Studio di Incidenza relativo all`Accordo di pianificazione

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Studio di Incidenza relativo all`Accordo di pianificazione
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Studio di Incidenza relativo all’Accordo di pianificazione “Collegamento
da Cittiglio a Laveno”, ai sensi della DGR 7/14106 del 8.08.03
Dott. Nat. Danilo Baratelli – Responsabile faunistico del Settore Agricoltura e Gestione
Faunistica - Commercio della Provincia di Varese
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Studio di Incidenza relativo all’Accordo di pianificazione “Collegamento da Cittiglio
a Laveno” ai sensi della DGR 7/14106 del 8.08.03
1 INDICE
1 Indice
2 Premessa
3 Inquadramento tecnico-normativo
3.1 Direttiva 79/409/CEE
3.2 Direttiva 92/43/CEE
3.3 Normativa statale e regionale
4 Il progetto in sintesi
5 Inquadramento territoriale dell’area interessata dal progetto
5.1 Cenni di geomorfologia e idrografia
5.2 Aspetti climatici
5.2.1 Temperatura
5.2.2 Precipitazioni
5.3 Inquadramento geologico
5.4 Inquadramento geomorfologico
5.5 Flora e vegetazione
5.6 Aspetti faunistici
5.6.1 Teriocenosi
5.6.2 Ornitocenosi
5.6.3 Erpetocenosi
5.6.4 Invertebrati
6 Aree appartenenti a rete natura 2000 interessate dal progetto- Sintesi naturalistico-cartografica
6.1 Il SIC Collina di Sangiano
6.1.1 Caratterizzazione del sito
6.1.1.2 Descrizione e localizzazione
6.1.1.3 Status pianificatorio
6.1.1.4 Gli habitat di interesse comunitario
6.1.1.5 Elenco delle specie floristiche di interesse comunitario e altre specie di interesse
naturalistico
6.1.1.6 Elenco delle specie faunistiche di interesse comunitario e altre specie di interesse
naturalistico
6.1.1.7 Fenologia delle specie di interesse presenti
6.1.1.8 Checklist della fauna vertebrata terrestre
6.1.2 Analisi delle potenziali interferenze
6.1.3 Misure di mitigazione e/o compensazione
6.2 Il SIC “Monti della Valcuvia”
6.2.1 Caratterizzazione del sito
6.2.1.1 Descrizione e localizzazione
6.2.1.2 Status pianificatorio
6.2.1.3 Gli habitat di interesse comunitario
6.2.1.4 Elenco delle specie floristiche degli Allegati alla Direttiva 92/43/CEE e altre specie di
interesse naturalistico.
6.2.1.5 Elenco delle specie faunistiche in Allegato alle Direttive 92/43/CEE e
79/409/CEE
6.2.1.6 Fenologia delle specie di interesse comunitario presenti
6.2.1.7 Checklist della fauna vertebrata terrestre
6.2.2 Analisi delle potenziali interferenze
6.2.3 Misure di mitigazione e/o compensazione
7 Analisi degli aspetti progettuali concernenti rete natura 2000
7.1 Funzione cerniera tra l’alto e il basso varesotto dell’area interessata
7.2 Elementi di criticità preesistenti riscontrati
7.3 Analisi della incidenza
7.3.1 Le specie faunistiche interessate
7.3.2 Elementi di criticità indotti dalla realizzazione dell’opera
7.4 Elementi di mitigazione che verranno inseriti a livello progettuale
7.4.1 Efficienza del corridoio ecologico e del varco annesso
7.4.2 Elementi progettuali mitigativi relativi al mantenimento della connessione ecologica tra i SIC
7.4.3 Dettagli realizzativi e materiali verdi da impiegare
7.4.4 Rapporti tra progetto e strumenti pianificatori di rete natura 2000
7.5 Considerazioni conclusive concernenti l’incidenza globale del PIF sulle aree Rete natura 2000
incluse nel territorio di competenza.
8 Bibliografia
Tavola 1 - Ipotesi progettuale e rapporti con Rete Natura 2000, Rete ecologica provinciale e Rete ecologica regionale
Tavola 2 - Elementi di criticità faunistica pregressi
Tavola 3 - Elementi progettuali di mitigazione
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2 PREMESSA
L’Accordo di Pianificazione è uno strumento pianificatorio di natura negoziale previsto dalle norme di PTCP finalizzato
ad attuare il coordinamento tra i diversi strumenti di pianificazione e programmazione attraverso un processo di
condivisione delle scelte tra amministrazioni ai diversi livelli. Le norme prevedono che attraverso l’Accordo si possa
dare effettivo sviluppo a progetti ed azioni d’interesse della Provincia, attuativi degli obiettivi socioeconomici del
PTCP, garantendo il rispetto delle finalità e degli obiettivi del PTCP.
L’accordo di pianificazione è dunque lo strumento di coordinamento e condivisione attraverso il quale la Provincia di
Varese vuole dare corpo attuativo alle proprie politiche territoriali, ed in particolare, con il presente accordo,
governare le ricadute e le sinergie dei progetti infrastrutturali, integrando la definizione progettuale della proposta di
variante della previsione di PTCP di Collegamento da Cittiglio a Laveno (SP1), con previsioni ed indirizzi relativi al
paesaggio, al sistema agricolo ed al sistema insediativo sovra comunale.
L’Accordo di Pianificazione “COLLEGAMENTO DA CITTIGLIO A LAVENO - SP1” infatti è stato promosso quale occasione
di condivisione di una proposta pianificatoria/progettuale che valuti le soluzioni viabilistiche alla luce sia dell’efficienza
trasportistica sia del loro minor impatto territoriale, e che le supporti con interventi di valorizzazione territoriale
(agendo non solo per mitigare gli impatti ma per, almeno in parte, risolvere le attuali criticità ambientali e
paesaggistiche) e con indirizzi di governo delle trasformazioni indotte (in un’ottica di sostenibilità delle politiche
insediative di rilievo sovracomunale).
Nello specifico l’accordo si è proposto di sviluppare i seguenti obiettivi:
a
condividere la migliore definizione progettuale della proposta di PTCP “Collegamento da Cittiglio a Laveno SP1”
(sigla S2c), ai fini di migliorare l’efficienza e l’efficacia del collegamento rispetto al sistema gerarchico di
riferimento del PTCP, attraverso:
- una rilettura del ruolo potenziale della viabilità esistente appartenente al secondo livello gerarchico;
- la risoluzione delle criticità puntuali della rete esistente (ed in particolare l’attraversamento di Cittiglio e
b
l’ingresso in Laveno, segnate dalla presenza di interferenze con la rete ferroviaria);
definire il tracciato a minor impatto paesistico ambientale e, contestualmente, gli interventi ed opere non solo di
mitigazione ma anche di miglioramento paesistico-ambientale;
c
condividere gli indirizzi per il governo delle trasformazioni indotte sia in un’ottica di sostenibilità delle politiche
insediative di rilievo sovracomunale, sia in un’ottica di valorizzazione ambientale e paesaggistica del contesto
territoriale più ampio.
Gli esiti dell’accordo andranno, si è detto, a variare il PTCP per quanto riguarda il tracciato viario del Collegamento da
Cittiglio a Laveno (SP1), tale variante è da intendersi semplificata ex art. 5, comma 6, della Norme di Attuazione del
piano provinciale e sarà pprovata contestualmente al testo dell’Accordo con deliberazione del consiglio provinciale. La
delibera di approvazione è immediatamente depositata presso la segreteria provinciale ed assume efficacia dalla data
di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia dell’avviso di deposito, da effettuarsi a cura della
Provincia.
In ragione di tale variante è stato promosso il processo di Valutazione Ambientale Strategica e di Valutazione di
Incidenza al fine di valutare gli effetti sull’ambiente in generale (e sulla Rete Natura 2000 nello specifico) derivanti
dalla variazione del quadro pianificatorio provinciale definita dalll’Accordo.
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Ai sensi dell’art. 6, comma 3 della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 e succ.
mod., e della D.G.R. 8 agosto 2003 – n. 7/14106, è richiesta, da parte dei proponenti di piani territoriali, urbanistici e di
settore e le loro varianti, la predisposizione di uno studio per individuare e valutare i principali effetti, diretti e
indiretti, che l’accordo può avere sui Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e sulle Zone di Protezione Speciale (ZPS),
accertando che non si pregiudichi la loro integrità, relativamente agli obiettivi di conservazione degli habitat e delle
specie presenti. Considerato che sul territorio oggetto di studio sono presenti due SIC e cioè il SIC “Collina di
Sangiano” e il SIC “Monti della Valcuvia”, si rende necessario analizzare le possibili ripercussioni, dirette e/o indirette,
che l’accordo potrebbe comportare sullo stato di conservazione delle diverse componenti ambientali che
caratterizzano i diversi siti in questione, in particolare sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario in essi
presenti. Tenuto conto di quanto indicato dalla D.G.R. n. 7/14106 del 2003 relativamente ai contenuti dello Studio per
la Valutazione d’incidenza, la presente relazione sarà articolata in una descrizione naturalistica del comprensorio
interessato e in un inquadramento tecnico-normativo in cui sono contenuti i riferimenti legislativi e le principali linee
guida in materia di valutazione di incidenza;
saranno inoltre descritti i principali elementi progettuali che
caratterizzano il collegamento stradale in parola, evidenziando quegli aspetti che possono interessare i SIC limitrofi.
Saranno quindi individuate a livello di principio teorico le potenziali interferenze che ciascun elemento in previsione
potrebbe comportare sulle componenti ambientali che caratterizzano i SIC interessati. In seguito verrà quindi
analizzata nel dettaglio la situazione sito-specifica che caratterizza ciascun SIC, considerando la caratterizzazione
naturalistica, la pianificazione prevista dal Piano al suo interno, l’analisi della significatività delle potenziali
interferenze per le specie e/o per gli habitat di interesse comunitario per i quali il sito è stato designato, le eventuali
misure di mitigazione/compensazione previste ed una scheda di sintesi che riassume gli aspetti più rilevanti
dell’analisi.
Occorre precisare che la caratterizzazione naturalistica di ogni SIC deriva dalle informazioni riportate sul relativo
Formulario Standard Natura 2000 ufficiale, dai risultati delle indagini bibliografiche e dei monitoraggi faunistici svolti
nell’ambito dell’aggiornamento dei dati conoscitivi disponibili dalla Provincia di Varese, ed in gran parte dai Piani di
gestione dei due Siti attualmente adottati dall’Ente Gestore (Raimondi et al 2009 a e b). In particolare, la
caratterizzazione ambientale dei SIC tratterà i seguenti aspetti:
•
descrizione del sito, con evidenziati gli elementi di maggior pregio e di vulnerabilità;
•
elenco, descrizione e localizzazione degli habitat inseriti nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE;
•
elenco delle specie inserite nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE e nell’Allegato II della Direttiva
92/43/CEE, che caratterizzano ciascun sito o zona;
•
cartografia illustrante i confini del SIC e gli habitat in esso presenti.
3 INQUADRAMENTO TECNICO-NORMATIVO
Qui di seguito viene fornito un quadro complessivo riguardante i principali riferimenti normativi in materia di
Valutazione di Incidenza.
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3.1 Direttiva 79/409/CEE
La Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici e nota anche come Direttiva
"Uccelli", prevede una serie di azioni per la conservazione di numerose specie
di uccelli, indicate negli allegati della Direttiva stessa, e l'individuazione da parte degli Stati membri
dell'Unione di aree da destinarsi alla loro conservazione, le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS).
La Direttiva è stata successivamente modificata dai seguenti provvedimenti:
•
direttiva 81/854/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1981;
•
direttiva 85/411/CEE della Commissione, del 25 luglio 1985;
•
direttiva 86/122/CEE del Consiglio, dell'8 aprile 1986;
•
direttiva 90/656/CEE del Consiglio, del 4 dicembre 1990;
•
direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991;
•
direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994;
•
decisione del Consiglio dell'Unione europea, del 1° gennaio 1995, recante adattamento degli atti relativi
all'adesione di nuovi Stati membri all'Unione europea (Atto di adesione dell'Austria, della Finlandia e della
Svezia);
• direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997.
Nel complesso questa normativa è finalizzata alla protezione e gestione di tutte le specie di uccelli viventi
naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri – comprese le uova di questi uccelli, i loro
nidi e i loro habitat, oltre che a regolarizzare lo sfruttamento di tali specie. Gli Stati membri sono inoltre tenuti a
preservare, mantenere o ripristinare i biotopi e gli habitat di questi uccelli mediante:
1. istituzione di zone di protezione;
2. mantenimento degli habitat;
3. ripristino dei biotopi distrutti;
4. creazione di biotopi.
Per tutte le specie di uccelli elencate nell’Allegato I delle direttive e per le specie migratrici sono previste misure
speciali di protezione degli habitat.
Le direttive stabiliscono un regime generale di protezione di tutte le specie di uccelli, comprendente in particolare il
divieto di:
uccisione o cattura deliberata delle specie di uccelli contemplate dalle direttive: Le direttive autorizzano tuttavia la
caccia di talune specie a condizione che i metodi di caccia utilizzati rispettino taluni principi (saggia ed equa
utilizzazione, divieto di caccia durante il periodo della migrazione o della riproduzione, divieto di metodi di cattura o di
uccisione in massa o non selettiva);
distruzione, danneggiamento o asportazione dei loro nidi e delle loro uova;
disturbo deliberato;
detenzione.
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3.2 Direttiva 92/43/CEE
La Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche, denominata Direttiva “Habitat”, mira a contribuire alla conservazione della biodiversità negli Stati membri
definendo un quadro comune per la conservazione delle piante e degli animali selvatici nonché degli habitat di
interesse comunitario. In particolare la direttiva prevede la costituzione di una rete ecologica europea denominata
"Natura 2000". Tale rete è costituita da "Zone Speciali di Conservazione" (ZSC) designate dagli Stati membri in
conformità delle disposizioni della direttiva e dalle Zone di Protezione Speciale istituite dalla Direttiva 79/409/CEE
concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Gli allegati I (tipi di habitat naturali di interesse comunitario) e II
(specie animali e vegetali di interesse comunitario) della direttiva forniscono, infatti, indicazioni circa i tipi di habitat e
di specie la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione. Alcuni di essi sono definiti
come tipi di habitat o di specie prioritari. L'allegato IV elenca le specie che richiedono invece una protezione rigorosa.
L'obiettivo della Direttiva è pertanto piú vasto della sola creazione della rete, avendo come scopo dichiarato quello di
contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante attività di conservazione non solo all'interno delle aree che
costituiscono la rete Natura 2000, ma anche tramite misure di tutela diretta delle specie la cui conservazione è
considerata un interesse comune di tutta l'Unione. Il recepimento di questa Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997
attraverso il D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 “Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”, modificato ed
integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. La conservazione della biodiversità europea viene realizzata tenendo
conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle peculiarità regionali e locali. Ciò costituisce una forte
innovazione nella politica del settore in Europa. In altre parole si vuole favorire l'integrazione della tutela di habitat e
specie animali e vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono
all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000. Secondo i criteri stabiliti dall'Allegato III della Direttiva
"Habitat", ogni Stato membro redige un elenco di siti che ospitano habitat naturali e seminaturali e specie animali e
vegetali selvatiche, in base a tali elenchi e d'accordo con gli Stati membri, la Commissione adotta un elenco di Siti
d'Importanza Comunitaria (SIC). Entro sei anni a decorrere dalla selezione di un sito come Sito d'Importanza
Comunitaria, lo Stato membro interessato designa il sito in questione come Zona Speciale di Conservazione.
3.3 Normativa statale e regionale
Come già sopra ricordato, la normativa nazionale sulla Valutazione di Incidenza, fa capo al DPR 357/97 così come
modificato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. Alcune misure minime di conservazione per le ZPS sono contenute nel
successivo D.M. n° 184 del 17.10.2007 che rimanda alle regioni il recepimento delle stesse.
Da questi provvedimenti decadono una serie di norme regionali contenute nelle DGR 7/14106 del 8.08.2003 che
definisce i contenuti degli Studi di Incidenza e nelle D.G.R. n 7/21233 del 18.04.2005, n 8/1791 del 25.01.2006, n°
8/1876 del 8.02.2006, n 8/3798 del 23.12.2006, n° 8/7844 del 30.07.2008 e 8/6648 del 20.02.2008, costituendo
queste ultime due il recepimento a livello regionale del DM n° 184 del 17.10.2007.
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4 IL PROGETTO IN SINTESI
L’approccio pianificatorio/progettuale, volto alla realizzazione degli obbiettivi dell’accordo di programma, ha portato
alla condivisione delle seguenti strategie di sviluppo:
A. miglioramento dell’accessibilità viabilistica di Laveno e Cittiglio, mitigando l’impatto della viabilità sui centri
urbani e sviluppando un approccio integrato tra progettazione, per “parti funzionali”, e
monitoraggio/valutazione degli effetti. In tal modo si coglie l’opportunità di valutare l’efficacia di ciascun lotto
progettuale rispetto al complesso degli obiettivi specifici attesi per valutare l’effettiva necessità di dare
attuazione a tutti gli elementi di progetto.
B. salvaguardia e riqualificazione della continuità ecologica tra le aree SIC “monti della Valcuvia” e “ monte
Sangiano”, sia attraverso la definizione di specifiche indicazioni alla progettazione infrastrutturale e di opere di
mitigazione ad hoc, sia contestualizzando sul territorio gli indirizzi di salvaguardia della rete ecologica provinciale
e regionale.
C.
coordinamento nel governo degli elementi strutturanti il sistema insediativo di fondovalle, in particolare gli
insediamenti ed i servizi sovra comunali ed il sistema agricolo del Pradaccio.
Tali strategie vengono sviluppate nell’Accordo di Pianificazione attraverso le seguenti azioni:
1. la definizione del tracciato di progetto del “Collegamento da Cittiglio a Laveno SP1” che andrà a variare le
previsioni di PTCP ) articolata in tre specifiche parti funzionali:
a. il collegamento tra l’attuale attestazione della SP1 e la zona industriale di Cittiglio/Laveno (lotto A), tratto,
di lunghezza pari a 960 mt. (di cui 460 mt. di galleria, 190 mt. di viadotto) che si attesta sulla rotatoria
esistente in prossimità del cementificio di Caravate lungo la SP1 e prevede la realizzazione di una rotatoria
per la connessione con la strada comunale al servizio dell’area produttiva. Tale connessione viene
b.
realizzata attraverso un peduncolo con scavalco del Boesio.
il collegamento tra la zona industriale e la SS394dir in direzione Laveno (lotto B), con eliminazione
passaggio a livello FNM di Cittiglio, tratto, di lunghezza pari a 518 mt. che connette la rotatoria terminale
del primo tratto con la SS394 dir (anche in questo caso attraverso una intersezione a rotatoria) e prevede
lo scavalco della linea ferroviaria e della stessa SS 394 dir attraverso un viadotto. La parte in viadotto sarà
di lunghezza tale da limitare l’impatto sul varco ecologico permettendo il passaggio della fauna (come da
specifiche indicazioni contenute nel paragrafo 3.2 e nel Rapporto Ambientale)
c.
la soppressione del passaggio a livello FS in ingresso a Laveno (consentendo così l’accesso diretto al centro
di Laveno percorrendo la SP1 e la SS 394 )mediante sottopasso della linea FS e relative opere
complementari (atte a garantire la miglior funzionalità della rete stradale sovra comunale) quali il
rifacimento del sovrappasso della linea FNM, sede della SP 32.
L’articolazione in tre lotti è funzionale ad una suddivisione in fasi temporalmente distinte dagli esiti non
definitivamente predeterminati: a fronte della realizzazione di una fase saranno concretamente valutabili gli
effetti sul sistema della mobilità dell’opera e quindi la permanenza o meno dell’esigenza di realizzazione della fase
successiva.
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2.
la definizione di specifici indirizzi per la risoluzione della criticità della rete ecologica (Area critica 10), con valenza
diretta sulle attività di progettazione e programmazione provinciale, nonché sul governo del territorio operato
alle diverse scale.
3.
il riconoscimento della rilevanza sovra comunale e la definizione di relativi indirizzi condivisi per la valorizzazione
integrata degli elementi insediativi ed ambientali della piana del Pradaccio, ovvero dell’insediamento produttivo,
dei servizi, del sistema agricolo e della rete ecologica e di fruizione ciclopedonale.
Fig. 1 Il tracciato suddiviso nei tre lotti funzionali
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5 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’AREA INTERESSATA DAL PROGETTO
5.1 Cenni di geomorfologia e idrografia
Il comprensorio interessato dall’opera in parola è collocato nella porzione prealpina del varesotto centrosettentrionale, non lungi dal principale corpo idrico del varesotto, e cioè il Lago Maggiore.
Il settore risulta caratterizzato dalla morfologia dei rilievi, nella sua parte N-orientale, del San Martino (1.084,4 m) e
del Monte della Colonna (1.203,6 m); nella zona N-occidentale dal Monte Nudo (1.235 m), dal Monte la Teggia
(1.103,1 m) e dal Sasso del Ferro (1.057,2 m); nell’area S-orientale dalla porzione più occidentale del Massiccio del
Campo dei Fiori con quote appena superiori ai 1.100 m.
I versanti si presentano generalmente con pendenze elevate; si riscontrano per esempio pendenze medie di circa 25°
nelle aree a N dell’abitato di Cuveglio, sulle pendici dei Monti Rossel e S. Martino in Culmine. Il gradiente delle
pendenze risulta crescere all’aumentare della quota (come verso la vetta del Monte Nudo, dove nel tratto sommitale
le pendenze sono in progressivo aumento fino a superare i 35°). Solo localmente la morfologia diviene più dolce per la
presenza di terrazzamenti e cordoni morenici laterali minori: tale situazione è ben visibile in località Casere (Comune
di Laveno Mombello), a Vararo (Comune di Cittiglio), all’Alpe di Bisio (Comune di Duno) e al Poggio della Corona
(Comune di Gavirate).
La forte pendenza instaura numerosi fenomeni morfologici con la creazione di nuove forme dovute sia all’azione delle
acque superficiali, sia a processi gravitativi, ovvero a fenomeni franosi per la maggior parte dei casi di limitata entità.
In queste aree sono inoltre in atto fenomeni morfogenetici dovuti alla dissoluzione carsica che ha creato doline, campi
solcati, vaschette di corrosione, solchi, fori e depressioni.
Sul Massiccio del Campo dei Fiori, sul Monte Martinello e nell’area S. Martino-Monte della Colonna sono numerose le
cavità, come anche le morfologie carsiche epigee.
5.2 Aspetti climatici
5.2.1 Temperatura
L’analisi condotta per gli anni dal 1992 al 2007, (fonte stazione rilevamento Vidoletti) evidenzia come il 2003 sia l’anno
con la temperatura media annuale maggiore (14,5 °C), connessa a delle temperature medie estive molto alte.
La curva termometrica mostra un minimo invernale nel mese di dicembre (circa 2,96 °C) ed un massimo nel mese di
luglio (23,11 °C).
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CURVA TERMOMETRICA
25
TEMPERATURA °C
20
15
10
5
0
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
MESI
Curva termometrica calcolata dalle misure della stazione meteorologica
di Varese Vidoletti
5.2.2 Precipitazioni
Il clima del varesotto mostra caratteristiche tipicamente continentali umide con ampie escursioni termiche ed un
regime di piogge equinoziale, cioè con massimi nei mesi di maggio e ottobre-novembre; in pratica il particolare clima
viene definito di tipo insubrico a causa sia della elevata piovosità che della presenza dei grandi laghi che smorzano un
po’ le oscillazioni termiche.
Le precipitazioni nell’area padana variano in funzione dell’orografia, distribuendosi in modo crescente dal basso
mantovano (meno di 700 mm l’anno) verso Nord-Ovest, fino a massimi della zona dei laghi prealpini occidentali (oltre
2000 mm l’anno). Esse sono distribuite uniformemente nell’arco dell’anno con la presenza di due massimi in autunno
e in primavera.
I dati giornalieri negli anni dal 1992 al 2007 della stazione di rilevamento meteorologica di Varese Vidoletti hanno
evidenziato la massima piovosità annuale nel 1995 con 2045 mm di pioggia, mentre nel 2005, anno di minimo nel
periodo considerato, se ne sono avuti soltanto 777 mm.
La curva pluviometrica mostra un minimo nella stagione invernale (54,50 mm a marzo), mentre i valori più elevati si
hanno in primavera (168,87 mm a maggio) e autunno (176,75 mm a settembre).
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CUMULATA PLUVIOMETRICA MENSILE
1200
Cumulata pluviometrica mensile (mm pioggia/mese)
1000
800
600
Tot. 1992: 2011 mm
Tot. 1995: 2045 mm
Tot. 1994: 1838 mm
Tot. 2003: 1967 mm
Tot. 1996: 1741 mm
400
Tot. 1998: 963 mm
Tot. 1999: 992 mm
Tot. 2005: 777 mm
200
1992
1994
1995
1996
1998
1999
2003
2005
6
12
6
12
6
12
6
12
6
12
6
12
6
12
6
12
6
1
0
2007
Cumulata pluviometrica mensile in millimetri, calcolata sulle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti
negli anni dal 1992 al 2007
L’analisi condotta per gli anni dal 1992 al 2007, evidenzia come il 1996 sia l’anno con la percentuale di umidità relativa
annuale maggiore (86%), mentre gli ultimi anni mostrano un calo (69 % di umidità nel 2003, 71% nel 2005).
La curva dell’umidità relativa mostra valori minimi nei mesi di marzo (70,21%) e luglio (70,33%), mentre i valori più
elevati si sono riscontrati negli ultimi tre mesi dell’anno (rispettivamente 87,38%, 85,90% e 86,20
5.3 Inquadramento geologico
Nell’area in esame affiorano quasi esclusivamente rocce sedimentarie, appartenenti al periodo compreso tra il
Triassico medio (circa 240 milioni di anni fa) e il Giurassico inferiore (circa 200 milioni di anni). Sono inoltre presenti
rocce vulcaniche, seppur in affioramenti più limitati.
Le unità presenti sono riportate di seguito, in ordine cronologico.
Successione Vulcanica Permiana (Permiano): porfiriti di colore violaceo o rosso cupo, con tufi e lave fortemente acide.
Si osservano a SE dell’abitato di Rancio Valcuvia fino alla cima del Monte Martica.
Dolomia del San Salvatore (Trias medio, Anisico-Ladinico): complesso di piattaforma carbonatica (reef) costituito da
dolomie microcristalline chiare e dolomie stromatolitiche, generalmente in strati piano paralleli centimetrici. Affiorano
in una fascia ristretta nella valle del torrente Riale a N di Cantevria (Rancio Valcuvia).
”
Formazione di Cunardo (Trias superiore, Carnico): irregolare alternanza di dolomie calcaree e calcari dolomitici di
colore biancastro in strati di pochi centimetri sottilmente laminati. Localmente la colorazione assume toni grigi e
nerastri, con presenza di sottili interstrati marnosi e/o argillosi. Affiora nel bacino del torrente Riale, sul versante SE
del Monte San Martino.
Marna del Pizzella (Trias superiore, Carnico): unità costituita in prevalenza da marne policrome rosso mattone e
verdastre variamente alternate a calcari marnosi e dolomiti marnose in strati di colore rosato o biancastro. Affiora
lungo la mulattiera Mesenzana-San Martino e nei tributari del torrente Riale a Rancio Valcuvia.
Dolomia principale (Trias superiore, Norico): sequenza di dolomie microcristalline biancastre o nocciola chiaro
alternate a dolomie stromatolitiche. Affiora in modo continuo dal Sasso del Ferro a Cassano Valcuvia.
Dolomia del Campo dei Fiori (Trias superiore, Retico): molto simile alla precedente, presenta localmente sottili strati di
marne giallognole o verdastre. Affiora limitatamente al Sass Merèe.
Dolomia a Conchodon (Trias superiore, Retico): calcilutiti compatte a frattura scheggiosa di colorazione estremamente
variabile. Questa dolomia presenta la massima potenza a O dell’area in studio, sul versante sinistro del torrente
Marianna poco a N di Arcumeggia (Casalzuigno).
Calcare di Moltrasio (Lias inferiore, Sinemuriano): la facies più caratteristica è costituita da calcari da fini ad arenitici,
di colore da grigio scuro a nerastro, in strati paralleli con all’interno noduli di selce e spesso interstrati di marne grigie.
In tutta la Valcuvia l’area di affioramento è alquanto vasta: con uno spessore di 1.200-1.500 m, costituisce i rilievi dei
Pizzoni di Laveno, del Sasso del Ferro, del Monte Nudo, del Monte della Colonna e del massiccio del Campo dei Fiori.
Depositi sciolti plio-quaternari (Pliocene-quaternario): comprendono l’insieme di quei depositi di origine continentale
perlopiù incoerenti costituiti da sedimenti lacustri, alluvionali, detritici o morenici. In particolare i depositi alluvionali e
lacustri ricoprono il fondovalle mentre quelli morenici e detritici rivestono i versanti della valle.
Depositi glaciali: trattasi di sedimenti trasportati dal ghiacciaio del Verbano. Dal punto di vista litologico sono costituiti
prevalentemente da un’abbondante matrice limoso-sabbiosa con livelli di sabbie o ghiaie incoerenti e ciottoli o massi
poligenici ed eterometrici. La composizione petrografica dei clasti è piuttosto varia: si distinguono metamorfiti, rocce
intrusive, vulcaniti e clasti carbonatici, tendenzialmente dominanti rispetto a quelli cristallini.
Depositi fluvioglaciali: legati all’azione delle acque di fusione dei ghiacciai, sono costituiti perlopiù da alternanze di
livelli di vario spessore (da centimetrico a metrico) di sabbie, sabbie ghiaiose e ghiaie incoerenti pulite.
Depositi alluvionali: questa unità è costituita da materiali disposti sul fondovalle della Valcuvia, accumulatisi durante i
periodi interglaciali e glaciali a mezzo di intensi fenomeni di alluvione. Si tratta di depositi di materiale grossolano,
ghiaie e sabbie con ciottoli arrotondati in matrice di sabbia, intercalati a livelli di sabbie limose.
Conoidi di deiezione: forme legate all’azione dei corsi d’acqua che scendono dai versanti. Litologicamente sono
costituite da sabbie detritiche sciolte, con abbondante matrice fine, più grossolane e ben classate verso l’apice.
Intercalati anche orizzonti grossolani di sabbie e ghiaie o ciottoli di natura carbonatica, eterometrici e poco
arrotondati.
Accumuli di frana: trattasi di depositi sciolti con elementi per lo più grossolani: ghiaie, ciottoli e blocchi spigolosi e non
alterati con matrice fine limoso-sabbiosa generalmente scarsa.
”
5.4 Inquadramento geomorfologico
Dal punto di vista geomorfologico l’area in studio può essere suddivisa in un settore montano, uno intermedio e uno
inferiore, corrispondente al fondovalle.
Il settore montano si trova al di sopra dei 700-800 m di quota e risulta caratterizzato dalla morfologia del Monte San
Martino (1’084.4 m). I versanti si presentano generalmente con pendenze elevate, nell’ordine di circa 25°. Inoltre il
gradiente risulta crescere man mano che aumenta la quota. Numerosi fenomeni morfologici hanno origine a causa
della forte pendenza e sono legati all’azione delle acque superficiali e ai processi gravitativi, per la maggior parte dei
casi di modesta entità. Questo settore non è mai stato raggiunto dai ghiacciai e quindi si è sottratto alla loro azione
morfologica.
Verso Est, la morfologia del settore è influenzata da un sistema di faglie che da origine ad una intricata rete di fratture
subverticali: si generano di conseguenza pareti verticali e fratture, spesso aperte con pareti separate di qualche
metro. Tale sistema è riconducibile alle seguenti faglie:
•
Faglia di Val Alta: interessa l’area compresa tra la parete del M.te San Martino e il Sasso Cadrega, originando un
grosso specchio di faglia in Val Alta e sul fianco occidentale del rilievo di quota 608, oltre ad una serie di fenomeni
dislocativi di minor portata. Verso N la faglia decorre sotto la copertura, dirigendosi verso l’Alpe Cavoglio; a S di Val
Alta è osservabile ancora per un breve tratto, sul sentiero che corre parallelamente alla carrozzabile Duno – San
Martino prima di essere coperta da detrito di falda e successivamente dalla copertura morenica. Viene
presumibilmente a contatto con la Faglia di Ghirla; non vi sono peraltro evidenze di una sua prosecuzione a S della
stessa.
•
Faglia del San Martino: orientata N-S genera la ripida parete del San Martino, dislocando brevemente, verso N, le
formazioni retiche e la Sinclinale di Duno, per poi ricongiungersi alla Faglia di Val Alta. Sul fianco orientale del monte è
presente tutta una serie di fratture e piccole faglie che interessano in particolare la Dolomia Principale nella zona del
Sass Bianc.
In queste aree sono inoltre in atto fenomeni morfogenetici dovuti alla dissoluzione carsica che ha creato campi solcati,
vaschette di corrosione, solchi, fori e depressioni. Nell’area S. Martino-Monte della Colonna sono numerose le cavità,
come anche le morfologie epigee.
Dove affiorano litotipi marnosi, alcune decine di metri sotto le creste dei rilievi indicati precedentemente, le
morfologie si addolciscono, le pendenze si riducono, aumenta la presenza di suolo e il ruscellamento superficiale.
Lo scorrimento concentrato di rilevanti quantità d’acqua, con conseguenti fenomeni di erosione-corrosione
superficiale, ha originato forre (Rio Casarivo, Torrente Riale), doline (sui versanti del Monte S. Martino) e solchi di
erosione.
5.5 Flora e vegetazione
Il comprensorio sul quale insisterà l’opera abbraccia areali e ambiti ecologici piuttosto diversificati sia sotto il profilo
microclimatico sia sotto il profilo geopedologico: ne deriva una variabilità vegetazionale potenzialmente piuttosto
elevata. A livello della vegetazione boschiva tale variabilità risulta di fatto relativamente contenuta per effetto delle
passate attività antropiche che hanno contribuito a indirizzare il bosco verso composizioni estremamente monotone.
Limitando l’analisi al massiccio Sasso del Ferro-Monte Nudo-Monte della Colonna-San Martino, ove è collocato il SIC
”
“Monti della Valcuvia”, e tralasciando così tutto il comparto del fondovalle e gli altri rilievi compresi nel territorio
comunitario (Monte Sangiano, pendici del Campo dei Fiori, ecc.), lo schema vegetazionale comprende una decina di
tipologie vegetazionali. Vista la disposizione essenzialmente Nord-Sud del massiccio, data la reazione fortemente
basica dei substrati del Sasso del Ferro e di quelli di Monte della Colonna-San Martino e quasi neutra dei substrati del
Monte Nudo, semplificando ai minimi termini, il mosaico della vegetazione arborea comprende essenzialmente:
• Boschi collinari di latifoglie dal piano fino alla sommità dei versanti meridionali, a dominanza di essenze mesotermofile su Sasso del Ferro e Monte della Colonna-San Martino e coincidenti con castagneti mesofili sul Monte Nudo.
o
I boschi misti termofili appaiono la tipologia vegetazionale più ampiamente diffusa nel territorio. La
composizione floristica ricorda i querceti a Roverella, ma la Roverella non è dominante. Lo strato arboreo può essere
caratterizzato da un numero piuttosto variabile di specie tra cui, accanto alla Roverella (Quercus pubescens) spiccano
per abbondanza il Ciliegio (Prunus avium), il Sorbo (Sorbus aria), il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’Orniello
(Fraxinus ornus), e localmente anche il Faggio (Fagus sylvatica) e il Castagno (Castanea sativa). Si segnala inoltre una
cospicua presenza di Tasso (Taxus baccata), non esclusivamente collocato in corrispondenza di forre o anfratti
ombrosi ma piuttosto diffuso. Lo strato arbustivo comprende per lo più il Ligustro (Ligustrum vulgare), il Corniolo
(Cornus mas), il Crespino (Berberis vulgaris) e localmente anche il Pungitopo (Ruscus aculeatus). Lo strato erbaceo si
presenta piuttosto continuo e dominato fisionomicamente da Edera (Hedera helix), e Vinca (Vinca minor).
o
I castagneti mesofili sono boschi di castagno che si rinvengono su suoli piuttosto profondi ed umiferi.
Presentano una composizione floristica dominata da specie mesofile tipicamente boschive che li rende inquadrabili
nell’associazione Arunco-Fraxinetum. Lo strato arboreo, largamente dominato dal Castagno, ospita, con copertura
complessiva inferiore al 30%, specie come Ciliegio sevatico (Prunus avium), Tiglio (Tilia cordata), Frassino maggiore
(Fraxinus excelsior) ed Acero montano (Acer pesudoplatanus). Lo strato arbustivo è prevalentemente costituito da
Corylus avellana, Crataegus monogyna e Sambucus nigra. Lo strato erbaceo è composto da felci come Dryopteris filixmas e Athyrium filix-foemina, e diverse altre specie quali Aruncus dioicus, Anemone nemorosa, Lamiastrum
galeobdolon e Salvia glutinosa.
•
Boschi montani di latifoglie termofile a dominanza di faggio sui versanti settentrionali a partire dai 600 m di quota
e in limitate aree dei versanti meridionali in corrispondenza delle esposizioni fresche. Si tratta di Faggete distribuite su
substrati sedimentario-carbonatici. Lo strato erbaceo è caratterizzato dalla presenza di Galium odoratum, Cyclamen
purpurascens, Cardamine heptaphylla, Senecio fuchsii, Paris quadrifolia e Veronica urticifolia.
•
Robinieti, concentrati prevalentemente nella parte basale dei rilievi e degli impluvi più ampi;
•
Acero frassineti localizzati principalmente in condizioni d’impluvio o in esposizioni fresche a quote non elevate; Si
tratta di formazioni forestali che caratterizzano alcuni tratti delle aste torrentizie principali, per altro di modesta
ampiezza, formate da Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), Acero montano (Acer pseudoplatanus), Ontano nero
(Alnus glutinosa) e anche Tasso (Taxus baccata), che può abbondare localmente. Floristicamente vicini ai boschi di
latifoglie submontani mesofili, nei contesti più ampi si arricchiscono di specie più spiccatamente igrofile come
Adenostyles glabra, Petasites albus e Geum rivale.
•
Querceti e querco-carpineti, piuttosto frammentati e localizzati principalmente nell’area del S.Martino, Sasso del
Ferro e di Masciago Primo, in corrispondenza di suoli superficiali con frequenti affioramenti carbonatici;
•
Boschi di impianto di conifere (Monte Nudo)
Vegetazioni di tipo arbustivo in rapporti dinamici con le vegetazioni arboree di cui sopra consistono essenzialmente in
corileti che occupano prevalentemente aree a suolo superficiale, spesso in esposizione meridionale. Tali vegetazioni
”
rappresentano stadi di colonizzazione avanzata delle praterie aride un tempo pascolate e di elevato interesse
naturalistico, concentrate prevalentemente a Nord di Cittiglio (Vararo – Val Buseggia). Queste ultime sono
caratterizzate da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Le praterie della Val Buseggia
contengono aspetti di transizione verso veri e propri brometi-seslerieti e ospitano diverse stazioni della rara orchidea
Ophrys apifera, nonché pendii a scorrimento d’acqua con Schoenus nigricans e Tofieldia calyculata (habitat 7230).
Queste praterie sono inoltre in stretto contatto con le vegetazioni delle pareti rocciose carbonatiche, tanto da formare
un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente scorporabile. Nell’area sono individuabili aspetti riconducibili allo
Hieracio humilis-Potentilletum caulescentis Br.-Bl. in Meier et Br.-Bl. 1934, caratteristico delle rupi più eliofile e calde,
dove è ospitata anche Primula hirsuta, recentemente descritta come Primula hirsuta subsp. valcuvianensis (Jeßen &
Lehmann, 2005).
5.6 Aspetti faunistici
5.6.1 Teriocenosi
I mammiferi sono ben rappresentati nell’area considerata, in particolare gli ungulati di grossa taglia. Negli ultimi 20
anni si è infatti osservata una veloce colonizzazione delle aree montane da parte di alcune specie di ungulati, dovuta
sia a fattori naturali (migrazioni dalla vicina Confederazione elvetica) che a reintroduzioni e introduzioni più o meno
legali. In particolare sono ricomparsi Cervo e Capriolo, mentre è presente un consistente nucleo popolazionale di
cinghiali, in conseguenza di immissioni abusive non autorizzate compiute alla fine degli anni ’80. E’ anche insediato, sul
massiccio Pizzoni di Laveno-Mte Nudo, un consistente nucleo di Mufloni, anch’esso retaggio di immissioni effettuate a
suo tempo a scopo venatorio negli anni ‘80.
Tra i carnivori sono presenti Volpe, Tasso, Faina, mentre più rara è la Donnola.
5.6.2 Ornitocenosi
In conseguenza della elevata diversità ambientale che caratterizza il comprensorio in parola, il territorio interessato
dal progetto ospita un gran numero di specie ornitiche, come risulta dalla recente indagine che ha portato alla stesura
del nuovo Atlante Ornitologico georeferenziato dei nidificanti in provincia di Varese (Gagliardi et al 2007).
Tra tutte spiccano le specie proprie di aree forestate tra le quali i Picidi, presenti con 4 tra le quali il Picchio nero, un
tempo sporadico in provincia mentre tra i rapaci si annovera la presenza nidificante di Astore e Pellegrino,
quest’ultimo in espansione: rilevante è anche la presenza occasionale del Biancone. Una coppia di Pellegrino nidifica
sicuramente sulla parete sovrastante il Sass Cadrega, come osservato personalmente da chi scrive.
5.6.3 Erpetocenosi
Rettili
La cenosi a rettili dell’area considerata si presenta pressoché completa e possiede le caratteristiche di una tipica
erpetocenosi pedemontana con Lacerta viridis, Lacerta muralis, Elaphe longissima Coronella austriaca, Hierophys
viridiflavus, Natrix natrix e Vipera aspis.
”
Anfibi
Anche la cenosi ad anfibi si mostra complssa con Triturus carnifex, T. vulgaris, una ricca popolazione di Salamandra
salamandra tra gli anuri, mentre tra gli urodeli troviamo Rana esculenta, R. temporaria R. dalmatina, Hyla intermedia,
Bufo bufo,
5.6.4 Invertebrati
Tra gli invertebrati ospitati nel comprensorio, assumono rilievo le specie tutelate dalla LR 10/2008 talune delle quali
reperibili nel territorio in esame e cioè Chetonischema aeruginosa, Gnorimus variabilis, Austropotamobius pallipes,
Sono inoltre presenti Cerambix cerdo e Lucanus cervus entrambe in direttiva Habitat. Tra le specie endemiche spicca
Duvalius ghidinii piccolo carabide ipogeo legato esclusivamente alle vette del Campo dei fiori e del Mte San Martino.
”
6 AREE APPARTENENTI A RETE NATURA 2000 INTERESSATE DAL PROGETTO
Sintesi naturalistico-cartografica
”
6.1 Il SIC Collina di Sangiano
Fig. 2 Il SIC Collina di Sangiano
”
Il presente capitolo contiene la caratterizzazione naturalistica del SIC “Collina di Sangiano” e l’analisi delle possibili
interferenze dirette e indirette derivanti da quanto prospettato dal progetto in parola su habitat e specie di interesse
comunitario in esso presenti.
6.1.1 Caratterizzazione del sito
6.1.1.2 Descrizione e localizzazione
CODICE IT 2010018
AREA [ha] 195
COMUNI INTERESSATI Sangiano, Laveno Mombello, Cittiglio, Caravate
ENTE GESTORE Comunità montana Valli del Verbano
L’area è costituita dalla porzione occidentale della Collina di Sangiano posta a est
dell’invaso del Verbano,
interamente impostata su rocce carbonatiche che, a causa della loro prevalente esposizione meridionale,
costituiscono una vera e propria oasi xerotermica con una vegetazione del tutto peculiare, che si differenzia
notevolmente dal contesto circostante. Il rilievo del Monte Sangiano spicca sia per caratteristiche morfologiche che
vegetazionali. L’affioramento di Maiolica fa sì che la vegetazione dell’area, prevalentemente di tipo boschivo, sia
spiccatamente termofila. Ile formazioni forestali presenti sono per lo più ascrivibili a boschi di latifoglie misti termofili,
dominati da Castagno (Castanea sativa), Orniello (Fraxinus ornus), Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), Robinia
(Robinia pseudoacacia), Roverella (Quercus pubescens) e Cerro (Quercus cerris). Roverella e Cerro in alcuni casi
formano dei consorzi quasi puri, sebbene molto localizzati (sulle pendici del Monte Sangiano esposte a Sud-Ovest, a
circa 400 m di altitudine). Sono presenti anche due limitati impianti di conifere (Pino strobo in prevalenza) lungo
l’ultimo tratto di strada che porta al San Clemente.In corrispondenza dei pendii aridi rupestri, caratterizzati da elevata
pietrosità superficiale e suoli poco profondi impostati su substrato carbonatico spesso affiorante e connotati da
inclinazioni rilevanti, si sviluppa una vegetazione termofila più o meno rada (prati magri e delle rocce calcaree). Si
tratta per lo più di praterie discontinue dominate da Graminacee (principalmente Bromus erectus), e Ciperacee (Carex
humilis), e caratterizzati da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Esse sono in stretto
contatto con le vegetazioni delle pareti rocciose, tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente
scorporabile. Le praterie del Monte Sangiano si configurano come veri e propri xerobrometi dove, accanto a Melica
ciliata, sono presenti Stipa pennata e Cleistogenes serotina, andando così a caratterizzare il rilievo come una vera e
propria oasi xerotermica. Sono presenti interessanti consorzi a Cerro (Quercus cerris), prevalentemente localizzati
sulle pendici del Monte Sangiano esposte a Sud-Ovest, a circa 400 m di altitudine, dove occupano più di 33 ettari di
superficie .Lo strato arboreo dominato da Quercus cerris si presenta piuttosto rado, permettendo lo sviluppo di un
folto strato arbustivo caratterizzato da Fraxinus ornus, Amelanchier ovalis, Berberis vulgaris, Cornus mas e Coronilla
emerus. Lo strato erbaceo risulta caratterizzato da Hedera helix, Geranium sanguineum e Anthericum ramosum, e
ospita anche abbondante Ruscus aculeatus. In genere presentano una composizione floristica dominata da specie dei
Quercion pubescenti-petraeae.
”
6.1.1.3 Status pianificatorio
Il sito è dotato di Piano di gestione, attualmente adottato dall’Ente gestore
6.1.1.4 Gli habitat di interesse comunitario
Complessivamente sono stati rilevati gli habitat di seguito elencati (quelli contrassegnati con un asterisco * sono
considerati di interesse prioritario dalla Commissione Europea nell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE):
• Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) (cod.
*62.10)
% del sito coperta: 12%
Si tratta di praterie discontinue localizzate su pendii aridi rupestri con elevata pietrosità superficiale e suoli poco
profondi impostati su substrato carbonatico spesso affiorante. Tali praterie, la cui biomassa vegetale è costituita
essenzialmente da Graminacee (principalmente Bromus erectus), e Ciperacee (Carex humilis), sono caratterizzati da
una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Esse sono in stretto contatto con le vegetazioni
delle pareti rocciose (habitat 8210), tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente scorporabile. Le
praterie del Monte Sangiano si configurano come xerobrometi dove, accanto a Melica ciliata, sono presenti Stipa
pennata e Cleistogenes serotina, andando così a caratterizzare il rilievo come una vera e propria oasi xerotermica.
• Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (cod. 82.10)
% del sito coperta: 12%
Habitat ben rappresentato nel sito Si tratta di vegetazioni che caratterizzano i massicci carbonatici riconducibili alle
comunità euro-siberiane e mediterranee dei Potentilletalia caulescentis, costantemente associate alle praterie
erbacee di cui al punto precedente (habitat 6210). In particolare nel sito sono individuabili aspetti riconducibili allo
Hieracio humilis-Potentilletum caulescentis Br.-Bl. in Meier et Br.-Bl. 1934, caratteristico delle rupi più eliofile e calde,
dove è ospitata anche Primula hirsuta, recentemente descritta come Primula hirsuta subsp. valcuvianensis (Jeßen &
Lehmann, 2005).
• Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion) (cod. *72.20)
% % del sito coperta: 1%
Comunità vegetali caratterizzate da briofite (Eucladium verticillatum, Hymenostylium recurvirostrum e Palustriella
commutata) e cianobatteri (Phormidium incrustatum e Rivularia haematites), che danno luogo a deposizione attiva di
travertino del Cratoneurion commutati. Le formazioni più evidenti e significative sono localizzate ai piedi del Monte
Sangiano, dove ospitano abbondante Adiantum capillus-veneris.
• Grotte non ancora sfruttate a livello turistico (cod. 83.10)
% del sito coperta: 1%
Nel sito è nota una cavità carsica non sfruttata turisticamente, rifugio significativo per numerose specie di
chirotteri.
Nella tabella che segue sono riportati gli habitat inseriti nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE,
rinvenibili all’interno del SIC “Collina di Sangiano”.
”
cod. *62.10 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo (Festuco Brometalia)
cod. 82.10 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
cod. *72.20 Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)
cod. 83.10 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
6.1.1.5 Elenco delle specie floristiche di interesse comunitario e altre specie di interesse
naturalistico
Nell’area del SIC “Monte Sangiano” non risultano presenti specie elencate nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
Nella sezione 3.3 “Altre specie importanti di Flora e Fauna” del Formulario Natura 2000 sono in ogni caso riportate
una quindicina di specie. Secondo le Note esplicative per la compilazione del Formulario standard, possono infatti
rientrare nella sezione 3.3. tutte le specie di flora che, pur non di interesse comunitario, sono rilevanti ai fini della
conservazione e della gestione del sito, tra cui quelle elencate nel Libro rosso nazionale, le specie endemiche, le specie
protette da convenzioni internazionali, le specie interessanti per altre motivazioni (es. protette da normative regionali
e/o incluse nelle liste rosse regionali). Le liste/normative considerate sono riportate nella tabella seguente.
L.R. Lombardia n.33/77
Legge Regionale 2 novembre 1982, n. 32. Norme per la conservazione del patrimonio naturale
e dell'assetto ambientale. Abrogata dalla LR 10/2008 (vedi sotto).
Legge Regionale 31 marzo 2008, n. 10. Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola
fauna, della flora e della vegetazione spontanea.
L.R. Lombardia n. 10/2008
Per ciò che concerne la tutela della flora spontanea minacciata di estinzione distingue il grado
di tutela tra “assoluta” e “regolamentata”. Gli elenchi di riferimento sono stati approvati con la
DGR 7736/2008.
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
Direttiva 92/43/CEE "Habitat"
All 5 (E): specie animali e vegetali d’interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui
sfruttamento potrebbero formare oggetto di misura di gestione.
Convenzione di Washington o CITES (Convention on International Trade in Endangered Species
Convenzione di Washington
of Wild Fauna and Flora) del 3/3/1973. Regolamenta il commercio, in termini di esportazione,
reimportazione, transito, trasbordo o detenzione a qualsiasi scopo, di alcune specie di animali e
piante minacciate di estinzione, nei 130 Paesi che hanno aderito a tale accordo. La Convenzione
è stata recepita dall'UE con il Regolamento CEE 338/97.
Nazionali (Conti et al., 1992; Conti et al., 1997; Pignatti et al., 2001).
Liste Rosse
Regionali (Conti et al., 1997).
Specie endemiche
Check-list flora - Carta Naturalistica della Lombardia (Mariotti e Margiocco, 2002).
”
Nota esplicativa:
Nella tabella che segue vengono riportate le specie elencate nella sezione 3.3 del Formulario Natura 2000 e la motivazione dell’inclusione delle
specie nella suddetta sezione.
Nel caso le specie fossero state incluse sulla base della LR 33/77 nella apposita colonna viene specificato se tali specie risultano protette anche in
base all’attuale LR 10/2008, e se sì secondo quale regime di tutela (rigoroso – RIG - o regolamentato – REG).
Per quanto concerne l’eventuale appartenenza della specie alle Liste Rosse, essa viene indicata mediante la sigla indicante la categoria di minaccia
secondo la IUCN. Ricordiamo come l’appartenenza ad ogni categoria venga stimata sulla base di numerosi criteri tra i quali la riduzione osservata o
prevista della popolazione, del suo areale, del numero di individui maturi ecc. La specificazione di determinati valori quantitativi permette di
differenziare tra loro le categorie.
Le categorie di minaccia principali risultano essere le seguenti (tratto da Conti et al.,1997):
•
gravemente minacciato (critically endangered) cr
Un taxon è considerato tale quando si trova esposto a gravissimo rischi di estinzione in natura nell’immediato futuro (per esempio nei prossimi dieci
anni);
•
minacciato (endangered) en
Un taxon è considerato tale quando, pur non essendo "gravemente minacciato", è tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in natura in un
prossimo futuro (per esempio nel giro di venti anni);
•
vulnerabile (vulnerable) vu
Un taxon è considerato tale quando, pur non essendo "gravemente minacciato" o "minacciato", è tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in
natura in un futuro a medio termine (per esempio nel giro di 100 anni);
•
a minor rischio (lower risk) lr
Un taxon è considerato tale quando non rientra nelle categorie “gravemente minacciato", "minacciato", o “vulnerabile” ma:
o
pur essendo sottoposto a protezione, nel caso in cui essa venga a cessare, rientrerebbe in una delle succitate categorie nel giro di cinque
o
pur essendo sottoposto a protezione è prossimo ad essere considerato comunque “vulnerabile”;
o
si tratta di taxon a rischio relativo.
anni;
Convenzioni e direttive
Campanula persicifolia L.
x
no
Specie endemiche
REG
Altro
(Pignatti et al., 2001)
x
Itlalia
Aquilegia atrata Koch
(Conti et al.., 1997)
REG
(Conti et al.., 1997)
x
Lombardia
Anemone nemorosa L.
Liste Rosse
Italia
no
Washington
All. D
X
Convenzione di
“Habitat”
All. B
LR Lombardia n. 10/08
Adiantum capillus-veneris L.
Specie
Direttiva 92/43/CEE
All.V (E)
LR Lombardia n. 33/77
Leggi
”
Campanula rotundifolia L.
x
no
Convallaria majalis L.
x
REG
Cyclamen purpurascens Miller
x
REG
Daphne laureola L.
x
no
Dianthus sylvestris Wulfen
x
REG
Helleborus niger L.
x
no
Ilex aquifolium L.
x
REG
Leontodon tenuiflorus (Gaudin) Rchb.
LR
Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker
x
REG
Ruscus aculeatus L.
x
no
Saxifraga tridactylites L.
x
REG
X
Come si può osservare dalla lettura dell’elenco, si tratta di specie inserite negli elenchi di flora spontanea protetta
stilati sulla base della LR 33/77. Esse sono per lo più specie legate a substrati di tipo sedimentario (prati magri calcarei,
vegetazione delle rocce carbonatiche, boschi termofili). Sulla base della nuova legge LR 10/2008 potrebbe rientare
altresì nella sezione 3.3 del formulario Helianthemum apenninum, specie rilevata sul pendio arido rupestre situato in
comune di Caravate a ovest della località Stallazzo (Tosi e Zilio, 2002).
6.1.1.6 Elenco delle specie faunistiche di interesse comunitario e altre specie di interesse
naturalistico
Tra le specie di fauna di cui all’allegato II della Direttiva 92/43 e dell’allegato I della Direttiva 79/409 vengono
segnalate all’interno del SIC le seguenti specie:
•
Cervo volante Lucanus cervus
Coleottero diffuso in tutto il territorio che si riproduce alla base di esemplari di quercia morti o deperenti e nelle
ceppaie della stessa essenza o di castagno.
• Cerambice della quercia Cerambix cerdo
Coleottero alquanto raro nell’area, ove è stato osservato solo sporadicamente. Come il precedente è legato alle
querce, ma le sue larve attaccano piante viventi, soprattutto esemplari di grandi dimensioni. La specie appare legata
particolarmente ai parchi delle antiche abitazioni.
•
Pecchiaiolo Pernis apivorus
Rapace nidificante in aree boscate e molto legato alle superfici prative su cui si alimenta soprattutto di insetti.
Segnalazioni nel SIC si hanno esclusivamente durante i passi migratori.
”
• Nibbio bruno Milvus migrans
Rapace legato per la nidificazione preferenzialmente ad aree impervie e rocciose, nonché a zone umide (laghi) per
l’alimentazione. Le segnalazioni nel SIC si hanno esclusivamente durante i passi migratori.
• Falco pellegrino Falco peregrinus
Rapace legato per la nidificazione a pareti rocciose verticali prive di forme di disturbo. Si hanno segnalazioni recenti di
nidificazione dal massiccio del Sasso del Ferro, da dove potrebbero provenire gli individui osservati frequentemente
al’interno del SIC.
•
Averla piccola Lanius collurio
Passeriforme legato ad ambienti estremamente diversificati, come coltivi, orti e giardini inframmezzati da siepi,
arbusti, aree incolte. Le segnalazioni, sempre più rarefatte, interessano gran parte del territorio comunitario.
6.1.1.7 Fenologia delle specie di interesse presenti
Nella tabella che segue vengono individuati indicativamente i mesi di presenza delle specie di cui all’Allegato II. I mesi
contrassegnati in bianco sono quelli in cui la specie è assente dall’area di studio. Il colore pieno corrisponde a periodi
particolari o maggiormente delicati del ciclo annuale. Soprattutto per gli uccelli, il periodo più delicato è quello
individuato in colore pieno corrispondente al periodo riproduttivo, inteso come: scelta del sito di nidificazione,
deposizione e cova, allevamento della prole. Bisogna comunque sottolineare che per nessuna specie di avifauna
segnalata si sono registrati recenti casi di nidificazione.
SPECIE
Cervo volante Lucanus cervus
Cerambice della quercia Cerambix cerdo
G
F
M
A
larva/pupa
larva/pupa
M
G
L
adulto
adulto
A
S
O
N
D
larva/pupa
larva/pupa
Pecchiaiolo Pernis apivorus
Nibbio bruno Milvus migrans
Falco pellegrino Falco peregrinus
Averla piccola Lanius collurio
6.1.1.8 Checklist della fauna vertebrata terrestre
Studi condotti su scala più ampia hanno portato all’individuazione della presenza delle specie di seguito elencate. Per
motivi diversi, le presenze segnalate sono da intendersi come potenziali ma sufficienti a delineare l’inquadramento
faunistico dell’area.
NB: NelI’elenco le specie di cui all’allegato IV della Direttiva 92/43/CEE sono sottolineate.
Classe ANFIBI
”
Ordine Urodela
Famiglia Salamandridae
Salamandra pezzata Salamandra salamandra
Ordine Anura
Famiglia Bufonidae
Rospo comune Bufo bufo
Famiglia Ranidae
Rana agile Rana dalmatina
Classe RETTILI
Ordine Squamata
Famiglia Anguidae
Orbettino Anguis fragilis
Famiglia Lacertidae
Ramarro occidentale Lacerta bilineata
Lucertola muraiola Podarcis muralis
Famiglia Colubridae
Biacco Hierophis viridiflavus
Colubro liscio Coronella austriaca
Saettone Elaphe longissima
Biscia dal collare Natrix natrix
Famiglia Viperidae
Vipera comune Vipera aspis
Classe UCCELLI
Ordine Accipitriformes
Famiglia Accipitridae
Sparviere Accipiter nisus
Poiana Buteo buteo
”
Ordine Galliformes
Ordine Columbiformes
Famiglia Columbidae
Colombaccio Columba palumbus
Tortora dal collare orientale Streptopelia decaocto
Tortora Streptopelia turtur
Ordine Cuculiformes
Famiglia Cuculidae
Cuculo Cuculus canorus
Ordine Strigiformes
Famiglia Strigidae
Allocco Strix aluco
Ordine Apodiformes
Famiglia Apodidae
Rondone Apus apus
Ordine Piciformes
Famiglia Picidae
Torcicollo Jynx torquilla
Picchio verde Picus viridis
Picchio rosso maggiore Picoides major
Ordine Passeriformes
Famiglia Hirundinidae
Rondine Hirundo rustica
Balestruccio Delichon urbica
Famiglia Motacillidae
Prispolone Anthus trivialis
Cutrettola Motacilla flava
Ballerina bianca Motacilla alba
Famiglia Troglodytidae
Scricciolo Troglodytes troglodytes
Famiglia Prunellidae
”
Passera scopaiola Prunella modularis
Famiglia Turdidae
Pettirosso Erithacus rubecula
Usignolo Luscinia megarhynchos
Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochrurus
Codirosso Phoenicurus phoenicurus
Saltimpalo Saxicola torquata
Merlo Turdus merula
Tordo bottaccio Turdus philomelos
Famiglia Sylviidae
Canapino Hippolais polyglotta
Capinera Sylvia atricapilla
Sterpazzola Sylvia communis
Luì bianco Phylloscopus bonelli
Luì piccolo Phylloscopus collybita
Luì verde Phylloscopus sibilatrix
Fiorrancino Regulus ignicapillus
Regolo Regulus regulus
Famiglia Muscicapidae
Pigliamosche Muscicapa striata
Balia nera Ficedula hypoleuca
Famiglia Aegithalidae
Codibugnolo Aegithalos caudatus
Famiglia Paridae
Cincia mora Periparus ater
Cinciarella Cyanistes caeruleus
Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus
Cinciallegra Parus major
Cincia alpestre Poecile montana
Cincia bigia Poecile palustris
Famiglia Sittidae
Picchio muratore Sitta europea
”
Famiglia Certhiida
Rampichino Certhia brachydactyla
Famiglia Laniidae
Averla piccola Lanius collurio
Famiglia Corvidae
Cornacchia grigia Corvus corone cornix
Famiglia Sturnidae
Storno Sturnus vulgaris
Famiglia Passeridae
Passera d’Italia Passer domesticus italiae
Passera mattugia Passer montanus
Famiglia Fringillidae
Fringuello Fringilla coelebs
Verzellino Serinus serinus
Cardellino Carduelis carduelis
Verdone Carduelis chloris
Famiglia Emberizidae
Zigolo giallo Emberiza citrinella
Zigolo muciatto Emberiza cia
Classe MAMMIFERI
Ordine Insectivora
Famiglia Erinaceidae
Riccio europeo Erinaceus europaeus
Famiglia Soricidae
Toporagno comune Sorex araneus
Toporagno nano Sorex minutus
Crocidura ventre bianco Crocidura leucodon
Crocidura minore Crocidura suaveolens
Famiglia Talpidae
Talpa europea Talpa europaea
Ordine Chiroptera
Famiglia Vespertilionidae
”
Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii
Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii
Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus
Nottola di Leisler Nyctalus leisleri
Ordine Lagomorpha
Famiglia Leporidae
Lepre comune Lepus europaeus
Ordine Rodentia
Famiglia Sciuridae
Scoiattolo rosso Sciurus vulgaris
Famiglia Myoxidae (= Gliridae)
Ghiro Glis glis
Moscardino Muscardinus avellanarius
Famiglia Microtidae
Arvicola rossastra Clethrionomys glareolus
Arvicola di Savi Microtus savii
Famiglia Muridae
Topo selvatico collogiallo Apodemus flavicollis
Topo selvatico Apodemus sylvaticus
Surmolotto Rattus norvegicus
Topolino delle case Mus domesticus
Ordine Carnivora
Famiglia Canidae
Volpe Vulpes vulpes
Famiglia Mustelidae
Tasso Meles meles
Donnola Mustela nivalis
Faina Martes foina
Ordine Artiodactyla
Famiglia Suidae
Cinghiale Sus scrofa
Famiglia Cervidae
”
Cervo Cervus elaphus
Capriolo Capreolus capreolus
6.1.2 Analisi delle potenziali interferenze
Sulla base delle valutazioni sopra esposte, si può ritenere trascurabile l’incidenza del progetto sulla componente
floristico vegetazionale. Per quanto concerne l’incidenza sulla componente faunistica di interesse comunitario, si
rimanda all’apposito capitolo della presente relazione.
6.1.3 Misure di mitigazione e/o compensazione
Da quanto emerso dall’analisi delle potenziali interferenze, non si rende necessario prevedere specifiche misure di
mitigazione o compensazione sulle componenti floristico vegetazionali e faunistiche di stretta competenza
comunitaria. Per quanto concerne la tutela della biodiversità del sito e la interconnessione con altre aree natura 2000,
si rimanda agli appositi capitoli della presente relazione.
”
6.2 Il SIC “Monti della Valcuvia”
”
Fig. 3 Il SIC Monti della Valcuvia, parte occidentale
”
Fig. 4 Il SIC Monti della Valcuvia, parte centrale
”
Fig. 5 Il SIC Monti della Valcuvia, parte orientale
Sorgenti
pietrificanti
”
Il presente capitolo contiene la caratterizzazione naturalistica del SIC “Monti della Valcuvia” e l’analisi delle possibili
interferenze dirette e indirette derivanti da quanto prospettato dal progetto su habitat e specie di interesse
comunitario in esso presenti.
6.2.1 Caratterizzazione del sito
6.2.1.1 Descrizione e localizzazione
CODICE SIC IT2010019
AREA [ha] 1607
COMUNI INTERESSATI Laveno Mombello, Cittiglio, Casalzuigno, Cuveglio, Rancio Valcuvia, Cassano Valcuvia
ENTE GESTORE Comunità Montana Valli del Luinese
Nel sito sono presenti boschi a dominanza di Quercus pubescens, impostati su stazioni assolate ed aride, su suoli
superficiali e con frequenti affioramenti rocciosi . Lo strato arboreo dominato da Quercus pubescens si presenta
piuttosto rado, permettendo lo sviluppo di un folto strato arbustivo caratterizzato da Fraxinus ornus, Amelanchier
ovalis, Berberis vulgaris, Cornus mas e Coronilla emerus. Lo strato erbaceo risulta caratterizzato da Hedera helix,
Geranium sanguineum e Anthericum ramosum, e ospita anche abbondante Ruscus aculeatus. In genere presentano
una composizione floristica dominata da specie dei Quercion pubescenti-petraeae. Le formazioni più significative sono
localizzate sulle pendici meridionali del Sasso del Ferro e presso il San Michele.Accanto a queste formazioni si
osservano boschi a dominanza di Fagus sylvatica, localizzate nella porzione settentrionale e montuosa della Comunità
montana (Sasso del Ferro, Monte Nudo e Monte della Colonna), su substrato carbonatico e in versanti ad esposizione
prevalentemente settentrionale, a quote comprese tra i 600 e i 1000 m, in parte sottoposte a moderato sfruttamento
selvicolturale e in buono stato di conservazione. Lo strato arboreo è accompagnato da Sorbus aucuparia sui pendii più
accentuati. Sui pendii ripidi e ombreggiati, si svilupppa invece una vegetazione costituita da formazioni di latifoglie
miste montane con strato erbaceo discontinuo e strato arboreo dominato da tigli (Tilia cordata e Tilia platyphyllos),
aceri (Acer pseudoplatanus) e frassini (Fraxinus excelsior localizzate in corrispondenza delle vallecole incassate lungo i
versanti meridionali del Monte Nudo. Notevole è anche la presenza di vaste praterie magre: si tratta di formazioni
discontinue localizzate su pendii aridi rupestri con elevata pietrosità superficiale e suoli poco profondi impostati su
substrato carbonatico spesso affiorante. Tali praterie, la cui biomassa vegetale è costituita essenzialmente da
Graminacee (principalmente Bromus erectus), e Ciperacee (Carex humilis), sono caratterizzate da una elevata
biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Esse sono in stretto contatto con le vegetazioni delle pareti
rocciose), tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente scorporabile. Le praterie della Val Buseggia
ascrivibili a questo habitat contengono aspetti di transizione verso veri e propri brometi-seslerieti ed ospitano diverse
stazioni della rara orchidea Ophrys apifera, nonché pendii a scorrimento d’acqua con Schoenus nigricans e Tofieldia
calyculata. Sono inoltre note una ventina di cavità carsiche non sfruttate turisticamente. La maggior parte di queste si
trova nei pressi del Monte S. Martino, e alcune sorgenti pietrificanti con formazione di travertino, comunità vegetali
queste ultime caratterizzate da briofite (Eucladium verticillatum, Hymenostylium recurvirostrum e Palustriella
commutata) e cianobatteri (Phormidium incrustatum e Rivularia haematites) che danno luogo a deposizione attiva di
”
travertino del Cratoneurion commutati. Si tratta di comunità distribuite lungo diverse aste torrentizie, in genere di
limitata estensione
6.2.1.2 Status pianificatorio
Il sito è dotato di Piano di gestione adottato dall’Ente getore
6.2.1.3 Gli habitat di interesse comunitario
Complessivamente sono stati rilevati gli habitat di seguito elencati (quelli contrassegnati con un asterisco * sono quelli
considerati di interesse prioritario dalla Commissione Europea nell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE):
• Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) (cod.
*62.10)
% del sito coperta: 3%
Si tratta di praterie discontinue localizzate su pendii aridi rupestri con elevata pietrosità superficiale e suoli poco
profondi impostati su substrato carbonatico spesso affiorante. Tali praterie, la cui biomassa vegetale è costituita
essenzialmente da Graminacee (principalmente Bromus erectus), e Ciperacee (Carex humilis), sono caratterizzate
da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Esse sono in stretto contatto con le
vegetazioni delle pareti rocciose (habitat 8210), tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente
scorporabile. Le praterie della Val Buseggia ascrivibili a questo habitat contengono aspetti di transizione verso veri
e propri brometi-seslerieti ed ospitano diverse stazioni della rara orchidea Ophrys apifera, nonché pendii a
scorrimento d’acqua con Schoenus nigricans e Tofieldia calyculata (habitat 7230).
• Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (cod. 82.10)
% del sito coperta: 2%
Si tratta di vegetazioni che caratterizzano i massicci carbonatici riconducibili alle comunità euro-siberiane e
mediterranee dei Potentilletalia caulescentis, costantemente associate alle praterie erbacee di cui al punto
precedente (habitat 6210). In particolare nel sito sono individuabili aspetti riconducibili allo Hieracio humilisPotentilletum caulescentis Br.-Bl. in Meier et Br.-Bl. 1934, caratteristico delle rupi più eliofile e calde, dove è
ospitata anche Primula hirsuta, recentemente descritta come Primula hirsuta subsp. valcuvianensis (Jeßen &
Lehmann, 2005).
• Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion) (cod. *72.20)
% % del sito coperta: 1%
Comunità vegetali caratterizzate da briofite (Eucladium verticillatum, Hymenostylium recurvirostrum e Palustriella
commutata) e cianobatteri (Phormidium incrustatum e Rivularia haematites) che danno luogo a deposizione attiva
di travertino del Cratoneurion commutati. Si tratta di comunità distribuite lungo diverse aste torrentizie, in genere
di limitata estensione.
• Torbiere basse alcaline (cod. 72.30)
% del sito coperta: 1%
”
Si tratta di formazioni di modesta estensione a dominanza di Schoenus nigricans, localizzate nelle estese praterie
della Val Buseggia (Vararo - Cittiglio). Il corteggio floristico comprende poche specie quali Schoenus nigricans,
Tofieldia canalyculata e Pinguicula alpina. Nonostante le piccole dimensioni, tali habitat rivestono grande interesse
in quanto estremamente rari e localizzati in tutto il territorio della provincia di Varese.
• Grotte non ancora sfruttate a livello turistico (cod. 83.10)
% del sito coperta: 7%
Nel sito sono note una ventina di cavità carsiche non sfruttate turisticamente. La maggior parte di queste si trova
nei pressi del Monte S. Martino. Il fenomeno carsico profondo nell’area in studio è strettamente condizionato sia
dalle caratteristiche dei litotipi affioranti che dalla situazione strutturale locale. Il maggior numero di cavità note si
sviluppa nel “Calcare Selcifero lombardo”, che raggiunge un potenza superiore ai 1000 m e presenta una
stratificazione sottile e ben distinta, spesso marcata da fenomeni dissolutivi tra strato e interstrato. Tali cavità sono
inoltre importanti in quanto forniscono rifugio a numerose specie di chirotteri.
• Faggeti dell’Asperulo Fagetum (cod. 91.30)
% del sito coperta: 15%
Boschi a dominanza di Fagus sylvatica, localizzate nella porzione settentrionale e montuosa della Comunità
montana (Sasso del Ferro, Monte Nudo e Monte della Colonna), su substrato carbonatico e in versanti ad
esposizione prevalentemente settentrionale, a quote comprese tra i 600 e i 1000 m, in parte sottoposte a
moderato sfruttamento selvicolturale e in buono stato di conservazione. Lo strato arboreo è accompagnato da
Sorbus aucuparia sui pendii più accentuati Tra le specie più rappresentative dello strato erbaceo vi sono Dryopteris
filix-mas, Galium odoratum, Prenanthes purpurea, Cardamine pentaphyllos, Cyclamen purpurascens e Melittis
melissophyllum.
• Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (cod. *91.80)
% del sito coperta: 3%
Comprende formazioni di latifoglie miste montane, impostate su pendii ripidi e ombreggiati, con strato erbaceo
discontinuo e strato arboreo dominato da tigli (Tilia cordata e Tilia platyphyllos), aceri (Acer pseudoplatanus) e
frassini (Fraxinus excelsior). Esse sono prevalentemente localizzate in corrispondenza delle vallecole incassate
lungo i versanti meridionali del Monte Nudo.
• Boschi pannonici di Quercus pubescens (cod. *91.H0)
% del sito coperta: 3%
Corrispondono ai boschi a dominanza di Quercus pubescens, impostati su stazioni assolate ed aride, su suoli
superficiali e con frequenti affioramenti rocciosi . Lo strato arboreo dominato da Quercus pubescens si presenta
piuttosto rado, permettendo lo sviluppo di un folto strato arbustivo caratterizzato da Fraxinus ornus, Amelanchier
ovalis, Berberis vulgaris, Cornus mas e Coronilla emerus. Lo strato erbaceo risulta caratterizzato da Hedera helix,
Geranium sanguineum e Anthericum ramosum, e ospita anche abbondante Ruscus aculeatus. In genere
presentano una composizione floristica dominata da specie dei Quercion pubescenti-petraeae. Le formazioni più
significative sono localizzate sulle pendici meridionali del Sasso del Ferro e presso il San Michele.
”
Nella tabella che segue sono riportati gli habitat inseriti nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE, rinvenibili all’interno
del SIC “Monti della Valcuvia”.
(cod. *62.10) Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo (Festuco Brometalia)
(cod. 82.10) Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
(cod. *72.20) Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)
(cod. 72.30) Torbiere basse alcaline
(cod. 83.10) Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
(cod. 91.30) Faggeti dell’Asperulo Fagetum
(cod. *91.80) Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
(cod. *91.H0) Boschi pannonici di Quercus pubescens
6.2.1.4 Elenco delle specie floristiche degli Allegati alla Direttiva 92/43/CEE e altre specie di rilevante
interesse naturalistico.
Nell’area del SIC “Monti della Valcuvia” risulta presente una sola specie elencata nell'allegato II della Direttiva
92/43/CEE, ossia Dicranum viride, muschio corticicolo legato alla presenza di esemplari arborei antichi e di grandi
dimensioni. Nella sezione “Altre specie importanti di Flora e Fauna” del Formulario Natura 2000 sono in ogni caso
riportate 25 specie floristiche. Secondo le “Note esplicative per la compilazione del Formulario standard”, possono
infatti rientrare in tale caregoria tutte le specie di flora che, pur non di interesse comunitario, sono rilevanti ai fini
della conservazione e della gestione del sito, tra cui quelle elencate nel Libro rosso nazionale, le specie endemiche, le
specie protette da convenzioni internazionali, le specie interessanti per altre motivazioni (es. protette da normative
regionali e/o incluse nelle liste rosse regionali).
Le liste/normative considerate sono riportate nella tabella seguente.
”
L.R. Lombardia
n. 33/77
Legge Regionale 2 novembre 1982, n. 32. Norme per la conservazione del patrimonio naturale e
dell'assetto ambientale. Abrogata dalla LR 10/2008 (vedi sotto).
L.R. Lombardia
Legge Regionale 31 marzo 2008, n. 10. Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola
fauna, della flora e della vegetazione spontanea.
n. 10/2008
Per ciò che concerne la tutela della flora spontanea minacciata di estinzione distingue il grado di
tutela tra “assoluta” e “regolamentata”. Gli elenchi di riferimento sono stati approvati con la DGR
7736/2008.
Direttiva 92/43/CEE
"Habitat"
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
All 5 (E): specie animali e vegetali d’interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui
sfruttamento potrebbero formare oggetto di misura di gestione.
Convenzione di Washington o CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of
Convenzione di Washington
Liste Rosse
Wild Fauna and Flora) del 3/3/1973. Regolamenta il commercio, in termini di esportazione,
reimportazione, transito, trasbordo o detenzione a qualsiasi scopo, di alcune specie di animali e
piante minacciate di estinzione, nei 130 Paesi che hanno aderito a tale accordo. La Convenzione è
stata recepita dall'UE con il Regolamento CEE 338/97.
Nazionali (Conti et al., 1992; Conti et al., 1997; Pignatti et al., 2001).
Regionali (Conti et al., 1997).
Specie endemiche
Check-list flora - Carta Naturalistica della Lombardia (Mariotti e Margiocco, 2002).
Nota esplicativa:
Nella tabella che segue vengono riportate le specie elencate nella sezione 3.3 del Formulario Natura 2000 e la motivazione dell’inclusione delle
specie nella suddetta sezione.
Nel caso le specie fossero state incluse sulla base della LR 33/77 nella apposita colonna viene specificato se tali specie risultano protette anche in
base all’attuale LR 10/2008, e se sì secondo quale regime di tutela (rigoroso – RIG - o regolamentato – REG).
Per quanto concerne l’eventuale appartenenza della specie alle Liste Rosse, essa viene indicata mediante la sigla indicante la categoria di minaccia
secondo la IUCN. Ricordiamo come l’appartenenza ad ogni categoria venga stimata sulla base di numerosi criteri tra i quali la riduzione osservata o
prevista della popolazione, del suo areale, del numero di individui maturi ecc. La specificazione di determinati valori quantitativi permette di
differenziare tra loro le categorie.
Le categorie di minaccia principali risultano essere le seguenti (tratto da Conti et al.,1997):
•
gravemente minacciato (critically endangered) cr
Un taxon è considerato tale quando si trova esposto a gravissimo rischi di estinzione in natura nell’immediato futuro (per esempio nei prossimi dieci
anni);
•
minacciato (endangered) en
Un taxon è considerato tale quando, pur non essendo "gravemente minacciato", è tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in natura in un
prossimo futuro (per esempio nel giro di venti anni);
•
vulnerabile (vulnerable) vu
Un taxon è considerato tale quando, pur non essendo "gravemente minacciato" o "minacciato", è tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in
natura in un futuro a medio termine (per esempio nel giro di 100 anni);
•
a minor rischio (lower risk) lr
”
Un taxon è considerato tale quando non rientra nelle categorie “gravemente minacciato", "minacciato", o “vulnerabile” ma:
o
pur essendo sottoposto a protezione, nel caso in cui essa venga a cessare, rientrerebbe in una delle succitate categorie nel giro di cinque
o
pur essendo sottoposto a protezione è prossimo ad essere considerato comunque “vulnerabile”;
o
si tratta di taxon a rischio relativo.
anni;
Elenco delle specie riportate nella Sezione 3.3. del Formulario Natura 2000:
Convenzioni e direttive
Campanula persicifolia L.
x
no
Campanula rotundifolia L.
x
no
Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch
x
REG
Cephalanthera rubra (L.) Rich.
x
RIG
Convallaria majalis L.
x
REG
Cyclamen purpurascens Miller
x
REG
Daphne laureola L.
x
no
Dianthus monspessulanus L.
x
REG
Dianthus sylvestris Wulfen
x
REG
Genziana ciliata L.
x
RIG
Helleborus niger L.
x
no
Ilex aquifolium L.
x
REG
Leontodon tenuiflorus (Gaudin) Rchb.
LR
Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker
x
REG
Ophrys apifera Hudson s.l.
x
no
LR
Primula auricula L.
x
RIG
LR
Primula hirsuta Allioni
x
REG
Ruscus aculeatus L.
x
no
Saxifraga moschata Wulfen
X
no
X
Specie endemiche
REG
Altro
(Pignatti et al., 2001)
x
Itlalia
Aquilegia atrata Koch
(Conti et al., 1997)
REG
(Conti et al.., 1997)
x
Lombardia
Anemone nemorosa L.
Liste Rosse
Italia
no
Washington
All. D
X
Convenzione di
“Habitat”
All. B
LR Lombardia n. 10/08
Adiantum capillus-veneris L.
Specie
Direttiva 92/43/CEE
All.V (E)
LR Lombardia n. 33/77
Leggi
”
Saxifraga tridactylites L.
x
REG
Sempervivum tectorum L.
x
no
Typha latifolia L.
x
REG
Schoenus nigricans L.
6.2.1.5 Elenco delle specie faunistiche in Allegato alle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE
Tra le specie di fauna di cui all’allegato II della Direttiva 92/43/CEE e dell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE vengono
segnalate all’interno del territorio della Comunità Montana quelle di seguito elencate:
Invertebrati
Cervo volante Lucanus cervus
Coleottero diffuso in tutto il territorio che si riproduce alla base di esemplari di quercia morti o deperenti e nelle
ceppaie della stessa essenza o di castagno.
Cerambice della quercia Cerambix cerdo
Coleottero alquanto raro nell’area, ove è stato osservato solo sporadicamente. Come il precedente è legato alle
querce, ma le sue larve attaccano anche piante viventi, soprattutto esemplari di grandi dimensioni. La specie appare
legata particolarmente ai parchi delle antiche abitazioni.
Gambero di fiume Austropotamobius pallipes
Crostaceo un tempo estremamente diffuso. Attualmente le popolazioni più consistenti sembrano quelle del Torrente
Marianne, tra la località omonima e Arcumeggia. Popolazioni di diversa consistenza si osservano anche sul Rio
Casarivo in comune di Cassano Valcuvia, sul Riale in frazione Cantevria di Rancio Valcuvia, sul San Giulio a Cittiglio.
Potenzialmente può essere presente in tutti i piccoli torrenti delle valli laterali.
Pesci
Scazzone Cottus gobio
Pesce di acque correnti presente potenzialmente in tutti i piccoli torrenti delle valli laterali.
Anfibi
Tritone crestato Triturus carnifex
Anfibio di difficile rilevamento. Le segnalazioni certe provengono da aree esterne al SIC. Da confermare una
segnalazione sul Rio Casarivo a Cassano Valcuvia.
Uccelli
Pecchiaiolo Pernis apivorus
Rapace nidificante in aree boscate e molto legato alle superfici prative su cui si alimenta soprattutto di insetti.
Segnalazioni di nidificazione, seppur rarefatte, sono state raccolte sui tre massicci principali del SIC. Tutta la parte
montana dell’area denota le potenzialità per la nidificazione della specie.
Nibbio bruno Milvus migrans
”
Rapace legato per la nidificazione preferenzialmente ad aree impervie e rocciose, nonché a zone umide (laghi) per
l’alimentazione. Le segnalazioni principali pervengono dal massiccio del Sasso del Ferro e dal versante orientale del
Monte S. Martino.
Biancone Circaetus gallicus
Rapace nidificante in aree boscate ma legato alla presenza di superfici prative asciutte su cui si alimenta soprattutto di
serpenti. La sua nidificazione non è stata segnalata sul territorio in oggetto. Le osservazioni di 1-2 individui in periodo
ottimale (luglio) effettuate recentemente per più anni fanno supporre comunque una buona potenzialità dell’area nei
confronti di questa specie. Le aree maggiormente idonee sembrano essere l’area del Passo Cuvignone e il Sasso del
Ferro.
Falco pellegrino Falco peregrinus
Rapace legato per la nidificazione a pareti rocciose verticali prive di forme di disturbo. Le segnalazioni di nidificazione
recente pervengono dal massiccio del Sasso del Ferro, dal versante orientale del Monte S. Martino (Sass Bianc). In
località Vallalta è presente una coppia appena al di fuori del confine del SIC.
Picchio nero Dryocopus martius
Uccello in forte espansione legato alla presenza di alberi di grande dimensione vetusti o morti. Segnalazioni sempre
più frequenti pervengono da tutta l’area montana (soprattutto San Martino e Monte Nudo).
Averla piccola Lanius collurio
Passeriforme legato ad ambienti estremamente diversificati, come coltivi, orti e giardini inframmezzati con siepi,
arbusti, aree incolte. Le segnalazioni, sempre più rarefatte, interessano gran parte del territorio comunitario.
6.2.1.6 Fenologia delle specie di interesse comunitario presenti
Nella tabella che segue vengono individuati indicativamente i mesi di presenza delle specie di cui all’allegato II. I mesi
contrassegnati in bianco sono quelli in cui la specie è assente dall’area di studio. Il colore pieno corrisponde a periodi
particolari o delicati del ciclo annuale. Soprattutto per gli uccelli, il periodo di maggior delicatezza è quello individuato
in colore pieno corrispondente al periodo riproduttivo, inteso come scelta del sito di nidificazione, deposizione e cova,
allevamento della prole.
SPECIE
Cervo volante Lucanus cervus
Cerambice della quercia Cerambix cerdo
Gambero di fiume Austropotamobius pallipes
G
F
M
A
M
larva/pupa
larva/pupa
S
femmine con uova
Tritone crestato Triturus carnifex
fase acquatica
Biancone Circaetus gallicus
A
adulto
riproduzione
Nibbio bruno Milvus migrans
L
adulto
Scazzone Cottus gobio
Pecchiaiolo Pernis apivorus
G
fase terrestre
nidificazione
nidificazione
nidificazione
O
N
Larva/pupa
Larva/pupa
D
”
Falco pellegrino Falco peregrinus
Picchio nero Dryocopus martius
Averla piccola Lanius collurio
nidificazione
nidificazione
nidific.
6.2.1.7 Checklist della fauna vertebrata terrestre
NB: NelI’elenco le specie di cui all’allegato IV della Direttiva 92/43/CEE sono sottolineate.
Classe ANFIBI
Ordine Urodela
Famiglia Salamandridae
Salamandra pezzata Salamandra salamandra
Tritone crestato meridionale Triturus carnifex
Tritone punteggiato Triturus vulgaris
Ordine Anura
Famiglia Bufonidae
Rospo comune Bufo bufo
Famiglia Hylidae
Raganella Hyla intermedia
Famiglia Ranidae
Rana temporaria Rana temporaria
Rana agile Rana dalmatina
Rana verde Rana synklepton esculenta
Classe RETTILI
Ordine Squamata
Famiglia Anguidae
Orbettino Anguis fragilis
”
Famiglia Lacertidae
Ramarro occidentale Lacerta bilineata
Lucertola muraiola Podarcis muralis
Famiglia Colubridae
Biacco Hierophis viridiflavus
Colubro liscio Coronella austriaca
Saettone Elaphe longissima
Biscia dal collare Natrix natrix
Famiglia Viperidae
Vipera comune Vipera aspis
Classe UCCELLI
Ordine Ciconiiformes
Famiglia Ardeidae
Airone cenerino Ardea cinerea
Ordine Accipitriformes
Famiglia Accipitridae
Pecchiaiolo Pernis apivorus
Nibbio bruno Milvus migrans
Biancone Circaetus gallicus
Sparviere Accipiter nisus
Poiana Buteo buteo
Ordine Falconiformes
Famiglia Falconidae
Pellegrino Falco peregrinus
Gheppio Falco tinnunculus
Ordine Galliformes
Famiglia Phasianidae
Fagiano Phasianus colchicus
Ordine Gruiformes
Famiglia Rallidae
Gallinella d’acqua Gallinula chloropus
Ordine Charadriiformes
Ordine Columbiformes
Famiglia Columbidae
Colombaccio Columba palumbus
Tortora dal collare orientale Streptopelia decaocto
Tortora Streptopelia turtur
Ordine Cuculiformes
Famiglia Cuculidae
Cuculo Cuculus canorus
Ordine Strigiformes
Famiglia Strigidae
”
Civetta Athene noctua
Allocco Strix aluco
Ordine Apodiformes
Famiglia Apodidae
Rondone Apus apus
Rondone maggiore Apus melba
Ordine Coraciiformes
Famiglia Upupidae
Upupa Upupa epops
Ordine Piciformes
Famiglia Picidae
Torcicollo Jynx torquilla
Picchio verde Picus viridis
Picchio rosso maggiore Picoides major
Picchio rosso minore Picoides minor
Picchio nero Dryocopus martius
Ordine Passeriformes
Famiglia Hirundinidae
Rondine Hirundo rustica
Balestruccio Delichon urbica
Famiglia Motacillidae
Prispolone Anthus trivialis
Cutrettola Motacilla flava
Ballerina bianca Motacilla alba
Ballerina gialla Motacilla cinerea
Famiglia Cinclidae
Merlo acquaiolo Cinclus cinclus
Famiglia Troglodytidae
Scricciolo Troglodytes troglodytes
”
Famiglia Prunellidae
Passera scopaiola Prunella modularis
Famiglia Turdidae
Pettirosso Erithacus rubecula
Usignolo Luscinia megarhynchos
Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochrurus
Codirosso Phoenicurus phoenicurus
Saltimpalo Saxicola torquata
Merlo Turdus merula
Tordo bottaccio Turdus philomelos
Tordela Turdus viscivorus
Famiglia Sylviidae
Canapino Hippolais polyglotta
Capinera Sylvia atricapilla
Sterpazzola Sylvia communis
Luì piccolo Phylloscopus collybita
Luì verde Phylloscopus sibilatrix
Fiorrancino Regulus ignicapillus
Regolo Regulus regulus
Famiglia Muscicapidae
Pigliamosche Muscicapa striata
Balia nera Ficedula hypoleuca
Famiglia Aegithalidae
Codibugnolo Aegithalos caudatus
Famiglia Paridae
Cincia mora Periparus ater
Cinciarella Cyanistes caeruleus
Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus
Cinciallegra Parus major
”
Cincia alpestre Poecile montana
Cincia bigia Poecile palustris
Famiglia Sittidae
Picchio muratore Sitta europea
Famiglia Certhiida
Rampichino Certhia brachydactyla
Famiglia Laniidae
Averla piccola Lanius collurio
Famiglia Corvidae
Ghiandaia Garrulus glandarius
Nocciolaia Nucifraga caryocatactes
Corvo imperiale Corvus corax
Cornacchia nera Corvus corone corone
Cornacchia grigia Corvus corone cornix
Famiglia Sturnidae
Storno Sturnus vulgaris
Famiglia Passeridae
Passera d’Italia Passer domesticus italiae
Passera mattugia Passer montanus
Famiglia Fringillidae
Fringuello Fringilla coelebs
Verzellino Serinus serinus
Cardellino Carduelis carduelis
Verdone Carduelis chloris
Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula
Crociere Loxia curvirostra
Famiglia Emberizidae
Zigolo muciatto Emberiza cia
”
Classe MAMMIFERI
Ordine Insectivora
Famiglia Erinaceidae
Riccio europeo Erinaceus europaeus
Famiglia Soricidae
Toporagno comune Sorex araneus
Toporagno nano Sorex minutus
Crocidura ventre bianco Crocidura leucodon
Crocidura minore Crocidura suaveolens
Famiglia Talpidae
Talpa europea Talpa europaea
Ordine Chiroptera
Famiglia Vespertilionidae
Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteinii
Vespertilio di Capaccini Myotis capaccinii
Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii
Vespertilio smarginato Myotis emarginatus
Vespertilio di Natterer Myotis nattereri
Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii
Pipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusii
Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus
Nottola di Leisler Nyctalus leisleri
Serotino comune Eptesicus serotinus
Orecchione Plecotus auritus
Orecchione alpino Plecotus macrobullaris
Ordine Lagomorpha
Famiglia Leporidae
Lepre comune Lepus europaeus
Ordine Rodentia
”
Famiglia Sciuridae
Scoiattolo rosso Sciurus vulgaris
Famiglia Myoxidae (= Gliridae)
Ghiro Glis glis
Moscardino Muscardinus avellanarius
Famiglia Microtidae
Arvicola rossastra Clethrionomys glareolus
Arvicola terrestre Arvicola terrestris
Arvicola di Savi Microtus savii
Famiglia Muridae
Topo selvatico collogiallo Apodemus flavicollis
Topo selvatico Apodemus sylvaticus
Surmolotto Rattus norvegicus
Ratto nero Rattus rattus
Topolino delle case Mus domesticus
Ordine Carnivora
Famiglia Canidae
Volpe Vulpes vulpes
Famiglia Mustelidae
Tasso Meles meles
Donnola Mustela nivalis
Faina Martes foina
Martora Martes martes
Ordine Artiodactyla
Famiglia Suidae
Cinghiale Sus scrofa
Famiglia Cervidae
Cervo Cervus elaphus
”
Capriolo Capreolus capreolus
Famiglia Bovidae
Muflone Ovis orientalis
6.2.2 Analisi delle potenziali interferenze
Sulla base delle valutazioni sopra esposte, si può ritenere trascurabile l’incidenza del progetto sulla componente
floristico vegetazionale. Per quanto concerne l’incidenza sulla componente faunistica di interesse comunitario, si
rimanda amll’apposito capitolo della presente relazione.
6.2.3 Misure di mitigazione e/o compensazione
Da quanto emerso dall’analisi delle potenziali interferenze, non si rende necessario prevedere specifiche misure di
mitigazione o compensazione sulle componenti floristico vegetazionali e faunistiche di stretta competenza
comunitaria. Per quanto concerne la tutela della biodiversità del sito e la interconnessione con altre aree natura 2000,
si rimanda agli appositi capitoli della presente relazione.
”
7 ANALISI DEGLI ASPETTI PROGETTUALI CONCERNENTI RETE NATURA 2000
7.1 Funzione cerniera tra l’alto e il basso varesotto dell’area interessata
L’opera in progetto, si colloca tra il massiccio del monte Campo dei Fiori ed il massiccio dei Pizzoni di Laveno – Monte
Nudo, in un’area cioè di massima importanza strategica per quanto riguarda i collegamenti faunistici tra la porzione
settentrionale montana e il sud della provincia, in una fascia che potremmo definire “di cerniera” tra le due entità
geomorfologiche costituite dai primi contrafforti delle alpi Lepontine e la fascia collinare-planiziale della alta pianura
Lombarda, che apre la via ai grandi corridoi ecologici costituiti dagli affluenti di sinistra del fiume Po, in primis l’asta
del Fiume Ticino. Lo stesso dicasi per la connessione ecologica tra i due SIC considerati, tenendo conto che i SIC e la
ZPS contenuta all’interno del massiccio Campo dei Fiori sono collocati ad una distanza ed in una posizione geografica
tale da non risentire della costruzione della nuova struttura viabilistica. Nella connessione ecologica tra i due SIC, il
vero “collo di bottiglia” è rappresentato dal “Varco” individuato della Rete ecologica provinciale definita nel Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), collocato presso l’impianto di trattamento rifiuti di Cittiglio, varco
che per i motivi sopra illustrati deve considerarsi di importanza strategica per i movimenti sia dei grandi ungulati verso
sud, elementi questi ultimi da considerarsi prioritari tra le specie bersaglio degli interventi di mitigazione che si
andranno a proporre, che di alcune specie d’interesse comunitario, dotate comunque di scarsa mobilità che verranno
ugualmente comunque qui considerate e cioè: anfibi, rettili e micro mammiferi con particolare riguardo ai chirotteri,
ad esclusione della componente ornitica, non interessata dal varco. Tale situzione è anche contemplata nei piani di
gestione dei due SIC nei quali si auspica un aumento della funzionalità ecologica del varco stesso al fine di tutelare
l’interscambio faunistico e la biodiversità della due aree protette comunitarie. Risulta invece del tutto trascurabile il
ruolo della porzione di tracciato inserita all’interno dell’abitato di Laveno.
Dalla analisi del progetto facente parte dell’Accordo di Programma, inoltre, si evince che la componente floristicovegetazionale delle due aree protette comunitarie non verrà interessata direttamente o indirettamente dall’opera,
pertanto questa componente verrà trattata solo marginalmente nel presente Studio di Incidenza.
”
Fig.6 Individuazione dei varchi ecologici nel comprensorio [tratta dalla Tavola PAE3 del PTCT - Provincia di
Varese]
7.2 Elementi di criticità preesistenti riscontrati (TAV 2)
Nell’area interessata dal progetto viabilistico insiste, come già ricordato in precedenza, un varco della rete ecologica
individuata dal PTC provinciale, vero e proprio “collo di bottiglia” attraverso il quale transita la maggior parte della
fauna che si sposta nell’area. In tutto il comprensorio considerato, tuttavia, preesistono alcuni elementi avversi alla
mobilità della fauna, in special modo di quella di maggiore taglia, come gli ungulati. Qui di seguito vengono dettagliati i
principali elementi di criticità individuati a tal proposito nell’area, evidenziando che sono state successivamente
previste mitigazioni, a livello progettuale per le stesse, che verranno illustrate nel capitolo seguente.
”
Fig.7 Individuazione di dettaglio del varco ecologico [tratto dal PTCT della Provincia di Varese]
Impianto di trattamento rifiuti
All’interno del varco è presente un grosso impianto di trattamento rifiuti, che lo occlude in parte diminuendone
grandemente l’efficienza sia per la sottrazione di suolo operata dalla struttura che per la frequentazione antropica
della stessa, la presenza di illuminazione e i rumori provenienti dalle lavorazioni, inconvenienti che si riducono in gran
parte durante il periodo notturno.
Ponti sul Boesio
Due ponti contigui, uno assai datato e l’altro molto più recente, occupano l’asta del Boesio all’interno del varco. Tali
strutture si ritengono scarsamente permeabili al passaggio dei grandi ungulati, cervo in particolare in quanto di
dimensioni non adeguate. Tuttavia considerato il lungo periodo di tempo trascorso dalla loro messa in opera (il più
recente risale a una decina di anni or sono almeno) nonché l’esigua lunghezza del tratto di asta coperto, è possibile
che le stesse possano essere utilizzate ugualmente dalla fauna, eventualmente apportando piccole modifiche all’asta
del Boesio.
Sistemazioni spondali dell’asta del Boesio
Attualmente il tratto del torrente Boesio, la cui ampiezza è inferiore ai dieci metri in corrispondenza del vaco della
rete ecologica, presenta sponde pressoché verticalizzate con sistemazioni spondali in pietra e calcestruzzo non adatte
a consentire l’entrata e l’uscita della fauna dall’alveo del torrente.
Provinciale SP 1 – Tratto esistente
La provinciale per Laveno costituisce una barriera faunistica semipermeabile per tutta l’area divenendo così fonte di
collisioni accidentali tra ungulati ed autoveicoli. La costruzione della nuova carrozzabile potrebbe forse incrementare il
numero degli incidenti, tuttavia il problema non è agevolmente risolvibile in quanto la particolare conformazione della
”
sede stradale, la contiguità con la linea ferroviaria delle FNM e con l’asta del Boesio ed i dislivelli esistenti tra le varie
strutture nominate, richiederebbe, per il loro scavalcamento, la realizzazione di un costoso ecodotto di proporzioni tali
da renderne inaccettabile l’impatto paesaggistico e insostenibile il suo costo.
Linea delle ferrovie Nord
Anche per questa struttura vale quanto riportato nel paragrafo precedente, con la sola eccezione delle collisioni con
la fauna, in ragione soprattutto del basso traffico ferroviario che interessa la tratta Varese-Laveno.
Piazzale di materiale di riporto adiacente all’impianto di trattamento rifiuti
In posizione adiacente all’impianto di trattamento rifiuti, lungo il Boesio è collocato un piazzale di qualche migliaia di
metri quadrati, in rilevato rispetto alle rive del Boesio stesso e costituito interamente da materiale di riporto,
particolarità che fa si che lo stesso sia interamente privo di una efficace copertura vegetazionale. In sostanza l’agibilità
di quest’area per la fauna viene così limitata alle ore notturne.
Zona industriale collocata a sud del varco e carrozzabile annessa
La zona industriale posta a sud del varco, costituita da una carrozzabile asfaltata e da numerosi capannoni, fa su che
tutta la fascia a sud del varco venga preclusa al passaggio della fauna, costringendo gli animali a transitare ad est della
stessa, incanalandosi così nel varco stesso. Una tale situazione non è chiaramente mitigabile ma risulta essenziale una
sua individuazione per meglio comprendere la funzione strategica del varco oggetto di questa trattazione.
Agglomerati urbani e impianto florovivaistico siti a nord-est del varco
In posizione nord-orientale del varco esistono alcuni piccoli agglomerati urbani che rappresentano una barriera allo
spostamento della fauna. Al contrario il grosso impianto florovivaistico esistente, con lavorazioni a bassa
meccanizzazione e una ricca di copertura vegetazionale, per quanto alloctona, potrebbe essere utilizzato per la fauna
nei suoi spostamenti notturni
7.3 Analisi della incidenza
7.3.1 Le specie faunistiche interessate
Numerose sono le specie che potenzialmente potrebbero spostarsi tra i due comprensori faunistici individuati,
soprattutto animali di grossa taglia per altro non di interesse comunitario. In particolare la struttura in progetto
potrebbe impattare soprattutto sui grandi ungulati (cervo e capriolo) sul cinghiale, e secondariamente su volpe e
tasso. La piccola fauna di interesse comunitario dei SIC (Rana dalmatina, Triturus carnifex, Hyla intermedia Bufo bufo,
Salamandra salamandra, Ofidie Chirotteri) essendo meno mobile rispetto ai grandi vertebrati, non risentirà
praticamente del nuovo assetto della rete ecologica risultante dalla realizzazione del progetto. Inoltre i previsti
passaggi nei tratti di rilevato stradale (vedi oltre) sono da ritenersi sufficienti per mantenere aperto il corridoio
ecologico per la microfauna degli immediati dintorni dell’area risultando i due SIC più distanti tra loro del range di
mobilità delle specie di interesse comunitario, in particolare dei due invertebrati (Cerambix cerdo e Lucanus cervus)
”
che si spostano di qualche centinaio di metri dalle loro aree di sviluppo. Le strutture mitigatorie qui di seguito
descritte, sono quindi da ritenersi tarate sui grandi ungulati e sul cinghiale, avendo come scopo principale la loro
mobilità lungo il corridoio ecologico e come obiettivo secondario, l’attenuazione del pericolo costituito dalle possibili
collisioni tra questi animali e gli autoveicoli in transito.
Le strutture atte a consentire il passaggio della fauna saranno tarate quindi, quasi esclusivamente sulla specie più
esigente, e cioè il cervo. I passaggi per questa specie vengono infatti fruiti da tutti gli altri ungulati inoltre tali strutture
possono essere utilizzate anche da lepri e da predatori volpe e lupo, quest’ultimo ancora non presente in zona ma
suscettibile di comparirvi nel prossimo decennio.
7.3.2 Elementi di criticità indotti dalla realizzazione dell’opera
Vengono qui individuati, per sommi capi, gli elementi critici più salienti che verrebbero introdotti dalla realizzazione
non mitigata dell’opera in previsione. Successivamente verranno trattate puntualmente le singole mitigazioni che
saranno introdotte a livello progettuale, talune delle quali sostanziali come la scelta di costruire in viadotto il tratto di
provinciale che passerebbe all’interno del varco.
Realizzazione della nuova sede stradale
L’opera in questione, se realizzata senza specifiche mitigazioni, andrebbe a gravare ulteriormente sulla funzionalità del
corridoio ecologico esistente in prossimità dell’impianto di trattamento rifiuti di Cittiglio, andando così ad ostruire
completamente il varco tra le due core-area poste a sud e a nord del varco stesso. In particolare la realizzazione del
tracciato in rilevato o in trincea, per una lunghezza di circa 270 metri all’interno del varco, con una larghezza della
sede stradale pari a 15 metri, andrebbe ad occludere completamente il varco stesso e a costituire una ulteriore cesura
tra la porzione settentrionale e quella centro-meridionale della provincia di Varese. La sua realizzazione in viadotto,
avendo la parte di sottopasso utilizzabile dalla fauna una altezza superiore ai 4-5 metri, eliminerebbe questi
inconvenienti e, insieme con altre opere di mitigazione che si andranno a proporre, porterebbe addirittura ad una
maggior efficienza del varco.
Rilevati annessi alla sede stradale
Malgrado la realizzazione prevista in viadotto del tratto di provinciale collocato all’interno del varco, è inevitabile
prevedere la costruzione di due tratti in rilevato che si dipartono dalle due rotonde di cui al paragrafo seguente, per
salire verso il viadotto vero e proprio. Gli sterri della sede stradale, costituiscono in questo caso una barriera allo
spostamento della fauna, in particolare di quella di piccola taglia comprese specie di interesse comunitario. Occorre
quindi prevedere la messa in opera di piccole strutture (scatolati) atte a rendere tali barriere permeabili almeno alla
fauna minore.
Rotatorie inserite nel tracciato di collegamento
Due sono le rotatorie connesse con la realizzazione del progetto delle quali quella meridionale è assai prossima al
varco, senza però occluderlo. Si tratta di strutture particolarmente ingombranti che comportano una notevole
sottrazione di habitat naturale. Una in particolare risulta limitrofa ad una estesa area boscata dalla quale potrebbero
originarsi movimenti di fauna. Occorrerà quindi prevedere la messa in posto di adeguate barriere.
”
Nuova carrozzabile per l’area industriale e relativo ponte
Il progetto prevede anche l’abbandono della vecchia strada di accesso all’area industriale con la realizzazione di una
nuova sede stradale. In questo caso in pratica il disturbo degli autoveicoli in transito da e per l’area industriale, viene
solo traslato sulla nuova via d’accesso. Il problema potrebbe essere costituito dal nuovo ponte sul Boesio che
costituirebbe una barriera poco permeabile alla fauna se non realizzato con criteri faunistici.
7.4 Elementi di mitigazione che verranno inseriti a livello progettuale
7.4.1 Efficienza del corridoio ecologico e del varco annesso
In estrema sintesi, tenuto conto delle considerazioni sopra esposte, l’efficienza del varco considerato e del relativo
corridoio ecologico pare non ottimale per la presenza pregressa delle barriere e degli insediamenti sopra descritti. In
particolare l'area dell'impianto di trattamento rifiuti è quella che maggiormente occlude il varco. La costruzione della
struttura viaria in parola, se non adeguatamente mitigata, porterebbe alla occlusione del varco con importanti
ripercussioni non solo a livello locale ma anche a scala provinciale. Diviene quindi strategico porre in atto, a livello
progettuale, una serie di mitigazioni che una volta realizzate porterebbero non solo ad una neutralizzazione degli
inconvenienti indotti dalla realizzazione del progetto ma addirittura ad un miglioramento della funzionalità del varco
stesso. Si rammenta che tali mitigazioni non risultano strettamente necessarie per la componente di interesse
comunitario dei due SIC, sulla quale il progetto non incide e che pertanto non fruirà (per lo meno a breve e medio
termine) del miglioramento del varco, in quanto composta da specie scarsamente mobili (rettili, anfibi, micro
mammiferi e invertebrati) oppure (uccelli) non impattate a questo tipo di barriere: le mitigazioni e i miglioramenti
funzionali del varco verranno comunque realizzati al fine di migliorare la connessione ecologica tra i due siti, limitando
nel contempo l’impatto sulla viabilità dovuto al transito degli animali di grossa taglia (ungulati) che fruiranno della
connessione.
In sostanza si tratta di incanalare gli animali che arrivano da nord e da sud nel varco evitando che gli stessi entrino
nelle due rotonde, all’uopo schermate con reti in acciaio. Il flusso passerebbe nel varco, sotto il viadotto
appositamente costruito, utilizzando anche le aree sottratte all’impianto di trattamento rifiuti e inverdite nonché
l’asta del Boesio adeguatamente risistemata per consentire l’entrata e l’uscita degli animali.
Persiste il problema dell’attraversamento della Sp1, non risolvibile tecnicamente se non con costose strutture, che
avverrà nottetempo e in maniera diffusa: un palliativo di una certa efficacia consiste nel dotare il tratto interessato di
dissuasori catarifrangenti per limitare le possibilità di collisione tra autoveicoli e fauna selvatica.
7.4.2 Elementi progettuali mitigativi relativi al mantenimento della connessione ecologica tra i SIC
(TAV3)
Realizzazione in viadotto del tratto di collegamento che interessa il varco
E’ questa la mitigazione-chiave di tutto l’intervento, che consentirà di annullare praticamente l’impatto derivante
dalla costruzione del nuovo tracciato. In pratica circa 270 metri di sede stradale verranno realizzati in viadotto, con
una altezza utile dal suolo compresa tra i 4 e i 5 metri, consentendo di mantenere aperto e funzionante il varco della
rete ecologica. Una tale struttura infatti, consentirebbe anche in passaggio di animali esigenti della taglia di un cervo.
”
L’unica barriera derivante dalla realizzazione del progetto sarà quindi costituita dai due rilevati che dipartendosi dalle
due rotatorie conducono al viadotto. Il problema verrà comunque risolto dalla messa in posto di due scatolati di
adeguata dimensione.
Posizionamento di due scatolati nel rilevato delle rampe di salita e discesa del viadotto
Per la fauna minore, all’interno dei due rilevati di arrivo-partenza collocati presso le rotatorie, verranno inseriti due
sottopassi destinati alla fauna minore (volpe, lepre, tasso, micromammiferi e anfibi) costituiti da scatolati
prefabbricati in cemento di almeno 1,5 metri di lato/diametro. Gli scatolati non dovranno essere costituiti da lamiera
ondulata, non adatta alla fauna, e dovranno essere drenati in modo da mantenere sempre un fondo asciutto. A
seconda della collocazione, da definirsi in sede di progetto definitivo, potrebbe essere necessario sistemare al loro
ingresso, una siepe vegetale semplice, con funzione di invito.
Creazione di una fascia inverdita ampia 20 metri in adiacenza all’impianto di trattamento rifiuti
Come già discusso, l’impianto di trattamento rifiuti esistente, occlude in parte il varco della rete ecologica quindi viene
prevista la formazione di una fascia di circa 20 metri, adiacente all’asta del Boesio, ottenuta arretrando l’impianto ed
inverdendo la fascia stessa con cespugli bassi e una siepe che funga da schermatura con il limite dell’impianto. Tale
fascia per quanto esigua, allontana il disturbo dall’asta del Boesio e nel contempo crea un corridoio fruibile dalla fauna
durante le ore notturne.
Parziale inverdimento del piazzale adiacente all’impianto di trattamento rifiuti
Anche il piazzale adiacente alla struttura produttiva sopra descritta abbisogna di alcune migliorie per poter essere
meglio fruito dalla fauna. Attualmente si presenta privo di vegetazione e con un suolo non adatto alla messa in posto
di copertura vegetale. Occorrerà quindi riportare almeno 30-40 cm di terra di coltura ed inverdire tutta l’area con
cespugli autoctoni.
Creazione di siepi dissuasive
Si tratta di siepi costituite da una (siepi semplici) o più file di essenze arboreo- arbustive (siepi complesse) che vanno
collocate nelle aree illustrate in tavola 3, aventi la funzione di incanalare o dissuadere i flussi faunistici per proteggere
strutture e impedirne lo scavalcamento oppure orientare la fauna nella direzione voluta, per quanto possibile.
Le siepi previste andranno collocate come segue:
Lato esterno delle due rotatorie, siepi complesse con funzioni di mascheramento della rete in acciaio anti-fauna. Nel
caso della rotonda collocata a sud del tracciato, viene previsto un prolungamento della siepe verso la SP1 per impedire
o comunque dissuadere la fauna a indirizzarsi verso la carrozzabile, favorendo lo spostamento in direzione del varco.
Rilevati di accesso al viadotto: su ciascuno dei lati verranno posizionate siepi semplici costituite da arbusti spinosi con
scopo dissuasivo che limiteranno gli attraversamenti da parte della fauna. Si è scelto di non posizionare siepi
complesse per evitare insediamenti di fauna in aree limitrofe alla carreggiata.
Siepe semplice di schermatura dell’impianto di trattamento rifiuti da collocare sul lato limitrofo al viadotto.
Siepe semplice di schermatura dei capannoni industriali in sponda destra del Boesio, di fronte al piazzale inverdito, al
fine di limitare il disturbo per la fauna.
”
Reti anti-fauna collocate esternamente alle due rotonde di nuova realizzazione
Al fine di evitare incursioni di fauna, soprattutto notturne, nell’area di pertinenza delle due rotatorie, sulla porzione
esterna delle stesse rivolta verso aree forestate o comunque di stazionamento della fauna, è prevista la collocazione
di una rete in acciaio a maglie larghe, di almeno 2 metri di altezza adeguatamente mascherata con una siepe vegetale
arboreo-arbustiva
Creazione di rive a pendenza inferiore a 45 gradi in 4 punti dell’asta del Boesio
Il torrente Boesio, con la sua presenza parallela alla statale ed alla ferrovia, costituisce nel contempo una barriera ed
una via preferenziale di spostamento per la fauna. Infatti le sue sponde sono in gran parte artificializzate e piuttosto
acclivi ma non del tutto invalicabili per un grosso ungulato con l’eccezione delle rive poste nel varco, dotate di sponde
verticali in pietra. E’ presumibile che numerose specie animali utilizzino l’alveo, per gran parte dell’anno in magra,
effettuando veloci spostamenti. Sfruttando questa attitudine occorre diminuire la pendenza delle sponde e renderle
più praticabili agli ungulati, così da favorire eventuali attraversamenti.
Al fine di consentire l’entrata e l’uscita della fauna in punti strategici dell’asta, viene prevista la sistemazione delle
sponde del Boesio per una profondità di una decina di metri e una lunghezza identica, rinforzandole e rendendole
meno acclivi tramite gabbionate di sassi in ferro, adeguatamente ricoperte di terra protetta con biostuoie e inverdite
al fine di abbattere la pendenza al di sotto dei 45°. Un tale accorgimento permetterà alla fauna di meglio fruire
dell’asta del Boesio per spostarsi nel corridoio faunistico.
I tratti di sponda sui quali intervenire sono 4 (vedi TAV 3) e cioè:
Sponda sinistra del Boesio a monte del nuovo ponte in previsione;
sponda destra del Boesio a monte del nuovo ponte in previsione;
sponda Sinistra del Boesio tra il ponte da costruire e i due ponti esistenti;
sponda destra del Boesio dopo i due ponti esistenti.
Messa in posto di dissuasori catarifrangenti lungo la SP1
Allo scopo di evitare che la fauna, in funzione della nuova viabilità derivante dalla realizzazione del progetto in parola,
utilizzi punti fissi di attraversamento dando origine a maggiori possibilità di collisione, è bene posizionare lungo i 200
metri precedenti ogni rotonda e sulle rampe in rilevato, ogni 50 metri, dissuasori ottici costituiti da catarifrangenti che
dirottano la luce dei fari perpendicolarmente alla carreggiata, avvertendo così l’animale intenzionato ad attraversare,
dell’arrivo di un veicolo. Tali strutture hanno una efficacia che diminuisce col passare del tempo per via della
assuefazione degli animali al segnale luminoso.
7.4.3 Dettagli realizzativi e materiali verdi da impiegare
Sottopassi (ponte e viadotto)
Qui di seguito vengono illustrati i requisiti minimi richiesti per rendere efficaci i passaggi faunistici inseriti all’interno
del progetto in parola, e rappresentati dal viadotto e dal ponte di nuova realizzazione sulla strada d’accesso all’area
industriale posta a sud del varco.
Queste strutture, se realizzate sulle esigenze della specie cervo, richiedono requisiti minimi di altezza superiori ai
quattro metri con un indice larghezza del sottopasso/lunghezza dell’attraversamento pari almeno ad 1,5 senza
scendere mai sotto i 12 metri, larghezza limite per il cervo; Il substrato di base deve essere assolutamente naturale e
possibilmente inerbito. Essendo il previsto viadotto lungo circa 270 metri, con una altezza compresa tra i quattro ed i
”
cinque metri, e una larghezza della sede stradale pari a 15 metri, questa struttura risponde in pieno ai requisiti
richiesti. In questo caso inoltre, lo scopo della realizzazione del viadotto è quello di non occludere il varco, ciò spiega
la lunghezza della struttura superiore alla bisogna.
Per quanto concerne l’altra struttura e cioè il ponte di servizio alla strada di nuova realizzazione per l’area industriale è
invece probabile che non sussistano condizioni ambientali (larghezza dell’alveo) tali da consentire la realizzazione di
una struttura larga almeno 12 metri ed alta 4; occorrerà tuttavia tentare di avvicinarsi il più possibile a tali misure,
considerando anche che l’esigua ampiezza della carreggiata potrebbe costituire un elemento favorevole alla
funzionalità della stessa come passaggio per la fauna.
Scatolati
Come già in parte indicato in precedenza, i due scatolati da posizionare nei rilevati di accesso al viadotto dovranno
essere rigorosamente in cemento e non in lamiera ondulata, a sezione quadrata con lato di almeno 1,5 metri. Il fondo
dovrà risultare ben drenato
Siepi
Vengono previste due tipologie di siepi, e cioè:
1) Siepi semplici
Si tratta di filari costituiti da singole file di arbusti, per lo più spinosi, o alberi autoctoni per rendere tali strutture meno
agevoli da attraversare da parte delle varie specie faunistiche. In realtà la funzione di tali siepi, più che impedire il
passaggio della fauna è quella di indirizzare i flussi faunistici verso mete determinate.
2) Siepi complesse
In questo caso si tratta di strutture costituite da una componente centrale arborea con alberi di seconda e terza
grandezza, preceduti e seguiti da altri filari di essenze arbustive che hanno la funzione di rendere difficile
l’attraversamento della fauna, favorendo comunque lo stazionamento momentaneo degli animali. Lo spessore di
queste strutture varia tra i cinque ed i 15 metri a seconda della loro funzione.
Le essenze autoctone raccomandate per realizzare siepi nell’area in questione sono le seguenti:
Arbusti
Nocciolo
Corylus avellana
Biancospino
Crataegus monogyna
Cappello del prete
Salicone
Euonimus europaeus
Salix caprea
Crespino
Prugnolo
Berberis vulgaris
Prunus spinosa
Rosa selvatica
Rosa sp
Alberi
Frassino
Fraxinus excelsior
Tremulo
Populus tremula
Salice bianco
Salix alba
Carpino bianco
Carpinus betulus
”
Rovere
Quercus petraea
Inverdimento della fascia limitrofa all’impianto di trattamento rifiuti e piazzale adiacente
La fascia di terreno sottratta all’impianto di trattamento rifiuti e il piazzale adiacente dovranno essere inverditi
utilizzando alberi e cespugli autoctoni al fine di fungere da corridoio per la fauna. Le essenze da utilizzare saranno:
Arbusti
Biancospino
Crataegus monogyna
Salicone
Salix caprea
Crespino
Berberis vulgaris
Prugnolo
Rosa selvatica
Prunus spinosa
Rosa sp
Alberi
Frassino
Fraxinus excelsior
Tremulo
Salice bianco
Populus tremula
Salix alba
Gabbionate in sassi inverdite
Si tratta di normali gabbionate di rete in ferro e ciottoli inverdite tramite talee di Salix alba. Una versione più
complessa potrebbe prendere in considerazione la copertura con terra di coltura inverdita con graminacee o
biostuoie, intervallata qua e la da talee di Salix alba.
Reti antifauna
Per impedire il passaggio della fauna all’interno delle rotatorie, le stesse dovranno essere schermate con reti d’acciaio
con maglie di 20 cm almeno, alte 2m e saldamente ancorate al suolo con pali metallici cementati. Non dovrà esserci
spazio tra guard-rail e rete per evitare che gli animali vadano ad infilarsi nell’intercapedine rimanendo imprigionati o
peggio saltando il guard-rail.
Dissuasori catarifrangenti
Si tratta di particolari dispositivi ottici in grado di rifrangere i fari degli autoveicoli perpendicolarmente alla carreggiata
stessa, allarmando gli animali in procinto di attraversare. Sono disponibili in luce bianca (i più utilizzati) blu e rossa.
Vanno disposti su appositi paletti di sostegno a lato della carreggiata ad una distanza di circa 50 metri l’uno dall’altro.
La loro efficacia è però limitata.
”
7.4.4 Rapporti tra progetto e strumenti pianificatori di rete natura 2000
Essendo il progetto in parola localizzato completamente all’esterno dei due SIC considerati, lo stesso non va contro le
norme contenute nei due Piani di ngestione che, ricordiamo, per ora sono stati solamente adottati dall’Ente gestore.
Tuttavia all’interno degli stessi sono contenute alcune considerazioni concernenti il varco nella rete ecologica
delineata dal PTCP della Provincia di Varese, nelle quali sia auspica un miglioramento della efficienza della funzionalità
ecologica del Varco coinvolto nella realizzazione dell’opera.
Le mitigazioni proposte, a livello progettuale e riportate nel presente studio vanno esattamente nella direzione di
migliorare la funzionalità del varco, per cui se ne può concludere che l’incidenza sulla pianificazione dei due SIC sia da
considerarsi positiva.
7.5 Considerazioni conclusive concernenti l’incidenza globale dell’Accordo sulle aree Rete natura 2000
incluse nel territorio di competenza.
A seguito dei contenuti dei capitoli precedenti, le possibili incidenze del progetto sui SIC “Collina di Sangiano” e “Monti
della Valcuvia” possono essere riassunte nella tabella che segue:
Tipologia della potenziale
Incidenza
Incidenza
Incidenza
incidenza
positiva
neutra
negativa
Integrità degli habitat di
interesse comunitario
X
Incidenza sulla fauna di
X
interesse comunitario
Incidenza sulla pianificazione
di SIC/ZPS
X
Incidenza sulla
interconnessione ecolgica tra i
vari Siti Natura 2000
X
In pratica, essendo i territori dei due SIC non interessati direttamente dalle opere in previsione, non sussiste alcun tipo
di sottrazione di habitat o di ricadute negative indirette sugli habitat stessi dovute ad incremento di traffico e
conseguente aumenti dei livelli di inquinamento atmosferico, considerato che il volume di traffico non cambierebbe.
L’incidenza sulla fauna di interesse comunitario e cioè la componente erpetologica, i chirotteri e le due specie di
invertebrati di interesse comunitario presenti, è da ritenersi neutra in ragione della elevata distanza esistente tra i SIC
e l’opera in pariola, inferiore comunque al loro range di mobilità.
”
L’incidenza sulla pianificazione dei due SIC, che auspica un miglioramento della funzionalità del varco della rete
ecologica provinciale coinvolto nel progetto, è da ritenersi altamente positiva in quanto le mitigazioni previste
comportano un elevato miglioramento funzionale del varco. Lo stesso dicasi per l’interconnessione tra i due SIC che ne
risulta migliorata, andando a favorire soprattutto la mobilità dei grossi ungulati e la fauna minore insediata negli
immediati dintorni dell’opera.
Pertanto alla luce delle considerazioni sopra esposte e di tutto il contenuto del presente studio di Incidenza, è
possibile affermare come non solo il progetto/accordo in parola non introduca elementi di incidenza sulla Rete
natura 2000 del comprensorio, ma al contrario la realizzazione dello stesso, tramite le opere mitigative, introdurrà
elementi migliorativi nell’area di pertinenza.. E’ pertanto possibile affermare che i contenuti dell’Accordo di
programma e della azione progettuale ad esso strettamente connessa, assumano una incidenza positiva nei confronti
di tutti gli elementi di Rete Natura 2000 inclusi nell’area.
”
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