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Giovedì, 29 Settembre 2016
La paranoia del ritornello
Autore: Vinyl Gianpy
Data di pubblicazione: Domenica, 4 Maggio 2014
C’è Pharrell Williams e la sua Happy dappertutto. Un ritornello, forse una persecuzione. Ci sono melodie che ci
tormentano e ci rincorrono come creditori. Qualcuno le chiama “inferenze”, musiche che non hanno alcun motivo
di presentarsi alla nostra attenzione, ma che finiamo per canticchiare, travolti dalla loro popolarità. La nostra
libertà è quasi sempre imprigionata da una musica che ci gira intorno e che magari neppure ci piace. Ma è
ugualmente un massacro. A volte gradevole, a volte fastidiosissimo. Ci tormentano canzoni bellissime, sganciate
dal tempo, da qualunque tempo, che sanno d’istinto e d’arte come se fossero sempre esistite. In Yesterday non c’è
neppure un vero e proprio ritornello. Mentre in Volare, fu proprio la straordinaria forza del ritornello a mutare il
nome della canzone in Nel blu dipinto di blu. Identica cosa successa a Piove, che molti iniziarono a chiamare ( e
tutt’ora continuano) Ciao ciao bambina.
Ma contiamo e cantiamo: cose a volte banalissime, accordi facili che ci fanno perdere la testa. Storicamente credo,
fra i più abominevoli, ci sia quel “trottolino amoroso” di una Vattene amore di un improbabile duetto Minghi/
Mietta: milioni di vittime mietute! Tristesse! Ma per fortuna sono esistiti i Beach Boys di Barbara Ann, i Beatles di
Obladi-oblada, le onomatopee dei Police di De Do Do Do, De Da Da Da. Ed anche vorticosi loop delle sigle tv o i cori
da stadio cantati a bassa voce in scooter aspettando il verde al semaforo. Se tempo fa toccò alla Macarena, a
Barbie Girl, a Para no verte mas, guardando attraverso il finestrino della macchina del tempo, si è passati a Bella di
Lorenzo Jovanotti Cherubini, al Caparezza di Fuori dal tunnel o all’ormai celebre Alessandro Mannarino di Me so
’mbriacato. I “casi italiani”…. viva l’Italia, cantava Francesco! Ne potremmo ricordare tantissimi di esempi.
Immagino questi insospettabili avvocati che salgono le scale del tribunale mescolando la causa quotidiana con
“Rap futuristico tranne te tra me e te tranne te” di Fabri Fibra… Questi ritornelli delle canzoni sono una vera
democrazia. Accomunano tutti: non c’è categoria sociale che non ne possa entrare in contatto con un motivo alla
moda. L’unica differenza è il tipo di accoglienza che gli viene riservata singolarmente. Qualcuno trova la lucidità ed
il tempo di rifletterci su, altri invece non ne vedono alcun bisogno, non lo avvertono.
Nelle questioni di plagio (tema già affrontato da chi vi scrive in questa rubrica mesi fa), il ritornello è il principale
fattore di controversia. Al ritornello sono legati valori evanescenti come la cantabilità o l’orecchiabilità. Di certo,
resta un “meccanismo misterioso”. Nessuno saprebbe scrivere un saggio su una realtà così sfuggente. Che però
diventa, in molti casi, tanto concreta da dar luogo a enorme popolarità e conseguenti guadagni. Spesso due
semplicissimi accordi, si trasformano in vincenti formule che hanno cambiato la storia della musica. Una canzone
che, con il suo ritornello fortunato, entra a far parte del patrimonio della collettività. In questa era del “mulo e del
tubo”, della facile riproducibilità la musica, purtroppo, non riesce più a sopravvivere con la forza della ragione e
del sentimento.
Credo che scrivere un brano, non basti più. Il mondo ormai va nel verso sbagliato: una canzone non è quasi più
niente senza i canali preposti alla sua diffusione. Oltre a un pianoforte, a una chitarra, ci vogliono tante amicizie,
tanti soldi, qualche volta anche la fortuna. Altrimenti si chiude. La tradizione orale si è spenta con internet! Ora
ascoltiamo senza sentire, mangiamo senza aver fame. Ma basterà ciò a dimostrare che la Mr Boombastic di
Shaggy, la Get lucky dei Daft Punk o la Gianna di Rino Gaetano siano la stessa cosa? Solamente perché si son fatte
ricordare per la melodia di un ritornello? All’interno di queste melodie, nel percorso che va dalla penna dell’autore
all’orecchio del consumatore distratto, si verifica un’ importante trasformazione. A tal punto che, se si riduce tutto
a facile consumo, rischia di diventare grande una melodia “piccola piccola” e di scomparire l’ audace intuizione
del genio, la poesia dell’ autore. Dopotutto, qualunque democrazia ha il suo prezzo da pagare….
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