Il capitalismo sta trascinando il mondo nell`abisso

Transcript

Il capitalismo sta trascinando il mondo nell`abisso
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
Il capitalismo sta trascinando il mondo nell'abisso
giovedì 16 ottobre 2008
Il capitalismo sta trascinando il
mondo nell'abisso
Solo una rivoluzione socialista può salvare
l'umanitÃ
Â
dichiarazione del Segretariato
Internazionale della
Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta
Internazionale (Lit-QI)
Â
Â
Â
L'anno 2008 sarà ricordato per l'esplosione di una delle più grandi
crisi della storia del sistema capitalistico. Quella che sembrava essere una
crisi ciclica come molte altre, è apparsa presto nelle sue reali proporzioni.
Dal 15 di settembre, con il fallimento della banca Lehman Brothers, si è diffuso
il panico nei mercati capitalistici del mondo intero. Sono fallite o crollate
alcune delle maggiori banche degli Stati Uniti ed Europa. L'offerta di credito è
congelata in modo generalizzato. Né le istituzioni finanziarie né i singoli
capitalisti prestano denaro. La mancanza di credito minaccia di paralizzare
l'economia statunitense, al punto tale che la Fed (la banca centrale degli Usa)
sta prestando direttamente denaro affinché le imprese possano funzionare
-attività che è assolutamente al di fuori delle sue normali attribuzioni. I
governi dei principali Paesi imperialisti sono intervenuti, iniettando più di
mille miliardi di dollari nelle banche e nell'economia. Ma questo non ha fermato
la crisi. Giorno dopo giorno si succedono le cadute più grandi della borsa degli
ultimi decenni. Solo nella prima settimana di ottobre, le borse di tutto il
mondo hanno accusato perdite globali di 6,2 mila miliardi di dollari nel valore
delle azioni. Sono a rischio le azioni delle maggiori imprese del mondo, come la
General Motors e la Exxon, finora considerate solide. Questa è, senza alcuna
esagerazione, la situazione dell'economia mondiale.
Il "pacchetto" di misure
recentemente approvato da otto Paesi europei -che stanzia più di duemila
miliardi di dollari per soccorrere le banche- e altre misure simili dei governi
degli Usa (250 miliardi di dollari), Australia e Paesi del Medio Oriente,
nonostante costituiscano il più grande intervento statale nel sistema
finanziario mondiale, non riusciranno a invertire la crisi né ad ostacolare la
recessione. Possono forse riuscire a calmare i mercati per qualche giorno, ma
gli effetti globali di questa gigantesca operazione su bilanci, debito pubblico
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
e indici di inflazione dei Paesi coinvolti possono generare ripercussioni ancora
più gravi.
La crisi dell'economia capitalistica è una realtà che oggi è al
centro di tutti gli avvenimenti mondiali. Peraltro, è un processo che è appena
all'inizio e colpirà , in misura maggiore o minore, tutti i Paesi. Senza dubbio,
le ripercussioni più gravi ricadranno sui lavoratori e i poveri di tutto il
mondo.
Il sistema finanziario degli Stati Uniti e dell'Europa sta fallendo.
La Banca Lehman è fallita, Merril Lynch è stato assorbito dalla Bank of America,
Bearn Stearns è stato rilevato da Morgan Stanley, Wachovia è passata a Wells
Fargo e Goldman Sachs ha messo in vendita il suo pacchetto azionario. Fannie Mae
e Freddie Mac, le due maggiori imprese nel ramo ipotecario degli Stati Uniti,
sono fallite e sono state nazionalizzate dal governo statunitense. E' fallita
anche l'assicurazione Aig (la più grande degli Usa e del mondo). Lo stesso è
successo a Washington Mutual, la più grande banca del settore immobiliare degli
Usa.
Questa rapida polarizzazione di capitali nel sistema finanziario si è
estesa su scala internazionale: la Hbos inglese è stata acquisita da Lloyds e la
spagnola Santander ha rilevato le succursali di Bradford e Bingley. I governi
europei sono stati obbligati a intervenire per salvare la Banca Fortis (la più
grande del Belgio), la Hbos e la Bradford-Bingley (entrambe inglesi), e la Hypos
Real Estate, principale banca di finanziamento immobiliare della Germania.
Il governo britannico ha statalizzato parzialmente le banche più importanti
del Paese, iniettando 50 miliardi di sterline in questi istituti, ricevendo in
cambio una parte delle loro azioni. Si è trattato di una "nazionalizzazione" per
salvare i banchieri, perché lo Stato ricapitalizza le imprese ma le lascia nelle
mani dei banchieri. Il governo degli Usa e altri governi di Paesi imperialisti
seguono questo esempio.
C'è stato un gigantesco "falò" di capitale fittizio
in questo breve periodo: titoli "tossici", ipoteche che non potevano essere
pagate dai debitori, azioni sovrastimate, ecc. Ma ci sono state anche perdite di
capitale reale, principalmente dei fondi pensione e dei piccoli investitori che
avevano scommesso su titoli e azioni.
Ormai la recessione colpisce diversi
Paesi capitalisti imperialisti, a cominciare dagli Usa, e si va estendendo a
tutto il mondo. La Francia ha già dichiarato due trimestri di seguito di
crescita negativa. Il Giappone ha subito una caduta del 2% del Pil nel secondo
trimestre di quest'anno. La recessione è già iniziata in Italia, Inghilterra e
Spagna. Sono in recessione anche alcuni dei Paesi più deboli d'Europa, come
l'Islanda e l'Irlanda. Si è avuta un calo delle vendite di automobili negli Usa,
con una media del 30% in settembre. La General Electric, una delle più grandi
aziende del mondo, ha subito un calo del 12% delle sue vendite e cerca
finanziamenti.
Non è possibile prevedere se questa recessione durerà solo due
o tre anni o se inaugura un lungo periodo di depressione simile a quello che si
aprì dopo la crisi del 1929. Non è casuale che la maggioranza degli economisti
borghesi e dei leader politici menzioni la crisi del '29, o per negare che il
mondo sta per entrare in un periodo simile a quello o per mettere in guardia
sulle similitudini tra i due processi e allertare contro il rischio che la crisi
si sviluppi verso una situazione simile o peggiore. La crisi del 1929 è un
fantasma che spaventa la borghesia mondiale perché essa sa che significherebbe
un periodo prolungato di declino del capitalismo, con enormi conseguenze
politiche.
In ogni caso, l'attuale crisi già è, come minimo, la crisi
maggiore dell'economia mondiale dal 1929. Certamente ci saranno Paesi colpiti di
più e altri di meno, ma nessuno di essi sarà immune dagli effetti della
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
recessione avviatasi nei Paesi imperialisti.
Inoltre, questa crisi economica
ha una particolarità che la rende superiore alle crisi precedenti, più diffusa e
devastatrice di quelle della decade del 1990: il suo epicentro è negli Stati
Uniti, la più grande economia del mondo, il cuore dell'imperialismo. Ciò
moltiplica e potenzia al massimo la sua estensione e la sua profondità . I Paesi
più fragili, i Paesi dipendenti, non hanno possibilità di fuga dai suoi
effetti.
Â
L'evoluzione della
crisi
L'attuale crisi ha fatto la sua comparsa, in un primo
momento, sotto la forma di una crisi del settore immobiliare negli Stati Uniti.
Negli ultimi anni, le banche statunitensi hanno offerto in forma molto diffusa
crediti ipotecari per l'acquisto di immobili ad acquirenti ad alto rischio
("subprime"), riscuotendo elevati interessi.
Queste ipoteche erano
"impachettate" da grandi compagnie ipotecarie e trasformate in titoli per essere
negoziati sul mercato da mediatori e banche di investimento, raccogliendo così
più capitali e permettendo che le compagnie offrissero un credito maggiore.
I
titoli sono stati garantiti da compagnie di assicurazioni e valutati come
affidabili da agenzie di rating, come la Standard & Poor's. In
questo modo, i titoli sono stati acquistati da investitori di tutto il mondo,
attraverso le grandi banche e i fondi pensione.
Questo schema speculativo,
paragonato alle famose "piramidi", è iniziato a cadere quando è stato evidente
che milioni di acquirenti degli immobili non erano in grado di pagare le
ipoteche. Le banche hanno cominciato allora a riprendersi le case dei debitori
insolventi. La grande offerta di immobili che ne è risultata ha fatto abbassare
bruscamente i prezzi e reso evidente che banche, imprese venditrici, compagnie
immobiliari, compagnie di assicurazione e investitori in generale non solo non
avrebbero ottenuto profitti ma avrebbero subito pesanti perdite sul capitale
investito.
La crisi finanziaria attuale è un'altra manifestazione di quel
processo permanente di crescita-espansione-crisi-depressione tipico del sistema
capitalistico, che vive crisi cicliche dall'inizio del XIX secolo, in un
movimento permanente di equilibrio e disequilibrio. Ogni crisi, tuttavia, ha le
sue particolarità e dimensioni. La crisi attuale si esprime in forma
particolarmente violenta a causa della del capitalismo imperialista e della
lotta di classe nell'epoca che viviamo. In realtà , le contraddizioni che ora
esplodono si sono sviluppate lungo un corso di vari anni.
Durante la decade del 1990 e all'inizio del
secolo XXI, dopo decenni di crisi, l'imperialismo riuscì a inaugurare un periodo
di espansione e di crescita grazie allo sviluppo gigantesco dello sfruttamento
dei lavoratori di tutto il mondo e attraverso un vero e proprio processo di
ricolonizzazione dei Paesi sfruttati. Ciò si produsse in varie forme:
- con
la restaurazione del capitalismo in Cina, Russia e negli Stati operai dell'Est
europeo e dell'Asia. Ciò permise che l'imperialismo sfruttasse direttamente i
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
lavoratori di questi Paesi, soprattutto della Cina che si trasformò nella
"fabbrica del mondo", pagando salari da fame e ricavando così una enorme massa
di plusvalore;
- con l'apertura di nuovi mercati per i prodotti delle
multinazionali nei Paesi dove si andava restaurando il capitalismo e anche nei
Paesi dove si imposero i Trattati di Libero Commercio (Tlc);
- con il
fallimento dei monopoli statali per lo sfruttamento delle ricchezze naturali dei
Paesi poveri, seguita da una rapina di queste risorse da parte delle
multinazionali;
- imponendo un ampio e generalizzato processo di
privatizzazioni delle aziende statali e dei servizi pubblici, che permise alle
aziende imperialiste di sfruttare direttamente ampie fasce di lavoratori dei
Paesi dipendenti e degli stessi Paesi imperialisti e di ottenere enormi
guadagni, ciò che prima avveniva solo in forma indiretta;
- creando nuove
modalità per incrementare lo sfruttamento del lavoro salariato, la cosiddetta
"flessibilità del lavoro", cioè: la esternalizzazione, l'introduzione di
infiniti tipi di contratti precari, l'eliminazione di importanti conquiste dei
lavoratori, l'aumento della giornata lavorativa, ecc.
Tutte queste forme di
sfruttamento e di espansione dei mercati permisero un aumento del saggio di
profitto (che è il rapporto in percentuale tra il plusvalore -cioè quella parte
del valore prodotto dal lavoratore che non gli viene pagato col salario e di cui
si appropria il capitalista- e l'insieme del capitale investito dal capitalista,
cioè macchine, materie prime, trasporti, salari, ndt). Le nuove tecnologie
digitali facilitarono la crescita della produttività e la creazione di un
mercato finanziario mondiale che funziona on-line, permettendo un ritmo
istantaneo di ripartizione dei benefici e di accumulazione e sovraccumulazione
di capitale.
Tutti questi processi resero possibile l'estrazione di una
enorme massa di plusvalore. Si produsse una enorme sovraccumulazione di
capitale. Ma la sovraccumulazione di capitale genera una caduta del saggio di
profitto nella misura in cui la parte superiore dell'equazione, il plusvalore,
rimane uguale, ma la parte inferiore (il capitale investito) aumenta. Di qui la
ricerca da parte del capitale di nuovi investimenti dove ottenere, il più
rapidamente possibile, guadagni per invertire la caduta del saggio di
profitto.
Durante le ultime decadi, questa sovraccumulazione di capitale ha
provocato un grande aumento del capitale fittizio, cioè del capitale che non è
investito direttamente nella produzione, ma piuttosto nella speculazione, nelle
sue diverse forme.
In generale, questa gran massa di capitali disponibili
viene iniettata di nuovo nell'economia sotto forma di una enorme offerta di
credito (azioni di borsa, titoli, titoli di debito pubblico, crediti per
l'esportazione, crediti per le imprese, credito al consumatore), sul quale i
capitalisti sperano di ottenere una renumerazione maggiore e più rapida di
quella ottenuta con la produzione. Ma questo movimento provoca un brutale
indebitamento, non solo dei singoli consumatori, ma anche delle imprese e
perfino degli Stati. Il debito pubblico degli Stati Uniti, per esempio, ha giÃ
raggiunto l'incredibile cifra di 13 mila miliardi di dollari.
Quando si
produsse l'ultima crisi mondiale, nel 2001-2002, l'imperialismo cercò di
attenuarne gli effetti e di produrre un nuovo ciclo di crescita diminuendo, tra
le altre misure, il tasso d'interesse e facilitando ancora di più l'offerta di
credito. In questo modo riuscì a stimolare il consumo e a recuperare per un
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
breve periodo il saggio di profitto. Ciò si combinò con un'altra politica
fondamentale del governo Bush: l'avvio della guerra in Irak e Afghanistan,
accrescendo fortemente la spesa militare e stimolando così una crescita
generalizzata dell'industria militare e dei settori legati alle forniture per le
Forze Armate.
Tuttavia, entrambi questi metodi comportarono solo un rinvio,
cioè riuscirono appena ad alleggerire la crisi del 2001-2002 ma al contempo
aumentarono le contraddizioni del capitalismo statunitense. Da un lato,
portarono a livelli insopportabili l'indebitamento generalizzato delle imprese,
dei consumatori e dello Stato. Dall'altro, l'eroica resistenza delle masse
irakene e afgane produsse una crisi politica nell'imperialismo e una estensione
al di sopra di ogni aspettativa delle guerre e, conseguentemente, della spesa
pubblica e del debito dello Stato.
Ecco perché questa crisi è particolarmente
esplosiva. Perché, in aggiunta alla natura comune a tutte le crisi del
capitalismo (che consistono in una caduta verticale del saggio di profitto e in
un disequilibrio che porta a una crisi di sovrapproduzione) questa crisi
contiene un ulteriore elemento che funge da moltiplicatore. Stiamo parlando
della crisi del sistema finanziario degli Stati Uniti e dell'Europa che, a causa
della internazionalizzazione del capitale e dello sviluppo spettacolare della
tecnica, coinvolge rapidamente il mondo intero, estendendo l'enorme
indebitamento dei consumatori, delle aziende, degli Stati.
Â
Il presunto
"disaccoppiamento" dei Paesi emergenti è una farsa
La famosa
tesi del "disaccoppiamento" (decoupling, ndt) dei cosiddetti "Paesi
emergenti" che, in quanto presunte potenze in ascesa, sarebbero scampate alla
crisi, si è rivelata un mito. Esiste un'unica economia e un unico mercato
mondiale. Le economie nazionali sono parte de questo tutto e sono subordinate ad
esso. Come dicevamo, il centro della crisi è nella principale economia del
pianeta, gli Stati Uniti, ciò che determina che i suoi effetti si estendano alle
economie di tutti i Paesi, tanto più i Paesi con una economia più debole o
subordinata.
I Paesi "emergenti" già stanno risentendo gli effetti della
crisi. La crisi finanziaria ha già colpito la Russia dove, in una settimana, le
sedute della Borsa sono state interrotte quattro volte con l'intento di impedire
la fuga di capitali. Nella sola giornata del 6 ottobre, la Borsa di Mosca è
scesa del 19% e il governo è stato obbligato a sospendere il funzionamento della
Borsa per due giorni per evitare che cadesse completamente il sistema
finanziario.
In America Latina le cose non sono diverse. All'inizio, i
governi latinoamericani, come quello di Lula e di Cristina Kirchner, hanno
cercato di minimizzare la crisi mentre lasciavano che i banchieri e i
capitalisti internazionali e nazionali ritirassero i loro capitali con guadagni
enormi, approfittando degli alti interessi pagati dai governi e dei pagamenti
del debito estero e interno.
Ora, la crisi mondiale sta rendendo instabili
queste economie in vari modi, sia per la fuga di capitali, sia per la caduta
delle esportazioni e per il rallentamento della produzione agricola e
industriale, frutto della caduta dei consumi dei Paesi imperialisti. Tutto ciò
conduce alla recessione. L'illusione del "disaccoppiamento" è svanita e, ora,
gli stessi governi che prima ignoravano la crisi pretendono di scaricarne i
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
costi sulla classe lavoratrice e sulle masse popolari.
Le affermazioni
secondo cui il Brasile o l'Argentina, o altri Paesi periferici, non sarebbero
stati colpiti dalla crisi non ha come obiettivo solo quello di coprire
l'inazione di questi governi. Oltre a ciò vi è una chiara intenzionalità : i
governi di Lula, Cristina Kirchner e gli altri vogliono "anestetizzare" la
classe operaia e le masse popolari, disarmarle e legare loro le mani perché
accettino passivamente di pagare i costi della crisi, e vi si trovino coinvolti
senza essere preparati alla lotta di vita o di morte contro il
supersfruttamento, la disoccupazione e la fame che già si annuncia
all'orizzonte.
Â
La crisi economica
provocherà una enorme crisi sociale
Come in tutte le crisi
dell'economia capitalistica, la borghesia mondiale ha già iniziato a scaricare i
costi sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari. Le prime
manifestazioni di ciò sono le restrizioni del credito ai consumatori e l'aumento
dei prezzi. Per esempio, nei soli Stati Uniti più di un milione e settecentomila
famiglie sono state sfrattate dalle loro case perché non erano in grado di
pagare il mutuo. Ma l'attacco che sta per arrivare sarà ancora peggiore.
La
recessione provocherà un aumento enorme della disoccupazione. Solo negli Usa giÃ
750 mila persone hanno perso il lavoro. Prima dell'esplosione dei mercati
finanziari, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro prevedeva che, nel mondo,
5 milioni di lavoratori si sarebbero aggiunti alla popolazione disoccupata, nel
corso di quest'anno. Ora, questo numero dovrà essere rivisto al rialzo.
I
lavoratori immigrati nei Paesi imperialisti, originari di Paesi poveri, saranno
i primi a soffrire la disoccupazione, l'aumento del lavoro precario e le
legislazioni speciali per immigrati promosse dai governi. La crisi economica e
la disoccupazione porteranno anche a una crescita della xenofobia e del
razzismo, come già si vede in Italia e in Austria.
Peraltro, in più di trenta
Paesi poveri già era in corso una crisi sociale causata dall'aumento del prezzo
dei generi alimentari e degli idrocarburi. In questi Paesi, la recessione e la
disoccupazione produrranno una vera ecatombe sociale.
I riflessi della crisi
economica tra i lavoratori sono in netto contrasto con i privilegi dell'alta
borghesia. Il capitalismo cerca di salvare le banche con finanziamenti pubblici
che, nei soli Stati Uniti già assommano a più di 1000 miliardi di
dollari.
Come si rapporta questa cifra di fronte ad altre impellenti
necessità dell'umanità ? Secondo l'Onu, per fornire di acqua potabile tutto il
pianeta, sarebbero necessari 32 miliardi di dollari. Secondo la Fao, per
risolvere il dramma dei 925 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo,
sarebbero necessari 30 miliardi di dollari. Quantità infime se confrontate con
l'immensa fortuna destinata a salvare le banche coinvolte nella crisi
finanziaria.
Oltre a questo, un'altra bugia è svelata. Per decenni la
propaganda neoliberale ha fatto l'apologia delle privatizzazioni, della libertÃ
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
dei capitali di circolare liberamente, obbedendo solo alle "leggi del mercato".
Ora invocano disperatamente, in realtà pretendono, una iniezione di denaro
pubblico per coprire le loro perdite. Ciò che stanno dicendo è che in una fase
di crescita economica e alti profitti è giusto privatizzare lo Stato, ma che in
momenti di crisi e di grandi perdite lo Stato deve finanziare i capitalisti.
Privatizzare i profitti e socializzare le perdite: ecco la logica del
capitalismo.
Non tutti saranno colpiti dalla crisi nello stesso modo. I
lavoratori perdono le loro case e il loro lavoro, e in tanti sono minacciati
anche dalla fame. Tanti borghesi, invece, la cui speculazione ha condotto le
banche al fallimento, conservano privilegi scandalosi, osceni. Dirigenti di
banche fallite hanno ricevuto "liquidazioni" e indennità milionarie. Richard
Fuld, che dirigeva la banca Lehman Brothers, chiusa a settembre, ha avuto una
liquidazione di 45 milioni di dollari. Stan O'Neal della banca Merryl Lynch,
rilevata dalla Bank of America, è andato in pensione con 161 milioni di dollari
di indennità .
Ma che nessuno si inganni: i costi di questa benevolenza con le
grandi banche e i loro dirigenti sarà pagato dallo Stato con denaro pubblico,
cioè dei lavoratori. Peggio ancora, per far affluire denaro pubblico nel
salvataggio delle banche, i governi capitalisti dovranno aumentare gli attacchi
al livello di vita dei lavoratori. Perché le enormi quantità di denaro
utilizzate per salvare le banche aumenteranno il deficit di bilancio e il debito
pubblico degli Stati Uniti e dei Paesi europei. I governi di questi Paesi
cercheranno di tagliare la spesa sanitaria e scolastica, le pensioni.
Cercheranno anche di aumentare ulteriormente lo sfruttamento dei Paesi
dipendenti, continuando a funzionare come "aspirapolvere di
capitali".
Â
L’imperialismo sta
attraversando una crisi politica
Ci si ingannerebbe pensando
che la crisi si limiterà alla sfera economica. Il collasso economico mostra una
evidente crisi politica nel Paese più potente del mondo. Ciò non è solo il
prodotto di un governo che termina il suo mandato. Uno degli esempi più evidenti
è stato quello della votazione sul pacchetto di aiuti per le banche.
L'amministrazione Bush, con il pieno sostegno dei due candidati alle
presidenziali, Barack Obama e John McCain, e delle direzioni del Partito
democratico e del Partito repubblicano, è stata sconfitta in una prima votazione
in Aula. Oggi, anche dopo l'adozione del pacchetto, la crisi non sembra
arrestarsi. L'amministrazione Bush, la Fed e il Congresso, non hanno il
controllo della situazione né tantomeno dispongono di meccanismi efficaci per
fronteggiare la crisi.
Ma la crisi politica non nasce adesso. È il risultato
della sconfitta dell’offensiva dell’imperialismo americano dopo gli attentati
dell'11 settembre 2001. Questa politica, intrapresa da Bush, prevedeva l’attacco
a tutti i Paesi sfruttati del pianeta, principalmente a quelli possessori di
grandi riserve di petrolio o con posizioni strategiche per il suo
trasporto.
La "guerra al terrore" è servita come giustificazione per
l'attacco all'Iraq e all'Afghanistan. Ma l'eroica resistenza del popolo iracheno
e afgano hanno trascinato le truppe degli Stati Uniti e della Nato in una palude
che non consente più una vittoria militare. A ciò si somma il fallimento
dell'imperialismo nel tentare di bloccare i processi rivoluzionari in America
Latina. Hanno contribuito a questa sconfitta anche la resistenza dei lavoratori
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
latinoamericani immigrati negli Stati Uniti e la lotta dei lavoratori europei
contro le riforme neoliberali.
La crisi politica dell’imperialismo americano
ha decisamente influenzato lo sviluppo della crisi economica in almeno due
aspetti. In primo luogo, perché la resistenza del popolo iracheno e afgano ha
prolungato la guerra per oltre cinque anni, costringendo il governo statunitense
a spendere, finora, più di 800 miliardi di dollari nel conflitto, indebolendo
cosi l'economia del Paese. In secondo luogo, perché il pantano della guerra ha
comportato un prezzo politico per l'amministrazione Bush, rendendola più debole
proprio nel momento in cui doveva affrontare la crisi economica.
Â
Â
Di fronte alla catastrofe provocata dal
capitalismo, solo la classe operaia è in grado di offrire uno sbocco
all'umanitÃ
Durante gli oltre due decenni seguiti alla
restaurazione del capitalismo nei Paesi del cosiddetto "socialismo reale", una
soffocante propaganda, promossa dalla borghesia globale e dai suoi agenti,
strombazzava che il capitalismo è l'unico sistema possibile per l'umanità , fonte
crescente di ricchezza e prosperità per l'intero pianeta. Decretando cosi la
"morte del socialismo".
La crisi dell'economia mondiale viene a ristabilire
la verità . Non sono state le politiche "neoliberiste", gli eccessi speculativi o
la mancanza di regolamentazione a condurre a questa crisi, come credono molti
pensatori borghesi e riformisti. Al contrario, le crisi sono inerenti al sistema
capitalista. Sono proprie della sua essenza.
Il capitalismo è un sistema in
decadenza, che sviluppa tecnologie solo per aumentare i profitti e non per il
bene del genere umano. Anzi, quasi sempre le utilizza per la distruzione
dell’uomo e della natura. Questo sistema ha disperatamente bisogno di guerre per
generare profitti. In esso vige l'anarchia della produzione, il consumo
incontrollato e inutile di una minoranza, il supersfruttamento delle risorse
naturali che provoca un disastro ecologico mondiale e la speculazione
finanziaria. Un sistema in cui l'internazionalizzazione del capitale, che non ha
frontiere, utilizza regolarmente le barriere imposte dalle frontiere nazionali
per reprimere e sfruttare meglio i lavoratori immigrati. Un sistema che,
ciclicamente, offre all'umanità intensi periodi di disoccupazione, fame e
miseria.
Tuttavia, il fallimento di questo sistema è lontano dal significare
una vittoria finale per i lavoratori e per i settori popolari del mondo. Al
contrario, la borghesia imperialista, nella sua decadenza, può trascinare tutta
l'umanità nella barbarie. La crisi non rende l'imperialismo meno pericoloso per
gli sfruttati del mondo. Un mostro colpito, lottando disperatamente per la sua
sopravvivenza, può, nella sua agonia, distruggere tutto ciò che lo
circonda.
La borghesia ha dimostrato ancora una volta che non ha più alcun
ruolo progressista. Si tratta di una classe che cerca solo di difendere i suoi
privilegi e il suo dominio con tutte le armi che possiede. Non riesce a
sviluppare le forze produttive dell’umanità e neanche a soddisfare le sue
esigenze minime. Una minoranza di grandi capitalisti e finanzieri, i proprietari
dei mezzi di produzione e di distribuzione, sfrutta sempre più la maggioranza
della popolazione. Spesso minacciano non solo i nostri posti di lavoro, i salari
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
e le case, ma anche l’esistenza fisica stessa della classe operaia e di tutta
l'umanità . I mass media e i governi ci dicono che non c'è un’altra possibile via
d'uscita, che dobbiamo abituarci e cercare di adattarci perché il mondo va così.
Ma l'attuale crisi del capitalismo produce una grande trasformazione nella
coscienza dei lavoratori. Ogni giorno di crisi porta enormi lezioni pratiche
alla classe operaia di tutto il mondo. I lavoratori vedono quotidianamente gli
scandali finanziari, il brutale aumento delle ingiustizie, la minaccia della
depressione, l’irrazionalità e l'anarchia del capitalismo e del mercato globale.
Ciò si concretizza poi nella dura esperienza della disoccupazione, nella perdita
di conquiste e diritti e nei bassi salari: tutte cose che molti operai dei Paesi
imperialisti dovranno affrontare nel prossimo periodo.
La nuova situazione
mondiale che si apre con la crisi economica porterà il proletariato a vivere una
esperienza concentrata di sfruttamento e sacrifici imposti dal sistema
capitalista, soffrendo in breve tempo esperienze che normalmente si vivono solo
nel corso di molti anni. Ciò consentirà il risveglio di una nuova
consapevolezza, come è recentemente accaduto con le guerre, le aggressioni
imperialistiche e le politiche neoliberiste, in termini di coscienza
antimperialista per le masse popolari dei Paesi sfruttati. Tuttavia, perché
questa nuova coscienza compia un salto è necessario che i lavoratori passino
all’azione.
Solo una azione cosciente della classe operaia è in grado di
offrire un'alternativa per tutti gli sfruttati del mondo. Questa azione deve
iniziare con l'organizzazione della lotta in difesa della sopravvivenza fisica
della classe, delle vite e delle famiglie proletarie, in difesa di centinaia di
milioni di persone minacciate dalla crisi. I lavoratori di tutto il mondo hanno
bisogno di organizzarsi e lottare per difendere i loro posti di lavoro, i salari
e le case; hanno bisogno di mobilitarsi contro gli aumenti dei prezzi, contro il
lavoro precario e per i diritti degli immigrati.
Solo lotte reali (come ad
esempio quella per una scala mobile delle ore di lavoro a parità di salario,
per piani di opere pubbliche per contenere la disoccupazione, per l'adeguamento
delle retribuzioni in linea con l'aumento dell’inflazione, per la fine di tutte
le forme di lavoro precario, ecc.) saranno in grado di affrontare efficacemente
questa crisi. I sindacati, i comitati di fabbrica e le organizzazioni di tutti i
tipi saranno chiamati a svolgere un ruolo attivo in questa lotta, o saranno
destinati a sparire e a lasciare il posto a nuove organizzazioni in grado di
affrontare la sfida. Si renderà necessario trovare una via d’uscita globale e
definitiva che impedisca che l’umanità subisca ancora crisi sempre più violente
e affamatrici. Questa via d’uscita esiste. È necessario pianificare l'economia,
metterla al servizio della soddisfazione delle esigenze della stragrande
maggioranza, dei lavoratori e dei settori popolari, e non più per aumentare la
ricchezza di pochi. Solo questa pianificazione permetterà l’utilizzo razionale
delle risorse naturali e la fine dell’utilizzo predatorio e distruttivo della
natura. Solo un’economia pianificata può porre fine alla fame, alla
disoccupazione e alla miseria. Solo questa pianificazione consentirà il pieno
sviluppo delle tecnologie ed il loro utilizzo a vantaggio delle popolazioni e
per lo sviluppo culturale dell'umanità .
È necessario riorganizzare l'intera
economia mondiale. Ma questo è impossibile senza attaccare le banche, il cuore
dell’economia capitalista imperialista. Oggi, le grandi banche e l'intero
sistema finanziario dominato da loro sono una fonte permanente di anarchia e di
paralisi dell'economia globale. Sono responsabili della scandalosa speculazione
e delle enormi perdite. Ora non prestano più denaro, con un conseguente calo
della produzione, un aumento della disoccupazione e chiusura di imprese.
Non
è possibile riorganizzare l'economia in modo razionale senza spezzare il dominio
delle banche, senza introdurre un sistema unico di investimento e di prestito
sotto controllo statale. Intendiamo la cosa in modo opposto rispetto alle
statalizzazioni sponsorizzate oggi dai governi borghesi, come quello inglese,
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
intese solo a dare denaro statale ai banchieri per permettergli di continuare a
guidare le loro banche.
È necessario espropriare tutte le banche e
nazionalizzare interamente il sistema finanziario degli Stati Uniti e di tutti i
Paesi imperialisti, sotto il controllo dei lavoratori e senza indennizzo per i
banchieri. È inoltre necessario espropriare le grandi imprese imperialiste,
cancellare il debito estero dei Paesi poveri e stabilire una rigido controllo
sui capitali per impedirne la loro fuga verso i Paesi imperialisti. Per porre
termine alla crisi alimentare e alla crescita dei prezzi dei generi di prima
necessità è necessario espropriare le grandi aziende del settore e effettuare
radicali riforme agrarie per dare la terra ai contadini poveri che la lavorano e
ai “sem terra― che vogliono usare le terre per produrre cibo.
Questo
significa costruire una società totalmente diversa. Una società che non vive
sulla base del profitto e che non abbia necessità dello sfruttamento per
sostenersi. Una società solidale con tutti, non basata sulla concorrenza e
sull’individualismo: una società socialista.
I lavoratori, che con il loro
lavoro creano ricchezza, sono in grado di costruire questa nuova società . Ciò
richiederà la sconfitta dell’imperialismo, l’esproprio della borghesia
parassitaria con la relativa presa del potere da parte dei lavoratori che
conduca alla creazione di uno Stato operaio che ci guidi verso questa societÃ
socialista. L'esperienza concreta di una rivoluzione socialista vittoriosa è
stata fatta dal proletariato russo, che ha preso il potere nel 1917 e costruito
uno Stato basato sui Consigli operai (Soviet), al servizio delle grandi masse
popolari. Questa esperienza durò pochi anni e poi degenerò sotto l’influenza di
una burocrazia privilegiata. Nonostante la burocrazia, l'Unione Sovietica ha
dimostrato l'enorme forza di un'economia basata sulla proprietà statale dei
mezzi di produzione (fabbriche, banche e mezzi di distribuzione), sulla
pianificazione dell'economia e sul monopolio del commercio estero. Negli anni
Trenta, quando negli Stati Uniti e in tutto il mondo imperversava la Grande
Depressione, l’Urss sviluppava tassi di crescita annui del 20% o più
trasformandosi da Paese arretrato e rurale nella seconda potenza mondiale in
meno di quaranta anni.
Oggi la classe operaia mondiale si trova di fronte la
sfida di riprendere la strategia della rivoluzione socialista mondiale per
sconfiggere il sistema capitalista imperialista e cosi porre fine per sempre
allo sfruttamento e ai flagelli causati da guerre e crisi economiche.
Però,
senza dubbio, vi è un enorme ostacolo su questa strada, che oggi impedisce al
proletariato di lottare per i suoi obbiettivi storici (tra i quali quello di
difendersi pienamente dagli attacchi del capitale): alla guida della maggioranza
delle organizzazioni sindacali e politiche della classe operaia ci sono
direzioni burocratiche e opportuniste che difendono i loro privilegi e il
sistema capitalista che li produce e mantiene. Questi direzioni traditrici del
proletariato hanno portato a enormi sconfitte in passato e preparano altre
sconfitte per le future lotte.
La lotta spontanea delle masse, per eroica che
possa essere, non porterà mai alla conquista del potere. Per rendere realtà la
rivoluzione socialista mondiale, unico modo per evitare che il mondo cada nella
barbarie, la classe operaia alla guida di tutti gli sfruttati del mondo ha
bisogno di una direzione politica.
Il proletariato ha bisogno di partiti
rivoluzionari in tutti i Paesi, che facciano parte di un'internazionale
rivoluzionaria, fortemente opposta a tutti i partiti e organizzazioni borghesi e
riformiste. Un'Internazionale che presenti un programma che riunisca
l'esperienza e la tradizione internazionali del proletariato a partire dalla
pubblicazione del Manifesto Comunista, 160 anni fa. Che si basi su un'ampia
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
democrazia interna e sul principio organizzativo del centralismo democratico:
completa libertà di discussione, totale unità nell'azione.
La nuova
situazione mondiale aperta dall'attuale crisi economica offre enormi possibilitÃ
per la costruzione di questa Internazionale e delle sue sezioni, i partiti
rivoluzionari nazionali. Questa è la grande sfida e il principale compito dei
rivoluzionari in questa epoca di decadenza del capitalismo. Â
In settembre
di questo anno, mentre la confusione e la crisi si impadronivano delle borse e
di tutte le istituzioni del mondo borghese e imperialista, si compivano i 70
anni dalla fondazione della Quarta Internazionale. La Quarta Internazionale è la
legittima erede delle tradizioni, del programma e dei principi della Terza
Internazionale, fondata da Lenin e Trotsky nel 1919, poco dopo la Rivoluzione
Russa. Trotsky lottò per anni contro la degenerazione dello Stato sovietico e
della Terza Internazionale quando entrambi passarono sotto il controllo della
burocrazia diretta da Stalin.
Il Programma di Transizione (scritto
da Trotsky e adottato dalla Quarta Internazionale come proprio programma di
fondazione), i principi politici e organizzativi dell'Internazionale e il suo
obiettivo strategico continuano a essere più validi che mai. Â
Le seguenti
parole di Trotsky non solo mantengono tutta la loro validità ma esprimono molto
bene l'alternativa drammatica dell'attuale situazione:
"Le premesse
oggettive della rivoluzione proletaria non solo sono 'mature', ma hanno
cominciato a marcire. Senza una rivoluzione socialista, per giunta nel prossimo
periodo storico, una catastrofe minaccia l'intera civiltà umana. E' giunta l'ora
del proletariato, cioè anzitutto della sua avanguardia rivoluzionaria. La crisi
storica dell'umanità si riduce alla crisi della direzione
rivoluzionaria."
Affrontare questa nuova tappa di crisi economica e di
decadenza del capitalismo esigerà dai rivoluzionari del mondo intero la
concentrazione di tutti i loro sforzi nel compito di ricostruire la Quarta
Internazionale, lottando affinché le migliori avanguardie della classe operaia
entrino nelle sue file. Â
Â
(traduzione dall'originale in spagnolo di F.
Ricci e M. Scarlino)
Â
http://www.alternativacomunista.it
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 02:22