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N.136 Maggio 2009 www.topgirl.it 2,50 € 1,00 € BELLA A OGNI COSTO MEGLIO SE LOW-COST SITI WEB PER RISPARMIARE IDEE PER LE MIE TASCHE LOOK PER SOGNARE 10 53 97 SMART GENERATION NOI, I RAGAZZI CHE STANNO CAMBIANDO L’ITALIA: 10 STORIE DA MILANO A PALERMO Poste Italiane spa Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1, comma 1, DCB Verona. Germania Euro 4,50 Grecia Euro 5,20 Svizzera C.T. Chf 5,20 Svizzera Chf 5,40 EMMA WATSON PER FARMI INNAMORARE CI VORREBBE UNA MAGIA VESTO, ASCOLTO, PENSO, LEGGO, CREO hippy BASTARD SONS OF DIONISO LA VERITÀ È CHE NON SIAMO BASTARDI ABBASTANZA CAROLINA CRESCENTINI QUANTE BOTTE HO PRESO PER AMORE (DEL MIO LAVORO) FERIRSI IL CORPO PER NON SENTIRE LE FERITE DEL CUORE LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO TI MANDERÀ ALL’INFERNO? MAL D’IPOD ABBASSA IL VOLUME Racconto la maia. E la gente per strada mi sputa Letizia Maniaci, 24 anni, Palermo SmaRt generation MIKE PALAZZOTTO Cambiare il MONDO? ragazzi UN GIOCO DA Letizia Maniaci Sun Wen Long Loretta Fanella Salvatore Aranzulla Selene Bifi Giacomo Acciai Anna Adamololo Andrea D’ambra Dino Amenduni Eda Gjergo 2 Dicono di noi che preferiamo la vita virtuale a quella reale. Non abbiamo sogni forti e ci identifichiamo in ciò che compriamo. ma quanto scommettete che saremo noi a costruire un’Italia migliore? topgirl ha viaggiato da Palermo alla Brianza per raccontare le storie di dieci ragazzi normali che fanno cose straordinarie. Chi lotta per l’integrazione e chi fa la pace con l’ambiente. Chi svela i segreti delle stelle e chi quelli di Cosa Nostra. Seguici. E se conosci storie simili a queste, scrivi a [email protected] Foto di Linda Ferrari, xxxx xxxx WWW.TOPGIRL.IT È l’anima della tv più piccola del mondo, che trasmette il telegiornale più lungo del pianeta. Un notiziario antimaia di un’ora e mezza, in presa diretta da uno dei territori a più alta densità di boss e malavitosi: Partinico, 30 chilometri a est di Palermo, un paese di 28mila anime controllato dalla famiglia Vitale. Letizia Maniaci, 24 anni, è in prima linea ogni giorno, in dal mattino, quando con il padre Pino, fondatore, direttore e speaker di Telejato, esce a realizzare i servizi della diretta in onda ogni giorno dalle 14.30 alle 16 (www. telejato.com). Lei è dietro le quinte: riprese, montaggio e regia. Per fare la reporter Letizia a 16 anni ha rinunciato a completare gli studi. Papà Pino non voleva, ma era in dificoltà: da due anni aveva trasformato il suo studio medico in una tivù locale e gli mancava un assistente. Così Letizia, che voleva diventare hostess all’aeroporto di Palermo, ha imparato il mestiere della cronista. Talmente bene da meritarsi il premio Maria Grazia Cutuli come giornalista siciliana emergente: un assegno di 2500 euro tutti spesi per la tivù. Padre e iglia hanno realizzato molti scoop. Sono stati loro a ilmare il pentimento di Giusi Vitale, la prima donna boss di Cosa Nostra. Loro a seguire l’arresto del capomaia Lo Piccolo. Le immagini di Telejato sono state trasmesse da tutte le tivù nazionali e internazionali. Ma come fanno a essere sempre al posto giusto al momento giusto? Semplice: le notizie arrivano anonime al telefono, in diretta, e Letizia corre sul posto con la videocamera. L’emittente copre 25 comuni a forte iniltrazione maiosa, inclusa la Corleone del boss Totò Riina, S. Giuseppe Jato e Cinisi, il paese di Peppino Impastato, il celebre protagonista de “I cento passi”. Obiettivo: dire la verità su Cosa Nostra, facendo nomi e cognomi, a rischio della vita. “Se tu cresci qui, devi fare i conti con la maia: è parte della tua vita”, dice Letizia. “I maiosi sono dappertutto. Fai amicizia, poi un bel giorno scopri che sono igli di tizio o caio. Certo che ho paura, sarei stupida se non l’avessi”. La sua famiglia ha subito molte intimidazioni: lettere minatorie, gomme forate, auto bruciata, inestre rotte, percosse. Il fratello Giovanni è stato investito con un motorino. “Per me non è facile fare questo mestiere. tavolta, dopo la diretta, la gente per strada mi sputa addosso”. Ma lei va avanti. “Tenere la schiena dritta, lavorare sodo, dire la verità”. E al di là del lavoro? “Sono una ragazza normale. Non seguo la moda, compro ciò che mi piace, anche qualcosa di griffato, ma di solito sono in jeans e camicia”. Certo, tempo libero a Letizia ne rimane poco e quel poco lo passa con gli amici e il idanzato, Francesco. Sono insieme da un anno, lui fa l’elettricista e ogni tanto dà una mano a Telejato. Il suo sogno? “Studiare per diventare giornalista e continuare a restare dietro le quinte”. Improvvisando, senza copione. Come nella vita vera. Elena Lanzavecchia Un giorno scrissi a margherita Hack... Cambierò la legge che Eda Gjergo, 19 anni, Firenze Sun Wen Long, 20 anni, Bologna I n Italia è arrivata a bordo di un gommone. Aveva meno di un anno e viaggiava in braccio alla sua mamma, in fuga dall’Albania verso la terra promessa, l’Italia. Poi, all’età cinque anni, Eda Gjergo, è rimasta folgorata dai corpi celesti visti in tivù. Da quel momento ha coltivato la sua passione per l’astronomia, fino a intessere una fitta corrispondenza con la celebre astrofisica Margherita Hack. “Ho scritto a lei perché l’ammiravo. E perché non sapevo a chi rivolgere le mie domande” . Una cor- DONATA ZANOTTI rispondenza durata due anni, fatta di lettere, inchiostro e tanta passione. “L’incontro è avvenuto a Firenze, quando ho finito la terza media”. Da lì è nata l’idea di scrivere un libro insieme: “Così parlano le stelle. Il cosmo spiegato ai ragazzi”. Con le domande di Eda, che incarna la sete di sapere dei giovani, e le risposte di Marghe- 4 non ci fa essere italiani U n po’ metrosexual alla “Sex & City”, un po’ bravo ragazzo: 20 anni, capelli lisci e lunghi, un marcato accento bolognese. Se mi avesse ricevuto con una maschera sul viso non mi sarei accorta che è cinese. E invece ammicca dagli esotici occhi a mandorla e racconta: “Da piccolo mi rita, che rappresenta la fonte della conoscenza. Oggi, dopo due anni al prestigioso Collegio del Mondo Unito di Duino (Trieste), Eda studia a Chicago fisica e computer science . “Ho sempre creduto nella possibilità di raggiungere ciò che si desidera grazie alla determinazione. Con ottimismo e creatività si inventano percorsi alternativi”. Così, quando sente parlare di ragazzi superficiali, ribatte: “Ne conosco tanti che non sono così. E semmai, non è colpa loro ma dell’ambiente in cui crescono e delle risorse che gli offrono. La mia soluzione? Trovare delle passioni costruttive e benefiche alla società, e provare gioia nel perseguirle. C’è troppo da scoprire e migliorare, e ogni campo della conoscenza umana può essere entusiasmante. L’individuo fa la differenza e sceglie di amare o no un’attività. Almeno, così è per me”. Ho conquistato l’impero dei “igli di” Giacomo Acciai, 25 anni, Arezzo G iacomo, Andrea, ancora Andrea e poi Elisa: la somma delle loro età fa a malapena 100 anni, ma lo spirito imprenditoriale di questi quattro amici potrebbe suscitare l’invidia dei più scafati businessman. Tutto è iniziato tre anni fa, quando si sono resi conto che di futuro, nel mondo del lavoro, non ce n’era proprio. Almeno per loro. Così hanno deciso che quel futuro se lo sarebbero costruito con le loro mani o, per essere più precisi, col loro cervello. “Quello che più ci sarebbe piaciuto fare”, racconta Giacomo, 25 anni, “era valorizzare un prodotto tipico italiano: il vino”. Un veloce brain storming ed ecco l’idea: creare uno strumento che permettesse alle aziende di promuovere i loro prodotti in Italia e nel mondo. “Dopodiché avremmo offerto la possibilità di salire su questo palcoscenico ai migliori, a coloro che davvero hanno qualcosa da dire e da dare nel settore vitivinicolo”. Così due anni fa è nata “Arezzo Wine”, manifestazione unica nel suo genere. Unica e così vincente da aver addirittura ottenuto il consenso del Ministro delle politiche agricole. In sintesi: si tratta di una iera per i produttori di vino che così possono raggiungere ristoratori, grossisti, distributori e così via. Quest’anno c’è stata la seconda edizione: tre giorni di durata e tanti operatori giunti da tutto il mondo. Come hanno fatto questi ragazzi, senza essere igli d’arte, a convincere i signori del vino a partecipare alla loro kermesse? “Siamo andati a trovarli e abbiamo esposto il nostro progetto. Se va bene a voi, va bene anche a noi: questo è il messaggio che abbiamo passato”. Di loro si è parlato in Europa e oltreoceano: c’è da scoppiare d’orgoglio. “Sono solo i primi passi. Il nostro prossimo obiettivo è collaborare con manifestazioni simili all’estero”. Laura de Laurentiis WWW.TOPGIRL.IT vergognavo ad avere le fessure così minute, i miei compagni delle elementari insistevano sul fatto che vedevo meno eppure io ci vedevo bene. Ora invece ne faccio un motivo di vanto e di esoticità”. Sun Wen Long è nato a Brescia ma vive a Bologna. Studente modello di ingegneria informatica, è diventato un punto di riferimento per i cinesi di seconda generazione, ossia i figli della prima ondata di immigrazione. Perché? Semplice. L’associazione di cui è portavoce, Associna, assieme alla più ampia rete G2, lotta per la revisione della legge sulla cittadinanza, che discrimina chi è nato in Italia da genitori stranieri o chi ci vive fin dall’infanzia. E questa battaglia viene portata avanti a suon di talk show e dibattiti, udienze dal presidente Napolitano e attività giornalistica. Secondo la legge, il figlio di due immigrati può ricevere la cittadinanza italiana solo al diciottesimo anno di età. A patto che dimostri di essere nato in Italia e di aver risieduto ininterrottamente nel Paese. “Se per esempio fai un viaggio all’estero per tre mesi e hai un buco, quella è una sfiga enorme”. Chi non ha le carte in regola per essere riconosciuto italiano a tutti gli effetti, una volta compiuti i 18 anni deve richiedere il permesso di soggiorno per motivi di studio o di lavoro. Insomma, viene equiparato a un qualsiasi adulto che immigra in Italia: “Ci sono casi di ragazzi che si sono ritrovati clandestini, nonostante siano nati qui, abbiano studiato in scuole italiane e siano italiani per formazione e cultura”. ma cosa vuol dire vivere senza cittadinanza? Non è solo un pezzo di carta. Se non ce l’hai, non puoi neppure partecipare a Sanremo. In alcune biblioteche ti chiedono il permesso dell’ambasciata o il nulla osta. Non puoi fare concorsi pubblici, alcune università, come la Bocconi, fanno pagare la retta più alta indipendentemente dal reddito familiare perché ti considerano straniero. E dire che molti di loro, come Sun Wen Long, bevono il caffé a colazione, tifano Juventus e al riso preferiscono la pasta al ragù. Giulia Gadaleta 6 WWW.TOPGIRL.IT 7 8 WWW.TOPGIRL.IT WWW.TOPGIRL.IT 9 Bastano 150 euro e una buona idea... Sogno (e faccio) una politica diversa. Sulle orme di Obama Dino Amenduni, 25 anni, Bari Selene Bifi, 26 anni, Vimercate i può far politica senza far pagare i costi all’ambiente? Dino Amenduni pensa di sì e per uno dei candidati sindaci della sua città, Bari, assieme a quattro amici, si è inventato una campagna elettorale ecosostenibile. Obama style. Niente volantini, destinati a diventare carta straccia. Manifesti ridotti al minimo. Abolite le affissioni abusive e le tradizionali “vele”, ossia quei camion che trasportano i mega-manifesti creando traffico e inquinamento. Al posto di tutto questo marchingegno pubblicitario, ci sono solo 150 ragazzi, tutti sotto i trent’anni, che girano per la città, ascoltano i cittadini e raccolgono i problemi della gente, quartiere dopo quartiere. Questi giovani hanno ilma- S to 1000 domande di altrettanti cittadini baresi, a cui seguiranno 1000 risposte del candidato che saranno messe su YouTube. Certo, siamo ancora lontani dalle 100mila e-mail degli americani a cui Obama ha risposto in diretta, online, dalla Casa Bianca. Ma la strada è decisamente quella. I 150 ragazzi sono stati contattati in due mesi, utilizzando il meccanismo di Facebook, ossia attrvaerso i propri amici. E sul social network discutono, organizzano utto comincia nel 2007, con un bando di concorso del Parlamento europeo. Selene ha 24 anni e grinta da vendere. Tre anni prima ha investito ben 150 euro (mica poco per le inanze di una studentessa) nella realizzazione di un sito. Questa è l’occasione per scoprire se ha avuto l’intuizione giusta. Presenta il suo progetto e nel giro di pochi mesi si ritrova vincitrice del World Aware Education Award. “È così che una piccola idea è diventata una grande realtà”, racconta. “Poi ha fatto il giro del mondo e il modello è stato copiato persino negli Stati Uniti”. Ma di che si tratta? Si chiama Youth Action for Change, abbreviato Yac (www.youthactionforchange. org), ed è un organismo internazionale che T vive esclusivamente nell’etere. “L’obiettivo è mettere in contatto via web i giovani che hanno idee e voglia di fare. Creare un ponte tra loro e fornire gratuitamente strumenti e conoscenze per poter realizzare i loro progetti”, spiega Selene Bifi, nata a Vimercate, in provincia di Milano, laureata alla Bocconi e già pluripremiata. Oggi sono 120 i Paesi del mondo collegati da questo organismo. “Il nostro carnet formativo non ha limiti di settore e va dai diritti umani allo sviluppo sostenibile”. Sembrerà paradossale ma, nonostante altrove si parli moltissimo 2 contest sulla città (dalla fotografia alla cucina). Un vero e proprio laboratorio politico, destinato a fare scuola. Il principio di base è semplice. “Tra un cartellone con la scritta ‘questa aranciata è ottima’ e lo status su Facebook di un vostro amico che dice che quella marca di aranciata è pessima, voi di chi idate di più?”. Questa frase Dino Amenduni l’ha ripetuta decine di volte. “È il principio di autorevolezza”, spiega. 25 anni, laurea specialistica in psicologia della comunicazione, master in marketing, di mestiere “esperto di comunicazione politica e social media” Amenduni è il coordinatore di questo laboratorio politico, guidato da un gruppo di sei ragazzi di età media 23 anni: oltre a Dino c’è Fabio Di Fonte, l’altro coordinatore, quindi Vittorio Parisi, Gemma Dipoppa, il videomaker Nicolò Accettura e l’addetto stampa Danilo Calabrese. Poco male se si pensa che l’altro candidato sindaco ha fatto una scelta radicalmente opposta: ha organizzato un casting per trovare i volti dei manifesti da diffondere per la città. Ludovico Fontana di Yac, che ha ricevuto anche riconoscimenti dall’Onu, in Italia il progetto è ancora poco conosciuto. “Io parto dal presupposto che non bisogna essere persone straordinarie per fare qualcosa di straordinario”, dice. “Il mio progetto è partito con un budget di 150 euro. Questo dimostra che non si deve pensare che, per fare qualcosa di grande, servano molti soldi o raccomandazioni. Basta con l’immobilismo e diamoci da fare! È vero, io e le sette persone che lavorano per Yac siamo tutte volontarie e per vivere facciamo anche altri lavori, ma nel frattempo Yac cresce, va avanti e persegue obiettivi importanti”. Dal 2005 è in prima linea su progetti intorno ai diritti delle donne (in collaborazione con Amnesty International) e ora lavora per quelli dei bambini detenuti nei Paesi in via di sviluppo (come la Turchia). E se in Italia Selene Bifi è poco più che una ragazza volenterosa e attiva nel sociale, all’estero il suo impegno non passa inosservato. “La nostra ultima, grande soddisfazione è stata la nomination al Forum of Young Global Leaders (www.weforum.org), un organismo che riunisce i giovani “leaders” in grado di cambiare le sorti del mondo”. Selene sarà tra loro: la più giovane italiana di sempre! Manuela Longo WWW.TOPGIRL.IT 3 Spiego internet agli italiani Salvatore Aranzulla Ho travolto la scuola come un’onda 19 anni, Catania Anna Adamolo hi ha visto Anna Adamolo? Si batte per un’università migliore, libera e aperta a tutti. E quando le parlano di Mariastella Gelmini dice: “A fare il ministro sono più brava io”. E infatti ha messo su un uficio, un team e un sito (ministerodellistruzione. org). Tutto rigorosamente virtuale. Ma è proprio questo il bello. Anna Adamolo è l’identità C Combatto le ingiustizie del mercato Andrea D’ambra, 25 anni, Ischia ’idea nasce durante un un viaggio in Francia nel 2006. Lì Andrea, 22enne e squattrinato, si accorge che quando fa una ricarica di 20 euro per il cellulare gliene appaiono 25. Insomma, non solo non c’è una tassa sulla ricarica (vi ricordate i 5 euro in più che pagavamo fino a poco tempo fa?), ma addirittura gli operatori di telefonia mobile regalano un bonus. “Così, tornato L in Italia, ho pensato di lanciare una petizione on-line per l’abolizione dei 5 euro di tassa di ricarica” , racconta. Nel maggio del 2006, il ragazzo di Ischia si accorge che le firme aumentano in modo vertiginoso, al ritmo di due al secondo. Il mistero è presto svelato: “Beppe Grillo nel suo blog ha dedicato un post 4 alla mia iniziativa”. A giugno Andrea incontra il comico, che sposa ufficialmente la causa. La battaglia continua e assorbe Andrea per un anno intero. “Ho do- vuto lasciare l’università per dedicarmi anima e corpo a questa cosa, ma ci credevo tanto”. Il 24 ottobre 600mila firme vengono inviate alla Commissione Europea. Il Governo italiano non può più far finta di nulla e vara un decreto legge nel quale inserisce l’abolizione dei costi di ricarica, diveuto effettivo il 4 marzo 2007. Andrea D’ambra nel frattempo ha fondato Generazione Attiva, un’associazione in difesa dei consumatori. “Questa battaglia ha dimostrato che se la gente si unisce e ci crede fermamente, si possono ottenere risultati incredibili”. Lorenzo Citro collettiva, l’avatar come dicono gli smanettoni di Internet. Incarna l’Onda (pro- vate a scomporre Onda Anomala: uscirà proprio Anna Adamolo), e come il movimento universitario appare e riappare dando la scossa agli studenti. Obiettivo? Frenare le sforbiciate del governo alle spese per la scuola, oltre 700 milioni in due anni, e magari provare a impedire che la riforma distrugga il sistema di istruzione pubblico per regalare gli atenei a fondazioni private dietro cui si celano banche, dieci anni accende il suo primo computer. A undici diventa l’esperto informatico di amici e parenti. A dodici i suoi consigli via e-mail e la sua newsletter raggiungono i 25mila iscritti. A A grossi capitalisti e magari gli interessi della politica. L’idea di dare un volto alla marea di ribellione è di un gruppo di studenti e di un docente dell’Accademia di Belle Arti di Milano. Prima su Facebook, lo scorso autunno. “Se diventi amico di Anna Adamolo”, si leggeva nel proilo del gruppo, “ti chiediamo di mettere il suo nome al posto del tuo”. Un’epidemia di anne adamolo contagiò il web. Piano piano, il simulacro graico ha preso vita. Ha bucato lo schermo del pc e ciclicamente è riapparsa sotto forma di studentesse, ricercatrici, insegnanti, tutte precarie. I mille volti di questa pasionaria ideale hanno preso forma in un libro, “Sono Anna Adamolo. Voci e racconti dall’onda” (Nda Press). Ora Anna è una ragazza colta. A lei piacciono le parole dificili, ma il succo è semplice: “Creare un mondo nuovo”. Antonio Castaldo Con la mia arte addolcisco il mondo Loretta Fanella, 28 anni, Fiuggi uando, finita la scuola media, ai suoi genitori disse che avrebbe voluto fare la creatrice di moda, si trovò di fronte a un secco no. A Fiuggi, la sua città, c’era solo una scuola, l’alberghiero. E quella doveva frequentare. Mai costrizione sortì migliori risultati. Oggi Loretta ha 28 anni ed è la ragazza prodigio della pasticceria internazionale. Contesa dai Q migliori cuochi, nel 2007 è stata nominata miglior chef pasticcere d’Italia. Ha lavorato all’Enoteca Pinchiorri, il pluristellato ristorante di Firenze, ma anche con Cracco a Milano e con i fratelli Adrià a El Bulli. Tutto ciò solo con la semplice e testarda ostinazione. Corso dopo corso, colloquio dopo colloquio, a soli 21 anni, creando dolci simili a opere d’arte, dagli stage è passata a responsabile WWW.TOPGIRL.IT della pasticceria dei ristoranti al top delle classiiche internazionali. Salvo poi mollare tutto per amore. Tre anni fa, mentre era a Barcellona, ha conosciuto Paolo, un barman, ed è rientrata in Italia per trasferirsi con lui a Livorno, la sua città d’origine. Insieme hanno aperto un locale di fronte al municipio: Cafè Mamà. Loretta prepara piccola pasticceria e torte: quella di mele pare valga il viaggio! Ma non rinuncia a trasmettere arte e passione, non solo su Raiuno a “La prova del cuoco” ma con consulenze e lezioni. Nel suo futuro vede una famiglia, dei igli: “Ho passato gli anni della mia gioventù a imparare un mestiere. Il lavoro è importante ma la vita è una sola”. La sua formula per il successo? “Credere in ciò che si fa e metterci la passione, provare le cose e non tirarsi indietro”. Elena Lanzavecchia sedici si ritrova a guadagnare il doppio di suo padre grazie agli annunci pubblicitari inseriti nel suo blog. Altro che bamboccione! Stiamo parlando di Salvatore Aranzulla, classe 1990, il tecnoblogger più famoso d’Italia. Oggi, a19 anni, i suoi post sono pubblicati dal portale Virgilio: aranzulla.tecnologia.virgilio.it. “Ho più di un milione di contatti al mese”, spiega. “Molti sono ragazzi della mia età, desiderosi di imparare i trucchi per usare meglio il web. Le ragazze impazziscono per Messenger e i social network come Badoo”. Niente male per uno che non si è mai mosso da Mirabella Imbaccari, paesino siciliano di 6mila abitanti.«Sono un autodidatta, perché i miei non sapevano usare il computer, non volevano neppure comprarmelo: mi sono praticamente dovuto incatenare al negozio!». Salvatore ha iniziato a “smanettare” e in breve è diventato un esperto di sicurezza, scoprendo falle in siti come Google, Yahoo!, Poste Italiane. E su questo argomento ha scritto tre libri, uno dei quali, “Sicurezza Informatica”, ha venduto migliaia di copie ed è stato allegato a “Focus”. Il suo segreto è il linguaggio semplice, che diverte i lettori e li accompagna nel mondo di Internet. Ormai Salvatore è un imprenditore. Di se stesso. « Ho contribuito al lancio di Youbid.it, primo sito di aste al ribasso in Italia» . L’anno prossimo lo aspetta un corso di laurea alla Bocconi di Milano. Ma gli resta il tempo per gli amici? «Certo! Messenger e Facebook sono sempre aperti». Valentina Delfanti 5 6 WWW.TOPGIRL.IT 7