Tema: “Le ragioni per cui amo Nadine Gordimer, io.”

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Tema: “Le ragioni per cui amo Nadine Gordimer, io.”
giornalino 06 ok
12-05-2006
9:41
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Nadine Gordimer
martedì 30 maggio
con la voce di Manuela Mandracchia e la musica di Baba Sissoko
Tema: “Le ragioni per cui amo Nadine Gordimer, io.”
di Lidia Ravera
Svolgimento:
amo Nadine Gordimer per
i suoi romanzi così chiari e
così complessi. Amo la sua
lingua precisa e modesta,
capace di fare posto al
gergo, come alla più
raffinata introspezione, che,
sempre, chiede parole
impervie, accurate. Amo il
suo stile: poeticamente
prosaico, narrativamente
poetico. L'urgenza di dire
che lega le parti fra loro,
come un mastice, l'urgenza
che disinfetta la letteratura
da tutta l'orpelleria
graziosa di chi scrive
perché l'ha deciso e non
perché ne ha bisogno.
libri. A dimostrare che, quando si è
davvero scrittori, si inventa tutto e non
si inventa niente. Ho vissuto in
Sudafrica, grazie a Nadine Gordimer
(anche grazie alla prima Doris
Lessing). Il Sudafrica, una società
divisa. In neri e bianchi.
Maggioranza serva e minoranza
padrona. Il Sudafrica era vivere nel
paradosso: i padroni di casa, i neri,
nati lì, e discriminati, a servizio,
oppressi, mentre gli ospiti, i bianchi,
comandavano in casa d'altri. In ogni
romanzo di Nadine Gordimer, da Un
mondo di stranieri a Qualcosa là
fuori, da Luglio a La figlia di Burger, in
ogni sua storia, è raccontata la Vita e
la Storia, in ogni personaggio c'è l'Io
e il Mondo. E tutto questo senza sforzo apparente, senza propaganda,
senza il peso di un messaggio da
trasferire all'eventuale innocenza di
un lettore comune.
mondo migliore, di un
mondo ideale, quella
laicità religiosa, quell'etica politica che diventa
nitore formale.
Non una parola in più nei romanzi di
Nadine Gordimer. La letterarietà
tenuta freno con polso fermo. Perché
possa trionfare la letteratura. Cioè la
vita osservata al microscopio, in tutto
il suo minuscolo disordine, nell'affannarsi dei corpi e delle aspirazioni, dei
desideri e delle voglie, delle generosità
e degli egoismi.
Amo della Gordimer il coraggio delle grandi domande:
se tuo figlio commette un omicidio,
come puoi perdonarlo? Fin dove è
lecito, fino a che punto ci si può spingere, per aiutare quell'essere sortito dal
Nata a Spring, in Sudafrica, nel 1923, figlia di un ebreo russo e di un’ebrea inglese, Nadine
Gordimer cresce e studia in Sudafrica. Incoraggiata dalla madre inizia a scrivere all’età di nove
anni e pubblica il suo primo racconto a quindici. Autrice di romanzi, racconti e saggi, ha dedicato la propria vita in eguale misura alla letteratura e alla lotta contro l’apartheid, tema sul quale
esordisce nel 1961 con il romanzo Un mondo di stranieri. Tra i saggi pubblicati ricordiamo in particolare Vivere nella speranza e nella storia (1999), raccolta in cui l’autrice approfondisce i temi
storico-politici che più l'hanno appassionata: «Non è vero che c'è un tempo per vivere e un tempo
per scrivere», dice la Gordimer, «ci sono nazioni, periodi storici, situazioni politiche in cui la letteratura ferisce chi la fa e chi la legge». Con la sua opera, spesso bandita in patria e con
un’ininterrotta attività su molteplici fronti, rappresenta da anni una vigile presenza critica all’interno del suo paese. Intellettuale apprezzata a livello internazionale ha ricevuto innumerevoli
riconoscimenti letterari tra cui il Booker Prize del 1974 e il Premio Nobel per la Letteratura nel 1991.
Bibliografia Un mondo di stranieri, Feltrinelli, 1961; Il bacio di un soldato, Utet, 1995; Occasione
d’amore, Feltrinelli, 1984; Un ospite d’onore, Feltrinelli, 1985; Qualcosa là fuori, Utet, 1995; Il
conservatore, La Tartaruga, 1987; Una forza della natura, Feltrinelli, 1987; Il mondo tardoborghese,
Feltrinelli, 1989; Vivere nell’interregno, Feltrinelli, 1990; Luglio, Feltrinelli, 1991; Storia di mio
figlio, Feltrinelli, 1991; La figlia di Burger, Feltrinelli, 1992; Il salto, Feltrinelli, 1992; Nessuno al
mio fianco, Feltrinelli, 1994; Scrivere ed essere. Lezioni di poetica, Feltrinelli, 1996; Un’arma in
casa, Feltrinelli, 1998; Vivere nella speranza e nella storia. Note dal nostro secolo, Feltrinelli,
1999; L'aggancio, Feltrinelli, 2002; Storie (a cura di), Feltrinelli, 2005; Sveglia!, Feltrinelli, 2006.
Il fatto incontrovertibile che la sua
nascita, in Sudafrica, nel Transvaal,
nell'anno 1923 (come mia madre), è
scritto in ogni singola pagina dei suoi
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La pulizia morale, amo,
della Gordimer, quella
ricerca sotterranea e
inarrestabile, di un
tuo ventre e quindi caro più di chiunque
altro? Questo in The House Gun. E
poi, in Un mondo di stranieri, in
Occasioni d'amore, e in altri: si può
essere dalla parte dei neri, davvero,
fino in fondo, essendo bianchi? I giovani della borghesia colta e progressista possono permettersi di essere
giusti e caritatevoli.
E' anche questo un privilegio, poter
essere buoni? Avere il tempo, la libertà,
i soldi, la salute sufficienti per poter
sviluppare una sorta di sensibilità
superiore, percepire il male, stanarlo,
lottarci contro?
Amo Nadine Gordimer
perché non ha mai
ceduto ai balbettamenti
del basso profilo, alla
confessione compiaciuta
di un disorientamento
grazioso e impotente.
Amo di Nadine Gordimer
la capacità di arrischiarsi
nel territorio impervio,
nella complessa
geografia della realtà a
lei contemporanea.
Sempre. Con l'istinto sicuro e la
doverosa umiltà di chi sa bene che
non può farne a meno.