GianMarco Dosselli Scrittore

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GianMarco Dosselli Scrittore
Gianmarco Dosselli
Polverina bianca
Testi tratti dai lavori del filosofo ed educatore
L.Ron Hubbard
Questo spazio è dedicato a coloro e a quanto desiderano avere informazioni
utili ed efficaci sulle droghe, ed in parte è frutto delle mie osservazioni
(alcune situazioni descritte sono truci, ed esse sono contenute nella parte
seconda) dei soggetti che hanno fatto uso di droghe. L’intento di questa
pagina è quello di mettere a disposizione le informazioni necessarie per poter
rispondere alle domande dei propri figli o amici riguardo agli effetti delle
droghe sulla mente.
Questa pagina non vi dirà solo in che modo le droghe danneggiano la mente,
ma:
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Quali sono gli effetti delle droghe
Come accorgersi che una persona ha iniziato a usare droghe
Perché la droga danneggia la mente
Come la droga danneggia l’abilità di pensare in modo chiaro
Perché una persona fa uso di droga.
Le informazioni contenute rappresentano una parte dei dati sulla droga.
Tratto dalla pubblicazione
“HOW DRUG EFFECT THE MIND”
di proprietà del Narconon International
©1997 Narconon International. Tutti i diritti riservati
Un grato riconoscimento viene dato dalla L. Ron Hubbard Library
per aver permesso di usare i lavori protetti da copyright.
L. Ron Hubbard è un marchio d’impresa e di servizio di proprietà
dell’Associaton for Better Living and Education International
e viene usato con il suo permesso.
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Prima parte
Cosa è la droga
La droga in sostanza è un veleno. L’effetto che produce dipende dalla
quantità assunta. Infatti, mentre una piccola quantità funziona come
stimolante, una quantità maggiore agisce come sedativo e una quantità
ancora più grande agisce esattamente come un veleno e può causare la morte
della persona.
Qualsiasi droga si comporta in questo modo; ognuna a un differente
dosaggio. Ad esempio, prendiamo il caffè, nel quale è contenuta la caffeina
che è una droga.
Cento tazzine di caffè, probabilmente ucciderebbero una persona. Dieci
tazzine, quasi certamente la farebbero addormentare. Due o tre tazzine,
agirebbero da stimolante.
Il caffè è una droga molto comune e non molto dannosa in quanto, per
esserlo, se ne dovrebbe assumere una grande quantità. Per questo è nota
soprattutto come stimolante. L’arsenico è conosciuto come veleno.
Tuttavia, in piccole quantità, agisce da stimolante e, in dose ben calibrate, da
sonnifero. Diversamente, alcuni decigrammi causano la morte.
Tra tutte le droghe, alcune hanno un altro effetto: intaccano direttamente la
mente. In questa categoria si trovano la Marijuana (detta “erba”), l’eroina,
l’amfetamina, la cocaina, il metadone, l’ecstasy ed altre ancora.
Hascisc e Marijuana
L’uso della marijuana e delle altre droghe “leggere”, danneggia la
concentrazione, le registrazioni mentali ed il ricordo di immagini mentali
precedentemente registrate. Queste droghe possono far svanire il senso di
timidezza, possono far sentire disinibita la persona inibita, far sentire forte la
persona debole, soprattutto nei confronti del sesso.
La persona che fa uso di queste droghe ha un radicale cambiamento di
personalità e perde l’ambizione nella vita. La perdita di ambizioni è il punto
di partenza: l’adolescente concentra tutta la sua attenzione a questi stati di
“benessere” e rinuncia a qualsiasi altro interesse come lo sport, la lettura dei
testi scolastici, i suoi hobbies.
Uno degli effetti più ovvi del fumare la marijuana o hascisc è la stanchezza.
Queste droghe dirigono verso l’interno o “interiorizzano” l’attenzione di una
persona; il risultato è una persona che non è più in controllo dell’ambiente e
delle persone che la circondano, ma perennemente con la “testa fra le
nuvole”.
Senza una dovuta attenzione, una buona memoria non si sviluppa e diventa
molto difficile ricordare ciò che è stato registrato precedentemente.
Possiamo dire con certezza che l’uso di queste droghe può contribuire a
causare nella persona stanchezza, pallore, problemi di memoria e
cambiamento di personalità.
Amfetamine
I soggetti che abusano di amfetamine sono attratti dal senso di benessere, di
vigore, di sicurezza in se stessi dato da queste droghe. I forti consumatori
sono identificabili da loquacità, presenza di tremore nelle mani, cute sudata,
midriasi, ipermotilità; anche con gesti ripetitivi. La via di somministrazione
preferita è quella endovenosa, anche se le amfetamine possono essere assunte
per via orale, inalazione o fumo. A differenza della dipendenza da eroina, che
insorge più rapidamente se la sostanza è assunta per via endovenosa, e della
dipendenza da cocaina, che è più veloce e accentuata se questa viene fumata o
iniettata, la dipendenza da amfetamine non è influenzata dalle modalità di
assunzione della sostanza.
L’uso continuo o di dosi elevate amplifica gli effetti collaterali, senza
aumentare quelli piacevoli.
La persona che fa uso di amfetamina perde l’appetito e si ritrova a non
toccare cibo per più giorni; non prova più sonno e può rimanere sveglia per
giorni interi, sino a crollare in uno stato di prostrazione e stati d’ansia. La
persona che abusa di amfetamina può arrivare ad avere atteggiamenti
paranoici e sentire voci che non esistono.
Fattori di rischio aggiuntivi sono gli effetti devastanti che a breve o lungo
termine, questa droga può provocare sul cervello. Esiste un’intossicazione
acuta da anfetaminici, una cosiddetta “overdose”, caratterizzata clinicamente
da un quadro di insufficienza cardiocircolatoria acuta ed irreversibile che
porta a un rapido decesso.
Cocaina
Anche questa è una droga eccitante come l’amfetamina. A questa droga
vengono “riconosciuti” effetti afrodisiaci, sensazione di forza e bellezza, far
sentire la persona che la usa al “centro del mondo”. In realtà ha effetti
collaterali devastanti: la persona che ne abusa può perdere la ragione, avere
il cervello rovinato, avere manie ed idee fisse che la portano a vivere una
dimensione irreale, con sintomi paranoici.
L’assunzione della cocaina avviene per via endovenosa, per inalazione o
fumandola.
La persona che usa cocaina, assume questa droga molte volte durante la
giornata; il suo effetto dura poco, per cui la persona deve assumerne in
continuazione. Irritabilità e depressione subentrano quando l’effetto di
questa droga diminuisce sulla persona; la paranoia, solitamente, segue queste
fasi.
Metadone
Il metadone è un oppiaceo sintetico, una droga quindi come la morfina e
l’eroina. Come queste, il metadone porta la persona a una dipendenza
pesante e a seri danni fisici, a un aumento di depressione nella personalità del
dipendente e a un “freno psichico” nello sviluppo delle capacità di lavoro e di
esperienza. Un consumo prolungato provoca danni al fegato, ai reni e così
via. Un’overdose o una combinazione con altre droghe, provoca la morte.
Inventato per curare gli eroinomani, è in realtà molto peggio e di nessuna
utilità curativa.
Eroina
L’eroina è un derivato della morfina. Elaborata originariamente per curare
le crisi d’astinenza della morfina, ha un effetto sedativo. L’eroina, tra le
droghe “di strada”, è la più mortale. L’intossicazione fisica sopraggiunge
dopo pochi mesi, se l’approccio è saltuario. La persona che ne abusa
giornalmente, può trovarsi intossicata e dipendente fisicamente già dopo
poche settimane.
La via di somministrazione preferita dal dipendente di eroina è quella
endovenosa, anche se l’eroina si può inalare e fumare.
La trappola, per la persona che comincia a farne uso è la convinzione che “io
non finirò mai come gli altri” oppure “Se questa è l’eroina, io smetto quando
voglio”.
La persona che fa uso di questa droga, deve continuamente aumentarne la
dose giornaliera per poter sentire gli effetti; mentre gli effetti collaterali che
questa droga crea sul corpo della persona sono devastanti e possono
culminare con l’overdose e la morte. Un tossicodipendente da eroina perde
ogni tipo di valore etico, morale e di rispetto sia nei propri confronti e sia nei
confronti delle persone che lo circondano; siano questi genitori, la moglie, il
marito e/o i figli. Il bisogno di soldi per poter soddisfare la quantità
necessaria di droga giornaliera che la persona necessita, la portano a pensare
solo a racimolare i soldi che gli permetteranno di avere la sua dose.
Ecstasy
Contrariamente a quanto si pensa, l’ecstasy è un vecchio farmaco. Nasce,
infatti, all’inizio del XX secolo insieme alla amfetamina, ma viene ritirato dal
commercio dopo breve tempo, a causa di effetti eccessivamente stimolanti
come insonnia, inquietudine, aggressività. Così come avviene per le altre
sostanze, l’ecstasy può essere tagliata con altre droghe in funzione di uno
“sballo” difficilmente controllabile. Per raccogliere una casistica sugli effetti
di questa droga, l’ambiente non è più l’ospedale, ma l’uscita delle discoteche.
Le manifestazioni collaterali sono tanto acute quanto momentanee. In una
persona labile, si possono scatenare fenomeni di grave dissociazione e
turbamenti psichici. Uno dei rischi prodotti da questa droga sull’individuo
che ne abusa è un delirio di onnipotenza, per molti aspetti simile a quello
determinato dalla cocaina.
Quando l’effetto della droga sparisce, la persona si sente abulica, depressa,
con stati d’animo ansiosi.
Come abbiamo detto prima, queste droghe danneggiano la mente.
In che modo la danneggiano?
Per comprenderlo, diamo uno sguardo alla mente e a cosa fa quando è sotto
l’influenza della droga.
Di che cosa è composta la mente?
Per prima cosa chiudi gli occhi e pensa a un gatto per pochi secondi. Hai
avuto l’immagine di un gatto? Era un gatto che avevi visto?
In larga misura la mente è composta di ciò che chiameremo
“rappresentazione tramite immagini mentali”. Una rappresentazione tramite
immagini mentali è una copia registrata dell’universo fisico, man mano che il
tempo scorre.
Una rappresentazione tramite immagini mentali può anche essere creata
dall’individuo stesso e non essere una copia del mondo reale.
Rappresentazione tramite immagini mentali creata dall’individuo.
Una persona registra tutto quello che percepisce. Lo registra sotto forma di
rappresentazione tramite immagini mentali.
La registrazione consecutiva delle rappresentazioni tramite immagini
mentali che si accumulano nel corso della vita di una persona, è chiamata
“traccia del tempo”.
Tutti noi abbiamo una traccia del tempo.
Qualsiasi cosa un individuo abbia percepito, è registrata su questa traccia del
tempo, dall’inizio alla fine. Una persona forma la traccia del tempo man
mano che il tempo scorre.
Lo fa al di sotto del suo livello di consapevolezza, vale a dire che non è sotto il
suo controllo o coscienza.
24 ore al giorno, per tutta la durata della vita, una persona registra: lo fa
quando dorme, da sveglio, quando soffre, nei momenti di felicità o di
tristezza.
Le immagini sono solitamente registrate con tutte le percezioni, vale a dire
non soltanto un’impressione visiva, ma anche una registrazione dei suoni,
degli odori, di qualsiasi sapore, delle sensazioni, della consapevolezza, della
posizione del corpo, ecc.
L’abilità di portare a livello cosciente, parzialmente o totalmente, queste
memorie o rappresentazioni tramite immagini mentali con piene percezioni,
varia da individuo, ma ogni persona registra gli avvenimenti con tutti questi
dettagli.
Puoi verificarlo tu stesso:
ricorda cosa hai mangiato a colazione o a cena.
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riesci a vedere un’immagine di ciò che hai mangiato?
l’odore?
riesci a sentire i suoni che c’erano intorno a te?
Può darsi che tu ne abbia un’immagine estremamente chiara, oppure
soltanto una vaga impressione.
Come la droga danneggia la mente
Queste caratteristiche della mente regolano strettamente l’attività psichica e
fisica dell’individuo. Quando l’organismo di una persona è minacciato dalla
droga assunta, quella persona reagisce creando mentalmente, in maniera
ossessiva esperienze dolorose o spiacevoli o una combinazione di
immaginazione e realtà. In certi casi, il processo può essere così forte che per
lui questo diventa più reale (e sicuro) del tempo presente. Perciò, quando è
minacciata, una persona va fuori dal tempo presente e quindi la sua traccia
del tempo non è formata completamente da avvenimenti del tempo presente,
ma diventa un misto di avvenimenti passati, immaginazione e avvenimenti
del tempo presente. Pertanto, pur essendo apparentemente in una stanza con
voi mentre state facendo le stesse cose, in realtà quella persona è lì solo
parzialmente perché, in parte, è in qualche avvenimento del passato.
Sembra essere lì, ma quel che sta accadendo secondo voi che osservate
razionalmente, non è ciò che sta accadendo secondo quella persona?
Quindi non comprende ciò che un altro dice, ma cerca di adattarlo alla sua
realtà composita; e per adattarlo, deve necessariamente alterarlo.
Per meglio comprendere la situazione, si potrebbe usare, come esempio, una
persona che sta aiutando un’altra persona a fare un certo lavoro. Questa
potrebbe essere convinta di aiutare a riparare il pavimento, quando in verità
sta solo ostacolando l’operazione in corso che in realtà consiste nel pulire il
pavimento. Così quando lui “aiuta qualcuno” a pulire il pavimento, non
introduce altro che caos in quella attività.
Finché lui sta riparando il pavimento, una richiesta di “passami la scopa”
verrà da lui interpretata come “passami il martello”, ed il manico della scopa
essendo più lungo del manico di quel martello immaginario rovescerà il
secchio.
Ci sono un’infinità di tipi di reazione alla droga, ciò che rimane costante è
che il consumatore di droghe non sta vivendo nella stessa sequenza di eventi
che stanno vivendo gli altri. Questo fenomeno può essere di lieve entità,
laddove la persona viene vista fare errori occasionali.
Ma può essere tanto grave, quanto la follia è totale, da vedere gli avvenimenti
completamente differenti da quelli visti da qualsiasi altra persona e trovarsi
ad uno qualsiasi dei livelli fra questi due estremi. Non si può dire che non
sappia completamente cosa stia succedendo. Il fatto è che percepisce lo
svolgersi di qualcosa differente da ciò che si sta svolgendo, al posto
dell’effettiva sequenza di fatti che accadono nel tempo presente.
In tal modo, a lui sembra che gli altri siano stupidi, che non ragionino o che
siano matti, visto che con le loro azioni e con i loro ordini mostrano di non
andare d’accordo con quello che lui chiaramente “vede” accadere. Quindi
per lui “loro” non sono normali.
Si potrebbe fare l’esempio di un gruppo di persone che sta facendo un
trasloco.
Per tutti, loro stanno semplicemente spostando dei mobili eccetto che per
uno.
Lui, invece, si vede impegnato a “muovere delle forme geometriche
all’interno di una nuvola”. In questo modo, questo tizio “fa errori”, “altera le
cose”, “non può eseguire le istruzioni”
Dato che le persone del gruppo non vedono che cosa succede in lui e vedono
solo una persona come loro, non possono spiegarsi perché “fa una tale
confusione”.
Chi fa uso di droghe è quindi in parte o completamente su una traccia del
tempo evidentemente dagli eventi del tempo presente.
Quali sono i sintomi di chi usa droghe?
Una persona che fa uso di droga ha dei periodi di vuoto mentale. Ha delle
allucinazioni che lo portano via dal tempo presente. In questo modo un
consumatore di droga che si trova in una posizione di responsabilità può
avere un vuoto mentale, non capire una situazione pericolosa e non risolverla
perché è “altrove”. Dare un ordine a una persona che fa uso di droga può
essere poco piacevole, perché potrebbe semplicemente starsene lì e
continuare a fissarvi.
Poiché chi si droga non sta percependo, almeno in una certa misura, gli stessi
eventi che gli altri attorno a lei percepiscono, commette errori o si comporta
in modo evidentemente illogico. Mentre fa qualcosa, può entrare in uno dei
suoi momenti di vuoto mentale, pensare d’essere altrove e tutto ad un tratto,
fermarsi. Una persona che ha assunto droga abitualmente e per molto tempo,
può sembrare “sotto narcosi” (insensibile).
Un consumatore abituale di droga o chi ha preso droga può avere amnesie,
essere insensibile, stupido e senza emozioni.
Una persona che ha usato droghe allucinogene (LSD, PEYOTE,ecc.) è
dissociata; il che vuol dire che è separata da qualsiasi cosa stia facendo:
qualunque cosa accada non ha nulla a che fare con lei.
Non si sente responsabile delle proprie azioni o di qualsiasi altra cosa.
Non le importa niente, o molto poco delle conseguenze. Può essere perfida o
irrazionalmente crudele. Le sue emozioni sono occluse, in maggior o minor
misura.
Queste condizioni possono perdurare anche molto tempo dopo avere assunto
droghe.
***
Come accorgersi di una persona che comincia a fare uso
di droghe
Quando una persona comincia a fare uso di droga, solitamente tiene un
comportamento che non dà adito a preoccupazioni nelle persone che gli sono
vicine e che gli vogliono bene. Durante le prime settimane, lui è convinto che
sia solo un’esperienza e che smetterà subito.
Man mano che la dipendenza comincia a fare parte della sua vita, la persona
inizia ad avere sbalzi d’umore e/o di comunicazione molto ben individuabili,
in quanto non dà più importanza alla sua immagine, comincia ad avere lo
sguardo perso, qualsiasi cosa succede o gli venga chiesta, non è importante
per lui e comincia a tenere un atteggiamento di antagonismo nei confronti
delle persone a lui care. Deve difendersi, per non “farsi scoprire”. La persona
che comincia a fare uso di droghe, sa che è sbagliato quello che sta facendo e
non vuole che si venga a sapere. Per mantenere questo segreto, comincia a
chiudersi sempre più in se stesso.
Il suo mondo comincia a riempirsi di bugie: “l’unica maniera” per far sì che
nessuno sappia quello che sta accadendo nella sua esistenza.
Comincia, quindi, ad abbandonare gli amici di sempre, prova sempre meno
interesse nelle cose che ha sempre fatto e, pian piano, sarà sempre meno
presente nell’ambito familiare: le scuse possono essere tante: “sono stanco”;
“dite sempre le solite cose che non mi interessano”; “sto attraversando un
periodo in cui ho bisogno di stare solo”; “ho litigato con la mia ragazza”.
Se la persona frequenta la scuola, la sua applicazione verso lo studio
diminuisce, comincia a marinare le lezioni, il profitto diventa scarso.
I sintomi fisici di chi fa uso di droghe si manifestano in tanti modi.
Nella persona che fa uso di hascisc o marijuana, gli occhi sono arrossati e
lucidi; ha sempre un sorriso “ebete” sulle labbra, è assente nei discorsi. Prova
un immenso piacere per i dolci mentre l’appetito è scarso. Sarà molto isolato,
immerso nei suoi “viaggi”.
Una persona che fa uso di eroina, metadone, morfina, ha le pupille “a spillo”,
con gli occhi molto lucidi. Una caratteristica di queste droghe è che la
persona si gratta continuamente in varie parti del corpo.
Tende ad addormentarsi ogniqualvolta si trova a leggere, a guardare la
televisione o semplicemente quando non sta facendo niente.
Perde l’appetito e beve molti liquidi. Un altro sintomo, specialmente all’inizio
della dipendenza di questa droga, è il vomito.
Chi fa uso di eroina e morfina dimagrisce a vista d’occhio. Questo è dovuto
principalmente alla droga che sta assumendo per la mancanza d’appetito che
provoca.
La persona che usa metadone, in molti casi tenderà a gonfiarsi: questa è una
caratteristica della droga chimica. La persona si gonfia, non ingrassa.
Una persona che fa uso di cocaina o di amfetamina ha sbalzi d’umore molto
veloci. Può passare da uno stato di iperattività e di euforia ad uno stato di
abulia, in maniera così veloce da lasciare attonita la persona vicina a lui.
I suoi occhi sono lucidi, e quasi spirati. Parla in continuazione, come se stesse
masticando anche se non ha nulla in bocca.
I consumatori di queste droghe, solitamente smettono di mangiare
regolarmente; piluccano solo pochi cibi e non dormono la notte, salvo cadere
in un sonno profondo dopo alcune notti passate insonni. Solitamente questo
succede quando arriva il “down” (nel gergo del tossicodipendente, questo è il
momento in cui la droga smette il proprio effetto sulla persona; la persona ha
un abbassamento fisico e psichico, dovuto all’effetto che la droga ha
provocato su di lei).
La persona dimagrisce a vista d’occhio. Questo è dovuto principalmente alla
droga assunta ed alla mancanza d’appetito che questa provoca.
Le persone che fanno uso di allucinogeni, solitamente fanno il “viaggio” in
ambienti dove nessuno li può vedere. Questo perché solitamente il “viaggio”,
porta la persona fuori dal tempo presente, in una dimensione che non è
quella attuale, fatta di colori, suoni e movimenti indotti dalla droga assunta.
Una persona in questo stato, difficilmente percepisce quanto avviene attorno
per cui non riuscirebbe a fare un discorso sensato con una persona normale.
Le persone che fanno uso di queste droghe, tendono comunque a chiudersi
molto in se stesse: la loro comunicazione s’interrompe, non trovano più
niente d’interessante in ciò che li circonda, tendono a stare isolate o con altre
persone che fanno uso dello stesso tipo di droga. Hanno uno sguardo perso
nel nulla.
Perché una persona si droga?
La droga viene considerata “preziosa”, dalle persone che ne fanno uso, nella
misura in cui produce alcuni “effetti desiderabili”.
I consumatori di droga sono di solito turbati da qualche cosa che li ha spinti
verso la droga. Si è sentito parecchie volte dire che il motivo per cui una
persona ha iniziato a fare uso di droghe è perché queste sono “buone” o “mi
piace lo sballo che mi danno”. Il motivo vero per cui una persona comincia a
fare uso di droghe è sempre perché la persona è scesa così tanto di condizione
o non è stata capace o non ha voluto risolvere problemi o situazioni che le si
erano presentate, da “cercare rifugio” nella droga, alla fine, per sfuggire la
realtà che non stava più vivendo bene!
Un individuo che abitualmente usa droga, la assume a causa di dolori,
sensazioni o emozioni indesiderate.
Costui vede la droga come una cura per sensazioni indesiderate. Per capire
perché una persona usa droga, adesso, è necessario capire cosa non andava
prima di usarla. Una droga può essere presa per farsi portare fuori da un
insopportabile tempo presente o completamente fuori dal livello di coscienza.
Se una persona sta usando droga per sfuggire a un dolore o a un disagio di
natura psicosomatica (“Psico” naturalmente si riferisce alla mente e
“somatico” si riferisce al corpo; il termine significa, perciò, “la mente che fa
ammalare il corpo”) causata, come abbiamo visto, dalle rappresentazioni
tramite immagini mentali, quando l’effetto della droga comincia a svanire e
ritorna la sua abilità di creare immagini mentali, i dolori si ripresentano in
modo più pesante. Una delle risposte che una persona ha per questo è
prendere più droga.
La compulsione (cose che l’individuo si sente costretto a fare) deriva dal
desiderio di liberarsi nuovamente dai dolori e dalle sensazioni indesiderate.
La persona diventa sempre più “succube” e ha quindi bisogno di maggiori
quantità di droga e di maggiore frequenza nell’uso.
Come aiutare qualcuno che si droga
Sappiamo per esperienza che diventa difficile per chiunque prestare aiuto a
un individuo sotto effetto di droga o di alcool.
Questa impossibilità di aiutare diventa drammatica, se non si ha a
disposizione nessun mezzo d’intervento efficace.
Abbiamo quindi l’esempio di genitori alle prese con i propri figli sconvolti
dalla droga o casi di cittadini coinvolti in episodi spiacevoli e casuali.
Questa situazione non insolita ha tuttavia delle soluzioni davvero pratiche.
Una procedura facile per aiutare una persona a portare la sua attenzione lì
dove si trova e su ciò che le accade attorno si chiama “Assistenza di
localizzazione” ed è stata scoperta e sviluppata da L. Ron Hubbard.
Localizzazione deriva dalla parola “localizzare”, che significa trovare dove
qualcosa è situata: scoprirla.
Assistenza significa: azione o procedura che aiuta qualcuno.
Questo tipo di assistenza ha un particolare valore se pensiamo che riuscendo
a riportare in tempo presente l’individuo, non solo sarà possibile comunicare
con lui, ma lui stesso potrà aiutarsi efficacemente.
Per dare un’assistenza di localizzazione, bisogna operare come segue:

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Dirigere l’attenzione della persona verso gli oggetti e le cose che si
trovano nelle sue immediate vicinanze; un oggetto alla volta.
Dire alla persona: “Guarda quel…” (nome dell’oggetto) e indicarglielo.
Dopo che lo ha guardato, dagli un riconoscimento
dicendogli: “Grazie” oppure“bene”.
Questo tipo di comando del procedimento deve essere dato con voce ferma e
decisa, con l’intento di guidare. A seconda dello stato di confusione della
persona, sarà necessario ripetere più volte il comando, variando quanto più
possibile l’oggetto. Ripetere semplicemente quanto sopra finché l’individuo
non diventa consapevole di se stesso e dell’ambiente che lo circonda. Durante
il procedimento, la persona che stai aiutando potrebbe dire qualcosa del tipo:
“Quale oggetto?”. Non si deve prestare alcuna attenzione, non si deve dare
alcuna risposta, ma solo limitarsi a ripetere il “comando”: “Guarda
quel…(nome dell’oggetto)”, dare il
riconoscimento: “Grazie” oppure “Bene” e, poi, continuare con il comando
successivo. Un’assistenza di localizzazione non rimedia ai problemi di una
persona, ma la fa sentire meglio e la aiuta a essere in comunicazione con
l’ambiente del tempo presente, avendo in questo modo più controllo su di se.
Con più esperienza e variando a piacimento gli oggetti, indicando le cose, i
colori ed in particolare muri e soffitti dell’ambiente nel quale la persona si
trova, la si aiuterà a localizzarsi, portandola sempre più in tempo presente, e
a riacquistare il controllo su se stessa.
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Seconda parte
Come si può difendere la famiglia dalla minaccia degli
stupefacenti?
Tralasciamo il mondo di L. Ron Hubbard, ed entriamo nei meandri delle mie idee; siano, esse, favorevoli o
accidiose…
Creo una storia; supponiamo che conosco una famiglia il cui figlio (mettiamo
un nome fittizio di Luca) scappò da casa appena quindicenne. Ogni tanto si
rifaceva vivo e, una volta, arrivò perfino a lavorare per un anno nella ditta
dov’è impiegato suo padre.
Luca aveva diciotto anni quando disse a sua madre che si drogava. Consigliai
i coniugi a fissare un appuntamento con un medico che conoscevo, una brava
persona disposta a tentare l’impossibile ma, per sua stessa ammissione, del
tutto impreparata in materia di stupefacenti, e lui accettò di vederlo. I
genitori di Luca li vedevo patire; e da quella immeritata sofferenza si
“apriva” la strada della speranza per il figlio drogato. Luca, da allora è stato
diverse volte in casa di cura, senza mai uscirne guarito. Per pagarsi le dosi si
è messo a rubare, finendo spesso in prigione di Canton Mombello (nel cuore
di Brescia) negli ultimi dieci anni. I genitori facevano tutto quello che
sembrava potesse servire, come passargli i soldi dell’affitto quando era in
difficoltà e permettergli di portare in casa, in momenti diversi, due ragazze
con le quali conviveva, ma mai del denaro per acquistare le “porcherie”. Lui,
però, continua a esserne schiavo.
Mentre Luca viaggiava nella melma della droga, i suoi genitori imparavano a
conoscere nozioni sulla “polverina bianca”; avevano deciso d’imparare tutto
il possibile sull’argomento, nella speranza che la loro preparazione ed
esperienza si rivelino utili anche per altri genitori.
Vorrei cominciare col dire che un padre e una madre messi sull’avviso
possono capire se il loro figlio si droga dalla presenza di certi sintomi e segni
che elenco di seguito.

Mutamento della personalità. Da calmo che era, il ragazzo può diventare
aggressivo, o viceversa; mostrarsi apatico, smemorato e indifferente –
specie per quanto riguarda i rapporti e la vita all’interno del nucleo
familiare – mentre prima era attivo e affidabile; trascurare il proprio
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aspetto, al quale prima teneva nonostante l’abbigliamento informale;
perdere colpi a scuola. Anche l’assenza dalle lezioni o dal posto di lavoro
dovrebbe far squillare un campanello d’allarme.
Soldi. Sono sempre un problema per il giovane drogato, che in genere
assilla i genitori con continue richieste di denaro o addirittura
saccheggia tasche, portafogli e borsette. Gli oggetti che possono essere
facilmente impegnati – cellulari, cose preziose come ori, lettore Dvd,
assegno bancario – spesso spariscono misteriosamente dalla casa.
Amici. Insospettitevi se mostrano reticenza a dire come si chiamano o
dove abitano. A volte usano solamente soprannomi e danno falsi
indirizzi. Se telefonano, lo fanno in genere con tono furtivo, chiedono di
parlare con un membro della famiglia ma non si presentano, non
scambiano due chiacchiere, non lasciano messaggi se vostro figlio non
c’è. Quando, invece, la telefonata la fa lui, vi accorgerete che parla a
voce bassa per non far udire quello che afferma. Se poi possiede un
cellulare, il ragazzo colloquia “facilmente” tra i parchi, i boschi…
insomma, in un luogo sicuro e lontano da orecchie indiscrete.
Sonno. Nei ragazzi drogati si verifica spesso un’inversione di ritmi e
abitudini che li porta a dormire di giorno e a star svegli la notte.
Risultato: ore piccole e incapacità di alzarsi presto al mattino.
Cibo. Anche le abitudini alimentari cambiano quando c’è di mezzo la
droga; in questo caso, occhio allo smodato desiderio di dolci e bevande
zuccherate – sei o sette cucchiaini di zucchero in una tazza di tè o caffè –
e alla fame da lupo che passa dopo pochi bocconi.
Altri segni. Se vostro figlio è un eroinomane, difficilmente vedrete i segni
lasciati dall’ago sulle sue braccia perché indosserà sempre camicie con le
maniche lunghe. Un’improvvisa preferenza per questo capo
d’abbigliamento dovrebbe quindi mettervi in sospetto (immaginatevi, in
piena estate, girovagando con le maniche lunghe!). Altri segni rivelatori
sono gli occhi iniettati di sangue e le pupille dilatate o a capocchia di
spillo, di solito mimetizzati sotto un paio d’occhiali da sole. Chi, invece,
inala vapori di solventi come quelli che si trovano nello smalto per le
unghie, nella colla a essiccamento rapido e nella benzina o negli altri
combustibili usati per gli accendini, è tradito dal naso sempre
gocciolante, dagli occhi lacrimosi, dalla pelle infiammata intorno alla
bocca e dalla difficoltà di pronunciare nitidamente le parole.
Allarmatevi, cari genitori, se il pollice e l’indice di vostro figlio
presentano “macchie” da fumo: con quelle dita, di solito, si tengono le
sigarette di marijuana. I fumatori di tabacco usano, invece, l’indice e il
medio.
I giovani tengono i familiari all’oscuro. Nessuno dei sintomi sopra elencati è
incriminante in modo assoluto, ma se ne osservate tanti nel medesimo tempo
potete considerarli prove indiziarie di tossicodipendenza e avere con vostro
figlio (ma anche figlia, ovviamente) un colloquio franco all’insegna della
comprensione.
Accade anche che, perfino quando i genitori sanno della situazione in cui
versa il figlio, non ci sia nulla da fare, né da parte loro né da parte di nessuno
altro, per costringerlo a cambiare strada. Chiunque abbia tentato di smettere
di fumare sa che cosa sia la sindrome d’astinenza e dovrebbe comprendere la
difficoltà di rinunciare all’uso di droghe più potenti come la morfina, l’eroina
e i barbiturici. Ciononostante, bisogna sempre cercare di fornire tutto l’aiuto
possibile.
Scoprire che vostro figlio si droga potrebbe ingenerare in voi un senso di
vergogna. Ignoratelo, e fatevi assistere da amici e parenti più intimi
nell’opera di recupero. Organizzate un incontro col medico condotto, o con
un sacerdote o ministro del culto amico di famiglia che sia ben ammirato
dall’interessato. Vale anche con un insegnante, un consulente scolastico, un
parente: che siano persone, però, simpatiche o ammirevoli. Ricordate: la
tossicomania è espressione di gravi malesseri psicologici.
Se si drogano anche gli amici di tuo figlio? Delicata questione, ma non ci sono
dubbi che avete il dovere d’informare i genitori degli altri ragazzi, per la
ragione che voi vi aspettereste la stessa cosa se foste al loro posto.
Qualora vostro figlio abbia raggiunto lo stadio in cui non si può più fare a
meno degli stupefacenti e ripudi di farsi curare, potete anche rivolgervi alla
polizia. Fatevi coraggio!
Costretto a fare i conti con la legge, il ragazzo accetterà facilmente (ma ciò
non è detto), per quanto a denti stretti, di sottoporsi a una terapia. L’aut aut
è che muoia soffocato dal suo stesso vomito in qualche angolino angusto della
strada o stroncato da una dose eccessiva di droga illegale di purezza e qualità
dubbie.
Scoprite quali sostanze droganti vostro figlio abbia usato, con quale
frequenza e per quanto tempo, e se lo fa soltanto per provare nuove
sensazioni o se, invece, è un tossicodipendente incallito. Mancando, di solito,
ai genitori la competenza necessaria, può essere opportuno farsi aiutare da
un esperto dei centri di consulenza antidroga ai quali ci si può rivolgere per
informazioni.
Disponetevi ad ascoltare, con serenità, le ragioni di vostro figlio; non ergetevi
a giudici. Se i figli sono più di uno, discutete con altri sul modo di aiutare il
fratello o la sorella tossicodipendente.
Peggio mostrarsi remissivi. Intervenite sui pericoli dell’uso ma senza creare
favole orribili. La verità è saggia.
Chi ha il figlio drogato all’ultimo stadio deve mettere in bilancio anni di cure
perché la disintossicazione non esclude ricadute. Tenete a mente che ci si
droga per reagire alle tensioni, alle esigenze e ai valori imposti dalla società. I
nostri figli ricorrono agli stupefacenti per anestetizzare sia il corpo sia
l’anima, per smussare ansie d’ogni tipo. Pensare che punire i tossici è stupido
come il gesto dell’ubriaco che colpisce l’immagine di se stesso ebete e con gli
occhi cisposi riflessa dallo specchio.
Per aiutare i figli, con cuore, a uscire dal baratro della droga, molti di
genitori devono cambiare stile di vita e ammettere che l’alcool e la nicotina
sono droghe pericolose, anche se consentite dalla legge.
È importante che sin dall’età più tenera i bimbi possano comunicare
liberamente con i grandi, esprimere il loro punto di vista, prendere parte alle
discussioni… I bei voti a scuola meritano una lode, ma non devono diventare
un obbligo, ed è un madornale errore paragonare il profitto di un bambino
con quello di un altro. Ogni bambino è unico. I genitori devono interessarsi di
tutto ciò che i figli fanno e degli amici che frequentano. Per un adolescente
legare con i coetanei è la cosa più naturale, e spesso l’influenza esercitata dai
compagni è più potente di quella familiare. Se la droga è il lasciapassare per
essere accettati dal gruppo di coetanei, l’adolescente o il giovane finirà quasi
con l’adottarlo. Le donne tossicodipendenti, sposate o nubili, sono quasi
sempre “iniziate” dall’uomo col quale vivono.
Uno dei miti che circolano fra i drogati è che la vita in comune, con l’equa
ripartizione di averi, droga, cibo e alloggio, contribuisca a creare una società
bella, una famiglia eccellente; ma i drogati possono essere disponibili soltanto
sul piano materiale, non su quello umano. L’isolamento, la solitudine e
l’alienazione del drogato falsano l’autenticità dei rapporti perfino tra madre
e figlio. Una volta schiavi del vizio, non si va alla ricerca della propria
identità, ma della prossima dose. Soltanto un ambiente familiare dove
regnino affetto e disciplina potrà dare ai ragazzi la forza di ripudiare il
viaggio senza ritorno lungo la strada della droga.
Spazio dedicato alla gioventù
Impotenza e droghe
Italiani sempre meno fertili? Così, specialmente nelle “colpite” nostre e-mail,
arrivano proposte per far tirare “l’arsenale amatorio” flaccido! A ben
osservare e/o gustare le riviste pornografiche o film erotici, gli attori lo hanno
ben lungo: dai diciotto ai ventidue centimetri (una media); qualcuno
dirà: “Per forza, quelli non si drogano!” Sporco mondo la droga!
Allora, che cosa è che fa il “pisello” umano una sorta di “molle come una
panna montata?” Colpa delle pillole del sabato sera? Eccitanti, stimolanti,
uniti ad alcolici, lasciano strascichi irreparabili sulla potenza sessuale e sulla
fertilità dei giovani.
Gnari, desediv! (Ragazzi, svegliatevi!)
Smettetela di rovinarvi! Se le descrizioni sopra menzionate appaiono così
civile è perché esse sono dedicate alle persone che vogliono combattere le
droghe e a quello che aiutano a consigliare altri per prevenirne all’uso.
Sapete a che cosa servono quel cazzo delle pillole che usate il sabato sera?
Denatalità, ridotta fertilità e ridotta attività sessuale! Imberbi: lasciate
perdere tutto, altrimenti che Satana (io lo imploro) vi porti con sé all’inferno
a farvi marcire l’anima e succhiare il cazzo vostro fino al completo
scioglimento!
Ho visto molti soggetti in cura per questo problema. I giovani di oggi, quelli
delle discoteche, ribadisco ancora, hanno un rischio di ridotta fertilità e di
impotenza sessuale. L’uso di sostanze eccitanti, in particolare della cocaina la
cui azione è ben studiata, si paga con l’infertilità e l’impotenza. Voi, ragazzi,
un domani vi volete sposare… poi, a vostra moglie direte: “Voglio un figlio!”,
che cosa succederà se avete usato, da giovani, le porcate stupefacenti di
merda? Non avrete figlio perché già siete sterili oppure lo potete, sì, averlo
ma… mongoloide! Cazzi vostri, sbruffoni!
Noia, discoteca ed ecstasy. Tra i libri di scuola potrebbero esserci infinite
pasticche: la chiave per il paradiso artificiale. Mica, per caso, avete lo zaino
scolastico sporco di quella robaccia? Ma ci sono… ci sono… ci sono… ci
sono… quei mascalzoni che spacciano nell’aula scolastica!
Episodi del genere succedono. Come iniziano? I genitori sono, in primo
piano, i protagonisti dell’inizio avventura; basta che si preoccupino per
l’aspetto un po’ rintronato (o meglio, da babbeo scimunito) dei figli durante
il fine settimana. L’emozione del proibito, il richiamo di questo tipo di droga,
il prezzo stracciato, erano una “chiamata” irresistibile per una marea di
ragazzi che si dava appuntamento fisso in un luogo loro conosciuto (una via,
un locale pub, ecc.). Quanti studenti al sabato, riposti zaini e libri di testo,
arrotondavano bene, assieme la paghetta familiare discreta, con la vendita
dell’ecstasy! Ce ne sono… ma tanti! Disgraziati satanici!
Magari qualche studente modello avrà sotto il letto della nonna mille
pasticche di ecstasy da vendere! Oppure, mille euro nascosti tra la libreria di
casa, frutto dell’incasso personale…
Passeggiavo, una bella mattina estiva, nel centro storico della mia città
quando m’imbattevo con un ragazzo dagli occhi gonfi, sguardo stralunato;
capivo in lui un caso di nausea e di un disturbo fisico. Si era, poi, rifugiato in
una cabina telefonica; si era sdraiato. Nessuno poteva permettersi una
telefonata. Mi ero fermato, in sosta, per venticinque minuti: indagavo il
comportamento della gente: chi entrava in cabina, se ne andava esterrefatto e
schifato! Chi camminava rasente la cabina, scrutava nell’interno e dondolava
il capo in segno di diniego e di disapprovazione. Ma dove si è fatto quel
disgraziato? Mentre lui era lì a marcire, i suoi genitori pregavo il Signore per
la protezione del figlio? Facilmente… Sicuramente…
Ritorniamo all’ecstasy. Conoscevo un certo Paolo (il nome è fittizio; qui lo
adopero per raccontare il ruolo dell’anonimo ragazzo); ho citato “conoscevo”
non perché è deceduto, ma bensì sta in galera. Paolo è un ventenne
incensurato; un falegname che aiutava il padre nella piccola bottega
artigiana. Sotto il soffitto aveva nascosto settecento pasticche di ecstasy. I
poliziotti ci hanno messo un amen a trovarle; lo hanno arrestato perché più
volte filmato mentre spacciava. Età media dei clienti: diciotto anni. A dare
l’allarme erano stati i genitori di diversi studenti. Gli adulti osservavano lo
strano comportamento dei figli; era bastato poco, per tutti, all’unisono, per
capire che non si trattava di semplice strapazzo per le notti passate in
discoteca al ritmo della “house music”. La droga dei tiratardi viaggi a fiumi
nelle discoteche… e, più di un genitore, ha esposto i propri sospetti agli agenti
del commissariato. Un rapido controllo è bastato ai poliziotti per capire che
non si trattava di semplici fantasie di genitori preoccupati per i figli. La
droga c’era; un mare di “polverina bianca”. Una speciale squadra
investigativa si è messa subito all’opera. Per settimane, Paolo è stato
“miseramente” filmato e pedinato. Così come gran parte dei loro clienti. Il
sospetto più che mai concreto era che dietro le mosse di Paolo ci sia un
personaggio di spicco dello spaccio. Il porco era un pregiudicato che cedeva
materialmente la droga a Paolo, incaricato di custodire e vendere pasticche al
momento richiesto. Paolo aveva una percentuale del 10% su ogni pastiglia
venduta.
La segnalazione di padri e madri riguardava non solo l’aspetto poco “fresco”
dei rispettivi pargoli, ma anche i luoghi frequentati durante il sabato sera; e
proprio nelle discoteche l’ecstasy girava di mano in mano con una facilità
estrema. Euforia, una sensazione di benessere, un aiuto a tirare tardi sino al
mattino, quando sulla pista da ballo restavano solamente i patiti della musica
ad alto volume.
L’ecstasy è una droga in, l’”indispensabile” corredo per i figli degli yuppie
degli anni Ottanta; e questa sostanza, ottenuta sinteticamente, ha preso il
posto, nel cuore e nel cervello dei giovani, della cocaina.
Paolo praticava la vendita al minuto; aveva messo in secondo piano
l’impegno di lavoro per gettarsi a capofitto nel business dello spaccio. Un
richiamo irresistibile per il denaro. Caro Paolo, la galera è casa tua: buona
permanenza, nonostante sapendo che mamma e papà piangono disperati.
Paolo in galera: dimentichiamolo; discutiamone di come i ragazzini la
comperano per 25/40 euro fuori dalla discoteca e per 6/7 ore il “viaggio” è
assicurato. L’ecstasy assicura il crollo di qualsiasi inibizione; infatti, i
consumatori la chiamano “pillola dell’amore”, anche se gli esperti la siglano
“Md-ma” che sta per Metilendiossimetilanfetamina.
Ragazzi, bambocci, imberbi, ignorantucci… chiunque voi siate; fate lavorare
bene la zucca sul vostro collo e ricordatevi che l’ecstasy ha un’azione
neurotossica diretta su alcune cellule neuronali del Sistema nervoso
centrale… l’ecstasy, in pratica, brucia i terminali di alcuni neuroni, quelli che
hanno come mediatore chimico la Dopamina e la Serotonina. Sono i
mediatori chimici che consentono alle terminazioni di trasmettere gli impulsi
nervosi.
Qualcuno potrebbe ammettere: “Che me ne frega! A me non succederà
trovarmi rimbambito!”. A questo punto, crepa pure, somaro pezzente, essere
irrazionale!
L’ecstasy “isola” le cellule, non le fa più comunicare tra di loro e il rischio di
lesioni cerebrali irreversibili è una mannaia sulla testa dei giovani
incoscienti; tale pasticca del cazzo non dà assuefazione e dipendenza fisica,
Chi sono già deficienti di ecstasy hanno la cosiddetta forma di rimbalzo e,
quando finisce l’effetto inibitorio ed eccitante, si hanno fenomeni depressivi e
di abbattimento che possono portare a gravi psicosi, per questi si hanno
bisogno di altre pastiglie in un cerchio senza termine.
Ci sono dei ragazzi, all’insaputa dei genitori, che per una pasticca di ecstasy,
percorrono centinaia di chilometri; sono i ragazzi del Triveneto. Sul litorale
tra Isola e Capodistria (ex Jugoslavia martoriata) i ragazzi della disc music
vengono chiamati “i pendolari dello sballo”: ogni sabato sera varcano il
confine di Triste per sballarsi. Con loro, anche ragazzi della vicina Austria.
Nella terra che ancora puzza del maresciallo Tito, l’ecstasy costa meno e
nessuno controlla perché la polizia istriana si gratta i coglioni o la legge non
consente essa al controllo. L’, dopo la mezzanotte arrivano i pusher che
offrono l’ecstasy, confezionate nei laboratori clandestini dei Paesi dell’Est.
Qualità incerta; pericolosità raccomandata! I ragazzi italiani le acquistano
per meno di 10 euro l’una. C’è chi le acquista per portarle a casa e venderle a
sua volta riuscendo in un affare che frutta anche tre/quattromila euro se si
riesce a farla franca lungo il tragitto Italia-Slovenia.
Accanto ai pendolari dell’ecstasy ci sono anche eroinomani che da Trieste
vengono lungo la terra dell’Istria, acquistano l’eroina, si “fanno” e, poi,
tornano in Italia; un modo per eludere i controlli delle forze dell’ordine e
trovare “roba” a buon mercato; anche in questo caso si tratta di droga
confezionata con materie scadenti, tagliata chissà con quali sostanze e
ritenuta ad alto rischio per la salute.
La polizia slava manda per strada, ogni sabato sera, decine di pattuglie:
controlli a tappeto, ma scarso risultato. Più astuti i tossici e i pollastri
dell’ecstasy anziché la dissestata polizia slovena.
Dalle terribili ecstasy passiamo alla creazione di bevande di taurina.
La bevanda in questione è denominata “Canna Pull” contenente taurina; è
usata dai giovani somari per “tirare tardi la notte” e vincere la stanchezza.
Per la presenza della taurina, è caso di dire che la bibita rientra nella
categoria degli integratori alimentari… ma è sempre una pericolosa
bevanda! Evitatela se un figlio di puttana ve la offre!
Blue ice
Invento un personaggio. Lo chiamerò Albino; lo creo come un ragazzo dai
capelli lunghi.
Con un gruppetto sostava fuori da una discoteca di *** che fa sospirare
l’ingresso anche l’alba. C’ero anche io, una mattina al “Mignon Club”;
camminavo per il mio consueto ammirar dell’alba marina. Quella mattina,
notavo Albino con una folla al cancello, che s’innervosiva; il ragazzo cercava
l’ultimo divertimento prima di finire la nottata col cappuccino.
Albino sapeva che lì la caccia era aperta ai diamantini, i cristalli, i blue ice.
Non si trattava di preziosi, ma delle droghe dall’aspetto lussuoso di un
gioiello: sono metamfetamine, ossia i derivati chimici delle amfetamine,
allucinogeni ed eccitanti di vario tipo di cui il più pericoloso era il
cosiddetto blue ice. I trafficanti sapevano come smerciare simile robaccia,
grazie alla confusione negli organi di polizia, della noia giovanile e della
tensione per le stragi stradali.
Chi sono i cristalli blue ice? Quale loro effetto?
“Nativi” degli Usa e approdati in Italia negli anni tra il 1994-1995 nei litorali
adriatici dove il crack non sarebbe più apprezzato e l’ecstasy sarebbe una
noia. L’effetto dei blue ice sono per “riscaldare” le notti; ne decantavano gli
strabilianti effetti eccitanti, simili a quelli del crack, che durano dalle 8 alle
24 ore: esaltazione, euforia, prolungata attività sessuale. È un derivato di
metanfetamina, lavorata in modo da potenziarne ulteriormente i già letali
effetti. L’aspetto è quello chiaro e brillante di un cristallo, di dimensione
variabile. Solitamente non ha colore né odore, ma certi esemplari presentano
qualche odore, dovuto all’impurità dei componenti. Si ottiene lavorando una
metamfetamina più o meno come si fa in casa quando si prepara il caramello:
si dissolve la metamfetamina che ha l’aspetto zuccherino in una soluzione di
efedrina, una sostanza di derivazione vegetale che ha proprietà
broncodilatatorie. Si scalda e si versa il composto su una superficie a
raffreddare. Velocemente si ottiene una lastra cristallina delle più svariate
dimensioni; si riduce, poi, la lastra in frantumi. Il ghiaccio blu è così pronto
per essere fumato con la pipa di vetro (menzionata più avanti nella lettura), o
per essere introdotto in una sigaretta. Grazie all’idrogenazione con efedrina,
può raggiungere il cervello in 7 secondi, attraverso il mezzo rapido, i
polmoni. Nella pipa resta un residuo biancastro.
Dove è stato creato il blue ice?
In Corea, nel 1984. All’inizio erano solo i coreani a conoscere il miglior
processo produttivo (per idrogenazione dell’efedrina) e a controllarne
l’export verso gli Usa attraverso la California e le Hawaii… A controllare il
mercato sono alcune organizzazioni criminose coreane e giapponesi,
compresa la potente e temibileYakuza.
Dunque, Albino ne era a conoscenza che il “Mignon Club” era mecca del
culto grunge per ragazzi europei ed importante mercato di riferimento. Il
“Mignon Club”, dunque, punto di riferimento? L’unico locale adriatico dove
arrivava in bustine kit un corredo di pipa di vetro (la pipa per il blue ice fatta
di un lungo bocchino che termina in una pancia dotata di un piccolo foro
d’apertura, nel quale inserire il cristallo di metanfetamina) e cinque
cristalli…
Albino era lì per l’acquisto.
Albino è un cretino; sa perfettamente che i sintomi causati dal blue ice sono
identici a quelli prodotti dalle altre amfetamine, ma infinitamente molto più
potenti: nervosismo, agitazione, insonnia, perdita di appetito, confusione,
paranoia, difficoltà di respirazione, forte tendenza alla violenza e al sesso.
Albino, razza d’idiota, cerca di capire che ti potrebbero procurare
allucinazioni diverse ed effetti devastanti sul corpo umano: stimolanti del
sistema nervoso centrale, ne accelerano l’attività in maniera vorticosa.
Albino, vorresti subire dei terribili effetti collaterali come sbalzi di pressione
che portano aritmia e arresto cardiaco, ansia, anoressia, lunghe crisi di
depressione e stanchezza, allucinazioni, insonnia, esplosioni di rabbia e di
schizofrenia, non di rado la morte? Vorresti ciò, caro Albino?
Il “Mignon Club” apre l’uscita secondaria per i ballerini della notte; ma
quelle ante resteranno aperte a lungo perché gente come Albino potesse
entrare per l’acquisto del kit “micidiale”. Albino entra…
Acquista…
Ne esce contento…
Sorride…
Cerca un luogo appartato, lontano da occhi “guardoni”…
Lavora sulla pipa…
Se la gode…
In tarda serata, le crisi di astinenza gli sopraggiungono, accompagnate da
sbalzi di febbre, brividi e pupille contratte. Albino resta lì, immobile, su un
piccolo fazzoletto di terra; nessuno lo intravede.
La mattina dopo. Freddo il suo corpo. Cadavere bianco!
Il tema della città
Ogni città italiana ha il suo tema: segni e buchi. Le categorie a rischio non
sono più nettamente definite. I confini svaniscono, abbracciano un numero
maggiore di persone di diversa estrazione sociale, di esperienze a volte
contrastanti. In ballo gli stimati professionisti che sono passati dallo spinello
a qualcosa di più. Chi evidenzia la netta diminuzione d’età di coloro che
assumono, per sballare, qualunque cosa capiti a tiro.
C’è il costo insostenibile. C’è la differenza di procurarsela, contro l’estrema
facilità di trovare alcool e sonniferi. C’è anche il timore di rovinarsi, di
buttarsi via.
Bucarsi è un rito collettivo; un rito che ha perso molto del proprio significato.
Adesso per lo più si sniffa. Niente segni sul braccio, niente identificazione.
Poi, è moda: la cocaina la prende la gente di spettacolo, la gente “bene”. E
per imitazione la gente “male”.
In una qualunque città italiana si vende più droga, ma sono infinite le
persone che la prendono; è una diffusione subdola, capillare. Una massa
d’ignoranti!
L’eroina, in ogni città, è ancora una presenza massiccia. Chi arriva in
comunità oggi, è ancora l’eroinomane.
Rave party
Col nuovo Millennio c’è il boom dei rave party: una cagata mondiale che
dalle Alpi agli Appennini è tutto un fiorire di kermesse “estreme” per
deficienti, truccati di pagliacci, che non sapranno mai costruire
demograficamente, razionalmente e politicamente l’Italia.
Rave party: raduno illegale spesso alle periferie delle città in aree adatte
all’accoglienza di diverse migliaia di giovani (anche da tutta Europa).
Nascono in Inghilterra alla fine degli anni 80. In Italia, il primo fu nel 1990.
La musica è techno: da ballo.
Raver: così è definito chi partecipa a un “rave” dove spesso fa uso di droghe
sintetiche, specialmente la maledetta ecstasy.
Rave: si chiama così e ha antenati che si perdono nella notte degli anni 90: in
Italia, il rave per eccellenza è la bergamasca “Festa della Luna”, in Alta Val
di Scalve (un “disastroso” avvenimento in questo luogo lo citeremo più
avanti); altri rave in ogni dove d’Italia: piccoli raduni per polli e oche umani,
che solitamente puntano a fumare pericolosi funghetti con cappella rossa e i
pois bianchi che li hanno portati dritti in ospedale, anziché nel paradiso delle
visioni.
Luciano (nome inventato per una brevissima storia vera) viaggia per la volta
della regione abruzzese. La polizia lo ha bloccato sulla statale. Nel suo
furgone portava strumenti musicali, hashish e pasticche, in vista del rave
(siamo nell’agosto 2002) nel bosco di Guardiaregia, nel Molise più profondo.
Alla fine, Luciano ha fatto il suo personale after hour in cella a Campobasso!
Veniamo alla “Festa della Luna” in quel di Pian di Vione (Alta Val Scalve).
Mi sfugge l’anno, ma ci fu stato un ragazzo morto per una dose di
stupefacenti. Era un giovane veronese ventisettenne, il “crepato”, visto
morente da molti dei ventimila cretini e figli di puttane che neppure lo
soccorsero o chiamarono gli assistenti umanitari presenti in qualche angolo!
Della sua morte l’ipotesi più accreditata, comunque, è un collasso provocato
dall’eccesso di droghe unito al caldo torrido: un cocktail mortale. Poveri
genitori di questo ragazzo! Lo staranno ancora piangendo oppure… “Meglio
così, che un figlio drogato tra i coglioni!” La “Festa della Luna” è una specie
di piccola Woodstock nostrana, dove molti insensati pivelli consumano ogni
genere di droghe leggere. Un festino da figli dei fiori che tanto ricorda i
raduni di giovani americani o inglesi degli anni Settanta, dallo spirito pacifico
e liberista all’insegna di sesso, droga e rock and roll (altra cagata del secolo
passato).
Chi sono e che tipi questi giovani amanti dei rave party?
Sono dei punk, hippies e beatnik… Ragazzi che, però, hanno la grazia di
essere osservati da squadre della Protezione Civile e Croce Rossa per il
necessario soccorso ai bisognosi colti da collasso in seguito all’uso di droghe.
Sempre nell’Alta Bergamasca, in località chiamata Colere, invece, accadde
qualcosa che sa di comicità che di dramma. Anche qui, mi sfugge l’anno. Il
rave party di quel giorno ha permesso che l’odore degli spinelli discendesse la
valle; l’aroma si appiccica ai vestiti e brucia gli occhi ancora prima di
arrivare a Colere, tranquillo paese. Quell’olezzo che avvolge e sconvolge il
placido paesino è la “stella cometa” del popolo degli “sballoni”. Quell’anno,
l’unica cosa che mancava era la musica.
In principio la festa era rallegrata da piccoli e insignificanti complessi; poi,
due – tre chitarre da strimpellare noiosamente e i borghi da percuotere senza
sosta per scandire il passare del tempo. Di giorno, ma soprattutto di notte
quando, dopo il calar del sole, si scatenano. La tribù dei fricchettoni (che ha
auto scassate da far ridere) ha formato un villaggio di piccole tende indiane
variopinte; di questi fricchettoni, molti sono capelloni dagli occhi rossi (mica
perché questi pirla li hanno per la fatica!). Si spostano barcollando come
pezzi di ubriachi, alcuni maneggiano grossi cilum, altri restano sdraiati e, di
tanto in tanto, si ridestano dal torpore per dare un’altra profonda boccata.
La tribù snaturata degli sballoni del cazzo, quel giorno a Colere, è accampata
vicino alla falda acquifera che serve il paesino; e, proprio questo bacino
d’acqua pura assorbe i liquami sparsi da questi fetidi ragazzotti. Gli abitanti,
ovviamente, protestano! Anche il parroco che, per evitare di ritrovarsi la
Chiesa sottosopra, il luogo sacro è stato chiuso sprangato rifiutandosi dire
messa! Altro che don Camillo, costui! Perché la Chiesa è stata chiusa?
Risposta dalla voce del parroco, don Ampelio Fenili: “Entravano e usavano
l’acqua santa per le siringhe, tagliuzzavano le tovagliette. Hanno, addirittura,
fatto a pezzi un crocefisso del Fantoni di inestimabile valore. Sono peggio degli
Ostrogoti. Non potevo celebrare la messa perché il suono dei loro tamburi
copriva le preghiere dei fedeli.”
Dunque, come vedete, il paese Colere ha avuto la sua umiliazione!
Un’altra mega festa a base di droga e decibel si svolge, annualmente, a Grotte
di Castro (Viterbo), sulle rive del lago di Bolsena. I più sfortunati lasciano
pelle e anima e… pianto dei genitori.Tir colorati e grosse motociclette di
giovani da tutta Europa! E quell’angolo dell’incantevole lago si forma la città
dei ravers che si affastella su poche centinaia di metri quadrati di spiaggia.
La spiaggia è l’orgoglio del Comune; dopo la festa, il Comune piange perché
essa è un tappeto di siringhe. Sindaco… sindaco… sindaco! Permetti a questi
pidocchiosi di fare del tuo Comune il luogo della musica da 100mila decibel?
Gradasso impotente, ma grattati i coglioni!
Prima la festa programmata da tempo, poi il risveglio tardivo di un deputato
e di un senatore (rispettivamente, Giuseppe Fioroni (Pp) e Michele Bonatesta
(An) ) per discutere a questa invasione della spiaggia di Grotte, presentando
interrogazioni al ministro dell’Interno. Capito loro? Prima il morto, poi le
richieste… Proprio la classica tradizione italiana!
I raver, che ogni anno fanno dei grandi raduni a base di droga in Europa,
nella zona di “turno” in una terra chiamata Italia (sic!) scelgono campi da
usare come “wc” da trasformarli in giganteschi letamai.
Minorenni cocainomani
Mamma e papà, un giorno, scoprono di avere il figlio tossicodipendente. Essi
iniziano a dolersi; chiamano, quasi con timore, per chiedere aiuto o conforto.
Già, i genitori. Professionisti, impiegati, operai, casalinghe. Per loro uno choc
grave. Però attenzione: quella mamma e papà non sono in condizioni
economiche precarie. Basta capire la dichiarazione di don Mazzi, della
comunità Exodus: “Per i genitori è uno choc grave. Questi che noi trattiamo,
per la maggior parte non sono ragazzi difficili, che fin da piccoli hanno creato
problemi. Sono, invece, stati dei bravi ragazzini, con amici e magari anche dei
bei voti a scuola. Poi, si rompe qualcosa e il trauma è violentissimo. Padre e
madre cadono in uno stato tremendo di depressione e noi cerchiamo di fargli
capire che non è la fine del mondo, che da queste situazioni le vie d’uscita ci
sono.”