Arte e Musica

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Arte e Musica
Arte e Musica
Viaggio ai confini dell’inconscio, tra la conoscenza del profondo, nel senso più
metafisico del termine, e la percezione onirica nella visione più surrealista possibile.
L’indicibile acquista consistenza in una atemporalità sospesa tra suono e segno. Forma,
struttura, colore, spazio, tempo, valori costitutivi e costituenti il mondo delle arti, si
fondono e confondono in uno scambio posizionale per poi tracciare una duplice
corrispondenza. Nel vuoto in tensione dei primi anni del XX secolo, la musica, nella sua
fluida inconsistenza…
di Antonella Iozzo
Arte e Musica
Una composizione spirituale con variazioni sullo stesso tema
Modulazioni pittoriche poetiche e musicali
Melodie in percezione sonora
Linee in cristalli di ghiaccio
Variazioni che tendono il respiro
Spazialità dalla leggerezza trattenuta
Tessitura armonica risolta nell’intensità compositiva
Forme affiorate nel crepuscolo dell’anima
Soluzione di continuità
in una linea dolcemente malinconica
Colore come carezze sciolte da emozioni
Fraseggio costante in modulazioni poetiche
Intima presenza di forme avvolte
in un piacere sommerso
Lirismo, limpidezza di suono, timbrica vellutata
Tutto è Musica tutto è Pittura tutto ………
in un’implosione dell’arte nella percezione emotiva
Viaggio ai confini dell’inconscio, tra la conoscenza del profondo, nel senso più metafisico del termine, e
la percezione onirica nella visione più surrealista possibile.
L’indicibile acquista consistenza in una atemporalità sospesa tra suono e segno. Forma, struttura, colore,
spazio, tempo, valori costitutivi e costituenti il mondo delle arti, si fondono e confondono in uno scambio
posizionale per poi tracciare una duplice corrispondenza.
Nel vuoto in tensione dei primi anni del XX secolo, la musica, nella sua fluida inconsistenza, rimane irretita,
con struggente bellezza, nell’incisività emozionale della materia.
Quella materia che si forgia in sculture, che si condensa in linee, che si plasma in morbide pennellate, che
graffia la tela nella lacerante implosione dell’immagine.
L’energia del suono e la forza del segno, in una simbiosi cosmica, generano l’arte astratta. L’oggettività e la
concretezza come punti cardini, si smaterializzano in pulviscolo sonoro, incanalandosi su binari paralleli
riconducibili al Blauer Reiter al Simbolismo, al Cubismo, al Futurismo.
Liquidità e simbolismo nella musica di Debussy, la sua concezione rivoluzionaria del timbro e del tempo
musicale dilagano nella suggestione acquatica di una raffinata struttura, come il colorismo stilistico,
sciolto nell’eterea eleganza delle Ninfee di Monet.
Ma è con Vasilij Kandinskij che musica e arte sono riflessi allo specchio.
Kandinskij trova nella specificità dei linguaggi, gli stimoli per una rielaborazione del tutto originale della
forma pittorica e musicale e dei rispettivi idiomi espressivi. Impressione visiva e percezione dei fatti
musicali convivono in una simbiosi cosmica, dove il ruolo di pittori e musicisti fluttua in un fecondo dialogo.
Kandinskij tramuta la pittura in eventi sonori, in canti, in sinfonie. Wagner e Schönberg traducono i fatti
musicali in elementi pittorici (linee e colori).
Il colore acquista spessore e importanza in pittura quanto in musica, soprattutto nella tessitura timbrica del
suono.
Ogni colore produce un effetto psichico sullo spettatore, dall’attrazione alla dispersione, dalla concentricità
all’eccentricità, dalla staticità al dinamismo.
Kandinskij elabora, in base a questo principio, una «teoria armonica» del colore, tanto da giungere ad
un accostamento programmatico dei colori con i timbri prodotti da particolari strumenti musicali: il
giallo alla tromba, l’azzurro chiaro al flauto, il bianco alla pausa creativa, simbolo di un silenzio carico di
nuove possibilità espressive. La chiave di lettura di questo sistema cromatico è la risonanza interiore,
l’emozionalità, l’interiorità di un mondo assopito nel silenzio della nostra anima.
Gli eventi vengono interiorizzati e le sensazioni dilagano, vivono in noi e si proiettano come ombre verso
l’esterno. Il dualismo esterno – interno ci rende coscienti della materialità accessibile ai nostri sensi e della
spiritualità della forma e del colore nella dominanza astratta. La forza del colore pulsa , fluttua libera da
condizionamenti e vibra sottopelle : «Il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto, l’anima è il pianoforte dalle
molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, mette opportunamente in vibrazione
l’anima umana»- scrive Kandinskij nello Spirituale nell’arte.
E’ un’esplorazione dentro gli oggetti, nella loro vita spirituale che ci predispone all’ascolto, che ci rende
sensibili a quel silente richiamo sonoro. Musicisti come Maeterlink e Wagner hanno seguito lo stesso
percorso di Kandinskij in campo musicale. Composizioni spogliate da qualsiasi elemento descrittivo,
architetture che scompaiono nello scavo partiturale dell’opera, sospesa tra le corde dell’emozionalità e la
fluida suggestione interiore. Tutto prescinde dalla spiritualità creativa dell’arte: puro suono della forma
musicale, quindi, privato di qualsiasi funzione narrativa; puro suono degli elementi pittorici, denudati di
funzione rappresentativa, puro suono della parola espropriata da qualsiasi funzione conoscitiva.
L’eterea trasparenza dell’arte, l’empirea disciplina del sublime irrazionale, si staccano dal tangibile e
rendono esplicita, nella loro forza intrinseca, il proprio ritratto interiore.
La pittura come la musica, deve avere una vita autonoma , i suoi segni devono vivere e risplendere di luce
propria, non limitarsi ad una funzione descrittiva, ma esternare la vita psichica dell’artista e creare un
dinamismo indipendente dei suoni musicali. La pittura deve acquisire una dimensione temporale, deve
poter essere assaporata, assorbita , scoperta passo dopo passo , deve evolversi nel tempo, seguendo la
linea tracciata dall’artista, e regalarci attimo dopo attimo emozioni e intensità, svelare i toni cromatici nella
loro forza inquietante, disarmante, affascinante, estetizzante. Una lettura simile a quella di uno spartito
musicale, che sprigiona il suo valore solo se eseguita nell’ordine in cui è stata concepita. Verità e bellezza
sono la suprema forza dell’arte, una composizione spirituale con variazioni sullo stesso tema, dove le
modulazioni pittoriche, poetiche e musicali s’innestano in un’architettura armonica che partorisce l’Opera
d’arte totale in un non – luogo, perché ogni luogo coincide con uno spazio mentale.
Simpatetica visione tra Schönberg e Kandinskij che converge, appunto, nella perfezione circolare dell’arte
monumentale.
Tale concezione si colloca nella tradizione del romanticismo tedesco e in Richard Wagner, dal quale
però prendono le dovute distanze, criticandolo duramente.
Wagner interpreta l’opera d’arte totale come una fusione delle varie discipline artistiche. Amalgama,
smussa le spigolature e riduce, se non addirittura cancella, le differenze.
Per Schönberg e Kandinskij, sono proprio le differenze a rendere interessante l’opera, privandola da un
labile e sterile appiattimento. Striature, contrasti, antitesi tra la consonanza razionale della regione e le
sfuggenti dissonanze di una passionalità oscillante, sono il materiale vivo, il recettore che fa respirare l’arte
insieme alla percettività.
La percettività, infatti, si rivela di fondamentale importanza per la fruizione dell’opera.
L’opera astratta, come una composizione inesplorata, scivola sullo spettatore a cui è
affidato il compito di completare l’atto creativo. L’interiorità, l’intensa espressività
dell’inconscio e l’intimità psichica si riversano nel principio della necessità interiore.
Il magma emozionale porta ad una elaborazione pittorica dell’oggetto, sperimentata da
Kandinskij già nel 1911. L’artista opta per una figurazione che non faccia più leva sulla
rappresentazione mimetica dell’oggetto.
L’arte assume sempre più il valore di una comunicazione altamente spirituale. Il suo peculiare lessico,
alieno alle regole sintattiche dell’unità reale, smaterializza, in una frantumazione fenomenica ,il
materialismo, dissolvendolo nella libera espressione dell’elemento spirituale. L’artista vede attraverso
l’anima, filtra il mondo nell’intimità emozionale, trasforma l’esperienza visiva e acustica in esperienze
psichiche cogliendo l’essenza dell’Arte e del suo riflesso. Schönberg e Kandinskij sviluppano un percorso
armonico parallelo tra il vecchio e il nuovo espletando la loro conformità alle leggi spirituali. I due artisti
viaggiano su un sistema binario dove Kandinskij segue la via delle«dissonanze compositive» e Schönberg la
via dell’espressione immediata, intuitiva, «inconscia».
Kandinskij si concentra sugli elementi formali, punto, linea e loro interazione nel piano,
giungendo a considerare la musica, parte integrante della struttura dell’opera. Spazialità e temporalità
sono una luminosa parabola nella libertà artistica, non più soggetta a considerazioni formali, che ponevano
la pittura come arte dello spazio e la musica come arte del tempo. Divisioni, ormai, superate e fuori
contesto. Il ragionamento strutturale parte dal “punto”, forma complessa intorno alla quale si sviluppa il
concetto di movimento, perché è «la forma più concisa dal punto di vista del tempo». L’anima
dell’astrattismo kandinskijano irrompe nella dinamicità della musica. La profondità del movimento
accentua la percezione creativa in una tridimensionalità emozionale riflessa sulla linea pittorica, simbiosi
tra la grafia musicale e la grafica del punto pittorico.
Caos e disordine nella conflagrazione del cosmo, irruenza tellurica di un magma che investe l’uomo e ne
travolge l’essenza, è il risveglio della materia al suono incrinato dello spirito. La percezione intimistico –
emozionale e conoscitiva – culturale si trasforma in completo e complesso trasporto artistico, perché la
pittura significa, la semiotica spiega, lo spirito eleva il potere trascendentale della sua bellezza nel mistero
della musica come elevazione dell’anima, e l’invisibile diviene visibile.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(18/05/2006)
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