Gli Egizi a Padova e l`educazione al patrimonio attraverso

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Gli Egizi a Padova e l`educazione al patrimonio attraverso
Clio ’92. Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia
Gli Egizi a Padova e l’educazione al patrimonio attraverso una ricerca storicodidattica
di Ivo Mattozzi
[Presentazione scritta nel 2005 ma inedita ancora, preparata per la pubblicazione di uno schedario curato dalla
prof.sa Diana Stefanelli e da me. La pubblicazione è in corso da moltissimi anni, ma non vede mai la luce per
controversie tra l'ente committente e l'editrice incaricata. Giovan Battista Belzoni è una gloria padovana ma non viene
onorato nella sua città natale. Recentemente gli ha dedicato molta attenzione Bologna con la proiezione di
documentari sulla sua biografia.
Lo metto a disposizione degli insegnanti in occasione della XIII Scuola Estiva di Arcevia come esempio di ragionamento
per un organizzare un percorso museale didattico e i materiali per realizzarlo: esso riguarda sia una conoscenza – la
religione egizia – sia le procedure della ricerca storico-didattica]
Padova ha dato i natali a Giovan Battista Belzoni, glorioso esploratore e scopritore di
tombe faraoniche e di altri siti archeologici.
Padova ha nel museo civico agli Eremitani una collezione di oggetti egizi.
Il Belzoni merita di essere conosciuto attraverso la scuola per l’importante contributo
che ha dato sia alla conoscenza della civiltà egizia nella stagione ottocentesca della sua
scoperta sia alla nascita del museo egizio padovano con il dono delle statue della dea
Sekhmet nel 1819.
Il museo rappresenta un complesso di beni culturali che è conveniente valorizzare
attraverso lo studio accurato e l’osservazione diretta degli oggetti. È conveniente che gli
studenti si rendano conto del patrimonio culturale del comune e che costruiscano
conoscenze mediante l’uso di fonti materiali che ne fanno parte.
Sono queste considerazioni che hanno animato i servizi educativi del comune a produrre
un materiale didattico che possa corrisponde alla quadruplice esigenza:
a. far conoscere Belzoni;
b. far conoscere il museo egizio;
c. far costruire conoscenze mediante l’uso di fonti museali;
d. educare al patrimonio.
Se vediamo le cose dalla parte della scuola troviamo altri buoni motivi. Attualmente
(2005) vigono le Indicazioni nazionali per la scuola di base che riservano lo studio della
civiltà egiziana alla scuola primaria e la sottraggono alla scuola “media”. Possiamo
presumere, dunque, che nella scuola secondaria di secondo grado arrivino studenti che
hanno una conoscenza scolastica giustamente superficiale e sommaria degli egizi.
Secondo le linee della riforma i licei dovranno moltiplicarsi e probabilmente la storia
antica in essi insegnata riguarderà anche gli egizi. C’è dunque bisogno di intensificare
l’insegnamento e l’apprendimento di questa importante parte della storia del mondo.
I materiali rispondono anche a questa prospettiva: agevolare la mediazione didattica che
gli insegnanti potranno attuare per mettere in rapporto studenti e storia egiziana,
studenti e museo egizio.
Essi presentano in modo lineare la trama della vita avventurosa di Belzoni e lo
immaginano come mentore degli studenti nella visita e nell’osservazione dei reperti
museali. Lo schedario è concepito per far costruire una conoscenza che riguarda la
dimensione religiosa della civiltà egizia secondo le procedure dell’attività storiografica.
Esso li guida
• a formare le informazioni extrafonti necessarie,
• a disciplinare l’osservazione degli oggetti allo scopo di trasformarli in strumenti di
informazione,
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•
•
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a produrre le informazioni dirette e inferenziali,
a fare le operazioni mentali necessarie per dare loro significato e per organizzarle in
un testo,
a cogliere le relazioni tra le conoscenze della civiltà egizia e la conoscenza del
presente.
La struttura
Il materiale si compone di tre parti, ciascuna con proprie distinte funzioni:
1. un’introduzione e presentazioni di conoscenze extrafonti,
2. uno schedario che guida all’osservazione degli oggetti nel museo,
3. uno schedario che stimola la produzione di informazioni inferenziali e di significati, e
guida alla produzione del testo e all’uso delle conoscenze costruite.
Che senso ha tale tripartizione? Essa si propone come rappresentazione della procedura
della ricerca e delle grandi fasi in cui può articolarsi.
L’introduzione informa sulle imprese di Belzoni, sulle sale egizie del Museo civico, sul
collezionismo e sul restauro: dà conto così delle ragioni dell’esistenza di una collezione
di reperti egizi a Padova. È la informazione che può motivare alla conoscenza dei reperti
e degli aspetti di vita a cui essi si correlano.
Dall’introduzione gli studenti conoscono Belzoni come un personaggio meravigliosamente
affascinante. La sua vita si presta ad essere trasposta in un romanzo o in un film. E vite
romanzate sono disponibili. Purtroppo il cinema non si è ancora interessato a lui. Ma che
magnifico film potrebbero ispirare le sue peripezie! L’introduzione presenta la figura e
le vicende biografiche di Belzoni con una sorta di script per un fumetto con lo scopo di
farle conoscere per sommi capi: la sua adolescenza a Padova, il suo apprendistato a
Roma, i suoi viaggi in Europa (Francia, Olanda, Inghilterra, Portogallo, a Malta), i suoi
interessi per l’idraulica, le sue esibizioni di gigante da circo, la fascinazione esercitata
su di lui dall’Egitto con i suoi monumenti e con le rovine visibili e con la sfida a
metterne altri in luce, con le sue imprese compiute con impressionante acume. Le
statue che adornavano la facciata del tempio di Ramsete II, le diciotto statue del tempio
di Karnak, l’esplorazione della necropoli di Tebe e la scoperta della testa ciclopica di
Thutmosi III, la scoperta del tempio di Simbel, quella della tomba di Seti I nella Valle dei
Re, la esplorazione della piramide di Chefren, la individuazione della città ellenistica di
Berenice furono i contributi che nel breve volgere di un biennio (1816-1818) Belzoni
dette alla conoscenza della civiltà egiziana che si trovava allora allo stato aurorale. Gli
onori che ebbe in vita in Europa e la sua morte prematura che lo colse a 45 anni nel
golfo di Guinea, mentre tentava un’altra impresa come quella della scoperta della città
subsahariana di Timbuctù, sono gli altri aspetti del fascino che la figura di Belzoni può
esercitare.
Non solo con le scoperte ma anche con l’interessante resoconto dei suoi viaggi e con la
grande mostra dei reperti, esposta a Londra e Parigi, Belzoni fu un protagonista del
risveglio di interessi e di studi per la storia egizia. Gli studenti potrebbero capire dalla
conoscenza del personaggio pure un aspetto rilevante del funzionamento della
storiografia: non basta che la storia sia accaduta e che ci siano pervenute le tracce
prodotte durante il suo svolgimento perché essa sia conosciuta. La civiltà e la storia
egizia si è svolta migliaia di anni fa, ma la sua conoscenza è stata una costruzione
recente.
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È indispensabile la curiosità e la volontà di conoscere e l’attività degli studiosi
(archeologi, archivisti, storici…) affinché la conoscenza di quella storia possa formarsi. E
il passato non è conosciuto per il fatto che sia accaduto, ma la sua conoscenza è stata
una costruzione che si è elaborata man mano specialmente nel corso degli ultimi due
secoli. Sono consapevolezze epistemologiche che è bene che gli studenti dei corsi
secondari acquisiscano: esse fanno parte della cultura storica e agevolano la
comprensione del funzionamento della disciplina.
In seguito gli studenti sono informati che il Museo civico conserva ed ostenta le tracce di
alcune attività svolte da antichi egizi. Affinché servano da strumenti di informazione e
permettano di produrre conoscenze complesse occorre una tensione alla conoscenza che
metta in moto operazioni cognitive. La prima di tale operazione è la tematizzazione,
cioè la preferenza per un aspetto della civiltà da rendere fuoco della ricerca e della
conoscenza. Tra i molteplici temi possibili noi abbiamo preferito quello della religione.
Esso è coerente con il fatto che i reperti provengono da contesti religiosi: sono statue di
divinità, amuleti, sarcofagi e altri reperti correlati con le credenze sull’oltretomba. E la
preferenza è legata anche alla grande funzione che la sfera religiosa aveva presso gli
egizi. La tematizzazione fa produrre un questionario e per rispondere al questionario è
indispensabile disporre di tracce da trasformare in strumenti di informazione.
Tali operazioni devono essere sostenute da conoscenze extrafonti, possedute all’inizio
della ricerca oppure acquisite man mano che se ne rileva la necessità. A questa esigenza
corrisponde una serie di paragrafi che prendono spunto dal sarcofago di Meretamon, una
cantatrice del tempio di Amon a Tebe, e danno conto del rito funebre, delle credenze
mitiche e del pantheon degli egizi. Infine, un altro paragrafo rivela il significato sacro
dei geroglifici.
L’immaginazione didattica presume che a questo punto gli studenti siano attrezzati
come studiosi in procinto di intraprendere la ricerca: sanno chi è e che meriti ha avuto
Belzoni, sanno che ci sono tracce da trasformare in strumenti di informazione,
condividono il senso della scelta tematica, si provvedono delle conoscenze extrafonti
necessarie. Hanno un questionario che li sollecita alle risposte. Possono andare al museo
a produrre informazioni sulla base delle osservazioni degli oggetti. In questa operazione
sono assistiti da undici schede di osservazione che guidano lo sguardo degli allievi su
singoli oggetti o su insiemi di reperti. E le schede servono anche per l’annotazione delle
informazioni sugli aspetti percettibili e fungono da mezzi per la raccolta della base di
dati necessari per la successiva elaborazione.
Gli studenti possono tornare in classe con la raccolta della base di dati necessaria per le
successive elaborazioni. Hanno bisogno allora di mobilitare le preconoscenze e di farle
interagire con le informazioni primarie allo scopo di aumentare la quantità e la qualità
delle informazioni. A tale attività sono condotti dalle schede di sviluppo che con
domande maieutiche fanno produrre altre informazioni e significati e li fanno mettere in
relazione.
Infine un gruppo di schede è organizzato allo scopo di provocare la presa di coscienza
metodologica: sulla struttura delle fonti e sul loro potenziale informativo, e
sull’archeologia.
Alla fine del percorso gli studenti hanno uno schedario che contiene informazioni
primarie e inferenziali, significati su singoli oggetti e individuazione di relazioni tra le
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informazioni. Sono gli elementi che possono essere organizzati in un testo che comunichi
una conoscenza organica costruita attraverso le procedure della ricerca storica trasposta
in ricerca storico-didattica.
La ricerca storico-didattica e la formazione storica
Gli schedari invitano, dunque, ad assumere la prospettiva della costruzione della
conoscenza attraverso l’operatività e le attività laboratoriali che richiedono tempi
dedicati: tempo per la preparazione delle preconoscenze, tempo per l’uscita e il lavoro
nel museo, tempo per lo sviluppo delle informazioni in aula e a casa. Vale la pena di
sottrarne allo svolgimento del manuale? La necessità di gestire lo scarso tempo
scolastico non rende più economico informare gli allievi della religione egizia,
dell’esistenza del museo egizio e della biografia di Belzoni? Sì, se pensiamo che il nostro
compito di insegnanti sia soddisfatto nel momento in cui trasmettiamo conoscenze con
la parafrasi dei testi. No, se siamo persuasi che la formazione della cultura storica e del
pensiero storico degli adolescenti debba includere
- la consapevolezza metodologica di come la conoscenza storica si costruisce;
- l’abilità a produrre informazioni e ad organizzarle.
Questi scopi sono assegnati all’insegnamento e all’apprendimento dalla ricerca
didattica, dai programmi, dalle indicazioni. Non sono scopi superflui e aggiuntivi rispetto
a quelli dell’acquisizione di conoscenze. Sono scopi ispirati dall’esigenza di rendere
vitale la storia come disciplina scolastica e utilizzabili le abilità e le conoscenze che
riesce a formare. Conviene perciò consumare del tempo scolastico per conseguirli.
Inoltre la ricerca didattica e le indicazioni mettono in evidenza la necessità che
l’insegnante prenda cura del processo di apprendimento degli alunni e lo organizzi al
fine di arricchire la loro personalità con abilità a compiere operazioni cognitive per
costruire e usare conoscenze.
Perciò le attività previste dagli schedari vanno considerate come parte del curricolo di
formazione storica: possono essere modulate con l’insegnamento e lo studio delle
conoscenze manualistiche. Possiamo presumere una unità di apprendimento che si snodi
lungo un percorso di questo tipo:
- presentazione del percorso e rilevazione della preconoscenze degli alunni rispetto
alla civiltà e alla storia egizia, al museo egizio, a Belzoni.
- insegnamento e studio della conoscenza manualistica;
- organizzazione del percorso museale;
- approfondimento delle conoscenze sulla religiosità degli egizi mediante lo schedario;
- attuazione del percorso museale.
In questo modo storia generale e ricerca storico-didattica si integrano in un solo
percorso di insegnamento e apprendimento. E l’una consolida ed arricchisce le
conoscenze costruite mediante l’altra.
Ma ci sono altri benefici promessi dalla ricerca didattica storico-didattica che
proponiamo. Essi riguardano la possibilità di apprendere per mezzo delle cose e dei
percorsi museali e l’educazione al patrimonio.
Imparare dagli oggetti
Al museo gli studenti incontrano gli oggetti sistemati nelle sale e nelle vetrine secondo
raggruppamenti e criteri decisi dagli studiosi. Devono imparare ad osservarli per
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riconoscerne le caratteristiche, le potenzialità informative rispetto al tema, per
produrre informazioni. Possono rendersi conto che il potere informativo aumenta se i
singoli oggetti sono messi in relazione. Formano così abilità che possono essere investite
anche nelle esigenze di costruire conoscenza mediante l’interrogazione di oggetti nella
vita quotidiana. Le capacità di rendere gli oggetti strumenti di informazione e di
organizzarle per capire meglio il mondo sono messe in tensione quotidianamente nella
nostra esistenza sociale.
Ecco l’altra via per cui l’esperienza di ricerca può rivelare l’utilità del modo di
conoscenza storica.
Educazione al patrimonio
Gli oggetti egizi non provengono dal sottosuolo padovano e non documentano fasi della
storia della città. Non hanno la possibilità di contribuire ad informarci sulle “radici” e a
configurare tratti dell’identità padovana. Tuttavia appartengono alla storia di Padova e
della sua cultura, fanno parte dei beni culturali che appartengono al comune di Padova.
Sono le tracce di attività e di interessi che singoli padovani e le amministrazioni
comunali e le istituzioni di tutela hanno esplicato verso la storia egiziana. Essi perciò
fanno parte del patrimonio culturale locale. Ma in primo luogo sono tracce di attività
delle società che si sono succedute nell’antico Egitto. Perciò esse appartengono al
patrimonio culturale mondiale. Il comune spende denaro pubblico per conservarle,
esporle, per compensare il lavoro intellettuale e manuale degli operatori museali…
Che gli studenti vadano al museo, siano agevolati a stabilire un rapporto attivo con la
collezione e ne comprendano i modi di uso intellettuale è la maniera più efficace per
praticare l’educazione al patrimonio culturale, cioè per far loro pensare che le tracce
del passato sono pregiate per la loro potenzialità di farci conoscere la storia
dell’umanità e, di conseguenza, quella della parte di essa a cui apparteniamo.
Il ruolo della mediazione didattica
Gli schedari sono mediatori strumentali dell’apprendimento. Lo possono stimolare,
regolare, sostenere. E svolgono una funzione maieutica, nel senso che con la loro
struttura di consegne e di domande sollecitano gli studenti a fare operazioni intellettuali
per rispondere e produrre informazioni. Ma essi non funzionano da soli. È la mediazione
didattica dell’insegnante che li può far funzionare al meglio. Perciò chiediamo
all’insegnante di conoscerne la struttura e di organizzarne l’uso in classe e al museo: il
suo atteggiamento può sostenere la tensione degli studenti oppure può deprimerla. Per
ottenere l’adesione degli studenti occorre che l’insegnante si impegni nella rilevazione
delle loro preconoscenze, nella presentazione dell’articolazione delle fasi del lavoro,
nella organizzazione della visita al museo e nella compartecipazione ad essa, nel
mantenere viva la tensione con l’organizzazione del lavoro per sviluppare le inferenze e
per elaborare la comunicazione storiografica. È una mediazione didattica molto più
attiva, che richiede momenti di lavoro laboratoriale e una costante cooperazione. I
vantaggi di tale modo di lavorare sono molteplici: è possibile valutarne man mano le
risposte e reagire in modo formativo, gli studenti si sentono presi in cura e rispondono
meglio alle sfide cognitive, può accrescersi il gusto di insegnare e di apprendere storia.
Referenze bibliografiche
Clio ’92. Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia
Opere di Giovanni Battista Belzoni,
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Narrative of the Operations and Recent Discoveries within the Pyramids, Temples,
Tombs, and Excavations, in Egypt and Nubia; and of a Journey to the Coast o/the Red
Sea, in Search of the Ancient Berenice; and Another to the Oasis of Jupiter Ammon,
London, 1820. Plates Illustrative of the Researches and Operations of G. B. Belzoni in
Egypt and Nubia, London, 1821.
Viaggi in Egitto ed in Nubia contenenti il racconto delle ricerche e scoperte
archeologiche fatte nelle piramidi nei templi nelle rovine e nelle tombe di que' paesi
seguiti da un altro viaggio lungo la costa del Mar Rosso e all'oasi di Giove Ammone di
G.B. Belzoni prima versione italiana con note di F.L., Tomo primo [-quarto]. - Milano :
dalla tipografia dei fratelli Sonzogno, 1825-1826. - 4 v. ; 12°.
Descrizione delle operazioni e recenti scoperte fatte all'interno di piramidi, templi,
tombe e scavi in Egitto e Nubia e di un viaggio alla costa del Mar Rosso in cerca
dell'antica Berenice e di un altro all'oasi di Giove Ammone, Segrate, Pyramids, 1987.
«Belzoni's Travel», a cura di A. Siliotti, British Museum, London,
Mercati A., Lettere di G. B. Belzoni e di E. Frediani al cardinale Consalvi /. - Roma : Tip.
poliglotta Vaticana, [1944?]. (Estr. da: Atti della Pont. Accademia romana di archeologia,
vol. 20(1943/1944).
Opere su Giovan Battista Belzoni
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Mayes S., The *Great Belzoni : the circus strongman who discovered Egypt's ancient treasures,
London - New York, Taurisparke paperbacks, 2003.
Zatterin M., Il gigante del Nilo : storia e avventure del grande Belzoni, l'uomo che svelò i
misteri dell'Egitto dei faraoni - Milano, Mondadori, 2000.
Siliotti A., G. B. Belzoni. Viaggi in Egitto e in Nubia, Verona, Geodia, 1999.
Siliotti A. (a cura di), Padova e l'Egitto, Assessorato cultura e beni culturali Comune di Padova,
Padova, ****
Montobbio L., Giovanni Battista Belzoni : la vita, i viaggi, le scoperte, Padova, Martello, 1984.
Rossi-Osmida G., Il gigante e le piramidi : nella valle del Nilo con Giovanni Battista Belzoni
(1778-1823) fondatore dell'egittologia moderna, introduzione di Claudio Cerreti, Torino,
ERI,1992.
G. B. Belzoni avventuriero onorato : col racconto dei suoi viaggi e delle sue scoperte in Egitto e
in Nubia / nella traduzione di Silvio Policardi. - Padova, Lions club,1960.
Mayes, S., The Great Belzoni. – London, Putnam, 1959
Giambattista Belzoni visto da un amico inglese, Padova, <s.n.>, 1932. - 1 v. (Estr. da: Padova,
1932, fasc. 8.)
Bellorini E., Giovan Battista Belzoni e i suoi viaggi in Egitto, in Nubia e al Golfo di Guinea,
Paravia, Torino 1930.
Le Caire A. S., Per il primo centenario della morte di Giovanni Battista Belzoni : memoria,
<s.n.>, 1924. - 1 v. (Estr. da: Bull. de l'Inst. d'Egypte, t. 6, session 1923-24).
Ci sono molti siti web che parlano di G.B. Belzoni
http://www.mnsu.edu/emuseum/information/biography/abcde/belzoni_giovanni.html
Sulla ricerca storico-didattica e l’uso didattico dei musei
Clio ’92. Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia
Mattozzi I., Dall’uso delle fonti alla ricerca storico-didattica. Guida per gli insegnanti,
in Dalle fonti alla storia: i paleoveneti al museo nazionale atestino. Percorsi di ricerca
storico-didattica per la scuola media, Comune di Venezia, Venezia, 1989.
Mattozzi I., Pensare il concetto di fonte per la ricerca storico-didattica, in Storia e
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2004, pp. 145-158.
Riccini R., Imparare dalle cose. La cultura materiale nei musei, Bologna, Clueb, 2003
Cisotto Nalon M. (a cura di),Il museo come laboratorio per la scuola, Il Poligrafo,
Padova, 2000
Mazzolino R.G., Andare al museo. Motivazioni, comportamenti e impatto cognitivo,
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Gabrielli C. (a cura di), Apprendere con il museo, IRRSAE del Lazio, Franco Angeli,
Milano, 2001
Brizza M.T., Zanni A., Il museo conosciuto. Appunti di museologia per insegnanti con
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