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METTERSI IN DISCUSSIONE "Partire per un anno di scambio significa lasciare tutto ciò che conosci e andare dove nessuno sa il tuo nome, la tua storia o i problemi che hai affrontato nella vita: nessuno ha la più pallida idea di CHI tu sia. Finché non apri bocca e cominci a definire la tua “identità” parola dopo parola, frase dopo frase crei idee e opinioni che da lì in avanti saranno associate al tuo volto, alla tua voce e forse addirittura alla marca delle tue scarpe. Questo, da una parte, ti dà l’opportunità di ricominciare da zero: realizzare, anche se parzialmente, quel desiderio (che nelle fondamenta del proprio cuore hanno un po’ tutti) di tornare indietro, modificare il proprio passato ed essere ciò che si vuole essere piuttosto di un insieme di giudizi e preconcetti dettati dalle persone tutt’intorno. Da un’altra parte, invece, spaventa. Sì, perché inizialmente ci si sente persi, senza alcun riferimento che possa raccontarci qualcosa di noi stessi, nessuno a rinforzare quella visione che pian piano cominciava a delinearsi durante gli anni. Tutto ciò che associavamo con la parola IO è scomparsa assieme alla nostra città, alla nostra scuola e a quella serie TV che guardavamo in famiglia tutti i giovedì tornati a casa dopo il solito allenamento. In poche parole, si ha la sensazione di non avere un’identità. Quella sensazione, posso confermarlo, è terrificante." Ho deciso di aprire la mia 'testimonianza' con uno spezzone di un post del mio blog "finlandese", perché penso sintetizzi in maniera efficace ciò che si prova durante un cosiddetto 'exchange year'. Senza ombra di dubbio ogni esperienza ha caratteristiche uniche, ma dal confronto con gli altri ragazzi di AFS (Intercultura), sia italiani che non, ho avuto la conferma di quanto la paura di mettersi in gioco sia abbondantemente ricompensata. La ricchezza d'animo che ti pervade dopo un anno all'estero vale ogni lacrima, ogni 'non ce la farò mai!' e temporaneo momento di sconforto che, inevitabilmente, è presente in un'esperienza simile. Si impara a "abbandonare le proprie convinzioni per fare spazio a quelle degli altri, permettere alle novità di fondersi con la nostra personalità e dar loro la possibilità di plasmare la nostra anima donandole un’altra forma, e un colore nuovo" (anche questo 'rubato' dal mio blog). Sradicarsi da tutto ciò che si è non è affatto semplice, come non lo è imparare una lingua con quindici casi di declinazione (ah, il mio amato 'Suomi'!) o resistere in una sauna a 120° per poi gettarsi in un lago quando fuori fa -30... poi però ti ritrovi sovrastato da un cielo verde-acqua, circondato di boschi verdissimi, renne dall'aria un po' goffa e, cosa più importante, anime "affamate" di esperienze provenienti da tutto il mondo: Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Belgio e chi più ne ha più ne metta! Tutte pronte a "perdersi" per riuscire a riscoprire se stesse.