Le Tre Pillole di Quaresima - Santuario del Sacro Cuore

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Le Tre Pillole di Quaresima - Santuario del Sacro Cuore
Le Tre Pillole di Quaresima
Comincia una nuova Quaresima ed è importante, innanzitutto, dare un senso a questo tempo dell’Anno liturgico. Tempo
forte, tempo troppe volte accomunato alla tristezza della RINUNCIA, della PENITENZA e del SACRIFICIO; sembra tutto
così lontano dalla nostra quotidianità, ma la Quaresima può essere vissuta in modo ben diverso: come un dono, come
una grazia, come un’occasione per ritrovare il senso, l’armonia, la bellezza della propria esistenza, come una
“primavera”.
Partecipiamo, quindi, a questo incontro, col desiderio profondo di rinunciare al “male” per sentirci pronti a camminare per
sempre sulle vie del Signore; facciamoci guidare dalla presenza di Dio, dal desiderio di essere guariti dalle ferite ricevute
e provocate, di riconciliarci con quanti vivono accanto a noi.
Facciamo DESERTO:
Abitualmente evidenziamo le valenze negative di questo luogo: luogo di solitudine, di prova, di segregazione, di
austerità. Il deserto è il luogo della lotta; è il luogo in cui l’uomo impara a stare con se stesso. E’ il luogo del digiuno delle
cose e delle persone. Ma è anche il luogo di intima comunione con Dio. E’ il luogo del fidanzamento. L’AT è ricco di
questa simbologia (cfr Os 2,16.21-22), la quale non è tanto lontana dalla realtà. E’ tipico dei fidanzati appartarsi. Dio
vuole vivere con il suo popolo questo tempo di fidanzamento perché il popolo recuperi l’intensità di quell’amore diventato
piuttosto blando nel cammino della vita. Dio vuole ritornare a vivere l’intimità del coniuge col suo popolo, come ci ricorda
il profeta Isaia: “Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto” (62,5). Sicuramente nessun
fidanzato l’avrà mai proferita nei confronti della sua amata.
Perché Dio dice di voler essere l’architetto della sua sposa? Evidentemente nota in noi, sua sposa, un incrinatura di
armonia. Si è accorto che c’è qualcosa che ha infranto le forme primordiali da lui impresse nel nostro essere, creato “a
sua immagine e somiglianza” (Gen 1,28). Egli vuole ripristinare in noi l’antica bellezza, l’armonia delle forme, ricomporre
l’equilibrio delle forze dell’impalcatura del nostro essere.
Dentro di noi ci sono delle forze ostili che rovinano, deturpano le forme del nostro essere. Ognuno di noi avverte di
essere abitato da un fratello oscuro (l’antico e moderno avversario= il diavolo), che fa affiorare dinamiche brute, avvilenti
che rendono opaco l’armonia impressa in noi da Dio.
L’apostolo Pietro ci ricorda: “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.
Resistetegli nella fede” (1Pt 5,9). Egli è accovacciato alla nostra porta.
Non possiamo ignorare le forze di male che abitano dentro di noi e contrastano il progetto di Dio.
Nel deserto del mondo contemporaneo, cerchiamo disperatamente di essere felici!
Abbiamo gli armadi pieni di vestiti… eppure passiamo il tempo libero ad acquistare capi alla moda per apparire bene
davanti agli altri!
Andiamo a Messa, ci diciamo cristiani… eppure per avere accesso agli occhi degli altri, saremmo pronti a tradire un
amico!
Abbiamo centinaia di amici su facebook… eppure siamo sempre alla ricerca di veri Amici!
Siamo connessi a tutte le ore… ma quando abbiamo un problema, non sappiamo con chi confidarci!
Chattiamo, commentiamo e condividiamo post… ma poi quando abbiamo un persona dritta avanti agli occhi, non
sappiamo cosa dire!
E spesso ci dimentichiamo proprio di quell’amico che non ci abbandona mai, Lui che per noi è sempre on-line, sempre
connesso (fin dall’inizio…e sino all’eternità)…ed è sempre all’ascolto!
Nel deserto della nostra vita, siamo continuamente tentati da qualcosa che ci porta lontano dal “suo progetto” e dalla
“felicità” con Lui, dal vero Amore.
Vi propongo, facendo deserto…di riflettere sulle tentazioni di Gesù nel deserto (che avremo come momento di ascolto
nella I Domenica di Quaresima): esse sono le stesse che ogni giorno sentiamo nel nostro cuore. Contro di esse, il
Signore ci propone una semplice cura! Scopriamo tre rimedi, che sono le “tre grandi parole” del nostro cammino
quaresimale: DIGIUNO – CARITA’ – PREGHIERA
Contro la Tentazione dell’avere, del “tutto e subito”…. La Pillola del DIGIUNO
<<Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe
fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose. “Sta scritto: Non di solo
pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”>>.
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Trasformare la pietra in pane significa ridurre tutta la creazione a un livello di fruibilità perché serva solo a me
uomo. Significa violare l’armonia stabilita nella creazione perché la pietra sia pietra e il pane sia pane.
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Una delle tentazioni terribili dell’uomo di oggi è quella di ridurre la realtà nella sola categoria di fruibilità, di
utilità. Tutto deve tornare a mio utile, a mio vantaggio. In termini concreti significa monetizzare il reale, far sì che tutta la
realtà diffonda l’eco del tintinnio della moneta.
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E’ idolatria del soldo. Poter cavare da ogni realtà creata i frutti per la mia fame, per la mia voracità.
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L’architetto divino ci porta nel deserto perché qui percepiamo l’essenzialità del cose. Le cose hanno un
diaframma invalicabile che deve essere rispettato. Questo significa accogliere il progetto di Dio sulla creazione,
custodirla nella sua bellezza primordiale attraverso il rispetto della gratuità e non solo della utilità.
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Questo significa, anche, saper vivere il SACRIFICIO che non vuol dire rinunciare, ma semplicemente DARE… il
Sacrificio è un dono, un’offerta che l’uomo rende volontariamente a Dio.
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E, nel tempo di Quaresima, anche noi siamo chiamati a sacrificarci, ad impegnarci! E vi propongo un piccolo
esame di coscienza…ognuno se vuole, può scegliere una “cosa” da cui digiunare in questo periodo:
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dal lamentarsi e dal mormorare
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dal criticare e dalle parole inutili e velenose
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dalle malignità e dalle insinuazioni
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dalle cose superflue e dalle pigrizie
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dai cibi più piacevoli e abbondanti
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da bere cose diverse dall’acqua
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da spese vane e dal prendere caffè
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da discorsi e battute frivole e sconce
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dalla TV e dal Pc e da Facebook
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da abitudini che rovinano e bloccano
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dal disordine e dalla curiosità e dai rimandi +
dal parlare di me per vanagloria
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da invidie, gelosie e risentimenti
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dai pettegolezzi e bugie
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da mezz’ora da togliere a tutto questo per la preghiera
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il DIGIUNO non è una terapia dietetica per smaltire il nostro grasso superfluo. Il digiuno è uno strumento, un
mezzo per liberare il nostro cuore dal grasso dei vizi dell’egoismo, della cupidigia, dell’avarizia, della brama di possesso,
delle passioni.
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DIGIUNARE significa dire a Dio che il nostro cuore è pronto per amare, libero di amare e di donare.
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il DIGIUNO è l’antidoto all’idolo del CONSUMISMO. Un idolo che ha molto a che fare con la voracità della
bocca. Prendere, mangiare, consumare. E’ la logica di una civiltà che ci considera non più uomini. Non più cittadini. Non
più persone, ma consumatori. Siamo consumatori. Di qualsiasi genere di cose, ma siamo consumatori. Come sarebbe
bello e efficace essere consumatori dell’Eucaristia: “Prendete e mangiate… e bevetene tutti…e andate condividete la
mia vita donata”!
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Digiunare è dire a noi stessi che non siamo dei contenitori da riempire, manichini da vestire. Siamo creature
che partecipano della pienezza di Dio. Siamo ricolmi della sua grazia. Siamo già vestiti a festa dalla dignità battesimale
che Cristo ci ha acquistato a caro prezzo.
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il Digiuno è dire a Dio: noi siamo tue creature. Tu sicuramente non ci farai mancare nulla. Noi abbiamo fiducia
nella tua provvidenza, per cui noi siamo superiori alle nostre cose. Noi valiamo più delle cose, valiamo più di ogni altra
realtà perché siamo figli di Dio. Significa dire a Dio: noi per vivere abbiamo bisogno soprattutto di nutrirci di te. Sei tu la
linfa vitale che ci custodisce nell’essere. Sei tu la linfa che sprigiona nella nostra esistenza l’energia per attraversare il
deserto della vita. Sei tu il nostro tutto.
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Digiunare significa imparare ad affermare il primato della nostra umanità davanti a Dio.
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Digiunare significa spezzare la catena dell’essere innamorati di sé. Del narcisismo, l’avere un’idea troppo alta di
noi stessi. Il credere di bastare a se stessi. E’ essere invaghiti della propria immagine per cui ciascuno crede di bastare a
se stesso ed è curvato su se stesso. Allora, dovremmo dare spazio alle orecchie del nostro cuore e ascoltare le parole
paradossali ma affascinanti dell’apostolo Paolo: Ciascuno consideri gli altri superiori a se stesso. Dovremmo farci un
lavaggio di cervello quotidiano con questo suggerimento della parola di Dio. E’ un esercizio difficile, è un esercizio
impegnativo. E’ un esercizio che richiede la capacità quotidiana, faticosa, lacerante, di sgonfiarci.
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il Digiuno ha questo significato. Svuotarci di noi stessi, attraverso il segno della corporeità. Non abbiamo altri
mezzi. Il nostro io viaggia col nostro corpo. Abbiamo bisogno di lavorare sulla corporeità per svuotarci, per sentire i morsi
della fame, per sentire l’anelito di Dio, per sentire la nostalgia della sua parola: “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di
ogni parola che esce dalla bocca del Padre”. Non solo. Ma anche delle parole che escono dalla bocca dei nostri
simili.
Gesù ha dato un suggerimento: “quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto”. Il digiuno di cui parla Gesù è il
digiuno della festa. I poveri quando dovevano partecipare a un festino digiunavano il giorno prima per poter consumare
tutto. Temevano che andando al banchetto di nozze non potessero gustare e consumare tutto e si preparavano col
digiuno. E quel digiuno faceva già assaporare loro il gusto di quelle ricche vivande. Digiunavano l’acquolina in bocca.
Questo è il digiuno di cui parla Gesù. E’ il digiuno dei poveri. Dei poveri in spirito, di coloro che in cuor loro sanno che
l’unica ricchezza della vita è Dio, è Gesù Cristo. E’ lui il pane della vita, il pane fragrante. E’ lui la grassa vivanda che dà
forza alla nostra esistenza. Ecco perché Gesù ci invita a profumarci la testa e a lavarci il volto quando digiuniamo. E’
Cristo il nostro cibo.
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DIGIUNARE allora significa provare la gioia di avere Cristo come pane di vita e quindi relativizzare ogni
bisogno, ogni desiderio inutile, prendendo le distanze dalle logiche del consumo, dalle bramosie, dagli attaccamenti alle
cose. Digiunare significa riscoprire l’essenzialità del nostro essere, ricordarci di ciò che dice Giobbe: “Nudo uscii dal
seno di mia madre, e nudo vi ritornerò” (Gb 1m21).
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il Digiuno quaresimale possiamo paragonarlo alla Chiesa (come donna, sposa e madre) che ha tutto pronto in
attesa che arrivi lo Sposo nel giorno di Pasqua, nella risurrezione, e imbandisce di nuovo la mensa per tutti i suoi figli,
per gli amici dello Sposo. Il digiuno allora diventa tempo di attesa in cui nutriamo la nostalgia di Cristo. E’ lasciarci
scavare dalla nostalgia di Gesù Cristo.
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Lasciarci scavare da questa fame di Cristo. Oggi ci sono tante fami che ci assalgono: fame di soldi, fame di
potere, fame di successo, fame di carriera, fame di onore, fame di stima. Tante sono le fami. Con Cristo nel cuore e
dianzi alla Sua Presenza diciamo: abbiamo bisogno di lasciarci scavare dalla fame per te, perché tu sei il cibo che nutre
la nostra esistenza. Per cui vogliamo digiunare. Vogliamo prendere le distanze dalle cose. Vogliamo che il nostro cuore
si radichi in te, per cui tutte le cose del mondo le usiamo con sobrietà, con distacco, con parsimonia, con essenzialità.
Preghiamo Insieme:
Signore Gesù, vivo in una società in cui il “tutto e subito” è lo stile di vita
che mi viene continuamente proposto. Ma nel mondo molte persone subiscono le
conseguenze del mio egoismo, del mio “avere troppo”.
Domani in questa Quaresima la capacità di saper desiderare ed attendere,
perché ogni cosa che ho, è dono del Padre tuo.
Insegnami a ringraziare.
Insegnami a non sprecare.
Insegnami a condividere.
N.B…..il prossimo incontro cade in un Venerdì di Quaresima….abbiamo la VIA CRUCIS e quindi
dovremmo spostare il giorno…propongo di MERCOLEDI’ 25/2 alle 19,15…
Ci esamineremo sulle altre due tentazioni con le i relativi RIMEDI: la CARITA’ e la PREGHIERA