A PESCI IN FACCIA - Canestro Alessia
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A PESCI IN FACCIA - Canestro Alessia
Categoria di partecipazione: ADULTI Opera edita di riferimento : La Sacra Bibbia; Vangelo di Marco 6, 30-44 Titolo del racconto: A pesci in faccia "Ehi G. chiedono altro branzino laggiù!” "G questo lo mandano indietro perché dicono che è un po' insipido " "Capo, chiedono se il pane lo abbiamo anche integrale, o in alternativa se possono avere dei grissini”. "Presto, presto G! Altro vino rosso per il tavolo sette!" .... Ed è davvero in momenti come questi che un uomo vorrebbe essere un Dio, per avere la pazienza e la forza di sopportare tutto ciò. Sono arrivati in cinquemila...non si tratta di banali quaranta coperti, ma di cinquemila bocche da sfamare. Cinque. Mila. Bocche!! Rumorose, affamate, fameliche, lussuriose e golose bocche. E ognuno vuole una cosa diversa: chi il pesce lo preferisce in crosta, chi invece lo può mangiare solo se cotto al vapore; chi "per me il cartoccio è davvero il top!" e chi reputa la mia cucina roba da dilettanti. E si aggiungono le intolleranze al grano, le allergie all'olio, la celiachia e le signorine a dieta, che " il pane? No! Tutti questi carboidrati mi si posano proprio sui fianchi... Non voglio mica sembrare una balena quest'estate in spiaggia!"... Sono andato via da casa per coronare il mio sogno di sempre: nutrire il popolo! Sognavo un mio ristorante, sognavo stelle Michelin e citazioni d'autore sui quotidiani nazionali; mi auguravo ottimi feedback su TripAdvisor e, perché no?, magari essere premiato dal Gambero Rosso. Iniziai a cucinare tra i fornelli della capanna in cui nacqui; era un posticino davvero grazioso, se ci ripenso. Era piccolo, accogliente, caldo anche negli inverni più freddi; dormivamo in comodi letti di paglia ed eravamo riusciti a costruire anche una stalla completa di asini e buoi. Per non parlare delle stelle che si vedevano in cielo quando la sera mi mettevo naso all'aria e pensavo a cosa avrei fatto della mia vita. Ed è proprio in una sera come queste che iniziò il mio calvario: vidi in cielo la cometa più luminosa di sempre, espressi il solito desiderio di diventare da grande un lavoratore realizzato, e solo allora capii. Avevo bisogno di andare via, tentare la fortuna e provare a coronare il mio sogno: sarei diventato il più grande chef del mondo! Pur sapendo cucinare solo un paio di piatti della tradizione, e avendo da poco imparato la vecchia ricetta segreta conservata dalla mia famiglia su come produrre vino avendo a disposizione solo otri colmi d'acqua, decisi di sfidare la sorte; feci di tutta fretta i bagagli, salutai mamma, papà, patrigno, amici e fedeli compagni e me ne andai carico di sogni, speranze e buone intenzioni. A ogni passo il mio cuore era più leggero e sentivo di essere in cammino per la più grande avventura della mia vita! Il "cucina da Dio" (così decisi di chiamare il mio progetto imprenditoriale) non impiegò molto tempo a decollare. Misi insieme un ottimo staff: assunsi dodici giovani ragazzi; essi dovevano gestire la sala, prendere ordinazioni, servire ai tavoli, intrattenere i clienti giunti e riordinare ogni sera il locale....fu per questo che iniziai a rivolgermi loro appellandoli "A posto li!". Ogni sera arrivava sempre un po' più gente; la voce del locale si sparse in maniera quasi virale e tante persone vennero a provarlo influenzate forse dalla novità, o probabilmente dalla possibilità di assaggiare originali piatti a base di pesce, accompagnati da un ottimo vinello. A tal proposito ricordo quando, proprio a causa di questo "ottimo vinello" vidi un cliente, di nome Lazzaro, stramazzare a terra dopo aver alzato un po’ troppo il gomito. Era lì che si trascinava- evidentemente ubriaco!- sul pavimento del locale, importunando i commensali, quando decisi che era davvero troppo: stava rovinando la nomea del "cucina da Dio", rispettabilissimo ristorante frequentato da gente (per lo meno!) sobria. Allora mi avvicinai a Lazzaro, e con decisione gli dissi, afferrandolo per la collottola e guardandolo negli occhi:"Lazzaro, basta! Ora alzati e cammina; ti voglio fuori da questo posto in tre minuti!". Fu la prima e ultima volta che fui preso da una così forte rabbia. Eh si: ho imparato che certe volte non basterebbe nemmeno avere la pazienza di un santo, perchè quando si ha a che fare con personaggi eccessivi o davvero molto fastidiosi è facile scordarsi di contare fino a dieci prima di agire! In ogni caso, nonostante le più disparate vicende che mi trovai a dover gestire e i personaggi più strani con cui venni in contatto, il mio progetto stava davvero andando a gonfie vele ed io, di fronte a questo gran successo improvviso, gioivo e mi credevo fortunato... Mi guardo ora: ho le occhiaie, non riesco a riposarmi da un paio di giorni sopraffatto dalla marea di clienti che si riversano nel locale senza sosta; sto appassendo… i miei capelli un tempo lunghi e fluenti ora sono ispidi e brizzolati. Le mie mani sono callose. Ho un così forte cerchio alla testa che mi pare di indossare una corona di spine che mi perfora il cervello. Mi specchio sul dorso di un cucchiaio e non vedo più il giovane aitante che ero, ma vedo solo un povero ragazzo, figlio di un falegname e di una santa donna, costretto a sacrificare la propria vita dietro le lamentele di un pubblico sempre più pretenzioso! Basta, ho deciso..con dolore ma, infine, ho deciso. Come sempre il mio staff si raduna al termine della cena nel retro del ristorante per far due chiacchiere e rilassarsi un po'; si mangia qualche panino e si beve un po’ di vino tutti assieme… I dodici “A posto li” sono seduti accanto a me: c’è chi si fuma una sigaretta, chi telefona alla moglie per darle la buonanotte, chi sta giocando a Candy Crash ed esulta superando il livello centosessanta. È il momento perfetto per fare il mio annuncio, prendo coraggio e: “Signori, devo dirvi una cosa… Vi comunico che quella di sta sera è stata la mia – oddio che fatica dirlo davvero!- ultima cena. Ho deciso di cambiare vita e dire basta alla frenetica gestione di un ristorante. Ma questo locale non andrà perso: ho intenzione di lasciarlo a voi, che sono sicuro saprete renderlo ancora migliore! Presto allora, brindiamo ad un felice futuro con questo nostro vino: prendete, e bevetene tutti!”. Festeggiamo fino all’alba; domani partirò.