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Introduzione
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La fame dell’anima
Quando le emozioni ci spingono a mangiare
Il peso dello scontento
I chili perduti per paura
I numeri appesantiscono
«Perché non so frenarmi?»
Ricomincia da te stessa
Non ingannare te stessa
Quando le scuse generano chili
La voracità notturna nasce dalla rabbia
Il peso dell’autonomia
Due chili in più a ogni ciclo mestruale
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Indigestioni d’amore
Un antidoto alle carenze affettive
Puoi nutrirti di mistero
Convivenze pesanti
Dai retta alla pancia
La prova d’amore non si dà a tavola
Una bilancia per due
Perdere peso è questione di salute
È la noia che fa ingrassare
L’amore-prigione
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Indice
Il peso della famiglia
L’importanza d’essere autonomi
Il bisogno d’affetto uccide la linea
Fuori taglia per troppo amore
Dimmi con chi vivi e ti dirò quanto pesi
Meno zuccheri, più tenerezza
Non mettere in gabbia la voglia di tenerezza
Mamma con gioia e in linea
Il disordine ingrassa
Per dimagrire fuggire non serve
Cioccolata invece che amore
Nel ritmo si rinasce
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Le relazioni pericolose
La spinta a mangiare che ci arriva dagli altri
Aiuto, c’è l’happy hour
Ogni rinvio ingrassa
Quanto pesa quell’amicizia!
Che spaghetto!
L’eccesso di controllo fa ingrassare
In pensione anche la linea rifiorisce
Mai imporsi diete per farsi “accettare”
La paura di piacere
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Le abitudini ingrassanti
Quando nutrirsi diventa un atto ripetitivo
Avanza un pezzettino…
Mai lasciare le cose a metà
Tutto può accadere, se lo vuoi
«Perché cedo nel weekend?»
Prima di tutto saziamo la mente
Non cedere alla fretta
Gusta la vita
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Indice
Tecniche di dimagrimento
Soluzioni semplici
Benedette le tentazioni!
La dieta è una gabbia
«Ho spiccato il volo»
Ce la fai se cambi testa
Pesa il cibo con gli occhi
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Introduzione
Perché mangiamo più del necessario? Come mai sempre più spesso ci
avventiamo sul cibo spinti da impulsi così diversi da un’autentica fame,
come la rabbia, la tristezza, l’ansia, il rancore, l’insoddisfazione?
Nella società occidentale contemporanea, questa “smania di cibo” non
si manifesta di certo perché il nostro organismo ha bisogno di essere
“sostenuto” attraverso un surplus di nutrimento. Il più delle volte oggi si
mangia in eccesso non per soddisfare un sano appetito ma per noia, per
abitudine, per stress, per mancanza di affetto, per inerzia, per solitudine,
perché non ci vogliamo bene, oppure perché la scorpacciata è diventata
la nostra ultima forma di trasgressione o il nostro rimedio per riempire i
vuoti esistenziali.
In tutte queste situazioni di disagio psicologico, il cibo diventa il “pronto soccorso” più rapido, il rimedio più a portata di mano, spesso anche
il meno costoso. In pratica, il cibo in eccesso agisce come una sorta di
“droga” appetitosa per mettere a tacere almeno per qualche tempo le
emozioni che non siamo in grado di vivere o di affrontare in modo sano
e naturale.
Da queste considerazioni è facile dedurre che il sovrappeso, nella stragrande maggioranza dei casi, non deriva soltanto da squilibri di tipo metabolico, ma nasce dalla mente: i chili in più sono il prodotto di un rapporto distorto in primis con noi stessi, che a sua volta nasce dalla nostra incapacità
di ascoltare i desideri più profondi e di guardarci allo specchio con onestà,
dalla paura di rifiutare una vita intrappolata nella morsa delle abitudini,
dal timore di dire “no” a pesanti relazioni di coppia, al peso della famiglia
o alle amicizie che ci ingabbiano in schemi esistenziali che ci vanno stretti.
In definitiva, noi subiamo, soffriamo, ci arrabbiamo, ma non abbiamo il
coraggio di reagire, di dire “basta”.
E l’unica valvola di sfogo diventa allora il maxi piatto di carbonara divorato
in solitudine, la pizza di mezzanotte, il mezzo chilo di cioccolatini ingurgitati l’uno dopo l’altro davanti alla tv con un mix di insano piacere, che
è subito seguito dai sensi di colpa e dall’immancabile chilo in più sulla
bilancia, già ben visibile la mattina dopo il “peccato” alimentare.
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Dimagrire. Una questione di testa
La dieta non serve, anzi: fa danni
Dopo molti anni di lavoro all’Istituto Riza come medico e psicoterapeuta
che si occupa di sovrappeso e obesità d’origine psicosomatica, mi sento
di poter affermare che, nei casi in cui il sovrappeso nasce dalla psiche, le
“solite” diete non funzionano. Le diete non portano a nessun risultato
duraturo, anche se talvolta ci illudono di funzionare nel breve periodo,
perché sono metodi “parziali” che si occupano solamente di calorie e di
quantità di alimenti. La dieta per definizione tratta infatti il nostro corpo
al pari di un’automobile all’interno della quale, se viene introdotto un
certo quantitativo di “carburante” (il cibo), si producono di conseguenza
determinati risultati.
Ma noi non siamo solo il risultato di un processo organico d’accumulo
e di smaltimento, non siamo un motore né un banale sistema di vasi
comunicanti... Siamo molto di più! Il nostro organismo è una macchina
complessa e delicatissima che ha bisogno di tempo per cambiare ritmo,
smaltire il superfluo e riassestarsi su nuovi equilibri.
D’altra parte, non va dimenticato che ciò che mangiamo non è fatto solo
di calorie, ma anche e soprattutto di sapori, di odori, di colori, di consistenza e di aromi che accendono ricordi e sensazioni talora sepolti da
lungo tempo nella nostra memoria. In pratica, un cibo è un “paesaggio”
emotivo e sensoriale che può produrre, durante e dopo l’assimilazione,
effetti psicologici e fisiologici diversi da individuo a individuo.
Come hanno dimostrato anche recenti studi sul rapporto tra sovrappeso e
atteggiamenti emotivi nell’assunzione del cibo, uno stesso alimento può
risultare più o meno ingrassante a seconda che venga gustato in condizioni di relax o di tensione, di appagamento o di pressione psicologica,
con lentezza oppure di fretta, da soli o in compagnia. Di qui l’importanza
fondamentale delle condizioni psichiche in cui si vive e ci si alimenta, condizioni determinate dalle abitudini, dalle persone che ci stanno intorno
(partner, parenti o amici), dalle situazioni di lavoro, che possono spingerci
a rifarci dello stress in mensa o a mangiucchiare compulsivamente pescando biscotti, caramelle e praline dai cassetti della scrivania, illudendoci
di stemperare, “stramangiando”, la rabbia verso il capo o la gelosia nei
confronti di un collega.
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Introduzione
Eppure la dieta ormai fa parte della nostra vita, e per noi è naturale farvi
ricorso ogni volta che avvertiamo di essere arrivati al “troppo pieno”,
quando allo specchio ci vediamo gonfi, quando sentiamo che i nostri organi fanno fatica a funzionare o, più semplicemente, quando si avvicinano l’estate e l’epoca fatidica della “prova bikini”. Il problema è che il più
delle volte ci aspettiamo che la dieta-lampo letta di sfuggita sul rotocalco
femminile o sperimentata con successo dalla vicina di casa agisca su di
noi come una specie di bacchetta magica che, nel minimo del tempo e
senza imporre eccessivi sacrifici, ci garantisca il risultato atteso.
Questo non è un esito per nulla scontato. La dieta è per sua natura una
metodica costrittiva e penalizzante che, se anche può regalarci la speranza di dimagrire, nel tempo risulta immancabilmente fallimentare. Come
mai? La risposta è semplice. La dieta agisce come una “prigione” psicologica che ci costringe a mettere da parte i nostri desideri, le nostre voglie,
e ci fa soffrire nell’attesa di un “premio” (il dimagrimento). Il problema è
che nel cervello esiste un importante centro nervoso, detto nucleo accumbens, che governa la fruizione del piacere di tipo fisico e mentale: se ci
neghiamo troppe occasioni di godimento, se ci imponiamo di dire sempre
di no a un dolcetto o a un’uscita al ristorante in compagnia, gli istinti (e
tra questi il desiderio di cibo) prima o poi si vendicheranno, facendoci
recuperare in pochi giorni i chili che magari abbiamo smaltito in mesi di
frustrazioni e di inutili privazioni.
I chili nascono nel cervello
Un fatto è incontestabile: se in una persona obesa o in sovrappeso non
sono state riscontrate specifiche patologie metaboliche, i suoi chili in più
hanno origine prima di tutto nel cervello. Per questo, finché non si cambia
atteggiamento mentale nei confronti del sovrappeso, la dieta è destinata
a rimanere un’illusione.
La dieta non ci aiuta né nel breve né nel lungo periodo, se non è accompagnata da una trasformazione profonda del nostro modo di essere e di
pensare: se infatti è vero che mente e corpo sono una cosa sola, un olos,
non ci possiamo illudere di riuscire a perdere peso se non cambiamo il
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Dimagrire. Una questione di testa
nostro stile di vita. Quello che dunque ci serve è una dieta non quantitativa, ma qualitativa, capace cioè di trasformarci: per dimagrire stabilmente
serve una dieta che appaghi il corpo, ma nutra anche la psiche, la nostra
parte più creativa. Solo così l’adipe si può trasformare in energia vitale.
Non a caso, tutte le forme di digiuno rituale e di dieta religiosa diffuse nelle antiche Tradizioni avevano lo scopo di rimettere in movimento dentro di
noi le forze dell’autotrasformazione, favorendo il rinnovamento profondo.
Di più: le diete dell’antichità, che giustamente venivano raccomandate ai
cambi di stagione, aiutavano a rimettersi in asse, a sgomberare corpo e
psiche dalle tossine (fisiche ed emotive) che li intasavano e a ritrovare un
“centro”, un nuovo germoglio dal quale ripartire per conoscersi meglio
e per trovare spazi espressivi e creativi che non fossero legati solo ed
esclusivamente al bisogno di cibo.
Da questi principi, testati in anni d’esperienza medica e psicoterapeutica,
è scaturita l’idea di un libro che raccontasse come è possibile dimagrire
con la psiche: sì, un manuale per perdere peso utilizzando proprio le forze
della mente che ci aiutano a ritrovare la nostra magrezza originaria, quel
peso “ideale” che ci fa stare bene ed essere felici con noi stessi.
In genere si dice che chi ingrassa non è costante, non ha volontà, è impaziente: non sono del tutto d’accordo. Più del 90% delle persone che sono
venute da me in terapia con dei chili in più e ce l’hanno fatta a dimagrire,
erano soggetti ossessionati dall’idea di perdere peso, volenterosi, pazienti, determinati a raggiungere gli obiettivi.
Eppure non ci riuscivano. Come mai? Perché non erano supportate dagli
stimoli giusti. Parlo di stimoli psicologici.
Di iniezioni di fiducia, di autostima, di voglia di uscire dalla routine, di dire
no a relazioni affettive, sentimentali, professionali sbagliate, di portare
allo scoperto il talento...
A tutte queste persone ho cercato di spiegare che per perdere peso non
si deve sperare nei miracoli: si tratta semplicemente di sfruttare nel modo
giusto le energie psicologiche profonde che esistono dentro ognuno di
noi e che hanno il potere di cambiare i nostri atteggiamenti, non solo nei
confronti del cibo.
Le loro esperienze, raccolte e ordinate sulla scorta del contesto in cui
nasce il sovrappeso, sono il cuore di questo libro, che non è altro che
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Introduzione
una galleria di storie, di spaccati di vita, di esperienze di chi è riuscito a
dimagrire (o è sulla strada per farcela) senza mettersi a dieta: sono infatti
convinta che nulla sia più efficace di un successo reale, di un’esperienza
raccontata in prima persona per spingerci a prendere spunto da quell’atteggiamento mentale che su altri ha prodotto risultati positivi, adattandolo alle nostre specifiche esigenze.
Il potere dimagrante dell’esperienza:
come utilizzare questo libro
Questo libro sul dimagrimento vuole dunque essere prima di tutto una
raccolta di casi, di racconti autobiografici, di esperienze ordinate all’interno di “schede”, a loro volta distribuite tematicamente per capitoli (dedicati rispettivamente all’aumento di peso generato dalle emozioni, da
distorti rapporti di coppia e di famiglia, dalle relazioni e dal lavoro, e dalle
abitudini sbagliate), dove ciascuno può trovare gli spunti più consoni alla
propria situazione personale.
Ogni scheda presentata nel libro è corredata, oltre che dal mio commento, da uno schema pratico che evidenzia i punti nodali di ogni singola
esperienza e i consigli psicologici (e talora anche nutrizionali e fitoterapici) per chiunque si trovi in situazioni similari.
Evidenziate in grassetto, ci sono inoltre delle “frasi chiave” che mettono
in risalto il “trucco psicologico” che ha consentito al protagonista di ogni
storia di disattivare il meccanismo ingrassante.
Chiude il volume un capitolo dedicato alle “tecniche di dimagrimento”,
che può essere letto e “utilizzato” anche da solo, indipendentemente dagli altri capitoli tematici, in quanto contiene una serie di storie e di consigli
preziosi in tutti i casi di ingrassamento d’origine psicosomatica.
Ovviamente non sono suggerimenti che riguardano le diete in senso classico: sono consigli relativi a cibi-guida, frasi antifame, bagni rilassanti,
erbe, tisane e profumi sciogli-grasso, esercizi di rilassamento, fiori di Bach,
massaggi “sazianti”, animali simbolici e certi tipi di danza che hanno il
potere di bruciare adipe e tossine metaboliche.
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Dimagrire. Una questione di testa
In definitiva, sono tattiche alla portata di tutti e da utilizzare tutti i giorni,
che poco alla volta liberano il nostro cervello e il nostro metabolismo
dalla dipendenza dal cibo e riaccendono la scintilla dell’autostima, alleata
fondamentale per sentirsi bene e per perdere peso.
Perché il segreto di un corpo snello e in salute non è racchiuso nel calcolo
delle calorie né si accompagna all’ossessione della dieta: la magrezza
originaria è già dentro ciascuno di noi. Aiutarvi a riscoprire questo seme
antico e così prezioso è l’intento di questo libro.
Non mi resta che augurarvi buona lettura.
Daniela Marafante
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La fame dell’anima
Quando le emozioni ci spingono a mangiare
Svuotare la dispensa per rabbia dopo una lite con il partner, svegliarsi di
soprassalto nel cuore della notte, aprire il frigorifero e fare man bassa
di formaggi e salumi per placare una paura senza nome, riempirsi nervosamente di dolciumi nel vano tentativo di attenuare una tensione che
sembra impossibile da dominare...
Le nostre emozioni - spesso connotate da una coloritura negativa di
disagio e di sofferenza - sono tra le principali responsabili della fame
nervosa, quell’improvviso e incontenibile stimolo a “stramangiare” non
motivato da un effettivo appetito fisiologico.
È questa una fame compulsiva che ci spinge a esagerare con le quantità, quasi che il nostro stomaco fosse un insaziabile pozzo senza fondo,
oppure si tratta di un appetito subdolo, pomeridiano o notturno, che
porta a cercare soddisfazione nei fuoripasto.
In ogni caso, quando ci abbuffiamo sulla spinta di un impulso emotivo,
il cibo agisce come una valvola di sfogo o come un “tampone” per mettere a tacere in maniera irrazionale delle pulsioni profonde delle quali
non si riesce a individuare la causa e che, comunque, generano in noi
uno stato di malessere.
È in queste ipotesi che il maxi pacchetto di biscotti, la tavoletta di cioccolata, la confezione di gelato, il vasetto di maionese, il bis di pizza e
pastasciutta si trasformano in altrettante vie di fuga per aggirare (ma
non certo per risolvere) la situazione di disagio individuale.
Con quale risultato? Che dopo aver commesso il “peccato alimentare”,
siamo travolti dai sensi di colpa, ci sentiamo deboli, impotenti e appesantiti dai chili in più che le abbuffate emotive depositano sul nostro corpo.
Così, per correre ai ripari, ci sforziamo di imporci delle restrizioni caloriche che, fatalmente, nuove emozioni spazzeranno via sull’onda dell’ennesima scorpacciata, facendoci scivolare in un circolo vizioso dal quale
sembra impossibile uscire.
Le storie che seguono sono state raccolte in anni di attività come psicoterapeuta e durante i corsi e gli incontri di gruppo sul dimagrimento con
la dieta psicosomatica, organizzati dall’Istituto Riza, che ho coordinato
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Dimagrire. Una questione di testa
in passato. Tutte queste storie hanno per oggetto le variegate sfumature
della fame emotiva, che spaziano dallo stress alla malinconia, dalla rabbia al senso di frustrazione. Ma ci sono anche casi in cui è stata proprio
un’emozione forte (per esempio, la paura) a modificare positivamente
uno stile alimentare disordinato: a dimostrazione che è dal cervello (e
non dallo stomaco) che partono gli impulsi primari che governano il
nostro rapporto con il cibo.
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La fame dell’anima
IL PESO DELLO SCONTENTO
«Mangio perché sono arrabbiata
con il mondo»
V
iso corrucciato, rughe profonde disegnate all’ingiù ai lati della bocca, braccia conserte, strettamente avvolte attorno al torace, corpo
ingabbiato in un paio di jeans anonimi oversize e in una maglia scura
e larga, senza forma e senza femminilità: a 30 anni Gioia - ironia di un
nome - sembra chiusa in una corazza di rabbia e tristezza.
«Ne ho iniziate tante di diete, poi qualcosa mi fa arrabbiare, mi deprimo per l’ennesima malasorte che mi tocca e cerco consolazione nel
cibo, soprattutto nei dolci morbidi e cremosi. Faccio un altro tentativo
ma sarà davvero l’ultima spiaggia, perché non ne posso più di essere
presa in giro dal destino. Se devo restare grassa per colpa degli altri e
delle cose che mi succedono, lo resterò». Questo è il discorso che Gioia pronuncia durante il primo degli incontri di gruppo su come dimagrire
con la dieta psicosomatica. È uno sfogo rabbioso, quasi un proclama di
guerra al mondo. Gli altri partecipanti all’incontro ascoltano in silenzio, poi
arrivano i commenti: «Sei proprio sicura, Gioia, che sia sempre colpa degli
altri o della cattiva sorte? Non è forse più semplice arrabbiarsi con tutto il
mondo piuttosto che trovare il coraggio di farlo con la persona giusta e al
momento giusto?».
■ Il
problema
Gli altri partecipanti hanno colto nel segno: Gioia si chiude in un mutismo irritato e, a fine incontro, mi si avvicina per domandarmi se sono
d’accordo con quanto è emerso su di lei. Le rispondo che non ha importanza ciò che io o gli altri pensiamo, ma ciò che lei è disposta a fare per
cambiare il suo rapporto con il cibo. Se l’abbuffata arriva dopo un certo
tempo da una “ingiustizia subita” potrà provare a domandarsi se non
avrebbe potuto reagire prima e in modo diverso.
All’incontro successivo Gioia ammette con più leggerezza e autoironia
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Dimagrire. Una questione di testa
di aver tenuto, per la prima volta, il conto delle sue “sfortune”. Su dieci
episodi, otto avrebbero potuto avere un epilogo diverso se lei si fosse
arrabbiata mostrandosi meno arrendevole. Al terzo incontro la giovane
donna dice di aver vissuto giornate un po’ burrascose, ma non si è mai
sottratta ai litigi e così... con meno autocommiserazione e meno abbuffate, 4 chili se ne sono andati via.
■ L’analisi
e la soluzione
Gioia non sa imporsi e incolpa gli “altri” dei suoi chili. Si salva solo
quando decide di riprendere in mano la sua vita e di non accettare più
in maniera supina le decisioni degli altri.
In casi come quelli di Gioia, la soluzione per prevenire e combattere la
fame da rabbia è sintetizzata in questo semplice adagio:
«Hai un peso sullo stomaco? Toglitelo subito, senza aspettare».
In effetti, il motivo scatenante della fame di Gioia risiede nel fatto che
nelle relazioni, piuttosto che imporsi, tace, e piuttosto che dire di no, accetta e poi non conclude. È insomma una persona che a livello razionale
aggira ed evita i conflitti, ma a livello istintivo non riesce a metabolizzarli e li porta allo scoperto attraverso “abbuffate rabbiose” di dessert
morbidi e cremosi, che non a caso dovrebbero placare simbolicamente
il suo bisogno di dolcezza e di comprensione.
Se anche tu hai lo stesso problema di Gioia, ti sarà utile, come lo è stato
per lei, seguire questi quattro consigli comportamentali.
• Inizia a fare solo ciò che è veramente importante.
• Dì subito senza rifletterci troppo cosa pensi e cosa provi.
• Non accontentarti.
• Non aver paura dei dissidi che potrebbero scaturirne, ma esprimi
chiaramente le tue esigenze.
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Indigestioni d’amore
Un antidoto alle carenze affettive
In molti casi la dipendenza eccessiva dal cibo non è altro che un antidoto a un amore mal vissuto. Lo confermano le coppie con problemi di
sovrappeso che vengono in terapia confessando di abbuffarsi per “tamponare” le carenze affettive, l’assenza di dolcezza, la paura di essere
abbandonati, i ricatti emotivi, l’indifferenza. Lo stesso accade quando
lui e lei, nonostante la diversità dei gusti alimentari, si costringono a
mangiare allo stesso modo per il solo fatto che vivono insieme, utilizzando il cibo come ricatto emotivo, e così pure quando la prevedibilità
di coppia contamina anche la tavola, luogo in cui si mangiano sempre
le solite cose, in quantità via via crescenti.
Ci sono poi situazioni in cui mangiare insieme e mangiare tanto diventa
una sorta di obbligo per confermare all’altro il proprio amore («Se mi
ami sul serio, allora devi essere anche disposto a ingrassare con me»),
e altri casi in cui la condivisione patologica e ossessiva dei piaceri della
tavola nasconde profonde mancanze sul piano erotico: queste carenze affiorano soprattutto in quelle coppie che parlano solo ed esclusivamente di cibo e che improntano le loro giornate (e i loro temi di
conversazione) agli incontri a pranzo e a cena, alla ricerca di nuove
delikatessen, alle scorribande tra agriturismi e ristoranti tipici...Anche
in questi casi, il cibo si fa sostituto di un’affettività tiepida che appare
insufficiente a nutrire il rapporto. Si mangia, insomma, perché non si fa
abbastanza (o per nulla) l’amore. E il metabolismo, se manca il desiderio, poco alla volta si bloccherà.
Quali sono le conseguenze? Oltre all’insoddisfazione per sentirsi incompresi e sottovalutati dal partner, l’esito immediatamente visibile di un
rapporto mal vissuto è rappresentato dai chili in più, dalla “pancetta”,
dalle “maniglie dell’amore”, dai cuscinetti di cellulite («La cellulite è
eros andato a male», scrive il saggista Alan Watts): sono tutti segnali
che rivelano che il corpo, saturo di calorie ma non di piacere, si anestetizza ricoprendosi con una pesante corazza di adipe.
Per iniziare a sciogliere il sovrappeso generato dalle incomprensioni
affettive e dalle eventuali carenze erotiche, le strade sono diverse: in
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Dimagrire. Una questione di testa
alcune ipotesi può funzionare la dieta di coppia, che porta i partner ad
“allearsi” l’uno con l’altra per il raggiungimento del risultato; sempre
validi sono poi quei piccoli trucchi psicologici che mirano a sbloccare
una routine stagnante (alimentare, ma non solo), restituendo nuova linfa alla relazione. Ma può anche accadere che, quando lui o lei iniziano
a liberarsi dalla gabbia del sovrappeso, il rapporto prenda una nuova
piega. Con conseguenze talora inaspettate.
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Indigestioni d’amore
PUOI NUTRIRTI DI MISTERO
Un uomo segreto fa riaccendere
il metabolismo
E
cco la storia di una coppia che ha vent’anni di matrimonio alle spalle, un
più che discreto tenore di vita e una relazione dove lui ha sempre dominato e lei lo ha lasciato fare. L’atmosfera tra i due, che si presentano insieme
a chiedere consigli su come dimagrire con la dieta psicosomatica, lascia
trasparire una bonaria indifferenza intervallata da pochi attimi di affettività
inseriti nella routine più totale.
Durante gli incontri vengo a sapere che, mentre Maurizio si mantiene in
forma perché difende i suoi spazi con gli amici del tennis e del golf, Sandra
si è impigrita e poco alla volta si è adeguata a un’esistenza imprigionata
tra casa e lavoro, aumentando via via di peso.
Un bel giorno però succede una cosa molto strana: Sandra ha come la
sensazione di essere pedinata da uno sconosciuto. Dapprima incredula,
poi spaventata, ne accenna al marito che la liquida così: «Chi vuoi che
ti segua? Tu hai le traveggole…». Maurizio, infatti, da tempo guarda la
moglie solo con gli occhi dell’abitudine e non si rende neppure più conto
che è sempre una bella donna con solo qualche chilo di troppo.
■ Il
problema
Da anni ormai Sandra non si sente più desiderata come donna: vive con
il marito un rapporto abitudinario e insoddisfacente che la fa ingrassare
come reazione alla mancanza di attenzioni, coccole e complimenti. Finché
un giorno quello strano personaggio inizia a seguirla. Poco alla volta la
sensazione di essere pedinata diventa certezza poi, piano piano, la paura
cede il passo a una strana emozione, a una sorta di piacevole eccitazione:
Sandra ha capito che quell’uomo non vuole farle del male, anzi la cerca, la
aspetta e la osserva perché la desidera. È il corteggiamento più incredibile
e inaspettato che le sia mai capitato di vivere, eppure innesca un profondo cambiamento nella sua vita. Da quando esiste questo misterioso
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Dimagrire. Una questione di testa
ammiratore, Sandra si sveglia piena di energia, non esce più di casa senza
essersi vestita e truccata con cura e ogni giornata è pervasa di quell’eccitazione che la rende sempre più felice. Come per magia e senza alcuna dieta,
il suo corpo inizia a perdere chili. E il metabolismo, rimesso a pieno regime
da questo stato di appagamento emotivo, “brucia” come non mai. Lei stessa mi confessa, in un colloquio privato, che «è come se io stessi vivendo
in un perenne stato di eccitazione erotica. Non riesco a crederci neppure
io, ma in tre mesi ho perso 10 chili. Che cosa mi succede? Sto sbagliando
a farmi coinvolgere in questa storia? Devo lasciare mio marito?». Mentre
mi pone queste domande di fronte a me vedo finalmente una bella donna
con gli occhi pieni di vita e di gioia... «Perché chiede a me una risposta? Si
guardi allo specchio e il suo corpo le donerà da solo quella giusta».
■ L’analisi
e la soluzione
Nella vita di Sandra è entrato il fascino del gioco, del mistero e dell’avventura: si tratta di una forza che è in grado di scardinare la routine e di
vincere anche le (cattive) abitudini più radicate, come appunto quella di
abbuffarsi per tamponare le carenze affettive.
Una vita abitudinaria, infatti, frena tutte le attività energetiche del tuo
corpo, metabolismo in testa. Sono gli imprevisti a riaccenderlo, perché
ciò che è sconosciuto e inaspettato produce una potente “scossa” interna e ti riempie di voglia di reagire e di “sconvolgere” la tua vita.
Se il fascino della novità ha rivoluzionato la vita (e il peso) di Sandra,
ecco quattro semplici consigli da inserire nella quotidianità per lasciare
sempre la porta aperta al mistero. E non consentire mai alla tua mente
e al tuo corpo di bloccarsi in una situazione di staticità.
• Di tanto in tanto, cambia i tuoi movimenti quotidiani automatici: l’ora
del risveglio, il luogo del parcheggio... Così vivrai una quotidianità
meno ovvia.
• Inserisci nella prima colazione, una volta alla settimana, un cibo nuovo per sapore, consistenza, colore: i soliti cibi ti costringono ad aumentare le quantità.
• Cambia l’itinerario del percorso casa-lavoro-casa: così non ti impigrisci.
• Non muoverti da sola, ma osserva e interagisci con le persone che
attraversano la tua strada. L’incontro magico è dietro l’angolo.
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