IGNAZIO SILONE VIAGGIO A PARIGI (novelle inedite) A cura e con
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IGNAZIO SILONE VIAGGIO A PARIGI (novelle inedite) A cura e con
IGNAZIO SILONE VIAGGIO A PARIGI (novelle inedite) A cura e con introduzione di Vittoriano Esposito. Pescina: Centro Studi Siloniani, 1993. 204 pp. Si prova sempre un sottile piacere quando di un autore da noi prediletto, e ormai scomparso, è possibile leggere un testo recuperato dalle nebbie del tempo. È quanto accade se ci accostiamo alle cinque novelle di Viaggio a Parigi, scritte da Ignazio Silone, esule in Svizzera, nel 1934 (ma quella eponima potrebbe essere già stata abbozzata nel 1929) e pubblicate in volume l'anno successivo, in traduzione tedesca (Die reise nach Paris, trad. di Nettie Sutro [Zurigo: Oprecht & Heibling]). Il testo che possiamo leggere oggi è ben ritradotto dall'edizione zurighese del 1935 da Silvia Carusi e da Karin Wiedemeyer Francesconi ed è presentato da Vittoriano Esposito. Delle novelle che costituiscono la raccolta tre — "Viaggio a Parigi," "Simplicio" e "La volpe" — erano già state proposte in traduzione italiana, ma separatamente. Altre due — "Don Aristotile" e "Letizia" — sono, invece, inedite. Il valore di questi scritti è notevole dal momento che essi — come precisa Esposito nell'"Introduzione" — costituiscono gli "anelli mancanti nella progettazione complessiva della narrativa siloniana" e consentono di precisare la linea evolutiva esistente tra i romanzi della stagione dell'esilio e quelli elaborati dopo il ritorno in Italia. Sul piano formale siamo di fronte ad un autore che ha già inventato, con Fontamara (edito, sempre a Zurigo, nel 1933), un proprio stile, le cui caratteristiche sono la semplicità dell'articolazione sintattica e la sapienza nella mescolanza dei toni, che spaziano dal farsesco al drammatico, dall'ironico all'umoristico. E proprio ironico-umoristici vengono definiti nell'introduzione i testi di questa raccolta, con la precisazione che l'umorismo esprime sempre, con il sorriso sulle contraddizioni della 212 vita, una profonda comprensione umana per gli altri. Prima di essere riunite in volume, le cinque novelle erano state pubblicate su un giornale svizzero, nel 1934. In seguito, tuttavia, Silone le rinnegò, ritenendole di taglio troppo giornalistico. Quel giudizio negativo, però, non gli impedì di apportare delle modifiche in occasione di ristampe successive, sia all'estero che in Italia. Questo atteggiamento dello scrittore suggerisce il fastidio che egli dovette sentire per testi in cui, anche per la loro dimensione ridotta, non era riuscito ad articolare la storia con la ricchezza d'intreccio e la complessità nella costruzione dei personaggi rintracciabili nei romanzi. Riguardo allo stile giornalistico che Silone si rimproverava, il rilievo appare ingiustamente limitativo. Ciò è dimostrabile con un esempio: in "Viaggio a Parigi" l'elemento narrativo sul quale è imperniato l'intero racconto è la rappresentazione del lungo sogno di un cafone fontamarese, Beniamino, nascostosi in una cuccia per cani durante uno strano viaggio in treno. Questo sogno "è un pretesto narrativo di straordinaria invenzione, che utilizza efficacemente tecniche avanzate, tipiche di certo surrealismo francese e di certo espressionismo tedesco, non senza larghi influssi del freudismo come analisi applicata allo studio di traumi psichici." In tutte le cinque novelle, inoltre, è evitato il rischio del bozzettismo, dal momento che i personaggi appaiono animati da passioni e sentimenti profondi; non sono fruito di un "determinismo meccanico" e assumono valenza anche simbolica consentendo allo scrittore una "costante riflessione [...] sul destino dell'uomo." I temi sono quelli ricorrenti nella narrativa siloniana: la miseria, la durezza dell'esistenza ("i cafoni, a tarda sera, dopo dieci ore di lavoro, con una dieta di solo pane di granturco e di cipolle," tornali a casa mangiano "polenta acida"), gli ideali antifascisti, la determinazione a combattere la dittatura. Quest'ultima è rappresentata anche in chiave grottesca. Il vecchio Simplicio, il buon anarchico perseguitato ingiustamente in vita, non viene lasciato in pace neppure dopo la morte: "Accanto al cadavere, accanto alla capanna, rimasero solo quattro carabinieri, fucili in spalla. Sembrava volessero ammonire Simplicio: — Se provi a scappare, noi faremo fuoco!" I motivi appena ricordali non vengono enunciati, ma prendono corpo in situazioni narrative ed in figure credibili. Alcune di queste ultime, ben delineate, rimandano a personaggi-chiave dei primi romanzi. Così è per Beniamino, il protagonista di "Viaggio a Parigi," che emigra da Fontamara con l'intento di uscire dalla condizione di miseria bestiale in cui, al pari dei paesani, è costretto a vivere. Tornerà, sconfitto, a 213 mangiare la solita polenta dopo aver provalo anche la prigione fascista. La vicenda di Berardo Viola, il protagonista di Fontamara, è simile a quella di Beniamino. Anche Berardo emigra dal suo paese in cerca di fortuna. Anch'egli finisce in carcere, ma lì muore, vittima delle torture dei fascisti, sacrificandosi consapevolmente per gli altri cafoni. Berardo e l'eroe che acquista coscienza, laddove Beniamino è figura di ribelle istintivo. Se Beniamino ricorda Berardo, Simplicio, personaggio principale dell'omonima novella, "anticipa" la figura di Pietro Spina. "Egli rientra perfettamente nella categoria degli idealisti ex lege tanto cari a Silone: uomini solitari, un po' "folli," fuori cioè dalla norma comune del vivere, mossi come sono da idee "strane," dei "Santi laici." Anche in questo caso esiste una importante differenza tra i due personaggi. Simplicio, infatti, è vittima di circostanze sfavorevoli, non derivanti da sue libere scelte; il Pietro Spina di Pane e vino e de Il seme sotto la neve, invece, si oppone deliberatamente al regime fascista e la persecuzione di cui è vittima è un effetto logico prevedibile. L'antifascismo di Silone non si esprime nei termini della polemica politica. Il giudizio morale sul regime — in queste novelle come nei romanzi — scaturisce dalle situazioni rappresentate, dallo scontro dei protagonisti e delle idee che essi rappresentano, in modo dinamico e non schematico. In "La volpe" una spia fascista, ferita in uno scontro con i suoi avversari, capita in casa di Daniele, proprio uno degli elementi di spicco dell'antifascismo nel Canton Ticino. L'uomo non consente che la spia venga uccisa. "— Egli era una spia, adesso è un ospite [...]. Da morente ha chiesto rifugio a casa mia. È guarito a casa mia [...]." Gli ribatte un amico: "— Perché questi scrupoli? Tu sai con quali mezzi i fascisti lottano contro di noi, tu sai che non conoscono nessuna remora morale [...]." Nella risposta di Daniele c'è tutta la distanza abissale che separa Silone da quei fascisti che, tra l'altro, nel 1932 gli avevano ucciso il fratello in carcere: "Lo so, e per questo non sono un fascista! [...]" Per questo, dunque, li combatte con metodi diversi dai loro. In conclusione, Viaggio a Parigi è una proposta di rilevante interesse poiché ci restituisce un testo parzialmente inedito del primo Silone. La sua validità è notevole sia per quanto riguarda la possibilità di una più precisa ricostruzione della maturazione artistica di Silone, sia, in assoluto, per la resa stilistica. C'è da augurarsi, pertanto, che l'opera possa avere la massima diffusione possibile non solo tra gli studiosi, ma 214 anche tra i tanti estimatori dello scrittore abruzzese. ALFREDO DEL MONACO Sulmona 215