padre generale dalle province

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padre generale dalle province
Servizio Digitale d'Informazione SJ
Vol. XVIII, No. 15 , 4 luglio 2014
PADRE GENERALE
Visita in Algeria. Dal 26 al 29 giugno il Padre Generale ha visitato i gesuiti dell'Algeria, accompagnato dal P. Antoine
Kerhuel, suo Consigliere. Durante la visita il Padre Nicolás ha soggiornato nella nostra casa di Ben Smen ad Algeri e ha
incontrato i gesuiti delle comunità di Algeri e Costantina. Il Padre Esteban Velázquez, che lavora a Nador, in Marocco, non è
potuto essere presente. Ha fatto visita anche all'arcivescovo di Algeri e al Nunzio Apostolico e ha incontrato i collaboratori
laici, cristiani e musulmani. Venerdì 27 ha presieduto una celebrazione eucaristica aperta a tutte le comunità cristiane presso
la residenza della diocesi di Algeri. Ha partecipato inoltre alla riunione della Consulta dei gesuiti del Maghreb e ha visitato le
opere principali della Compagnia di Gesù ad Algeri: il CCU (Centro Culturale Universitario), il centro di formazione
professionale del CIARA, e la casa per gli Esercizi Spirituali di Ben Smen. Il viaggio è stato un'occasione per approfondire
molti temi, quali: la partecipazione dei gesuiti alla formazione nel paese, il dialogo interreligioso, la nascita di una Chiesa
autoctona in Algeria, la presenza tra gli studenti sub-sahariani e tra i migranti, la presenza dei gesuiti in Marocco e la
necessità di personale per il Maghreb.
DALLE PROVINCE
CAMBOGIA: Alberi per costruire ponti di pace
I gesuiti della Cambogia stanno scoprendo che piantare alberi non è soltanto un atto di riconciliazione con il creato. Piantare
alberi può favorire la pace e la costruzione di ponti per unire persone di culture e fedi diverse. Incoraggiati dall'esperienza del
primo tour dello scorso anno, quest'anno i gesuiti hanno in programma di espandersi in altre località e piantare alberi in due
luoghi importanti, Prey Lang, che è la più grande foresta rimasta della Cambogia ed è protetta da un gruppo molto
organizzato di abitanti, e la piana del lago Tonle Sap, che è una preziosa fonte di pesce e cibo per milioni di cambogiani.
"Sostenere e preservare questi luoghi aiuterà a rafforzare la biodiversità dell'area di cui, si spera, beneficeranno molte
generazioni future", ha dichiarato P. Gabby Lamug-Nañawa S.J., membro del team dell' Ecology Programme del Jesuit
Service Cambodia. Il P. Gabby racconta le lezioni apprese durante il primo tour di messa a dimora degli alberi durante i
piovosi mesi di luglio, agosto e settembre 2013. "Ogni anno arrivano dalla Spagna i volontari per organizzare e gestire,
insieme alla gioventù locale, i campi estivi per i bambini della parrocchia e del villaggio. Queste sono giornate eccezionali di
allegria e apprendimento in cui i bambini si riuniscono per partecipare a giochi, sport, laboratori artigianali e altre attività
formative. Al momento opportuno ci uniamo a questi campi estivi per un pomeriggio in cui piantiamo alberi insieme ai
bambini, ai volontari spagnoli e ai membri della locale comunità cattolica. In genere non iniziamo piantando gli alberi ma
offrendo una presentazione concreta dell'ambiente, in particolare il valore delle piante e i benefici che forniscono. Per
maggiori informazioni: http://www.sjapc.net
INDIA: I gesuiti e i raccoglitori di tè
Un team gestito dai gesuiti nel Bengala settentrionale sta fornendo cibo e cure sanitarie ai lavoratori di una piantagione di tè
abbandonata dove due persone sono morte alla fine dello scorso anno, presumibilmente per cause legate alla malnutrizione.
Sul quotidiano indiano The Telegraph dell'8 novembre 2013 è apparsa la notizia della morte di 12 persone per malnutrizione
e mancanza di cure in tre coltivazioni di tè di proprietà del gruppo Red Bank con sede a Calcutta, localizzate nel cuore delle
piantagioni di tè del Bengala settentrionale. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano, i proprietari, per problemi finanziari e
legali, il 19 ottobre hanno abbandonato le tre piantagioni, che impiegavano oltre 2.200 persone. Nelle tre piantagioni dove
sono avvenuti i decessi per fame c'è un disperato bisogno di cibo. "Stiamo concentrando il nostro lavoro nella piantagione di
Dharanipur, la più piccola, dove ci sono 98 famiglie e circa 550 persone in totale", ha dichiarato il P. Lalit Tirkey, S.J.
"Abbiamo visitato e intervistato le persone e avuto un incontro di gruppo per capire in che condizioni si trovava la
piantagione". La squadra di soccorso dei gesuiti sta portando avanti il suo impegno "con l'aiuto che riceviamo sia in denaro
che in natura". Sono in corso anche dei tentativi per usufruire delle risorse governative e coinvolgere le ONG
che in natura". Sono in corso anche dei tentativi per usufruire delle risorse governative e coinvolgere le ONG
(Organizzazioni Non Governative) impegnate nella lotta contro la tratta di esseri umani. Questo perché non si hanno più
notizie di una decina di giovani donne che avevano lasciato Surendranagar per recarsi a Delhi e in altre grandi città alla
ricerca di lavoro.
INDIA: Voci dall'emarginazione
Hashiye Ki Awaz ("Voci dall'emarginazione") è una rivista mensile in hindi pubblicata dal Social Action Trust ("Indian Social
Institute", Delhi) e diretta alla popolazione che parla questa lingua, specialmente nell'India settentrionale. La rivista ha origine
da Hum Dalit, fondata dal P. Jose Kananaikil S.J., ed è pubblicata dal 1990 come parte di un programma in favore delle caste
più povere: tratta di tutti gli argomenti che riguardano le comunità marginalizzate. Il nome attuale risale al 2006. Contiene
articoli letterari o su tematiche particolari, piccole storie, poesie, interviste, recensioni, resoconti sui programmi in favore delle
comunità marginalizzate e anche problemi legali. Nel 2013-2014 nei 12 numeri pubblicati sono apparsi 158 articoli su
argomenti riguardanti i tribali, i dalits (gli oppressi), le minoranze etniche, il mondo femminile, ecc. Inoltre, come suggerisce
il titolo, la rivista è una piattaforma aperta agli autori delle comunità emarginate per esprimere il loro pensiero e condividere
con altri le loro esperienze. Questo è anche un tentativo di promuovere la lettura tra le comunità più povere e incoraggiare gli
scrittori provenienti dagli strati più deboli della società a diventare la voce dei senza voce. Per maggiori informazioni:
http://www.isidelhi.org.in e poi cliccare su "journals".
INGHILTERRA: Il Crocifisso cambia casa
In Inghilterra un crocifisso del Loyola Hall Retreat Centre ha trovato una nuova collocazione, sospeso sull'altare della nuova
chiesa dedicata a Nostra Signora di Lourdes a Hungerford, nel Berkshire. Alla ricerca di arredi per abbellire la nuova chiesa
eretta in sostituzione della struttura "provvisoria" del 1939, il parrocchiano Paul Burrough si era rivolto ai gesuiti. Lo scorso
aprile la prima messa nella nuova chiesa ha attirato più di 200 persone, circa il doppio di quelle che di solito frequentavano la
vecchia chiesa. "Sono stato un alunno dei gesuiti, a Beaumont", ha spiegato Paul. "Quando il nostro architetto ci ha mostrato i
disegni della chiesa, con un grande crocifisso sospeso sopra l'altare, la commissione ne ha discusso l'acquisto. Io ho pensato:
'Ma sicuramente i gesuiti ne avranno uno, magari del Beaumont College (chiuso nel 1967)'". Paul si è così rivolto ai gesuiti di
Farm Street che lo hanno messo in contatto con Loyola Hall. Con la chiusura imminente del Centro di spiritualità di
Merseyside i gesuiti sono stati in grado di offrire alla chiesa di Nostra Signora di Lourdes un pezzo di valore. "Prima di
appenderlo ho fatto pulire e lucidare il crocifisso", ha detto Paul. "E' meraviglioso e diffonde un movimento e un'atmosfera di
preghiera nella chiesa. Ed è proprio opportuno avere un crocifisso gesuita in una nuova chiesa nello stesso momento in cui
abbiamo un Papa gesuita".
MALAWI: Piantare alberi tra i rifugiati di Dzaleka
In un campo rifugiati dove le persone sentono di non poter rimanere a lungo, non possono tornare là da dove sono venute e
non vedono davanti a sé un futuro, è facile lasciarsi andare e perdere la speranza. Il campo rifugiati di Dzaleka è stato istituito
vent'anni fa in un'area di proprietà del governo malawiano. Attualmente, la permanenza media di un rifugiato va dai 10 ai 15
anni. In questo ambiente difficile e incerto, alcuni studenti del programma di istruzione superiore online del Servizio dei
Gesuiti per i Rifugiati hanno fatto qualcosa per ricompensare la loro comunità e il Malawi. I laureati del programma Jesuit
Commons Higher Education at the Margins (JC:HEM) hanno creato la Education and Plantation Strategies Association
(EPSA). Lo scopo di questa piccola organizzazione è quello di piantare nel Malawi 6.000 alberi da frutto in tre anni. Hanno
cominciato a farlo nel campo di Dzaleka nell'agosto del 2013. Sayed Mohamed Ali Haibe, presidente dell'EPSA, ha spiegato
come non vogliano limitarsi a piantare alberi nel campo, ma in tutto il paese. "Piantare alberi controbilancia il cambiamento
climatico e l'inquinamento atmosferico. È un bene per tutta la comunità", ha detto Omar Hamed, membro dell'organizzazione.
Le persone coinvolte in questa iniziativa hanno seguito corsi teorici e pratici di giardinaggio di comunità. Per maggiori
informazioni: www.jrs.net
USA: Conferenza sulla spiritualità ignaziana
I gesuiti e la Saint Louis University stanno organizzando la sesta Ignatian Spirituality Conference su: "Silenzio Ignaziano,
cuore della missione", che si terrà dal 16 al 19 luglio 2015. La conferenza è rivolta a dirigenti e leader emergenti delle opere
della Compagnia e a tutti coloro che praticano e promuovono la spiritualità ignaziana. Il tema della conferenza è tratto dai
recenti appelli del Padre Generale Adolfo Nicolás alla Compagnia di recuperare lo spirito del silenzio. Alla fine degli anni '90
l'ufficio per le missioni e l'apostolato della Saint Louis University e i gesuiti della Provincia del Missouri organizzarono una
conferenza sulla spiritualità ignaziana che dedicò particolare attenzione al significato degli Esercizi Spirituali. La conferenza
ebbe molto successo e da allora è stata replicata ogni tre anni divenendo uno dei pochi incontri su larga scala di professionisti
di spiritualità ignaziana in tutti i settori apostolici. Il programma comprende conferenze, workshop, liturgie e incontri di
preghiera che arricchiranno la conoscenza e la pratica della spiritualità ignaziana e altri temi quali: la formazione di leaders
nelle opere ignaziane; la creazione di relazioni tra i diversi settori apostolici per il bene della missione condivisa. Per
maggiori informazioni: http://www.slu.edu/ignatian-spirituality-conference-vi.
1814-2014 RICOSTITUZIONE DELLA COMPAGNIA
L'espulsione dei gesuiti dal Portogallo. Nel contesto della commemorazione dei 200 anni della ricostituzione della
Compagnia di Gesù, Borja Vivanco Díaz, professore nelle università di Deusto e dei Paesi Baschi, ha appena pubblicato
nell'ultimo numero della rivista Arbor, del Consiglio Superiore di Ricerca Scientifica (CSIC), l'articolo: La expulsión de los
jesuitas en la era pombalina (L'espulsione dei gesuiti ai tempi di Pombal). Arbor è una rivista autorevole ed è indicizzata nel
Web of Science (Thomson - ISI). L'ultimo numero della rivista può essere scaricato da
http://arbor.revistas.csic.es/index.php/arbor/issue/current/showToc. Con l'espulsione dei gesuiti dal Portogallo nel 1759 si diede
l'avvio ad un processo che in pochi anni portò alla disgregazione dell'Ordine nei regni borbonici e alla soppressione decretata
da Clemente XIV nel 1773. La scomparsa dei gesuiti fece sì che la Chiesa cattolica perdesse una parte importante della sua
influenza negli ultimi decenni dell'era moderna, mentre cominciavano ad apparire alcune correnti del secolo
dell'enciclopedismo.
Soppressione e Ricostituzione nelle Filippine. Per i gesuiti delle Filippine la fine arrivò nel 1768, cinque anni prima della
bolla Dominus ac Redemptor con cui il 21 luglio 1773 Clemente XIV sopprimeva la Compagnia di Gesù in tutto il mondo.
Essendo le Filippine sotto l'egemonia spagnola, quando nel 1767 Carlo III ordinò l'espulsione dei gesuiti da tutti i territori del
suo regno l'ordine ebbe valore anche nelle Filippine. Ma ai gesuiti delle Filippine fu risparmiato un altro anno perché tanto ci
volle prima che il decreto reale arrivasse a Manila. Il giovedì 19 maggio 1768 appena il decreto fu letto ai gesuiti riuniti nel
Colegio de San Ignacio di Manila, iniziò la loro espulsione. Riuniti a Manila per il viaggio di ritorno in Spagna, 121 gesuiti
furono mandati indietro in quattro gruppi. Altri 19, che i medici governativi avevano certificati come anziani e infermi e non
in grado di sopportare i rigori del viaggio, vennero messi agli arresti domiciliari sotto la custodia di altri ordini religiosi.
Erano stati nelle Filippine per 187 anni, dal 1581, quando Padre Antonio Sedeño, un veterano della missione della Florida, vi
era arrivato con altri due confratelli. Nel 1595, il Padre Generale Claudio Acquaviva elevò la missione a Vice-Provincia
dipendente dal Messico, e nel 1605 ne fece una Provincia. Nel 1768 i gesuiti contavano già sette collegi a Manila e Cavite,
nelle isole Visayas e Mindanao, e numerose parrocchie e stazioni missionarie dipendenti dalle residenze centrali: due a Luzon,
sei nelle Visayas e due nell'isola di Mindanao. Da ogni residenza dipendevano dalle quattro alle sette parrocchie. (...).
L'impatto dei gesuiti sulla vita delle persone fu così profondo che quando la popolazione di Samar, a Leyte, venne a sapere
che venivano espulsi furono pronti a difenderli anche con le armi. Passò quasi un secolo prima che i gesuiti tornassero, nel
1859. Sebbene Papa Pio VII ricostituì la Compagnia il 7 agosto 1814, in Spagna i gesuiti subirono repressioni fino alla metà
del secolo. Quale era il segreto della capacità di resistenza dei gesuiti? Cosa ha contribuito a ricostruire la presenza dei gesuiti
nelle Filippine? Se c'era un elemento importante, questo erano gli uomini: senza paura di andare alle frontiere, di lasciarsi il
passato alle spalle e guardare al futuro, cercando unicamente la pecorella smarrita, e operando soltanto "Ad majorem Dei
gloriam" (P. Rene Javellana S.J., da: The Jesuits in Asia Pacific 2014).
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