1 Vediamo come si può operare sulle Opzioni che hanno delle

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1 Vediamo come si può operare sulle Opzioni che hanno delle
Vediamo come si può operare sulle Opzioni che hanno delle Azioni come Sottostante. Questo è un
metodo che approfondisco bene durante i miei corsi.
Soprattutto questo è un periodo propizio, poiché c’è lo stacco dei dividendi della maggior parte dei
titoli Italiani, che avviene il 24 maggio (data di stacco), tranne che per A2A, Enel, Tenaris, Terna
che staccano il dividendo il 21 giugno.
Non ho considerato Fiat, Parmalat, Prysmian che hanno staccato il dividendo questa settimana.
Ho selezionato dei titoli che abbiamo delle Opzioni con un discreto Volume, o meglio un Open
Interest elevato rispetto alla loro capitalizzazione, il che mi indica che gli Opzionisiti ci stanno
mettendo dei soldi su quel titolo.
Di seguito la tabella:
Nome
Atlantia S.P.A
Banco Popolare
Bulgari
Enel
Eni
Fondiaria Sai
Generali
Intesa Sanpaolo
Mediaset
Saipem
Telecom Ita
Terna
Unicredit
Dividendo %
2.29%
1.57%
1.51%
3.63%
2.85%
3.67%
2.09%
2.96%
3.61%
1.93%
4.59%
3.86%
1.86%
Il dividendo è espresso in % dei prezzi intorno alle ore 12 di oggi (23 aprile).
Da questo elenco eliminerei subito Saipem e Terna poiché il controvalore di un contratto è intorno
ai 15000 euro, il che è troppo elevato per i nostri scopi.
Il controvalore (che è un valore medio) è dato quanti titoli muove una singola opzione (500 per
Saipem e 5000 per Terna) moltiplicato per il valore del titolo.
L’obbiettivo è quello di incassare del denaro dalla vendita di Put, poiché molti operatori, visti i
bassi rendimenti dei titolo obbligazionari (poco sopra l’1% in media ad 1 anno) vogliono portarsi a
casa dei dividendi che sono decisamente interessanti. Pertanto è più probabile (sottolineo probabile
non certo) che prima dello stacco del 24 maggio, questi titoli siano tenuti nei portafogli, o al limite
siano ceduti solo si forti rialzi (il che va comunque bene al nostro scopo).
Ricordo che le opzioni maggio scadono il 21 maggio (il 3° venerdì del mese).
L’idea è quella di vendere Put leggermente out of the money (Otm), con scadenza maggio,
ipotizzando che sia meno probabile una discesa di questi titoli entro il 21 maggio. Put Otm significa
strike più bassi del prezzo attuale.
Vi ricordo che se vendo una Put e viene esercitata (di solito avviene a scadenza e non prima, anche
se ciò è possibile) sono obbligato ad acquistare il sottostante allo prezzo definito dallo strike.
Pertanto se vendessi Put maggio su Atlantia, strike 16, qualora mi venisse esercitata, dovrei
acquistare 500 Atlantia al prezzo di 16 euro per azione.
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A questo punto bisogna fare un’analisi di eventuali supporti che potrebbero bloccare una discesa del
titolo (che ricordo ipotizzo poco probabile). Gli strike più idonei per vendere Put sono intorno a
quei valori o poso sotto- incasserò immediatamente il premio dell’Opzione venduta.
Rimane il problema della liquidità, per cui gli spread denaro/lettera delle put che mi interessano
possono essere molto larghi. Per questo ho scelto titoli dove c’è un minimo di scambi.
Vi consiglio di mettere un prezzo un po’ sopra la metà del valore che c’è tra denaro e lettera.
Vediamo i supporti principali di breve periodo (poche settimane) che ho individuato:
Nome
Atlantia S.P.A
Banco Popolare
Bulgari
Enel
Eni
Fondiaria Sai
Generali
Intesa Sanpaolo
Mediaset
Telecom Ita
Unicredit
Dividendo %
2.29%
1.57%
1.51%
3.63%
2.85%
3.67%
2.09%
2.96%
3.61%
4.59%
1.86%
supporto
16.6
5
5.6
4-3.9
17-16.5
10.2
15.9
2.5
5.8-5.5
1.05-1
2
Valore medio
Contratto Opzione
8875
2643
6295
2103
8835
1129
1724
2805
6345
1117
2225
Ovviamente i titoli più appetibili sono quelli che danno maggior dividendo, ma c’è anche un effetto
generale su tutto l’indice Ftse Mib, che dovrebbe essere sostenuto (sempre dai dividendi). Ciò ha un
effetto positivo su tutti i titoli in genere.
Come già detto, l’idea è quella di vendere le Put scadenza maggio con strike uguale o poco sotto
quello dei supporti. I prezzi delle opzioni non li posso sapere, proprio perché dipende dal momento
in cui si fa l’operazione, e quindi dipende dal valore del sottostante, dalla volatilità, da come sono
presenti i market maker, tutte variabili imponderabili insieme.
Anche in virtù dei costi di transazione, non sono disposto ad incassare meno di 30 € per opzioni
venduta.
Certamente non lo farò su tutte ma minimo 3-4 operazioni le farò (3-4 per differenziare meglio il
rischio).
Non si incassa molto, ma tutto è commisurato al rischio che si corre. Ricordo che se vendo delle put
il mio broker mi chiederà dei margini di garanzia che saranno una frazione (diciamo tra il 15% ed il
20% come ordine di grandezza) del valore del contratto di opzione, dato dal numero di titoli che
muove (es. 1000 titoli per Telecom) moltiplicato per lo strike della Put venduta. In realtà ci sono
altri parametri per determinare i margini- ma sono complessi.
Il rischio principale si ha se il titolo scende (prima del 21 maggio) e l’opzione mi viene esercitata
(di solito a scadenza). In tal caso devo acquistare i titoli sottostante e sul conto devo avere questi
soldi.
Se ciò avviene ci sono alcune possibilità di difesa (o di contrattacco)- io mi difendo vendendo
immediatamente una Call (il 21 maggio), ma qui la questione è complessa, poiché bisogna ben
valutare come si è mosso il sottostante e poi bisogna scegliere bene strike e scadenza su cui vendere
la call, che in questo caso è coperta dai titoli sottostanti (li ho perché la put mi stata esercitata) e
quindi non c’è più necessità di margini.
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Chi non conosce un minimo queste tecniche, ho non prende in considerazione questa operatività (mi
riferisco alla vendita di Put su azioni) oppure mette in conto che potrebbe ritrovarsi con delle azioni
in mano il 21 maggio, e li dovrà valutare il da farsi.
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