L`impero di Alessandro Magno e la civiltà ellenistica

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L`impero di Alessandro Magno e la civiltà ellenistica
Unità III – Capitolo 6
L’impero di Alessandro Magno
e la civiltà ellenistica
1. Il regno di Macedonia
• Come riuscì Filippo II a espandere il suo regno?
Filippo II nel suo lungo regno (359-336 a.C.) attuò una strategia politica e militare accorta, dedicandosi in primo luogo all’allestimento di un forte esercito, organizzato nella falange macedone. Si trattava di uno schieramento di fanteria pesante, folto e compatto, in cui i fanti di retroguardia erano dotati di aste lunghissime (anche 5 metri), che creavano una fitta rete di punte utilissima tanto durante gli attacchi avversari quanto durante le avanzate. Grazie a ciò, nel
356 a.C. Filippo conquistò il Chersoneso in Tracia, assicurandosi il controllo dei giacimenti d’oro del Pangeo, ed estese i confini del regno sull’Egeo, verso il Mar Nero e lungo la penisola Calcidica, scontrandosi con gli interessi economici ateniesi. Per riuscire ad assumere una posizione egemone all’interno della Grecia egli si presentò ai cittadini delle póleis come loro ammiratore e garante delle loro tradizioni ed iniziò a cercare il pretesto per intromettersi negli affari delle città. L’occasione gli fu data nel 353 a.C. dalla contesa tra Tebani e Focesi per il controllo del santuario di
Apollo a Delfi: Filippo prese le difese dei primi e si spinse a sud fino al passo delle Termopili, dove era atteso dagli eserciti di Atene e Sparta che si erano schierate con i Focesi. La battaglia non ebbe però luogo, perché il sovrano macedone si diresse nuovamente a nord dove conquistò Olinto, ricca di depositi minerari e controllata dalla città attica.
Nel 346 a.C., dopo aver sottomesso la Focide, con la pace di Filocrate Filippo ottenne il riconoscimento di tutte le
conquiste effettuate. Infine a Cheronea, in Beozia, nel 338 a.C. avvenne lo scontro decisivo tra Filippo, Ateniesi e Tebani, che furono sconfitti: era la fine dell’indipendenza greca. Filippo fu però moderato: assicuratosi il controllo di alcune zone strategiche, convocò a Corinto (337 a.C.) i rappresentanti di tutte le città greche per costituire un’alleanza,
la Lega di Corinto, che riportasse la pace in tutta la Grecia. In teoria a ogni pólis sarebbe stata riconosciuta autonomia
decisionale e Filippo avrebbe ottenuto solo il comando di eventuali spedizioni militari; in realtà la costituzione della
lega celava l’aspirazione di Filippo a sfruttare gli eserciti greci per le sue mire espansionistiche.
2. Le conquiste di Alessandro
A. d’Itollo - L’Ombra di Argo 1 - © 2010 S. Lattes & C. Editori SpA
• Quali furono gli eventi con cui Alessandro riuscì ad instaurare il suo impero?
Quando succedette al padre Filippo, morto nel 336, Alessandro si dedicò subito all’organizzazione di una grande spedizione in Asia. Nel 334 Alessandro diede il via alla spedizione, potendo contare su un esercito inferiore per numero
a quello persiano ma ben addestrato, compatto e fedele, cui si unirono tutte le maestranze in grado di supportare la
spedizione. Fin dall’inizio Alessandro ottenne una serie ininterrotta di vittorie, la prima presso il fiume Granico (giugno 334) contro i satrapi delle province d’Asia Minore. Proseguendo lungo le coste dell’Anatolia, Alessandro liberò le
città greche, sottomettendo i vassalli dell’imperatore persiano e conquistando la città di Sardi.
Nel novembre del 333, nella piana di Isso, al confine tra Siria e Cilicia, Alessandro si scontrò con Dario in persona,
chefuggì. Il Macedone si diresse allora verso la Fenicia, che sottomise facilmente (332).
Si rivolse quindi verso le isole di Rodi e Cipro, per attaccare poi l’Egitto, dove venne incoronato faraone. Alessandro
si diresse poi verso nord, per affrontare nuovamente Dario. La situazione volgeva ormai in netto vantaggio per Alessandro: le vittorie ottenute in campo aperto gli garantivano la lealtà dell’esercito e la possibilità di sfruttare le enormi risorse economiche dei nuovi domini. Dario invece era fiaccato dalle ripetute sconfitte e dalla fragilità di un esercito
troppo composito: la battaglia di Gaugamela (331 a.C.) segnò la sua decisiva sconfitta. La ribellione dei popoli sottomessi, che si arresero spontaneamente ad Alessandro, segnò anche la defezione della nobiltà, che portò alla caduta
della capitale Persepoli. Perseguendo il sogno di creare una monarchia universale, estesa a tutto il mondo allora conosciuto, Alessandro passò in Afghanistan e giunse in Pakistan, spingendosi fino al fiume Indo (329-326 a.C.). Ovunque
arruolava eserciti, stabiliva colonie e fondava città: Alessandro era ormai padrone dell’impero più vasto della storia.
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Unità III – Capitolo 6
L’impero di Alessandro Magno e la civiltà ellenistica
3. I regni ellenistici
• Che cosa accadde alla morte di Alessandro?
La morte improvvisa di Alessandro nel 323 e l’assenza di eredi diretti spinse i suoi generali più fedeli a proclamarsi
suoi successori (in greco diadochi): il più accreditato era Perdicca, stretto collaboratore di Alessandro; egli però fu eliminato (320 a.C.) e il nuovo pretendente alla successione parve essere Antigono Gonata, contro cui si scatenò la lotta degli altri diadochi, che si concluse soltanto alla sua morte, nel 301 a.C. L’impero alessandrino fu allora sezionato in
ampie regioni, assegnate ai vari generali: Antipatro, Tolomeo, Lisimaco, Antigono Monoftalmo, Seleuco.
• Quali erano i regni ellenistici nati dalla disgregazione dell’impero di Alessandro?
Agli inizi del III secolo a.C. dalla spartizione dell’impero di Alessandro erano nate varie realtà politiche.
Il regno d’Egitto, affidato a Tolomeo I Sotér, comprendeva la costa siro-palestinese fino alla Cirenaica oltre ad alcune
isole egee e, naturalmente, parte del territorio lungo il corso dell’Alto Nilo. L’Egitto dei Tolomeidi fu un regno politicamente solido e reso illustre dalla presenza in Alessandria di una biblioteca famosa in tutto il mondo antico.
Il regno di Macedonia, governato dai discendenti di Antigono, era stato ricondotto alla dimensione territoriale precedente alle conquiste di Filippo II. Pirro invece, generale di Alessandro, costituì ad occidente della Macedonia il regno dell’Epiro. La Macedonia fu sempre pressata da forze esterne: a nord da popolazioni illiriche, a sud dalle città greche, finchè nel 148 a.C. venne conquistata dai Romani. Il regno di Siria, governato da Seleuco I e dai suoi successori,
era compreso tra l’Asia Minore e il Golfo Persico: la sua estensione ne causò la continua instabilità. A questi regni
principali si aggiungevano in Asia Minore il regno di Pergamo governato dagli Attalidi (da Attalo, il fondatore), che
nel III secolo sarebbe diventato un importante centro di diffusione culturale grazie alla sua biblioteca, il regno di Bitinia, il Ponto, l’isola di Rodi, che costituì una lega con le altre città greco-asiatiche, la Galizia e l’Armenia
• Qual era la loro forma di governo?
I vari regni ellenistici furono tutti caratterizzati dalla presenza di monarchie assolute; si trattava di Stati in cui il sovrano, pur affiancato da consiglieri e funzionari, godeva di un potere illimitato e viveva circondato dal lusso. Era il tramonto della cultura politica della pólis: al cittadino libero e partecipe delle sorti dello Stato si sostituiva il suddito, sottoposto in tutto e per tutto all’autorità monarchica.
4. La vita economica e sociale
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• Quali furono le conseguenze in campo economico dell’avvento dei regni ellenistici?
L’età ellenistica rappresentò una fase di risveglio della produzione e della circolazione dei beni. L’immissione sui mercati delle enormi quantità di oro e di argento accumulate nei palazzi dei satrapi persiani fece aumentare la circolazione monetaria, che si rivelò superiore alla capacità di assorbimento del mercato, causando un generale aumento dei
prezzi. Alle difficoltà economiche di larghe fasce della popolazione si contrapponevano i privilegi di una cerchia ristretta, costituita da Greci e Macedoni, che occupavano i ranghi più alti della burocrazia e dell’esercito o ricoprivano
buone posizioni nei commerci.
L’agricoltura rimase l’attività economica principale, caratterizzata dall’iniqua distribuzione della terra, concentrata nelle mani di pochi latifondisti, e dalla difficile condizione dei piccoli proprietari e della manodopera libera, peggiorata dall’abbondanza di schiavi. Il progresso delle tecniche di irrigazione e di canalizzazione delle acque non bastò ad assicurare un aumento della produttività tale da coprire i bisogni di una popolazione in forte crescita. Il commercio conobbe
una stagione di grande fioritura, grazie all’apertura di nuove rotte commerciali marittime (verso il Golfo Persico e il
Mar Rosso) e terrestri (le strade carovaniere che, partendo dall’altopiano iranico, attraverso Afghanistan e Siria giungevano in India). La dimensione internazionale dei commerci e la grande disponibilità di moneta e metallo prezioso favorì le attività bancarie e portò notevoli progressi sul piano dei trasporti: si costruirono navi da carico più capienti e i
porti furono dotati di moli più ampi; snodi principali di questi traffici furono Alessandria in Egitto, Rodi e Delo.
• Quali sono le differenze tra le póleis di età classica e quelle di epoca ellenistica?
La nascita e l’ampliamento delle città costituirono un fenomeno tipico dell’età ellenistica. Tuttavia le analogie con le
póleis greche non andavano oltre l’assetto urbanistico: infatti le città greche erano nate in funzione di un’organizzazione politica in cui il cittadino era protagonista della vita della città. I centri ellenistici erano invece espressione di una
società individualistica, in cui il potere decisionale era nelle mani del sovrano, mentre ai cittadini era concessa soltanto la libertà di accumulare ricchezza.
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5. La cultura ellenistica
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• Quali furono le novità in ambito culturale dell’epoca ellenistica?
Dal IV secolo a.C. si diffuse una concezione individualistica dell’esistenza, espressione della crisi politica delle città e
della dimensione collettiva della vita pubblica, che influenzò tutti gli ambiti della cultura. Il ripiegamento su se stesso
dell’individuo indebolì il senso di appartenenza del cittadino allo Stato e lo portò invece a sentirsi parte della più ampia comunità umana.
L’orizzonte culturale del mondo greco si era enormemente ampliato: il movimento di persone, merci e idee aveva
messo in contatto tradizioni, conoscenze, concezioni filosofiche e credenze religiose diverse. I sovrani ellenistici inoltre favorirono l’immigrazione di commercianti, artigiani e artisti di origine greca in cerca di fortuna, e in tal modo
contribuirono alla creazione di una koiné culturale e linguistica. La cultura greca si diffuse infatti in gran parte delle
terre che si affacciavano sul Mediterraneo e il greco divenne la lingua degli scambi commerciali e della cultura.
Anche la letteratura abbandonò la narrazione delle vicende epiche degli eroi per concentrarsi sulla dimensione soggettiva e interiore dell’uomo; strumento principale di diffusione di questa nuova cultura fu il libro, rivolto a una selezionata e limitata cerchia di fruitori. Le opere e i generi letterari non erano più infatti espressione di un sentimento
collettivo, ma piuttosto di una dimensione individuale e personale, esplicitata dalla ricorrenza di temi come l’amore
e gli affetti familiari. I generi letterari più frequentati furono la poesia lirica e bucolica, la commedia e il nuovo genere
del romanzo in prosa, che privilegiava l’intreccio, l’avventura e il racconto di storie d’amore.
Sempre in quest’epoca nacque la filologia, cioè lo studio e il ripristino del testo originario delle opere del passato, mentre la filosofia conobbe una significativa evoluzione grazie alla riflessione di due grandi figure: Platone e Aristotele.
Platone (427-347 a.C.), si dedicò all’individuazione dei principi oggettivi della conoscenza, compresi l’agire politico,
che doveva perseguire la conoscenza del bene comune. Aristotele (384-322 a.C.) esplorò invece tutti i campi del sapere, dalle scienze naturali alla fisica, dalla logica all’astronomia, dal linguaggio alla politica, dall’arte alla metafisica (lo
studio della parte di realtà non percepibile con i sensi), cercando di sistematizzare le conoscenze delle singole discipline ed elaborando teorie che costituiranno la base del sapere per tutto il Medioevo. Le dottrine filosofiche successive, tramontata ormai la ricerca di una verità universale, si indirizzarono a definire i modelli etici per giungere alla felicità individuale. In questo contesto si distinsero due indirizzi di pensiero: Epicureismo e Stoicismo.
L’aspetto più innovativo della cultura ellenistica è costituito dalla ricerca scientifica e tecnica; in astronomia Aristarco di Samo elaborò per la prima volta una teoria eliocentrica, mentre Eratòstene di Cirene calcolò con grande precisione la circonferenza della Terra e disegnò per mezzo di un sistema di meridiani e paralleli il globo terrestre. Ipparco riuscì a calcolare la durata dell’anno. Archimede, con le sue invenzioni, fu il padre della meccanica moderna. In
campo medico, Erasìstrato ed Eròfilo iniziarono a praticare la dissezione di cadaveri per studiarne le caratteristiche
anatomiche e fisiologiche. Limite di questa fruttuosa ricerca scientifica fu il rifiuto di applicare le scoperte e le intuizioni scientifiche a realizzazioni pratiche.
Il gusto del “meraviglioso”, volto a stupire l’osservatore, si coglie anche nel gusto artistico e architettonico dell’epoca:
l’arte ellenistica si distinse dall’arte classica per il gusto della monumentalità; le capitali dei regni alessandrini furono
ornate con splendide costruzioni e furono prodotte opere spettacolari come il Colosso di Rodi, il Faro di Alessandria,
o il grande altare di Pergamo in onore di Zeus.
• Quali erano i principali centri di irradiazione culturale e di ricerca scientifica?
L’Ellenismo fu un fenomeno diffuso e duraturo, che permeò la cultura del bacino mediterraneo per circa tre secoli; tra
i suoi principali centri di elaborazione e diffusione vi furono Alessandria ed Atene, ma anche Pergamo, Antiochia,
Pella nel regno di Macedonia e, soprattutto nel I secolo a.C., l’isola di Rodi. In particolare Alessandria d’Egitto divenne il simbolo stesso dell’Ellenismo con la creazione del Museo e della Biblioteca. Il primo si caratterizzò come centro
di ricerca per ogni branca del sapere: gli studiosi vi erano ospitati e vi trovavano laboratori attrezzati per le loro attività; la Biblioteca, fondata nel 290 a.C. da Tolomeo I, era invece il luogo dove si accumulava e custodiva il sapere e dove si potevano studiare e ricopiare testi di ogni epoca e di ogni civiltà: arrivò a contenere oltre 400.000 volumi.
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