dalla Casa Bianca. Ma la strada è decisamente quella. I
150 ragazzi sono stati contattati in due mesi, utilizzando
il meccanismo di Facebook, ossia attrvaerso i propri
amici. E sul social network discutono, organizzano
utto comincia nel 2007, con un bando di concorso
del Parlamento europeo. Selene ha 24 anni e grinta
da vendere. Tre anni prima ha investito ben 150
euro (mica poco per le inanze di una studentessa) nella
realizzazione di un sito. Questa è l’occasione per scoprire
se ha avuto l’intuizione giusta. Presenta il suo progetto
e nel giro di pochi mesi si ritrova vincitrice del World
Aware Education Award. “È così che una piccola idea è
diventata una grande realtà”, racconta. “Poi ha fatto il
giro del mondo e il modello è stato copiato persino negli
Stati Uniti”. Ma di che si tratta? Si chiama Youth Action
for Change, abbreviato Yac (www.youthactionforchange.
org), ed è un organismo internazionale che
T
vive esclusivamente nell’etere. “L’obiettivo
è mettere in contatto via web i giovani che
hanno idee e voglia di fare. Creare un ponte
tra loro e fornire gratuitamente strumenti e
conoscenze per poter realizzare i loro progetti”, spiega Selene Bifi, nata a Vimercate, in provincia
di Milano, laureata alla Bocconi e già pluripremiata. Oggi
sono 120 i Paesi del mondo collegati da questo organismo. “Il nostro carnet formativo non ha limiti di settore e
va dai diritti umani allo sviluppo sostenibile”. Sembrerà
paradossale ma, nonostante altrove si parli moltissimo
2
contest sulla città (dalla fotografia alla cucina). Un vero
e proprio laboratorio politico, destinato a fare scuola.
Il principio di base è semplice. “Tra un cartellone
con la scritta ‘questa aranciata è ottima’ e
lo status su Facebook di un vostro amico
che dice che quella marca di aranciata è
pessima, voi di chi idate di più?”. Questa
frase Dino Amenduni l’ha ripetuta decine di volte. “È
il principio di autorevolezza”, spiega. 25 anni, laurea
specialistica in psicologia della comunicazione, master
in marketing, di mestiere “esperto di comunicazione
politica e social media” Amenduni è il coordinatore di
questo laboratorio politico, guidato da un gruppo di sei
ragazzi di età media 23 anni: oltre a Dino c’è Fabio Di
Fonte, l’altro coordinatore, quindi Vittorio Parisi, Gemma Dipoppa, il videomaker Nicolò Accettura e l’addetto
stampa Danilo Calabrese. Poco male se si pensa
che l’altro candidato sindaco ha fatto una
scelta radicalmente opposta: ha organizzato un casting per trovare i volti dei manifesti da diffondere per la città.
Ludovico Fontana
di Yac, che ha ricevuto anche riconoscimenti dall’Onu,
in Italia il progetto è ancora poco conosciuto. “Io parto
dal presupposto che non bisogna essere persone straordinarie per fare qualcosa di straordinario”, dice. “Il mio
progetto è partito con un budget di 150 euro. Questo
dimostra che non si deve pensare che, per
fare qualcosa di grande, servano molti soldi
o raccomandazioni. Basta con l’immobilismo e diamoci da fare! È vero, io e le sette persone
che lavorano per Yac siamo tutte volontarie e per vivere
facciamo anche altri lavori, ma nel frattempo Yac cresce,
va avanti e persegue obiettivi importanti”.
Dal 2005 è in prima linea su progetti intorno ai diritti delle donne (in collaborazione con Amnesty International) e
ora lavora per quelli dei bambini detenuti nei Paesi in via
di sviluppo (come la Turchia). E se in Italia Selene Bifi è
poco più che una ragazza volenterosa e attiva nel sociale, all’estero il suo impegno non passa inosservato. “La
nostra ultima, grande soddisfazione è stata la nomination
al Forum of Young Global Leaders (www.weforum.org),
un organismo che riunisce i giovani “leaders” in grado di
cambiare le sorti del mondo”.
Selene sarà tra loro: la più giovane italiana di sempre!
Manuela Longo
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Spiego internet agli
italiani Salvatore Aranzulla
Ho travolto la scuola
come un’onda
19 anni, Catania
Anna Adamolo
hi ha visto Anna
Adamolo? Si batte
per un’università
migliore, libera e aperta a
tutti. E quando le parlano
di Mariastella Gelmini
dice: “A fare il ministro
sono più brava io”. E
infatti ha messo su un
uficio, un team e un sito
(ministerodellistruzione.
org). Tutto rigorosamente
virtuale. Ma è proprio
questo il bello. Anna
Adamolo è l’identità
C
Combatto le ingiustizie
del mercato
Andrea D’ambra, 25 anni, Ischia
’idea nasce durante
un un viaggio in
Francia nel 2006.
Lì Andrea, 22enne e
squattrinato, si accorge che quando fa una
ricarica di 20 euro per il
cellulare gliene appaiono
25. Insomma, non solo
non c’è una tassa sulla
ricarica (vi ricordate i 5
euro in più che pagavamo fino a poco tempo
fa?), ma addirittura gli
operatori di telefonia
mobile regalano un bonus. “Così, tornato
L
in Italia, ho pensato di lanciare una
petizione on-line
per l’abolizione dei
5 euro di tassa di
ricarica” , racconta.
Nel maggio del 2006,
il ragazzo di Ischia si
accorge che le firme
aumentano in modo
vertiginoso, al ritmo
di due al secondo. Il
mistero è presto svelato:
“Beppe Grillo nel suo
blog ha dedicato un post
4
alla mia iniziativa”. A
giugno Andrea incontra il comico, che sposa
ufficialmente la causa.
La battaglia continua e
assorbe Andrea per un
anno intero. “Ho do-
vuto lasciare l’università per dedicarmi anima e corpo a
questa cosa, ma ci
credevo tanto”. Il 24
ottobre 600mila firme
vengono inviate alla
Commissione Europea.
Il Governo italiano non
può più far finta di nulla
e vara un decreto legge
nel quale inserisce l’abolizione dei costi di ricarica, diveuto effettivo il
4 marzo 2007. Andrea
D’ambra nel frattempo
ha fondato Generazione
Attiva, un’associazione
in difesa dei consumatori. “Questa battaglia
ha dimostrato che se la
gente si unisce e ci crede
fermamente, si possono
ottenere risultati incredibili”. Lorenzo Citro
collettiva, l’avatar
come dicono gli
smanettoni di Internet. Incarna l’Onda (pro-
vate a scomporre Onda
Anomala: uscirà proprio
Anna Adamolo), e come
il movimento universitario
appare e riappare dando
la scossa agli studenti.
Obiettivo? Frenare le
sforbiciate del governo alle
spese per la scuola, oltre
700 milioni in due anni, e
magari provare a impedire
che la riforma distrugga
il sistema di istruzione
pubblico per regalare gli
atenei a fondazioni private
dietro cui si celano banche,
dieci anni accende il suo primo
computer. A
undici diventa l’esperto
informatico di amici e
parenti. A dodici i suoi
consigli via e-mail e la
sua newsletter raggiungono i 25mila iscritti. A
A
grossi capitalisti e magari
gli interessi della politica.
L’idea di dare un
volto alla marea di
ribellione è di un
gruppo di studenti
e di un docente dell’Accademia di Belle Arti di
Milano. Prima su Facebook, lo scorso autunno.
“Se diventi amico di Anna
Adamolo”, si leggeva
nel proilo del gruppo,
“ti chiediamo di mettere
il suo nome al posto del
tuo”. Un’epidemia di anne
adamolo contagiò il web.
Piano piano, il simulacro
graico ha preso vita. Ha
bucato lo schermo del pc
e ciclicamente è riapparsa
sotto forma di studentesse,
ricercatrici, insegnanti,
tutte precarie. I mille
volti di questa pasionaria
ideale hanno preso forma
in un libro, “Sono Anna
Adamolo. Voci e racconti
dall’onda” (Nda Press).
Ora Anna è una ragazza
colta. A lei piacciono le
parole dificili, ma il succo
è semplice: “Creare un
mondo nuovo”.
Antonio Castaldo
Con la mia arte
addolcisco il mondo
Loretta Fanella, 28 anni, Fiuggi
uando, finita la
scuola media,
ai suoi genitori
disse che avrebbe voluto
fare la creatrice di moda,
si trovò di fronte a un
secco no. A Fiuggi, la
sua città, c’era solo una
scuola, l’alberghiero. E
quella doveva frequentare. Mai costrizione sortì
migliori risultati. Oggi
Loretta ha 28 anni ed è
la ragazza prodigio della
pasticceria internazionale. Contesa dai
Q
migliori cuochi, nel
2007 è stata nominata miglior chef
pasticcere d’Italia.
Ha lavorato all’Enoteca
Pinchiorri, il pluristellato ristorante di Firenze,
ma anche con Cracco a
Milano e con i fratelli
Adrià a El Bulli. Tutto
ciò solo con la semplice e
testarda ostinazione. Corso dopo corso, colloquio
dopo colloquio, a soli 21
anni, creando dolci simili
a opere d’arte, dagli stage
è passata a responsabile
WWW.TOPGIRL.IT
della pasticceria dei ristoranti al top delle classiiche
internazionali. Salvo poi
mollare tutto per amore.
Tre anni fa, mentre
era a Barcellona, ha
conosciuto Paolo,
un barman, ed è
rientrata in Italia per
trasferirsi con lui a Livorno, la sua città d’origine.
Insieme hanno aperto un
locale di fronte al municipio: Cafè Mamà. Loretta
prepara piccola pasticceria
e torte: quella di mele pare
valga il viaggio! Ma non
rinuncia a trasmettere arte
e passione, non solo su
Raiuno a “La prova del
cuoco” ma con consulenze
e lezioni. Nel suo futuro
vede una famiglia, dei igli:
“Ho passato gli anni della
mia gioventù a imparare
un mestiere. Il lavoro è
importante ma la vita è
una sola”. La sua formula
per il successo? “Credere
in ciò che si fa e metterci la
passione, provare le cose e
non tirarsi indietro”.
Elena Lanzavecchia
sedici si ritrova a
guadagnare il doppio di suo padre
grazie agli annunci
pubblicitari inseriti nel suo blog.
Altro che bamboccione! Stiamo parlando di
Salvatore Aranzulla,
classe 1990, il tecnoblogger più famoso d’Italia.
Oggi, a19 anni, i suoi
post sono pubblicati dal
portale Virgilio: aranzulla.tecnologia.virgilio.it.
“Ho più di un milione di
contatti al mese”, spiega.
“Molti sono ragazzi
della mia età, desiderosi
di imparare i trucchi per
usare meglio il web. Le
ragazze impazziscono
per Messenger e i social
network come Badoo”.
Niente male per uno
che non si è mai mosso
da Mirabella Imbaccari, paesino siciliano di
6mila abitanti.«Sono
un autodidatta, perché i
miei non sapevano usare
il computer, non volevano neppure comprarmelo: mi sono praticamente
dovuto incatenare al
negozio!». Salvatore
ha iniziato a “smanettare” e in breve è diventato un
esperto di sicurezza, scoprendo falle
in siti come Google, Yahoo!, Poste
Italiane. E su questo
argomento ha scritto
tre libri, uno dei quali,
“Sicurezza Informatica”,
ha venduto migliaia di
copie ed è stato allegato
a “Focus”. Il suo segreto
è il linguaggio semplice,
che diverte i lettori e li
accompagna nel mondo di Internet. Ormai
Salvatore è un imprenditore. Di se stesso.
« Ho contribuito al
lancio di Youbid.it,
primo sito di aste
al ribasso in Italia» . L’anno prossimo
lo aspetta un corso di
laurea alla Bocconi di
Milano. Ma gli resta
il tempo per gli amici?
«Certo! Messenger e
Facebook sono sempre
aperti».
Valentina Delfanti
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