PENNELLATE DI VITA DI CHIARA LUCE BADANO ADOLESCENTE

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PENNELLATE DI VITA DI CHIARA LUCE BADANO ADOLESCENTE
 Settembre 2010 PENNELLATE DI VITA DI CHIARA LUCE BADANO ADOLESCENTE Riportiamo qui di seguito alcune pennellate di vita di Chiara Luce Badano ancora adolescente, scritte o raccontate da lei stessa alle altre ragazzine con cui condivideva l’ideale evangelico dell’unità, negli anni dal 1983 al 1985, raccolte nell’archivio del Movimento dei Focolari di Genova. Introduzione – chi sono le/i gen 3 “Per fare città nuove e un mondo nuovo, non bastano solo tecnici, scienziati e politici, occorrono sapienti, occorrono santi”. Così Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, già nel 1971 si era rivolta ai gen 3, la terza generazione del Movimento dei Focolari (ragazzi e ragazze dai 9 ai 17 anni), riuniti da vari Paesi in un Congresso a Rocca di Papa. Aveva indicato loro come protettore lo Spirito Santo, il Santificatore ed aveva aggiunto: “Voi dovete quindi essere una generazione di santi”. Un progetto di vita che anche Chiara Luce fa suo fin dall’età di 9 anni, iniziando a viverne la spiritualità che condivide con altre coetanee. Insieme percorrono “il santo viaggio”, un cammino personale e comunitario: la meta è aiutarsi reciprocamente nella realizzazione del disegno d’amore che Dio ha su ciascuna di loro. Per questo si impegnano ad amare Dio facendo la Sua Volontà nei vari aspetti della loro vita. Trovando in Gesù il loro modello, vivono le parole del Vangelo singolarmente ed in unità, per essere altri piccoli Lui sulla terra. Lo amano nel prossimo e cercano di mettere in pratica il Comandamento dell’amore scambievole, pronte a ricominciare dopo ogni fallimento. Fulcro della loro vita è Gesù che sulla croce sperimenta l’abbandono del Padre, l’amico più grande che scoprono presente nei piccoli e grandi dolori della loro esistenza. Periodicamente si riuniscono in piccoli gruppi, le unità gen, caratterizzate dall’approfondimento della spiritualità che le anima e da momenti di comunione di esperienze. Dando spazio alla creatività, promuovono le più diverse iniziative con l’obiettivo di irradiare l’amore evangelico tra i ragazzi della loro età e trasformare l’ambiente intorno a loro. Qui di seguito, a testimonianza della sua radicalità evangelica, alcune “pennellate di vita” di Chiara Luce, ancora adolescente, scritte o raccontate da lei stessa alle altre gen, negli anni che vanno dal 1983 al 1988. Le prime due lettere riportano, oltre che l’esperienza di Chiara, qualche riga sulla vita di unità che Chiara ha vissuto. Flash sulla vita dell’”unità gen” ‐ Albissola, 18 novembre 1983 Carissima Ivanna, l’incontro che c’è stato giovedì, è stato, secondo noi, l’incontro di unità gen 3 fra i più belli che abbiamo fatto, forse perché è stato “pagato” da tutte e tre. Infatti l’incontro era già stato programmato da tempo, ma proprio all’ultimo momento abbiamo saputo che c’era lo sciopero delle corriere e quindi anche di quelle che portavano a Sassello. Tutto il programma saltava in aria, ma Titti si è offerta di accompagnarci con la macchina. Arrivate a Sassello, dopo varie peripezie, Chiara ci ha accolte nella sua casa con una gioia immensa. Subito abbiamo iniziato l’incontro con la comunione delle esperienze. Chiara ci dice: 2
L’altro giorno ho sostituito la mamma andando a dormire a casa dei nonni che non stanno tanto bene. Avrei voluto tanto andare a letto perché ero un po’ stanca, ma ho pensato che, avendo il sonno pesante, se i nonni avessero avuto bisogno di aiuto io non li avrei sentiti, così sono rimasta sveglia, anche se a fatica, offrendo tutto a Gesù Abbandonato. Infatti nella notte il nonno si è alzato e io ho potuto aiutarlo. Alla mattina ero un po’ stanca, ma molto felice. Poi qualche giorno fa mi è arrivata una lettera di Marita la sorellina di Lorenza di Albenga. Era una lettera molto triste e sentivo che dovevo aiutarla a tirarsi su. Con mamma e papà abbiamo deciso di andare a trovare quella famiglia che aveva attraversato un momento difficile, ed è stato molto bello. Ho potuto stare con la Marita, lei è stata felicissima e io altrettanto. Dopo questa “comunione” la presenza di Gesù in mezzo a noi era molto forte1. Con solennità abbiamo rinnovato il Patto dell’amore scambievole con la promessa di non scordarlo mai. Poi abbiamo ascoltato una bobina di Chiara (Lubich) in cui ci spiega alcuni “segreti” per realizzare l’”ut omnes”2 e ci siamo proposte di viverli insieme alle ragazzine del “grappolo”3. Poi, come continuazione dell’incontro, abbiamo preparato la cena e cenato lì, con la famiglia Badano. C’è stata un’aria di… Paradiso4, tanto che nel viaggio di ritorno, colme di gioia io, Chicca e Titti, ci siamo messe a cantare. Con la nonna paralizzata ‐ Albissola, 15 febbraio 1983 Ho una nonna paralizzata ed è dovere di ogni nipotina andarla a trovare ogni tanto. Ma ho capito che se volevo essere una vera gen dovevo fare qualcosa di più. Così ho deciso di andarci più giorni di seguito per tenerle compagnia. Il leggere la frase del Vangelo: “Qualunque cosa avrete fatto a uno di questi piccoli…” mi è stata da pedana di lancio. Dopo la scuola sono andata a casa mia. Per le scale ero un po’ arrabbiata per dover perdere tanto tempo, ma ho detto il mio Sì. Quando scendendo le scale sono tornata a casa avevo una gioia dentro fortissima! Dalla deposizione della mamma: “Andare dalla nonna paterna (abitava nella stessa casa al piano di sopra) costava un po’ perché mia suocera non aveva simpatia per mia figlia. Forse anche perché a motivo della sua nascita ho avuto meno tempo per aver cura di lei. Salendo le scale Chiara ripeteva: ‘Vado da Gesù’”. La notizia della partenza di un’amica ‐ Albissola, 26 ottobre 1983 Quando ho avuto la notizia un po’ vaga che probabilmente Chicca5 si sarebbe trasferita a Reggio Emilia, mi sono presa un grosso spavento, ma poi mi sono detta: sicuramente non partirà. Successivamente però la notizia è stata confermata e a me venivano le lacrime agli occhi. Non volevo accettare la realtà che Gesù mi metteva davanti, così sono andata da Lui a chiedergli aiuto e coraggio per riuscire a sostenere il compito di unica gen 3 di Savona, responsabile di tutte le altre bambine della zona. Quando sono uscita dalla chiesa ero molto più felice e sicura che la forza me l’avrebbe data Lui. Ora che so che Chicca rimarrà qui almeno per quest’anno, ho fatto salti gioia. Gesù mi aveva messo alla prova! 1
La presenza spirituale da lui promessa nel Vangelo quando due o tre si riuniscono nel suo nome, centrale nella spiritualità dei Focolari.
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“Che tutti siano uno”, il testamento di Gesù, scopo dell’intero Movimento.
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Il gruppo di coetanee che desiderano approfondire l’ideale evangelico delle gen.
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Per il clima soprannaturale che si sperimenta quando c’è la presenza del Risorto.
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Anche lei gen, sua amica intima.
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A letto con la varicella ‐ Febbraio 1984 ‐ Lettera di Chiara Luce a Ivanna Sono a letto con la varicella, subito l’idea di non poter partecipare all’incontro mi rattristava molto. Ho pregato. L’ho riconosciuto: è Lui, Gesù Abbandonato. Offro tutto x l’incontro. La derisione dei suoi compagni di scuola ‐ Maggio 1984 Sassello è un paesino piccolo e le cose si sanno in fretta. Infatti sapevano tutti che io ero una gen e mi chiamavano “suora”. Non sapevo come comportarmi in questi ultimi tempi, ma in Mariapoli 6 ecco la risposta: Lui! L’esperienza di una gen 3 sul controcorrente faceva il caso mio. Ero felice, avevo trovato il segreto. Tornata a casa tutti sapevano dove ero andata perché il parroco lo aveva detto in classe. Al mattino, quando sono tornata in classe, le mie compagne, che normalmente rimanevano a parlare con me, ora mi isolavano, io ero un po’ triste ma ho abbracciato Gesù Abbandonato felice. Il giorno dopo ci sarebbe stata la gita e tutte le mie compagne già avevano deciso con quale compagna sedersi a fianco sul pullman, io invece ero rimasta senza compagna, anche lì Gesù Abbandonato. Ma il mattino stesso una mia compagna mi chiede se voglio sedermi vicino a lei perché la sua amica è con un’altra ragazza, ecco il centuplo! Un’altra gioia mi è arrivata quando ho ricevuto 2 lettere di 2 bambine a cui scrivevo da molto tempo. Erano molto contente di aver ricevuto le mie lettere e avevano colto l’amore che io mandavo loro. Sono stata felicissima e ho ringraziato Gesù. “Come” comunica la vita del Vangelo alle sue compagne ‐ Albissola,17 aprile 1984 Quando c’è stata la “giornata gen 3”7 io avevo invitato due mie amiche e compagne di scuola. Nell’invitarle ero un po’ titubante ma poi mi sono decisa e loro sono venute. Quando però erano lì in sala ho avuto un po’ di paura, perché non ero sicura se a loro sarebbe piaciuto il programma. Ho voluto offrire tutta la mia stanchezza, il mal di testa che avevo quel giorno perché quelle bambine fossero toccate dal nostro Ideale. Infatti al ritorno a casa erano felicissime e anche in questi giorni sono sempre molto entusiaste, lunedì farò l’invito della Mariapoli di Albenga, sarà difficile riuscire a “strappare” i permessi, ma sono sicura che anche in questa occasione Gesù mi darà una mano. Perde un mese di scuola ‐ Novembre 1984 ‐ Lettera di Chiara Luce a Ivanna Come avrai saputo sono stata ammalata. Due giorni dopo la Cresima sono stata costretta a starmene a casa sola e per lo più a letto con la febbre. Ho “perso” un mese di scuola. Questo per me è stato molto duro. Dicevo: è possibile, proprio a me doveva capitare! A scuola hanno già fatto due compiti in classe e io rimango indietro. Ma subito ho detto: “Questo è per me Gesù Abbandonato e devo amarlo il più possibile”. Così ho fatto. Dopo due giorni ho saputo che il papà di una mia compagna era morto. Ho detto: ma il mio dolore è ben poco in confronto alla mia compagna e ho ricominciato. “S’era deciso di andare al cinema, invece…” ‐ Albissola, 6 febbraio 1985 Con i miei compagni di scuola in questi giorni s’era deciso di andare a Savona al cinema a vedere “La storia infinita”. Io ero molto contenta di andare, perché mi avevano riferito che era un film molto bello e poi era un’occasione per stare insieme tra compagni e rafforzare l’amicizia con quelli lontani. 6
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Incontro estivo del Movimento.
Incontro con canti e esperienze preparato dalle gen3 per comunicare la vita del vangelo alle loro coetanee.
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Però il giorno che avevamo deciso di andare ha cominciato a nevicare, così l’autobus che ci avrebbe portato a Savona non partiva. Eravamo tutti molto dispiaciuti e siamo tornati a casa. Poco dopo vedo passare l’autobus. Aveva cambiato idea ed era partito, ma ormai era troppo tardi. Subito mi sono arrabbiata, poi ho capito che quello era il momento per dire Sì a Gesù Abbandonato e sorridere. Subito dopo mi telefona una mia compagna arrabbiatissima per quello che era successo e per il nervoso diceva anche parolacce. Io l’ho amata sino in fondo e le ho detto che non era il caso di prendersela. Le ho detto che io ero felice, perché ero riuscita a oltrepassare il dolore buttandomi verso gli altri. Lei è rimasta pensierosa poi mi ha detto: grazie! Un trasferimento “un po’ doloroso” ‐ Albissola, Ottobre 1985 Questi ultimi giorni sono un po’ difficili perché dopo il trasloco a Savona sono sorte diverse difficoltà, tra cui la scuola (faccio il classico). Il cambiamento di casa è stato per me un po’ doloroso anche perché ero molto affezionata a Sassello. Mi veniva da rispondere a questo dolore mettendo il muso tutto il giorno. Poi ho capito che quello era un volto di Gesù Abbandonato. Era difficile dirgli Sì… ma ci ho provato, a cominciare col dare una mano alla mamma e al papà per le ultime sistemazioni, studiando la lezione perché Volontà di Dio, facendo il proposito ogni mattina. La vita si è trasformata e poi con l’inizio degli incontri gen 3 sembra proprio che Gesù mi dia una mano per ricominciare sempre. L’interrogazione di geografia: “Invece di un bel 7 ho preso 5 e mezzo” Albissola, 4 giugno 1986 In questo periodo, come sapete, la scuola non va affatto bene. Oltretutto ultimamente la mia prof di Italiano mi ha preso male. Un giorno mi ha interrogata in geografia, io avevo studiato proprio bene e quindi ero molto tranquilla, così ho risposto a tutte le sue domande e quando sono tornata a posto ero convinta di aver preso un bel 7. All’intervallo vado a chiederle il voto e lei mi risponde che ho preso 5 ½. Sarei scoppiata a piangere ed ero molto triste. L’ora dopo una mia compagna mi dice che sarebbe venuto il suo papà a prenderla a scuola e sarebbe stato contento di salutarmi e fare la mia conoscenza. Io sono stata d’accordo. Tra me ho pensato che non potevo salutarlo con questa tristezza addosso, ma che quella era una buona occasione per abbracciare Gesù Abbandonato buttandomi ad amare gli altri. Quando l’ho salutato ho cercato di farlo con tutto l’amore possibile. Il giorno dopo, la mia compagna mi ha detto che aveva spiegato a suo papà cosa m’era successo a scuola ieri e lui aveva risposto che nel salutarlo l’avevo colpito per quella felicità che avevo nel volto; per me è stato un riscoprire quanto Gesù ti dà molti frutti quando ti butti verso gli altri. La mamma al congresso internazionale Gen3 (2010) riferisce che a questo punto i suoi compagni si sono alzati in piedi e hanno detto: “Professoressa, non può fare questa cosa”. E lei: “La professoressa sono io!” E’ stato questo il suo primo grande dolore. Anche perché l’interrogazione poteva essere decisiva per non essere bocciata. Dopo la bocciatura ‐ 3 Ottobre 1986 Quest’anno sono in una classe e sezione nuova perché ripeto l’anno. Quando sono entrata x la prima volta in classe avevo un po’ di paura, perché non conoscevo nessuno e avevo paura che facilmente sarei stata scartata dagli altri. Poi ho pensato che potevo assomigliare un pochino a Gesù Abbandonato e piena di gioia sono entrata in classe. I compagni sono stati molto simpatici con me e già ci conosciamo con tutti. Ho chiesto così a Gesù di essere sempre pronta a voler loro bene in ogni momento. 5
A sorpresa, infatti, Chiara era stata bocciata… Da un’intervista alla mamma: “In quel momento ha pianto. Aveva un dolore così grande! La definiva “un’ingiustizia”. Proprio quella mattina doveva partire per Roma per accompagnare le gen 48 al loro congresso. Non voleva più partire. Appena siamo arrivati alla stazione, è arrivato il treno. C’era un gruppo delle gen4, dal finestrino che la chiamavano: “Chiara! Chiara! Chiara!” Si è asciugata le lacrime ed è salita sul treno. Quando poi è arrivata a Roma ci ha scritto una bellissima cartolina per ringraziarci di averle dato questa possibilità, e questo aiuto. Era una cartolina con una palma che si piega, e lei aveva scritto: “ Il dolore ci piega, ma non ci spezza”. 8
Le bambine più piccole, dai 4 agli 8 anni.