Il Dente avvelenato - Psicologi

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Il Dente avvelenato - Psicologi
la macellazione della carne. E come ogni esperta distillazione la masticazione dovrebbe essere
lenta, come quella di un ruminante; così, mentre il dente compie la propria opera la bocca si
accorge del sapore del cibo, ne tasta la consistenza, lo impasta, lo rivolta e poi lo inghiotte.Lo
spuntare dei denti, dunque, segnala a tutti che siamo pronti a fare un primo salto verso quel
“giudizio” col quale dovremmo condurre la nostra vita di adulti; la nostra nascente capacità di
afferrare il mondo, di addentarlo, spezzettarlo per renderlo digeribile ed adatto alla nostra vita.
In una parola che siamo pronti ad aggredirlo (da aggredior, verbo latino che significa andare
verso, quindi dirigerci in una direzione attivamente); ché se così non fosse, dato che abbiamo
perduto gran parte della dotazione istintuale degli animali (i quali conoscono praticamente da
subito e per tutta la vita cosa fare in ciascuna situazione), saremmo incapaci di sopravvivere.
Non siamo più individui che inghiottono tutto ciò che viene loro propinato; prima di farlo
vogliamo verificare, scomporre, sentire, gustare quello che ci viene proposto prima di accettarlo
e farne parte di noi. Inizia dunque con lo spuntare dei denti il processo che ci farà assomigliare o
al Saggio uomo del Villaggio o all’Ostinato Curdo della Transcaucasia.
Raffaele Morelli, in un vecchio editoriale di RIZA Psicosomatica dedicato ai denti, scrive:
“In questo senso acquisisce un valore fondamentale il fatto che la dentina sia la forma filogeneticamente
[cioè dal punto di vista dell’evoluzione naturale, ndr] più antica del tessuto osseo.Il dente si presenta
come uno dei luoghi più arcaici del nostro linguaggio del corpo e, come tale, estremamente vicino alla
nostra radice primordiale….Il dente, che dell’osso rappresenta quanto di più antico lo caratterizza, è anche
simbolo della specializzazione della bocca, qualcosa di estremamente vicino al nostro principio di identità.
Si pensi alle due dentizioni, quella da latte e quella adulta, come all’individuazione di due mondi specifici.
Il cambio di dentizione come un momento cardine del passaggio verso la crescita e quindi verso la forma
adulta. Si pensi anche al periodo della primitiva dentizione (osso che entra nella bocca, lo spuntare di un
materiale profondo) con tutto il disagio psicologico che lascia intravedere nel bambino; tendenze alla
depressione, crisi di pianto, aggressività, ecc. .” RIZA Psicosomatica n°80, Ott 1987 <<I Denti;
quando la carie annuncia il disagio psichico>> Editoriale
Dott.Mario Bianchini
Psicologo, Psicoterapeuta, Counselor
Specializzato in Psicoterapia ad indirizzo Psicosomatico, Psiconcologia
Mi sono formato presso l’Istituto RIZA di Milano soprattutto all’approccio psicosomatico. In particolare ricerco le
correlazioni tra il mondo immaginario e di versi tipi di patologie psicosomatiche; dall’asma all’ulcera, dall’emicrania
alla psoriasi. Lavoro a Rimini. ove conduco
Psicoterapia ad indirizzo Psicoanalitico di scuola junghiana
Training di Rilassamento secondo la Tecnica dell’Istituto RIZA (Distensione Immaginativa)
Consulenze Psicologiche per singoli e coppie
Presso l’Istituto RIZA sono accreditato come conduttore autorizzato per i Gruppi
☯ LA VIA DELL’AUTOSTIMA ☯LA RICERCA DEL TALENTO ☯L’ARTE DI COMUNICARE ☯
LA DIETA PSICOSOMATICA ☯LA MEDITAZIONE CORPOREA
L’individuo, può anche affannarsi nell’aspirare alla perfezione, ma se vuole la
completezza, deve ‘subire’ il contrario, per così dire, delle proprie intenzioni. C.G.Jung
Lavoro e ricevo su appuntamento presso il mio studio Via Bissolati 16, Rimini.
Telefono 0541/54445, cell.3488014950
e-mail [email protected],
Studio di Psicologia e
Psicoterapia
Rimini
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Informazioni ed appuntamenti
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DOTT.MARIO BIANCHINI
PSICOLOGO, PSICOTERAPEUTA
ALBO PSICOLOGI REGIONE
EMILIA ROMAGNA N°1446
GLI ARTICOLI
INFORMATIVI
“Quando il dente si
avvelena”
aspetti psicologici del processo carioso
(parte I)
“Denti sani sono un sintomo di gioventù, energia, là dove una mascella povera di denti è sintomo di
senilità, di scarsa potenzialità difensiva e offensiva (A.U.Caddeo RIZA Psicosomatica n°80, Ott 1987
<<I Denti; quando la carie annuncia il disagio psichico>> pag 30))”.
Quante volte, guardandoci allo specchio per scrutare l’andamento delle cure odontoiatriche
personali, abbiamo vissuto un senso di decadenza, di ineluttabile perdita di forza legata
all’avanzare dell’età, oltreché di rabbia per non aver dato ascolto ai numerosi e ripetuti
avvertimenti di coltivare l’igiene orale oggi provenienti da ogni parte, amici, tv, il nostro
Dentista? E quante volte, scrutando il sorriso “sdentato” dei figli ne abbiamo ricavato il senso
di un tempo che inesorabilmente passa sottoponendoci, tutti, alle successive prove della vita?
Non è certo un caso, allora, che gli ultimi denti a spuntare vengano significativamente detti “del
giudizio”. Come le ossa che una volta saldatesi le cartilagini segnano l’arresto della crescita ed
il consolidamento della nostra forma corporea definitiva, imponendoci una misura, un limite,
quindi un confine oltre il quale non potremo più andare, così ogni dente che spunta segna un
passo in più lungo il sentiero della crescita e della maturazione. Da queste brevi considerazioni,
peraltro, non cercheremo di trarre considerazioni per lo “stress da poltrona” e la sua corretta
gestione, oggetto di un prossimo articolo; piuttosto ricorderemo alcuni aspetti generali legati
alla dentatura, al suo senso, alla sua funzione, alla sua “malattia” più diffusa, il processo di
cariogenesi comunemente detta carie dentale. Lo faremo ponendoci alcune semplici domande
cui dare risposte comprensibili.
Cos’è il dente? Chiedigli cosa fa!
Alcuni colleghi ritengono che, oltre alla definizione che ne può dare uno studioso di Anatomia o
di Biologia, un Dentista od un Odontotecnico, un organo, una parte del nostro corpo od un suo
apparato possano essere meglio compresi se si guarda cosa facciano realmente. Bene; allora che
cosa fa un dente? Perché il dentista fa risuonare ancora l’adagio secondo cui la prima digestione
avviene in bocca? E perché nasciamo senza denti quando nel regno animale questa non è
certamente la regola? Che significato ha, nell’arco della nostra vita, passare dal latte e dalla
pappine ai cibi solidi e da questi ancora alle “pappine” una volta divenuti nonni? Quale
“giudizio” cova nella natura che predispone questi percorsi? E noi siamo in grado di
comprendere il senso di una cariogenesi improvvisa, di una gengivite dolorosa? Perché in un
certo momento della vita e non in un altro? E perché a me e non ad un altro?
Per costruire una buona barca bisogna avere nostalgia del mare;
cioè, se cerchi di conoscere il dente osserva meglio il cibo
Vediamo allora cos’è il dente partendo da ciò cui è destinato, la complessa trasformazione
e, in seguito, assimilazione del cibo. Questo compie un lungo tragitto, prima di divenire
materiale combustibile utile a sostentarci; lo dobbiamo reperire, trasformare quasi sempre
per poterlo rendere un vero e proprio alimento, introdurlo nel corpo, digerirlo, assimilarlo
e poi espellerlo, in una parte, mentre l’altra viene destinata ad entrare nel circolo ematico
che nutre tutto il corpo, soprattutto il cervello. Qui, infine, avviene il miracolo ultimo con il
quale una mela, un bel filetto, un pezzo di pane, ciò che abbiamo preso dalla natura diviene
ciò che alimenta la nostra consapevolezza. Senza cibo e soprattutto senza cibo adeguato non
avremmo né la forza né la lucidità per accorgerci di ciò che ci capita, per renderci conto della
vita che viviamo. Qualcosa di materiale, solido, tangibile è stato trasformato in qualcosa di
molto sottile, intangibile; la nostra Coscienza. Ma dove inizia questo percorso, all’interno del
nostro corpo? Già, proprio nella bocca e, da un certo momento in poi, grazie al nostro amico
dente. Un organo che spezza, sminuzza, tritura, afferra, rilascia, rumina per primo quella
materia grezza che dovrà servire questo alto compito di aiutarci nel renderci conto dell’essere
vivi, in questo mondo, in questo tempo, in queste o quelle condizioni esistenziali.. Ma allora,
visto che è così importante, perché non compare subito, alla nascita? G.I.Gurdjieff ci aiuterà a
spiegarlo meglio con una storiella breve: (I Racconti di Belzebù a suo nipote-Neri Pozza)
“Un Curdo della Transcaucasia partì un giorno dal suo villaggio per andare in città a sbrigare alcuni
affari. Arrivato al mercato, vide una vetrina con frutti d’ogni genere, disposti in maniera stupenda. E in
mezzo all’esposizione ne notò alcuni, dalle forme e dai colori molto attraenti; e ne fu tentato così
vivamente, e con un tale desiderio di metterli sotto i denti, che decise di acquistare col poco denaro che gli
rimaneva almeno uno di quei doni della Grande Natura…Trovando il prezzo non eccessivo per quei frutti
meravigliosi, il nostro Curdo ne comprò una libbra intera. [ritornando al villaggio] Si sedette al bordo
della strada, tirò fuori dal sacco il pane e i “frutti” meravigliosi, e si mise a mangiare allegramente. Ma
subito…orrore! Cominciò a sentirsi bruciare tutto all’interno. Ciononostante, il nostro Curdo continuò a
mangiare….Passò di lì un uomo del villaggio, noto per il suo buon senso e la sua esperienza. Costui vide
che il Curdo aveva il viso in fiamme e gli occhi pieni di lacrime, ma che ciononostante, come fosse
interamente assorbito nel compimento d’un supremo dovere, continuava a mangiare dell’autentico
“peperoncino rosso”. E gli disse <<Che diavolo fai? Triplo idiota di Gerico, vuoi proprio bruciare vivo?
Butta via quel cibo insolito e non adatto alla tua natura!>>. Replicò il nostro Curdo: <<Ah no! Non sia
mai! L’ho pagato con i miei ultimi sei soldi. Anche se l’anima dovesse schizzarmi dal corpo, lo mangerò
fino all’ultimo pezzo!>>. E qui il nostro Curdo ostinato –dobbiamo ben pensare che lo fosse- anziché
sbarazzarsi del peperoncino, si mise daccapo a mangiare.” (pagina 30). E’ come se questa storiella ci
stesse dicendo che non tutti i cibi possono essere trattati dagli stessi denti. Gli unici denti che
servono per latte e pappine sono quelli che ancora non sono spuntati! Dunque se ci alimentiamo
con cibi inadatti è come se facessimo fare ai nostri denti un lavoro estraneo alla loro natura;
quella di attrezzi essenziali a quell’opera di estrazione dalla materia della nostra
consapevolezza, come ci ricorda questa antica immagine Alchemica (Fig 1). Il Corpo umano vi
appare come un grande distillatore di una sostanza (la Coscienza) che, attraverso la parola,
riporta nel mondo, il frutto finale di questo grande e misterioso viaggio iniziato con la raccolta
di una mela, la cottura del pane,
Figura 1-La concezione di Paracelso; il Corpo come
Distillatore. La testa/bocca svolge la funzione di
fornace nella quale la materia grezza viene introdotta,
trasformata e poi distillata a diventare parola