- Comune di Amantea

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- Comune di Amantea
1-
INTRODUZIONE ..................................................................................................................... 3
1.1
2-
La normativa richiamata.................................................................................................... 3
ASPETTI METODOLOGICI DI RIFERIMENTO ....................................................................... 5
2.1
Inquadramento dello Studio e collegamenti alla VAS ........................................................ 5
2.2
Le fasi della valutazione di incidenza e la struttura dello studio di incidenza ..................... 7
3-
DESCRIZIONE DEL PSA E DEI SUOI OBIETTIVI AVENTI RILEVANZA SULL’AMBIENTE ... 8
3.1
Le strategie e gli obiettivi del PSA ..................................................................................... 8
3.2
Le indicazioni del PSA riferite ai contesti naturali delle aree Natura 2000 ....................... 14
4-
3.2.1
La gestione delle aree costiere ................................................................................ 14
3.2.2
La gestione delle aree boscate di monte .................................................................. 16
DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE AMBIENTALI DEI SITI NATURA 2000 ........... 17
4.1
Caratterizzazione del Sito IT9310039 Fondali Scogli di Isca ........................................... 17
4.1.1
Inquadramento territoriale ........................................................................................ 17
4.1.2
Principale motivo di interesse e caratteri principali del sito....................................... 18
4.1.3
Gli habitat e le specie............................................................................................... 19
4.1.4
Minacce e criticità a carico degli habitat e delle specie presenti ............................... 27
4.1.5
Le indicazioni del Piano di Gestione per la tutela degli habitat e delle specie .......... 27
4.2
Il parco marino Fondali Scogli di Isca.............................................................................. 28
4.3
Caratterizzazione del Sito IT9310064 Monte Cocuzzo .................................................... 30
4.3.1
Inquadramento territoriale ........................................................................................ 30
4.3.2
Principale motivo di interesse e caratteri principali del sito....................................... 32
4.3.3
Gli habitat e le specie............................................................................................... 33
4.3.4
Minacce e criticità a carico degli habitat e delle specie presenti ............................... 40
4.3.5
Le indicazioni del Piano di Gestione per la tutela degli habitat e delle specie .......... 41
4.4
5-
Considerazioni sul sistema naturale definito dai due SIC ................................................ 42
FASE DELLE VALUTAZIONI ................................................................................................ 42
5.1
Fase di screening - L’esclusione del SIC Monte Cocuzzo da possibili forme di incidenza42
5.2
Analisi dei potenziali fattori di incidenza sul sistema naturale presente nel SIC Fondali
Scogli di Isca ............................................................................................................................. 43
5.2.1
Perdita di Habitat presenti nel SIC ........................................................................... 43
5.2.2
Frammentazione ...................................................................................................... 44
5.2.3
Perturbazione .......................................................................................................... 44
5.3
6-
Identificazione delle tipologie di incidenze e loro significatività ........................................ 44
5.3.1
Sugli habitat e sulle specie ...................................................................................... 44
5.3.2
Significatività delle incidenze ................................................................................... 45
SCHEDA FORMULARIO STANDARD E MAPPA UFFICIALE DEL SIC ................................ 46
1-
INTRODUZIONE
Il presente Studio di Incidenza illustra le valutazioni condotte sui SIC - IT9310039-“Fondali di Isca”
e IT9310064 “Monte Cocuzzo” ricadenti nel settore di territorio coinvolto dal PSA Amantea.
La presenza di tali siti di interesse della Rete Natura 2000 nei contesti comunali riferibili al PSA e
pertanto considerati dalla VAS, ha determinato la necessità di produrre anche lo Studio di
Incidenza, ad integrazione del Rapporto Ambientale, in cui dare evidenza di possibili incidenze
sulle componenti naturali derivanti dalle azioni di piano.
Per la definizione dei contenuti del presente Studio il riferimento normativo è costituito dal
Regolamento Regionale n.749/2009 –Allegato I/A “Contenuti dello Studio di Incidenza di Piani e
programmi” mentre per l’approccio alle analisi e alle valutazioni si è tenuto conto delle indicazioni
fornite sia dalla Guida all´interpretazione dell´Articolo 6 della Direttiva «Habitat» 92/43/CEE.
Commissione Europea, 2000” sia dal documento “Valutazione di piani e progetti aventi
un’incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000 Guida metodologica alle disposizioni dell’
articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat. 92/43/CEE. Commissione Europea, 2002”.
1.1
La normativa richiamata
Le principali norme di riferimento considerate sono:
•
Direttiva Habitat (92/43/CEE)
•
Direttiva 2009/147/CE (sostituisce la Direttiva Uccelli 79/409/CEE)
•
Decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 8 Settembre1997, “Regolamento
recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” (G.U. n. 248 del 23
ottobre 1997).
•
Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003 n. 120 “Regolamento recante
modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.
357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli
habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” (G.U. n. 124 del
30 maggio 2003).
•
DM 2 agosto 2010 pubblicata sulla G.U. della Repubblica Italiana n.197 del 24 agosto
2010, Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione
biogeografica mediterranea in Italia si sensi della Direttiva 92/43/CEE ,
•
L.R. n. 10 del 14 luglio 2003. Norme in materia di aree protette (B.U.R. Calabria n.13 del 16
luglio 2003 S.S. n. 2 del 19 luglio 2003). La legge è articolata in VI Titoli (Disposizioni
generali, La legge è articolata in VI Titoli (Disposizioni generali, Parchi naturali regionali,
Riserve naturali regionali, Parchi pubblici urbani, giardini botanici, monumenti naturali e siti
comunitari, Norme comuni e Norme finali) e definisce ill sistema delle aree protette
regionali. Con riferimento ai siti comunitari, i commi 8 e 9 dell’art. 30 stabiliscono “I siti di
importanza comunitaria sono habitat o ambienti di limitata estensione aventi valore
naturalistico e paesaggistico, individuati nel territorio regionale in base ai criteri contenuti
nella direttiva 92/43 CEE, ed in quanto tali essi sono tutelati dalla disciplina di attuazione
della normativa stessa.”. “In conformità alla presente legge, i siti individuati sul territorio
calabrese sulla base del loro valore naturalistico e della rarità delle specie presenti, assurti
a proposta SIC ai sensi del DM 3 aprile 2000, a Zone di Protezione Speciali (ZPS), a siti di
interesse nazionale (SIN) ed a siti di interesse regionale (SIR) ai sensi delle direttive 92/43
CEE e 79/409 CEE, dando vita alla rete europea denominata "Natura 2000", vengono
iscritti nel Registro Ufficiale delle aree protette della Regione Calabria.
•
Deliberazione della Giunta Regionale, n. 948/2008.
La Regione Calabria, nell'ambito del PIS Rete Ecologica Regionale - Misura 1.10 del POR
Calabria 2000/2006, ha disposto i finanziamenti necessari alle cinque Province calabresi
per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000 compresi nel territorio provinciale
di appartenenza, ma non compresi all'interno dei confini di aree naturali protette già istituite;
per tali siti le eventuali ulteriori misure di conservazione, nonché le relative attività di
gestione, monitoraggio e sorveglianza, sono demandate agli Enti gestori delle medesime
aree.
Pertanto anche il Piano di Gestione dei siti della Provincia di Cosenza, con gli altri, è stato
approvato ed adottato con Deliberazione della Giunta Regionale, n. 948/2008. Tale
provvedimento, tra l'altro, designa l’Amministrazione provinciale quale Ente di gestione dei
siti Natura 2000 compresi nel territorio provinciale di appartenenza e non inclusi all'interno
delle aree protette di cui alla L. 394/91 e smi.
•
D.G.R. 153 del 31/03/2009 - Modifica regolamento regionale delle procedure di Valutazione
di Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale Strategica e di rilascio delle
Autorizzazioni Integrate Ambientali. Allegato II Alla DGR Regolamento regionale delle
procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale Strategica e
delle procedure di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali.
•
REGOLAMENTO REGIONALE 14 maggio 2009, n. 5
Modifica al Regolamento regionale del 4 agosto 2008, n. 3. («Regolamento regionale delle
procedure di valutazione di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica e delle
procedure di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali»), pubblicato sul BUR del
16/8/08 n. 16.
•
DGR 4 novembre 2009, n. 749 Approvazione Regolamento della Procedura di Valutazione
di Incidenza (Direttiva 92/43/CEE «Habitat relativa alla conservazione degli habitat naturali
e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche e Direttiva «Uccelli » relativa alla
conservazione dell’avifauna e modifiche ed integrazioni al Regolamento regionale n. 3/2008
del 4/8/ 2008 e al Regolamento regionale n. 5/2009 del 14/5/2009.
•
Delibera Giunta Regionale n. 845 del 21 Dicembre 2010 Strategia Regionale per la
Biodiversità – Approvazione. Allegato Strategia regionale per la Biodiversità
•
DGR n.624 del 23 dicembre 2011 Approvazione del disciplinare operativo inerente la
procedura di valutazione ambientale strategica applicata agli strumenti di pianificazione
urbanistica e territoriale - Integrazione R.R. n.3 del 04/08/2008 approvato con D.G.R.
535/08 - Allegato Disciplinare operativo Inerente la procedura di Valutazione Ambientale
Strategica applicata agli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale.
2-
ASPETTI METODOLOGICI DI RIFERIMENTO
2.1
Inquadramento dello Studio e collegamenti alla VAS
La valutazione di incidenza, in coerenza con quanto disciplinato dall’articolo 5 del Decreto del
Presidente della Repubblica del 8 settembre 1997, n. 357 e s.m.i. (Regolamento di attuazione
della Direttiva 92/43/CEE “relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche”), è una procedura finalizzata alla verifica e valutazione degli
effetti di attività ed interventi sui siti facenti parte della Rete Natura 2000 e all’individuazione delle
idonee misure di mitigazione/compensazione miranti alla prevenzione del deterioramento dei siti
stessi.
Essa costituisce lo strumento per garantire il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la
conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l’uso del territorio.
Nel caso del PSC di Amantea le aree di interesse della Rete Natura 2000 che caratterizzano il
settore di territorio amministrato, sono rappresentate dal solo SIC Fondali Scogli di Isca;
esternamente ma in un contesto di confine è presente il SIC Monte Cocuzzo che ricade nel
Comune di Longobardi (vd.Figura 2.1).
I SIC richiamati sono riconducibili alle seguenti tipologie definite dal Piano di Gestione dei Siti della
Provincia di Cosenza:
•
sito marino- IT9310039-Fondali Scogli di Isca
•
Siti a dominanza di Praterie Montane: “IT9310064-Monte Cocuzzo”
Il CIC Monte Cocuzzo, come anticipato è collocato all’esterno del PSA tuttavia, aderendo al
principio di precauzione e volendo rispondere alle prescrizioni impartite da…… è stato considerato
all’interno del processo di valutazione potendo così giungere con certezza di argomentazioni ad
escludere possibili ricadute anche su tale biotopo.
Monte Cocuzzo
Fondali Scogli di Isca
Figura 2.1 SIC ricadenti in un settore della Provincia di Cosenza incentrato sui comuni del PSA
(Belmonte Calabro, San Pietro in Amantea, Amantea, Aiello Calabro, Cleto, Serra d’Aiello) - (tratto da
PDG Provincia CS)
Figura 2.2 SIC ricadenti nel settore di territorio del PSA e limitrofo della Provincia di Cosenza - (tratto
da Geoportale Nazionale - MATT)
L’esigenza di procedere alla Valutazione d’Incidenza, nell’ambito della VAS applicata al PSA di
Amantea è ben supportata dal quadro normativo vigente di riferimento sia di livello comunitario,
nazionale che regionale, di cui il "Regolamento regionale delle procedure di Valutazione di Impatto
Ambientale, di Valutazione Ambientale Strategica e delle procedure di rilascio delle Autorizzazioni
lntegrate Ambientali", approvato con D.G.R 535 del 04.08.2008 e ss.md.ii, costituisce il riferimento
base.
La DGR n.624/2011 che approva il Disciplinare operativo inerente la procedura di VAS ai piani,
oltre a definire in modo pertinente i termini della procedura di VAS applicata agli strumenti di
pianificazione urbanistica e territoriale, all’art. 13 “Coordinamento e semplificazione dei
procedimenti” ribadisce la collocazione della Valutazione di Incidenza all’interno della procedura
VAS, stabilendo, a tal fine, che il Rapporto Ambientale debba includere gli elementi di cui
all’allegato G del DPR n.357/97.
L’approccio adottato per come produrre i contenuti di cui all’Allegato G e come impostare le
valutazioni finalizzate a delineare gli esiti delle relazioni (o possibili incidenze) tra azioni del piano e
componenti naturali caratterizzanti il SIC, è stato mutuato dai documenti aventi carattere di linee
guida o di orientamento, redatti sia dalla Regione Calabria (vd. DGR. N.749/2009 Allegato A
Contenuti dello Studio di Incidenza di Piani e Programmi) sia da organismi sovra regionali (vd. la
Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000 Guida
metodologica alle disposizioni dell’ articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat. 92/43/CEE.
Commissione Europea, 2002).
2.2
Le fasi della valutazione di incidenza e la struttura dello studio di
incidenza
Dall’approvazione dei Decreto di recepimento D.P.R. n. 357 del 8 Settembre1997 e D.P.R. 12
marzo 2003 n. 120) la prassi, ormai consolidata, di procedere alla valutazione per fasi successive
riferibili a dei livelli di approfondimento sempre più mirati sulle specificità inerenti le componenti
naturali, è risultata essere di grande utilità ed in grado di interpretare al meglio il principio di
precauzione cui la Direttiva richiama gli estensori e i valutatori degli studi di incidenza.
Pertanto, anche per il presente studio si è partiti prendendo in considerazione lo schema proposto
dalle citate Linee guida il quale delinea le fasi del percorso di analisi: dal Livello I di screening fino
al Livello IV Valutazione in caso di assenza di soluzioni alternative in cui permane l’incidenza.
L’attività si è pertanto svolta con l’intento di dimostrare in maniera oggettiva e documentabile che:
•
non ci saranno effetti significativi sugli habitat dell’Allegato I della Direttiva habitat e sulle
specie degli Allegati II e IV (Fase I - verifica di Screening);
•
non ci saranno effetti in grado di pregiudicare l’integrità di un sito Natura 2000 (Fase II valutazione appropriata); o
•
non esistono alternative al piano o progetto in grado di pregiudicare l’integrità di un sito
Natura 2000 (Fase III: valutazione di soluzioni alternative); o
•
esistono misure compensative in grado di mantenere o incrementare la coerenza globale di
Natura 2000 (Fase IV: valutazione delle misure compensative).
Le fasi del percorso completo, pertanto, si caratterizzano secondo il seguente approccio
sequenziale:
•
Livello I: screening, processo di individuazione delle implicazioni potenziali di un progetto
piano su un sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e
determinazione del possibile grado di significatività di tali incidenze;
•
Livello II: valutazione appropriata, considerazione dell’incidenza del progetto o piano
sull’integrità del sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti,
tenendo conto della struttura e funzione del sito, nonché dei suoi obiettivi di conservazione.
In caso di incidenza negativa, si aggiunge anche la determinazione delle possibilità di
mitigazione;
•
Livello III: valutazione delle soluzioni alternative, valutazione delle modalità alternative per
l’attuazione del progetto o piano in grado di prevenire gli effetti passibili di pregiudicare
l’integrità del sito Natura 2000;
•
Livello IV: valutazione in caso di assenza di soluzioni alternative in cui permane l’incidenza
negativa - valutazione delle misure compensative laddove, in seguito alla conclusione
positiva della valutazione sui motivi imperanti di rilevante interesse pubblico, sia ritenuto
necessario portare avanti il piano o progetto.
3-
DESCRIZIONE DEL PSA E DEI SUOI OBIETTIVI AVENTI
RILEVANZA SULL’AMBIENTE
3.1 Le strategie e gli obiettivi del PSA
Secondo quanto previsto dalla normativa regionale (L.r. 16 aprile 2002, n. 19 Norme per la tutela,
governo ed uso del territorio - Legge Urbanistica della Calabria) il Piano Strutturale Associato,
definisce preliminarmente il quadro strutturale-strategico attraverso:
•
l’individuazione del sistema relazionale-infrastrutturale;
•
l’identificazione delle risorse naturali ed antropiche, in termini di permanenza dei caratteri
al fine di verificarne la sensibilità e la trasformabilità anche in ragione degli eventuali vincoli
di tutela e di conservazione;
•
l’analisi e la considerazione delle caratteristiche e delle problematiche fisiche ed ambientali
del territorio in grado di condizionare la trasformabilità delle aree;
•
la classificazione del territorio in: aree urbanizzate, aree urbanizzabili ed ambiti del territorio
agricolo e forestale;
•
l’organizzazione strutturale del territorio articolandolo in sistemi (infrastrutturale, funzionale,
residenziale, produttivo, ecc.) ed ambiti omogenei, di cui ne definisce caratteristiche e
modalità
di
gestione/intervento
(conservazione,
valorizzazione,
potenziamento,
trasformazione, nuovo impianto)
In altri termini, sulla base del quadro strutturale definito, il PSA individua quelli che la normativa
definisce Ambiti Territoriali Unitari (ATU) corrispondenti ad aree urbane e territoriali con
caratteristiche omogenee nelle quali esistono o si prevedono utilizzi prevalentemente a carattere
misto, distinguendo tra le aree a carattere storico e le aree in cui la qualità edilizia ed ambientale
preesistenti possono consentire un intervento diretto.
Per le aree in cui è stato identificato uno stato di degrado e/o uno scarso livello di dotazione il PSA
definisce la necessità/opportunità di dar corso a specifici interventi di riqualificazione attraverso
piani attuativi/operativi.
In sintesi il PSA opera attraverso:
•
le aree interessate dal fenomeno dell’abusivismo in cui occorre procedere a specifico piano
di recupero;
•
le aree con insufficiente dotazione del verde urbano, di servizi destinati alla persona e di
attrezzature pubbliche di maggiore rilievo;
•
le aree da destinare a nuovi insediamenti, stabilendone l’utilizzazione edilizia e popolazione
insediabile secondo specifiche destinazioni d’uso: a) residenziale, turistico-ricettiva,
direzionale e sanitaria; b) produttiva artigianale, commerciale; c) industriale; d) servizi
pubblici; e) agricola;
•
le aree a valenza paesaggistica ed ambientale, identificate nell’ambito della pianificazione
di settore sovraordinata, recependole e specificandone le valenze in chiave locale;
•
le aree agricole e forestali, riconosciute attraverso l’approccio indicato dalla legge
urbanistica regionale che sostiene l’esigenza di conciliare la tutela dei suoli con la
salvaguardia delle strutture produttive.
La struttura delle scelte di Piano, articolate per Strategie generali e Obiettivi generali (recepiti dal
Documento Preliminare di Piano), è illustrata nella seguente Tabella 1 in cui si riportano in forma
sintetica anche gli obiettivi specifici e le azioni/interventi sviluppati dal PSA per il raggiungimento
degli obbiettivi stessi.
Strategie generali
Obiettivi generali
Obiettivi specifici
Azioni/interventi
1 - Identificati a livello di masterplan gli
elementi strutturali dell'offerta turistica con
riguardo alle potenzialità territoriali in grado
di integrare quelle connesse al turismo
stagionale di tipo balneare.
a - Tutelare gli ambienti di
particolare valore naturalistico
ed ecosistemico anche
attraverso la preservazione
dell'integrità dei loro contesti
6 - Le aree di espansione sono state
identificate sulla base delle analisi
agronomiche tutelando le classi di capacità
d'uso migliori
9 - Sono stati preservati dalle trasformazioni
gli elementi paesaggistico - ambientali
vincolati per legge.
10 - Identificati i contesti naturali e
paesaggistici da tutelare.
15 - Salvaguardato e tutelato il drenaggio
delle acque di deflusso superficiale
attraverso la perimetrazione di aree di
inedificabilità per garantire che nessun
corso idrico venga eliminato o alterato.
6 - Le aree di espansione sono state
identificate sulla base delle analisi
agronomiche tutelando le classi di capacità
d'uso migliori.
A - Tutela assoluta
dell'ambiente
I - Conservazione
e valorizzazione
b -Preservare quanto più
possibile la copertura del suolo
attuale indirizzando le
espansioni verso aree di scarso
valore naturalistico
10 - Identificati i contesti naturali e
paesaggistici da tutelare.
17 -Nelle scelte di Piano è stato privilegiato
il sistema insediativo consolidato nell'ottica
del mantenimento/completamento
dell'attuale impianto urbanistico
20 - Definite le aree urbane da riqualificare
per le quali si prevedono interventi attuabili
attraverso piani volti a facilitare interventi
organici estesi all'intero ambito.
5 - Definiti gli standard minimi relativi ad
edilizia, infrastrutture, servizi e sottoservizi
nelle nuove aree di espansione in funzione
dei condizionamenti ambientali esistenti.
8 - Definita la zonizzazione in funzione degli
elementi antropogenici vincolati per legge
c - Salvaguardia del territorio
dall'inquinamento ambientale e
dai rischi naturali antropogenici
11 - Definite e adottate le fasce di rispetto
stradale sulla base delle tipologie.
13 - Per gli elettrodotti individuate le relative
fasce di rispetto cautelative nei confronti dei
nuovi insediamenti.
14 - Obbligo di verifica sismica in fase di
Pianificazione attuativa.
23 - Vietato l'insediamento di industrie
nocive di qualsiasi genere.
7 - Identificate e normate aree adibite alla
localizzazione di isole ecologiche.
B - Ottimizzazione dell'uso
delle risorse naturali
d - Adottare tecniche sostenibili
per la gestione delle risorse
naturali
15 - Salvaguardato e tutelato il drenaggio
delle acque di deflusso superficiale
attraverso la perimetrazione di aree di
inedificabilità per garantire che nessun
corso idrico venga eliminato o alterato.
Strategie generali
Obiettivi generali
Obiettivi specifici
Azioni/interventi
24 - Data priorità all'utilizzo e alla
produzione di energia da fonti rinnovabili
anche attraverso la pianificazione di azioni
di risparmio da efficienza energetica a
partire dalle strutture e dagli impianti
Comunali.
25 - Priorità all'installazione di impianti
solari fotovoltaici, termici e alla produzione
di energia elettrica da fonte eolica.
e- Prevedere la permanenza
delle attività agricole quale
forma attiva di presidio sul
territorio e di conservazione del
suolo, del paesaggio e della
matrice ecologica
f - Prevedere forme di
prevenzione dell'erosione del
patrimonio naturale riferite alle
risorse acqua, suolo e
vegetazione naturale
C- Valorizzazioni delle risorse
anche a fini turistici
g - Valorizzare le aree di
interesse naturalistico ed
archeologico presenti sul
territorio attraverso la
previsione di attrezzature a
basso impatto e migliorando
l‘accessibilità
h - Valorizzare le potenzialità
legate alla fascia costiera e
all'ambiente marino attraverso
interventi di rilancio dell'offerta
turistica
D - Salvaguardia e
valorizzazione del patrimonio
storico culturale ed
archeologico
i - Preservare i valori storici,
urbanistici ed architettonici
preesistenti salvaguardandone i
caratteri specifici nelle diverse
aree e traendo da questi
ispirazione nei processi di
trasformazione ed
urbanizzazione
1 - Identificati a livello di masterplan gli
elementi strutturali dell'offerta turistica con
riguardo alle potenzialità territoriali in grado
di integrare quelle connesse al turismo
stagionale di tipo balneare.
6 - Le aree di espansione sono state
identificate sulla base delle analisi
agronomiche tutelando le classi di capacità
d'uso migliori.
28 - Incentivata la permanenza nelle aree
agricole attraverso il sostegno di attività
complementari a quella della conduzione
dei fondi (agriturismo, turismo nelle aree
rurali).
5 - Definiti gli standard minimi relativi ad
edilizia, infrastrutture, servizi e sottoservizi
nelle nuove aree di espansione in funzione
dei condizionamenti ambientali esistenti.
12 - Individuati e normati gli ambiti a diverso
grado di pericolosità del territorio come da
studio geomorfologico del Piano.
15 - Salvaguardato e tutelato il drenaggio
delle acque di deflusso superficiale
attraverso la perimetrazione di aree di
inedificabilità per garantire che nessun
corso idrico venga eliminato o alterato.
1 - Identificati a livello di masterplan gli
elementi strutturali dell'offerta turistica con
riguardo alle potenzialità territoriali in grado
di integrare quelle connesse al turismo
stagionale di tipo balneare.
2 - Definita a livello di masterplan una
proposta di rete ciclo-pedonale.
10 - Identificati i contesti naturali e
paesaggistici da tutelare.
28 - Incentivata la permanenza nelle aree
agricole attraverso il sostegno di attività
complementari a quella della conduzione
dei fondi (agriturismo, turismo nelle aree
rurali).
18 - Adottati strumenti di pianificazione
indiretta nelle aree a maggiore sensibilità
urbanistico - ambientale e per le quali è
prevista la trasformazione degli usi del
suolo.
1 - Identificati a livello di masterplan gli
elementi strutturali dell'offerta turistica con
riguardo alle potenzialità territoriali in grado
di integrare quelle connesse al turismo
stagionale di tipo balneare.
9 - Sono stati preservati dalle trasformazioni
gli elementi paesaggistico - ambientali
vincolati per legge.
19 - Individuati gli insediamenti storici di
carattere testimoniale e gli elementi
singolari che esprimono l'identità storicoculturale dell'ambito di riferimento e definiti
gli standard minimi.
Strategie generali
Obiettivi generali
Obiettivi specifici
Azioni/interventi
7 - Identificate e normate aree adibite alla
localizzazione di isole ecologiche.
16 - Individuate e perimetrate le zone
regolamentate dal Piano Locale di
emergenza della Protezione Civile
Comunale.
20 - Definite le aree urbane da riqualificare
per le quali si prevedono interventi attuabili
attraverso piani volti a facilitare interventi
organici estesi all'intero ambito.
l - Garantire il benessere sociale
del cittadino
21 - Definiti gli standard di qualità urbana e
le dotazioni minime con l'obiettivo di
assicurare e migliorare il livello delle
attrezzature e degli spazi idonei a
soddisfare le esigenze dei cittadini.
22 - Valorizzazione e miglioramento delle
aree di pertinenza anche attraverso la
conservazione e l'incremento del verde
esistente di cui vengono imposti standard
minimi.
E - Miglioramento della qualità
di vita e della fruibilità degli
spazi
27 -Resi espliciti i comparti interessati da
pianificazioni edificatori per i quali si farà
ricorso a piani unitari al fine di conseguire
gli obiettivi della perequazione urbanistica.
7 - Identificate e normate aree adibite alla
localizzazione di isole ecologiche.
8 - Definita la zonizzazione in funzione degli
elementi antropogenici vincolati per legge.
11 - Definite e adottate le fasce di rispetto
stradale sulla base delle tipologie.
II - Riqualificazione
e riequilibrio
territoriale
m - Garantire le condizioni per il
rispetto della normativa vigente
in materia di salute pubblica
13 - Per gli elettrodotti individuate le
relative fasce di rispetto cautelative nei
confronti dei nuovi insediamenti.
16 - Individuate e perimetrate le zone
regolamentate dal Piano Locale di
emergenza della Protezione Civile
Comunale.
23 - Vietato l'insediamento di industrie
nocive di qualsiasi genere.
17 -Nelle scelte di Piano è stato privilegiato
il sistema insediativo consolidato nell'ottica
del mantenimento/completamento
dell'attuale impianto urbanistico.
n - Previsione di azioni
coordinate per la riqualificazione
urbana ed edilizia di zone
urbanizzate in condizioni di
degrado
19 - Individuati gli insediamenti storici di
carattere testimoniale e gli elementi
singolari che esprimono l'identità storicoculturale dell'ambito di riferimento e definiti
gli standard minimi.
20 - Definite le aree urbane da riqualificare
per le quali si prevedono interventi attuabili
attraverso piani volti a facilitare interventi
organici estesi all'intero ambito.
F - Tutela della
qualità/sicurezza degli
insediamenti
o - Salvaguardia degli
insediamenti futuri da eventi
calamitosi
5 - Definiti gli standard minimi relativi ad
edilizia, infrastrutture, servizi e sottoservizi
nelle nuove aree di espansione in funzione
dei condizionamenti ambientali esistenti.
12 - Individuati e normati gli ambiti a diverso
grado di pericolosità del territorio come da
studio geomorfologico del Piano.
14 - Obbligo di verifica sismica in fase di
Pianificazione attuativa.
Strategie generali
Obiettivi generali
Obiettivi specifici
Azioni/interventi
1 - Identificati a livello di masterplan gli
elementi strutturali dell'offerta turistica con
riguardo alle potenzialità territoriali in grado
di integrare quelle connesse al turismo
stagionale di tipo balneare.
2 - Definita a livello di masterplan una
proposta di rete ciclo-pedonale.
p - Potenziamento e
riorganizzazione della viabilità
per migliorare l'accessibilità ed il
sistema delle relazioni nel loro
complesso
3 - Definito a livello di masterplan l'utilizzo a
scala infraregionale della linea ferroviaria,
ad integrazione delle altre reti di
collegamento con i poli limitrofi di
riferimento provinciale e regionale (ferrovia
metropolitana).
4 - Costruzione di una rete infrastrutturale
adeguata alle nuove e consolidate
condizioni di sviluppo insediativo dei territori
compresi quelli rurali attraverso la
creazione di nuove viabilità.
G - Potenziamento ed
adeguamento della rete
infrastrutturale
3 - Definito a livello di masterplan l'utilizzo a
scala infraregionale della linea ferroviaria,
ad integrazione delle altre reti di
collegamento con i poli limitrofi di
riferimento provinciale e regionale (ferrovia
metropolitana).
q - Risanamento e messa in
sicurezza delle situazioni di
particolare criticità del sistema
infrastrutturale
4 - Costruzione di una rete infrastrutturale
adeguata alle nuove e consolidate
condizioni di sviluppo insediativo dei territori
compresi quelli rurali attraverso la
creazione di nuove viabilità.
20 - Definite le aree urbane da riqualificare
per le quali si prevedono interventi attuabili
attraverso piani volti a facilitare interventi
organici estesi all'intero ambito.
1 - Identificati a livello di masterplan gli
elementi strutturali dell'offerta turistica con
riguardo alle potenzialità territoriali in grado
di integrare quelle connesse al turismo
stagionale di tipo balneare.
2 - Definita a livello di masterplan una
proposta di rete ciclo-pedonale.
H - Completare e diversificare
l'offerta turistica ricettiva della
zona marina e di quella
collinare
r - Promozione e realizzazione
di uno sviluppo turistico
sostenibile e durevole
19 - Individuati gli insediamenti storici di
carattere testimoniale e gli elementi
singolari che esprimono l'identità storicoculturale dell'ambito di riferimento e definiti
gli standard minimi.
26 - Identificazione di aree destinate a
complessi turistici ricettivi complementari
dirette alla produzione di servizi per
l'ospitalità.
III -Sviluppo
sostenibile ed
equo
28 - Incentivata la permanenza nelle aree
agricole attraverso il sostegno di attività
complementari a quella della conduzione
dei fondi (agriturismo, turismo nelle aree
rurali).
I - Sostegno allo sviluppo delle
attività artigianali e
commerciali rafforzando le
relazioni tra il comparto
turistico e quello produttivo
(diffusione e promozione dei
prodotti e dell’artigianato
locale)
s - Estendere i benefici
economici in modo adeguato e
quanto più possibile
proporzionale per la collettività
1 - Identificati a livello di masterplan gli
elementi strutturali dell'offerta turistica con
riguardo alle potenzialità territoriali in grado
di integrare quelle connesse al turismo
stagionale di tipo balneare.
28 - Incentivata la permanenza nelle aree
agricole attraverso il sostegno di attività
complementari a quella della conduzione
dei fondi (agriturismo, turismo nelle aree
rurali).
Strategie generali
Obiettivi generali
Obiettivi specifici
Azioni/interventi
t - Attivazione di nuovi mercati
turistici e promozione ed
incentivazione di iniziative tese
alla valorizzazione dei prodotti
tipici
26 - Identificazione di aree destinate a
complessi turistici ricettivi complementari
dirette alla produzione di servizi per
l'ospitalità.
Tabella 1 – Sintesi delle scelte di piano
3.2 Le indicazioni del PSA riferite ai contesti naturali delle aree Natura
2000
Come anticipato, le analisi condotte nell’ambito del quadro conoscitivo del PSA hanno permesso
non solo di recepire le indicazioni di vincolo attribuite al sistema naturale di rilievo sovracomunale
(nel caso specifico le aree Natura 2000) ma di identificare anche le aree a forte valore
paesaggistico, costituenti il loro contesto di riferimento, ecologico funzionale e culturale, al fine di
preservarle e valorizzarle.
Come si potrà meglio comprendere dalle argomentazioni di seguito sviluppate, il territorio del PSA
presenta due distinte connotazioni ambientali aventi ricadute sul piano della identificazioni dei
sistemi naturali potenzialmente interferiti: a) la costa con il tratto di mare prospiciente, dove è
presente il SIC Fondale e Scogli di Isca; b) i rilievi montani boscati che hanno nel SIC Monte
Cocuzzo l’espressione più esemplificativa del sistema naturale ivi insediato anche se va detto (vd.
oltre) che questo SIC ricade in altri comuni e pertanto fuori dall’area di inquadramento e di
indagine del PSA.
3.2.1 La gestione delle aree costiere
Per quanto riguarda il sistema della costa il PSA considera quali ambiti di importanza
paesaggistica le aree del Demanio Marittimo rispetto alle quali non propone modifiche nella
destinazione d’uso demandandone invece la gestione ai Piani Spiaggia (in qualità di Piani attuativi
unitari per le specifiche competenze).
Per il settore di costa in esame sono vigenti i Piani Spiaggia Comunali di Belmonte Calabro
(approvato ottobre 2007) e di Amantea (approvato sensi dell’Art.13 della L.r. 21.12.2005, n.17,
dalla Provincia di Cosenza con DECRETO N. 2 del 28.02.2013) la cui armonizzazione con il PSA è
stata verificata nell’attuale fase di definizione del Piano.
Il Piano Comunale Spiaggia ( P.C.S.) di Amantea si pone come finalità generale quella di
razionalizzare e riqualificare il litorale comunale e per una migliore utilizzazione turistico ricettiva
sono stati previsti per alcuni tratti, degli spazi da utilizzare nella stagione estiva, andando a
valorizzare quelle che sono le potenzialità della zona. Il settore di costa presenta una larghezza
variabile, in alcuni settori anche molto ridotta, in cui sono presenti anche diverse limitazioni
imposte dal PAI (Aree R4 e Aree di attenzione). Tale stato di cose non consente la previsione di
grandi stabilimenti balneari. Inoltre tutte le opere ed i manufatti previsti rientrano nella definizione di
"opere di facile rimozione", conformemente a quanto disposto dall'art. 9 - comma 2 lettera a) b) c)
delle Legge Regionale 17/2005 e richiamate dal P.I.R. (es. Capo II
art. 5 Prescrizioni da
osservarsi nella gestione del demanio marittimo).
Considerando che il Comune di Amantea presenta un litorale di circa 14,00 km, il Piano ha
individuato sei zone diverse tra loro ma allo stesso tempo confinanti.
La prima denominata A è una zona posta al confine comunale Nord (con Belmonte Calabro) e ad
inizio lungomare cittadino Amantea e più precisamente da Loc. Acquicella al torrente Santa Maria,
lunga circa ml. 2.500,00 ( escluso i metri lineari occupati da massi per barriere e alvei fluviali)
praticamente il settore di arenile prospiciente il centro storico.
Nella zona antistante il lungomare, posizionata centralmente all’abitato di Amantea, si hanno delle
strutture di servizio per l’accesso alla fascia balneare, parcheggi, opere di urbanizzazione primaria,
ecc. In detta zona, sono state già concesse alcune C.D.M. per strutture balneari per un totale di ml.
285,00 di arenile pari al 11% oltre mq. 460,00 per specchio d’acqua.
Si riporta il dettaglio di questa Zona poiché è stata considerata l’unica area che potrebbe avere
qualche possibile relazione con il SIC Fondali Scogli di Isca che ricade a circa 400 – 500 m dalla
linea di costa di questo tratto del Comune di Amantea. Un altro settore di spiaggia, confinante da
questo e potenzialmente da considerare per le valutazioni, riguarderebbe invece il Comune di
Belmonte.
Nel complesso il PCS prevede interventi poco invasivi e propone la razionalizzazione di strutture
esistenti congiuntamente alla loro riqualificazione.
Il Piano Comunale Spiaggia di Belmonte Calabro, egualmente si pone nell’ottica di razionalizzare
l’utilizzo turistico del litorale che ha uno sviluppo di circa 3,5 km. Il Piano prevede tre zone: una
zona centrale dove è localizzato il lungomare cittadino e le abitazioni in affaccio; una seconda a
nord del lungomare fino al confine con il Comune di Longobardi, oggi lasciata all’abbandono e
necessitante di interventi di recupero (proposti dal PCS), ed una terza assimilabile alla seconda
confinante con il Comune di Amantea, dove le mareggiate hanno creato maggiori problemi che
hanno limitato la balneazione.
Nel complesso le superfici occupate per concessioni demaniali ammontano a circa il 17% del
totale, il resto è costituito da spiagge libere.
Tutti gli interventi prevedono l’impiego di strutture mobili sia per l’accesso al mare (passerelle in
legno o materiale assimilabile e congegnale all’uso) sia per la fruizione della spiaggia.
Alle due estremità del lungomare sono stati individuati due tratti (uno a nord e uno a sud), da
attrezzare quali attracchi turistici in quanto in tali aree esistono insenature che permettono
l’attracco di piccole imbarcazioni con molta facilità e che nel periodo estivo risultano molto
frequentate dai bagnanti e dai diportisti. In relazione a tale uso consolidato gli interventi prevedono
una regolamentazione e una razionalizzazione per migliorare sia la fruizione sia l’uso stesso del
litorale. Anche in questo caso si tratta comunque di interventi a basso impatto sulla spiaggia e
riconducibili alla Tipologia C (da Tavola 10 Tipologici Lotti) articolata in una fascia profonda circa
50 m (arretrata dalla linea di battigia non meno di 5 m) articolata in una fascia di ombreggiamento
(10m) e una fascia posa barche alaggio e varo (40 m). La sistemazione e l’utilizzo di tale zona
resta disciplinata esclusivamente dalle ordinanze emanate dalle capitanerie di porto di
competenza.
In sintesi l’utilizzo della costa, oltre ad essere conforme alla normativa vigente che disciplina
l’esercizio della delega di funzioni amministrative sulle aree demaniali (L.r. 17/2005 e P.I.R.) non
determina un uso invasivo della costa.
Il PSA recepisce quanto previsto dai PCS, relativamente alle indicazioni riferite all’arenile e alla
fascia più prossima ricadente nel demanio marittimo; per quanto riguarda le previsioni aventi come
ambito di riferimento il lungo costa, posto oltre la ferrovia, e che si connota come il naturale
riferimento del litorale, il Piano identifica alcuni ambiti speciali soggetti a piani d’area sempre
comunque destinati ad interventi di valorizzazione turistica.
Rientrano tra questi anche l’ambito avente come cardine l’attuale Porto di Amantea di cui è
previsto un potenziamento con un più efficace radicamento e collegamento con le funzioni
turistiche sviluppate nelle aree ubicate lungo la costa.
Nel complesso non si prevede l’uso di risorse naturali o alterazioni in grado di modificare la qualità
del medio ambiente rappresentata dall’ecosistema marino.
3.2.2 La gestione delle aree boscate di monte
Il territorio del PSA ricadente nelle aree agroforestali di tipo E4 Forestali (aree boscate o da
rimboschire Zona d Riferimento all’art.50 comma 3 Linee Guida) risulta molto esteso e coinvolge
con connotazioni diversi i sei comuni del Piano. La legge regionale 19/2002 prevede la massima
tutela di tali territori e il Piano nel tener conto di tale indicazione ne salvagua l’integrità e la
specificità paesaggistica.
Pertanto in relazione a tali azioni del Piano (nel caso specifico con ricadute positive per il sistema
naturale) il settore montano del comune di Belmonte Calabro, unico contesto esterno, di
transizione verso il SIC (vd. Figura 5.1) potrà continuare a garantire la piena efficienza ecologica
delle sue aree boscate di monte (il PSA non prevede nessuna ipotesi di trasformazione di questo
settore di territorio comunale).
4-
DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE AMBIENTALI
DEI SITI NATURA 2000
4.1
Caratterizzazione del Sito IT9310039 Fondali Scogli di Isca
4.1.1 Inquadramento territoriale
Il Sito di tipo marino è grossomodo identificabile con l'area immediatamente intorno ai due scogli di
Isca (grande e piccolo) che costituisce l'Oasi Blu di Isca, gestita dal WWF di Amantea dal 1991, su
concessione demaniale della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia n. 255 del 12/7/91.
Dal formulario standard il sito ha un’estensione di circa 70 ha con superfici ubicate tra – 5 m (min)
e - 25 m (max). Con la riperimetrazione da parte della Regione Calabria in sede di redazione del
Piano di Gestione l’area oggetto di studio risulterebbe leggermente più ampia (circa 72 ha) (vd.
Figura 4.1).
Si tratta di una zona a fondo duro con un sito ristretto di prateria di Posidonia climax, ad alta
biodiversità, importante per la nursery di pesci anche di interesse commerciale e per la
salvaguardia della costa dall'erosione.
Figura 4.1 Perimetrazione del SIC Fondali Scogli di Isca (in giallo vecchia perimetrazione e in rosso
nuova) da Piano di Gestione Cosenza
4.1.2 Principale motivo di interesse e caratteri principali del sito
Dal formulario standard si legge, per quanto riguarda qualità e importanza: “Sito ristretto di
Posidonia climax, ad alta biodiversità, importante nursery per pesci anche di interesse economico,
e per la salvaguardia delle coste dall'erosione” (vd. Scheda § 6 - ).
Gli scogli di Isca racchiudono un universo marino di grande interesse, e soprattutto fanno parte di
quella piccola avanguardia di aree protette marine che hanno l’importante compito di promuovere
la bellezza e la significatività di parchi e riserve marine in un paese come l’Italia che ha quasi 8.000
km di coste. Sugli scogli sostano gabbiani, ballerine di mare e talvolta anche aironi. Il fondale è
meraviglioso e raggiunge una profondità massima di 25 metri, composto dall’incontro tra rocce
sommerse e una distesa di sabbia che rendono la vita marina eccezionalmente ricca. La Flora e la
fauna marina la fanno da padroni. I due scogli attorno ai quali si sviluppa la Riserva sono le
vestigia di un antico promontorio e distano dalla costa circa 800 metri. L'area intorno agli scogli è
di notevole importanza naturalistica per la presenza di una flora ed una fauna tipiche del
Mediterraneo. Si possono infatti osservare praterie di Posidonia (Posidonia oceanica), Castagnole
(Chromis chromis), Donzelle (Coris julis), Donzelle pavonine (Thalassoma pavo), Cefalotti dorati
(Liza aurata), Salpe (Salpa salpa), Stelle marine (Marthastemas glacialis e Echimaster sepositus),
Margherite di mare (Parazoanthus axinellae), Madrepore arancione (Asteroides calycularis), il lilla
delle flabelline (Molluschi nudibranchi) e i delicati e multicolori ciuffi degli Spirografi (Spirographis
spallanzani), oltre alla Cernia comune (Epinephelus guaza). Inoltre nei periodi di migrazione è
possibile osservare il passaggio di interessanti cetacei come delfini e stenelle e la rara tartaruga
marina.
4.1.3 Gli habitat e le specie
Il formulario standard segnala solo l’habitat 1120 Praterie di Posidonia (Posidonion oceanicae),
secondo le seguenti valutazioni sul sito (dato ricavato dalla Scheda ufficiale del SIC):
Con gli studi condotti per il P.d.G. l’ambiente marino risulta più complesso (vd. habitat 1170
Scogliere ) come si può evincere dalla Figura 4.2 Stralcio della Tavola del P.d.G.
Vengono riportati di seguito gli Habitat e le specie di interesse conservazionistico presenti nel sito
e per i quali l’area in esame è stata identificata come SIC.
Figura 4.2 Perimetrazione degli habitat presenti nel SIC Fondali Scogli di Isca - da Piano di Gestione
MM Prateria di Cymodocea nodosa
NN Prateria di Cymodocea nodosa con fasce di sabbia
OO Fondi mobili habitat 1120 Praterie di Posidonia con copertura di circa 77% del
SIC
Habitat
1120: Praterie di Posidonia (Posidonion oceanicae): Le praterie di Posidonia oceanica sono
caratteristiche del piano infralitorale del Mediterraneo (profondità da poche dozzine di centimetri a
30-40 m) su substrati duri o mobili, queste praterie costituiscono una delle principali comunità
climax. Esse tollerano variazioni relativamente ampie della temperatura e dell’idrodinamismo, ma
sono sensibili alla dissalazione, normalmente necessitano di una salinità compresa tra 36 e 39 ‰.
Posidonia oceanica si trova generalmente in acque ben ossigenate, ma è sensibile come già detto
alla dissalazione e quindi scompare nelle aree antistanti le foci dei fiumi. È anche sensibile
all’inquinamento, all’ancoraggio di imbarcazioni, alla posa di cavi sottomarini, all’invasione di
specie rizofitiche aliene, all’alterazione del regime sedimentario. Apporti massivi o depauperamenti
sostanziali del sedimento e prolungati bassi regimi di luce, derivanti soprattutto da cause
antropiche, in particolare errate pratiche di ripascimento delle spiagge, possono provocare una
regressione di queste praterie. Le praterie marine a Posidonia costituiscono uno degli habitat più
importanti del Mediterraneo, e assumono un ruolo fondamentale nell’ecosistema marino per
quanto riguarda la produzione primaria,
la biodiversità,
l’equilibrio della dinamica di
sedimentazione. Esse rappresentano un ottimo indicatore della qualità dell'ambiente marino nel
suo complesso. Le praterie sottomarine a Posidonia oceanica del Posidonietum oceanicae
costituiscono una formazione climax bentonica endemica del Mediterraneo. Nel piano infralitorale
le praterie a Posidonia oceanica si trovano in contatto con le fitocenosi fotofile dell’ordine
Cystoserietalia Cystoserietalia e dell’ordine Caulerpetalia e con quelle sciafile dell’ordine
Rhodymenietalia.
Tra gli stadi di successione dinamica si ipotizza che il Cymodoceetum nodosae costituisca lo
stadio iniziale della serie dinamica progressiva. Fanno parte della serie dinamica regressiva oltre al
Cymodoceetum nodosae il Thanato-Posidonietum oceanicae, il Nanozosteretum noltii noltii ed il
Caulerpetum proliferae.
Gli invertebrati che colonizzano il posidonieto possono essere suddivisi in tre categorie a seconda
della posizione: Specie che vivono sulle o tra le foglie (fillosfera): tra le vagili i policheti Platynereis
dumerilii, Polyophthalmus pictus, Sphaerosyllis spp., Syllis spp., Exogone spp. Molluschi tipici
sono i rissoidi Rissoa variabilis, R. ventricosa, R. violacea, Alvania discors, A. lineata. Altri
gasteropodi tipici sono: Gibbula ardens, G. umbilicaris, Jujubinus striatus, J. exasperatus, Tricolia
pullus, T. speciosa, T. tenuis. Altri gasteropodi più ubiquisti: Bittium reticulatum, B. latreillii,
Columbella rustica. Non mancano i nudibranchi, tra cui Doto, Eubranchus, Polycera, Goniodoris e
tra i cefalopodi Sepia officinalis ed alcune specie del genere Sepiola. Gli anfipodi più frequenti
sono Dexamine spinosa, Apherusa chiereghinii, Aora spinicornis, Ampithoe helleri, Caprella
acanthifera ed altri. Tra gli isopodi Idotea hectica, Astacilla mediterranea, Gnathia, Cymodoce. Tra
i misidacei Siriella clausii, Mysidopsis gibbosa, Leptomysis posidoniae, Heteromysis riedli. Tra i
decapodi Hippolyte inermis, Thoralus cranchii, Palaemon xiphias, Cestopagurus timidus, Calcinus
tubularis, Galathea bolivari, G. squamifera. Tra gli echinodermi Asterina pancerii, Paracentrotus
lividus, Antedon mediterranea. Tra le specie sessili delle foglie dominano i briozoi e gli idroidi. Le
specie di briozoi caratteristiche esclusive sono Electra posidoniae, Collarina balzaci e Fenestrulina
joannae. Altri briozoi: Bantariella verticillata, M. gracilis, Celleporina caliciformis, Microporella
ciliata, ecc. Idroidi caratteristici esclusivi sono Aglaophenia harpago, Orthopyxis asymmetrica,
Pachycordyle pusilla, Sertularia perpusilla e Monotheca obliqua. Molti altri idrozoi sono comuni.
Interessanti sono gli adattamenti delle meduse Cladonema radiatum, Olindias phosphorica e
Scolionema suvaensis. L’attinia Paractinia striata è specie caratteristica esclusiva. Caratteristici
sono alcuni foraminiferi Cibicides lobatulus, Iridia serialis, Rosalina globularis. Gli spirorbidi sono
rappresentati da Pileolaria militaris, Simplaria pseudomilitaris, Janua pagenstecheri, Neodexiospira
pseudocorrugata. Tra gli ascidiacei il più frequente è Botryllus schlosseri. Tra i pesci più
strettamente legati alle foglie ci sono i signatidi Syngnathus acus, S. typhle, Hippocampus
hippocampus, Hippocampus guttulatus e i succiascoglio Lepadogaster candolii e Opeatogenys
gracilis. Tra le foglie si trovano vari labridi Labrus merula, L. viridis, Symphodus tinca, S. ocellatus,
Coris julis, Thalassoma pavo e sparidi Sarpa salpa, Diplodus annularis, Spondyliosoma cantharus.
Ancora tra le foglie e sopra di esse si trovano Chromis chromis, Spicara smaris, S. maena, Boops
boops, Oblada melanura. Specie che vivono alla base dei fascicoli fogliari e sui rizomi (in
sottostrato). Molte delle forme vagili descritte in precedenza si trovano anche in questo ambiente,
ma non vengono qui ripetute. Si possono ricordare i policheti Pontogenia chrysocoma, Pholoë
minuta, Kefersteinia cirrata, Syllis garciai, S. gerlachi e molti altri. Ci sono anche policheti
perforatori quali Lysidice ninetta e L. collaris. I molluschi sono rappresentati da Cerithiopsis
tubercularis, C. minima, Cerithium. vulgatum, Hexaplex trunculus, Bolinus brandaris, Conus
mediterraneus, Calliostoma laugieri. I cefalopodi sono rappresentati soprattutto da Octopus
vulgaris e O. macropus. Tra i crostacei Cleantis prismatica, Limnoria mazzellae, Gammarus spp.,
Melita hergensis, Clibanarius erythropus, Athanas nitescens, Alpheus dentipes, Pisidia longimana.
I granchi sono presenti con numerose specie di maidi, xantidi, portunidi. Oltre al P. lividus gli
echinodermi sono presenti con Sphaerechinus granularis, le oloturie Holothuria polii, H. tubulosa
ed occasionalmente anche con stelle. Anche sui rizomi i taxa dominanti sono gli idroidi ed i briozoi.
Al più comune idroide Sertularella ellisii si affiancano Cladocoryne floccosa, Kirchenpaueria
pinnata, Sertularia distans e Aglaophenia picardi. Tra i briozoi Margaretta cereoides, Reteporella
grimaldii, Turbicellepora magnicostata, Calpensia nobilis. Da menzionare il foraminifero Miniacina
miniacea, le spugne calcaree Leucosolenia botryoides e L. variabilis, Sycon raphanus, le
demosponge Mycale (Aegogropila) contarenii, Hymeniacidon perlevis, Chondrilla nucula. I
celenterati che possono essere presenti sui rizomi sono l’attinia Alicia mirabilis, la gorgonia
Eunicella singularis, la madrepora Cladocora caespitosa. I policheti più frequenti appartengono ai
sabellidi Sabella spallanzanii, S. pavonina, Bispira mariae ed i serpulidi Serpula vermicularis,
Protula tubularia. Sui rizomi talora si rinviene il cirripede irregolare Verruca spengleri. Gli ascidiacei
sono presenti sia con forme coloniali, Aplidium conicum, Diplosoma listerianum, Didemnum
fulgens che solitarie Halocynthia papillosa, Phallusia mammillata. Tra i pesci si possono ricordare
gli scorfani (Scorpaena spp.), la cernia bruna Epinephelus marginatus, Serranus spp. e talora
Conger conger e Muraena helena. Specie che vivono all’interno dello spessore delle matte
(endofauna). L’infauna è dominata dai policheti (circa 180 specie) e da poche specie di altri taxa,
quali molluschi alcuni crostacei ed echinodermi. Tra i più frequenti policheti Mediomastus
capensis, Lumbrineriopsis paradoxa, Pontogenia chrysocoma. Specie preferenziali per questo
ambiente sono i bivalvi Venus verrucosa e Callista chione. Altre specie sono Plagiocardium
papillosum, Tellina balaustina, Glans trapezia. Gasteropodi predatori più frequenti Nassarius
(Hima) incrassatus, Polinices nitida, Tectonatica filosa. Caratteristico delle matte è il decapode
fossorio Upogebia deltaura.
1170: Scogliere: Le scogliere possono essere concrezioni di origine sia biogenica che geogenica.
Sono substrati duri e compatti su fondi solidi e incoerenti o molli, che emergono dal fondo marino
nel piano sublitorale e litorale. Le scogliere possono ospitare una zonazione di comunità
bentoniche di alghe e specie animali nonché concrezioni e concrezioni corallogeniche.
Spiegazioni:
• "Substrati duri e compatti": rocce (comprese rocce tenere, ad es. gesso), sassi e ciottoli
(generalmente > 64 mm di diametro).
• "Concrezioni biogeniche": definite come: concrezioni, incrostazioni, concrezioni corallogeniche e
banchi di bivalvi provenienti da animali vivi o morti, vale a dire fondi biogenici duri che offrono
habitat per specie epibiotiche.
• "Origine geogenica": scogliere formate da substrati non biogenici.
• "Che si innalzano dal fondo marino": la scogliera è topograficamente distinta dal fondo marino
circostante.
• "Piano sublitorale e litorale": le scogliere possono estendersi dal piano sublitorale (infralitorale e
circalitorale) ininterrottamente nel piano intertidale (litorale) o possono essere presenti solo nel
piano sublitorale, incluse le zone di acqua profonda, come il batiale.
I substrati duri ricoperti da uno strato sottile e mobile di sedimento sono classificati come scogliere
se la flora e la fauna associate sono dipendenti dal substrato duro piuttosto che dal sedimento
soprastante. Laddove esiste una zonazione ininterrotta di comunità sublitoranee (infralitorale e
circalitorale) e litoranee (sopralitorale e mesolitorale), nella selezione dei siti deve essere rispettata
l'integrità dell'unità ecologica. In questo complesso di habitat sono inclusi una serie di elementi
topografici subtidali, come habitat di sorgenti idrotermali, monti marini, pareti rocciose verticali,
scogli sommersi orizzontali, strapiombi, pinnacoli, canaloni, dorsali, pendenze o rocce piatte, rocce
fratturate e distese di sassi e ciottoli. La precedente interpretazione considerava le "scogliere"
fondamentalmente "substrati rocciosi e concrezioni biogeniche che si innalzano dal fondo marino".
Considerata l'importanza di questo tipo di habitat per la designazione di siti d'importanza
comunitaria in mare aperto ai sensi della direttiva "Habitat", era necessario un chiarimento al fine
di includere tutti i diversi tipi di scogliere esistenti nelle acque europee. I substrati rocciosi
includono habitat complessi, quali montagne sottomarine o sorgenti idrotermali. Le concrezioni
biogeniche includono incrostazioni, concrezioni corallogeniche e banchi di bivalvi provenienti da
animali viventi o morti, vale a dire fondali biogenici duri che forniscono habitat per specie
epibiotiche. La vegetazione marina delle scogliere è molto diversificata in relazione a fattori quali la
profondità e la disponibilità di luce. In particolare nel sopralitorale e mesolitorale si rinvengono
diverse associazioni dei substrati rocciosi e/o duri della classe Entophysalidetea Giaccone 1993.
Nell’Infralitorale e Circalitorale sono rinvenibili su fondi rocciosi e/o duri le fitocenosi fotofile dei
Cystoseiretea Giaccone 1965 o quelle sciafile dei Lithophylletea Giaccone 1965 emend. Giaccone
1994. Infine sui fondi rocciosi e/o duri di ambienti alterati sono presenti le fitocenosi degli Ulvetalia
Molinier 1958
Anche per gli animali occorre riferirsi ai diversi piani che per questo habitat vanno dal sopralitorale
al batiale. Nel sopralitorale si trovano gli ctamali Chthamalus montagui, C. stellatus, Euraphia
depressa, quest’ultima è la specie che si allontana di più dal livello medio di marea, come il piccolo
gasteropode Littorina (Melarhaphe) neritoides, l’isopode Ligia italica e talora il granchio
Pachygrapsus marmoratus. Nel mesolitorale superiore le specie caratterizzanti di questa biocenosi
sono essenzialmente i crostacei cirripedi Chthamalus stellatus e C. montagui, la cui abbondanza
dipende dal grado di esposizione al moto ondoso e dalla pendenza della costa, i gasteropodi
Patella rustica e P. ferruginea, il primo confinato nell’orizzonte più alto della biocenosi e il secondo
spesso in associazione con il primo ma più caratteristico delle zone insulari. Nel mesolitorale
inferiore, in particolare dove si sviluppano le formazioni a rodoficee calcaree, gli animali
caratteristici sono il chitone Lepidochitona caprearum e i gasteropodi Patella ulyssiponensis,
Osilinus turbinatus, tipica di ambiente agitato e Osilinus articulatus tipica di ambiente calmo. Sono
ugualmente considerate come caratteristiche tutta una serie di specie che popolano le microcavità
e le fessure della roccia o delle Melobesie. Queste sono un nemerteo Nemertopsis peronea;
quattro molluschi Fossarus ambiguus, Trimusculus mammilaris, Onchidella celtica, Lasaea rubra;
un crostaceo isopode Campecopea hirsuta e un aracnide Mizaga racovitzai. Fra le specie
associate sono frequenti il foraminifero Miniacina miniacea, gli cnidari Actinia equina, Musculus
costulatus, Clavularia ochracea, Sertularella ellisi; i molluschi Acanthochitona fascicularis, Cardita
calyculata, Irus irus, Mytilaster minimus, Mytilus galloprovincialis; i briozoi Stephanolloma armata; il
sipunculide Phascolosoma (Phascolosoma) granulatum ecc. Nell’infralitorale la fauna è ricca e
comprende diversi crostacei fra cui Clibanarius erythropus, Pirimela denticulata, Acanthonyx
lunulatus, Synisoma capito, Paranthura costana, diversi molluschi: Patella caerulea, Stramonita
haemastoma, Cerithium rupestre, Gibbula (Collicolus) adansonii, Rissoa spp., Cardita calyculata,
etc.. Le corallinacee realizzano, con la parte basale dei talli calcarei e con la collaborazione del
gasteropode sessile Vermetus triquetrus e del polichete sedentario Spirobranchus polytrema, un
concrezionamento basale assai importante. Concrezioni calcaree sono dovute anche al
gasteropode Dendropoma petraeum e ai policheti serpulidi (Serpula vermicularis, S. concharum,
Metavermilia multicristata). Nel sedimento accumulato alla base delle corallinacee si trova
particolarmente abbondante il polichete Perinereis cultrifera. Altre specie caratteristiche di questa
biocenosi sono i gasteropodi Columbella rustica, Pisania striata, Conus mediterraneus, i bivalvi
Arca noae, Mytilaster minimus, Spondylus gaederopus, Lima lima, Mytilus galloprovincialis; i
bivalvi perforanti Lithophaga lithophaga, Irus irus, Petricola lithophaga, il foraminifero Miniacina
miniacea e gli echinodermi Arbacia lixula e Paracentrotus lividus. Di grande interesse sono le
piattaforme a vermetidi per la notevole biodiversità legata alla complessità strutturale. Tra i 50
molluschi Mytilaster minimus, Cardita calyculata, Lepidochitona caprearum, Onchidella celtica e
Patella ulyssiponensis si rinvengono nel margine interno, nel margine esterno e nelle creste,
mentre Patella caerulea, Pisinna glabrata, Eatonina cossurae e Barleeia unifasciata prediligono le
cuvettes. Lungo il margine interno viene rinvenuto sempre più frequentemente il bivalve alloctono
Brachidontes pharaonis, che spesso tende a sostituire M. minimus. Nel circalitorale abbiamo il
coralligeno, una delle biocenosi a maggiore biodiversità del Mediterraneo. Viene elencata prima la
fauna sessile, per i taxa più importanti, e poi la fauna vagile. Fauna sessile Spugne: Axinella
polypoides, A. cannabina, A. damicornis, A. verrucosa, Clathrina clathrus, Spongia officinalis, S.
lamella, Cacospongia mollior, Scalarispongia scalaris, Sarcotragus foetidus, Petrosia ficiformis,
Chondrosia reniformis, Agelas oroides, Haliclona (Reniera) mediterranea, H. (Reniera) citrina, H.
(Soestella) mucosa, Aplysina cavernicola, Crella elegans, Oscarella lobularis, Cliona viridis.
Cnidari: Eudendrium spp., in relazione alla profondità tre comunità di gorgonie (ottocoralli,
alcionacei), superficiale ad Eunicella cavolinii dominante, una seconda dominata da Paramuricea
clavata con Alcyonium coralloides, Alcyonium acaule e gli esacoralli Parazoanthus axinellae,
Leptopsammia pruvoti, Caryophyllia smithii, Hoplangia durotrix. Una terza comunità è dominata da
Corallium rubrum. Da ricordare, ancora, Eunicella verrucosa, E. singularis, Leptogorgia
sarmentosa e Gerardia savaglia. Briozoi: Myriapora truncata, Smittina cervicornis, Adeonella spp.,
Pentapora
fascialis,
Pentapora
spp.,
Hornera
frondiculata,
Schizotheca
serratimargo,
Turbicellepora incrassata, Celleporina mangnevillana, Reteporella spp., Cellaria sp., Margaretta
cereoides, Microporella spp., Callopora spp., Crisia spp., Bugula spp., Scrupocellaria spp.,
Schizobrachiella sanguinea, Schizomavella auriculata hirsuta, S. cornuta. Policheti: tra le specie
sessili più comuni a guscio calcareo Serpula vermicularis, Protula sp., Hydroides spp.,
Spirobranchus polytrema, Pomatoceros triqueter, Filograna sp. a tubo membranoso, Sabella
spallanzanii, S. pavonina, Myxicola aesthetica, Bispira mariae. Molluschi: tra i costruttori possiamo
ricordare i gasteropodi Vermetus sp., Serpulorbis arenaria, i bivalvi Spondylus gaederopus,
Anomia ephippium, Barbatia barbata, Chama gryphoides, tra i demolitori perforanti Lithophaga
lithophaga, Gastrochaena dubia, Petricola lithophaga, Hiatella arctica. Da ricordare ancora Pteria
hirundo, Pinna rudis, P. nobilis e nelle microcavità Lima lima, Chlamys spp. Trai crostacei ci sono i
cirripedi come Balanus perforatus e Verruca spengleri e diverse specie che vivono in associazione
con le spugne come Acasta spongites e con madreporari come Megatrema anglicum. Le ascidie
(tunicati) sono ben rappresentate sia da forme solitarie come Halocynthia papillosa, Cystodytes
dellechiajei, Ciona edwardsi, Microcosmus spp., Pyura spp., che coloniali quali Aplidium spp.,
Trididemnum spp. La fauna vagile è altrettanto numerosa e diversificata. Tra i policheti sono
presenti Lepidonotus sp., Lepidasthenia sp., Harmothoë sp., Hermodice carunculata (limitatamente
alle coste meridionali). Altre specie come Haplosyllis spongicola, Palolo siciliensis, Polydora
armata vivono commensali di spugne. Gli eunicidi del genere Eunice, Lysidice, Marphysa, gli
spionidi Polydora spp. e Polydora hoplura scavano gallerie sia nel substrato che nelle strutture
calcare degli organismi. Tra i vermi non segmentati vanno ricordati i sipunculidi Phascolion
(Phascolion) strombus e Aspidosiphon muelleri e l’echiuride Bonellia viridis. I molluschi sono
presenti soprattutto con i gasteropodi alcuni dei quali sono anche di dimensioni cospicue come
Charonia tritonis variegata, C. lampas, Cymatium (Monoplex) parthenopeum, Muricopsis cristata,
Bolma rugosa. Alcune specie dei generi Coralliophila, Simnia, Neosimnia e Pseudosimnia sono
predatori di gorgonie, mentre Calliostoma e Clanculus si nutrono di spugne. Sono presenti anche
cipree quali Luria lurida e Erosaria spurca e chitoni come Chiton (Rhyssoplax) corallinus,
Callochiton septemvalvis, Lepidopleurus cajetanus. I nudibranchi sono rappresentati da numerose
specie, alcune di discrete dimensioni, come Discodoris atromaculata e Umbraculum umbraculum.
Tra i cefalopodi il più comune è Octopus vulgaris. Nel batiale ci sono i banchi a coralli bianchi
costituiti soprattutto da Madrepora e Lophelia spesso in gran parte in tanatocenosi. Fra le specie
più frequenti che si rinvengono all’interno in questa biocenosi, si possono ricordare i poriferi
Desmacella inornata, Pachastrella monilifera, Poecillastra compressa, Spiroxya sp. e Cliona sp.,
gli cnidari Lophelia pertusa, Madrepora oculata, Desmophyllum dianthus (=cristagalli) e
Stenocyathus vermiformis, gli anellidi Eunice norvegica che costruisce un tubo papiraceo,
Filogranula gracilis, F. stellata, Harmothoë imbricata (vesiculosa) e Subadyte cfr. pellucida, i bivalvi
Delectopecten vitreus e Spondylus gussonii, i decapodi Bathynectes maravigna, Munida
intermedia, M. tenulmana, Rochinia rissoana. Fra i pesci cartilaginei sono comuni Chimaera
monstrosa, Etmopterus spinax, Galeus melastomus e Dalatias licha, mentre tra quelli ossei
Caelorinchus
caelorhincus,
Helicolenus
dactylopterus,
Hoplostethus
mediterraneus,
Micromesistius poutassou, Pagellus bogaraveo, Phycis blennoides, Hymenocephalus italicus,
Nezumia sclerorhynchus, Molva dipterygia.
Specie: altre specie importanti di flora e fauna
Pinna comune (Pinna nobilis): è il più grande bivalve presente nel Mar Mediterraneo. Può
raggiungere un metro di lunghezza. Endemica del Mar Mediterraneo, è spesso situata in mezzo
alle praterie di Posidonia oceanica, da pochi metri fino a 40 di profondità. Ne è stata segnalata nel
2008 la ricomparsa anche in corrispondenza della Laguna di Grado, Laguna di Marano e Laguna
Veneta, come apparente conseguenza delle scogliere artificiali del progetto MOSE: negli anni '50'60 si era assistito alla sua progressiva scomparsa a causa dell'inquinamento lagunare causato
dagli scarichi del polo industriale di Marghera. È un organismo bentonico che vive fissato con la
parte appuntita della sua conchiglia triangolare nella sabbia o nella roccia. Per nutrirsi e respirare
pompa l'acqua nella cavità del mantello mediante un sifone inalante e poi la emette attraverso uno
esalante. Le valve hanno il margine posteriore arrotondato e presentano una ventina di coste
radiali con scaglie a forma di canali. Il colore è bruno con scaglie più chiare; l'interno è bruno e
lucente con la parte anteriore madreperlacea. Possono vivere più di 20 anni e raggiungere un
metro di lunghezza, ma la dimensione media della conchiglia di un esemplare adulto è intorno ai
65 cm. Ha uno sviluppo abbastanza rapido nei primi anni di vita, in media di 10 cm per anno;
raggiunta la maturità sessuale, intorno ai 40 cm, l'accrescimento rallenta e si assesta su circa 10
cm ogni 3 anni. Al suo interno ospita talvolta in simbiosi crostacei decapodi, come Pontonia
pinnophylax e Pinnotheres pinnotheres. Tipica l'epibiosi con organismi che si insediano sulla parte
esterna del guscio quali alghe, briozoi, ascidie e spugne. È una specie minacciata dalla raccolta
per il collezionismo.
Inserita nella lista rossa della Direttiva CITES 92/43/CEE (Direttiva Habitat) dell'Unione Europea e
nei successivi aggiornamenti Direttiva 2006/105/CE, elencata nell'Allegato IV - Specie animali e
vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e perciò ne è vietata la
raccolta se non per scopi scientifici.
4.1.4 Minacce e criticità a carico degli habitat e delle specie presenti
Il sito è caratterizzato da un alto grado di vulnerabilità dovuto a numerose conseguenze di fruizione
turistico-ricreativa dell’ambiente marino. Uno dei principali problema è la pesca, sia sportiva che a
fine commerciale: il sito è infatti interessato dalla pesca a strascico anche sotto costa, dalla pesca
con reti e lenze da barca, e dalla pesca subacquea a danno delle specie di pregio che ospita come
cernie, spigole ed orate. La vicinanza alla costa ed all’abitato fa sì che il sito risenta delle
conseguenze dell'inquinamento organico di impianti fognanti a mare; non sono, infine, da
sottovalutare neanche fenomeni di disturbo legati alla variazione di correnti e di sedimentazione
causata dalle opere di difesa a mare, dagli impianti portuali e dall'ancoraggio senza boe fisse.
4.1.5 Le indicazioni del Piano di Gestione per la tutela degli habitat e delle
specie
Il documento redatto per il Piano di Gestione del sito evidenzia come l’importanza dell’esistenza
delle praterie di P. oceanica non sia da legare solo alle interazioni instaurate con gli organismi che
vi vivono. La pianta, infatti, svolge un ruolo multifunzionale per la tutela e l’arricchimento della
fascia costiera: il substrato viene profondamente modificato dall’azione delle radici che trattengono
una notevole quantità di detriti, contribuendo alla stabilizzazione del fondale marino; la presenza di
praterie determina una diminuzione dell’idrodinamismo che interessa le coste grazie all’attrito
generato dallo strato fogliare delle piante; le barriere naturali delle foglie morte ammassate lungo i
litorali in strutture dette “banquettes” limitano gli effetti dell’eccessiva erosione delle spiagge
causate dalle forti mareggiate invernali. Le attività antropiche sul litorale possono determinare
alterazione e regressione delle praterie a Posidonia mediante azioni quali:
• la pianificazione dei litorali (costruzione di porti, dighe, sbarramenti e canali con conseguente
modificazione delle correnti litorali e degli apporti di sedimento);
• la presenza di discariche con conseguente intorbidimento delle acque dovuto alla presenza di
reflui urbani ed industriali;
• le attività di nautica da diporto relativamente alle attività di ormeggio, di deposito di macrorifiuti, di
sversamento di idrocarburi, detergenti, pitture, ecc.
• le attività di pesca illegali soprattutto se realizzate mediante impiego di esplosivi o reti a strascico.
Ecco, quindi, che ai fini gestionali occorre:
• evitare le attività umane dannose per questo habitat, che è molto importante per la biodiversità
marina e per la stabilità dei litorali sabbiosi;
• ridurre l’inquinamento;
• evitare attività di pesca che provochino l’asporto o il danneggiamento delle fitocenosi o del
substrato roccioso.
4.2
Il parco marino Fondali Scogli di Isca
Il Parco Marino “Fondali Scogli di Isca” è stato istituito nel 2008 con la L.R. n° 12 del 21/04/2008
emanata ai sensi dell’art. 6 della legge regionale 14 luglio 2003, n. 10 (Norme in materie di aree
protette).
L’ambiente marino costituito dagli Scogli di Isca ricade tra i Comuni di Amantea e Belmonte
Calabro, facenti parte della Comunità del parco, e l’area è posizionata a circa 800 metri dalla
costa, per un’estensione di circa 69 ha. I due scogli affioranti che lo caratterizzano sono conosciuti
rispettivamente come «Isca Grande» ed «Isca Piccola e si differenziano, oltre che per la
dimensione del loro perimetro, anche per la diversa quota batimetrica: 25 metri per Isca Grande e
21 metri per Isca Piccola. (vd. Figura 4.3)
Come enumerato all’Art. 3 Finalità del parco della citata legge n.12/2008 l’area protetta è stata
istituita per perseguire le seguenti finalità:
a) la conservazione di specie animali e vegetali, comunità biologiche, singolarità faunistiche;
b) la tutela della biodiversità e dell’equilibrio complessivo del territorio;
c) la salvaguardia e la valorizzazione dei valori paesaggistici del territorio;
d) la conoscenza scientifica della flora e della fauna finalizzata al monitoraggio ed al censimento,
con particolare attenzione per le specie endemiche e rare;
e) la fruizione turistica, culturale, didattica e ricreativa in forme compatibili con la difesa della natura
e del paesaggio.
Figura 4.3 Il perimetro del parco Marino Fondali Scogli di Isca rispetto al SIC
Secondo l’art. 6 della legge istitutiva, il perseguimento degli obiettivi istitutivi, affidati all’Ente
gestore, si attua attraverso gli strumenti di pianificazione del parco previsti dagli art. 18, 19 e 21
della legge regionale 14 luglio 2003, n. 10, ovvero:
a) Piano per il parco;
b) Regolamento del parco;
c) Piano pluriennale economico e sociale.
Ad oggi è stato nominato con DPCR n. 12 del 04/08/2011 il Presidente dell’Ente Parco Marino
Regionale e poiché l’Ente Parco non dispone ancora degli strumenti di regolamentazione,
indispensabili per disciplinare l’accesso, la fruizione e la tutela dell’area del Parco, vigono le misure
di salvaguardia già elencate nella richiamata legge istitutiva (vd. art. 7), ovvero:
1. Fino alla data di pubblicazione del Piano del parco e del Regolamento del parco, all’interno
del perimetro del parco si applicano le norme previste dalla legge regionale 14 luglio 2003,
n. 10, fatte salve le disposizioni più restrittive previste da leggi nazionali, da strumenti di
pianificazione sovraordinati, dagli strumenti urbanistici comunali o da altre leggi regionali,
anche posteriori rispetto alla presente legge.
2.
All’interno del perimetro del parco si prevedono, negli strumenti di pianificazione di cui alla
legge regionale 14 luglio 2003, n. 10, le seguenti restrizioni e regolamentazioni:
a) attività subacquea;
b) regolamentazione della pesca;
c) regolamentazione degli ormeggi.
Quale Regolamentazione provvisoria, il Presidente ha emanato il Decreto n.05 del 11/06/2012 con
il quale, fino all’emanazione del regolamento del Parco tutti gli accessi per iniziative, manifestazioni
e quant’altro riguardi la fruizione dell’area del Parco Marino devono essere autorizzati per iscritto e
preventivamente dall’Ente Parco;.
Inoltre stabilisce che l’accesso al Parco Marino potrà avvenire nella fascia oraria che va dalle
09:00 alle ore 19:00 e nel rispetto dei divieti contenuti nell’art. 9 comma 3 e nell’art. 19 comma 4
della L.R. n. 10/2003, divieti tesi a tutelare le componenti naturali ed il riequilibrio dell’ecosistema
marino.
4.3
Caratterizzazione del Sito IT9310064 Monte Cocuzzo
4.3.1 Inquadramento territoriale
Il sito in esame ricade nei Comuni di Longobardi e Mendicino in una zona prossima al confine del
comune di Belmonte Calabro. (vd. Figura 5.1.
Ha un’estensione di circa 37 ha (da formulario standard) con superfici ubicate tra 1200 m.s.l.m.
(min) e 1541 m.s.l.m (max). Con la riperimetrazione da parte della Regione Calabria in sede di
redazione del Piano di Gestione l’area oggetto di studio risulterebbe più ampia (circa 45 ha)
(vd.Figura 4.4).
Figura 4.4 Perimetrazione del SIC Monte Cocuzzo (in giallo vecchia perimetrazione e in rosso nuova)
da Piano di Gestione
Il sito può essere genericamente definito come un’area cacuminale prativa a substrato calcareo; il
P.d.G. lo inserisce tra i “Siti a dominanza di praterie montane”. Esso comprende, infatti, la parte
cacuminale di Monte Cocuzzo dai 1200 m di quota fino alla vetta (1541 m s l.m.). Il paesaggio
dell’area è tipicamente di ambiente carsico con praterie xeriche montane ricche di endemismi,
circondate da boschi di faggio.
A queste quote la vegetazione forestale è costituita prevalentemente da faggeta per lo più ceduata
ed inquadrabile nell’Anemono apenninae-Fagetum dei Fagetalia sylvaticae. Sono presenti anche
rimboschimenti a Pino laricio e Abete bianco. La faggeta si estende in modo frammentato tra
ampie formazioni prative adibite a pascolo più o meno stabili, ma di origine secondaria..
In corrispondenza di affioramenti rocciosi si rilevano fitocenosi a carattere casmofitico
caratterizzate dalla presenza di Sedum acre, Alyssum montanum, Iberis pruitii e Teucrium
montanum.
Le praterie d’altitudine sono dominate da specie quali Bromus erectus, Koeleria splendens, Crepis
lacera e Jurinea mollis.
4.3.2 Principale motivo di interesse e caratteri principali del sito
Dal Formulario standard si legge: “Praterie xeriche delle zone culminali con presenza di endemismi
(Duvalius sp.n.)” (vd. § .6 - ).
Il Monte Cucuzzo, con i suoi 1.541 m s.l.m., costituisce una vera e propria isola ecologica.
Nell'area di studio interessata l’elemento paesaggistico dominante è rappresentato dalle faggete,
che si alternano alle cerrete a seconda dell'esposizione, fin da quote che si aggirano intorno ai
500-600 m s.l.m.; ciò è possibile perchè questi monti hanno una decorrenza parallela al Mar
Tirreno ed ortogonale alle correnti di aria umida che li fanno funzionare come un gigantesco
condensatore. Infatti è una delle zone più piovose della Calabria ed è anche interessata da un
regime di nebbie estremamente caratteristico.
Il sottobosco è ricco di specie nemorali come il Caglio odoroso (Galinum odoratum), le anemoni
Hepatica nobilis e Anemone apennina, ed alcune orchidee come il Nido d'uccello (Neottia nidusavis). E' possibile trovare nella faggeta ceduata anche il Nocciolo (Corylus avellana) ed un acero
endemico dell'Italia meridionale: Acer lobelii. Un'altra formazione forestale è quella dell'Abete
bianco (Abies alba).
Le zone di rupe annoverano una flora vascolare interessante. Oltre a varie felci (Asplenium
trichomanes, Caterach officiarum e Cystopteris fragilis), sono presenti anche le sassifraghe (tra cui
la rara Sassifraga marginata: Saxifraga marginata) che qui raggiungono il limite meridionale di
distribuzione.
I pascoli, ben rappresentati dal piano basale fino alla parte cacuminale del Monte Cucuzzo e
generalmente di origine antropica, si sono instaurati dopo il taglio del bosco e successivamente
hanno assunto una stabilità tale da farli sembrare naturali. I pascoli d'alta quota sono dominati da
varie graminacee (Koeleria splendens e Bromus erectus); sono frequenti anche molte leguminose
(Medicago lupulina e Hippocrepis comosa) e altre piante erbacee come la Viola dell'Etna (Viola
aetnensis) e il Cinquefoglio di Calabria (Potentilla calabra) ; è presente anche l'Orchidea italiana
(Orchis italica), detta anche uomo nudo per la forma del labello che ricorda vagamente la sagoma
umana.
Nelle stessa fascia del Faggio troviamo anche il Cerro. A queste altitudini sono frequenti i
castagneti artificiali e gli onteneti ad Ontano napoletano (Alnus cordata). Sotto i 600-700 m
dominano la Quercia virgiliana (Quercus virgiliana) e la Rovella (Quercus pubescens), le quali
sono accompagnate da numerose specie termofile ed una steppa a Saracchi, che viene favorita
dagli incendi.
Sul versante tirrenico la fascia mediterranea è molto ridotta, frammentaria e limitata a pochi
luoghi presso la costa, caratterizzata da suoli con affioramenti rocciosi. Le foreste mediterranee
sempreverdi della Catena Costiera sono costituite dal Leccio (Quercus ilex) e, solo
occasionalmente, dalla Sughera (Quercus suber) .
Per quanto riguarda la fauna, la Catena Costiera riveste notevole importanza, in quanto può
essere considerata come “corridoio faunistico” per varie specie, come ad esempio il Lupo (Canis
lupus). Un'altra specie nota è il Riccio europeo occidentale (Erinaceus europaeus). Sono presenti
anche numerose specie di roditori come il Ghiro (Myoxus glis), il Moscardino (Muscardinus
avellananrius) ed il Quercino (Elyomis quercinus); lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris meridionalis) è
una specie segnalata solo recentemente.
Il clima umido del sito favorisce anche la sopravvivenza di molte specie di anfibi, presenti in questa
zona con popolazioni numerose, specialmente se confrontate con quelle presenti nel nord Italia. La
specie più conosciuta, oltre ad essere quella numericamente più consistente è la Rana verde
(Pelophylax hispanicus), poi Rana dalmatina e Rana italica.
Sono presenti anche la Salamandra gialla e nera (Salamandra salamandra), il Tritone italiano
(Lissotriton italicus) e la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). Tra i rettili
ricordiamo la Luscengola (Chalcides chalcides) e l'Orbettino (Anguis fragilis).
Un altro elemento importante per la definizione dell'interesse della zona del Monte Cucuzzo è
rappresentato dai rapaci: tra quelli diurni i più diffusi sono la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio
(Falco tinnunculus) ed il Falco pellegrino (Falco peregrinus) ; tra quelli notturni troviamo l'Allocco
(Strix aluco) ed il Barbagianni (Tyto alba).
Questi animali dipendono spesso da particolari habitat ed hanno bisogno territori molto estesi e
ricchi di fauna per poter cacciare le loro prede; quindi la loro presenza, insieme a quella di altri
animali al vertice della catena alimentare, costituisce un efficace indicatore ecologico della zona
presa in esame.
4.3.3 Gli habitat e le specie
Vengono riportati di seguito gli Habitat e le specie di interesse conservazionistico presenti nel sito
e per i quali l’area in esame è stata identificata come SIC.
Figura 4.5 Stralcio del Formulario Standard
Figura 4.6 Perimetrazione degli habitat del SIC Monte Cocuzzo - dal Piano di Gestione
Unità di mappa
A Faggeta
habitat 9210
B Castagneto
-
E cespuglietto
habitat 6210
L prati aridi
habitat 6210
M prati sassosi
habitat 6210 e 8210
Q rupi
habitat 8210
Il Piano di gestione conferma la presenza degli habitat indicati nella scheda ufficiale del sito.
Habitat
6210: Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo (Festuco-Brometalia): Praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee
emicriptofitiche, generalmente secondarie, da aride a semimesofile, diffuse prevalentemente nel
Settore Appenninico ma presenti anche nella Provincia Alpina, dei Piani bioclimatici Submeso-,
Meso-, Supra-Temperato, riferibili alla classe Festuco-Brometea, talora interessate da una ricca
presenza di specie di Orchideaceae ed in tal caso considerate prioritarie. Per quanto riguarda
l’Italia appenninica, si tratta di comunità endemiche, da xerofile a semimesofile, prevalentemente
emicriptofitiche ma con una possibile componente camefitica, sviluppate su substrati di varia
natura.
Per individuare il carattere prioritario deve essere soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri:
(a) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee;
b) il sito ospita un’importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non molto
comune a livello nazionale;
(c) ) il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale rarità a
livello nazionale.
Le praterie dell’Habitat 6210, tranne alcuni sporadici casi, sono habitat tipicamente secondari, il cui
mantenimento è subordinato alle attività di sfalcio o di pascolamento del bestiame, garantite dalla
persistenza delle tradizionali attività agro-pastorali. In assenza di tale sistema di gestione, i naturali
processi dinamici della vegetazione favoriscono l’insediamento nelle praterie di specie di orlo ed
arbustive e lo sviluppo di comunità riferibili rispettivamente alle classi Trifolio-Geranietea sanguinei
e Rhamno-Prunetea spinosae; quest’ultima può talora essere rappresentata dalle ‘Formazioni a
Juniperus communis su lande o prati calcicoli’ dell’Habitat 5130. All’interno delle piccole radure e
discontinuità del cotico erboso, soprattutto negli ambienti più aridi, rupestri e poveri di suolo, è
possibile la presenza delle cenosi effimere della classe Helianthemetea guttati riferibili all’Habitat
6220* ‘Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea’ o anche delle
comunità xerofile a dominanza di specie del genere Sedum, riferibili all’Habitat 6110 ‘Formazioni
erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi’. Può verificarsi anche lo sviluppo di
situazioni di mosaico con aspetti marcatamente xerofili a dominanza di camefite riferibili agli
habitat delle garighe e nano-garighe appenniniche submediterranee (classi Rosmarinetea
officinalis, Cisto-Micromerietea). Dal punto di vista del paesaggio vegetale, i brometi sono
tipicamente inseriti nel contesto delle formazioni forestali caducifoglie collinari e montane a
dominanza di Fagus sylvatica (Habitat 9110 ‘Faggeti del Luzulo-Fagetum’, 9120 ‘Faggeti acidofili
atlantici con sottobosco di Ilex e a volte di Taxus’, 9130 ‘Faggeti dell'Asperulo-Fagetum’, 9140
‘Faggeti subalpini dell'Europa Centrale con Acer e Rumex arifolius’, 9150 ‘Faggeti calcicoli
dell'Europa Centrale del Cephalanthero-Fagion, 91K0 ‘Faggete illiriche dell’Aremonio-Fagion’,
9210* ‘Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex’, 9220 ‘Faggeti degli Appennini con Abies alba e
faggeti con Abies nebrodensis’) o di Ostrya carpinifolia, di Quercus pubescens (Habitat 91AA
‘Boschi orientali di roverella’), di Quercus cerris (Habitat 91M0 ‘Foreste Pannonico-Balcaniche di
cerro e rovere’) o di castagno (9260 ‘Foreste di Castanea sativa’).
8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica: Comunità casmofitiche delle
rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle regioni mediterranee a quello cacuminale nell’arco
alpino. Le comunità casmofitiche, espressione azonale, sono pioniere, ma hanno scarsissima
probabilità evolutiva. A volte, invece, ai fini operativi di rilevamento cartografico, sono mascherate
all’interno di aree boscate o arbustate con le quali sono in contatto. La gamma di possibilità è
troppo ampia per meritare di essere esemplificata. Non mancano, inoltre, specialmente a quote
elevate, contatti e difficoltà di discriminazione con situazioni primitive di 6170 “Formazioni erbose
calcicole alpine e subalpine” (es. Caricetum firmae potentilletosum nitidae) e con la vegetazione
dei detriti dell’habitat 8120 “Ghiaioni calcarei e scisto-calcarei montani e alpini (Thlaspietea
rotundifolii)”. Più raramente, a quote più basse, si verificano contatti con comunità dei prati aridorupestri riferibili agli habitat 62A0 “Formazioni erbose secche della regione submediterranea
orientale (Scorzoneretalia villosae)” e 6110* “Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile
dell'Alysso-Sedion albi”.
9210: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex: Faggete termofile con tasso e con agrifoglio
nello strato alto-arbustivo e arbustivo del piano bioclimatico supratemperato ed ingressioni nel
mesotemperato superiore, sia su substrati calcarei sia silicei o marnosi distribuite lungo tutta la
catena Appenninica e parte delle Alpi Marittime riferite alle alleanze Geranio nodosiFagion (=Aremonio-Fagion suball. Cardamino kitaibelii-Fagenion) e Geranio striati-Fagion. Sono
generalmente ricche floristicamente, con partecipazione di specie arboree, arbustive ed erbacee
mesofile dei piani bioclimatici sottostanti, prevalentemente elementi sud-est europei (appenninicobalcanici), sud-europei e mediterranei (Geranio striati-Fagion). Rapporti seriali: l’habitat presenta
come cenosi secondarie di sostituzione diverse tipologie di arbusteti dell’alleanza Berberidion
vulgaris, in particolare, quando si tratta di ginepreti a ginepro comune, riferibili all’habitat 5130
“Formazioni a Juniperus communis”. Altre cenosi di sostituzione sono rappresentate dagli orli
forestali della classe Trifolio-Geranietea (alleanza Trifolion medii) e praterie mesofile dell’habitat
prioritario 6210 “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo (Festuco-Brometalia) con notevole fioritura di orchidee”.
Rapporti catenali: l’habitat è in contatto spaziale con diverse tipologie boschive tra le quali: boschi
mesofili di forra dell’habitat prioritario 9180 “Foreste del Tilio-Acerion”, con le faggete dell’habitat
9220 “Faggeti degli Appennini Abies alba e faggeti con Abies nebrodensis”, con boschi di castagno
dell’habitat 9260 “Foreste di Castanea sativa”, con boschi misti di carpino nero della suballeanza
Laburno-Ostryenion e con boschi di cerro dell’alleanza Teucrio siculi-Quercion cerris dell’habitat
91M0 “Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile”, con i boschi mesofili di
carpino bianco e di rovere dell’habitat 91L0 “Querceti di rovere illirici (Erythronio-Carpinion)” e
nell’Italia meridionale con le leccete dell’habitat 9340 “Foreste di Quercus ilex e di Quercus
rotundifolia”. Può inoltre essere in rapporto catenale con le formazioni dei ghiaioni dell’habitat 8130
“Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili”, con la vegetazione litofila dell’habitat 8210
“Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica”, con praterie a Nardus stricta dell’habitat
6230* “Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e
delle zone submontane dell’Europa continentale)” e con le formazioni arbustive prostrate della
fascia alpina e subalpina dell'habitat 4060 "Lande alpine e boreali" e dell'habitat 4070 "Boscaglie di
Pinus mugo e di Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododondretum hirsuti)".
Specie: uccelli migratori inclusi nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE
Tottavilla (Lullula arborea): Raggiunge la lunghezza di 15 cm. L'apertura alare è di 27-30 cm. Si
presenta con il becco sottile, le guance di colore bruno tendente al rossiccio, i segni sopracigliari
che si congiungono alla nuca. La marca sopra-alare è bianca. La coda è corta. Mentre canta in
volo, la tottavilla vola a spirale verso il cielo spesso partendo dalla cima di un albero. A parte
questo, è soprattutto un uccello terrestre che si nutre di insetti catturati nel terreno arido. Allo
stesso modo costruisce il nido sul suolo. Il nido è ben mimettizzato fra i ciuffi d'erba. I pulcini lo
lasciano prima di saper volare. Nidifica sul terreno. Ha un periodo di nidificazione molto lungo, da
Marzo, fino ad Agosto. La covata è composta da 3 a 6 uova biancastre picchiettate di marrone. Fa
da 1 a 2 covate all'anno.
Specie: uccelli migratori non inclusi nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE
Sparviere (Accipiter nisus): Le ali corte e arrotondate e la lunga coda gli consentono un agile
volo manovrato nel folto dei boschi e permettono di distinguerlo agevolmente dal gheppio (piccolo
rapace con ali lunghe e appuntite). Corpo snello, testa piccola, becco elegante e adunco, tarsi alti
e sottili come le dita munite di forti unghie, sono i caratteri propri dello sparviere eurasiatico dal
punto di vista della struttura. In lunghezza supera i trenta centimetri, oltre dieci dei quali fanno
parte della coda; ciascuna ala è di circa sedici centimetri, e la loro apertura supera i sessanta.
Nella femmina, queste misure sono largamente superate: essa è infatti di almeno sei centimetri più
lunga, e la sua apertura alare sopravanza quella del maschio di oltre dieci centimetri. L'abito degli
individui adulti è cinerino scuro nelle parti superiori, bianco con linee ondulate e striature rossoruggine nelle inferiori; la coda è segnata da cinque o sei fasce nere ed ha l'estremità bianca. Il
becco è azzurro; la cera, i piedi e gli occhi sono gialli. I giovani sono maggiormente grigi e bianchi
in misura minore: sulla gola e sulla parte anteriore del collo presentano delle striature longitudinali,
mentre il ventre e le cosce sono segnati da macchie trasversali. È uno dei più agili tra i rapaci, e
vola con facilità e rapidità nonostante le sue ali siano corte; solo sul terreno i suoi movimenti
saltellanti denunciano un certo impaccio. Lo sparviere eurasiatico è diffuso in quasi tutta Europa,
eccezion fatta per i paesi più meridionali, ed abita pure da stazionario la maggior parte dell'Asia
centrale. Le migrazioni invernali lo portano in India e nell'Africa settentrionale. In tutti questi luoghi
esso popola, di preferenza, i boschetti non molto folti, soprattutto quelli delle regioni montuose. n
primavera è possibile osservare le parate nuziali degli adulti, caratterizzate da vertiginose picchiate
con successive brusche risalite ad ali spalancate; caratteristici sono inoltre i voli a significato
territoriale con penne bianche del sottocoda messe in evidenza. La specie è stanziale alle nostre
latitudini; in autunno giungono dal nord Europa un buon numero di soggetti migranti.
Colombaccio (Columba palumbus): è una specie di uccello della famiglia dei Colombi
(Columbidae). È la più grande, più frequente e più diffusa specie di colombi in Europa. Il
colombaccio è lungo dai 40 ai 42 cm e, perciò, sostanzialmente più grande del piccione (Columba
livia). La sua apertura alare va dai 75 agli 80 cm e può pesare dai 460 ai 570 grammi. I sessi si
assomigliano: la testa e la schiena sono bluastri, la coda e la punta delle ali scure. Il petto è di un
colore rosa-grigio un po' più chiaro. Una caratteristica tipica sono le macchie bianche sul collo, che
tuttavia non formano un anello. Il collo ha una colorazione verdastra. Durante il volo, sulla parte
superiore delle ali, si possono riconoscere delle fasce trasversali bianche che sono il principale
segno di riconoscimento dalle specie simili, piccione comune e colombella). Lo spazio vitale dei
colombacci sono le foreste di tutti i tipi, soprattutto le foreste di margine, ma anche i giardini e i
parchi cittadini. Sono diffusi in Medio oriente e tutta Europa, a parte del nord della Scandinavia e in
Islanda, dalla zona del Mar Nero fino alle regioni settentrionali della Tunisia, dell'Algeria e del
Marocco. Nonostante la corporatura un po' rotonda, il volo è veloce, diretto e soprattutto consente
al colombaccio di cambiare senza esitazione direzione e di fuggire repentinamente in caso di
necessità. Quando spiccano il volo producono un rumore sonoro. Si sposta in stormi numerosi alla
ricerca di cibo, senza disperdersi ogni volta che si esaurisce un'area di pascolo. Il colombaccio
abbandona le regioni più settentrionali d'autunno per poi ritornarvi in primavera. Al contrario è
stanziale nell'Europa centrale e meridionale. In questi ultimi anni, delle significative popolazioni si
sono stanzializzate anche in Italia, tuttora in aumento progressivo.
Merlo (Turdus merula): Il maschio è lungo fino a 25 centimetri e presenta un piumaggio in genere
completamente nero o marrone scuro; il becco e il contorno degli occhi sono di un giallo acceso
tendente all'arancione. Le zampe sono brune e squamose. La femmina invece è lunga 15-20 cm
circa e di colore bruno scuro, con la gola più chiara, striata. Alcuni esemplari maschi presentano
una colorazione bruna del becco, anziché gialla o aranciata. Negli esemplari maschi sono alle
volte presenti fenomeni di albinismo parziale, che si evidenzia con il colore bianco di parte delle
remiganti primarie o delle caudali. Il merlo è onnivoro. Si ciba principalmente di frutta, bacche e
piccoli invertebrati. Il nido, costruito dalla femmina, si trova sui rami degli alberi, fra i cespugli o
anche semplicemente in buche nel terreno. La femmina depone le uova tre volte l'anno;
generalmente sono in numero da 4 a 6 e di un colore azzurro-grigio, maculate in modo irregolare
con puntini grigi. Il periodo di incubazione va dai quattordici ai quindici giorni ed è principalmente la
femmina a covare le uova, anche se di rado collabora pure il maschio per motivazioni, si presume,
di natura ambientale. Ad una attenta osservazione, si può notare che la fattura del nido si esplicita
nel suo posizionamento ad altezze dal suolo variabili, a crescere di quota dal livello terreno, in
conformità se trattasi di prima, seconda o terza nidiata. I merli per ogni nidiata cambiano il nido,
non usano mai lo stesso per le nidiate successive alla prima.
In genere, i merli vivono in coppie isolate. Durante le migrazioni diventano in genere più sociali e
possono radunarsi in stormi. Dopo il passero, il Merlo è il passeriforme più diffuso in Europa e in
Italia. È infatti diffuso in tutto il territorio europeo, ad esclusione della Scandinavia settentrionale. È
inoltre presente in Asia, in Africa nord-occidentale, nelle Canarie e nelle Azzorre. Durante gli
inverni si trasferisce dai paesi più settentrionali a quelli più caldi, mentre nelle zone temperate,
come l'Italia, è presente tutto l'anno. Il suo habitat naturale è il bosco, ma si adatta a vivere in
numerosi ambienti (in pratica, ovunque vi siano le condizioni per nidificare) e non raramente lo si
trova anche nei frutteti e nei vigneti, in aree urbane a contatto ravvicinato con l'uomo.
Specie: anfibi e rettili inclusi nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE
Cervone (Elaphe quatuorlineata): È il più lungo serpente italiano ed uno tra i più lunghi d'Europa.
La sua lunghezza può variare dagli 80 ai 240 cm, anche se raramente supera i 160. È di colore
bruno-giallastro con le caratteristiche quattro scure barre longitudinali (da cui il nome scientifico). È
diffuso dall'Europa sudorientale all'Asia Minore. In Italia è frequente nelle zone centro-meridionali.
Predilige la macchia mediterranea, il limitare di boschi, i boschi radi e soleggiati o in genere i luoghi
con vegetazione sparsa, le sassaie, i muretti a secco e gli edifici abbandonati. Ama gli ambienti
caldi (24-34 °C) e umidi. Si può incontrare ad un'altitudine fino ai 1000 m sul livello del mare. È un
serpente diurno. Trascorre il periodo invernale in gallerie di roditori abbandonate, da solo o in
gruppi di 4-7 esemplari, spesso in compagnia di saettoni. Si nutre di piccoli mammiferi (arvicole,
topi, toporagni, conigli, donnole, scoiattoli, ed altri fino alle dimensioni di un ratto) che soffoca tra le
spire, nidiacei di uccelli (fino alle dimensioni di un piccione), uova (che inghiotte intere e poi rompe
con i muscoli del tronco) e qualche lucertola (cibo preferito soprattutto dai giovani). È un serpente
diurno, terricolo, sebbene a volte possa trovarsi su arbusti, è poco veloce e buon nuotatore.
Quando si arrampica è molto agile: facendo forza sulla coda prensile può raggiungere, in alto o in
lungo, un ramo distante 1 m o più. Gli accoppiamenti (che durano dalle 3 alle 5 ore) hanno luogo in
genere in aprile e giugno. Dopo circa 40-50 giorni la femmina depone alla base di arbusti, o in
buche nel terreno, o nei muretti a secco o in fenditure della roccia, 3-18 uova con guscio
biancastro e molle che si indurisce leggermente a contatto con l'aria. Talvolta la femmina protegge
le uova tra le spire del suo corpo per 3-5 giorni, altre volte le ricopre con la sua exuvia. Dopo circa
45-60 giorni dalle uova escono i piccoli, lunghi dai 30 ai 40 cm che mutano nell'arco dei primi 7
giorni. Nei primi 2-3 anni l'accrescimento corporeo è molto veloce e i cervoni mutano in media una
volta al mese (in estate anche due volte al mese), dal 4º anno la velocità di crescita diminuisce
bruscamente e gli adulti mutano in media 2-3 volte l'anno. Secondo alcuni il nome cervone deriva
dal fatto che i pastori che lo vedevano durante la muta scambiavano la pelle secca della testa per
delle corna. Per altri il nome è dovuto alle piccole escrescenze presenti sul capo. Per altri ancora
le corna sono virtuali ed indicano la nobiltà di questo serpente, tra i più grandi d'Europa. È anche
chiamato Pasturavacche, in quanto la credenza popolare voleva che fosse attirato dal latte delle
vacche e delle capre al pascolo, e che per procurarselo si attaccasse alle mammelle degli animali,
o addirittura lo leccasse dalle labbra sporche dei lattanti.
Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata): Questo anfibio ha una lunghezza
media che da adulto supera di poco i 10 cm, il colore varia dal bruno del dorso, al rosso, nero e
biancastro del ventre, sulla testa ha una macchia di colore chiaro a forma di 8, da cui il nome.
Rispetto ad altri Urodeli, ha quattro dita sulle zampe posteriori, invece di cinque. In Italia è specie
endemica, la si trova sugli Appennini a sud del fiume Volturno; a nord di esso è sostituita da un
altro endemismo appenninico: Salamandrina perspicillata. Nel Parco nazionale del Pollino in
Basilicata è presente nei pressi dei torrenti Frido e Peschiera ed è stata segnalata nella Valle del
Mercure a Rotonda (PZ). Si riproduce in primavera. Le larve vivono in acque fredde e ben
ossigenate.
4.3.4 Minacce e criticità a carico degli habitat e delle specie presenti
Medio grado di vulnerabilità per antropizzazione derivante soprattutto dalla costruzione e dalla
gestione di apparecchiature per le comunicazioni. L’eventuale pascolo, regolamentato, è
necessario per il mantenimento degli habitat di prateria culminale.
4.3.5 Le indicazioni del Piano di Gestione per la tutela degli habitat e delle
specie
L’obiettivo generale che si riscontra nelle indicazioni del Piano di Gestione è quello di consentire la
conservazione dell’habitat, in particolare vista la sua alta eterogeneità di tipologie floristiche e
vegetazionali, spesso di pregio naturalistico e conservazionistico. La line gestionale che risulta di
fondamentale importanza suggerisce l’adozione di criteri di pascolo controllato, preferibilmente
razionato (ad esempio, distribuendo in modo adeguato gli abbeveratoi, localizzando idonee
recinzioni, ecc.): se, infatti, da un lato le tradizionali pratiche agro-silvo-pastorali hanno permesso
la formazione ed il mantenimento di questi ambienti di prateria d’alta quota, dall’altro un eccessivo
sfruttamento da parte degli animali da pascolo potrebbe compromettere fortemente la funzionalità
ecosistemica. Un’altra azione che il Piano promuove è quella di vietare la raccolta di orchidee
(Aceras antropophorum (L.) R.Br., Serapias lingua L., Neotinea intacta (Link) Rchb, Orchis
papilionacea L., Orchis morio L., Orchis tridentata Scop., Orchis simia Lam., Orchis italica Poiret,
Orchis sambucina L., Cephalanthera longifolia (Hudson) Fritsch, Orchis quadripunctata Cyr.,
Orchis mascula L.) e di altre specie minacciate quali Saxifraga marginata Sternb., Galanthus
reginae-olgae Kamari, ecc.
Per la fauna, l’elemento di spicco è sicuramente la tottavilla. Il Piano di Gestione a riguardo di
questa specie propone una serie di interessanti osservazioni. Per quanto riguarda in particolare la
stagione riproduttiva la specie potrebbe trarre vantaggio da interventi che portano alla creazione e
al mantenimento di zone aperte all’interno dei boschi, da interventi selvicolturali finalizzati alla
rinnovazione spontanea delle specie forestali autoctone, da interventi volti al ripristino ed al
mantenimento di boschi autoctoni ed alla conversione dei boschi cedui in alto fusto, dal
mantenimento o creazione di zone ecotonali (es. siepi tra i campi), dal mantenimento dei prati polifi
ti permanenti, dalla conservazione o ringiovanimento di ambienti aperti, anche attraverso il
decespugliamento, dallo sfalcio di prati e di altri habitat di alimentazione. Il fattore critico più
importante è senza dubbio legato alla contrazione e al degrado degli habitat di nidificazione,
causato dalla antropizzazione (pratiche agricole e urbanizzazione), soprattutto in rapporto alle aree
collinari e pedemontane dove è in corso un espansione dell’edilizia di tipo residenziale e dove si
svolgono pratiche agricole e selvicolturali a potenziale impatto negativo sulla specie. Occorre in
anche in questo caso limitare l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali nelle aree montane.
Un discorso a parte va fatto per le specie animali tipiche di ambiente boschivo. La conservazione
di queste specie legata alle formazioni indigene d’alto fusto necessita il mantenimento dei boschi
maturi nonché, ove opportuno, di rimboschimenti in relazione alla tipologia del bosco originario, a
cui si accompagnino interventi selvicolturali finalizzati alla rinnovazione spontanea delle specie
forestali autoctone (es. disetaneizzazione) e alla conversione dei boschi cedui in boschi ad alto
fusto. Come per buona parte delle specie forestali il taglio del bosco (ceduazione) con turni troppo
ravvicinati può costituire una delle limitazioni più importanti per queste specie. La persecuzione
diretta per abbattimento, nel caso della Poiana, può essere una delle principali minacce, in
particolare nel corso della stagione invernale, nel periodo di apertura della caccia.
4.4
Considerazioni sul sistema naturale definito dai due SIC
Data la caratterizzazione dei due SIC, marino il primo Fondali Scogli di Isca , e a dominanza di
praterie montane il secondo Monte Cocuzzo, le due realtà risultano ecologicamente indipendenti e
ininfluenti reciprocamente. Essi rappresentano un’emergenza ambientale del territorio e un
interessante elemento a sostegno della biodiversità locale e del territorio più in generale.
Il Monte Cocuzzo, per le sue peculiarità, sopra descritte, presenta una maggiore vulnerabilità alle
attività antropiche anche perché l’equilibrio che sta alla base delle sue caratteristiche è molto
legato ad es. ad un uso regolamentato del pascolo o di altre attività agrosilvo pastorali ma non può
sostenere altri tipi di trasformazioni.
Diverse le considerazioni sul sic marino legato agli scogli di Isca, in questo caso sia le condizioni di
fruizione del sito sia le condizioni di qualità e di sfruttamento dell’ambiente marino possono portare
all’eliminazione di alcune componenti dell’ecosistema.
55.1
FASE DELLE VALUTAZIONI
Fase di screening - L’esclusione del SIC Monte Cocuzzo da
possibili forme di incidenza
Il PSA opera sul territorio dei comuni esterni sebbene limitrofi all’area in cui ricade il SIC. Oltre a
tale considerazione va aggiunto che il contesto montano riferibile al Monte Cocuzzo, risulta
alquanto inaccessibile e lontano da aree in cui possano essere esercitate forme di pressione, se si
escludono minacce associate agli incendi o all’installazione di impianti (vd. telecomunicazioni ).
Queste considerazioni sulla specificità dell’area montana valgono anche per i territori dei comuni
del PSA che in questo settore presentano grossomodo le stesse caratteristiche. (vd. § 3.2.2)
In forza di tale connotazione ambientale e territoriale queste aree presentano un certo grado di
autotutela che il Piano ha ribadito mantenendole estranee da possibili interventi di trasformazione.
Infatti, l’ampio settore del territorio di Belmonte Calabro (unico comune del PSA confinante con il
SIC) che costituisce il proseguimento del sistema orografico e naturale del Monte Cocuzzo è e
rimane a destinazione forestale.
Per queste motivazioni è possibile concludere in maniera oggettiva che è improbabile che si
producano effetti significativi sul sito Natura 2000.
Figura 5.1 Rappresentazione dei luoghi in cui ricade il SIC Monte Cocuzzo rispetto ai territori di
Belmonte Calabro ( in rosso il perimetro del SIC in nero i confini comunali)
5.2
Analisi dei potenziali fattori di incidenza sul sistema naturale
presente nel SIC Fondali Scogli di Isca
5.2.1 Perdita di Habitat presenti nel SIC
Dalle considerazioni condotte sulle azioni del Piano e dalla caratterizzazione del SIC si può
sostenere che dal PSA non potrà derivare perdita diretta di Habitat.
Dal punto di vista degli impatti indiretti, dovuti all’inquinamento e alla riduzione di qualità
dell’ambiente marino, si può sostenere che la fruizione turistico ricreativa, se non ben
regolamentata, può costituire una fonte di alterazione, certo non paragonabile a quella associata
alla pesca (a strascico o subacquea).
Una gestione ecosostenibile del litorale rappresenta un’azione strategica importante del PSA che
ha nei piani spiaggia lo strumento attuativo di riferimento, i quali rispondono alle indicazioni
normative vigente circa l’utilizzo delle aree del demanio
marittimo. È superfluo richiamare
l’attenzione sul fatto che lo specchi odi mare dove ricade il SIC risulta del tutto salvaguardato da
possibili interventi anche minimali di fruizione dell’area; inoltre tutto il fronte di costa antistante il
SIC non prevede forme di utilizzo della costa pregiudizievoli per la conservazione degli habitat.
Per quanto riguarda le ricadute da alterazione del profilo della costa associate alla possibile
riorganizzazione del Porto di Amantea, si ritiene che allo stato attuale delle indicazioni del piano
non si possa prefigurare una specifica problematica.
Ulteriori elementi potranno derivare dallo sviluppo dei progetti previsti nell’ambito dei Piani d’area,
il cui dettaglio progettuale potrà consentire di dare evidenza sia alle possibili interazioni con
l’idrodinamica marina e quindi indirettamente con l’ambiente marino e gli habitat sia alle misure
che eventualmente si riterrà necessario adottare.
5.2.2 Frammentazione
Il sito nel suo assetto e conformazione non risulterà alterato e nemmeno il contesto di mare in
risulta inserito per cui non si ravvisano forme di frammentazione degli habitat.
5.2.3 Perturbazione
Perturbazioni potranno invece derivare dalle pressioni antropiche, in primo luogo dalla pesca sia
sportiva che a fini commerciali: il sito è infatti interessato dalla pesca a strascico anche sotto costa,
dalla pesca con reti e lenze da barca, e dalla pesca subacquea a danno delle specie di pregio che
il sito ospita come cernie, spigole ed orate.
La regolamentazione di tali attività e, più in generale della fruizione, è demandata agli strumenti più
propri dei Piani chiamati alla Gestione e tutela del Sito, in particolare al Piano del Parco che, per
Regolamento istitutivo rappresenta il documento principe per disciplinare l’accesso, la fruizione e
la tutela dell’area. Ad oggi vigono le misure di salvaguardia già elencate nella legge istitutiva (vd.
art. 7).
Il PSA, se si esclude quanto argomentato al Punoi 4.2.1 non è in grado di determinare ulteriori
forme di perturbazione.
5.3
Identificazione delle tipologie di incidenze e loro significatività
5.3.1 Sugli habitat e sulle specie
Come affermato ai punti precedenti, dal PSA non deriveranno incidenze sugli habitat presenti nel
Sito in quanto non risulteranno coinvolti direttamente dalle azioni di piano. Possibili alterazioni
indirette potranno essere associate alla riorganizzazione del porto di Amantea per la cui
valutazione si dovranno valutare le scelte di progetto. Stesse valutazione riguardano anche le
incidenze sulle specie presenti.
In sintesi
Tipo di incidenze riferite ai Indicatore
Siti
Significatività
Perdita di habitat
% di perdita: nulla
-
Frammentazione
Riduzione di
connessione
nessuna
elementi di Nulla
ecologica:
Perturbazione
Riduzione di parametri di Non
significativa
e
qualità dell’ambiente marino: mitigabile
con
idonei
minimo e stagionale
strumenti
di
gestione
dell’area
a. Scomparsa di specie di a. Nulla ma da tenere
Perturbazione della fauna e
costantemente
interesse conservazionistico:
modifiche delle fitocenosi
monitorata
con
nessuna
strumenti di gestione
b. Riduzione del patrimonio
non demandabili al
ittico: non apprezzabile e con
punte in alcuni periodi
PSA.
stagionali
b. Non significativa e
mitigabile con idonei
strumenti di gestione
dell’area
non
demandabili al PSA.
c. Aumento di cementificazione c. Non significativa
Risorse ecosistema marino
della costa: non significativa
d. Nulla
d. Trasformazione di tratti di
scogliera: nessuna
5.3.2 Significatività delle incidenze
Per ognuna delle tipologie di incidenze sopra richiamate si è proceduto con una valutazione della
significatività degli effetti con riferimento alla vegetazione, agli habitat, agli ecosistemi e alla fauna.
Dalle valutazioni operate si può concludere in maniera oggettiva che è improbabile che si
producano effetti significativi sul Sito Natura 2000 denominato IT9310039 Fondali Scogli di Isca.
6-
SCHEDA FORMULARIO
UFFICIALE DEL SIC
STANDARD
E
MAPPA
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
NATURA 2000
FORMULARIO STANDARD
PER ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS)
PER ZONE PROPONIBILI PER UNA IDENTIFICAZIONE COME SITI
D’IMPORTANZA COMUNITARIA (SIC)
E
PER ZONE SPECIALI DI CONSERVAZIONE (ZSC)
1. IDENTIFICAZIONE DEL SITO
1.1. TIPO
B
1.2. CODICE SITO
1.3. DATA COMPILAZIONE
1.4. AGGIORNAMENTO
IT9310039
199506
200302
1.5. RAPPORTI CON ALTRI SITI NATURA 2000
1.6. RESPONSABILE(S):
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio - Direzione Conservazione
della Natura, Via Capitan Bavastro 174, 00147 Roma
1.7. NOME SITO:
Fondali Scogli di Isca
1.8. CLASSIFICAZIONE SITE E DATE DI DESIGNAZIONE / CLASSIFICAZIONE
DATA PROPOSTA SITO COME SIC:
DATA CONFIRMA COME SIC:
199509
DATA CLASSIFICAZIONE SITO COME ZPS:
Stampato il : 27/06/200
DATA DESIGNAZIONE SITO COME ZSC:
1/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
2. LOCALIZZAZIONE SITO
2.1. LOCALIZZAZIONE CENTRO SITO
LONGITUDINE
E
16
3
LATITUDINE
30
39
9
0
W/E (Greenwish)
2.2. AREA (ha):
2.3. LUNGHEZZA SITO (Km):
70.00
2.4. ALTEZZA (m):
MIN
MAX
MEDIA
-5
-25
-15
2.5. REGIONE AMMINITRATIVE:
CODICE NUTS
NOME REGIONE
IT93
Calabria
% COPERTA
100
100
Zona marina non coperta da regioni NUTS
2.6. REGIONE BIO-GEOGRAFICA:
Alpina
Atlantica
Stampato il : 27/06/200
Boreale
Continentale
Macaronesica
Mediterranea
2/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
3. INFORMAZIONI ECOLOGICHE
3.1. Tipi di HABITAT presenti nel sito e relativa valutazione del sito:
TIPI DI HABITAT ALLEGATO I:
CODICE
1120
%
COPERTA
RAPPRESENTATIVITA
40
B
Stampato il : 27/06/200
SUPERFICE
RELATIVA
C
GRADO
CONSERVAZIONE
B
VALUTAZIONE
GLOBALE
B
3/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
3.2. SPECIE
di cui all'Articolo 4 della Direttiva 79/409/CEE
e
elencate nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
e
relativa valutazione del sito in relazione alle stesse
Stampato il : 27/06/200
4/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
3.2.a. Uccelli migratori abituali non elencati dell'Allegato 1 della Direttiva
79/409/CEE
3.2.b. Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva
79/409/CEE
3.2.c. MAMMIFERI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
3.2.d. ANFIBI E RETTILI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
3.2.e. PESCI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
3.2.f. INVERTEBRATI elencati nell'Allegato II Direttiva 92/43/EEC
3.2.g. PIANTE elencate nell'Allegato II della Direttiva 92/43/EEC
Stampato il : 27/06/200
5/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
3.3 Altre specie importanti di Flora e Fauna
(U = Uccelli, M = Mammiferi, A = Anfibi, R = Rettili, P = Pesci, I = Invertebrati, V = Vegetali)
Stampato il : 27/06/200
6/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
4. DESCRIZIONE SITO
4.1. CARATTERISTCHE GENERALI SITO:
Tipi di habitat
% coperta
Marine areas, Sea inlets
Copertura totale habitat
100
100 %
Altre caratteristiche sito
L'area immediatamente intorno ai due scogli di Isca (grande e piccolo) , per 6 ha
costituisce l'Oasi Blu di Isca, gestita dal WWF di Amantea dal 1991, su
concssione demaniale della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia n.255 del 12/7/91
4.2. QUALITÁ E IMPORTANZA
Sito ristretto di Posidonia climax, ad alta biodiversità, importante nursery per
pesci anche di interesse economico, e per la salvaguardia delle coste
dall'erosione
4.3. VULNERABILITÁ
Alto grado di vulnerabilità , soprattutto nella zona esterna all'Oasi blu, per
pesca a strascico anche sotto costa, ancoraggi non su boe fisse, soffocamento
dovuto ai residui di una cava che scarica a mare.
4.4. DESIGNAZIONE DEL SITO
4.5. PROPRIETÁ
Public %: 100;
4.6. DOCUMENTAZIONE
Stampato il : 27/06/200
7/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
4. DESCRIZIONE SITO
4.7. STORIA
Stampato il : 27/06/200
8/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
5. STATO DI PROTEZIONE DEL SITO E RELAZIONE
CON CORINE:
5.1. TIPO DI PROTEZIONE A LIVELLO Nazionale e Regionale:
CODICE
IT21
IT00
%COPERTA
10
90
5.2. RELAZIONE CON ALTRI SITI:
designatI a livello Nationale o Regionale:
designati a livello Internazionale:
5.3. RELAZIONE CON SITI "BIOTOPI CORINE":
Stampato il : 27/06/200
9/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
6. FENOMENI E ATTIVITÀ NEL SITO E NELL'AREA
CIRCOSTANTE
6.1. FENOMENI E ATTIVITÀ GENERALI E PROPORZIONE DELLA SUPERFICIE
DEL SITO INFLUENZATA
FENOMENI E ATTIVITÁ nel sito:
CODICE
212
243
621
701
INTENSITÀ
A B C
A B C
A B C
A B C
%DEL SITO
60
60
60
100
INFLUENZA
+ 0 + 0 + 0 + 0 -
FENOMENI E ATTIVITÁ NELL'AREA CIRCOSTANTE IL sito:
CODICE
402
851
871
212
243
621
701
INTENSITÁ
A B C
A B C
A B C
A B C
A B C
A B C
A B C
INFLUENZA
+ 0 + 0 + 0 + 0 + 0 + 0 + 0 -
6.2. GESTIONE DEL SITO
ORGANISMO RESPONSABILE DELLA GESTIONE DEL SITO
Capitaneria di Porto di Vibo Valentia.Ambito portuale di Vibo Valentia Marina.
Tel.0963/572004.L'area immediatamente intorno ai due scogli di Isca (grande e
piccolo) , per 6 ha costituisce l'Oasi Blu di Isca, gestita dal WWF di Amantea
dal
GESTIONE DEL SITO E PIANI:
Nella sola area dell'Oasi Blu, divieto di pesca e navigazione, immersioni
controllate.
Stampato il : 27/06/200
10/11
Codice Sito
IT9310039
NATURA 2000 Data Form
7. MAPPA DEL SITO
Mappa
NUMERO MAPPA
NAZIONALE
SCALA
PROIEZIONE
F 568 IV
25000
Gauss-Boaga
DIGITISED FORM AVAILABLE (*)
(*) CONFINI DEL SITO SONO DISPONIBILI IN FORMATO DIGITALE? (fornire le refernze)
Fotografie aeree allegate
8. DIAPOSITIVE
Stampato il : 27/06/200
11/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
NATURA 2000
FORMULARIO STANDARD
PER ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS)
PER ZONE PROPONIBILI PER UNA IDENTIFICAZIONE COME SITI
D’IMPORTANZA COMUNITARIA (SIC)
E
PER ZONE SPECIALI DI CONSERVAZIONE (ZSC)
1. IDENTIFICAZIONE DEL SITO
1.1. TIPO
B
1.2. CODICE SITO
1.3. DATA COMPILAZIONE
1.4. AGGIORNAMENTO
IT9310064
199505
200302
1.5. RAPPORTI CON ALTRI SITI NATURA 2000
1.6. RESPONSABILE(S):
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio - Direzione Conservazione
della Natura, Via Capitan Bavastro 174, 00147 Roma
1.7. NOME SITO:
Monte Cocuzzo
1.8. CLASSIFICAZIONE SITE E DATE DI DESIGNAZIONE / CLASSIFICAZIONE
DATA PROPOSTA SITO COME SIC:
DATA CONFIRMA COME SIC:
199509
DATA CLASSIFICAZIONE SITO COME ZPS:
Stampato il : 27/06/200
DATA DESIGNAZIONE SITO COME ZSC:
1/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
2. LOCALIZZAZIONE SITO
2.1. LOCALIZZAZIONE CENTRO SITO
LONGITUDINE
E
15
68
LATITUDINE
8
39
13
20
W/E (Greenwish)
2.2. AREA (ha):
2.3. LUNGHEZZA SITO (Km):
37.00
2.4. ALTEZZA (m):
MIN
MAX
MEDIA
1200
1541
1350
2.5. REGIONE AMMINITRATIVE:
CODICE NUTS
NOME REGIONE
IT93
Calabria
% COPERTA
100
2.6. REGIONE BIO-GEOGRAFICA:
Alpina
Atlantica
Stampato il : 27/06/200
Boreale
Continentale
Macaronesica
Mediterranea
2/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
3. INFORMAZIONI ECOLOGICHE
3.1. Tipi di HABITAT presenti nel sito e relativa valutazione del sito:
TIPI DI HABITAT ALLEGATO I:
CODICE
6210
9210
8210
%
COPERTA
RAPPRESENTATIVITA
82
10
5
B
Stampato il : 27/06/200
C
B
SUPERFICE
RELATIVA
C
C
C
GRADO
CONSERVAZIONE
B
B
B
VALUTAZIONE
GLOBALE
B
B
B
3/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
3.2. SPECIE
di cui all'Articolo 4 della Direttiva 79/409/CEE
e
elencate nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
e
relativa valutazione del sito in relazione alle stesse
Stampato il : 27/06/200
4/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
3.2.a. Uccelli migratori abituali non elencati dell'Allegato 1 della Direttiva
79/409/CEE
3.2.b. Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva
79/409/CEE
3.2.c. MAMMIFERI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
3.2.d. ANFIBI E RETTILI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
CODIC NOME
E
Roprod.
POPOLAZIONE
Migratoria
Roprod.
1279
Elaphe
quatuorlineata
P
Svern.
VALUTAZIONE SITO
Popolazion Conservazione Isolamento Globale
e
Stazion.
B
B
B
B
3.2.e. PESCI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
3.2.f. INVERTEBRATI elencati nell'Allegato II Direttiva 92/43/EEC
3.2.g. PIANTE elencate nell'Allegato II della Direttiva 92/43/EEC
Stampato il : 27/06/200
5/11
Codice Sito
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NATURA 2000 Data Form
3.3 Altre specie importanti di Flora e Fauna
GRUPPO
B M A R F I P
P
R
P
I
R
R
P
P
NOME SCIENTIFICO
Campanula fragilis
Coronella austriaca
Crepis lacera
Duvalius species* 38)
Elaphe longissima
Lacerta bilineata
LASERPITIUM GARGANICUM (TEN.) BERTO
TRIFOLIUM BRUTIUM TEN.
POPOLAZIONE
MOTIVAZIONE
R
C
R
V
C
C
R
C
B
C
D
B
C
C
D
D
(U = Uccelli, M = Mammiferi, A = Anfibi, R = Rettili, P = Pesci, I = Invertebrati, V = Vegetali)
Stampato il : 27/06/200
6/11
Codice Sito
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NATURA 2000 Data Form
4. DESCRIZIONE SITO
4.1. CARATTERISTCHE GENERALI SITO:
Tipi di habitat
% coperta
Other land (including Towns, Villages, Roads, Waste places, Mines,
Industrial sites)
Copertura totale habitat
100
100 %
Altre caratteristiche sito
Area cacuminale prativa a substrato calcareo.
4.2. QUALITÁ E IMPORTANZA
Praterie xeriche delle zone culminali con presenza di endemismi (Duvalius sp.n.)
4.3. VULNERABILITÁ
Medio grado di vulnerabilità per antropizzazione derivante soprattutto dalla
costruzione e dalla gestione di apparecchiature per le comunicazioni.
4.4. DESIGNAZIONE DEL SITO
4.5. PROPRIETÁ
Public %: 100;
4.6. DOCUMENTAZIONE
Stampato il : 27/06/200
7/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
4. DESCRIZIONE SITO
4.7. STORIA
Stampato il : 27/06/200
8/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
5. STATO DI PROTEZIONE DEL SITO E RELAZIONE
CON CORINE:
5.1. TIPO DI PROTEZIONE A LIVELLO Nazionale e Regionale:
CODICE
IT07
%COPERTA
100
5.2. RELAZIONE CON ALTRI SITI:
designatI a livello Nationale o Regionale:
designati a livello Internazionale:
5.3. RELAZIONE CON SITI "BIOTOPI CORINE":
Stampato il : 27/06/200
9/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
6. FENOMENI E ATTIVITÀ NEL SITO E NELL'AREA
CIRCOSTANTE
6.1. FENOMENI E ATTIVITÀ GENERALI E PROPORZIONE DELLA SUPERFICIE
DEL SITO INFLUENZATA
FENOMENI E ATTIVITÁ nel sito:
CODICE
140
502
INTENSITÀ
A B C
A B C
%DEL SITO
70
5
INFLUENZA
+ 0 + 0 -
FENOMENI E ATTIVITÁ NELL'AREA CIRCOSTANTE IL sito:
CODICE
512
INTENSITÁ
A B C
INFLUENZA
+ 0 -
6.2. GESTIONE DEL SITO
ORGANISMO RESPONSABILE DELLA GESTIONE DEL SITO
Parco Naturale Potame Monte Cocuzzo
GESTIONE DEL SITO E PIANI:
da proporre
Stampato il : 27/06/200
10/11
Codice Sito
IT9310064
NATURA 2000 Data Form
7. MAPPA DEL SITO
Mappa
NUMERO MAPPA
NAZIONALE
SCALA
PROIEZIONE
F 236 IV SE
25000
Gauss-Boaga
DIGITISED FORM AVAILABLE (*)
(*) CONFINI DEL SITO SONO DISPONIBILI IN FORMATO DIGITALE? (fornire le refernze)
Fotografie aeree allegate
8. DIAPOSITIVE
Stampato il : 27/06/200
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