La mania dei tulipani

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La mania dei tulipani
La mania dei tulipani
Bruno Codenotti
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Introduzione
Una bolla finanziaria è una situazione in cui i prezzi particolarmente alti
di certe azioni sono sostenuti dall’entusiasmo degli investitori più che da
un’oculata stima del loro valore.
Può ad esempio accadere che i prezzi crescano sensibilmente in un periodo molto breve, sulla base del convincimento che continueranno a salire.
La follia dei tulipani, un singolare fenomeno che divampò in Olanda
nel diciassettesimo secolo, è il primo caso nella storia di bolla speculativa
finanziaria.
Questo evento è diventato un’istruttiva metafora che viene frequentemente utilizzata dagli esperti di economia e finanza per spiegare situazioni
in cui ad un’illusione di massa fa seguito il panico.
In un articolo apparso sul New York Times il 28 gennaio 2011, troviamo
la seguente osservazione:
A distanza di quasi quattrocento anni, noi comprendiamo che la mania
dei tulipani e il conseguente crollo finanziario, sono dipesi dall’illusoria convinzione collettiva che i prezzi potessero solo salire. Ecco cosa sono le bolle
finanziarie: illusioni di massa. È cosı̀ diversa la situazione attuale?
Oltre che un modello per illustrare le condizioni che generano catastrofi
finanziarie, la mania dei tulipani è una vicenda di per sé affascinante, che
ha continuato ad attirare l’attenzione negli ambiti più disparati. Nel 1850
Alexandre Dumas padre scrisse Il tulipano nero, un romanzo di intrighi
sullo sfondo dell’Olanda del 1600, dove tutto ruota intorno al tentativo di
arricchirsi creando l’impossibile tulipano nero1 .
Prima di vedere come andarono i fatti, è utile dare alcune informazioni
sui tulipani e i loro bulbi.
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La leggenda del tulipano nero si è trasformata in realtà nel 1984, grazie alle tecniche
di ibridazione messe a punto dal floricoltore Geert Hageman.
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La riproduzione del tulipano avviene tramite bulbo o tramite seme. A
lato del bulbo principale, si formano piccoli bulbi, detti bulbilli, che si staccano quando i bulbi vengono tolti dal terreno. La riproduzione per divisione
dei bulbilli è molto più rapida rispetto a quella da seme. Una volta piantati,
i bulbilli crescono e producono per la prima volta il fiore nel giro di due o
tre anni, mentre la riproduzione da seme è un processo che dura sette o otto
anni.
È importante sottolineare come il bulbo, a differenza del fiore, non sia
un bene di consumo, ma di investimento, in quanto contiene la promessa di
fiori futuri.
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La vicenda
Nella seconda metà del sedicesimo secolo, l’Olanda era l’economia più forte
e più innovativa di tutto l’occidente e si era dotata di un moderno sistema
finanziario a supporto delle intense attività economiche e commerciali.
Intorno al 1560, dalla Turchia arrivò in Olanda il tulipano, un fiore
che aveva affascinato i viaggiatori occidentali in visita nel Medio Oriente.
All’importazione seguı̀ la coltivazione che avvenne via via su scala sempre
più vasta.
Questa novità floreale venne accolta con entusiasmo dagli olandesi, al
punto che nel 1620, pochi decenni dopo l’avvio della coltivazione, il tulipano
era di gran lunga il fiore più di moda in Olanda, un vero e proprio status
symbol.
La popolarità dei tulipani continuò a crescere e scatenò tra i benestanti
una maniacale competizione, volta ad assicurarsi, a qualunque prezzo, gli
esemplari più rari, più belli o più bizzarri, che le signore sfoggiavano nelle
scollature, come gioielli preziosi. L’offerta delle varietà più richieste era
molto limitata e cosı̀ i prezzi lievitarono alla follia: un bulbo molto pregiato
poteva avere il valore di una casa!
Uno dei fattori che stimolarono la febbre dei tulipani era l’effetto sorpresa: dal tipo di bulbo piantato non era facile prevedere colore e forma del
fiore, che talvolta presentava meravigliose screziature.
Solo molto tempo dopo si è scoperto che l’artefice delle incredibili striature a forma di piuma o di fiamma, le più apprezzate, è il virus del mosaico.
Questo virus, che dal bulbo principale si trasmetteva ai bulbilli, aveva l’effetto di indebolire la pianta, per cui la produzione delle varietà più
ricercate procedeva molto a rilento.
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E cosı̀, a scatenare la febbre dei tulipani sono stati due fattori, entrambi
dovuti al virus: la bellezza e la scarsa disponibilità di questo fiore!
Nel decennio 1620-1630, la produzione del tulipano più famoso, il Semper
Augustus, era nelle mani di un singolo proprietario. Il costo di un bulbo di
Semper Augustus era di mille fiorini nel 1623 e di tremila fiorini nel 1625,
anni in cui il salario annuo medio in Olanda era intorno ai 150 fiorini!
A partire dal 1625, il numero di varietà di tulipani crebbe molto rapidamente, ma l’offerta complessiva rimase piuttosto limitata, in quanto, come
abbiamo già detto, i bulbilli dovevano crescere per qualche anno prima di
produrre il fiore.
Fino al 1633, il mercato dei tulipani presentava le seguenti caratteristiche:
• Era un commercio di lusso, a cui partecipava chi se lo poteva permettere.
• Era un mercato di esperti, ossia di coltivatori e appassionati con conoscenze riguardo i tulipani e la loro coltivazione.
• Le transazioni avvenivano al momento della fioritura, quando la qualità del fiore poteva essere ragionevolmente stimata.
Dal 1634 in poi, la situazione cambiò e divenne pratica comune acquistare in autunno o inverno in vista della consegna a giugno o settembre.
Alcuni commercianti vendevano bulbi per cui avevano stipulato un contratto d’acquisto, ma che non erano in loro possesso. Questo consentiva loro
di trarre profitti, senza dover mai piantare un bulbo di persona. Iniziò cosı̀
il commercio dei tulipani di carta, ossia degli atti d’acquisto, pezzi di carta
che venivano firmati, senza bisogno di mostrare fiori e bulbi.
Nel 1635 venne creata, per il commercio dei tulipani, un’unità di peso,
il perit, e prese piede la vendita a peso, limitata ai bulbi più grossi e pregiati. Si potevano ad esempio acquistare duecento perit di un certo bulbo e
quattrocento perit di un altro.
Questa nuova opportunità ebbe l’effetto di separare il mercato dei tulipani da bulbi specifici e rese possibili transazioni in cui nessuna delle due
parti in causa era a conoscenza dell’effettiva provenienza dei bulbi.
A partire dall’autunno del 1635 il mercato dei tulipani aprı̀ borse in tutte
le principali località dell’Olanda. Non ci si trovava più nei campi dove i bulbi
venivano piantati e i tulipani fiorivano, ma nelle taverne. Lı̀ di discuteva sui
prezzi, si stipulavano accordi, si comprava e si rivendeva dopo poco, e le
quotazioni dei tulipani cambiavano ogni giorno...
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Venivano effettuati acquisti finalizzati solo ai guadagni: si comprava non
perché si desiderasse possedere tulipani, ma perchè si era convinti, di fronte
all’eccesso di domanda, che il valore di quel bene sarebbe aumentato. Le
notizie di ingenti profitti si spargevano velocemente, attirando sempre nuovi
speculatori.
Gli strumenti che permisero agli acquirenti di speculare sui tulipani furono le opzioni di acquisto. Il compratore pagava solamente un acconto sui
bulbi per regolare poi la posizione in un secondo momento. Si era cosı̀ venuta a creare la leva che consentiva di scommettere tanto impegnando poco
denaro.
Si potevano comprare titoli corrispondenti a 200 perit del bulbo A e 300
perit del bulbo B, pagando solo il 10% del prezzo pattuito. Questo contratto
poteva essere utilizzato in un’ottica speculativa, ad esempio vendendo titoli
corrispondenti a 150 dei 300 perit del bulbo B per acquistare titoli per 200
perit del bulbo C, e cosı̀ via.
Alla scadenza del contratto, chi l’aveva sottoscritto doveva naturalmente
pagare il saldo. In realtà ben pochi compratori avrebbero avuto il denaro per
saldare i propri conti, ma nessuno di loro intendeva richiedere la consegna:
compravano tulipani di carta solo per rivenderli dopo poco ricavandone un
profitto.
Il gioco d’azzardo che si era venuto a creare scatenò una spinta al rialzo,
una frenetica corsa ad acquistare e rivendere, nella convinzione che i prezzi
sarebbero continuati a salire.
Dopo che i bulbi vennero piantati nell’ottobre del 1636, i prezzi iniziarono a salire vertiginosamente. L’andamento rialzista proseguı̀ nei mesi di
novembre, dicembre e gennaio. I prezzi più alti vennero pagati a fine gennaio
e nei primissimi giorni di febbraio del 1637.
Dall’ottobre del 1636 a gennaio del 1637, alcuni bulbi erano passati di
mano, nella compra-vendita, fino a dieci volte e il loro prezzo era cresciuto
fino a venti volte.
Il crollo arrivò, improvvisamente e inaspettatamente, nel febbraio del
1637. I prezzi si erano spinti a livelli cosı̀ alti da fare capire agli investitori più
prudenti che era opportuno vendere. Le prime vendite scossero le certezze
di altri operatori, i quali di lı̀ a poco li imitarono, dando origine ad un
effetto valanga, che portò al panico e a vendite forsennate. Un contributo
importante al rapido crollo del mercato fu dato dalla velocità con cui le
informazioni si propagavano nella rete sociale, fitta di legami, che faceva da
sfondo al commercio dei tulipani.
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Nel giro di poche settimane i prezzi vennero trascinati sempre più in
basso, crollando del novanta per cento, finché si arrivò alla sospensione delle
contrattazioni.
La quotazione del singolo bulbo di Semper Augustus perse nel giro di
pochi mesi il 98 per cento del valore raggiunto durante la prima settimana
di febbraio del 1637.
Lo scoppio della bolla condusse alla rovina tanti operatori e originò una
serie di azioni legali da parte di coloro che volevano costringere i possessori
di atti d’acquisto a procedere al saldo dei contratti.
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Conclusioni
La bolla dei tulipani viene spesso accostata a situazioni che si sono verificate nel mercato finanziario dei nostri giorni, in particolare al crollo delle
borse causato dalla crisi del mercato dei mutui subprime. In un articolo
apparso l’11 ottobre 2008 sul New York Times, si leggeva: Non è possibile
che nel sofisticato e computerizzato ventunesimo secolo ci possiamo trovare
a sperimentare lo stesso tipo di panico finanziario – lo stesso genere di dissennatezza finanziaria – che ha colpito l’umanità al tempo della mania dei
tulipani del 1630. È mai possibile?
Purtroppo la sensazione che la finanza non impari dai propri errori
sembra trovare ampie giustificazioni!
Bibliografia
• Mike Dash, La febbre dei tulipani. La prima grande crisi economica della
storia, Rizzoli (2009).
• Alexandre Dumas, Il Tulipano Nero, Sellerio (2008).
• Fabrizio Galimberti, Economia e Pazzia: Crisi finanziarie di ieri e di oggi,
Laterza (2002).
• Peter Garber, Famous first bubbles: the fundamentals of early manias, MIT
Press (2000).
• Charles Mackay, Memoirs of extraordinary popular delusions and the madness of crowds, Londra, Bentley, 1841.
• Joe Nocera, Swept up by insanity of markets, The New York Times, 11
Ottobre 2008.
• Joe Nocera, Inquiry is missing bottom line, The New York Times, 28 Gennaio
2011.
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