1 rassegna stampa mercoledì 5 settembre 2012

Transcript

1 rassegna stampa mercoledì 5 settembre 2012
Federazione ittaalliiaannaa bancari e assicuurativi
via Modena, 5 – 00184 Roma – tel. 06-4746351 / fax 06-4746136
e-mail: [email protected]
sito web: www.fiba.it
Aderente alla UNI (Union Network International), alla CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e alla CISL Internazionale
RASSEGNA STAMPA
MERCOLEDÌ

5 SETTEMBRE 2012
U
Unn aaffooriissm
maa aall ggiioorrnnoo............................................................................................................................. 22
 «Tre tappe per salvare l’euro» ................................................................................. 3
 Bankitalia: spread «giusto» a quota 200 ................................................................ 4
 L’impatto Bce sui titoli di Stato italiani ................................................................. 5
 Draghi: acquisti di bond per salvare la moneta unica .......................................... 6
 I mercati aspettano Draghi, spread in calo ........................................................... 7
 Se le banche italiane licenziano i rating ................................................................ 8
 Per UniCredit domanda doppia ............................................................................... 9
 L’asta di FonSai va in porto Tutti i diritti sono collocati ..................................... 10
 Monti e Hollande «garanti europei» ....................................................................... 11
 Consultazioni mensili a «tre» Verso l’asse Roma-Parigi-Berlino ........................ 12
 «L’Italia merita uno spread a quota 200» .............................................................. 13
 Le casse di risparmio, ultima trincea tedesca
Barricate contro la vigilanza dell’Europa ........................................................... 14
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
1
 Monti-Hollande: avanti con lo scudo anti-spread ................................................. 15
 Draghi: comprare bond per far sopravvivere l’euro .............................................. 16
 Mutui a tasso doppio e imprese soffocate
la Bce in soccorso di Italia e Spagna ................................................................... 17
 Intesa Sanpaolo, più potere ai manager
Bazoli prepara la nuova governance .................................................................... 19
 Venduti i diritti Fonsai, Peluso verso Telecom ...................................................... 20
UN AFORISMA AL GIORNO
a cura di “eater communications”
“
S
SPPEES
SS
SO
OC
C’’ÈÈ C
CH
HII C
CO
ON
NS
SU
UL
LTTA
A PPR
RO
OPPR
RIIO
O
C
CO
OL
LU
UII C
CH
HEE S
SA
AC
CH
HEE ÈÈ G
GIIÀ
À
”
D
DEEL
LS
SU
UO
OS
STTEES
SS
SO
O PPA
AR
REER
REE!!!!
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
2
((O
Orriiaannaa FFaallllaaccii))
*il Sole 24ORE*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Lina Palmerini
IL VERTICE ROMA-PARIGI
«Tre tappe per salvare l’euro»
Monti-Hollande: vigileremo per attuare l'intesa Ue anti-spread - «La Tav va realizzata»
OBIETTIVO SVILUPPO
«C'è una grande sinergia tra l'Italia e la Francia nello spingere sulla crescita non
inflazionistica o fondata su squilibri di bilancio»
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
3
ROMA.
Quello di ieri si poteva chiamare vertice, almeno secondo il vocabolario di Mario Monti che ai giornalisti ha
rimproverato un'eccessiva facilità nell'uso della parola «vertici» visto che spesso finiscono senza dare risultati.
Ma il summit con Francois Hollande, anche se non ha messo sul tavolo frutti concreti, ha rinsaldato una visione
sulle prossime tappe per mettere in sicurezza l'euro. Una posizione politica che vale tanto più oggi mentre si sta
giocando una partita complicata tra la Bce, la Bundesbank, Berlino, la Consulta tedesca. Dunque, quella «unità
di vedute» come sia Monti che Hollande l'hanno chiamata, serve a dare sostegno politico alle prossime mosse
delicate di Mario Draghi, tant'è che il presidente francese preferisce non rispondere a una precisa domanda
proprio per non turbare un clima già fragile. E comunque, in quelle «tre tappe» di cui parla esplicitamente
Hollande, tutti i protagonisti europei sono coinvolti. «Si tratta di realizzare le decisioni del consiglio Ue di
giugno; risolvere i problemi di Grecia e Spagna e realizzare l'unione bancaria», così le spiega in conferenza
stampa col premier italiano dopo il faccia a faccia a Villa Madama.
E Monti puntella quelle tappe: «Il presidente Hollande e io veglieremo affinché le decisioni dell'ultimo vertice
Ue per combattere lo spread siano completamente realizzate». Accordi in base ai quali i Paesi che ricorrono allo
scudo anti-spread – e «che hanno fatto i compiti a casa» – non dovranno essere penalizzati con sacrifici
finanziari ulteriori. Insomma, affermazioni molto nette per cercare di orientare la partita politica che si sta
giocando tra falchi e colombe tedesche (e non solo) e scacciare le incertezze che i mercati continuano ad avere
sulla moneta. «Se vogliamo ripristinare la fiducia, non dobbiamo avere dubbi sulla zona euro», ha scandito un
Hollande molto tonico che con Monti dava già appuntamento al prossimo vertice italo-francese di dicembre. E
qui arriva un'altra presa di posizione ferma. Parla Monti: «Ci rivedremo a Lione, segno concreto della nostra
volontà di dare concreta realizzazione alla Tav, opera fondamentale».
Quando si rivedranno molto sarà stato già deciso in Europa su quelle tre tappe per la salvezza dell'euro. Almeno
sul fronte dello scudo anti-spread che tanta disparità di finanziamento crea ai diversi paesi europei, con evidenti
ripercussioni sulla crescita. «Fare i compiti a casa è necessario ma non sufficiente: occorre che se un Paese
realizza i progressi, ci sia un riconoscimento da parte dell'Ue affinchè non persistano dei grandi ostacoli degli
spread che sarebbero privi di riferimento all'andamento dell'economia». Le parole di Monti hanno ben presente
le valutazioni della Banca d'Italia che valuta in 200 punti il corretto spread italiano, ben sotto gli oltre 400 di
oggi. «È vero quello che dice Monti: ci sono Paesi in cui i tassi di interesse sono troppo elevati, tutti dobbiamo
contribuire a far rientrare questi spread», ha insistito Hollande. Quanto alla Bce «prenderà le sue decisioni in
autonomia e non commento oltre», ha chiuso il presidente francese visto che giovedì sarà un giorno clou per
Draghi.
La crescita è l'altra parola d'ordine anche se la questione della stabilità finanziaria tiene tutto in stand by. «C'è
una grande sinergia nello spingere sulla crescita non inflazionistica o fondata su squilibri di bilancio», diceva
Monti ma i cronisti da lui volevano sapere più delle questioni interne e di cosa bisogna aspettarsi dagli incontri
(a partire da oggi) con imprese e sindacati. Il premier inizia con l'ironia: «Come sapete non ho fatto promesse in
campagna elettorale», poi pungola le parti sociali. «Devono acuire i loro sforzi: è il momento di lavorare
insieme per creare lavoro, tema centralissimo. L'obiettivo è la produttività». Oltre l'Ue, non poteva mancare nel
colloquio tra Hollande e Monti, la questione-Siria e la grave emergenza anche umanitaria di questi giorni. «Alla
luce della situazione sempre più precaria del regime di Assad abbiamo avviato un esercizio di concertazione sul
periodo post Assad», ha annunciato Monti. E anche lì non c'è più tempo da perdere.
*il Sole 24ORE*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Rossella Bocciarelli
IL NODO DEL DEBITO
Bankitalia: spread «giusto» a quota 200
Via Nazionale: l'effetto contagio europeo si sovrappone ai fondamentali economici del Paese
GAP SU TUTTA LA CURVA
Le ampie differenze tra i differenziali stimati e quelli correnti si riscontrano anche per le
scadenze più brevi
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
4
ROMA
Gli esperti del Fondo monetario internazionale lo avevano già detto e scritto con molta chiarezza: una parte
consistente degli spread determinatisi tra i tassi d'interesse sovrani di alcuni Paesi riflette un problema di
sistemico dell'euro legato ai timori di un break up, di una dissoluzione della moneta unica, dunque a qualcosa di
esogeno rispetto ai fondamentali dell'economia degli stessi Paesi. Qualcosa che ha poco a che vedere con le
dinamiche di debito pubblico, disavanzo, crescita in Italia, Spagna o Francia. Altrettanto chiaramente il
presidente della Bce, Mario Draghi, nel commentare le decisioni del 2 agosto scorso, aveva affermato che «quei
premi per il rischio sui titoli governativi che sono collegati alle paure per la possibile fine dell'euro sono
inaccettabili e devono essere affrontati».
Già, ma a quanto ammonta, per il nostro Paese, questa distorsione monetaria da timore del break up della valuta
unica? Quale potrebbe essere la soglia oltre la quale il rialzo dei tassi sul debito sovrano dovrebbe essere
corretto, con operazioni di mercato aperto sui titoli, proprio per garantire l'efficacia della politica monetaria
europea? Ieri la Banca d'Italia, alla vigilia della riunione del board dell'Eurotower nella quale si prenderanno
decisioni importanti per la sopravvivenza dell'euro, ha pubblicato, tra gli «occasional papers» dedicati a
questioni di economia e finanza, uno studio che quantifica gli effetti del contagio. E spiega che, sulla base
dell'andamento dei fondamentali economici italiani, il premio per il rischio sulla scadenza dei dieci anni,
misurato dal differenziale di rendimento fra il BTp e il corrispondente bund tedesco, dovrebbe collocarsi
attualmente su valori dell'ordine dei 200 punti base, contro un livello di circa 450 punti base nella media di
giugno del 2012 (e un livello puntuale di 428 punti ieri, ndr). Dopo aver analizzato i fattori che determinano il
livello dei tassi d'interesse sui titoli di Stato e dopo aver ricordato il forte aumento dei premi per il rischio
sovrano avvenuto in alcuni Paesi di Eurolandia tra cui l'Italia, gli autori del rapporto (Antonio Di Cesare,
Giuseppe Grande, Michele Manna e Marco Taboga) presentano le loro stime econometriche e documentano che
la dinamica dei più importanti fattori macroeconomici e fiscali come la crescita, il rapporto fra debito e Pil, i
rischi finanziari, a partire dall'estate del 2011, non si è rivelata sufficiente a spiegare il forte incremento dei
premi al rischio. Se il differenziale sui titoli a dieci anni giustificato dai fondamentali economici, anche sulla
base di altre stime econometriche, non supera oggi i 200 punti base, ampie differenze fra gli spread stimati in
base ai fondamentali e quelli effettivi si rintracciano anche sulle scadenze temporali più brevi.
Cosi, nel caso dei titoli pubblici a 2 anni la «soglia» di spread giustificato dai fondamentali sarebbe oggi pari a
180 punti contro i 410 della media di giugno, mentre per i titoli a 5 anni il differenziale stimato sulla base delle
variabili di fondo dell'economia sarebbe di 270 punti base contro i 490 della media di giugno. Una parte
significativa dello spread - secondo il saggio degli esperti Bankitalia - è inoltre spiegata dal forte calo del
rendimento del Bund tedesco, che ha beneficiato di ingenti flussi di acquisti legati alla ricerca di attività ritenute
più sicure da parte degli investitori. Il recente andamento del differenziale - se ne deduce - è in larga parte
riconducibile a fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del Paese. Esso avrebbe riflesso, in
particolare, l'emergere tra gli investitori di timori sulla solidità dell'Unione monetaria. Ci sono infatti segnali
che indicano come il manifestarsi della percezione di un rischio di reversibilità dell'euro contribuisca a spiegare
l'aumento dei tassi d'interesse nei Paesi più esposti alle tensioni e il sensibile calo dei tassi nei Paesi considerati
più solidi. Lo studio, tra l'altro, documenta anche l'elevata correlazione fra i timori di un euro break up dilagati
in alcune fasi anche su Google e su giornali non finanziari e i picchi raggiunti dallo spread.
*il Sole 24ORE*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
Le mosse tra Francoforte e Roma. Ammontano a 600 miliardi le obbligazioni emesse con
scadenza entro i tre anni
L’impatto Bce sui titoli di Stato italiani
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
5
LO SPACCATO
Il campo d'azione interessa potenzialmente 160 miliardi di BoT, 60 miliardi di CTz e 370 miliardi di BTp con
vita residua triennale
ROMA Nessuno conosce esattamente il funzionamento del nuovo Securities markets programme della Bce, un
meccanismo innovativo per stabilizzare gli spread tra titoli di Stato core e periferici e garantire il buon
funzionamento degli strumenti di politica monetaria. Di sicuro, e questo deluderà una schiera di investitori non
europei molto più estesa di quanto sarebbe ragionevole pensare, la Bce non inizierà da domani ad acquistare
BTp e Bonos sul secondario: a far scattare questa operazione servirà preventivamente l'invio di una richiesta
ufficiale di aiuto da parte di uno Stato dell'Eurozona rivolta ai nuovi strumenti di stabilizzazione (scudo antispread) dell'Efsf/Esm. In tale e tanta incertezza, tuttavia, i mercati hanno comunque scommesso, e piuttosto
pesantemente già da circa un mese, su quanto il presidente della Bce Mario Draghi ha fatto intendere a più
riprese: le banche centrali dell'Eurosistema potrebbero essere pronte ad acquistare bond con vita residua fino a
tre anni. Una soglia che per l'Italia si traduce in un bacino di titoli di Stato potenzialmente appetibili per questo
tipo di sostegno pari a circa 600 miliardi sul totale dei 1.600 miliardi di titoli di debito pubblico in circolazione.
L'Italia è il più grande emittente di titoli di Stato dell'Eurozona ed anche storicamente il Paese con il terzo stock
di debito pubblico più elevato al mondo, dopo Stati Uniti e Giappone: due primati che la crisi del debito
sovrano europeo innescata da Grecia, Irlanda e Portogallo ha trasformato in fardelli insostenibili, a lungo
andare e senza crescita, per i conti pubblici. Fardelli che gravano rovinosamente sullo spread BTp-Bund e sul
costo del denaro per banche, imprese e famiglie italiane. L'Italia tuttavia non risulta in pole position nella
richiesta dello scudo di stabilizzazione di Efsf/Esm, posizione occupata dalla Spagna: e il Governo Monti non
intende ricorrervi. I mercati però anticipano e scontano gli eventi e quindi i grandi portafogli obbligazionari si
stanno preparando ad un eventuale programma di acquisto di titoli di Stato italiani da parte della Bce. Se i
confini degli interventi Eurotower si estenderanno fino alla soglia dei tre anni di vita residua, il campo di azione
sul mercato secondario del rischio-Italia sarà decisamente vasto: poco meno di 160 miliardi di BoT (collocati in
asta con scadenze trimestrali, semestrali e annuali), poco più di 60 miliardi di CTz (emessi con durata di due
anni) e 370 miliardi circa (per l'esattezza ieri 369,006 miliardi) di BTp con vita residua triennale. Il nuovo
Securities markets programme, che secondo il chief Eurozone economist di Unicredit Marco Valli potrebbe
essere ribattezzato BPP (Bond purchase programme, semplicemente "programma di acquisto di obbligazioni"),
ha l'obiettivo di riportare lo spread BTp-Bund su livelli di maggiore adeguatezza rispetto all'effettivo rischio
sovrano, depurato dal timore di scioglimento della moneta unica europea e di default dei paesi periferici. La
curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani, secondo gli addetti ai lavori, ieri forse già scontava quasi
totalmente gli eventuali acquisti Bce fino a tre anni: i tassi fino a un anno sono crollati e quelli fino a due e tre
anni si sono violentemente ridimensionati. Alcune banche estere ieri consigliavano alla clientela di iniziare ad
incassare i profitti sulla parte a breve oppure di prepararsi a farlo presto: anche perchè i più prevedono una
dilagante delusione dalle dichiarazioni inevitabilmente a mezza bocca di Draghi domani: l'annuncio di un tetto
(cap), corridoio o target sul rendimento dei titoli di Stato è una falsa speranza, quanto mai remota e tramontata
perchè controproducente per la Bce. È plausibile, invece, che il presidente prometta la perdita dello status di
creditore privilegiato nel caso di acquisti sul secondario con il nuovo programma. La cancellazione della
seniority sarebbe una notizia molto positiva per i BTp e, sebbene sia nell'aria da tempo, potrebbe innescare un
rally importante a seguito dell'annuncio ufficiale. I BTp con vita residua tra cinque e dieci anni sul secondario,
per contro, si sono mossi poco nonostante le grandi novità in arrivo e lo spread resta ancora alto. Secondo
Riccardo Barbieri, chief European economist a Mizuho, i mercati sottovalutano l'impatto benefico
dell'intervento stabilizzatore dell'Efsf/Esm, anche se questo dovesse concentrarsi sugli acquisti in asta fino a
metà dell'importo raccolto. La strategia congiunta della Bce sul secondario a breve termine e dei fondi di
stabilità sul medio-lungo dovrà far calare l'intera curva dei rendimenti: i BTp quinquennali presentavano ieri
prezzi con potenzialità interessanti di ulteriori rialzi e sono divenuti sorvegliati speciali per molti traders.
I. B.
*il Sole 24ORE*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
Dal nostro corrispondente Alessandro Merli
Draghi: acquisti di bond
per salvare la moneta unica
«I tassi Bce si riflettono solo in uno o due Paesi»
CAUTELA
È molto probabile che il board dia meno dettagli di quanti se ne aspetti il mercato Nemmeno
il taglio del costo del denaro è scontato
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
6
FRANCOFORTE. Il consiglio della Banca centrale europea, riunito da stasera a Francoforte, avrà davanti a sé
un menu «molto ampio» di opzioni per le modalità degli acquisti di titoli dei Paesi in difficoltà, annunciati dal
presidente Mario Draghi all'inizio di agosto, secondo diverse fonti monetarie. E la discussione fra i 22
consiglieri, in vista della conferenza stampa di Draghi di domani, attesa quasi spasmodicamente dai mercati
finanziari, si preannuncia serrata.
I tre comitati tecnici della Bce, di cui fanno parte i rappresentanti delle 17 banche centrali nazionali dei Paesi
che aderiscono all'euro, hanno elaborato i pro e i contro su ogni possibile scelta, ma senza avanzare
raccomandazioni. La decisione finale spetta ai membri del consiglio esecutivo e ai governatori, fra i quali alla
vigilia c'è la consapevolezza di non potersi permettere passi falsi. In ballo, secondo le parole di Draghi
all'audizione a parte chiuse al Parlamento europeo di lunedì, riportate dall'agenzia Bloomberg, c'è la
sopravvivenza stessa dell'euro. Una visione che, significativamente, è stata sostenuta ieri in pubblico a
Francoforte dal consigliere tedesco della Bce, Joerg Asmussen. «Gli alti premi al rischio su alcuni Paesi - ha
detto - riflettono un rischio di cambio che non dovrebbe esserci in un'unione monetaria. Questo non è
accettabile». È quello che Draghi il mese scorso ha chiamato rischio di convertibilità, cioè di rottura dell'euro,
ben illustrato da uno studio della Banca d'Italia (si veda pagina 6). La necessità di eliminarlo, così come quella
di correggere il fatto che la politica monetaria, attraverso i tassi d'interesse, si riflette solo in uno o due Paesi e
si trasmette in modo distorto negli altri, rientra fra i compiti della Bce, secondo Draghi e Asmussen. Ma c'è
all'interno del consiglio anche la posizione del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, secondo cui gli
acquisti di titoli costituiscono un finanziamento monetario dei deficit pubblici, contrario ai trattati. E altre
posizioni più sfumate, non contrarie agli interventi, ma decise a farsi sentire sulle modalità.
Il consiglio si esprimerà probabilmente su meno dettagli di quelli che i mercati vorrebbero: potrebbe rendere
note le scadenze su cui la Bce intende intervenire (anche se, nei fatti, non necessariamente si arriverà ai titoli a
3 anni), la quantità degli interventi e ammettere che i titoli detenuti dall'Eurotower non avranno la precedenza
(seniority) rispetto ai creditori privati in caso di ristrutturassimo del debito, tema molto sentito dagli investitori.
Ma è quasi da escludere che fissi un tetto ai rendimenti (o agli spread) o quanto meno che lo renda noto, visto
che in questo modo la Bce si esporrebbe al doppio rischio di vedere il suo target entrare in conflitto con
l'obiettivo di inflazione e di dover acquistare quantità potenzialmente illimitate di titoli di Stato.
È pressoché certo, del resto, che qualsiasi cosa Draghi annunci, le sue parole vengano messe alla prova dai
mercati. È avvenuto anche ad agosto, dove la reazione iniziale è stata molto negativa, salvo poi offrire il
beneficio del dubbio nelle settimane successive, ma questo viene considerato il test decisivo, anche da parte di
diversi banchieri centrali.
Due elementi importanti però restano quasi del tutto al di fuori del controllo della Bce e riguardano la
tempistica dell'avvio degli interventi: la richiesta da parte dei Paesi in difficoltà (Spagna e Italia) che
dovrebbero farli scattare e la pronuncia della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del fondo salva-Stati
Esm che dovrebbe entrare in azione a fianco della Bce.
L'attenzione sugli acquisti di titoli in funzione anti-spread ha relegato in secondo piano la discussione già
avviata dal consiglio il mese scorso su un possibile nuovo taglio dei tassi d'interesse, che sarà influenzata dalle
nuove previsioni presentate domani dalla Bce (in ribasso sulla crescita), ma anche dal recente dato
sull'inflazione che indica una risalita al 2,6 per cento. In virtù di quest'ultimo elemento, la maggioranza degli
osservatori di mercato ritiene ora che la Bce non taglierà di nuovo i tassi.
*il Sole 24ORE*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Luca Davi
[email protected]
I mercati aspettano Draghi,
spread in calo
Il differenziale BTp-Bund a 428 punti - La tensione si sta allentando soprattutto sui titoli a
breve
LE ATTESE
C'è la convinzione diffusa di un prossimo via libera all'acquisto dei titoli di Stato da parte
dell'Eurotower
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
7
L'effetto Draghi prosegue dove serve, ovvero sui titoli di Stato periferici, tanto che i rendimenti ieri sono
nuovamente scesi, dopo il raffreddamento di lunedì. Le parole del presidente della Bce (che in avvio di
settimana ha difeso gli acquisti di governativi entro i tre anni) hanno invece sortito un effetto minore sui listini
azionari, che sono stati appesantiti dalla diffusione di dati americani inferiori alle attese. Sia chiaro: il buon
andamento di BTp e Bonos si è trasmesso comunque sui panieri borsistici. Non è un caso che in giornata
Milano (-0,29%) e Madrid (+0,73%) si siano rivelate le migliori piazze del Vecchio Continente. Francoforte ha
ceduto l'1,17%, Parigi l'1,58%, Londra l'1,5%.
Spread più sottili
Il focus degli operatori in questo momento è tuttavia concentrato sugli spread. La convinzione diffusa di un
prossimo via libera all'acquisto dei titoli di Stato da parte dell'Eurotower (anche se non ci conosce esattamente
nè forma nè tempistica) sta infatti facendo correre i prezzi di tutti i titoli della periferia d'Europa (abbassandone
così i tassi, che si muovono in direzione opposta). Ieri lo spread italiano a 10 anni è calato a 428 dai 440 punti
base della giornata precedente, quello spagnolo è sceso da 550 a 519 punti. Persino i saggi decennali ellenici
sono stati tagliati di 100 punti base. Ma la tensione si sta allentando in particolare sulle scadenze più
ravvicinate, quelle che saranno nel mirino di Francoforte: sull'orizzonte biennale i BTp hanno visto calare i tassi
di 26 punti, al 2,687%, i Bonos di 44 punti, a quota 3,14%. Ma ottima è stata la performance anche dei
governativi portoghesi, i cui rendimenti sono scesi di 87 punti (al 3,8%) ai minimi da marzo 2011.
Borse in attesa
Più cauto invece l'approccio degli investitori azionari. Nell'attesa del meeting della Bce, in programma domani
a Bruxelles, e della conferenza stampa del governatore della Fed Ben Bernanke, fissata per il 13 settembre,
nessuno per ora sembra voler prendere posizioni troppo decise nè al ribasso nè al rialzo. Qualche
alleggerimento ieri in verità c'è stato, ed è arrivato in coincidenza con la diffusione dell'indice Ism
manifatturiero statunitense, rivelatosi inferiore alle attese: in agosto è passato da 49,8 a 49,6 punti, meno quindi
delle previsioni che fissavano l'asticella a 50 punti. Un dato, quello dell'Ism, che è atterrato ai minimi dal 2009.
Tuttavia i mercati hanno recuperato anche rispetto ai minimi di giornata: a fine giornata Wall Street ha chiuso
in lieve frenata, segnando un -0,5%.
Ai magri segnali in arrivo dal manifatturiero, si aggiungono quelli relativi alle spese per costruzioni, che a
sorpresa sono scese dello 0,9% in luglio. E l'outlook sul sistema bancario americano da parte di Moody's, che
rimane negativo, anche se la maggior parte degli istituti é tornata in attivo dal 2012. Non sono dati
incoraggianti, soprattutto se si considera che l'immobiliare, insieme ai consumi retail, sono stati i due elementi
di supporto per il mercato Usa in queste ultime settimane. Eppure Wall Street, ieri, li ha ignorati.
*il Sole 24ORE*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Fabio Pavesi
Credito. Dopo Ifis anche Veneto Banca lascia Fitch
Se le banche italiane licenziano i rating
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
8
Il rating? Spesso non serve, soprattutto se è eccessivamente penalizzante. Devono averla pensata così a
Montebelluna, sede di Veneto Banca, l'istituto cresciuto a rotta di collo negli ultimi anni sotto la guida di
Vincenzo Consoli. E al pensiero è seguita immediatamente la decisione. Due giorni dopo essere stati declassati
da Fitch da BBB a BB+ cioè a livello "spazzatura", Veneto Banca ha di fatto licenziato l'agenzia di rating. Lo si
è appreso da un comunicato dello scorso 31 agosto della stessa Fitch in cui l'agenzia ha ritirato il rating di BB+
«a seguito della decisione della banca di non partecipare più al processo di valutazione». Fine della partita con i
giudici e le loro pagelle. Da Veneto Banca nessun commento, ma è intuibile che quel declassamento a
spazzatura non sia piaciuto ai vertici dell'istituto. Del resto Veneto Banca non è la prima a sottrarsi al giudizio
spesso assai impietoso dei signori del rating. Già alla fine del 2011 un altro istituto bancario italiano abbandonò
Fitch. Era la quotata Banca Ifis che rinunciò al rating che pur era di BBB-, quindi ancora nell'area investment
grade. La motivazione era semplice. Il rating serve quando si ricorre al mercato interbancario: dato che è troppo
caro farlo e Banca Ifis non ne aveva (e non ha) necessità, avere o meno una pagella di merito di credito
diventava irrilevante. In Veneto Banca che non è quotata avranno pensato più o meno le stesse cose. È una
banca locale che si finanzia per lo più con il mercato dei depositi e quindi il rating è quasi un orpello. Venire
bocciati a junk poi vuol dire veder salire ulteriormente il costo di eventuali finanziamenti sul mercato
interbancario. Non solo Fitch ha portato alcune piccole medie banche italiane a livello spazzatura. S&P a metà
agosto ha bocciato a junk ben 4 istituti (Popolare di Vicenza; Popolare dell'Emilia; Popolare Milano e Banca
Carige). La motivazione delle agenzie è legata al ciclo recessivo che va deteriorando la qualità degli attivi delle
banche. Sono le sofferenze in forte aumento a indurre tagli nelle pagelle del merito di credito. Ma le banche non
ci stanno. «Faremo ricorso contro la decisione di S&P», ha affermato all'indomani del taglio di rating il
direttore generale della Popolare di Vicenza Samuele Sorato. «Vogliamo capire con quali modalità agisce
l'agenzia. Faccio notare che il taglio è arrivato via telefono. Nessun incontro, nessuna possibilità da parte nostra
di spiegare cosa stiamo facendo per tamponare l'aumento dei prestiti in sofferenza. Che c'è. Ma ci si dimentica
che nel nostro caso abbiamo aumentato gli impieghi dal 2008 a oggi di tre volte rispetto alla media del settore.
Il paradosso è proprio questo: veniamo penalizzati perché abbiamo dato credito all'economia del territorio. E in
genere le banche commerciali vengono sfavorite rispetto alle grandi banche d'affari che fanno profitti con la
finanza speculativa».
*il Sole 24ORE*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Marco Ferrando
Piazza Cordusio ieri ha collocato un bond senior a 3 anni per un miliardo
Per UniCredit domanda doppia
IL BILANCIO
A un passo gli obiettivi fissati per il 2012 dal piano di funding: a fine agosto già raccolto il
73% del totale
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
9
Certo l'Italia non è la Germania, dove l'altroieri UniCredit aveva visto la controllata tedesca prezzarsi 22 punti
base sopra il midswap un covered bond da mezzo miliardo di euro. Ma il bond benchmark senior triennale da
un miliardo collocato ieri in Italia da Piazza Cordusio ha comunque centrato i risultati sperati, collocandosi in
linea con un mercato che continua a guardare con relativa fiducia alle nuove emissioni (come dimostra anche il
caso di Enel, negli altri articoli in pagina): la banca ieri ha spuntato una cedola pari al 4,375%, equivalenti a un
rendimento di 390 punti base superiore al tasso swap di pari scadenza (contro un tasso triennale dei BTp del
3,12%). Come dimostrano i 250 ordini per un importo complessivo di due miliardi, l'interesse del mercato è
stato elevato e la domanda diversificata, con un collocamento distribuito tra Italia (34%), Francia (28%), Regno
Unito (14%) e Germania (8%); anche lo spread segna un graduale ritorno al clima positivo di inizio anno,
quando – era il 29 febbraio – la stessa UniCredit era riuscita a piazzare un bond high yield a 345 punti base sul
midswap di riferimento.
D'altronde, come ricorda Philipp Waldstein, responsabile di gruppo Strategic funding & Portfolio, già «il
debutto “storico” del covered bond emesso a metà agosto ha pagato, per la prima volta da sempre, un
rendimento al di sotto dell'analogo titolo di Stato». L'emissione del covered bond a 5 anni da 750 milioni,
infatti, era stata prezzata 100 punti base sotto la curva del BTp e ha confermato l'interesse degli investitori
internazionali per il settore corporate privato italiano. «L'accesso al mercato a tali condizioni sta aiutando la
banca a contenere il costo del credito per la propria clientela», sottolinea ancora Waldstein.
Il bond di ieri, paragonabile a quello che Intesa Sanpaolo aveva emesso prima della pausa estiva e che tratta
oggi sul mercato 395 punti base sul midswap, consente a UniCredit di avvicinare gli obiettivi di funding
previsti per il 2012, pari a 31 miliardi complessivi (ma solo in parte coperti dall'obbligazionario): già al 31
agosto, prima delle due emissioni in Germania e Italia di questa settimana, il piano era completato per il 73% a
livello di gruppo e per l'86% in Italia.
*il Sole 24ORE*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Riccardo Sabbatini
Assicurazioni. Le opzioni sull'inoptato dell'aumento acquistate per soli 230 euro
L’asta di FonSai va in porto
Tutti i diritti sono collocati
Segnale di interesse ma resta il dubbio sull'esercizio delle opzioni
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
10
Nel gioco del poker equivarrebbe ad un chip: il costo di una cena per aver il diritto di aggiudicarsi il 30% del
capitale di Fonsai. Fatti i conti è il risultato dell'asta dei diritti inoptati del gruppo assicurativo che, partita in
sordina il giorno precedente, ieri ha registrato l'en plain.
L'intero lotto di 1 milione 153mila diritti è stato aggiudicato per un controvalore totale non certo da capogiro,
appena 230 euro. In pratica ciascun diritto - consente di acquistare 252 titoli ordinari del gruppo assicurativo al
prezzo unitario di 1 euro - è stato collocato alla cifra poco più che simbolica di 0,0002 euro.
Le modalità dell'asta spiegano quanto è accaduto. Il primo giorno i diritti sono stati offerti dall'emittente ad un
prezzo predeterminato, 5,12 euro, riscuotendo uno scarso successo. Ieri, invece, sono stati collocati "al meglio"
con il risultato di venderli tutti azzerandone, in pratica, il prezzo. Ora il successo del collocamento dipenderà
dalla percentuale di conversioni. Cioè da quanti, entro lunedì prossimo, decideranno di esercitare il diritto
acquistando le relative azioni, un pacchetto che vale 290 milioni (poco più del 30% del nuovo capitale sociale).
Nell'ambienti delle banche del consorzio del collocamento e dell'intermediario (Equita sim) che ha curato
l'operazione si esprimeva ieri soddisfazione per un buon numero di investitori istituzionali, italiani e stranieri,
che hanno partecipato all'asta. Un segnale – è stato sottolineato - dell'interesse che l'operazione sta suscitando
nel mercato. Tra questi c'è anche Unipol che, nei giorni scorsi, ha già annunciato l'intenzione di rilevare un
ulteriore 4,9% di Fonsai in aggiunta al 36,7% che già controlla attraverso Premafin.
Nell'asta di ieri, però erano al lavoro anche gli arbitraggisti (pur in difficoltà per il blocco delle vendite allo
scoperto) che hanno comprato diritti e venduto titoli per allinearne il valore. Ieri l'ordinaria Fonsai ha perso il
2,24% (a 1,005 euro) rimanendo un pelo al di sopra del prezzo di esercizio delle nuove azioni.
Un andamento sostanzialmente simile si è manifestato anche per gli altri diritti inoptati andati ieri in asta. Erano
quelli relativi alle azioni di risparmio Fonsai (per 141 milioni di euro), alle azioni ordinarie (229 milioni di
euro) e privilegiate ( 145 milioni di euro) di Unipol. In questo caso non c'è stato ancora il "tutto esaurito".
Sono stati collocati 2 milioni 830 mila diritti sui titoli ordinari Unipol (sui 5,73 milioni offerti) circa 2 milioni di
diritti (su 7,4 milioni) relativi ai titoli privilegiati Unipol e 263mila diritti sulle azioni di risparmio Fonsai (su
993mila messi in asta). In tutti questi casi il prezzo dei diritti si è già praticamente azzerato. E allo stesso tempo
l'effetto degli arbitraggi ha pesato su titoli sottostanti. Unipol ordinaria ha chiuso la seduta a 2,002 euro (3,19%) mentre l'Unipol privilegiata ha lasciato sul terreno il 5,37% (a 1,057 euro).
L'asta, per le quantità ancora disponibili, andrà avanti fino a venerdì. Poi, appunto, ci sarà tempo fino a lunedì
prossimo per esercitare i diritti. E, a quel punto, sulle impegnative operazioni sul capitale di Fonsai ed Unipol
(ciascuna per 1,1 miliardi) calerà finalmente il sipario.
*CORRIERE DELLA SERA*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Marco Galluzzo
[email protected]
Monti e Hollande «garanti europei»
Il premier italiano e il presidente francese «veglieranno» sugli interventi della Bce Impegno
per la crescita, l'occupazione e la Tav
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
11
ROMA — Anche l'agenda europea ha bisogno di garanti. E ieri Monti e Hollande si sono presentati ai cronisti,
a Villa Madama, in questa veste. L'integrazione economica e finanziaria: «Veglieremo», hanno detto entrambi,
perché si avveri. Gli interventi della Bce e del fondo salva Stati: il premier italiano e il presidente francese
attendono con ansia i dettagli, preferiscono non commentare le indiscrezioni ma anche in questo caso
«vegliano», perché siano corrispondenti alle decisioni dell'ultimo Consiglio Ue.
Le garanzie spese dai due presidenti si estendono, nel corso della conferenza stampa, all'impegno comunitario
per la crescita europea e l'occupazione, alla vigilanza bancaria unica, oltre che alla realizzazione della Tav,
progetto confermato per l'ennesima volta, che sarà utile discutere a dicembre, proprio a Lione, per il prossimo
vertice intergovernativo fra i due Paesi.
Oltre un paio d'ore di colloqui, per la terza volta in pochi mesi, vedono i due presidenti intorno al tavolo della
sala che ospita il vertice. Li affiancano i ministri degli Esteri, dell'Economia, degli Affari europei. I rispettivi
ambasciatori. Al termine dell'incontro, tocca a Monti riassumere così uno dei nodi centrali del confronto: «Sono
sicuro che il presidente Hollande e io veglieremo affinché i passi avanti compiuti dall'ultimo vertice europeo»
per combattere lo spread siano «completamente realizzati».
Il riferimento primo è legato all'intervento della Bce a difesa della stabilità dei mercati del debito. «In queste
settimane stiamo vedendo gli sviluppi operativi» delle decisioni prese nel consiglio Ue del 28 e 29 giugno,
sottolinea Monti. Mentre con l'inquilino dell'Eliseo, che sul tema auspica misure «rapide», condivide la scelta di
non entrare nel merito, evitando di commentare le dinamiche che coinvolgono in queste ore l'istituto di
Francoforte.
Entrambi sembrano in sintonia su un dettaglio di non poco conto: gli eventuali aiuti che Bce e fondo salva Stati
possono offrire a un Paese non dovrebbero contenere ulteriori obblighi, al netto di quelli già presi con le
istituzioni comunitarie.
Si vedrà nei prossimi giorni. Per il momento, dice Hollande, «il miglior commento è non farne, la mia posizione
resta quella del Consiglio Ue del 28 e 29 giugno, ovvero che ci sia la possibilità, attraverso il meccanismo di
stabilità, di intervenire insieme e rapidamente, subito dopo la decisione della Corte di Karlsruhe». Gli fa eco
Monti, in questo modo: «Ho ascoltato con particolare attenzione le parole del presidente Hollande per vedere se
ci fosse una sola parola su cui non fossi d'accordo e non l'ho trovata».
A porte chiuse si discute anche dei prossimi passi che l'Europa dovrà compiere, in termini di integrazione di
bilancio, economica e politica. Hollande accenna al tema, ma lo esclude da una personale ricostruzione delle
prime tre tappe che ha di fronte a sé l'Unione: interventi Bce; soluzione dei casi di Spagna e Grecia; vigilanza
bancaria comune. L'argomento però è sul tavolo, da ottobre entrerà nel vivo. Con quali sfumature rientri anche
nella «sinergia e identità di vedute» di cui parla il nostro premier non è possibile sapere.
Hollande fa infine professione di unità, allargata alla Germania: «Con il premier Monti e la cancelliera Merkel
siamo in forte convergenza per risolvere le questioni di tutti gli europei». Mentre da parte sua il capo del
governo italiano ribadisce che l'Italia è ancora in attesa di vedere riconosciuti tutti i suoi sforzi: «Fare i compiti
a casa è necessario, ma non sufficiente», perché «occorre che, via via che un Paese realizza i progressi lungo le
direttrici europee, ci sia un riconoscimento da parte dell'Ue».
Un accenno ai prossimi impegni del governo, agli incontri con le parti sociali, in tema di «produttività e
competitività», permette al premier di dire che «il governo si sforza per migliorarle, con l'aiuto del Parlamento,
ma occorre che lavoro e impresa acuiscano gli sforzi. È il momento di lavorare insieme per creare lavoro». È
ora che «ogni soggetto economico faccia i suoi sforzi per convergere verso la crescita».
*CORRIERE DELLA SERA*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pagina
ROMA — Sono giorni di continui incontri bilaterali, in Europa, e sia Hollande sia Monti hanno spiegato in
conferenza stampa che le riunioni ravvicinate sono indispensabili per costruire il consenso in vista di vertici più
affollati e complessi, come il prossimo Consiglio europeo del 18 e 19 ottobre.
Ma nel caso di Italia e Francia c'è un elemento in più, evocato dietro le quinte da entrambe le delegazioni:
Hollande e Monti si pongono ormai come «i guardiani» dello scudo anti-spread, e considerano la loro relazione
speciale come il motore dell'uscita dalla crisi. Parigi e Roma si sentono custodi del percorso faticosamente
individuato, alle cinque del mattino, il 29 giugno a Bruxelles. «Mi trovo a Roma per la terza volta da quando
sono presidente», ha tenuto a ricordare il presidente francese, aggiungendo che l'intesa con il premier italiano
Monti è «totale».
Esistono difficoltà oggettive, e anche minore solerzia nel «club della tripla A» (Germania, Olanda e Finlandia),
che rendono necessaria una vigilanza rafforzata sull'applicazione delle misure più importanti decise nell'ultimo
Consiglio europeo: lo stanziamento dei 120 miliardi di euro per la crescita e la possibilità per il Meccanismo
europeo di stabilità di acquistare sul mercato secondario i titoli degli Stati in difficoltà. E sono Francia e Italia,
protagoniste dei negoziati notturni di due mesi fa a Bruxelles, a prendersi la responsabilità di difendere
quell'accordo.
«Durante il pranzo di lavoro Monti e Hollande hanno parlato poi di tutti i fattori cruciali della situazione —
riferisce una fonte dell'Eliseo presente al colloquio —: in primo luogo della riunione di domani a Francoforte,
quando Mario Draghi definirà la portata e le condizioni dell'intervento della Bce per fare abbassare i tassi di
Spagna e Italia. Monti e Hollande hanno deciso assieme di non prendere posizione e di non rilasciare alcun
commento, per non dare l'impressione di interferire minando l'indipendenza della Bce alla quale la Germania è
così legata. Poi si è parlato dell'altra data importante, mercoledì 12 settembre, quando in Olanda si terranno le
elezioni e la Corte tedesca di Karlsruhe si pronuncerà sulla costituzionalità degli aiuti europei».
Sulla decisione dei giudici tedeschi c'è ottimismo, rafforzato dalle ultime dichiarazioni della cancelliera Merkel
che sembra schierata — almeno a parole — contro gli speculatori che usano i mercati per arricchirsi a spese di
interi Paesi europei. «Monti ha poi insistito con Hollande sulla necessità di perfezionare il meccanismo di
salvataggio dei Paesi in difficoltà — aggiunge il consigliere del presidente francese —, escludendo di volervi
fare ricorso. Potrebbe servirsene la Spagna, che già ha ottenuto aiuti per il settore bancario. In ogni caso Monti
e Hollande concordano sul fatto che la sola esistenza di quel piano è un fattore di stabilità».
Il 29 agosto c'è stato l'incontro Monti-Merkel, il 30 Rajoy-Hollande, ieri Monti-Hollande, oggi Hollande-Van
Rompuy, domani Cameron-Hollande… I francesi sostengono che è in corso una riflessione per cambiare il
metodo delle consultazioni europee, e pensano a incontri mensili almeno tra i partner più importanti, Francia,
Italia e Germania. Lo stesso Mario Monti ha difeso apertamente la nuova prassi: «Non fa piacere a nessuno
decidere del futuro dell'Europa in summit convulsi, in cui si comincia a discutere alle cinque del pomeriggio
con la prospettiva di arrivare forse a un accordo alle cinque del mattino, come è accaduto la volta scorsa a
Bruxelles». Questi colloqui bilaterali dovranno perdere il loro carattere di eccezionalità per diventare abitudine
corrente. Un evidente rafforzamento della dimensione europea della politica, che per adesso da parte francese
continua a non produrre riflessioni sulla necessità di maggiore integrazione: quando Hollande parla delle «tre
tappe» (attuazione del piano deciso a giugno, soccorso a Grecia e Spagna, infine a dicembre unione bancaria),
ignora volutamente i passi in direzione dell'unione politica chiesti più volte dalla cancelliera Merkel e ai quali
pure l'Italia sarebbe disponibile.
Per adesso, Hollande e Monti puntano a respingere i pericoli immediati, e si sono trovati d'accordo nel parlare
di un orizzonte che non supera dicembre, quando si terrà il Consiglio europeo che dovrà porre le basi
dell'unione bancaria, e verrà organizzato a Lione il 30° vertice solenne tra Italia e Francia. Ancora una volta,
per parlare di unione politica si attendono tempi migliori.
12
Consultazioni mensili a «tre»
Verso l’asse Roma-Parigi-Berlino
*CORRIERE DELLA SERA*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Stefania Tamburello
«L’Italia merita uno spread a quota 200»
Bankitalia: i fondamentali lo giustificano. Draghi: gli interventi? Per salvare l'euro
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
13
ROMA — Se si guarda a come vanno realmente l'economia e la finanza pubblica, lo spread tra i Btp decennali
e i Bund tedeschi di uguale durata non dovrebbe essere superiore ai 200 punti base.
A dirlo, col sostegno di cifre e proiezioni, sono gli economisti della Banca d'Italia che definiscono quindi
ingiustificata l'attuale ampiezza — 450 di media nell'ultimo periodo — del differenziale tra i titoli di Stato
dell'Italia e della Germania. Differenziale che ieri è sceso a 427 punti, sulle aspettative per le decisioni del
Consiglio della Bce di domani. Il presidente dell'Eurotower, Mario Draghi, lunedì intervenendo a porte chiuse
davanti al Parlamento europeo ha sostenuto infatti l'opportunità di procedere ad acquisti di titoli a breve dei
Paesi più penalizzati per calmierare il mercato. «Francamente, tutto questo ha molto a che fare con la
sopravvivenza dell'euro», ha spiegato.
Anche se è difficile prevedere quali saranno le iniziative che effettivamente verranno adottate a Francoforte al
termine di una non facile riunione dei governatori dell'eurozona. «Ora come ora non possiamo perseguire la
stabilità dei prezzi in una area euro frammentata dove le modifiche ai tassi centrali influenzano solo una o due
economie», mentre a causa dei pesanti differenziali sui tassi dei titoli di Stato sono «ininfluenti» su altri Paesi,
ha comunque insistito Draghi. E non c'è dubbio che l'Italia, come la Spagna, sia tra questi visto che, come
dicono ancora gli economisti di Palazzo Koch nello studio diffuso ieri, «il recente andamento dello spread è in
larga parte riconducibile a fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del Paese».
Le stime econometriche realizzate in Banca d'Italia mostrano come la dinamica della crescita economica, le
condizioni fiscali e i rischi finanziari non bastano a giustificare il balzo del premio di rischio registrato a partire
dall'estate del 2011 dai titoli di Stato italiani.
Lo studio, peraltro, evidenzia la «spettacolare riduzione» dei rendimenti dei Bund a 10 anni, al momento
intorno all'1,30%, per l'emergere tra gli investitori di timori sulla solidità dell'Unione monetaria. Insomma, la
percezione di un rischio di reversibilità dell'euro contribuisce a spiegare l'incremento dei tassi d'interesse nei
Paesi più esposti alle tensioni e il sensibile calo di quelli nei Paesi considerati più solidi e sicuri. E non si tratta
di un fenomeno limitato ai rendimenti di più lungo termine: sono ingiustificati anche i differenziali per le
scadenze più brevi. Sui Btp biennali lo spread dovrebbe essere di 180 punti base contro i 410 degli ultimi mesi
e su quelli a 5 anni di 270 punti base contro i 490 indicati dal mercato.
Intanto ieri, come si è detto, lo spread tra il Btp decennale e il Bund tedesco, sull'attesa di decisioni della Bce e
ignorando il giudizio negativo di Moody's sull'Europa, ha chiuso in calo a 427 punti con un rendimento al
5,66%. Ancora più sensibile la diminuzione del differenziale dei titoli a più breve scadenza mentre ha registrato
una forte discesa anche lo spread dei titoli spagnoli, col rendimento che per i decennali è sceso al 5,56%.
Contrastato invece l'andamento delle Borse che hanno risentito dell'avvio negativo di Wall Street depressa dal
dato poco confortante sull'indice manifatturiero Usa. In controtendenza solo la piazza di Madrid in salita dello
0,73%. Negativi gli altri listini con Piazza Affari che ha ceduto lo 0,29%, Francoforte che ha perso l'1,17%,
Londra l'1,5% e Parigi l'1,58%.
*CORRIERE DELLA SERA*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: Marika de Feo
Le casse di risparmio, ultima trincea tedesca
Barricate contro la vigilanza dell’Europa
Le piccole banche influenzate dai politici non vogliono un arbitro indipendente
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
14
FRANCOFORTE — «Non sono il rappresentante di Berlino nella Banca centrale europea e Jens Weidmann,
non ha il cartello della Bundesbank» quando siede nella riunione del Consiglio direttivo, ha sostenuto ieri Joerg
Asmussen, spiegando che i vertici della Bce sono nominati «ad personam», secondo la lettera del Trattato. Il
membro tedesco nel board della Bce ci ha tenuto a lanciare il suo messaggio, a poche ore dalla decisione del
Consiglio direttivo sul piano di acquisti di titoli di Stato attesa per dopodomani, al quale si è opposta
fermamente la Buba. Mentre per Lorenzo Bini Smaghi, ex-membro nel board della Bce e presidente di Snam
Rete Gas, «il Trattato dice chiaramente che un membro del Consiglio non può essere influenzato da nessuna
istituzione, nemmeno della propria banca centrale».
Tuttavia, ora che la decisione sugli acquisti di titoli di Stato sembra data per scontata dai mercati, si apre in
Germania un'altra «trincea», nella battaglia molto complessa per la vigilanza paneuropea.
Si deve assegnare alla Bce anche il controllo delle casse di risparmio e delle cooperative bancarie tedesche,
come è nei piani della Commissione, a partire dal 2014? Naturalmente no, secondo le Sparkassen e
Genossenschaftsbanken, mentre per le banche private è necessario il controllo adeguato di tutti gli istituti.
Ieri Asmussen ha spezzato una lancia per il passaggio dell'autorità di controllo sotto il tetto della Bce, a patto
che sia formalmente separata dalla struttura responsabile per la politica monetaria. Necessario, inoltre, «uno
standard comune di vigilanza per tutta l'eurozona», e l'attribuzione alla Bce di poteri adeguati per la chiusura di
istituti non solvibili. Mentre a livello locale potrebbe formare team di vigilanza «misti» con le autorità
nazionali. E l'autorità Eba potrebbe continuare a sviluppare il «single rulebook» per l'Europa a 27 paesi.
Le opinioni divise dei top manager alla conferenza bancaria di ieri hanno dato la dimensione dello scontro in
atto. Dopo anni di crisi, è accettata la necessità di avere un'unica autorità centralizzata — probabilmente la Bce
— per controllare le circa 25-30 banche sistemiche, fra cui Deutsche Bank, Commerzbank e alcune
Landesbanken pubbliche regionali.
Ma ieri, il presidente delle casse di risparmio tedesche ed ex ministro delle Finanze della Baviera Georg
Fahrenschon (Csu), rafforzato dalla posizione analoga del ministro alle Finanze Wolfgang Schäuble (atteso
oggi a Francoforte), e da quella del capo degli industriali Hans-Peter Keitel, ha imbracciato l'arma del principio
di sussidiarietà europeo. Schäuble e i suoi sostenitori rifiutano con decisione il controllo della Bce sulle casse di
risparmio. E dichiarano «inaccettabile», in linea con il presidente delle cooperative bancarie Uwe Fröhlich,
anche il progetto di un fondo europeo di garanzia dei depositi. Che metterebbe a rischio di dissoluzione i fondi
di garanzia delle due associazioni, utilizzati anche per attirare la clientela.
Di opinione opposta le banche private, compatte ieri dietro il presidente Andreas Schmitz e il co-ceo di
Deutsche Bank Jürgen Fitschen (ex presidente di Db Italia), nella loro opposizione a un trattamento di favore
per le centinaia di casse di risparmio e cooperative. Schmitz ha sottolineato che i rischi sistemici possono
annidarsi anche nelle casse di risparmio, come dimostra la crisi di Bankia. In realtà, i banchieri privati vedono
come il fumo negli occhi la possibilità che il 70% circa del mercato retail tedesco, in mano alle casse e alle
cooperative, rimanga sotto il controllo politico locale. In passato sono state le casse di risparmio a finanziare le
landesbanken regionali, al centro della crisi bancaria in Germania e non ancora del tutto ripresesi, sia pure dopo
alcune fusioni e una scissione del colosso WestLb fra una bad bank e la Helaba di Francoforte. Se esistono
ancora dei rischi, è un'incognita. Per questo il braccio di ferro per il controllo delle Sparkassen continuerà.
*la Repubblica*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: ALBERTO D’ARGENIO
L’incontro
Monti-Hollande: avanti
con lo scudo anti-spread
Intesa su un piano occupazione. Sì al memorandum soft, aiuto alla Grecia. E la Tav si farà
Il presidente del consiglio ha ribadito che farà di tutto per evitare gli aiuti europei
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
15
ROMA - Tre tappe per salvare l´euro. Partendo dall´applicazione delle decisioni prese dai leader europei nella
drammatica notte del 29 giugno. Crescita e lotta alla disoccupazione, che Hollande a livello continentale
definisce ormai a livelli «insopportabili». Ma soprattutto la conferma che chi dovrà chiedere il soccorso dello
scudo anti-spread dell´Unione, con annesso intervento della Bce, non debba prendere impegni aggiuntivi a
suon di tagli lacrime e sangue. È questo il bilancio della bilaterale di Villa Madama tra il premier Monti e il
presidente Hollande accompagnati da un drappello di ministri, per l´Italia Grilli, Moavero e Terzi. I due leader
sono d´accordo su tutti i temi europei e rinsaldano quell´asse che dall´elezione di Hollande ha cambiato gli
equilibri in Europa. «Abbiamo potuto spingere ancora più avanti l´identità di vedute» sul salvataggio dell´euro,
ha spiegato Monti in conferenza stampa.
Il Professore e l´inquilino dell´Eliseo si promuovono (il copyright è di Palazzo Chigi) a «guardiani» delle
decisioni europee. «Sono sicuro che io e Hollande veglieremo affinché quanto deciso a giugno venga
completamente realizzato». Primo, il rilancio dell´economia, cavallo di battaglia elettorale per il francese e
chiodo fisso dell´italiano per portare il Paese fuori dalla crisi. Con il piano europeo per la crescita da 130
miliardi varato due mesi fa ancora fermo ai box. «C´è una grande sinergia e unità di obiettivi nello spingere
sulla crescita», dice Monti prima di agganciare al tema «il centralissimo problema della disoccupazione». Già,
aggiunge, perché quando in Europa «parliamo di crescita e stabilità lo facciamo per aumentare i posti di
lavoro» in patria. Quindi, alla vigilia del primo incontro con le parti sociali (oggi a Palazzo Chigi arrivano gli
imprenditori), ad aziende e sindacati il premier chiede «di aumentare gli sforzi» perché anche loro devono
contribuire al rilancio di competitività e produttività, la via per creare nuova occupazione.
Ma il punto centrale della bilaterale è quello dedicato allo spread. Domani si riunisce la Bce, con Draghi
chiamato a spiegare i dettagli dell´intervento del suo istituto a fianco del fondo salva-stati Ue (Esm) nella
riduzione dei tassi di interesse. Il premier italiano insiste che chi ha fatto progressi su risanamento e riforme
debba avere «un riconoscimento dell´Unione affinché non persistano spread» giustificati solo dalla crisi
dell´euro, non dalla situazione economica interna. Alla domanda se chi chiederà acquisti dei propri titoli di
stato a ad Esm e Bce dovrà prendere impegni in stile Grecia o limitarsi a confermare le riforme in calendario,
Hollande risponde: «Veglieremo per combattere lo spread sulla linea di quanto fatto nell´ultimo vertice
europeo». Dunque "condizioni light". Monti concorda. Nel chiuso della riunione di Palazzo Madama i due ne
parlano a lungo. Monti - racconta chi era presente all´incontro - ribadisce che l´Italia farà di tutto per evitare di
ricorrere allo scudo europeo ed entrambi concordano che anche la Spagna dovrebbe astenersi dal farlo, visto
che le ripercussioni sui mercati di una simile mossa sarebbero imprevedibili. Eppure, se la diga che Draghi
annuncerà domani non sarà convincente, potrebbe accadere. Così l´intesa (nel chiuso di Villa Madama
Hollande lo ha «garantito» a Monti) è quella che Francia e Italia eventualmente daranno battaglia affinché
Madrid se la cavi con condizioni leggere, facendo da apripista a un eventuale negoziato su Roma.
In conferenza stampa Hollande individua tre tappe per la salvezza dell´euro: oltre all´applicazione delle
decisioni di giugno, la soluzione dei guai di Grecia e Spagna al prossimo summit Ue (18 e 19 di ottobre) e una
nuova e più solida governance dell´euro entro dicembre. E sulla Grecia il presidente francese apre a scenari di
ottimismo: «Se il rapporto della Troika (atteso per fine mese, ndr) riconoscerà gli sforzi e la credibilità di Atene,
senza mettere altri fondi si potrà riapplicare il piano di risanamento». Anche su questo Monti concorda. Un
modo per dire che se il giudizio sulle riforme di Atene firmato da Ue, Bce ed Fmi non sarà negativo, si potrà
concedere al premier Samaras più tempo per risanare ed evitare il tracollo della Grecia.
Per facilitare intese su temi così complessi Monti e Hollande si sono trovati d´accordo sul fatto che sarebbe
opportuno tenere un Consiglio europeo al mese, così da evitare le estenuanti maratone di Bruxelles che
spesso tolgono lucidità ai leader e rendono più difficili le intese. I due presidenti hanno quindi ricordato che il
prossimo vertice italo-francese si terrà a Lione, con Monti che ha aggiunto: «Un altro segno concreto dei due
Paesi di dare piena realizzazione alla Torino-Lione». Il premier ha poi definito la Tav «un´opera
fondamentale».
*la Repubblica*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: ELENA POLIDORI
Bankitalia misura il differenziale "corretto" per il nostro Paese: "Dovrebbe essere a 200 punti,
ma pesa il rischio contagio"
Draghi: comprare bond
per far sopravvivere l’euro
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
16
ROMA - Sull´acquisto di bond si gioca «la sopravvivenza dell´euro». O anche «il suo continuare ad esistere».
Il presidente della Bce, Mario Draghi, è assai esplicito nel difendere il piano di acquisto dei titoli di stato per
ridurre gli spread. La selezione delle parole emerge con chiarezza dalla trascrizione della sua audizione al
Parlamento europeo, ottenuta da «Bloomberg». L´acquisto di questi titoli, dunque, non è solo legittimo, non ha
a che fare solo con il mandato della Bce bensì, appunto, con l´esistenza stessa della moneta unica.
Draghi accenna alla salvezza dell´euro alla vigilia della riunione del board della Bce che deve dare il via libera
allo shopping di bond sovrani dei paesi in difficoltà, quelli dove lo spread impazza, Italia in testa. Ancora ieri
questo differenziale tra i Btp nazionali e il bund tedesco era a quota 428. Più del doppio di ciò che sarebbe
giusto, secondo uno studio della Banca d´Italia, che quantifica in 200 punti lo spread ideale, quello che riflette i
«fondamentali» dell´economia. Il lavoro, condotto dagli economisti Di Cesare, Grande, Manna e Taboga,
dimostra che la dinamica delle determinanti macroeconomiche e fiscali, come la crescita, i conti pubblici e i
rischi finanziari a partire dall´estate 2011 non è sufficiente a giustificare il boom degli spread. Pesano invece il
rischio-contagio e i timori sul futuro dell´euro.
Già il Fmi aveva calcolato a quota 200 il differenziale corretto per l´Italia, stimando come ingiustificato dai
fondamentali tutto quel che eccedeva questa soglia. Anche alcuni analisti erano arrivati ad una conclusione
analoga. Lo stesso governatore della Banca d´Italia, Ignazio Visco, sia pure senza indicare cifre, aveva
avvertito in una recente intervista a Repubblica che «una parte importante» dei differenziali tra i tassi rifletteva
i timori di una «dissoluzione» dell´euro ed era quindi qualcosa di «esogeno» rispetto ai fondamentali
dell´economia, cioè alla crescita economica e alle dinamiche del debito pubblico e del disavanzo. Nella sua
visione, questa componente esogena dipendeva dai comportamenti dei governi e delle istituzioni europee.
Anche Visco sarà domani a Francoforte alla riunione del board della Bce considerata decisiva per le sorti
dell´euro e, appunto, per la sua sopravvivenza. E´ probabile che in quella sede faccia valere questa sua
impostazione, del tutto coerente con quella del presidente ma assai meno con le idee dei cosiddetti «falchi», a
cominciare dal titolare della Bundesbank, Jens Weidmann, che tuttavia secondo la stampa olandese sarebbe
ora «isolato».
*la Repubblica*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: MAURIZIO RICCI
Mutui a tasso doppio e imprese soffocate
la Bce in soccorso di Italia e Spagna
Draghi: costo del denaro corretto in solo due Paesi, intervento necessario
Il bollettino dell´Eurotower: le aziende italiane pagano il 2-3% in più, gli spread hanno distorto
l´economia reale
La lotta alla frammentazione monetaria legittima gli acquisti di titoli di Stato allo studio dei banchieri
centrali
Il costo medio di un prestito per la casa da noi è salito al 4,86%, in Finlandia è sceso al 2,5% e in
Germania al 3%
A luglio avete fatto un mutuo per la casa nuova. Tasso variabile, scadenza oltre dieci anni. Bel colpo: a
giugno, avreste pagato di più. In Europa, un mutuo immobiliare così costa il 3,62 per cento l´anno, in calo
rispetto a giugno. Come? Strabuzzate gli occhi? Non è quello che dicono le vostre carte? Non siete i soli. Il
vostro vicino di casa, un imprenditore, contemporaneamente a voi ha preso dalla banca un prestito di 1
milione di euro a 3 mesi. Nell´eurozona, un prestito come quello, a luglio, costava ad un´azienda il 2,24 per
cento, con un bel risparmio sul 2,44 di giugno. E´ diventato anche lui tutto rosso e respira a fatica? Logico:
avete tutt´e due pagato ben di più. In effetti, quei tassi, che la Banca centrale europea ha comunicato lunedì,
sono delle medie fra i 17 paesi dell´eurozona. E queste medie nascondono situazioni radicalmente differenti e,
soprattutto, tendenze diametralmente opposte. L´Europa della moneta unica è spaccata a metà e le due parti
si stanno allontanando sempre più in fretta.
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pagina
Il paradosso
Il paradosso è che il costo del credito è più alto nei paesi che, come Italia e Spagna, sono in recessione e
avrebbero bisogno di credito facile per rilanciarsi. Al contrario, il costo del credito li svantaggia rispetto agli altri
concorrenti europei. Le prediche sulla competitività e sulla necessità che Italia e Spagna si alzino al livello, ad
esempio, della Germania dovrebbero tener conto del fatto che le imprese tedesche si finanziano ad un costo
del 50 per cento inferiore a quello italiano: non sempre è colpa dei salari.
Bce ignorata
Ma, dal punto di vista dell´istituto di emissione, c´è un altro elemento di preoccupazione. Rispetto ad un anno
fa, il tasso di interesse applicato dalla Bce è stato dimezzato, per facilitare la ripresa: dall´1,5 per cento del
luglio 2011 allo 0,75 di oggi. Ma l´impulso è stato raccolto in modo diversissimo e contrastante dai singoli
paesi. Come voleva la Bce, i tassi praticati alle imprese, in un anno, sono crollati in Germania (dal 4,70 al 4,04
per cento), in Francia (dal 4,61 al 4,14 per cento), in Finlandia (4,19-3,61 per cento) e in Austria (fino ad un
intero punto percentuale). Ma sono invece schizzati, contro la volontà di Francoforte, verso l´alto in Italia (dal
5,14 al 6,24 per cento) e in Spagna (dal 5,88 al 6,5 per cento). Differenze fra i tassi possono essere
giustificate, ma non i loro movimenti. Se la Bce gestisce la politica monetaria dell´Eurozona, deve essere
almeno in grado di spingerli, tutti insieme, o su o giù. Invece, avrebbe confessato lo stesso Draghi, se ne
accorgono «solo uno o due paesi al massimo». Sembra il comandante di una nave a cui l´ufficiale di sala
macchine comunica che sta aprendo e chiudendo le valvole, ma, nei tubi, il vapore va dove gli pare: è saltato
17
Frammentazione pericolosa
E´ la frammentazione monetaria di cui parla Mario Draghi e la ragione per cui il presidente della Bce sostiene
che sia necessaria la battaglia contro gli spread per ricondurre ad unità la moneta unica. L´archivio statistico
della Bce fornisce un quadro dettagliato di come si stiano divaricando i tassi d´interesse nei singoli paesi,
senza che la Bce, come sarebbe suo compito, riesca ad influenzarli. Una famiglia italiana paga un mutuo
ipotecario per la casa il 4,86 per cento l´anno. In Germania, lo stesso mutuo costa il 3 per cento e, in
Finlandia, meno anche del 2,5 per cento, praticamente la metà. Anche più vistose, e gravide di conseguenze,
le differenze per le imprese. Un´azienda italiana, per un prestito di 1 milione di euro a cinque anni (il
finanziamento classico di una piccola e media impresa) paga un tasso annuo del 6,24 per cento. In Spagna, il
costo arriva al 6,5 per cento. Ma una analoga impresa tedesca paga solo il 4,04 per cento e un austriaca il
3,12, meno della metà del concorrente italiano.
qualche bullone negli ingranaggi.
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
18
Aggiustamenti
Perché questo bullone dovrebbero essere gli spread sui titoli pubblici, che ora Draghi vorrebbe attaccare?
Perché il rendimento dei titoli di Stato è, abitualmente, il parametro su cui viene calcolato il prezzo che una
banca dello stesso paese paga per finanziarsi sul mercato. Se il Tesoro paga il 6 per cento per indebitarsi a 10
anni, è difficile che Unicredit paghi di meno sulle sue obbligazioni. Il costo del finanziamento della banca si
riflette, poi, sul costo dei crediti che eroga. Il risultato è che, a determinare il tasso sul vostro mutuo non è,
come sarebbe nei suoi compiti, la decisione sui tassi di interesse della Bce, ma sono i movimenti speculativi
dei capitali che abbandonano Italia e Spagna (costringendole a pagare rendimenti sempre più alti) e si
affollano in Germania (spingendo verso zero i tassi sui Bund). Ecco perché Draghi respinge l´accusa di voler
finanziare i bilanci statali e sostiene che l´intervento anti-spread rientra nel mandato statutario della Bce.
Questi movimenti di capitali sono un altro segno della frammentazione monetaria che preoccupa Draghi. In
buona sostanza, ci sono sempre meno capitali di altri paesi europei nei mercati del debito pubblico italiano e
spagnolo e sempre di più in quello tedesco. Nei paesi deboli, a sostenere i titoli pubblici sono rimaste quasi
solo le banche nazionali Secondo il database preparato da un centro di ricerca europeo, Bruegel, la quota di
debito pubblico italiano in mano a non residenti è scesa, fra metà e fine 2011, dal 55 al 40 per cento. Secondo
Morgan Stanley, fra gennaio e agosto si sarebbe ulteriormente ridotta al 30 per cento. A Londra parlano
apertamente - anche se pronunciarlo non è facile - di "deeuroizzazione".
*la Repubblica*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
di: ANDREA GRECO – VITTORIA PULEDDA
Intesa Sanpaolo, più potere ai manager
Bazoli prepara la nuova governance
Cambio dello statuto per un consiglio di gestione più snello
Dirigenza in fermento: voci sul ritorno di Tomas Spurny come capo delle banche estere
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
19
MILANO - Vigilia calda di consigli per Intesa Sanpaolo, alle prese con il ricambio della governance che
prepara la "campagna elettorale" per il vertice (al rinnovo in aprile). Rinnovo che dovrebbe rafforzare il
management centrato sull´ad Enrico Tomaso Cucchiani, e blindare le poltrone delle fondazioni grandi
azioniste (Compagnia Sanpaolo, Cariplo, Cariparo, Carisbo e Carifirenze hanno il 25% circa del capitale).
Il dossier potrebbe finire già lunedì 10 – magari solo per un´informativa – ai due consigli di sorveglianza e di
gestione in convocazione. C´è un mese per chiuderlo, perché entro fine anno va svolta l´assemblea
straordinaria per cambiare lo statuto. Della vicenda si occupa da tempo il presidente Giovanni Bazoli, che
consultati i soci, e tornato in forma dalle vacanze, ha avviato gli incontri con Bankitalia, cui spetta il nulla osta
alle modifiche. L´intenzione è rendere più lineare la trasmissione delle istruzioni tra banca e organi sociali. La
governance di Ca´ de Sass infatti risente di vincoli nati nel 2007, quando Intesa integrò Sanpaolo. Uno era lo
scontento della componente torinese, mitigato con l´adozione del duale che raddoppiava le cariche. L´altro era
il diktat di Corrado Passera, ad dell´epoca che disse chiaro di non volere altri manager al fianco nel nascente
Cdg. Così fu, tanto che la prima versione del duale fu emendata dopo che la vigilanza impose che il Cdg fosse
effettivamente "gestore". Il rimedio tampone fu la nascita, nel 2010, delle tre commissioni specializzate (piano
di impresa, patrimonio e bilancio, crediti e rischi), dove quattro membri "esecutivi" si confrontano con l´ad «con
funzioni istruttorie e consultive, per apportare un contributo attivo e sistematico alle funzioni gestorie».
Ma il confronto è sclerotico: nel solo 2011 sono state 235 le riunioni tra i due consigli e le commissioni ad hoc.
Troppo tempo, denaro e complicazioni. Tanto che Cucchiani ora non sente ragioni, e avrebbe rigettato una
proposta, mittente il Cdg stesso, per mantenere, snellite, le commissioni. L´ad, e con lui le fondazioni, vuole
invece inserire nel prossimo Cdg almeno tre manager. Solo nel 2013 usciranno i nomi, ma indiziati attuali sono
i due dg Gaetano Micciché e Carlo Messina, oltre a Giuseppe Castagna – futuro capo della Banca dei Territori
per delega dell´ad, e di prossima nomina – e Francesco Micheli, da poco tornato come direttore operativo (con
l´effetto collaterale di far dimettere Marco Vernieri, capo del personale). Altri movimenti s´annunciano ai piani
alti: a fine anno potrebbe andare in pensione Giovanni Boccolini, capo della divisione banche estere. Si dice
che gli succederà, magari con un nuovo ruolo, Tomas Spurny, oggi capo della Bcr romena, ma ex Mc Kinsey
(come Cucchiani) ed ex ad di Cib Bank, bandiera ungherese del gruppo.
*la Repubblica*
MERCOLEDÌ, 5 SETTEMBRE 2012
Rcs cede Flammarion e ancora +17% in Borsa: "Nessuna informazione sul boom". Oggi cda
Mediobanca su Nagel e scontro Tronchetti-Malacalza in Gpi
Venduti i diritti Fonsai,
Peluso verso Telecom
Nell´asta dell´inoptato alcuni investitori comprano a prezzi minimi ma non si sa se li trasformeranno in
azioni
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
20
MILANO - Tutto esaurito per i diritti sull´aumento di capitale inoptato Fonsai e buon successo per Unipol (sono
stati venduti 2,8 milioni di pezzi sul totale di 5,7 milioni di diritti che verranno offerti fino a dopodomani). Ma in
Borsa Fonsai non ha brindato (-2,24%): non è detto infatti che tutti i diritti comprati (peraltro con una spesa
ridotta a 230 euro) vengano poi esercitati e diventino davvero azioni. Insomma, il rischio di un forte inoptato
continua ad esistere. Nel frattempo cominciano le defezioni da Fonsai: entro pochi giorni dovrebbe essere
fuori il direttore generale Piergiorgio Peluso: viene dato praticamente per sicuro un suo nuovo incarico, come
direttore finanziario, a Telecom. Entro la fine del mese, anche Gianandrea Perco dovrebbe lasciare la
compagnia assicurativa (dove si era occupato della parte immobiliare).
Intanto oggi la vicenda Fonsai-Unipol-Ligresti sarà al centro del complesso cda di Mediobanca, dove il numero
uno Alberto Nagel dovrà spiegare il presunto accordo per la buonuscita ai Ligresti. Sul tema l´ad di Piazzetta
Cuccia è stato interrogato dalla Procura di Milano, in qualità di indagato.
E sempre oggi si terrà un altro confronto caldo, quello del board della holding Gpi, al vertice della catena di
controllo del gruppo Pirelli, con l´annunciata battaglia tra Marco Tronchetti e Vittorio Malacalza: la guerra era
scoppiata sul rifinanziamento dei 132,4 milioni di debito Camfin in scadenza a dicembre. Infine, oggi sarà la
giornata in cui verrà perfezionata la cessione di Flammarion, dopo l´ok delle autorità francesi. Ma a parte
questo, ha comunicato Rcs, non ci sono altri motivi per spiegare il rally del titolo, che anche ieri in Borsa è
salito del 17% (sfiorando i 2 euro).
(vi.p.)
La Fiba-Cisl
Vi augura di trascorrere
una serena giornata
A
Arrrriivveeddeerrccii aa
domani 6 Settembre
pagina
Rassegna Stampa del giorno 5 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
21
ppeerr uunnaa nnuuoovvaa
rraasssseeggnnaa ssttaam
mppaa!!