Ogni giorno è la Giornata Mondiale della Terra

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Ogni giorno è la Giornata Mondiale della Terra
Ogni giorno è la Giornata Mondiale della Terra:
coltiviamo la consapevolezza per salvare il
pianeta.
Il 22 aprile si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Terra, l’Earth Day: una giornata
dedicata alla celebrazione e alla salvaguardia del nostro pianeta.
L’iniziativa, giunta alla sua 45 esima edizione, ha visto l’adesione di 192 paesi.
Un appuntamento mondiale che si tiene ogni anno per riflettere insieme su problematiche di interesse
globale: l'inquinamento di aria, acqua e suolo, emissioni di gas serra e cambiamenti climatici, la distruzione
degli ecosistemi e l’estinzione di alcune specie, la deforestazione, la crisi alimentare, e l'esaurimento delle
risorse non rinnovabili.
Un richiamo collettivo per rimettere al centro della nostra attenzione la responsabilità che abbiamo nel
preservare, quotidianamente, la sopravvivenza del nostro pianeta e la qualità della vita di tutti noi.
La Giornata Mondiale della Terra non può allora ridursi a una sola ricorrenza annuale: ogni giorno si
compie la Giornata della Terra.
Anche noi di Psiche Dintorni vogliamo cogliere l’occasione per dedicare uno spazio di riflessione al tema
della consapevolezza ambientale, perché il benessere psico-corporeo individuale non può prescindere dal
benessere dell’ambiente nel quale viviamo e dal quale dipendiamo, e allo stesso tempo nessun
benessere ambientale è possibile se non ci occupiamo della consapevolezza del nostro modo di essere
nel mondo.
Coltivare la consapevolezza è il contributo più prezioso che possiamo dare: un dono a noi stessi, al
Pianeta, e a tutti i suoi abitanti.
Celebrare ogni giorno la Giornata della Terra significa, innanzitutto, sentirsi “parte” di questo Pianeta e
sentirsi, individualmente e collettivamente, responsabili delle proprie azioni e dell’impatto che ciascuna
di esse ha su scala globale: l’effetto sull’ambiente, sulle altre persone, sulle altre specie, sulle generazioni
future.
Ogni più piccolo gesto che compiamo, quotidianamente, nella nostra vita comporta inevitabilmente degli
effetti il cui eco riverbera sull’intera esistenza collettiva: possiamo pensare all’impatto sull’ambiente che
hanno piccole azioni quotidiane come la scelta dei mezzi di trasporto, le scelte alimentari, la raccolta dei
rifiuti, il consumismo compulsivo, lo spreco delle risorse, l’utilizzo della carta, della plastica e di altri
materiali.
Azioni apparentemente marginali, eppure ciascuna di esse produce un effetto non indifferente sulla salute
del pianeta.
Per quanto piccolo e insignificante possa apparirci il nostro gesto, è pur sempre una goccia di un grande
mare.
Prenderci cura della nostra piccola goccia è tutto ciò che possiamo scegliere di fare, e ogni volta che ci
prendiamo cura della nostra goccia ci saremo presi cura dell’intero mare.
Certo, riesce difficile a chiunque di noi assumerci totalmente la responsabilità dell’impatto che ogni nostra
piccola azione può avere su grande e piccola scala.
Coltivare la consapevolezza non significa tuttavia dover essere perfetti o infallibili, o sentirsi in colpa
qualora le nostre azioni non siano impeccabili;
ma significa semplicemente allenarsi a essere sempre più presenti alla nostra vita, renderci in grado di
osservare le cose con uno sguardo più ampio, e di fare scelte sempre più consapevoli.
Ecco perché propongo questo tema nella sezione Mindfulness: perché il significato dell’essere “mindful”
sta proprio nell’agire a partire da uno spazio di consapevolezza, che può essere allenato
quotidianamente.
E prenderci cura del nostro spazio consapevole è il dono più prezioso che possiamo fare non solo a noi
stessi, ma anche a chi ci circonda e al nostro pianeta: più ampliamo il raggio della nostra consapevolezza e
più saremo in grado di vedere chiaramente quale “pezzetto di noi” mettiamo ogni giorno nel mondo.
Come coltivare la nostra consapevolezza per un pianeta migliore?
La pratica informale di Mindfulness ci viene in aiuto per coltivare la consapevolezza nella nostra vita: si
tratta semplicemente di portare una piena presenza mentale nelle azioni che compiamo abitualmente,
usando il supporto del nostro respiro e ancorandoci al nostro corpo per essere davvero presenti nel qui e
ora.
Se siamo persi nei nostri pensieri le probabilità di compiere gesti inconsapevoli e distratti aumenta
notevolmente; eppure l’inconsapevolezza purtroppo non ci salva dalla nostra responsabilità e dalle
conseguenze delle nostre azioni, nel breve e lungo termine.
Tornare al momento presente ci permette invece di risvegliarci all’esperienza che accade, e di scegliere
consapevolmente i comportamenti che riteniamo più idonei e meno dannosi, per noi stessi e per tutto ciò
che è intorno a noi, in quel preciso momento.
Ecco alcuni passi verso una consapevolezza ambientale:
1. Portare la consapevolezza al rapporto tra noi e la Terra.
Potrebbe essere utile innanzitutto soffermare la nostra attenzione sul modo in cui ci vediamo in relazione
alla Terra, intesa non come concetto astratto ma come l’ambiente concreto nel quale viviamo.
Possiamo usare una semplice pratica di Mindfulness per contattare le nostre risposte più profonde:
la prossima volta che ci capita di sederci nella natura ( il parco della città o una gita fuori porta), proviamo a
portare la consapevolezza al nostro respiro e a seguirlo per qualche inspirazione e qualche espirazione.
Quando la nostra mente comincerà a calmarsi, potremmo lasciar cadere alcune domande nel nostro spazio
consapevole e osservare cosa sorge spontaneamente in noi e quali sensazioni fisiche sono connesse a
queste domande:
Chi sono io per il mondo (ambiente, persone, società, animali) e cos’è il mondo per me?
Quanto il mio benessere dipende dall’ambiente in cui vivo e quanto il benessere dell’ambiente dipende da
me?
Quale impatto hanno le mie azioni sulla vita intorno a me (natura, animali, persone)?
Cos’era il mondo prima che io arrivassi e cosa sarà dopo che lo avrò lasciato?
Capita forse a tutti di passare da momenti in cui ci sentiamo isolati e separati a tutto il resto dell’esistenza,
a momenti in cui ci sentiamo più in relazione con chi e cosa ci circonda.
Fermarci ad ascoltare come ci sentiamo rispetto all’ambiente, ci permette di osservare se e in quale misura
ci sentiamo interdipendenti con l’ambiente nel quale viviamo e con gli esseri viventi che lo popolano.
Viviamo in un’epoca in cui l’individualismo ha preso il sopravvento e un generale senso di instabilità e
irrequietezza ci porta affannosamente a pensare che per poter sopravvivere a noi stessi dobbiamo
concentrarci solo sui problemi che ci toccano da vicino.
E già è una fatica occuparci di quelli… chi ha tempo di pensare al pianeta?
Eppure ci dimentichiamo troppo in fretta che il pianeta non è avulso da noi, e non è semplicemente lo
spazio che ci circonda, ma molto più di questo.
Pensiamoci. Banalmente, ogni cellula del nostro corpo è fatta degli stessi elementi che sono presenti in
natura, ed è della stessa terra che ci nutriamo.
Se la terra si ammala, noi ci ammaliamo. Se l’aria è inquinata, noi siamo inquinati. Se l’acqua è malsana, noi
siamo malsani. Considerazioni scontate, eppure non abbastanza da guidare le nostre azioni.
Le catastrofi naturali poi ci ricordano, dolorosamente, quanto la nostra vita e quella della terra siano
strettamente connesse.
Prenderci cura della Terra non significa occuparsi di qualcosa fuori di noi: significa prenderci cura di noi.
E non è un aiuto astratto che lanciamo nell’etere, ma un atto concreto che ha conseguenze precise e
dirette su ciascuno di noi.
Solo nella misura in cui comprendiamo che il benessere dell’individuo è intimamente connesso al benessere
di tutto ciò che vive intorno a noi possiamo realmente prenderci cura della nostra esistenza su questo
pianeta.
Osservare il nostro rapporto con il pianeta da una prospettiva più ampia e temporale potrebbe renderci
più consapevoli anche del fatto che c’è stato un “prima” nel quale qualcun altro ha vissuto, ospite come lo
siamo noi, su questo pianeta, lasciandocelo nel modo in cui lo abbiamo trovato;
e che ci sarà un “dopo” rispetto al quale ciascuno di noi ha una responsabilità nel modo in cui sceglie di
vivere e nel modo in cui sceglie di “consegnare” il mondo alle generazioni future.
Il mondo è di tutti: tutti quelli che lo abitano, lo hanno abitato e lo abiteranno; non dimentichiamocelo mai
e lasciamolo così come vorremmo trovarlo.
E potremmo aprire una riflessione personale sul nostro senso di possesso o di appartenenza rispetto alla
Terra: talvolta si potrebbe sentire che il pianeta è la “nostra” casa in termini di possesso, autorizzandoci,
come esseri umani che ne dispongono la proprietà , a trattarla come più ci conviene nel breve termine;
altre volte potremmo sentirla invece “nostra” in un senso più ampio di appartenenza, rispetto al quale
possiamo sentirci parte-di-un-tutto in cui ognuno mette il suo piccolo pezzo per prendersi cura di questa
grande casa che tutti quanti abitiamo.
Vogliamo essere custodi o dominatori di questo pianeta?
2. Portare la consapevolezza all’intera bellezza che si schiude ogni giorno davanti ai nostri occhi.
Così assorti come siamo nella rincorsa frenetica che caratterizza le nostre vite, ci perdiamo spesso
l’immensità e la pienezza di tutta la vita che si offre a noi: il canto degli uccellini mentre corriamo al lavoro,
le sfumature del tramonto mentre siamo in coda nel traffico, un ramo di ciliegio fiorito che sporge da un
cancello, l’odore della pioggia mentre ci ripariamo sotto l’ombrello.
Sono tantissimi i momenti quotidiani in cui possiamo tornare ad apprezzare la bellezza e l’armonia della
Terra; ma solo a patto di riuscire a tornare, anche solo per un istante, al nostro respiro.
Può bastare un respiro completo per fermarci a contemplare, ascoltare, annusare, le meraviglie intorno a
noi. E questo è il potere della presenza mentale nel qui e ora dell’esperienza… un senso di pienezza
potrebbe pervaderci, colmandoci di gioia inaspettata.
Tornare a innamorarci della Terra è un primo passo di consapevolezza per riavvicinarci alla natura, per
non sentirci così isolati e soli in questa società talvolta alienante, per recuperare un senso di completezza
e il desiderio di prenderci cura di un benessere collettivo che allo stesso tempo include noi stessi e va
oltre a noi.
3. Portare la consapevolezza ai doni che la terra ci offre e coltivare la nostra gratitudine.
Capita spesso di apprezzare ciò che riceviamo solo nel momento in cui smettiamo di riceverlo, dandone
invece per scontata la presenza nella nostra quotidianità.
Anche in questo caso, è tutta una questione del grado di consapevolezza che portiamo nella nostra vita: se
siamo assorti e lontani dal momento che stiamo vivendo, non ci accorgiamo dei doni che la terra ci offre;
quando mangiamo, ad esempio, potremmo essere consapevoli che il cibo è un vero e proprio dono
assaporandolo pienamente, quando facciamo un respiro profondo potremmo apprezzare l’aria che ci
ossigena, quando camminiamo potremmo sentire la forza del suolo che sostiene ogni nostro passo e la
nostra stessa esistenza.
Queste osservazioni potrebbero essere talmente ovvie da essere diventate ormai lontane da ciò che
sperimentiamo quotidianamente; ma se torniamo a “viverle” e non solo a pensarle, potremmo cambiare
davvero il nostro sentire.
E quando siamo davvero consapevoli di ciò che riceviamo può crescere quel senso di gratitudine che ci
porta istintivamente a prenderci cura di ciò che rende ogni giorno la nostra vita piacevole.
4. Portare la consapevolezza a tutto ciò che è accaduto prima della nostra scelta e a tutto ciò che deriverà
dalla nostra azione.
Ritengo che questo sia un punto molto importante, e allo stesso tempo molto difficile.
Si tratta di osservare le nostre scelte quotidiane allargando lo sguardo ad una prospettiva molto più
ampia, che ci metta in grado di comprendere il senso più profondo e il risvolto collettivo delle nostre
azioni.
Significa fermarsi a immaginare tutto quello c’è dietro a una nostra possibile scelta: ad esempio nella scelta
del cibo, potremmo pensare a tutto quello che è accaduto prima che quel cibo arrivasse sullo scaffale del
supermercato (quanti kilometri ha percorso e quanto inquinamento ha prodotto per arrivare a noi? Chi lo
ha prodotto, in che modo e con quali mezzi? Quali passaggi sono avvenuti nella catena di produzione e
distribuzione? C’è stata della sofferenza o sfruttamento nella produzione di quel cibo? Cos’era questo cibo
in origine? Quale etica segue l’azienda produttrice?...).
E lo stesso potremmo chiederci rispetto a innumerevoli scelte quotidiane.
Allo stesso modo, potremmo pensare anche alle possibili conseguenze delle nostre azioni: dove andranno a
finire questi rifiuti? Cosa comporta a livello ambientale tenere il riscaldamento alto o una luce in più
accesa? Quali conseguenze può avere la scelta di comprare alcuni prodotti piuttosto di altri? Ho davvero
bisogno di questo oggetto? Cosa comporta acquistarlo? Quali imballaggi producono più o meno
inquinamento? ….
Lo ripetiamo: non si tratta di dover fare sempre scelte perfette, ma semplicemente di renderci sempre
più consapevoli della connessione tra le nostre singole azioni e l’impatto su più larga scala.
5. Restituire qualcosa alla Terra ogni volta che ci accorgiamo di averle sottratto qualcosa.
Proprio in virtù del fatto che fare quotidianamente scelte totalmente innocue per il pianeta è pressochè
impossibile, possiamo almeno stabilire l’intenzione di provare a “restituire” qualcosa alla terra ogni volta
che le “sottraiamo” qualcosa.
E proprio questo è stato il filo conduttore dell'Earth Day 2015: l’idea di restituire qualcosa alla terra con un
impegno globale a piantare oltre un miliardo di alberi o semi.
Possiamo così fare piccole azioni “riparatrici” scegliendo un piccolo impegno che possiamo assumerci: se ad
ogni nostra azione potenzialmente dannosa per il pianeta facessimo corrispondere un’azione riparatrice di
pari livello, quantomeno ridurremmo l’impatto del nostro danno.
E allo stesso tempo coltiveremmo così il nostro personale senso di utilità rispetto al mondo che
custodiamo.
6. Cooperare per un bene comune.
Abbiamo bisogno di molto più che delle nuove tecnologie per proteggere il pianeta;
ci servono un senso di comunita’ e una cooperazione concreta. Thich Nhat Hanh
Se proteggere il pianeta è questione di sopravvivenza collettiva, tutti possiamo fare la nostra parte
collaborando insieme verso la stessa meta.
Quando portiamo la nostra consapevolezza ambientale in un certo contesto, anche semplicemente con il
nostro esempio concreto, possiamo risvegliare la coscienza e la responsabilità collettiva.
L’importanza della cooperazione concreta per un benessere comune si evince anche da come le azioni di
condivisione e collaborazione non solo rappresentano un aiuto per i singoli ma il loro impatto su scala
ambientale va spesso nella direzione della salvaguardia delle risorse: pensiamo al car sharing ad esempio
che permette ai singoli di risparmiare e allo stesso riduce l’inquinamento, o alla condivisione degli spazi che
consente di ridurre i consumi energetici, o allo scambio di oggetti inutilizzati che riducono l’esaurimento
delle risorse e la produzione dei rifiuti, e così via.
Quando si va insieme verso la stessa direzione, la meta si fa molto più vicina e il cammino più piacevole.
Ogni giorno è il giorno della Terra.
E ognuno di noi ogni giorno riveste un ruolo verso il futuro del pianeta: a noi scegliere quali orme
vogliamo lasciare sulla terra.
Curare amorevolmente la nostra preziosa Terra non è un obbligo, ma una questione di felicità e
sopravvivenza individuale e collettiva. Thich Nhat Hanh
Scarica anche “Il Trattato di Pace con la Terra” di Thich Nhat Hahn: un’utilissima guida ecologica per
tradurre il nostro impegno in azioni concrete.