15 La visione del bambino nel corso della storia: da Gesù a

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15 La visione del bambino nel corso della storia: da Gesù a
La visione del bambino nel corso della
storia: da Gesù a Chiara
Matthias Bolkart
Questo tema è stato presentato come powerpoint insieme a delle
immagini. Non vorrebbe essere un discorso scientifico ma vuol
dare qualche idea sullo sviluppo della visione - europea - del
bambino lungo i secoli. È per questo che non troverete note di
riferimento alle citazioni sotto esposte.
Secondo il contesto culturale potrete completarne il contenuto
con riferimenti a scuole di pensiero o professioni religiose del
vostro paese.
La mattina è l’ora di svegliarsi, di prendere coscienza.
Il prendere coscienza può essere visto anche come un processo
che avviene non solo ogni mattina ma durante una grande storia.
Un esempio magnifico è la presa di coscienza, fatta lungo i secoli,
di chi sono i bambini e di chi sono le bambine!
Partiamo 2000 anni fa col discorso di Gesù: Lui benedice i bambini
in una società, dove venivano assai poco considerati, come pure
le donne. Si parla per esempio del miracolo dove Gesù ciba 5.000
uomini, senza contare le donne ed i bambini.
Possiamo immaginare quale rivoluzione ha iniziato Gesù con le
sue parole: “Lasciate che i bambini vengano a me (…) perché Dio
dà il suo regno a quelli che sono come loro. Io vi assicuro: chi non
lo accoglie come farebbe un bambino non vi entrerà”.
Col Cristianesimo dunque si comincia a prendere coscienza della
dignità del bambino, e in modo particolare dei bambini martiri
come ad esempio S. Tarcisio. Nei secoli successivi si trovano già
dei primi semi di una visione nuova:
S. Agostino (354 - 430), parla di una “Pedagogia dell’amore” che
spinge l’educatore a “donarsi con gioia”.
S. Tommaso (1225 - 1274) sottolinea che “Dio è l’unico Maestro e
che l’educando ha una grande dignità che deve essere rispettata”.
Anche tra i poeti e scrittori si trovano delle sensibilità straordinarie.
Scrive Dante Alighieri ( 1265-1321): “Tre cose ci sono rimaste del
Paradiso: le stelle, i fiori, i bambini”.
Nonostante
questi
“highlights”,
continuava
un’educazione
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autoritaria, con delle radici antiche: Socrate (496 – 399 a.C.) per
esempio parlava dei bambini come piccoli tiranni. Concetti come
quello dell’omuncolo, del piccolo adulto nelle cellule germinali,
faceva pensare che occorreva tirare fuori dal bambino questo
adulto con castighi duri e frequenti.
Solo nel 1762 Jean-Jacques Rousseau (1712 – 1778) col suo
romanzo Émile è stato il primo a diffondere l’idea che: “La
natura vuole che bambini siano bambini, prima che diventino
adulti”. Vedeva il bambino come “creatura completa di Dio che
solo per la mano dell’uomo viene rovinata!”. Lo stato francese
era dispiaciuto a tal punto che lo voleva ammazzare, e lui per
salvarsi, ha dovuto fuggire prima in Svizzera e poi in Germania.
Dal filosofo Immanuel Kant (1724 – 1804) sono note le frasi come:
“L’uomo è l’unico essere che occorre educare» e un’altra «L’uomo
può diventare uomo solo tramite l’educazione”.
Più vicino a noi sono personaggi come Johann Heinrich Pestalozzi
(1746 - 1827) che indica che: “Il miglior medico educativo è proprio
l’amore, un amore fatto di sentimento, di comprensione reciproca,
un amore universale”.
A Don Giovanni Bosco (1815 - 1888), fondatore dei Salesiani,
Chiara aveva “affidato” il mondo dell’educazione. Per lui, come
per noi vale: “L’amore è l’unico valido rapporto educativo, perché
crea un ambiente che aiuta ad accettare i valori, e perché spinge
l’altro ad amare a sua volta.”
Pierre de Coubertin (1863 – 1937) voleva raggiungere l’unità
tra corpo, spirito e anima attraverso lo sport per tutti, facendo
rifiorire lo spirito olimpico, con il quale voleva superare gli egoismi
nazionali e arrivare ad uno spirito di fratellanza universale.
Maria Montessori (1870 – 1952) e pure Rudolf Steiner (1861 –
1925) sono altri promotori di una visione nuova. Famosa è la
frase di Montessori: “Lasciami fare, così lo posso capire da solo!”
Ci fa intuire quale potenzialità abbiamo con l’arte del farsi uno1
Arriviamo ora a Chiara: tramite lei Dio dona il Carisma dell’unità,
e con ciò una novità nel rapportarsi, cioè a mo della SS. Trinità.
Ma anche con i bambini? Chiara li segue fin dall’inizio con grande
amore e parla di un rapporto “da Gesù a Gesù”. Scopre man mano
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È l’atteggiamento di cui parla S.Paolo, che sta nel condividere la condizione gioiosa o dolorosa, gusti, mentalità, ecc. del prossimo: “Mi sono
fatto debole con i deboli, mi sono fatto tutto a tutti...” (Cor 9,22).
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la loro fisionomia, durante gli incontri e tramite i frutti della loro
vita, fino a far nascere il Movimento Gen 4 e un regolamento
proprio, apprezzandoli come dei veri apostoli:
Scrive a loro nel messaggio del 2002: “Carissimi Gen4! Noi, vivendo
l’Ideale, possiamo essere come Lei, altre piccole Maria: offrire Gesù
in mezzo a noi a tutto il mondo, portare questo nostro amore,
questa gioia nelle strade, nelle scuole, ai piccoli ed ai grandi…
dovunque!”.
Sì, i bambini hanno qualche cosa di molto speciale: portano
dentro di sé la cultura del Cielo, e noi li dobbiamo guardare non
da su in giù, ma da giù in su! In effetti, Gesù dice che “I loro angeli
nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio, che è nei cieli”.
Scrive il piccolo Gen4 Tite dal Congo a Chiara, poche settimane
prima di morire per una contaminazione del sangue col virus
AIDS: “Noi Gen 4 del Congo viviamo tanti atti d’amore. Abbiamo
fatto un congresso per i Gen 5. Ci prepariamo ad andare domenica
negli ospedali di Kinshasa per cantare e per visitare gli ammalati.
Sai Chiara, gli ammalati hanno tanto bisogno dell’amore dei Gen4!
Mamma mi ha detto che se sto bene, posso andare anch’ io con gli
altri. Ti amo tanto, Maman Chiara (dicembre 2003)”.
Eppure tra le Gen 4 troviamo tante che hanno raggiunto già il
cielo. Daria per esempio era una “maestra” nel raccogliere gli
atti d’amore. Ha toccato i cuori di grandi e piccoli: infermieri,
medici, amici della famiglia e compagni di scuola. Durante il
suo funerale, le Gen 4 hanno portato all’altare col pane e il vino
anche la scatolina con le perline che Daria metteva dopo ogni
atto d’amore. Sono state “senz’altro più preziose di qualsiasi
diamante”, commentava il sacerdote.
Viviamo pure dei momenti storici nella Chiesa di oggi che
comincia a riconoscere i frutti della spiritualità collettiva, per
esempio quando il Cardinale Tarcisio Bertone apre un “processo
collettivo” di beatificazione per due Gen di Genova: Alberto e
Carlo (25.9.2008).
Riguardo ai bambini, pochi anni fa, Papa Benedetto ha aperto un
processo di beatificazione anche per una bambina che si chiama
Antonietta di Roma, detta Nennolina, morta in fama di santità
poco prima d’aver compiuto i 7 anni.
Ad un incontro con tanti giovani diceva: “La sua esistenza, così
semplice e al tempo stesso così importante, dimostra che la
santità è per tutte le età: per i bambini e per i giovani, per gli
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adulti e per gli anziani. Poi il Papa concludeva che “Seguire Gesù
è la ‘superstrada’ che porta dritto in cielo” (17.12.2007).
Il 25 settembre 2010 viene beatificata Chiara Luce, una gen,
che fin da bambina ha compiuto tanti atti d’amore. Da questo
momento Papa Benedetto XVI la cita spesso come modello di vita
evangelica, soprattutto per i giovani.
Anche in tante culture e religioni possiamo trovare delle note che
sottolineano il valore dei bambini. Nichiko Niwano del movimento
buddhista Rissho Kosei Kai vede nei figli dei “buon leader che
insegnano ai genitori le cose importanti. Se li consideriamo così,
potremmo capire tante cose nuove” («Yakushin» luglio 2002).
Un ragazzo musulmano del Bangladesh, amico del Movimento si
è incantato della loro genialità e afferma: «È importante tenersi
amici i bambini perché loro hanno la Prima Intelligenza che li
rende più vicini a Dio».
Rimane purtroppo ancora molto da fare! Solo nel 2004 a Firenze
si é svolto il primo congresso mondiale contro il lavoro minorile.
Durante questo convegno si è messo in rilievo che fino al 30% dei
bambini continua a lavorare soprattutto in zone del Sud-America,
Africa e Asia, la maggior parte (60%) di loro senza alcun stipendio.
In Europa e in tanti altri paesi del mondo invece, si può costatare
un altro sfruttamento, cioè la programmazione del bambino a
favore della società consumistica, con lo scopo di creare tante
forme di dipendenza, giusto per farli diventare dei ‘buoni’ schiavi
del consumismo!
Il nostro agire perciò è da comprendere come una grande sfida,
cioè dare testimonianza di un cristianesimo autentico, pur
essendo avvolti da una notte culturale. In mezzo alla grande
ricerca della propria identità la nostra risposta si fonde sulla
coscienza d’essere sorelle e fratelli, figli di un unico Padre.
Anche nell’ambito del Movimento possiamo costatare che la vita
fiorisce là dove si prendono in considerazione i bambini!
I bambini infatti hanno molto da dare: con la loro purezza
di cuore, le loro risposte spontanee, immediate e generose
all’Ideale, ci possono aiutare a vivere sempre meglio come “il
bambino evangelico”. Dando a loro il posto giusto e mettendo in
luce il dono che sono per noi, diamo perciò anche un contributo
essenziale allo sviluppo di una nuova società, sana e integra.
* Matthias Bolkart, attuale responsabile della branca dei gen4.
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