La comunicazione in biblioteca - Biblioteca Provinciale di Foggia La

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La comunicazione in biblioteca - Biblioteca Provinciale di Foggia La
Enrichetta Fatigato
La comunicazione in biblioteca*
di Enrichetta Fatigato
1. Premessa1
I rapporti fra i sistemi viventi sono mediati da processi comunicativi.
La comunicazione è un concetto sistemico e, in quanto tale, si riferisce alle
relazioni tra i sistemi correnti finalizzate agli indirizzi degli organismi di riferimento,
al loro mantenimento, riproduzione e/o trasformazione, in un processo infinito.
Nei complessi insiemi del mondo organico e sociale, i livelli organizzativi si
azionano in base a precise e necessarie reti di connessioni fra sistemi e strutture di
sostegno proprie; sono gli innumerevoli sottoinsiemi di sistema, tutti aggregati e
coordinati, fra loro e con il sistema, mediante processi di comunicazione.
Per questo motivo un sistema vivente è un organismo complesso, diverso da
un sistema statico o da una macchina di tipo classico o da aggregati casuali: al suo
interno fluttuano materia, energia e informazioni, dotati di caratteristiche entropiche
e rinnovabili, variamente utilizzate e finalizzate.
Gli organismi complessi sono sistemi aperti, dotati di strutture di relazione e
interazione con l’ambiente e attraverso scambi e trasferimenti di informazioni creano, modificano, mantengono e permeano specifici rapporti di confine con altri
sistemi e strutture.
L’inadattabilità reciproca degli scambi comunicativi determina la caducità del
sistema e della sua struttura; la tenuta dei relativi processi di scambio realizza invece un sistema aperto in cui il circuito di informazioni fra il sistema stesso e i suoi
sottosistemi, fra le strutture del sistema e il contesto ambientale esterno garantisce
la sopravvivenza e la riproducibilità.
La comunicazione è il presidio degli scambi (un ormone, una frequenza, un documento) e dei rapporti di sistema interno/esterno, identificabili come informazioni.
Il flusso delle informazioni reca in sé modelli di varianza detti anche indicatori semiotici di sistema o identità comunicativa, l’uso e il controllo dei quali è
l’aspetto predominante delle strutture e delle funzioni di tutti i sistemi aperti.
*
Ripubblichiamo in forma corretta il testo di E. Fatigato uscito nel numero 12 de «la Capitanata». Una
sfortunata coincidenza ha causato la pubblicazione del testo non corretto e non composto. Ci scusiamo con i
lettori e l’autrice.
1
Con questa prima parte ho introdotto il Corso di formazione per bibliotecari, “Indirizzi propedeutici
alla pratica bibliotecaria e documentaria”, svoltosi a Foggia presso “il Dock” dal 4 all’8 giugno 2001. Ringrazio le dott.sse Anna Conte e Antonella Locurcio per l’attenzione riservata al riordino degli appunti del corso.
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La comunicazione in biblioteca
La conoscenza e l’uso dei sistemi e delle strutture di comunicazione consentono di cogliere i modelli di varianza interni ed esterni dei sistemi stessi.
Categorie analitiche, quali la semiotica, la sintassi e la semantica, proprie della Scienza del linguaggio, sono particolarmente utili quando oggetto di analisi sono
i sistemi comunicativi delle produzioni intellettuali.
La semiotica, produzione, riproduzione e scambio di segni (indicatori di informazioni) è riferimento per l’analisi degli strumenti della comunicazione bibliotecaria relativa ai principi delle analisi e codifiche descrittive dei documenti.
Non è necessariamente comprensione: essa presiede l’organizzazione della
trasmissione/ricezione di messaggi informativi relativi a serie organizzate di mittenti/ricettori, integrati in rete sistemica con altri mittenti/ricettori.
La sintassi è funzione ordinatrice di quei segni che consentono la codificazione
analitico-descrittiva e di significato.
La semantica consente la interpretazione e comprensione dei contenuti e dei
significati espressi attraverso segni e codifiche. È questo il processo attraverso cui
l’informazione va trasformandosi in comprensione e conoscenza, usando forme
rappresentative dei contenuti della comunicazione che consentano la definizione,
identità e relazione specifica con altri sistemi di relazioni.
L’uso e l’articolazione di queste categorie, la loro applicazione al mondo delle biblioteche e della documentazione, presidiano le procedure tipiche dell’intermediazione bibliotecaria.
Per questa ragione, è sempre utile e necessario riferirsi alle biblioteche come
a sistemi in cui si realizzano particolari processi di comunicazione con l’impiego di
specifici strumenti per l’ identificazione analitica e semantica dei prodotti intellettuali espressi attraverso i documenti.
I collegamenti, gli scambi e la circolazione delle informazioni fra sistema, tra
struttura e il suo ambiente, realizzano specifici rapporti di confine e modelli di
varianza ricostruibili storicamente.
SINOSSI DEL CAMPO SEMIOTICO DEL SISTEMA COMUNICATIVO “Biblioteca”
EVOLUZIONE STORICA
DEI SISTEMI
MODIFICAZIONE DELLE
STRUTTURE
COMUNICATIVE
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TRASFORMAZIONE DELLA
RICEZIONE DELLA
COMUNICAZIONE
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2. La comunicazione attraverso i documenti: breve excursus storico2
Un breve esame delle strutture e delle funzioni di quei sistemi dedicati alla
tutela, conservazione e comunicazione delle produzioni intellettuali espresse nei
documenti scritti, il senso e il significato assunto nel tempo storico dagli strumenti
rappresentativi della trasmissione informativa e cognitiva, consentirà di tracciare il
mutamento dei modelli di riferimento, cercando di coglierne, infine, il valore e l’uso
nei sistemi contemporanei.
a) Alto medioevo
Le notitiae librorum, circolazione e conoscenza di informazioni riguardanti
prodotti culturali e intellettuali in forma scritta, in questo periodo storico sono affidate alle ricerche individuali realizzate dagli studiosi attraverso reti di conoscenze.
Gli epistolari informativi sono lo strumento comunicativo più diffuso e in
uso fra gli intellettuali, mancando una circolazione organizzata delle segnalazioni
librarie, non esistendo un vero mercato librario, dopo la definitiva scomparsa delle
tabernae literariae di epoca ciceroniana, dove i venditori esponevano le notitiae
delle produzioni rotolo-papiracee sotto forma di elenchi o nomenclature per le più
svariate finalità informativo-culturali.
A fronte di questa rete di relazioni conoscitive, legate a figure di singoli intellettuali, negli scriptoria vescovili e monastici si realizza un circuito integrato della
comunicazione, a partire dalla produzione del materiale scrittorio, alla scrittura o
incisione dei testi, alla legatura e conservazione nell’archivium dei documenti scritti, per una destinazione d’uso esclusivo della comunità religiosa, nelle celle, nella
mensa, nell’oratorio.
Gli strumenti di identità comunicativa sono racchiusi negli inventaria che
rispondono piuttosto ad una quantificazione patrimoniale che ad una qualificazione segnaletico-divulgativa delle produzioni intellettuali in forma scritta.
Il valore d’uso è piuttosto riferito all’armaria di cui deve essere dotata la
Chiesa contro gli infedeli.
I luoghi deputati alla conservazione dei testi scritti in latino sono identificati
indiscriminatamente e chiamati archivia, bibliothecae o scriptoria, e indiscriminata
è la raccolta: rotula, cartularia, diplomina e volumina.
b) Basso medioevo
Per tutto il periodo storico che si svolge a partire dal XII e fino al XIV
secolo, la nascita delle prime università crea un mercato librario e un pubblico nuo2
Luigi BALSAMO, La bibliografia, Firenze, Sansoni 1995.
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vo, ancora inseriti in un circuito esclusivo, circoscritto a motivazioni del tutto particolari, di studio e di ricerca.
La produzione e la vendita dei documenti scritti per lo studio è controllata
dalle università, e l’adeguamento degli strumenti segnaletico- comunicativi è affidato agli stationarii (librai).
Questi espongono gli exemplaria dei documenti in fascicoli appesi alle finestre delle officine librarie e scribi incaricati dall’università riproducono le copie per
gli studenti, che ne fanno richiesta a seguito delle notitiae rei literariae ricevute nei
corsi universitari.
In generale, l’ampliamento del pubblico investe anche il mondo circoscritto
delle biblioteche che ampliano i loro repertoria, e attrezzano le strutture fisiche a
nuove funzioni.
Le biblioteche religiose subiscono una trasformazione interna: non c’è più
identità fra l’archivium e la bibliotheca monastica.
L’architettura dello spazio fisico interno continua a riprodurre nelle disposizioni
dei banchi, a doppia colonna parallela, le righe dei libri di preghiere o dei codici scolastici.
I fondi sono distribuiti in una parte pubblica, in una segreta, nelle celle e nel
refettorio dei conventi degli Ordini.
È questa l’epoca dei libri incatenati ai banchi di lettura: particolare di non trascurabile entità se messo in relazione agli strumenti identificativi e segnaletici che restano
tipici di un assetto di sistema a struttura comunicativa assolutamente circoscritta.
I fondi si arricchiscono di quei repertori e documenti adatti a formare chierici
e dottori con una impostazione culturale scolastico- aristotelica e di numerosi libri di
diritto, e sempre meno libri di Patristica, ma l’attrezzatura delle strutture comunicative risponde ad una destinazione d’uso ancora tutta ripiegata su se stessa.
Non a caso permane l’identità fra lo spazio fisico bibliotheca e il valore
segnaletico della bibliografia.
È frequentissimo, infatti, l’uso della accezione bibliotheca per indicare lo strumento repertoriale della bibliografia, propriamente detta, che se sostituisce gradualmente il termine inventarium, permarrà per tutta l’epoca moderna (es.: Bibliotheca
authorum ecc.); ad indicare bibliografie o segnalazioni bibliografiche particolari.
Compaiono, nelle stesso periodo, le biblioteche dei collegi universitari, le
private dei docenti laici e quelle di studiosi lontani da organizzazioni specifiche
(Petrarca) che guadagnano spazi inusitati all’area ecclesiastica.
I fondi delle biblioteche laiche diventano onnicomprensive e rappresentative di
quella cultura che, disancorata dall’egemonia clericale, apre nuovi circuiti culturali e
specialistici e nuovi varchi ai processi di identificazione degli strumenti comunicativi.
c) L’età umanistica
Si espande a dismisura, rispetto alle biblioteche religiose, il circuito delle riproduzioni dei codici dell’antichità nelle corti dei principi rinascimentali.
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Il possesso di biblioteche legate al potere temporale delle Signorie, determina la fioritura di raccolte librarie prestigiosissime affidate alle cure di eminenti studiosi e ricercatori per la selezione e raccolta di opere rare e di pregio da
conservare non in armadi, ma in casse che seguono il Signore nei suoi spostamenti.
Le raccolte sono destinate ad un pubblico di borghesi acculturati e costituite
da testi in volgare di narrativa, astrologia e cronaca.
Ad illustrare i criteri adottati nella scelta delle opere da inserire nei fondi
librari vengono redatti i canoni bibliografici: Guarino Veronese3 redige il primo.
Il canone guariniano è un modus esclusivo per raccogliere libri, prediligendo
gli storici ed escludendo gli autori in volgare; manifesto rappresentativo più della
cultura umanistica che di un modo di costruire una biblioteca attraverso l’articolazione di strumenti segnaletici.
A prescindere dal criterio funzionale che ne configura la nascita, è inevitabile
che il canone bibliografico nel tempo assolva anche il compito di strumento
segnaletico-comunicativo e di repertorio.
Il canone parentucelliano, commissionato a Tommaso Parentucelli4 da
Cosimo de’ Medici in occasione del riordino della Biblioteca di San Marco, verrà
usato da numerose biblioteche signorili come criterio elencativo e inventariale per
reperire i testi.
Da questo canone, pure se marcatamente a sfondo religioso, trasse vantaggio
anche l’editoria a servizio esclusivo delle Signorie, per estrarre informazioni sui
testi da sottoporre alla riproduzione dei copisti per il diletto dei committenti.
Con il canone parentucelliano si dilata il sistema comunicativo e informativo
sui fondi librari che, inevitabilmente, risentono della necessità di adeguare le conoscenze alle trasformazioni sociali ed economiche in corso, frutto dell’incremento
dei traffici e delle comunicazioni commerciali.
La fusione delle biblioteche signorili con le religiose, affidate alle autorità
civili (Malatestiana a Cesena, Sforzesca a Pavia, Aragonese a Napoli, ecc...), se da
un canto ribadirà l’egemonia della Chiesa sugli strumenti di formazione e diffusione della cultura scritta e il perdurare del primato culturale delle biblioteche delle
istituzioni religiose, per altro contribuirà alla canonizzazione della lingua italiana e
alla necessità di provvedere all’apertura pubblica delle biblioteche. In questo contesto il canone parentucelliano costituirà uno strumento di integrazione della cultura
religiosa monolingue con la classicista bilingue, ma anche una prima forma strutturale dei sistemi di comunicazione in corso di realizzazione.
3
4
BALSAMO, op. cit., pp. 17-18.
Ibid., p. 19.
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La comunicazione in biblioteca
3. Dopo la stampa tipografica
La rapida riproduzione di copie, conseguente all’introduzione della stampa
tipografica, fa esplodere un sistema di comunicazione delle produzioni intellettuali
tutto esterno al mondo delle biblioteche. Bollettini, prospetti, cataloghi editoriali
ed elenchi redatti dai tipografi per ragioni commerciali, producono inevitabilmente
per gli studiosi dell’epoca una forte accelerazione dei sistemi comunicativi.
Oltre le corrispondenze epistolari fra editori-tipografi e studiosi, che realizzano il rapporto domanda/offerta di un bene agli albori della sua esistenza, va sottolineato un particolare di non trascurabile rilevanza: molti studiosi si dedicano, in
misura quasi paritetica agli stampatori, alla compilazione di repertori sistematici
finalizzati non al commercio, ma alle proprie competenze specialistiche e professionali.
Ricordiamo Trithemius5 che, bibliografo e catalogatore, raccoglie nella sua
opera oltre settemila opere di autori, segnalandoli in un indice alfabetico di rapida
consultazione. Questo elenco costituisce un repertorio bio-bibliografico anche di
autori di estrazione non ecclesiastica.
All’intensificarsi di studi legati allo sviluppo delle scienze naturali e della
medicina, è legata l’opera del padre della bibliografia: Konrad Gesner.6
La bibliografia si apre ad una moderna concezione della sua redazione, curata negli aspetti analitico descrittivi, con un requisito affatto significativo: il repertorio diventa una struttura organizzata con metodica e ragionata sistematicità.
Questo strumento favorisce l’accesso alla conoscenza, consente di ampliare lo
spettro delle ricerche scientifiche e, contemporaneamente, apre il vasto fronte delle
bibliografie speciali destinate all’illustrazione articolata dei fondi bibliotecari.
Gesner stesso, nella redazione della sua Bibliotheca universalis, invita gli studiosi delle discipline speciali alla costituzione di biblioteche pubbliche e private.
La sua gigantesca produzione repertoriale si amplia nelle Pandectae di titoli
ricercati nelle più grandi biblioteche italiane e germaniche, e si arricchisce di titoli
ricavati dai catalogi typographorum.
Il suo termine catalogus scriptorum viene affiancato a specializzazioni più
dettagliate (bibliothecarum, autorum, typographorum...) diventando una biblioteca ideale, un canone bibliografico, cui far riferimento per la costituzione di biblioteche. Gesner, al pari di Lutero e Melantone, ritiene che il potere secolare
debba occuparsi di accrescere, a fianco delle scuole, le biblioteche. La sua attività
di bibliografo non fa riferimento a sistemi privi di strutture e strumenti comunicativi; nei suoi scritti, con una modernità sconvolgente, egli parla di servizi di
biblioteca.
5
6
Ibid., pp. 24-25.
Ibid., pp. 28-38, particoll. P. 33.
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4. La modernità di Gesner
Si è già riferito delle segnalazioni ‘ragionate’ attraverso giudizi critici e brani
introduttivi alle scelte realizzate.
Gesner introduce una descrizione bibliografica moderna per favorire la crescita di un pubblico più attento all’uso delle segnalazioni: al nome dell’autore e del
titolo dell’opera, aggiunge i criteri della segnalazione tipografica e delle moderne
tecniche di collazione.
Molti principi dei moduli di catalogazione bibliotecaria moderna (compresa
la scheda di spoglio) fanno riferimento al suo catalogus scriptorum, che attraverso
opportune segnalazioni di collocazioni, diventava catalogus librorum.
Ancora oggi, nei sistemi elettronici, si ritrovano i criteri gesneriani della raccolta dati, della loro memorizzazione in un sistema programmato e reso noto ai
potenziali utenti per il recupero dell’informazione.
Dalla visione enciclopedica di Gesner nasce la moderna scienza bibliografica
e biblioteconomica.
L’impostazione e l’esposizione sistematica delle segnalazioni sarà condivisa
anche da Possevino7 nella sua Bibliotheca selecta, seppure in contrapposizione con
Gesner per il taglio decisamente dogmatico-religioso dato alla raccolta; una scelta
che toglie valore a quelle espressioni dal sapere umano concretizzate nei testi in
volgare e d’impianto laico.
La specializzazione delle scienze troverà gradualmente in tipologie strutturali- repertoriali, quali le bibliografie specializzate un grande canale di rappresentazione e divulgazione
Anche Andrei Maunsell,8 sotto la spinta gesneriana, redigerà il Catalogue of
English printed books, diretto al potenziamento delle lingue volgari, contenente
utili indicazioni sulle trascrizioni del formato dei libri da riportare nelle citazioni
bibliografiche: una sorta di anticipazione di quella che sarà la futura ricerca bibliologica di matrice inglese.
Dal punto di vista della definizione dei sistemi di comunicazione, per tutto il
XVI secolo, permarrà la commistione linguistica nel termine Bibliotheca fra oggetto della comunicazione, strumento di trasmissione della stessa e localizzazione fisica dei documenti.
Nella produzione del bibliografo francese Naudè9 troviamo un primo tentativo di distinzione fra bibliotheca e bibliographia, che assegna alla prima i valori
segnaletici e repertoriali, alla seconda gli scopi più tipici dell’historia literaria.
Questa distinzione permarrà fino a tutto il XIX secolo, commista a espressioni quali bibliologia, bibliografia analitica e descrittiva, bibliografia storica e circoscritta all’ambito degli studi letterari.
7
Ibid., p. 40.
Ibid., pp. 43-44.
9
Ibid., pp. 75-76.
8
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La comunicazione in biblioteca
5. Dall’età moderna alla contemporanea
Per tutto il sei-settecento, la commistione di significati, la mancanza di una
precisa e definitiva identità disciplinare articolata in loci communes,10 fa sì che Diderot
non inserisca la voce nell’Encyclopedie e parli del bibliographe come di un trascrittore
di copie di libri: sintomatica rappresentazione di una incerta e dibattuta definizione
di un sistema comunicativo con strutture proprie ed articolate.
Con il Denis11 il termine acquista il significato di filologia, più tipico dell’eruditismo settecentesco che del valore repertoriale o descrittivo già assunto in
Francia.
Sul finire del XVII secolo, i giornali letterari assolvono alla funzione repertoriale tipica della bibliografia, in perfetta identità fra biblioteca e repertori.
Jacob,12 con la Bibliographia parisinia, nell’intento di integrare la Bibliographia di Naudè, aprirà un versante repertoriale del tutto nuovo che sfocerà
nelle prime bibliografie nazionali, (come le definirà Scipione Maffei13 nell’Introduzione al Giornale de’ letterati d’Italia del 1710), vere e proprie bibliografie
correnti.
Bibliographia e giornali letterari copriranno due versanti diversi, uno quello
della ricostruzione della memoria pubblica e retrospettiva, l’altro proteso alla notitia
librorum, ma su scala internazionale, in ragione dei mutati scenari sociali e culturali
e, quindi, con un’attenzione ai significati contenuti nelle opere.
Anche i cataloghi di vendita manterranno ancora la terminologia di bibliografia, tanto che questa perderà il senso datole dal Naudè, per diventare piuttosto
un elenco di libri.
Sembra lontano il tempo in cui con il termine bibliographia o bibliotheca
poteva intendersi un canone per allestire e dare segno e significato alle biblioteche
pubbliche e private.
La crisi delle grandi biblioteche ecclesiastiche e dei ricchi privati, seguente
alla Rivoluzione, la confisca statale di quei beni impone la necessità per gestirli, di
istituire la Bureau central bibliographique a Parigi per avviare un programma di
catalogazione collettiva unificata.
Attraverso i Cours de bibliographie si inizia a porre attenzione verso le qualità dell’addetto alla biblioteca e del suo ruolo, secondo la concezione di Diderot,
piuttosto che quella di Naudè o Denis.
Con il Camus,14 ispettore degli Archivi Nazionali, nasce la bibliographia bibliotecaria al servizio dei lettori, antesignana del catalogo di biblioteca e per il quale
10
Alfredo SERRAI, I loci communes nell’opera bibliografica di Gesner, in Annali della Scuola Speciale per
Archivisti e Bibliotecari di Roma, 1978, XIV, pp. 5-21.
11
BALSAMO, op. cit., pp. 112-113.
12
Ibid., pp. 76-77
13
Ibid., p. 85.
14
Ibid., p. 116.
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i suggerimenti indicano l’ubicazione all’ingresso delle biblioteche, perché sia rappresentativo del posseduto della raccolta.
Contrariamente a Peignot,15 che faceva del bibliotecario un bibliologo, ovvero un erudito in storia del libro, con una cultura enciclopedico-metodica, per
Boulard16 il bibliotecario deve svolgere il ruolo tipico del venditore di libri: redigere cataloghi di opere, edizioni, ecc...
Solo a fine secolo, con Constantin Hesse17 ci sarà la cesura totale fra bibliographia e scienza del bibliotecario o biblioteconomia e bibliologia, di matrice inglese.
In questa linea evolutiva si afferma una figura sociale nuova: il ruolo di bibliotecario con compiti di ordinatore e conservatore, con funzioni che riguardano
piuttosto la biblioteca in sé che il rapporto bibliografico-segnaletico.
Nel territorio italiano una tipica espressione di questo orientamento è data
proprio dalla definizione del ruolo e dalle funzioni dei bibliotecari svolte in lontananza e isolamento da relazioni con il pubblico frequentatore delle biblioteche.
Questo approccio culturale alle funzioni dell’addetto alla biblioteca è confermato dall’istituzione in Italia del magazzino librario nel 1817, separato dalle sale
di studio e lettura.
Una differenza sostanziale dalle biblioteche americane, dove, invece, consultazione e sistemazione dei libri in scaffalature aperte congiungeva in un continuum
fisico, ideologico e sistematico documenti, loro localizzazione e pratiche di indicizzazione repertoriale.
Contemporaneamente, in Italia si affermava il ruolo dello Stato nella tutela
del patrimonio bibliografico nazionale, con il riconoscimento del ruolo guida affidato alla Biblioteca Nazionale di Roma e poi di Firenze.
A completamento di una vasta opera di sistemazione per il reperimento delle
pubblicazioni, citiamo le grandi realizzazioni a Milano della Bibliografia Italiana, il
Bollettino delle opere ricevute per diritto di stampa, la Bibliografia Nazionale Italiana a cura della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e l’opera retrospettiva
del Pagliaini, Catalogo della Libreria Italiana dal 1847 al ’99.
In Italia, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, il modello della public
library, si affermerà definitivamente corrispondendo al bisogno di alfabetizzazione
e scolarizzazione diffusa e con esso partirà tutto il fronte dell’apertura delle biblioteche alle nuove tecniche comunicative commisurate al nuovo pubblico
L’ attenzione si sposta dalle funzioni repertoriali bibliocentriche, alla ricerca dei nuovi linguaggi perché la comunicazione riguardante le risorse documentarie sia sempre commisurata ai bisogni degli utenti delle biblioteche.
Nodale diventa la figura del bibliotecario, mediatore dei linguaggi di trasmissione delle conoscenze realizzate nei documenti, la cui competenza professio15
Ibid., pp. 117 e 119
Ibid., pp. 119-120.
17
Ibid., p.128.
16
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La comunicazione in biblioteca
nale è favorire l’uso delle biblioteche attraverso i sistemi linguistici di comunicazione scientificamente formulati.
Nel concetto di public library, così come lo aveva teorizzato nel 1937 Mc
Colvin,18 si esprime il principio di obiettività della biblioteca.
Primo a proporre in Italia questa biblioteca di tipo americano era stato Ettore Fabietti19 e, sempre intorno agli anni ‘30, di poco a lui successivo Luigi De
Gregori20 che presentava il modello americano come quello della “biblioteca nuova” aperto a tutti i cittadini.
Fra il 1952 e il 1953 con Virginia Carini Dainotti21 si diffonde la pratica dell’apertura delle biblioteche alle nuove tecniche e al nuovo pubblico, con la costituzione graduale su tutto il territorio italiano di un servizio nazionale di lettura facente capo localmente alle biblioteche di capoluogo e articolato in biblioteche minori collocate anche nelle località più piccole: un modello basato su ambito provinciale e già sperimentato in altri paesi europei.
Nei tempi più recenti le competenze professionali più tradizionali dei bibliotecari sono sottoposte ad una vera e propria rivoluzione copernicana. Gli strumenti
e le procedure atte a governare l’esplosione delle produzioni documentarie in forme e tipologie diverse dal tradizionale documento cartaceo, devono orientare le
mediazioni conoscitive verso gli accessi tipici della Società dell’informazione.
Vedremo, nei paragrafi successivi, quali linee di tendenza e possibili proposte
di lavoro si delineano per i bibliotecari nelle biblioteche del terzo millennio.
6. I modelli di varianza
Questo schema sintetico permette di evidenziare i modelli più contemporanei di varianza dei sistemi strutturali della comunicazione biblioteconomica, del
loro rapporto con i supporti e con le forme di presentazione delle stesse e la qualificazione dell’utenza:
Gestione di raccolte proprie
Biblioteca cartacea
Biblioteca elettronica
Pubblico locale
Gestione di raccolte ‘altre’
Biblioteca virtuale
Pubblico in rete
Sistema informativo planetario
Biblioteca digitale
Pubblico remoto
sconosciuto ‘invisibile’
18
Ibid. p.130
Ibid. p.131
20
Ibid. p.131
21
Ibid. pp. 131-133.
19
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Enrichetta Fatigato
7. I linguaggi della comunicazione bibliotecaria : quadro di riferimento generale.
Analizziamo, ora, le strutture comunicative che nelle biblioteche consentono di realizzare sistemi aperti di comunicazione attraverso l’uso di specifici linguaggi o sintassi di trasmissione.
Ci riferiremo, in particolare, a quelle metodologie e procedure tecniche che
servono a produrre per ciascun documento una scheda, una voce bibliografica o
anche una registrazione che consenta, da un lato, di descriverlo, identificarlo e
reperirlo, dall’altro di ricondurlo all’interno di una vasta area di significati dotati di
pregnanza comunicativa aperta, segnaletica e interdisciplinare.
Le procedure di controllo e gestione dei documenti produrranno registrazioni descrittive e servizi secondari di analisi e indicizzazione: due approcci sistemici
che si tradurranno in prassi distinte di catalogazioni.
Nella biblioteconomia contemporanea è divenuto prerequisito essenziale alla
realizzazione di questi approcci sistemici l’adozione di codici sintattici uniformi
che consentano, in regime di comunicazione aperto e a livello planetario, lo scambio di informazioni e di dati bibliografici fra più sistemi aperti e la formazione di
archivi comuni.
La struttura del linguaggio comunicativo, che può non essere necessariamente
conoscitivo e rimanere solo identificativo, si organizza intorno al principio della
catalogazione descrittiva.
Lo scopo di questa struttura comunicativa, adottata per ciascun documento
afferente la raccolta bibliotecaria e documentaria, è quello di accogliere sia la descrizione, (una registrazione che contenga un insieme di informazioni estratte da
parti costitutive il documento stesso o da altre fonti e che siano in grado di descriverlo e identificarlo per quelle che sono le sue caratteristiche fisiche e bibliograficoanalitiche), sia i punti di accesso (codifiche di nomi, titoli, enti, ecc…) che aiutino a
reperire gli elementi descrittivi specifici di un documento fra l’universo delle descrizioni di altri documenti, diversi anche per tipologia.
A questo complesso di elementi si aggiunge l’operazione di analisi e di rappresentazione del contenuto del documento, realizzato con procedimenti di
indicizzazioni in reti di relazioni semantiche.
La tenuta di questo reticolo di significati dotati di pregnanza comunicativa è
garantita dall’adozione di sistemi linguistici che adottino una sintassi coestesa non
solo ai contenuti disciplinari dei singoli documenti, ma alla prevedibile relazione
che le discipline intessono fra loro.
8. Principi sistemici e strutture linguistiche
La mediazione bibliografica, oggi, si fonda su alcuni principi strutturali, complementari fra loro. Normazione, uniformità e standardizzazione regolamentano
sia la redazione delle descrizioni bibliografiche, che le relazioni semantiche.
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La comunicazione in biblioteca
Sono i criteri dettati dall’esigenza di adeguare i sistemi di catalogazione ai
mutati bisogni di utenza e di circolazione aperta delle informazioni. Recepiscono, a
partire dalla prima metà degli anni ’50, l’esigenza di un coordinamento internazionale volto all’adozione di tecniche catalografiche basate sull’unificazione di norme,
di metodologie e di procedure per consentire l’identificazione e la circolazione delle testimonianze intellettuali anche attraverso l’uso dell’elettronica. In particolare,
vanno ricordati i Principi di Parigi (1961) approvati dalla Conferenza Internazionale sui Principi di Catalogazione (ICCP) convocata dall’International Federation
of Library Association con l’intento di raggiungere un consenso internazionale sui
principi della catalogazione bibliografica per autori.
I Principi di Parigi furono il primo passo verso la costruzione di una solida
base per la standardizzazione internazionale della catalogazione.
Essi contengono le norme, molto generalizzate, per la scelta e forma delle intestazioni per autori e titoli per la redazione di cataloghi di pubblicazioni a stampa.
Nella Definizione dei Principi se ne raccomanda l’uso in tutti i cataloghi di
biblioteche e negli elenchi alfabetici di pubblicazioni.
I Principi di Parigi non sono un codice di catalogazione, ma un quadro di
norme di riferimento per i codici nazionali e si occupano delle intestazioni, quali
punti di accesso all’informazione catalografica e trascurano la descrizione formale
della pubblicazione e la gestione dei cataloghi.
Le questioni trattate riguardano le funzioni e la struttura dei cataloghi; i tipi di
intestazioni e loro funzioni; le intestazioni di enti collettivi; le opere in collaborazione; le raccolte; la schedatura sotto il titolo e le parole d’ordine per i nomi di persona.
L’International meeting of catalouging experts (1969) convocato successivamente dall’IFLA a Copenaghen, ampliò lo spettro delle problematiche espresse dai
Principi, ma soprattutto avviò il lungo percorso di ricerca di criteri uniformi e standardizzati in cui far rientrare le forme di intestazioni per nomi di persona, per opere
classiche anonime, ma soprattutto quelle riguardanti le codifiche da dare alle pubblicazioni degli enti, per la ovvia difficoltà di trovare un unico sistema uniforme linguistico cui far aderire le strutture nazionali linguistiche diverse.
L’ elaborazione dei principi di standardizzazione dei linguaggi comunicativi
consente il Controllo Bibliografico Universale (U.B.C.), anche attraverso la
predisposizione di liste nazionali di forme ufficiali per connettere la forma standard
internazionale con la nazionale specifica. L’importanza dell’International meeting
va collegata all’intuizione di raccomandare l’impiego di norme standardizzate per
la descrizione formale dei vari materiali di cui può dotarsi una biblioteca.
Risale al 1974 la prima norma di descrizione in forma standard: l’ISBD(M)
cui nel tempo sono seguite numerose altre che scaturiscono dall’ISBD(G) del 1977.22
22
Per l’origine e le successive edizioni dei formati qui in elenco: ISBD (CM) per il materiale cartografico;
ISBD (NBM) per il materiale non librario; ISBD (S) per i periodici; ISBD (A) per il libro antico; ISBD (An) per gli
spogli; ISBD (CP) perle parti componenti, ISBD (PM) per la musica a stampa; ISBD (CF) per i computer files;
ISBD (ER) per le risorse elettroniche, vedi: Mauro GUERRINI, La catalogazione, Roma, A.I.B., 2000, pp. 25-26.
282
Enrichetta Fatigato
Tutti i sistemi di catalogazione nazionali si sono adeguati, dal 1961 in poi, ai
criteri stabiliti dai Principi di Parigi e dall’elaborazione della struttura delle ISBD.
In particolare, ricordiamo le Anglo-American Cataloguing Rules 1 e poi 2,
perché costituiscono, ancora oggi, per l’ampiezza elaborativa, un grande punto di
riferimento per la compilazione e revisione di codici locali e nazionali e internazionali, e per la descrizione di tutto quel materiale di recente generazione che entra
nelle biblioteche.
In Italia i Principi di Parigi e le ISBD sono stati recepiti nelle Regole Italiane
di Catalogazione per Autori (RICA) del 1979.
La comunità dei bibliotecari fa oggi riferimento anche ad altri sistemi normativi e linguistici speciali per una più precisa descrizione e identificazione dei documenti, a livello internazionale.
In particolare, l’International Organization for Standardization (ISO), di cui
l’Italia è membro attraverso l’Ente Italiano di Unificazione (UNI), ha fornito codifiche per le identificazioni di diversi tipi di documenti.
A titolo esemplificativo citiamo l’ISBN e l’ISSN, le abbreviazioni di parole, la
conversione delle lingue scritte con tabelle di traslitterazione (ISO R/ 233: vedi Appendice VI (RICA), le norme per la compilazione di thesauri monolingue (ISO 2788),
lo standard OSI per le biblioteche: rappresentazione dei processi di interconnessione
fra sistemi aperti (ISO/7498), l’UNI 6392 per i cataloghi alfabetici di periodici in cui
sono recepite le ISBD(S) e le norme ISO per il trattamento dei periodici.
9. I formati per lo scambio e la circolazione delle informazioni
Dal 1974 all’U.B.C. lavora l’IFLA al fine di realizzare il controllo di tutte le
pubblicazioni di materiale bibliografico, su qualsiasi supporto, e per consentire alle
agenzie bibliografiche e alle biblioteche nazionali di agevolare l’accesso alle pubblicazioni.
Scopo dell’U.B.C. è consentire lo scambio di informazioni bibliografiche in
un formato riconosciuto a livello internazionale, controllato e condiviso.
La doppia esigenza di creare sia reti di scambio internazionali di registrazioni bibliografiche, che la possibilità di accedervi, generò il formato di scambio leggibile dal calcolatore chiamato MAchine Readable Catalogue.
Con l’adozione del MARC, tutte le norme e gli standard descrittivi precedentemente illustrati, risultano catturabili dall’elaboratore anche all’interno di sistemi diversi.
In Italia, il formato di scambio adottato dalla Bibliografia Nazionale fu, dal
1975 al 1984, l’ANNAMARC, fino alla successiva adozione del formato UNIMARC, in seguito alla produzione di registrazioni nel Servizio Bibliografico Nazionale.
Parallelamente all’evoluzione delle ISBD si sono realizzate nuove edizioni
dell’UNIMARC per adeguare i formati di scambio ai nuovi supporti.
283
La comunicazione in biblioteca
Il Permanent UNIMARC Control, creato dall’IFLA dopo il 1991, consente
di mantenere il formato e di adeguarlo costantemente alle variazioni degli standard.
A titolo di esempio, citiamo la transcodifica dell’OPAC dell’Indice del Servizio Bibliotecario Nazionale realizzato con la ISO Z 39.50 e del Web in UNIMARC.
Ricordiamo, inoltre, l’impegno dell’IFLA per concorrere alla riduzione dei
costi di catalogazione, giovandosi degli effetti benefici che la catalogazione partecipata contribuisce a realizzare, congiunta ad una sempre maggiore semplificazione
dei codici catalografici, in particolare con l’avvento dell’editoria elettronica e le risorse in rete.
Il rapporto redatto nel ’97 sui Requisiti Funzionali per i Record Bibliografici
(FRBR 1997) rappresenta la base più recente di definizione e identificazione delle
entità che gli utenti ricercano in un record bibliografico, le caratteristiche di ciascuna entità e le relazioni fra entità diverse.
10. I supporti della comunicazione
Esaminati alcuni principi generali che sovrintendono la formazione del sistema e della struttura comunicativa biblioteca, guardiamo ora gli strumenti che consentono la trasmissione strutturata della comunicazione bibliografica e documentaria: i supporti comunicativi primari, secondari, terziari e gli agenti del trasferimento comunicativo.
I supporti comunicativi primari sono le raccolte e i fondi bibliografici e documentari che caratterizzano la biblioteca e rendono conto della sua storia istituzionale e ne definiscono la mission. La gestione di questi supporti comporta la previsione degli spazi da destinare alla sistemazione fisica del materiale, l’adozione di
regimi e criteri per la loro localizzazione (scaffali aperti, criteri bibliometrici,
stoccaggio e scarto), la valutazione dell’adeguatezza quantitativa e qualitativa delle
raccolte ai bisogni degli utenti locali o remoti, la costituzione di fondi speciali.
I supporti comunicativi secondari sono le tecniche che consentono la selezione, la raccolta e la trasmissione delle informazioni relative agli stessi supporti
primari.
Più genericamente noti come cataloghi e bibliografie, hanno il compito di
realizzare per ciascun documento una registrazione che lo identifichi rispetto ad
altri, evidenzi l’occasione editoriale della pubblicazione, descriva tutto il suo corredo formale e di contenuto, in modo tale che la relazione fra i dati descritti possa
consentire, per esempio nei cataloghi elettronici, l’accesso all’informazione.
I supporti comunicativi terziari, infine, sono i moderni supporti di comunicazione che prescindono sia dai documenti fisici che dalle strutture secondarie; questi
prevedono la produzione, codificazione e analisi del documento all’interno di sistemi digitali e la loro circolazione in un sistema planetario di connessioni e su cui,
oggi, più che per i documenti materiali, si impone l’attenzione al controllo, alla
tutela degli accessi e al grado di autorevolezza delle fonti.
284
Enrichetta Fatigato
Gli intermediari della trasmissione comunicativa bibliotecaria si pongono ai
nodi di scambio fra domande e bisogni informativi sempre più circoscritti e offerte
che, pur esercitandosi attraverso le più classiche operazioni biblioteconomiche di
selezione, controllo, organizzazione, analisi, valutazione e disseminazione di informazioni bibliografiche, devono tener conto dei più recenti orientamenti in tema
di information management. Occorre vincere la sfida di quella informazione circolante via etere che, mentre realizza identità fra contenuto delle scienze e forma della
loro trasmissione, può lasciare interi bacini culturali poco attrezzati in isolamento
comunicativo, spiazzati dalle risoluzioni commerciali on-line e, anche, dall’anarchia della rete.
In questo terzo millennio la funzione del bibliotecario si conferma e si delinea figura nodale di riferimento per la trasmissione e l’uso dei linguaggi comunicativi della biblioteca, per il reference material e l’information retrieval in rete e per il
riassetto e il potenziamento di prestazioni di servizi qualitativamente valide, efficaci e speciali in termini di relazioni soddisfacenti con i destinatari della comunicazione, qualificabili sempre più come servizi di orientamento all’uso degli strumenti
per l’accesso alle conoscenze.
In questo senso, il Manifesto dell’UNESCO del 1994 ha definito le biblioteche servizio culturale per eccellenza, riferimento locale per l’informazione e la crescita della persona e delle comunità.
Anche durante il seminario, “Appalti e qualità dei servizi in biblioteca”, svoltosi a Roma nella sessione di Bibliocom 2001 coordinato dall’Osservatorio lavoro
dell’AIB, è stato ribadito il ruolo della biblioteca all’alba del terzo millennio, quale
strumento indispensabile per il diritto di accesso all’informazione, e del bibliotecario come intermediario attivo fra risorse e utenze.
Un nesso biunivoco che può essere realizzato e misurato producendo e mettendo a regime servizi bibliotecari efficienti e offrendo prodotti qualitativamente
elevati, con una particolare attenzione agli accessi alle risorse elettroniche locali e
remote per utenze locali, ma anche remote.
Anche il gruppo di lavoro dell’AIB Gestione e Controllo nelle recenti Linee
guida per la valutazione delle biblioteche pubbliche italiane23 ha tracciato le direttive
per l’orientamento dei bibliotecari e degli Enti interessati perché contribuiscano
a) all’elevazione della qualità dei servizi in biblioteca
b) a potenziare l’adozione di standard e requisiti minimi condivisi per il funzionamento
c) a realizzare norme e indicatori per gli usi e le risorse remote
d) a monitorare lo status della cooperazione delle biblioteche in rete per la
condivisione di servizi informativi.
Per estrema coerenza con le specificità locali, occorre precisare che i criteri
23
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE, Gruppo di lavoro gestione e valutazione, Linee guida per la valutazione delle biblioteche pubbliche italiane: misure, indicatori, valori di riferimento, Roma, A.I.B., 2000.
285
La comunicazione in biblioteca
più recenti di misura della user satisfaction nell’era degli accessi digitali, in alcuni
contesti bibliotecari risente non tanto e non solo della possibile, oggettiva difficoltà
di adozione e comparazione di set base di indicatori uniformi e di metodi statistici
standard,24 quanto di quei gap storici che hanno vincolato le risorse umane e le
propensioni culturali a metodologie professionali statiche e unidirezionali e all’uso
di risorse strutturali tenute in regimi di arretratezza e obsolescenza.
Si ritrovano in queste linee - guida alcune delle intuizioni già espresse da
Maltese:
non c’è biblioteca che non sia specializzata, non solo nel senso che ogni biblioteca può essere descritta nei filoni di interesse attorno a cui è venutasi formando e crescendo, ma, soprattutto, in quanto è sempre possibile, e anche necessario, procedere all’analisi delle singole biblioteche in termini di sistemi da definire nelle finalità proprie di ciascun sistema, nell’organizzazione finalizzata delle
parti che lo compongono e infine nell’ambiente su cui agisce e da cui riceve
stimoli e condizionamenti.
Biblioteca speciale è allora qualunque biblioteca in cui l’intermediazione tra
risorse documentarie disponibili (anche fuori della biblioteca stessa) e utilizzatori del sistema è sentita e realizzata, anche solo in parte, come trasferimento
dinamico di informazioni, e misurata sulla base dei successi e degli insuccessi.
Una gestione così intesa, sia chiaro, non è specifica o più adatta a questo o a
quell’altro tipo di biblioteca, poiché non è legata alla natura delle raccolte o alla
composizione del pubblico che pure, come abbiamo visto, sono elementi che
entrano necessariamente nell’analisi dei singoli sistemi, ma ai modi dell’intermediazione bibliotecaria. In questo senso ritengo che essa sia la sola in grado di
fornire indicazioni e orientamenti in Italia, all’istituto della biblioteca locale,
più che il loro modellamento sulla biblioteca pubblica di tradizione inglese e
americana.
[…] È soprattutto nelle biblioteche riappropriate dalle popolazioni locali che si
dovrebbe cercare di realizzare il massimo di personalizzazione e di specializzazione del servizio.25
11. Scriptorium elettronico vs. intermediazione bibliotecaria?
Intermediazione bibliotecaria e information managment, già a partire dagli anni ’80, hanno assottigliato le reciproche regioni di confine amplificando le
funzioni e le convergenze delle specifiche, singole professioni (L.J.Anthony,
D.Maltese).
24
Paolo BELLINI – Ivana RIZZI, I.S.O. 11620. Stima della Target pupolation. Indicatore B.I.I.I – user
satisfaction, in «Biblioteche oggi», Milano, Editrice bibliografica, Gennaio-Febbraio 2001.
25
Diego MALESE, A proposito di biblioteche speciali, in «La Biblioteca come linguaggio e come sistema»,
Milano, Editrice Bibliografica, 1985, pp. 154-156.
286
Enrichetta Fatigato
Anche Paolo Bisogno attribuiva al bibliotecario e allo specialista della
documentazione comunione d’intenti, nella predisposizione di servizi e prodotti attraverso l’impiego di metodologie scientifiche e impianti tecnologici
adeguati.
Lo scarto dei tempi più recenti è rappresentato dalle sfide che la globalizzazione delle reti comunicative lanciano al mondo e alle professioni delle biblioteche e della documentazione, a partire dall’inizio degli anni ’90.26 È sempre più
evidente l’integrazione, ove non anche possibile, la irriflessa commistione fra oggetto della ricerca bibliografica o documentaria e forma di presentazione e comunicazione:
L’elemento per me più significativo è la possibilità, insita in un sistema di documentazione elettronica in rete, di fondere in un sistema informativo tanto la
raccolta documentaria quando gli strumenti della sua indicizzazione (con tutto il corredo di problematiche tecniche relative alla definizione di unità bibliografica e di documento e relativi criteri descrittivi e di indicizzazione). Compare qui il possibile superamento di quella separatezza caratteristica di tutta l’età
moderna e si profila una approssimativa analogia (che ha il valore euristico
puramente allusivo) con la produzione (ed indicizzazione?) medievale di documenti che trova il suo spazio nella biblioteca ‘scriptorium’: un luogo dove si
scrive, si conserva, si legge, si trascrive. 27
Le professioni del settore sono tenute a dilatare sempre più le acquisite competenze orizzontali e ad amplificarle attraverso l’uso di sistemi informativi ad alto
valore aggiunto. Le forme e i tempi per l’accesso alla conoscenza e all’informazione
sono le chiavi di volta del vantaggio competitivo fra le organizzazioni, in primis, fra
quelle che tale accesso devono garantire sia realizzato e fruito in modo scientificamente selezionato e diffuso.
La contemporanea congiuntura utente/documento, così come delineata nella breve citazione di Gatti, deve essere tutelata in ogni sistema pubblico di documentazione o di biblioteca nazionale, locale, scolastica, universitaria o di ricerca,
dal potenziamento dei servizi di reference.
Servizi ‘della biblioteca’ quale agenzia di informazioni bibliografiche, ad accesso non settoriale e unidirezionale, in cui si impone la flessibile integrazione,
intersezione e interdisciplinarietà con quelle competenze professionali tipiche della
Società dell’informazione che creano nuovi vantaggi e nuove sfide, ma anche necessitano di nuove tutele per la relazione utente/documento, libro/lettore e bibliotecario, nel nuovo millennio.
26
Gabriele GATTI, La sindrome A.A.V.V.: utenti finali tra disintermediazione tecnologica e trappole
bibliografiche, in Ornella FOGLIENI, La biblioteca amichevole: nuove tecnologie per un servizio orientato all’utente, Milano, Editrice Bibliografica, 2000.
27
Giovanni GALLI, Il nuovo scriptorium: produzione documentaria nella biblioteca multimediale, in Ornella
FOGLIENI (a cura di), Biblioteca e nuovi linguaggi, Milano, Editrice Bibliografica, 1998, pp. 109-116.
287
La comunicazione in biblioteca
Nella realizzazione di sistemi multimediali di accesso alle informazioni, di
sviluppo e potenziamento delle reti di cooperazione per la diffusione informatica della documentazione e per la loro omogeneizzazione in ambienti cognitivi
integrati, (vedi l’esperienza della Mediateca di Santa Teresa a Milano) permane e
si potenzia, l’atteggiamento culturale e professionale di chi nel tempo, attraverso
l’uso dei nomoi della biblioteca ha cercato di governare e ‘catturare’ il flusso dei
saperi codificati nei documenti, garantendo per le fonti informative primarie e
secondarie
a) il reperimento
b) la selezione
c) la registrazione catalografica
d) la sistematizzazione e indicizzazione semantica
e) la localizzazione
f) il controllo
g) la diffusione e la circolazione
Si riverbera quello che fu l’antico sogno dei bibliografi del ‘500: governare le
produzioni librarie attraverso l’uso della bibliografia segnaletica universale,
concretizzatasi nella Bibliotheca Universalis di K. Gesner e via via, a giungere ai
primi anni del ‘900 a realizzazioni quali il Rèpertoire bibliographie universel di Otlet
e La Fontaine.
Erano impostazioni metodologiche costrette a franare di fronte all’ingigantirsi dell’universo delle produzioni documentarie, alla specializzazione degli ambiti
disciplinari e alla necessità di articolare strumenti tecnici di controllo non più circoscritti a singoli fondi librari e all’attività di bibliografi illuminati.
La separazione fra bibliografia e biblioteconomia in ambiti affini, ma specialistici, affidò alla prima i compiti della repertorialità delle aree tematiche e delle articolazioni delle scienze, e all’altra la gestione delle biblioteche attraverso gli
strumenti del controllo dei flussi documentari e destinati alle utenze pubbliche. I
bibliotecari del terzo millennio devono non tanto e non solo garantire l’uso dei
nuovi strumenti e l’esercizio di nuove competenze per l’accesso alle conoscenze,
ma tutelare la specialità, l’autorevolezza, la selezione e la diffusione controllata
dei flussi documentari favorendo la crescita di utenza attiva e consapevole dei
percorsi di accesso selettivo agli strumenti e alle forme di rappresentazione dei
contenuti.
Le biblioteche si trovano a dover gestire servizi di informazione bibliografica
e di disponibilità di documenti che non ammettono ostacoli, lacune o zone
d’ombra, considerata l’esigenza degli studiosi di accedere in modo agevole,
tempestivo ed esaustivo a informazioni e documenti ovunque questi siano
pubblicati.
La separazione tra materiale posseduto e materiale non posseduto […] non
regge più, essendo impensabile che una biblioteca possa presumere di impostare i suoi servizi unicamente sulle proprie raccolte documentarie; anche per
le attività tecnico-professionali le biblioteche avvertono la necessità di ap288
Enrichetta Fatigato
poggiarsi a strutture e servizi che ne favoriscano l’operatività. Quando si parla di condivisione delle risorse fra le biblioteche, quindi, non bisogna intendere solo la possibilità di cooperare nel campo della formazione delle raccolte bibliografiche e nei servizi di prestito [...], ma anche per il complesso delle
attività di mediazione che le biblioteche esercitano.28
Questa funzione di mediazione va intesa come sistema integrato di risorse
documentarie, di strategie professionali e strumenti per la circolazione e fruizione
delle pubblicazioni che orientino il temuto paradosso di accesso all’informazione
senza bibliotecari e di documentazione senza intermediazione.
Nel confronto con le sfide che l’universo delle comunicazioni digitali lanciano
al mondo delle biblioteche, l’abilità professionale di chi valuta, seleziona, organizza e
rende fruibile l’accesso alle risorse in rete (gratuite e/o commerciali) restituisce valore
aggiunto al servizio agli utenti della istituzione bibliotecaria.
Solo servizi improntati alla ricerca di qualità ed efficienza possono invertire
la tendenza della ricerca affidata all’autonomia dell’utente che ‘naviga’ in rete favorito dall’editoria commerciale, che affianca a produzioni cartacee di periodici, versioni in formato digitale e ha progressivamente polverizzato i formati delle unità
bibliografiche, dalle monografie ai periodici, agli spogli e ai servizi elettronici di
document delivery, con costi competitivi rispetto alle produzioni a stampa.
La recente tecnologia push automaticamente trasferisce sullo scriptorium virtuale dell’utente informazioni provenienti dalle più disparate fonti, senza che si
possa realizzare alcun controllo di autorità, sovraccaricando l’ambiente cognitivo
del cosiddetto information overload elettronico, privo di orientamento.
Il ruolo dell’intermediario bibliotecario va individuato proprio nell’orientamento all’uso e al reperimento delle fonti, siano esse su supporti tradizionali che ad
accesso elettronico, nella predisposizione dei linguaggi condivisi e condivisibili di
indicizzazione e ricerca, nella realizzazione della ricerca stessa, nella predisposizione e verifica di strategie economiche di ricaduta del servizio sugli utenti, nella riformulazione di aree di ricerca più avanzate, nella valutazione finale della user satisfaction e nella localizzazione e fornitura dell’accesso ai documenti.
In sostanza, si tratta di una vera e propria azione di user orienting, in cui il
valore aggiunto dell’intermediazione non si limita solo ad offrire una risposta per
ogni domanda, ma è in grado di modificare l’espressione della domanda iniziale,
guidando l’utente attraverso le ‘trappole bibliografiche e tecnologiche’ ad un progressivo rovesciamento del ruolo dell’intermediario.
Nel confronto con le sfide delle tecnologie elettroniche non regge più tanto
l’essere mediatori fra bisogno di ricerca e prodotto finito, ma occorre essere garanti
di un progressivo percorso relativo e non assoluto di emancipazione dell’utente
nella ricerca bibliografica, instaurando rapporti di alfabetizzazione/consulenza.
28
Giovanni SOLIMINE, Controllo bibliografico universale, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1995,
p. 7.
289
La comunicazione in biblioteca
A questa qualificazione della professione bibliotecaria hanno condotto le
tappe che la moderna biblioteconomia ha compiuto sin dalla citata Conferenza di
Parigi
a) per adeguare gli strumenti di connessione utente/documento attraverso
procedure condivise, standardizzate, normalizzate e controllate,
b) per rinsaldare gli scopi della cooperazione nazionale e internazionale intorno al trattamento delle risorse elettroniche, delle banche dati e degli
accessi alle fonti elettroniche,
c) per lo sviluppo e il potenziamento dei servizi resi dalle biblioteche,
d) per la condivisione di regimi e protocolli internazionali per gli accessi alle
fonti documentarie,
e) per rendere i cataloghi bibliografici strumenti di accertamento delle opere
e delle edizioni di autore,
f) o per l’uso sui cataloghi di intestazioni uniformi per i nomi degli autori/
persona e degli enti/autori
g) o per la diffusione di standard descrittivi internazionali per le registrazioni bibliografiche.
Le risoluzioni di Parigi hanno ispirato la redazione di oltre venti codici di
catalogazione nazionale, di cui citiamo
a) 1 del 1967 e AACR 2 del 1978 e le successive revisioni in corso, a cura del
Joint Stearing Committe
b) la RICA del 1979 in corso di revisione a cura dell’ICCU per adeguarle ai
vari formati di rappresentazione delle pubblicazioni e le Anglo American
cataloguing rules.
Le AACR offrono criteri e principi standard per il trattamento di documenti
in qualsiasi forma o formato. Nel tempo, hanno favorito lo sviluppo di servizi bibliografici fondati sulla condivisione di record bibliografici e di liste di autorità
uniformi. In un’epoca in cui occorre affiancare alle risorse più tradizionali delle
biblioteche i sistemi in linea a struttura complessa, gli OPAC (on line access catalogue) sono la struttura portante dei sistemi bibliotecari integrati per instaurare di
condivisione di risorse digitali attraverso portali e gateways.
Barbara Tillett,29 nel convegno svoltosi a Roma sulle Risorse elettroniche,30 ha riferito del recente processo di revisione cui sono sottoposte le Regole
angloamericane per estendere il loro uso anche alla descrizione catalografica delle
risorse elettroniche (cap.9), non più identificate come archivi per elaboratore. La
Tillett ha riferito dei problemi relativi all’area 5 della descrizione fisica di quei
materiali che, anche se girano nell’etere, hanno comunque una loro estensione e
per i quali è necessario adeguare il lessico delle designazioni specifiche del mate-
29
Barbara B. TILLET, Gli aggiornamenti delle AACR per le risorse elettroniche. La risposta di un codice di
catalogazione multinazionale. Un approfondimento, in http://w3.uniroma1./ssab/er/it/programma.
30
International conference “Electronic resources: definition, selection and cataloguing” Roma, novembre 2001, in http://www.uniroma1.it/SSAB/ER/htm.
290
Enrichetta Fatigato
riale (SMD) agli usi più convenzionali degli utenti (CD-Rom invece che disco
ottico per es.).
Nuove direttive all’impianto del capitolo 12 sui seriali, mirano a stabilire i
livelli descrittivi per le risorse reperibili sul Web, gli e-journal, i database in aggiornamento programmato, le pubblicazioni a fogli mobili e un po’ tutte le risorse in
continuazione.
L’orientamento più recente è quello di abolire la parte 1 delle Regole per riorganizzarla in un’unica struttura più uniforme rispetto ai formati e simile alla struttura
ISBD, evolvendo verso registrazioni basate sull’espressione legate ai record per specifiche manifestazioni, secondo la terminologia dei requisiti funzionali (FRBR).
Anche la struttura ISBD è sottoposta a progressive modifiche, seguenti al
contemporaneo modificarsi dei supporti della comunicazione e della informazione: si pensi alla struttura di ISBD(S) già revisionata nel 1988.
Il dibattito sulla registrazione catalografica dei seriali si è ulteriormente evoluto per la descrizione di quelle unità che non sono strictu sensu un seriale, pur
rivestendone alcune caratteristiche: le risorse integrative, le risorse in continuazione nei formati a stampa e nei formati elettronici disponibili sui siti Web.
Il gruppo di lavoro della Library del Canada, nominato dall’Ifla per la revisione degli standard per i seriali, collabora con i membri della rete ISSN e delle
AACR per ridurre al massimo le differenze fra i reciproci standard, cosicché anche
la rete di ISSN sta rivedendo le proprie impostazioni.
Ad analogo processo di revisione sono sottoposte le ISBD(CM), per i materiali cartografici disponibili in rete.
Le stesse ISBD(ER) dal 1997 sono in fase di revisione per adeguarle non solo
a risorse testuali monografiche, ma seriali, in continuazione e cartografiche. 31
L’orientamento più recente è quello di revisionare l’intero impianto ISBD
quando sia necessario ricorrere a più di una ISBD per realizzare un record bibliografico.
L’impulso dato dall’IFLA alla comunicazione fra biblioteche attraverso lo
scambio di record bibliografici costruiti con standard internazionali per la descrizione dei diversi formati e l’impianto dato dalla struttura delle ISBD per il trattamento nelle biblioteche, ha contribuito, dal ‘69 ad oggi, al superamento delle barriere linguistiche di comunicazione.
Si è aperta la strada al controllo bibliografico internazionale e si è favorita la
conversione dei record bibliografici in formato leggibile dall’elaboratore, garantendo il controllo di autorità per le scelte realizzate e disponibili per gli utenti delle
biblioteche.
Le risoluzioni della 39ª Conferenza dell’IFLA di Grenoble del 1974 definirono compiti e finalità del Controllo Bibliografico Universale quale sistema mondiale e di azione permanente:
31
Dorothy MCGARRY, ISBD (CR) e ISBD (CM): Problemi nella catalogazione delle risorse elettroniche
in continuazione e dei materiali cartografici, in http://w3.uniroma1./ssab/er/programma,htm.
291
La comunicazione in biblioteca
a) per migliorare e adeguare le infrastrutture di comunicazione
b) per sostenere le professioni della documentazione e delle biblioteche nell’esercizio di servizi qualificati di accesso ai bisogni informativi delle utenze
c) per garantire programmi internazionali di cooperazione per il controllo e
lo scambio delle informazioni bibliografiche su base nazionale
d) per sostenere la condivisione internazionale delle procedure di identificazione registrazione e diffusione dei formati per le registrazioni.
Il risultato di questo lungo processo è stato l’adozione internazionale del
formato MARC, divenuto poi MARC2, quale condizione strutturale fondamentale perché i dati organizzati in condivisione ISBD potessero essere gestiti, immagazzinati e trasferiti nei regimi della cooperazione bibliotecaria.
Come è noto, dopo le sperimentazioni di adattamenti su scala nazionale
(UKMARC in Gran Bretagna, ANNAMARC per la bibliografia italiana a cura
dell’ICCU), negli anni ‘70 si è giunti all’adozione di un unico formato, l’UNIMARC,
condiviso su scala internazionale, interfacciato e armonizzato con ISBD e sottoposto a revisione conseguentemente alle revisioni degli standard descrittivi.
Nella relazione svolta al citato convegno di Roma sulle risorse elettroniche,
Scolari ha, inoltre, sottolineato la progressiva armonizzazione dei formati bibliografici MARC e UNIMARC agli standard descrittivi per le risorse elettroniche e
per i seriali. L’adeguamento del formato UNIMARC allo standard descrittivo ISBD
(ER) ha sollecitato alcune attente riflessioni sullo standard stesso, suscitate dalla
consapevolezza della natura e funzione diversa dello standard e del formato, ma
che diventano occasione di valutazione per l’obiettivo che si propongono di rendere agevole e diretta la registrazione bibliografica per gli utenti finali di risorse elettroniche locali e remote.
In particolare, nella presentazione dell’etichetta UNIMARC 215, che corrisponde all’area 5 ISBD della ‘descrizione fisica del materiale ’ si precisa che “l’etichetta è ripetibile solo nel caso di kit multimediali, secondo la corretta opzione
prevista da sempre in ISBD(G)”32 ma non in maniera altrettanto chiara viene espressa
nella introduzione all’area 5 di ISBD(ER).
Infatti, ISBD(ER) seguendo la precedente impostazione di ISBD(NBM) e di
ISBD(CF) consiglia di realizzare differenti registrazioni bibliografiche o di replicare l’area 5 per i diversi supporti e facendo corrispondere una riga ad ogni descrizione specifica.
Ma se questa indicazione vale per i kit multimediali, come regolarsi per documenti uguali ma su supporti diversi?
La duplicazione dell’etichetta, in questo caso, metterebbe l’utente di fronte a
scelte alternative, mentre sarebbe più opportuno descrivere uno dei formati in area
5 e l’altro in nota, evitando la duplicazione dell’area per i manuali di accompagna-
32
Antonio SCOLARI, Le risorse elettroniche in UNIMARC, in http://w3.uniroma1./ssab/er/programma.htm
292
Enrichetta Fatigato
mento per i quali lo standard stesso prevede la segnalazione nella sotto area del
materiale allegato 5.4.
Inoltre, l’etichetta MARC 856 corrisponde alla nota relativa alle modalità di accesso a risorse elettroniche remote di ISBD(ER) e si trova al di fuori del blocco delle
note perché non si tratta di una nota descrittiva vera e propria, fra l’altro poco formalizzata dallo standard stesso, ma di un legame che, nei cataloghi automatizzati, è attivabile
dall’utente stesso e gli consente di accedere direttamente alla risorsa remota.
Una differenza comprensibile per la natura e gli scopi eminentemente descrittivi dello standard e del formato che consente l’accesso alle descrizioni in rete.
L’etichetta 856, già presente in MARC21, ora in UNIMARC comprende numerosi sottocampi di vasta formalizzazione per un pieno e flessibile uso nei sistemi
in rete. A differenza di MARC 21 che la prevedeva anche nelle registrazioni di
documenti a stampa che rinviassero a loro versioni elettroniche intere o parziali,
UNIMARC la impiega solo per la localizzazione del materiale in versione elettronica, utilizzando l’etichetta 452 (altra edizione su diverso supporto) per il legame
fra la versione elettronica e quella presente in un altro media (opera posseduta in
formato cartaceo e su CD-ROM), lasciando all’utente che naviga in OPAC di scegliere tra i due formati descritti usando l’etichetta 488 per quei legami più generici
e meno diretti fra versioni non identiche, ma affini e più o meno ampi.
Le note descrittive di ISBD perciò sono piuttosto carenti, non consentendo
nella loro articolazione le relazioni di collegamento fra opere ed opere, azione più
tipica della ricostruzione della storia bibliografica dei documenti, per esempio dei
seriali.
Il succo, se si vuole, potrebbe essere quello della tendenza nei fatti, non ancora
però nelle versioni disponibili di ISBD a una descrizione bibliografica più
smagrita in cui non sono impropriamente inseriti dati che pertengono non alla
descrizione ma ad altri ‘luoghi’ della registrazione catalografica. Parrebbe legittimo sperare in una evoluzione delle varie ISBD, che tenga davvero in conto
i risultati di FRBR, anche se le bozze circolanti di prossime revisioni paiono
soprattutto preoccupate, magari giustamente, di conservare un forte legame
con le precedenti edizioni e quindi il travaso di FRBR nelle ISBD sembra essere tutt’altro che immediato.33
Ora, al di là delle pessimistiche previsioni di Scolari, guardiamo a quali linee
di orientamento possono condurre le armonizzazioni dei formati e l’omogeneizzazione degli standard, in particolare per il mediatore bibliotecario e per la nuova
utenza dell’era digitale.
Credo che la pubblicazione dei Requisiti Funzionali per Record Bibliografici
rappresenti il momento in cui l’interesse prevalente della catalogazione si volge
33
Ibid.
293
La comunicazione in biblioteca
dalla definizione di criteri certi per la descrizione dei documenti all’elaborazione di dispositivi per mettere quegli stessi documenti in relazione fra loro.
Gli oggetti vengono, dunque, correlati, piuttosto che essere semplicemente
descritti.
Tessere la rete delle relazioni esistenti fra documenti è una procedura che richiede competenze specifiche e la creazione di una nuova figura di bibliotecario in grado di sovrintendere alla costituzione dei collegamenti fra le registrazioni.34
Gli impegni più recenti dell’IFLA, riferiti al convegno romano dalla Plassard
dell’IFLA, a proposito dello sviluppo e uso di tecnologie elettroniche nei diversi
contesti bibliotecari, sono particolarmente attenti e mirati “a promuovere la biblioteconomia globalmente, in particolare attraverso la fornitura di accesso eguale ai
programmi di alfabetizzazione sull’informazione, e la conservazione del patrimonio documentario mondiale”.35
Un progetto di grande portata realizzabile attraverso il potenziamento di
tecnologie ad impatto economico ridotto, che coinvolge più direttamente le agenzie bibliografiche nazionali (NBA), la gestione controllata dei diritti, l’adeguamento
degli standard descrittivi e classificatori alle risorse disponibili in rete.
Anche l’ISBD Review Group e lo Standing Committee Section on Cataloguing
dell’IFLA lavorano alla revisione in atto dell’impianto ISBD e alla loro integrazione e conformazione ai Requisiti Funzionali per i Record di Base descrittiva, anche
per le risorse elettroniche e i seriali.
Analogo impegno viene profuso dall’IFLA per la condivisione internazionale di direttive standard per l’authority control, anche dei rinvii e dei soggetti, a seguito delle novità introdotte dalle reti e dai nuovi standard che li descrivono, per
consentire gli accessi.
La ricaduta di tutto questo impegno della comunità internazionale dei bibliotecari (tratteggiato fin qui solo nelle linee essenziali), come è ovvio, si registra
anche negli assetti di realizzazione e gestione degli OPAC.
La Plassard aggiunge: “Un altro progetto iniziò nel 1996 quando i colleghi
finlandesi suggerirono alla Division of Bibliographic control and UBCIM un progetto finalizzato alla produzione di direttive per migliorare la visualizzazione degli
OPAC e il recupero”. 36
La realizzazione delle OPAC Guidelines è ormai in stato di avanzata realizzazione e dovrebbe essere pubblicato prima della Conferenza IFLA del 2002 di
Glasgow.
34
Paul Gabriel WESTON, Catalogazione bibliografica : dal formato MARC a FRBR, in «Bollettino AIB»,
marzo 2001, pp.270-271.
35
Marie-France PLASSARD, La risposta dell’IFLA, in http://w3.uniroma1./ssab/er/programma.htm
36
Ibid.
294
Enrichetta Fatigato
Antonio Scolari37 ha ripercorso l’iter storico degli OPAC negli usi delle biblioteche a partire dagli anni ’60, fino alla recente e concreta necessità di una attenzione degli enti di normalizzazione e standardizzazione alla verifica dei requisiti di
base di un sistema di automazione.
L’evoluzione delle ricerche per adeguare le tecniche di registrazione catalografica a formati standard e ai principi catalografici uniformi e standardizzati (di
cui nei paragrafi precedenti si è offerto un profilo d’insieme e aggiornato agli ultimi
interventi riferiti durante il congresso di Roma) ha consentito l’ampliamento delle
possibilità di accedere negli OPAC a liste uniformi di autori, titoli e soggetti e di
usare l’accesso alle keyword attraverso la logica booleiana, migliorando per gli utenti
la visualizzazione dei vari formati della registrazione bibliografica e assimilando le
pratiche di ricerca alla funzionalità delle basi dati on-line con possibilità di accesso
all’informazione senza intermediatori, facilitati dagli help contestuali alle schermate di ricerca, per accessi più o meno esperti.
L’applicazione dello standard Z 39 50 consente l’ampliamento delle funzioni
per l’information retrieval e, attraverso la prima fase di incasellamento delle specifiche UNIMARC nei campi strutturati del protocollo, ha reso possibile la ricerca
bibliografica sui cataloghi in linea delle biblioteche.
Il passo successivo è stato quello di creare protocolli connection - oriented, che
cioè consentissero di poter preservare i dati di ricerca ottenuti in un set su cui l’utente
potesse intervenire successivamente per perfezionare o riordinare i dati raccolti.
L’espansione della ricerca tramite Z39 50 su reti diverse per tipologie di host
collegati e per basi dati disomogenee quali quelle presenti in Internet, favorisce
l’utente che con un medesimo linguaggio di ricerca accede a più fonti catalografiche
mantenendo il dialogo con i diversi ambienti di ricerca per tutto il periodo di durata della sessione di lavoro.
L’applicazione del WEB in biblioteca accoppiato allo standard Z39 50 supera gli accessi alle fonti documentarie in forma unidirezionale e consente la
strutturazione del formato catalografico di recupero dati in ambiente ipertestuale
e in cui, a partire da una query è possibile accedere a nuovi set di risultati, attraverso link previsti.
Dal punto di vista dei metodi di interrogazione accanto alla classica ricerca tramite operatori booleiani si incomincia a intravedere l’integrazione anche negli
OPAC di metodi. Noti da tempo e utilizzati nel mondo dell’informazione in
linea, basati sull’analisi della rilevanza delle registrazioni trovate durante la ricerca e sulla loro presentazione ordinate sulla base della rilevanza; collegata a queste
metodologie di ricerca è anche la cosiddetta retroazione di rilevanza (relevance
feedback), un processo secondo cui il giudizio di rilevanza o di non rilevanza,
espresso da un utente a proposito di un documento, viene rinviato al sistema di
37
Antonio SCOLARI, Efficacia vs Facilità? Linee di evoluzione degli OPAC, in O. FOGLIENI (a cura di), La
Biblioteca amichevole, Milano, Editrice Bibliografica, 2000.
295
La comunicazione in biblioteca
information retrieval che può così correggere il valore di rilevanza del documento, presentandolo in successive ricerche simili sulla base del nuovo peso attribuitogli.38
12. Il reference per la Biblioteca Provinciale di Foggia
Quale può essere la ricaduta delle considerazioni fin qui tratteggiate per il
contesto della Biblioteca Provinciale di Foggia in cui l’assetto attraversa la fase di
ibridazione dei servizi?
Le risorse elettroniche stanno affiancando le tradizionali dotazioni patrimoniali e lo strumento comunicativo esercitato attraverso il reference non può prescindere dalla consapevolezza del contesto su cui attestare le ipotesi di lavoro per il
recupero dello storico gap funzionale di servizi e il progressivo avvicinamento agli
standard medi nazionali di qualificazione di proposte e prestazioni.
Il reference deve necessariamente essere la rifrazione speculare dell’impegno
profuso per:
a) l’ammodernamento e l’informatizzazione degli impianti
b) il potenziamento e la valorizzazione delle risorse umane (organiche, a contratto determinato, in outsourcing e, da ultimo, di volontariato qualificato)
c) i nuovi percorsi che l’introduzione e il potenziamento della mediazione
catalografica elettronica lasciano intravedere
d) la creazione di macro-aree funzionali alla riorganizzazione dei servizi
e) la riqualificazione, l’aggiornamento e l’arricchimento delle collezioni, anche attraverso l’ingresso delle risorse elettroniche locali e remote.
È, peraltro, in via di definizione compiuta la costituzione del Polo di Foggia
del Servizio Bibliotecario Nazionale.
Elemento determinante, per scongiurare definitivamente il riverbero negativo
sui servizi ad assetto elettronico del mancato collegamento alla base di cooperazione
nazionale, in particolare e non solo, in relazione alle azioni di deposito legale e di
InterLibrary Loan (prestito interbibliotecario) e di Document Delivery (fornitura di
documenti) e di cooperazione catalografica, ma anche per il governo, su base consortile,
e con prevedibile risparmio di economie, degli accessi in rete alle risorse elettroniche
di periodici, di spogli di articoli e di banche dati specialistiche che hanno, tutti, nei
servizi di reference la prima interfaccia con la possibile utenza.
È assolutamente necessario concentrare la tenacia del governo politico di definitiva transizione, portando a buon fine le azioni e le intese che portino la Provinciale
in S.B.N., perché dall’appena trascorso solipsismo cartaceo, non si cada nel solipsismo
dell’elettronico a rete locale, non essendo assolutamente qualificante per l’offerta di
38
Ibid, p. 152.
296
Enrichetta Fatigato
servizi, sopperire alla mancanza della cooperazione bibliotecaria in rete con la sola,
pur valida, disponibilità degli accessi Internet predisposti nelle singole sale.
L’altro aspetto che si vuole in premessa sottolineare è contenuto nella caratteristica propria del reference alla Provinciale di Foggia, che per un periodo di tempo non quantizzabile si collocherà nella grande area della trasformazione dei servizi sostenuti da procedure cartacee e manuali (e mai, nel passato, sistematicamente
analizzati e monitorati anche con semplici operazioni di rilevazione cartacea delle
utenze e degli usi), a procedure di progressiva ibridazione elettronica di prestazioni e di funzioni.
Occorre condividere un prerequisito mentale fondamentale, consistente nella convinzione che ancora per qualche tempo si dovrà convivere con l’habitus
metodologico dell’esplorazione di sistemi possibili, valutando volta per volta, in
itinere, le situazioni come si manifestano e come gli addetti ai servizi li presentano,
alternando il cartaceo all’elettronico locale, all’on-line e agli usi remoti.
Siamo in una fase di trasformazione aperta, in cui ogni previsione ha il carattere dell’impossibile, ove non esistono procedure che possano darci la sicurezza di
evitare errori, pericoli e responsabilità.
Sorregge questa fase:
a) la certezza salda della mission dell’Istituto diretta alla fornitura di servizi
informativi che dovranno virare dai sistemi per il possesso dei documenti
ai moderni regimi di accesso alle fonti
b) la certezza che la suddetta virata non potrà prescindere dal costante monitoraggio dell’adeguatezza dei regimi di servizio individuati, al fabbisogno informativo non solo espresso, ma soprattutto disorientato
c) la certezza che le competenze professionali di tutti gli addetti alla mediazione catalografica non basta più che siano biblioteconomicamente qualificate
nella gestione sempre più integrata di tutti i formati di manifestazione dei
documenti, (realizzata anche attraverso la necessaria e improcrastinabile
implementazione dell’uso di tutti moduli dell’applicativo SEBINA), ma che,
da subito, siano orientate all’intersezione degli stessi, con abilità all’uso dei
sistemi informatici, non solo di natura locale e non solo di natura catalografica
(consultazione di banche dati su Cd-Rom, accesso a siti selezionati e abilità
alla navigazione orientata)
d) la certezza che queste abilità professionali dovranno non solo garantire gli
usi, ma accogliere, interpretare e orientare i livelli di manifestazioni di bisogni informativi, spezzando il tradizionale concetto di servizio e di prestazioni a vettore unidirezionale e bibliotecariocentrico, favorendo nell’utenza
la consapevolezza di essere una risorsa ‘aggiuntiva’ per lo sviluppo dei servizi stessi, attraverso la progressiva disintermediazione di alcune prestazioni e l’intermediazione a tutela della qualità e autorevolezza delle fonti.
Parlando di reference sarà più opportuno distinguere ed intersecare alcune
funzioni.
La prima è il reference di gestione, l’altra il reference di servizio.
297
La comunicazione in biblioteca
Il primo è l’ambito più tipicamente collegabile alle funzioni direttive che, in
quanto area di gestione propriamente detta, nell’avvalersi di un grado di coordinamento e studio intende, evidentemente, dotare il reference di un impianto che, a
parere di chi scrive, non potrà che essere a forte impatto valutativo e in cui i gradi
della valutazione varieranno con il variare degli assetti: dalla attuale fase di preibridazione fino all’auspicata costituzione di sistemi informativi integrati a scala
settoriale (le Sale) e a scala macrodimensionale (tutto il regime dei servizi).
Un’impostazione che certamente non ingabbi l’ibridazione bibliotecaria in
atto in schemi, modelli procedurali, modulistica, tabelle e statistiche, e meno che
mai in caselle di bilancio.
Da subito è opportuno si qualifichi una erogazione di servizi informativi
guidata e sostenuta non da criteri assertivi, ma da atteggiamenti di permeabile attenzione e ascolto interno ed esterno, per offrire proposte culturali e di servizio
improntati alla flessibilità, e orientati a produrre efficienza ed efficacia.
L’uso flessibile di questi strumenti, sostenuto dall’incremento della intermediazione gestita con il software SEBINA, il confronto con standard, linee guida,
esempi di best practice qualifica il riassetto globale della Biblioteca Provinciale.
Le recenti Linee guida per la valutazione dei servizi nelle biblioteche pubbliche39 sono un valido e utile strumento base per attenersi agli standard nazionali
condivisi per il monitoraggio e la valutazione delle prestazioni delle biblioteche ed
ad esse si farà, d’ora in poi riferimento per sperimentare le misure e gli indicatori
previsti anche nella BPFG.
L’ uso incrociato delle 12 misure e dei 15 indicatori, così come suggerito nel
capitolo sulla rilevazione dei dati potrà incrementare la lettura dei servizi con una
attenzione particolare alla tipicità dei rapporti utente/documento/bibliotecario come
realizzato nella BPFG, per invertire il tradizionale segmento unidirezionale dei servizi all’utente, attraverso il potenziamento delle operazioni di alfabetizzazione e di
cooperazione dell’utenza stessa, sicché possa emergere un nuovo pubblico, risorsa
aggiuntiva per l’adeguamento e la flessibilità di servizi.
Questa sperimentazione proposta nella logica di servizi integrati partirà con
la nuova sede riservata ai Centri di documentazione.
È qui proposto uno schema dei campi da sottoporre ad analisi e valutazione
per il potenziamento del reference di gestione (la lettura, la comprensione e l’adozione pratica di questo schema è possibile solo con l’impiego contestuale delle Linee Guida per la valutazione redatte dall’AIB):
a) Area servizi al pubblico: descrizione con incrocio dei punti 1.2 e 2.2
b) Popolazione: rilevazione su basi comunali con disaggregazione per sesso
ed età, condizione lavorativa, titolo di studio.
c) Acquisti: rilevazione fatta a fine anno con modulo 3.1 e annotazioni al
punto 2.1
39
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE, Gruppo di lavoro “Gestione e valutazione”, op.cit.
298
Enrichetta Fatigato
d) Dotazione documentaria: rilevazione annuale con modulo 3.2-2 ed estensione alle altre misure rappresentate dalle classi e all’intersezione con le
localizzazioni
e) Iscritti al prestito: rilevazione annuale a gestione automatizzata attraverso il potenziamento dell’uso del software di gestione. Incroci principali
con le basi dati ISTAT sulla popolazione complessiva e per classi d’età
,sesso, titolo di studio e professione. Intersezione con la dotazione documentaria.
f) Prestiti: rilevazione a scadenze preordinate e con gestione automatizzata.
Incrociare con le Annotazioni 2.9 e con la dotazione documentaria 1.3
Altri incroci: ILL (InterLibrary Loan) in entrata e uscita
Con orari, giorni e mesi
Con le sezioni specifiche della BPFG
g) Periodici correnti: rilevazione come da annotazione 2.6 incrocio con il 6
Prevedere registrazione collegamenti in linea.
h) Personale: rilevazione annuale presenze per media settimanale
Verificare lo stato della cooperazione territoriale per alcune metodiche
(catalogazione, prestiti...) per stabilire la ricaduta del carico di lavoro sul
personale interno. (Le Linee guida non lo prevedono per i sistemi bibliotecari esistenti, ma per quelli in via di realizzazione può essere utile cogliere l’incidenza del fenomeno attraverso gli assi di contatti/mese, contatti/tipo di esigenza, tipo di contatto (telefonico, postale, @mail)
i) Transazioni informative:
distinguere fra direzionali escluse (anche se talora può essere utile v.
ZWEIG40 ) e informative: rilevazione a campione di 3 settimane modello
3.6 -7-8
definire la natura e le articolazioni in
- deterministiche
- probabilistiche
definire il grado di risposta in:
- completate
- non completate
- riorientate
l) Orario di apertura: rilevazione a fine anno per l’orario medio di apertura
modulo 4 3.3
Consente una verifica puntuale componendo in fasce orarie e usando le
annotazioni 2.5
m) Visite: la carta d’ingresso consente la rilevazione delle presenze quotidiane 3.7 9
Registrare il numero delle visite guidate.
Valutare le frequenze per mostre ecc…
40
Douglas ZWEIZIG - Eleanor Jo RODGER La misurazione dei servizi delle biblioteche pubbliche, Roma,
A.I.B., 1987.
299
La comunicazione in biblioteca
13. Area servizi al pubblico
La recente risistemazione delle sale e la prevista qualificazione degli spazi
destinati ai Centri di documentazione consente di integrare la rilevazione spaziale,
prevista dalle Linee guida, con alcune osservazioni
1. potenziamento del livello ‘comunicativo’ con l’esposizione
- all’ingresso della pianta generale della biblioteca
- all’ingresso delle sale delle specifiche piante topografiche
e con l’adozione diffusa della segnaletica , a norma ISO, per gli spazi dedicati a :
a) postazioni per il reference di servizio
b) studio
c) ricerca
d) lettura
e) incontri
f) conferenze o tavoli di lavoro
g) uso di particolari media
h) uso di particolari strumenti (fotocopie, ecc.)
i) particolari età o categorie di utenti
2. composizione dello spazio fisico in modo che si percepisca l’integrazione
e la continuità fra le aree e, all’interno di queste, fra i vari media, salvaguardando
all’utente la percezione della completezza dell’offerta informativa congiunta
all’unitarietà del sistema organizzativo (questo aspetto è dettagliato nel punto sulla
dotazione documentaria).
3. proiezione negli spazi virtuali della rete della continuità delle azioni svolte negli spazi fisici (è chiaro che mi riferisco alla vasta area coperta dalle operazioni
di intermediazione/disintermediazione. Ogni sala dovrebbe, in modo aggiuntivo,
disporre di una ‘bacheca di sala’ uno spazio fisico, oltre a quello virtuale già esistente, attraverso cui facilitare la spontaneità di comunicazioni e suggerimenti pragmatici
e non necessariamente finalizzati a bisogni informativi ma che certo darebbe l’idea
di un servizio più ‘amichevole’)
4. conversione nella postazione del reference di servizio di tutte le possibili
forme di informazioni delle attività svolte, in corso o in progetto, per chi non necessariamente consulta il sito, (in verità il vero potenziamento del reference passa
proprio attraverso questa metodica che è assolutamente necessaria venga da subito
acquisita in modo diffuso)
5. apertura di uno spazio nel sito per il servizio di reference
6. predisposizione di aree virtuali (presso l’indirizzo del reference) e/o cartacee (da consegnare e raccogliere presso l’area del servizio reference) di interlocuzione sistematica, continua e ricorrente con l’utenza: questionari, desiderata (come
già esistenti), verifiche e monitoraggio sui percorsi tracciati.
7. elaborazione di database per la lettura ‘ragionata’ dell’interlocuzione
in raccordo fra coordinamento e responsabile del servizio reference, per racco300
Enrichetta Fatigato
gliere le indicazioni da sottoporre alla valutazione della Direzione
8. verifica periodica delle pagine web al fine di modularle al variare dei percorsi individuati
In una postazione centrale di accoglienza e di primo livello al 1° piano, nella
zona contigua all’area dei cataloghi generali cartacei e on-line è posizionato il servizio di reference di 1° livello.
La centralizzazione di quest’area favorisce la mediazione fra utente e primo
assetto del recupero informazioni.
Il bibliotecario addetto a questo tipo di reference è a disposizione del pubblico per fornire
a) orientamento all’uso della biblioteca
b) informazioni dettagliate sulla biblioteca, le sue collezioni e i suoi servizi ,
c) informazioni su altre biblioteche
d) orientamento e assistenza alla consultazione dei cataloghi cartacei e on-line
e) orientamento e assistenza nell’utilizzo dei repertori cartacei, on-disk, on-line
f) prestito interbibliotecario e fornitura di documenti
g) informazioni editoriali
h) guida, orientamento e promozione della lettura
i) raccolta di suggerimenti per la predisposizione di servizi e il miglioramento di prestazioni.
Presso la postazione di questo servizio reference sono disponibili a pronta
consultazione
a) guide ai servizi della città e provincia
b) guide alle manifestazioni culturali ricreative della città e provincia
c) guide alle novità librarie e documentali
Dalla zona di centrale di prima accoglienza l’utente potrà essere orientato
verso altre aree di reference più generale o speciale sulla base delle nuova configurazione di spazi e servizi ad assetto integrato di risorse disponibili.
14. Popolazione
L’analisi del ‘profilo di comunità’ cui si riferiscono i servizi di biblioteca è
condizione di essenziale portata per le azioni di reference a cui le Guidelines for
public libraries emanate dall’IFLA hanno dedicato un riguardo del tutto particolare e attento, rimarcato anche dalle Linee Guida dell’AIB,41 che consigliano di
monitorare la distribuzione e le trasformazioni dei flussi d’utenza per fasce d’età,
sesso, status professionale e livello d’istruzione.
41
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE, Gruppo di lavoro “Gestione e valutazione”, op. cit.
301
La comunicazione in biblioteca
La gestione automatizzata dell’ingresso consente di verificare questi dati con
buona facilità ma queste informazioni di per sé non bastano.
Perché sia efficace la nuova proposta di servizi, così come va delineandosi
nella BPFG, è necessario disporre di analisi incrociate sulle basi anagrafiche per
comuni della provincia, e fonti ISTAT sulla distribuzione della popolazione, i dati
sui profili delle aree, industriali agricole e residenziali, sulle caratteristiche dettagliate delle reti di comunicazione (S.S. S.P., autostrade, ferrovie, autobus urbani ed
extraurbani), sviluppo dei piani regolatori, insediamenti scolastici e universitari e
centri di formazione professionale.
Un buon servizio di reference dovrà sistematicamente, con somministrazione
di questionari o brevi interviste mirate.
a) contribuire all’esame della provenienza geografico-urbanistica della propria utenza e, dell’abilità agli spostamenti, usando specifici sistemi di trasporto
b) incrociare questo esame con gli assetti economico-produttivi presenti sul
territorio di provenienza
c) valutare l’incidenza dei bisogni espressi dai pubblici diversi per condizione sociale, provenienza etnica o per disabilità fisiche
d) studiare i contesti culturali ambientali, evidenziando la frequenza, per
specificiche aree di eventi culturali e per il tempo libero
e) confrontare l’appartenenza a gruppi associativi e partecipativi (politici,
religiosi, sindacali, sportivi)
f) esaminare gli atteggiamenti verso lo studio, la ricerca, la lettura, l’aggiornamento culturale e professionale, le occasioni di svago e tempo libero
(frequenza di concerti, di mostre, conferenze, sale cinematografiche discoteche ecc..).
15. Acquisti e dotazione documentaria
Queste due macro-aree vengono analizzate congiuntamente e di seguito all’area dedicata alla popolazione, perché entrambe non possono essere realizzate
senza una attenta analisi del profilo di comunità emergente e del fabbisogno informativo connesso alla consistenza delle collezioni.
L’obiettivo finale dovrebbe consentire al reference di gestione, di redigere la
Carta delle Collezioni, con l’ausilio degli addetti al servizio di reference per la fase
di rilevazione dei profili di interesse della comunità.
Per Carta delle Collezioni si intende uno strumento agile di tutela del bisogno del lettore di disporre di un servizio bibliotecario attrezzato e rispondente alle
necessità informative espresse, ma soprattutto latenti.
Alla definizione della Carta si giungerà:
302
Enrichetta Fatigato
a) favorendo l’adesione a forme di cooperazione interbibliotecaria territoriale e remota
b) coordinando gli acquisti fra le aree e/o sale
c) coordinando gli acquisti su scala territoriale
d) specializzando il patrimonio documentario (anche attraverso scorpori dei
fondi esistenti) per aree tematiche significative e caratterizzanti la stratificazione storica dei fondi della biblioteca, ma anche le aree di nuova istituzione e sperimentali
e) integrando nelle aree tematiche i molteplici, diversi supporti di manifestazione dei documenti.
f) revisionando e aggiornando le raccolte con sistematicità (tasso di invecchiamento dei contenuti, stato di conservazione, tasso di uso o prestito
verificato attraverso la statistica elaborata dal software SEBINA)
g) predisponendo, a cura della Direzione, nel manuale operativo interno, le
procedure e le griglie di riferimento per la scomposizione del patrimonio
h) specializzando l’area del servizio reference
i) definendo le finalità, le procedure e le periodicità delle valutazioni
l) stabilendo un protocollo sui criteri base (vetustà, deterioramento)
- sulla periodicità delle operazioni di revisione
- sulle griglie per selezione dei riacquisti
- sulle destinazioni al deposito
- sugli scarti e le alienazioni
- sugli standard minimi per anno, documenti e supporti a dimensionamento
integrato.
m) testando continuamente il dimensionamento (per eccesso o difetto) in rapporto all’utenza reale (verifica d’uso)
n) valutando il grado di aggiornamento in rapporto all’entità economica e
alla tipologia del supporto (cartaceo o in linea)
A proposito delle procedure per gli acquisti e per la specializzazione delle
aree tematiche, in particolare va detto che un primo, significativo passo è rappresentato dalla centralizzazione delle funzioni di proposte acquisti (nel regime cartaceo
sfuggivano a forme di condivisione conoscitiva) e che ora potrà contribuire a instaurare il regime di cooperazione interna dei bibliotecari.
La conseguente notifica dell’arrivo degli ordini consente agli addetti alle transazioni informative di favorire con buona tempestività il possesso in visione di quei
documenti acquistati, perché segnalati dagli utenti, attraverso i desiderata e di verificare contestualmente la progressiva immissione dei relativi record bibliografici
nell’OPAC.
È necessario porre massima attenzione allo sviluppo delle collezioni attraverso un progetto organico di sviluppo con un impegno pari a quello riservato alla
mediazione catalografica.
Occorre che ci si sposti dalla visione culturale incentrata essenzialmente sulla
capacità e sensibilità del bibliotecario di incrementare le raccolte attraverso l’uso
303
La comunicazione in biblioteca
delle produzioni editoriali e il contatto con i potenziali utenti, ad una politica di
sviluppo delle collezioni che integri la selezione con l’organizzazione e informazione catalografica, con la guida, l’orientamento e l’assistenza all’uso degli strumenti, con gli aspetti promozionali e di invito alla lettura, sottoponendo e registrando le valutazioni dei risultati per l’aggiornamento o la revisione delle scelte.
Metodologie di questo tipo consentono di chiarire progressivamente
a) i profili delle comunità di riferimento
b) la finalizzazione delle aree della biblioteca
c) le metodologie di valutazioni e misurazioni delle utenze
d) la specializzazione dei settori disciplinari e le disponibilità di budget da
assegnare rispettivamente
Strumento può essere la comparazione qualitativa e quantitativa ottenuta
- con cataloghi di altre biblioteche e centri di documentazione
- con elenchi di periodici curati da enti specializzati in ambiti disciplinari
particolari
- con cataloghi di editori
- con elenchi di spogli di riviste realizzati da banche dati specializzate
- bibliografie prodotte da specialisti della materia.
e, inoltre, la predisposizione di
a) questionari di valutazione di pertinenza qualitativa e specialistica
b) worksheet
c) sviluppo della cooperazione territoriale
- per orientare verso biblioteche specializzate
- per avviare rapporti territoriali di ILL e DD
- per il coordinamento degli acquisti per le aree diverse
16. Prestiti, iscritti al prestito e transazioni informative
Attualmente non è possibile gestire i prestiti globalmente tramite le registrazioni nell’OPAC.
Perciò anche per le operazioni di prestito locale, come per gli acquisti, un
database nell’Intranet può favorire la notifica diffusa delle operazioni riguardanti i
documenti presenti nelle sale e nei depositi e che ancora sono rappresentati nei
cataloghi cartacei.
È un modo per registrate e condividere alcuni passaggi, ma anche per non
disperdere le notizie sugli usi, le utenze, le frequenze, le sale a maggior impatto di
richieste, la natura dei prestiti.
È inevitabile che, contestualmente sia stato implementato l’impianto tecnologico attraverso l’uso del modulo di gestione del prestito nel software SEBINA
alimentato dall’incremento dei record bibliografici.
Da questo incremento di prestazioni dovrà scaturire la riqualificazione, ormai in uso in tutti i regimi bibliotecari ad impostazione elettronica, degli strumenti
304
Enrichetta Fatigato
operativi e del servizio, governando la transizione dai tradizionali moduli cartacei
alla modulistica elettronica e allo scanner con l’adozione dei quadri di riferimento
strutturali per le funzioni di ILL e DD.
Nell’area delle transazioni hanno snodi peculiari i servizi di InterLibrary
Loan e Document delivery.
Tradizionalmente sono stati inquadrati rispettivamente il primo quale relazione fra biblioteche, il secondo come tempo dedicato all’interno del prestito
interbibliotecario per la trasmissione fisica dei documenti e fornitura di articoli di
riviste in fotocopia o in formato elettronico.
L’orientamento più recente assegna al primo il prestito fra biblioteche e la
fornitura di articoli di periodici via fax (vedi raccomandazioni IFLA), al secondo la
fornitura (senza obbligo di resa) di documenti in copia identica all’originale attraverso il database elettronico travalicando i limiti propri delle singole biblioteche
(evidente al riguardo il vantaggio della cooperazione) e riqualificando totalmente
l’information retrieval.42
La questione posta non è mera esercitazione astratta di percorsi identificativi.
Si tratta di inquadrare il problema per quel versante che interseca, nel servizio di reference, il prestito interbibliotecario con lo sviluppo delle raccolte e delle
collezioni, attraverso le procedure di acquisizioni e di verifica delle consistenze dei
periodici posseduti, con la finalizzazione e gestione delle aree tematiche realizzabili
nella BPFG con processi di spostamento delle localizzazioni e con operazioni di
scarto.
Va realizzata la rilevazione statistica su
a) distribuzione e gestione delle utenze per età, sesso, professione e residenza
b) tempi e costi
c) controllo del traffico di prestiti interbibliotecari
d) verifiche di efficienza
e) rapporti fra prestiti in originali o in altra forma o supporto
f) verifica delle aree disciplinari maggiormente investite dai prestiti, attraverso sondaggio a scadenza semestrale
g) distribuzione geografica dei richiedenti e dei fornitori anche commerciali
per misurare il livello dell’efficacia del servizio.
h) rispondenza delle dotazioni patrimoniali ai bisogni degli utenti
i) incidenza dei prestiti in rapporto alla vetustà dei fondi
Questa totale trasformazione del servizio è ormai nodale per l’intero regime
bibliotecario ed è accompagnato dai protocolli specifici per gli standard dedicati,
ISO 10160 e 10161, e le loro successive riedizioni e ampliamento, che consentono
l’ILL in rete fra hardware e software diversi per la gestione delle transazioni realizzate (vedi Scolari, Standard OSI).
42
Brunella LONGO, I servizi di reference nell’era dell’accesso, in «Biblioteche oggi», aprile 2001, p.42-56.
305
La comunicazione in biblioteca
Inoltre lo sviluppo del regime di cooperazione sulla base dei propri registri
statistici rappresenta senza dubbio un vantaggio notevole per bypassare le questioni tariffarie partecipando ai progetti nazionali di adozione di regimi di reciprocità
degli scambi, realizzando così l’abbattimento dei costi.
A questo servizio va dedicato personale altamente specializzato sia perché è
un arco di intervento sottoposto a progressive mutazioni e ibridazioni anche in
ambito internazionale (vedi i rapporti con l’OCLC) sia per i sistemi di archiviazione
e transizione delle ricerche, sia per l’individuazione dei fornitori più o meno efficienti sia per una riduzione dei costi a parità di servizi.
17. Periodici correnti
L’implementazione dell’uso del software SEBINA nel modulo di gestione
dei periodici correnti trova una necessità impellente anche per l’accesso alle informazioni tramite l’OPAC.
L’occasione consente la verifica sulle consistenze, le aree di stoccaggio, le
classi CDD, e le testate che dovranno essere spostate nelle aree tematiche speciali.
All’area di servizio reference dovranno pervenire i periodici di prima informazione bibliografica ed editoriale.
Per alcune testate potrà avanzarsi il collegamento fra l’OPAC e il WEB dove
sono presenti i collegamenti alle testate di periodici in linea sia in forma di siti che di
pagine di aggiornamento quotidiano
Sarebbe interessante se la nostra Biblioteca aderisse a progetti nazionali ed
internazionali di spogli da periodici, sarebbe occasione per vincere le nicchie di
operatività improduttive per ricaduta sui servizi e, certo, qualificherebbe l’espressione delle professionalità locali e gratificherebbe la condivisione allargata di nuove
metodiche.
18. Personale
In conclusione, per la vasta opera di ibridazione del sistema biblioteca emerge la necessità di una più fluida circolazione di messaggi e comunicazione di confronti metodologici perché le prassi siano sempre più uniformi e condivise fra tutti
gli addetti ai servizi.
A riguardo molto utile sarà la realizzazione di Workshop per temi specifici e
competenze funzionali, così come individuato dalla Direzione per accompagnare
questo progetto con sondaggi interni che avvicinino le scelte al reale fabbisogno di
formazione e aggiornamento continuo e ricorrente.
Il punto del servizio reference collaborerà per la distribuzione e raccolta dei
sondaggi, seguendo le disposizioni di merito.
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Enrichetta Fatigato
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