lezione Revelli 1 File - DIR - Università del Piemonte Orientale

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lezione Revelli 1 File - DIR - Università del Piemonte Orientale
Università del Piemonte Orientale “A.Avogadro”
Centro Interdipartimentale Volontariato e Impresa Sociale – CIVIS
Istituto Luzzatti Roma
Seminario di alta formazione in tema di cooperazione
Strategie cooperative:
l’impresa sociale tra crisi economica e nuovo welfare
COME SI FA A
“MISURARE LA POVERTA’”?
Marco Revelli
Alessandria - 2 ottobre 2009
Marco Revelli 2 ottobre 2009
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Secondo l’Istat in Italia è considerato “povero”
chi vive in una famiglia di 2 membri
con un potere medio di spesa mensile
di 999,67 Euro
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O chi vive da solo con meno
di 599,80 Euro
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Ma per EU‐Silc – l’indicatore ufficiale europeo di povertà –
è povero, in Italia, chi ha un reddito inferiore a
750 Euro mensili.
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Il povero italiano, tuttavia, sarebbe un ricco o un quasi ricco, poniamo,
in Portogallo,
dove per essere definiti poveri occorre scendere al di sotto dei
378,66 Euro mensili
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E addirittura un ricchissimo
in Bulgaria
dove è considerato povero chi guadagna meno di
99 Euro,
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o in Romania,
dove la soglia è fissata a
82,9 Euro.
Quasi dieci volte meno della soglia di povertà italiana.
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SOGLIE DI POVERTA’ EU‐SILC
BELGIO
BULGARIA
828
99
CIPRO
799
REP. CECA
270
GERMANIA
885
DANIMARCA
1167
ESTONIA
223
SPAGNA
608
FINLANDIA
935
FRANCIA
828
GRECIA
510
UNGHERIA
196
ITALIA
750
LITUANIA
163
LUSSEMB.
1494
LETTONIA
167
OLANDA
NORVEGIA
910
1438
POLONIA
175
PORTOGALLO
378
ROMANIA
82
SVEZIA
927
SLOVACCHIA
198
REGNO UNITO
1.047
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E d’altra parte il “povero” rumeno,
sarebbe tuttavia, a sua volta,
un “ricco” in India,
dove la soglia di povertà,
se calcolata con gli stessi criteri,
si collocherebbe intorno ai
18 Euro mensili.
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Potremmo continuare:
Se anziché l’indicatore di POVERTA’ RELATIVA
si usasse il nuovo indicatore di POVERTA’ ASSOLUTA,
appena messo a punto dall’Istat,
le misure della povertà italiana muterebbero ancora:
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Si è poveri (“assolutamente poveri”)
a MILANO
con meno di
724,29 EURO
al mese se si vive soli
e si ha tra i 18 e i 59 anni.
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Se si vive invece
in un PICCOLO COMUNE del MERIDIONE
bisogna scendere sotto i
487,56 Euro
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Se si vive in una famiglia di due componenti,
la soglia sale a
1000,92
per una coppia di pari età milanese
E a 704,66
per una di un piccolo comune meridionale
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INDICATORI:
‐ Povertà relativa (Istat)
Relativamente poveri
‐ Povertà relativa (EU‐SILC)
At risk of poverty
‐ Povertà assoluta
‐ Povertà soggettiva
‐ Deprivazione materiale
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POVERTA’ RELATIVA (Istat)
La stima dell’incidenza della povertà relativa (la percentuale di famiglie povere
sul totale delle famiglie residenti) viene calcolata sulla base di una soglia
convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi
al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi.
Per una famiglia di due componenti la linea di povertà è pari alla spesa media
pro‐capite nel Paese.
Nel 2008, tale soglia è pari a 999,67 euro mensili.
La spesa equivalente per famiglie di diversa ampiezza è calcolata applicando
la scala di equivalenza Carbonaro.
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Numero componenti famiglia
Soglia di povertà relativa (€)
1
599,80
2
999,67
3
1.329,56
4
1.629,46
5
1.899,37
6
2.159,29
7 o più
2.399,21
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POVERTA’ RELATIVA (EU‐Silc)
Diversa metodologia di calcolo della “soglia”
per EU Silc. Essa viene fissata al 60% del
reddito mediano equivalente disponibile
individuale mentre per l’indicatore nazionale
italiano è pari, per un gruppo famigliare di 2
membri, alla media della capacità di spesa pro
capite della popolazione (cioè, in pratica, al
50% della capacità individuale media di spesa).
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La stima della povertà viene diffusa tramite due indici. Il primo è la proporzione
dei poveri (incidenza), il secondo è il divario medio di povertà (intensità), che
misura di quanto, in termini percentuali, la spesa media mensile equivalente delle
famiglie povere è inferiore alla linea di povertà. Inoltre, l’Istat affianca alla soglia
di povertà calcolata in base all’International Standard of Poverty Line due soglie
aggiuntive, pari rispettivamente all’80% e al 120% del valore standard, che
consentono di individuare, da un lato, la quota di famiglie che, sebbene non
povere, avendo livelli di spesa per consumi molto prossimi alla linea di povertà,
sono maggiormente esposte al rischio di diventarlo; dall’altro, la quota delle
famiglie più disagiate tra le povere, con livelli di spesa per consumi molto al di
sotto della linea di povertà.
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POVERTA’ ASSOLUTA
Nel corso del 2009, l’Istat ha pubblicato una nuova stima della povertà
assoluta che si basa sul valore monetario di un paniere di beni e servizi
considerati essenziali.
A differenza delle misure di povertà relativa, che individuano la
condizione di povertà nello svantaggio di alcuni soggetti rispetto agli
altri, la povertà assoluta si riferisce all’incapacità di acquisire i beni e i
servizi necessari.
Nel caso specifico dell’Italia, l’insieme dei beni e servizi è quello che,
per una determinata famiglia, è considerato essenziale a conseguire
uno standard di vita minimamente accettabile.
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La soglia di povertà assoluta varia, per costruzione, in base
alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età,
alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di
residenza. Di conseguenza, le soglie di povertà assoluta non
vengono definite solo rispetto all’ampiezza familiare (così
come viene fatto per la povertà relativa), ma sono calcolate
per ogni singolo tipo di famiglia, in relazione alla zona di
residenza, al numero e all’età dei componenti. Le famiglie
con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia
vengono classificate come assolutamente povere. Ancora
una volta, la spesa familiare considerata è quella rilevata
dall’indagine sui consumi
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POVERTA’ SOGGETTIVA
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Chi è il “povero”?
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O meglio:
“Che cosa è” un povero?
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