Azioni di sistema, opacità garantita - Due settimane fa Tokyo Electric

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Azioni di sistema, opacità garantita - Due settimane fa Tokyo Electric
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6 aprile 2011
Azioni di sistema, opacità garantita
di Luigi Zingales
Due settimane fa Tokyo Electric Power, in gravi difficoltà dopo che lo tsunami aveva colpito il suo impianto
nucleare di Fukushima, è riuscita a prendere a prestito 2mila miliardi di yen da un consorzio di banche. A capo
del consorzio c'era Sumitomo Mitsui, una banca che, dopo quattordici anni, restituiva un favore. All'apice della
crisi asiatica del 1997, Tokyo Electric Power, che allora godeva di un ottimo rating, prese a prestito 2 miliardi di
dollari e li depositò presso Sumitomo Mitsui, aiutandola a superare la crisi.
Operazioni come queste esulano dalla normale logica commerciale. Anche se la restituzione del favore fosse
stata garantita, nel 1997 la probabilità per Tokyo Electric Power di averne bisogno era così remota da non
giustificare il costo sostenuto. E certamente non risponde a normali logiche commerciali rendere il favore, come
ha fatto Sumitomo Mitsui, sopportando un elevato rischio di fallimento della controparte. Si tratta di "operazioni di
sistema".
Sebbene più diffuse nei Paesi banco-centrici, operazioni di sistema come queste non sono sconosciute
neppure nei Paesi anglosassoni. In Inghilterra esiste il famoso London approach della Banca d'Inghilterra: i
creditori di un'azienda sull'orlo del fallimento vengono radunati in una stanza e convinti a coordinarsi.
E questo approccio fu seguito anche dalla Federal Reserve di New York, che nel 1998 usò la sua moral suasion
per convincere i creditori dell'hedge fund Long Term Capital Management a salvarlo.
Questi esempi illustrano gli aspetti positivi delle operazioni di sistema: coordinando i vari partecipanti riducono
le possibili inefficienze. Dobbiamo dedurne che tutte le operazioni di sistema siano vantaggiose?
No. La teoria economica ci dice che Adam Smith aveva ragione: in generale l'equilibrio derivante dalla libera
competizione di agenti economici che massimizzano il loro profitto produce un risultato efficiente. Gli esempi
menzionati qui sopra sono eccezioni che confermano la regola. Nel caso di un fallimento, per esempio,
l'interesse individuale dei creditori può condurre a una liquidazione inefficiente di una società. Questi esempi,
però sono rari e ben definiti. Il rischio di operazioni di sistema generalizzate sono enormi.
Innanzitutto, anche assumendo che tutti i partecipanti siano animati da puro altruismo, le operazioni di sistema
rischiano di sprecare risorse. Come sta scoprendo Bill Gates con la sua fondazione, è molto più difficile fare del
bene regalando soldi che investendoli. Il motivo è che quando le risorse sono investite al fine del profitto
esistono dei criteri molto semplici per calcolarne la redditività ed evitare di sprecarle. Non è altrettanto vero per i
fini benefici. Se l'obiettivo è sradicare la malaria in Africa o preservare il dialetto della Val Camonica, quali
parametri posso utilizzare per essere sicuro che le risorse sono investite nel modo ottimale?
Questa difficoltà è ampliata dal fatto che gli obiettivi delle operazioni di sistema sono spesso ambigui. Cosa
significa salvare l'italianità di Parmalat? Significa proteggere i produttori di latte nostrani, i notabili che prestano
servizi al quartier generale di Collecchio, un flusso di donazioni a iniziative benefiche in Emilia, la cultura
alimentare italiana, o la poltrona di Enrico Bondi?
Molti di questi obiettivi possono essere raggiunti in modo molto più diretto. Per le iniziative benefiche, per
esempio, esistono le fondazioni. Più efficienti sono le banche, più le fondazioni che le posseggono hanno fondi
da distribuire. Questo è un meccanismo non solo più trasparente, ma anche più efficace per aiutare le iniziative
benefiche locali. Anche se si vogliono aiutare i produttori di latte della Val Padana, si può farlo molto più
efficacemente con un sussidio diretto. Il costo economico sarebbe di gran lunga inferiore.
Perché allora non si segue questa strada? Perché alcuni sussidi, come quello per gli avvocati e commercialisti
locali, non susciterebbero un grande sostegno politico. Per questo è meglio coprirli con nobili ideali, quali il
patriottismo. Ma proprio questo è il problema delle operazioni di sistema: sono spesso un modo inefficiente per
favorire i pochi a svantaggio dei molti.
Purtroppo, l'opacità intrinseca in tutte le operazioni di sistema facilita il perseguimento dell'interesse personale a
scapito di quello aziendale. Perché, solo per fare un esempio, l'ultimo di una lunga lista, UniCredit si è
impegnata a salvare Ligresti? È per salvare il sistema Italia o per fare un favore a un uomo potente che un
domani potrà proteggere il nuovo amministratore delegato da una fine come quella subita da Alessandro
Profumo? Se l'Italia è il Paese sviluppato dove più alti sono i benefici privati di controllo è proprio perché queste
operazioni di sistema finiscono per tassare gli azionisti (che vedono il loro rendimento diminuito) a beneficio di
chi è in controllo.
Questo problema è ancora maggiore quando le operazioni di sistema vengono fatte sotto gli auspici (o peggio
sotto la pressione) del Governo. In questo caso l'interesse non rappresentato al tavolo delle trattative non è solo
quello del piccolo azionista, ma anche quello del contribuente/consumatore. Come si è visto nel caso Alitalia, la
difesa della competizione e dell'efficienza economica viene immolata sull'altare dell'italianità.
Una diffusione delle operazioni di sistema trasforma un'economia di mercato in un sistema socialista, dove le
decisioni economiche sono prese sulla base solo di criteri politici, o peggio clientelari, nell'interesse
dell'autopreservazione di una casta ristretta di manager. Sarebbe paradossale se l'eredità dei Governi di
Berlusconi, un anticomunista viscerale, fosse quella di lasciarci un'economia di stampo sovietico.
6 aprile 2011
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