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1800 a.C.
orme
di una fuga
Riflessi mostra per la prima volta al grande pubblico
le immagini di una scoperta straordinaria
di Silvia Lanzano
tà e potenza distruttrice a quello che nel 79 d.C.
L’immagine della fuga di un popolo restituita dalprovocò la scomparsa di Ercolano e Pompei,
la terra. Migliaia di orme di piedi impresse in
episodi questi ampiamente illustrati dalle fonti
uno strato di fango e cenere, riportato alla luce
scritte dell’epoca, dagli scavi archeologici e perdagli archeologi dopo 3800 anni, in prossimità di
fino, nell’immaginario collettivo, dai film.
Afragola. Sono la traccia più evidente dell’esodo
– e della stessa esistenza – di genti preistori1800 BC: The Signs of an Escape. For the first time ever
che della Campania, the images of an extraordinary archaeological discovery
che abbandonarono il which emerged during the construction of an AV site near
proprio villaggio per Afragola have been put on display. These are the remains of a population
sfuggire alla devastante which lived 3,800 years ago and was forced to abandon its land to escape from the devastating eruption of
eruzione del Vesuvio Vesuvius. The thousands of footprints which were left behind in a layer of mud and ash tell us of the escape of a
population that, as Elena Laforgia, an archaeologist on the excavation team explains, was made up of shepherds
avvenuta intorno al and farmers. The built-up area was situated at the edge of a wood which was composed of oaks, beeches and
1800 a.C. Un fenomeno ferns. Perishable elements, such as the walls of the huts, all disappeared, but their remains, alongside many
in tutto simile per enti- tools, small pieces of furniture and even the imprint of a straw hat, can still be seen in the ground.
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riflessi
21-07-2009 11:46:30
archeologia
un villaggio del Bronzo Antico
Un intero villaggio preistorico, vicino alla nuova stazione AV di Afragola. Costituito da capanne e piccoli edifici, più un’area sudorientale destinata a magazzini. Al momento della catastrofe, i depositi eruttivi penetrarono all’interno di queste strutture, provocandone il crollo. Le successive alluvioni fangose ricoprirono poi il sito, cancellandone la traccia in superficie. La tecnica
utilizzata per restituire l’antica volumetria degli oggetti, dissolti nel tempo, si basa sulla realizzazione di calchi, ottenuti stendendo del silicone direttamente all’interno delle impronte, nello strato di ceneri e pomici. Le capanne, coperte con tetto di cannucce e piccoli pali, erano divise in due ambienti, nel principale dei quali si trovava il focolare. Sono stati individuati anche diversi
frammenti di vasi in ceramica in impasto non tornito, mentre l’assenza di reperti in metalli fa pensare che gli abitanti siano riusciti a portare via, al momento della fuga, gli oggetti di maggiore pregio.
An entire prehistoric village situated near the new HS station in Afragola. Made of huts and small buildings, it also includes an
area to the south-east which were used as stores. At the moment of the catastrophe, the lava and pyroclastic material penetrated these buildings, causing their collapse. Successive mud floods covered the site, wiping away all traces of it from the face of
the earth. The technique used to restore the exact sizes of the objects which had disappeared is based on the creation of casts
which were obtained by laying silicone directly onto the imprints found in the layers of ashes and pumice. The huts, which were
made of straw roofs and stakes, were divided into two rooms, with the main one containing a fireplace. Various fragments of
ceramic vases in unturned clay were also discovered, while the lack of metallic remains led us to think that the inhabitants were
able to carry them off with them while escaping, seeing as they were probably their most valuable objects.
Nel caso di Afragola, però, sono state proprio
le impronte rimaste nel terreno a raccontare
una storia più antica e ugualmente drammatica. La scoperta, che Riflessi è in grado di presentare per la prima volta al grande pubblico,
è stata compiuta nei cantieri per la realizzazione dell’Alta Velocità dalla Soprintendenza per
i Beni archeologici delle province di Napoli e
Caserta. Nelle vicinanze della futura stazione
AV gli studiosi hanno scoperto un intero villaggio risalente all’età del Bronzo Antico. Come ci ha raccontato Elena Laforgia, archeologa dell’équipe di scavo, l’insediamento era
abitato da pastori e contadini. Posto ai margini di quello che doveva essere, sulla base dei
resti carbonizzati ritrovati, un bosco misto di
querce, faggi e felci. Non si tratta però di un
esempio isolato. Nel corso di altre campagne
di scavo sono emersi infatti nell’area diversi
villaggi, simili per caratteristiche e tutti scomparsi con l’eruzione del Vesuvio.
Nel caso di Afragola, la grande quantità di
impronte individuate ha richiesto la realizzazione di rilievi tridimensionali. Mentre sono
stati proprio i depositi eruttivi, una spessa
coltre di pomici e ceneri, al tempo responsabili della distruzione del villaggio, a consentirne
la conservazione. Scomparsi gli elementi deperibili infatti, quali le pareti delle capanne,
sono rimaste le loro tracce impresse “in negativo” nel suolo. Come accadde a Ercolano e a
Pompei poi, gli studiosi, attraverso dei calchi,
hanno recuperato l’antica forma degli oggetti:
1 L’impronta Ben visibile
nello strato di fango e cenere sono riapparsi così utensili, piccoli elementi
di mobilio e perfino l’impronta di un cappello
2 La camminata
di paglia.
Le numerose orme sono il
segnale di una fuga frettolosa
3 Il cappello Nell’abitato
è emersa anche la traccia
di un copricapo di paglia
4 Le analisi Un momento
dei rilievi durante gli scavi
Impossibile non restare affascinati dalla sequenza di orme. Interi nuclei familiari in fuga,
ignorati per millenni dalla storia, forse inconciliabili con i nostri ritmi veloci, eppure così
incredibilmente vivi.
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Luglio/Agosto 2009
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