“ DALLE CHIMERE DI ALDROVANDI ALLA PECORA DOLLY ”

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“ DALLE CHIMERE DI ALDROVANDI ALLA PECORA DOLLY ”
Bologna 13 febbraio 2005
DOMENICA 27 FEBBRAIO 2005 – ORE 18,00
GALLERIA DEL COLONNA (PALAZZO SEGNI-MASETTI) – STRADA MAGGIORE 23
“ D ALLE C HIM ERE DI ALDROVANDI ALLA P ECORA D OLLY ”
R EL AT O RE :
G IO RG IO C E L L I
DOCENTE ALL’ISTITUTO DI ENTOMOLOGIA
DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
Incontro riservato ai soci. La serata proseguirà con un incontro conviviale
assieme al nostro ospite. Chi desidera partecipare è pregato comunicarlo
telefonando al 051300609 o mandando una e-mail entro giovedì 24 febbraio
Un tempo, le chimere facevano parte dei sogni, e soprattutto degli incubi, e l’uomo,
se mai, le trasferiva dall’universo onirico all’universo dell’arte, che, accanto alla
bellezza, aveva sempre alimentato il culto dell’orrore, facendo convivere, per dir
così, nel suo museo immaginario, la Venere Callipigia e le sirene, gli eroi del Vello
d’oro e i ciclopi deformi. Oggi, attraverso le biotecnologie, la scienza sembra
intenzionata a reificare gli incubi, e l’uomo prende così in mano le redini
dell’evoluzione. Se gli artisti elaborano delle statue di marmo o di bronzo, le nuove
statue degli artisti che verranno, e che ora vestono il camice degli scienziati,
saranno delle statue di carne, viventi, uscite dai congegni dei laboratori e non dal
ventre palpitante di una madre. All’inizio dell’Ottocento, Frankestein si pone come
l’araldo di questa intenzione faustiana, e nei primi anni del Novecento due romanzi,
l’Isola del Dottor Moreau di Wells e il Dottor Jeckill di Stevenson ribadiscono
l’avventura letteraria, che culminerà con il Mondo Nuovo di Huxley. Se è vero che
gli artisti sono veggenti, le biotecnologie sono state una risposta scientifica a queste
fantasticherie letterarie. La pecora Dolly, nata vecchia e che non serviva proprio ad
un bel nulla, se non come opera d’arte, è una delle prime statue viventi destinate ai
musei del secolo XXI.