L`Associazione delle Cooperative di Produzione e Lavoro di Regg
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L`Associazione delle Cooperative di Produzione e Lavoro di Regg
ORDINE DEL GIORNO (Approvata dall’Assemblea delle Cooperative di Produzione e Lavoro di Reggio Emilia l’8.10.2001). Le cooperative di Produzione e Lavoro di Reggio Emilia intendono contribuire attivamente ai lavori del prossimo congresso nazionale dell’Associazione e individua come prioritari i seguenti temi impegnando i propri delegati a sottoporli al congresso stesso. 1. Le recenti vicende legate all’approvazione della legge di delega sul diritto societario rendono ancora più stringente la necessità di riflettere sul futuro della cooperazione, di ridefinirne il ruolo in una società profondamente cambiata. Il processo di cambiamento non può che iniziare dalle cooperative, che vivono direttamente e quotidianamente l’esigenza di interpretare la società e di individuarne le esigenze. Occorre superare abitudini consolidate e sottoporre a verifica come la cooperativa viene percepita al suo interno e dai suoi stake-holders. Non dobbiamo dare per scontato sempre e comunque la nostra rispondenza all’interesse generale e un nostro sufficiente radicamento sociale. Allo stesso tempo, coerentemente, spetta alle cooperative una verifica della reale partecipazione dei soci e dell’adeguatezza della governance. Le cooperative hanno il dovere di sottoporsi a verifica, perché senza una piena riappropriazione del loro ruolo sociale non potranno reggere la sfida imprenditoriale a cui sono chiamate dall’evoluzione della società e dai provvedimenti legislativi. 2. Per dare nuove basi alla cooperazione occorre partire dal presupposto che oggi i soci entrano e stanno nelle loro cooperative per elevare i loro redditi, la loro professionalità, la loro soddisfazione personale, ma anche per fare impresa, praticando i valori di democrazia, solidarietà e mutualità, valori unificanti della nostra specifica forma di imprenditorialità. Impresa e valori sono due aspetti comuni dell’attuale fase dell’esperienza cooperativa e a questi occorre dare rappresentanza attraverso le strutture del Movimento. Partendo da questi elementi di base è possibile rimotivare la partecipazione dei soci alla vita delle loro imprese, ridefinire il ruolo e la responsabilità degli organi sociali, ricostruire un rapporto vivo con il territorio in cui le cooperative operano. Solo rinnovandoci potremo valorizzare la straordinaria esperienza cooperativa del nostro paese. 3. Analogamente al processo di verifica nelle cooperative, occorre ripensare le funzioni e gli assetti organizzativi del movimento cooperativo. Questa esigenza è ormai matura da tempo, frutto dei cambiamenti storici avvenuti nella nostra società. Il modello ancora vigente ha corrisposto alle necessità del passato. La caduta delle contrapposizioni ideologiche, la “laicizzazione” della società, i profondi cambiamenti intervenuti in campo politico e istituzionale, la globalizzazione delle dinamiche sociali e dei mercati, ne hanno poi determinato l’inadeguatezza strutturale. La caduta di ogni finalità esterna e “superiore” all’impresa, la fine del collateralismo e della “alternatività” alle società di capitali hanno accentuato la crisi del nostro modello associativo in termini di: rappresentanza delle cooperative rapporti con la società affermazioni di una autonomia politica. Le strutture attuali sono diventate, al di là delle volontà soggettive, fortemente autoreferenziali, con una prevalenza di funzioni formali rispetto a quelle sostanziali. 4. Occorre formulare su basi nuove le ragioni dello stare insieme, abbandonando ciò che è indispensabile abbandonare. 2 La cooperazione non può più essere vissuta come alternativa al sistema capitalistico, come “organizzazione di massa” inserita in un progetto generale di cambiamento sociale. Più modestamente, ma concretamente, la cooperazione invece partecipa a realizzare il diritto dei cittadini all’impresa, a prescindere dalla disponibilità di ingenti capitali, e rappresenta un elemento di pluralismo del mondo imprenditoriale. In questa dimensione cade definitivamente anche il concetto di “sistema d’imprese”, che trovava la propria base in quelle finalità che sono superate. Occorre prendere atto che la cooperazione italiana è fortemente diversificata, che ci sono non uno, ma tanti modelli di cooperativa e attrezzarsi per rappresentarli nella loro specificità. 5. Il ruolo di un sindacato d’imprese ancorché cooperative, è di esercitare la rappresentanza e la tutela degli interessi espressi dalle cooperative. La sua struttura organizzativa dovrà di conseguenza articolarsi in un organismo politico, la Lega, che promuove e tutela il sistema di valori fondanti e gli interessi generali e fa osservare le regole che le associate si sono date. Al suo interno ci saranno momenti organizzativi snelli ed efficienti commisurati a categorie omogenee di cooperative, per svolgere una funzione prettamente sindacale che per essere efficiente deve cogliere la peculiarità delle diverse imprese. La responsabilizzazione diretta delle cooperative, unica fonte di legittimazione delle scelte associative e di chiarezza nei ruoli della struttura della Lega, la si ottiene con l’impegno esclusivo di presidenti di cooperative nella funzione di rappresentanza della Lega stessa e dei momenti associativi: presidente, vice presidente e organi di direzione. Per questo proponiamo che invece di procedere ad un rinnovo degli organi, il Congresso decida la proroga dell’attuale assetto istituzionale dell’ANCPL, insediando una commissione costituita da presidenti di cooperativa coordinata dall’attuale presidente di ANCPL, al fine di introdurre le modifiche necessarie ad avviare il cambiamento del modello organizzativo e istituzionale. 3