L`ideale cortese dell`amore adultero e le sue radici materiali
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L`ideale cortese dell`amore adultero e le sue radici materiali
L'ideale cortese dell'amore adultero e le sue radici materiali «Ammetto, ed è vero, che vostro marito è molto gentile e più di tutti al mondo è privilegiato dalla gioia della beatitudine, poiché meritò di avere i piaceri della vostra nobile persona. Però mi meraviglio molto che all’affetto coniugale, che tutti i coniugi con il vincolo del matrimonio sono tenuti a scambiarsi, voi volete dare impropriamente il nome d’amore, quando invece si sa che tra marito e moglie l’amore non può avere luogo. E pure ammettendo che siano legati da grande e smisurato affetto, tuttavia il loro non può prendere il posto dell’amore giacché non può essere inteso in base alla vera definizione d’amore. Che altro è l’amore se non smisurato e concupiscente desiderio di abbracci furtivi e nascosti? Ma quale abbraccio furtivo, per favore, può esserci tra coniugi, quando si dice che l’uno possiede l’altro e senza paura di rifiuto entrambi possono soddisfare tutti i desideri e le voglie che hanno? [...] E non vi sembri assurda la mia affermazione che, sebbene le persone sposate siano unite da profondissimo affetto d’amore, tuttavia il loro affetto non può fare le veci d’amore, perché vediamo che la stessa cosa accade nell’amicizia. Anche se padre e figlio si amano più di tutti di reciproco amore, tuttavia tra loro non c’è vera amicizia perché, secondo le parole di Cicerone, è soltanto la consanguineità che mantiene tra loro l’affetto d’amore. Tra il grandissimo amore degli sposi e il legame degli amanti corre dunque tanta differenza quanta ne corre tra il reciproco amore di padre e figlio e la saldissima amicizia di due uomini, e come lì non si dice che c’è amore, così qui non si dice che c’è amicizia. Perciò vedete bene che amore non può assolutamente avere spazio tra coniugi … . Ma c’è un’altra ragione che impedisce l’amore tra coniugi, poiché la sostanza d’amore, e cioè la gelosia, senza la quale non può esserci vero amore, è assolutamente riprovevole tra coniugi che devono scacciarla come peste nociva, mentre gli amanti devono sempre abbracciarla come madre e nutrice d’amore. Ne consegue che tra voi e vostro marito non può esserci amore. Pertanto, poiché a ogni donna gentile conviene amare saggiamente, senza offesa potete accogliere le preghiere di chi chiede amore e dare amore a chi lo chiede». Andrea Cappellano, De Amore Rispondi alle seguenti domande: 1. Per quale ragione quello che intercorre tra marito e moglie non può essere definito amore? 2. Per quale ragione quella che intercorre tra padre e figlio non può essere definita amicizia? 3. Che cosa hanno in comune il vero sentimento d'amore e d'amicizia? 4. Che cosa definisce il sentimento d'amore, secondo Andrea Cappellano? Quali ne sono le due caratteristiche essenziali? Due fattori impedirono agli uomini dell'epoca [quella medievale] di porre in connessione il loro ideale di amore romantico con il matrimonio. Il primo, naturalmente, è l'usanza stessa della società feudale. Il matrimonio non vi aveva niente a che fare con l'amore, e non si tolleravano «sciocchezze» a questo proposito. Tutte le unioni erano basate sull'interesse e quel che è peggio, su di un interesse sempre mutevole. Il momento in cui le alleanze che avevano sanzionato non servivano più, lo scopo del marito diventava sbarazzarsi della moglie quanto prima possibile. I matrimoni si scioglievano facilmente e la stessa donna, che era l'amore e l'«adorato pavento 1» dei vassalli, costituiva spesso, agli occhi del marito, poco più che un oggetto di sua proprietà. Era lui il padrone a casa sua. Così, lungi dall'incanalare naturalmente il nuovo tipo d'amore, il matrimonio costituì piuttosto lo scialbo 2 sfondo su cui l'amore potesse stagliarsi per contrasto in tutta la sua tenera delicatezza. La situazione è davvero molto semplice e nemmeno peculiare del medioevo. Ogni idealizzazione dell'amore sessuale, in una società dove il matrimonio ha scopi solo utilitari, deve cominciare con l'idealizzare l'adulterio. C. S. Lewis, L'allegoria d'amore 1 2 Pavento = timore, paura. Scialbo = sbiadito, senza colore. Nel Medioevo il rapporto dell'alleanza matrimoniale ha, alla sua origine, una "pace". Al termine di un processo di rivalità, a volte di una guerra aperta, tra famiglie, il matrimonio instaura e sigilla una pace. Concedere la mano di una donna al lignaggio con cui ci si riconcilia, pone la sposa al centro dell'intesa. A questo pegno, e strumento di concordia, si assegna un ruolo che oltrepassa il destino individuale e le aspirazioni personali della sposa. Mantenere l'alleanza fra i due gruppi evitando qualunque comportamento reprensibile, operare alla perpetuazione del lignaggio in cui entra procreando per esso, assicurargli fedelmente l'uso del suo corpo e dei beni che gli porta: ecco ciò che si impone alla donna con una forza forse maggiore dei doveri verso il marito. Tratto dal sito internet bluedragon.it (http://www.bluedragon.it/medioevo/famiglia.htm) Rispondi alle seguenti domande: 1. Come era considerato il matrimonio durante il Medioevo? 2. Perché all'interno del matrimonio, durante il Medioevo, l'assenza dell'amore era la regola? 3. Per quale ragione, dati questi presupposti, l'adulterio era idealizzato come il solo e vero luogo dell'amore? La notte d'amore di Lancillotto e Ginevra (ovvero, la spiritualizzazione dell'amore adultero) La finestra non è punto bassa, tuttavia Lancillotto vi passa molto presto e molto agevolmente. Trova Keu che dorme nel suo letto, poi viene al letto della regina, e la adora e le si inchina, poiché in nessuna reliquia crede tanto. E la regina stende le braccia verso di lui e lo abbraccia, lo avvince strettamente al petto, e lo trae presso di sé nel suo letto, e gli fa la migliore accoglienza che mai poté fargli, che le è suggerita da Amore e dal cuore. Da Amore venne la buona accoglienza che gli fece; e se essa aveva grande amore per lui, lui ne aveva centomila volte di più per lei, perché Amore sbagliò il colpo tirando agli altri cuori, a paragone di quel che fece al suo; e nel suo cuore Amore riprese tutto il suo vigore, e fu così completo, che in tutti gli altri cuori [a confronto] fu meschino. Ora Lancillotto ha ciò che desidera, poiché la regina ben volentieri desidera la sua compagnia e il suo conforto, ed egli la tiene tra le sue braccia, ed essa tiene lui tra le sue. Tanto gli è dolce e piacevole il gioco dei baci e delle carezze, che essi provarono, senza mentire, una gioia meravigliosa, tale che mai non ne fu raccontata né conosciuta una eguale; ma io sempre ne tacerò, perché non deve essere narrata in un racconto. La gioia più eletta e più deliziosa fu quella che il racconto a noi tace e nasconde. Molta gioia e molto diletto ebbe Lancillotto tutta quella notte. Ma sopravvenne il giorno, che molto gli pesa, perché deve alzarsi dal fianco della sua amica. Quando si alzò soffrì veramente come un martire, tanto fu per lui dolorosa la partenza, poiché soffre un gran tormento. Il suo cuore è sempre attirato verso quel luogo, nel quale rimane la regina. Non ha la possibilità di impedirglielo, perché la regina gli piace tanto, che non ha desiderio di lasciarla: il corpo si allontana, il cuore rimane. Se ne ritorna direttamente verso la finestra; ma nel letto rimane una così grande quantità del suo sangue che le lenzuola sono macchiate e tinte del sangue che è uscito dalle sue dita 3. Lancillotto se ne va molto afflitto, pieno di sospiri e pieno di lacrime. Non si fissano un appuntamento per ritrovarsi insieme: ciò gli rincresce, ma non possono fissarlo. Passa per la finestra a malincuore; ed era entrato molto volentieri. Non aveva neanche un dito sano, perché si era ferito molto gravemente; eppure ha raddrizzato i ferri e li ha rimessi di nuovo ai loro posti, così che né davanti né di dietro, né dall'uno né dall'altro lato sembra che si fosse mai levato né tratto fuori né piegato alcuno dei ferri. Nel momento di partire ha piegato le ginocchia verso la camera, comportandosi come se fosse stato davanti ad un altare. Poi si allontana con grandissimo dolore; non incontra nessuno che lo conosce, tanto che è tornato al suo alloggio. (da I romanzi cortesi, a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, “Gli Oscar” Mondadori, Milano, 1988) 3 Lancillotto, per entrare nella stanza della regina Ginevra ha dovuto forzare una finestra chiusa da una inferriata, e per non fare rumore l'ha dovuto fare a mani nude. Le ferite alle dite sono la conseguenza di un tale sforzo.