intervista preside zen

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intervista preside zen
Giovanni Zen – Dirigente Scolastico Liceo Brocchi Bassano del Grappa e Liceo De
Fabris di Nove
Io sono favorevole a questa esperienza come a tante altre perché sono convinto che per dare una mano ai
ragazzi a dare senso al loro percorso conoscitivo, ossia al compito proprio della scuola devono arricchire di
motivazioni la loro personalità, cioè i loro interessi. La parola interesse è inter-esse cioè il loro essere, per
cui di fatto sono convinto che l’esperienza di solidarietà, socialità, ma anche esperienze quali una gita
scolastica, siano utili da un punto di vista relazionale. Per questo motivo spingo ad esempio che facciano
sport in modo da costruire una personalità aperta. È ovvio che questo ha un valore prioritario, perché
scoprire attraverso queste esperienze quella che è la percezione del senso della vita va oltre ogni dinamica
utilitaristica. Io faccio ad esempio l’esperienza dei legami affettivi, per cui le cose importanti non possono
essere valutate solo in termini di ritorno utilitaristico. Ed è questo che favorisce nei ragazzi la maturazione
perché l’apertura della personalità alle relazioni, arricchisce innanzitutto la persona che fa questa
esperienza da un punto di vista personale prima ancora dei frutti raccolti in termini concreti. Sono contento
di questa esperienza perché sono davvero convinto che siano queste le cose che danno sapore alla vita, al
di là degli impegni ordinari che sono comunque anche di tipo utilitaristico. Questo è il motivo per cui tutte
le esperienze che arricchiscono la personalità e che mettono in gioco quelle che possono essere le nostre
convinzioni, sono sempre positive. Noi parliamo di senso critico, ma a scuola si fa poco senso critico.
Intendo dire che ogni tanto un bel terremoto rimette in discussione quello che viene dato per scontato per
cui i terremoti sono sempre positivi.
Quando propone questo progetto al corpo docenti, viene appoggiato da tutti o trova delle resistenze?
Dal punto di vista del valore non ci sono problemi, può darsi che qualcuno in modo solitario pensi “è solo
una perdita di tempo” ma non ha il coraggio di dirlo. Il problema è che c’è un pullulare tale di iniziative che
ogni volta che percepisco che sono positive, incoraggio a mettersi in gioco. Per qualsiasi aspetto c’è sempre
il problema di trovare qualcuno che faccia da coordinatore di una iniziativa e visto che ce ne sono una
marea, vorrei che tutti facessero esperienze in un modo o nell’altro, mentre oggi visto che siamo legati ad
una cultura di tipo individualistico e narcisistico, non sempre questo è scontato.
Che risposta c’è da parte degli alunni?
Ci sono classi che partecipano individualmente, altri che partecipano con l’intera classe, dipende da chi fa la
proposta, se trasmette la percezione dell’utilità dell’esperienza. Io sono convinto che i giovani siano migliori
di come di solito vengono dipinti ma hanno bisogno di essere aiutati a fare quello scatto, di avere un po’ più
di coraggio.
Secondo lei i giovani sono pronti a sporcarsi le mani?
Io resto convinto di sì. Sporcarsi le mani nel senso di mettersi in gioco. L’importante è non sporcare
l’intenzione che è alla base di questo mettersi in gioco, cioè non trasformare un momento di esperienza
positiva in un pensiero di ritorno individuale, che è il male di oggi.
La società aiuta in questo?
No, la società di oggi è una società utilitaristica, pragmatica, individualistica, narcisistica, per cui non aiuta.
Però se in qualche modo uno non sperimenta questo finché è giovane, dopo ovviamente ci saranno altre
preoccupazioni, quotidiane tribolazioni (lavoro, famiglia..) per cui finché c’è la sana libertà, perché non
farlo? Per questo facevo riferimento anche ad altre esperienze, come quelle sportive; in particolare è
meglio lo sport di gruppo in quanto presuppone relazione, e relazione significa implicazione.
C’è qualcosa che l’ha colpita del social day di quest’anno?
Io non l’ho seguito, però avendo una zia nella repubblica centrafricana in cui hanno il problema dell’acqua
(il nuovo oro, oro bianco), il fatto che sia stata fatta la scelta del pozzo, che è una forma di aiuto concreto,
penso sia una bella cosa in quanto si vede concretamente il risultato. Dare sempre un obiettivo concreto
dove si veda il ritorno immediato, penso sia la cosa più bella che ci sia, perché non si parla di solidarietà in
senso alto, o è concreto o non è solidarietà.
Il social day in una parola?
Gratuità.