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N. 31 · Aprile 2014
CIRCOLARE
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Fondata nel 1997 e pubblicata semestralmente dalla Commissione Internazionale per gli
Studi Salesiani (ICSS) degli Oblati di S. Francesco di Sales
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LE IMMAGINI DELLA CROCE IN S. FRANCESCO DI SALES
Philippe Legros
[Nota dell’editore: La Circolare dell’ICSS ha il piacere di presentare la traduzione del ricco articolo del dr Philippe Legros,
che è adatto a questo tempo liturgico: “Immagini della croce in
s. Francesco di Sales” presentato per la prima volta alle Journées Salésiennes 2012 a Troyes, in Francia, e poi pubblicato sugli Annales Salésiennes, Nuova Serie n. 7, 1 semestre 2013: 1530. Il dr Legros è membro dell’Istituto di Ricerca di Lingue e
Letterature Europee all’Università dell’Alta Alsazia in Mulhouse, Francia, oltre che uno dei redattori degli Annales Salésiennes
e segretario dell’Associazione Studi e Ricerche Salesiani (RES).
La ICSS è profondamente grata al dr Legros per la sua collaborazione, che rende questa ricerca sulle fonti primarie disponibile
a un pubblico più ampio, e anche ai redattori degli Annales
Salésiennes per il permesso di pubblicare la traduzione di questo
articolo che originariamente era stato pubblicato su quella rivista].
Conducendo una ricerca sull’Introduzione alla vita devota, sul Trattato dell’amor di Dio, sui sermoni e sulle lettere, ho
constatato che la Croce è un tema ricorrente nell’opera di Francesco di Sales. Questo si spiega in parte per la polemica contro
l’iconoclastia protestante. Ricordiamo che La difesa dello stendardo della santa Croce fu scritto durante la missione dello
Chablais negli ultimi anni del XVI sec., e che le cerimonie delle
Quarant’ore di Annemasse e di Thonon comportarono la solenne erezione della croce precedentemente abbattuta dai calvinisti.
A queste azioni di riparazione si allude nel sermone per la
festa dell’Esaltazione della santa Croce (immagine 14 in Appendice a questo articolo): “I buoni giudei hanno sempre cercato di ricostruire il loro Tempio quando i nemici lo hanno abbattuto o vi hanno fatto delle brecce; ugualmente i buoni cristiani
devono sempre lavorare per esaltare la santa Croce, quando i
nemici più si sforzano di distruggerne l’onore e la devozione”1.
Questo tema ricorrente della Crocifissione è trattato dal-
Grégoire Huret (1606-70) La crocifissione con S.
Francesco di Sales, S. Giovanna Francesca di Chantal e le suore visitandine, stampa in Henri de Maupas
du Tour, La vie de la venerable Mère Jeanne Françoise Frémiot (Parigi, 1644). Guidate da Francesco
di Sales e Madre di Chantal le visitandine raccolgono
i fiori delle piccole virtù che fioriscono ai piedi della
croce del Salvatore crocifisso: umiltà, semplicità, carità, purezza e dolcezza. L’iscrizione della stampa, la
cui fonte è la biografia di Giovanna di madre Francesca Maddalena de Chaugy, ne esplicita ulteriormente
il significato: “È su questo santo monte dove le caste
api raccolgono il miele delle divine virtù su questi incantevoli fiori”.
1
Oeuvres de Saint François de Sales, edizione completa, 27 voll. (Annecy, Monastère de la Visitation, 1892-1964), 8, 415
(da ora in poi OEA).
1
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l’autore con l’aiuto di rappresentazioni visive, di immagini concrete, che si sviluppano spesso in autentici quadri,
in vere e proprie scene di teatro. Queste immagini Francesco di Sales le chiama “similitudini”: nell’esempio qui
sopra, la Croce è comparata al Tempio di Gerusalemme, altrove a un albero, a una ceppo di vite, a un libro, ecc.;
quanto al Crocifisso, è comparato a una donna incinta, a uno sposo, a un serpente, a un rigogolo, ecc. Queste similitudini non devono essere considerate come puri ornamenti, ma come altrettanti simboli che esprimono quali
significati ha la Croce per Francesco di Sales.
In una prima parte, analitica, presenterò alcuni simboli particolarmente interessanti utilizzati da Francesco
di Sales per parlare della Croce e del Crocifisso: innanzitutto dei simboli universalmente presenti nelle diverse
culture; successivamente dei simboli più specificamente caratteristici di Francesco di Sales e che costituiscono,
in qualche modo, la sua firma personale e permettono di comprendere il suo interesse particolare per il tema della Croce. Data l’abbondanza della materia e i tempi entro cui attenersi in una comunicazione orale, mi limiterò al
simbolo del serpente (con il simbolo associato del rigogolo) e al simbolismo delle piaghe del Cristo per la prima
categoria di immagini; ai simboli della donna che partorisce, del bilanciere e del pezzo di legno nel secchio
d’acqua per la seconda.
In una seconda parte, sintetica, tratterò delle similitudini salesiane in generale. Vedremo innanzitutto che
Francesco di Sales le prende da due fonti, che sono la Sacra Scrittura e la storia naturale (vd la colonna di destra
della tavola in Appendice). Poi mostrerò in che cosa consiste la potenza delle rappresentazioni simboliche della
Croce, la loro “incredibile efficacia per illuminare l’intelletto e muovere la volontà”2, per riprendere gli stessi
termini dell’autore nella sua Lettera a Mons. Frémyot sulla predicazione.
Per questo studio, mi sono appoggiato essenzialmente su due opere: Les structures anthropologiques de
l’imaginaire (1960), [Le strutture antropologiche dell’immaginario] di Gilbert Durand e Métamorphoses de
l’âme et ses symboles (1953) [Metamorfosi dell’anima e suoi simboli] di Carl Gustav Jung.
I. I simboli della Croce e del Crocifisso: significato ed effetti
A. Simboli universali
1) Il serpente (e il simbolo associato del rigogolo)
Secondo Gilbert Durand il serpente è “uno dei simboli più importanti dell’immaginazione umana”.
Francesco di Sales applica al Crocifisso il simbolismo del serpente nel sermone per il Venerdì Santo 25
marzo 1622, partendo dal passaggio scritturistico del serpente di bronzo, al cap. 21 del libro dei Numeri (immagine 31 in Appendice):
“[…] Ecco, dunque, le cause della morte di Gesù Cristo: la prima perché è Salvatore, santo e Re; la seconda, perché voleva riscattare quelli che lo confesseranno, che è il significato della parola giudeo, che
Pilato scrive sul cartello posto sulla croce. È quanto ci è stato prefigurato nell’Antico Testamento da
tante figure e similitudini; particolarmente, dal serpente di bronzo che Mosè innalzò sulla colonna per
proteggere gli israeliti dai morsi dei serpenti. Voi sapete, ne sono certo, tutta la storia e come accadde
(Nm 21,6-7). […] [Gesù] Nazareno: ossia, fiorente di ogni santità. Non era un serpente, né in realtà, né
in figura, ma per guarirci dai morsi del vero serpente, a motivo del sommo amore che aveva per noi, si
caricò delle nostre iniquità, ossia delle nostre miserie e debolezze (Is 53,4); rivestì la nostra pelle e le
nostre squame; in conclusione, divenne quel serpente posto sul legno della croce per preservare dalla
morte e dare la vita a tutti quelli che lo guardavano”.3
2
S. Francesco di Sales, Lettera del 5 ottobre 1604 a Mons. André Frémyot, OEA 12, 313.
S. Francesco di Sales, Esortazioni, Opere complete di Francesco di Sales (Roma: Città Nuova, 2012), 6/2, 362.364. (da ora
in poi OCFS).
3
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Il simbolismo del serpente è molto ricco. È un simbolo ambivalente, contemporaneamente “simbolo del bene e del male”. Nel testo
dei Numeri abbiamo “dei serpentelli così numerosi [che] sbucarono o
uscirono dalla terra dove si trovavano gli israeliti che il deserto ne fu
pieno. Quei serpentelli avevano un morso non molto doloroso, ma, in
compenso, molto pericoloso, visto che era così velenoso che infallibilmente sarebbero morti tutti, se Dio nella sua bontà e provvidenza infinite non vi avesse posto rimedio”4; e nello stesso tempo abbiamo il serpente di bronzo che guarisce dal morso.
Il serpente è simbolo del diavolo tentatore e del Cristo salvatore.
Nei due casi il serpente è “congiunto all’albero” e nel caso del serpente
di bronzo che serve da rimedio egli forma con l’albero un “assemblaggio caduceo” (Durand). Il morso simboleggia le “forze istintive che entrano in opposizione” al soggetto.
Il serpente, per via della muta della pelle, è simbolo di metamorfosi. La metamorfosi, come abbiamo visto precedentemente, è quella
della Croce che si copre di fiori e di frutti, simbolo del passaggio di
Gesù nella vita di Dio. Per quelli che guardavano questo serpente sospeso alla colonna, il passaggio che si opera li conduce dall’estasi bestiale a quella angelica, come è scritto in questo passaggio essenziale
Croce della professione dell’Ordine della Visidel Trattato, libro I, cap. 10:
tazione di Santa Maria, stampa in Costumiere
[…] siccome estasi vuol dire uscire dalla propria condizione
abituale, da qualunque parte ciò avvenga, si è veramente in
estasi. Coloro che, dunque, toccati da piaceri divini e intellettuali, lasciano rapire il proprio cuore da questi sentimenti,
escono realmente da se stessi e vengono a trovarsi al di sopra
della condizione della loro natura, ma in una felice e piacevole
uscita, per la quale, essendo entrati in uno stato più nobile ed
elevato, possono essere considerati angeli quanto all’azione
della loro anima, ma rimangono uomini per la sostanza della
loro natura; per questo debbono essere detti angeli umani o
uomini angelici. Al contrario, coloro che, allettati dai piaceri
sensuali, applicano le loro anime al godimento di essi, discendono dalla loro condizione intermedia a quella inferiore di
animali bruti, e meritano di essere chiamati brutali a causa delle
loro azioni, pur rimanendo uomini per loro natura: infelici, perché sono usciti dalla loro condizione soltanto per entrare in
un’altra infinitamente indegna del loro stato naturale.5
Prima sottolineatura: il movimento dell’estasi si fa verticalmente, verso l’alto o verso il basso, cosa che rimanda alla verticalità della
croce. Nell’opera del poeta Henri Michaux (1899-1984), il movimento ascensionale simboleggia la salvezza. Seconda sottolineatura: coloro che escono da se stessi verso l’alto sono chiamati “angeli umani o
uomini angelici”, denominazione che si trova nella Introduzione per
designare coloro che salgono e scendono la scala di Giacobbe, i “devoti”.
Francesco di Sales precisa il suo pensiero nel libro VII del
Trattato, capp. 6-8: ciò che chiama “l’estasi dell’azione e della vita” è
4
5
delle Suore della Visitazione di Santa Maria
(Parigi: Sébastien Huré, 1637; pubblicato per
la prima volta nel 1628, con molte successive
edizioni). Questa stampa illustra il retro della
croce in argento della professione delle Visitandine, modellata sulla croce pettorale di S.
Francesco di Sales. La croce doppia che sormonta il cuore non è la croce latina, ma una
orientale, che significa la Chiesa unita, così desiderata da Francesco, ed è attualizzata
dall’unione di Cristo con la sua Chiesa, oltre
che dalla vita di unione con Dio delle visitandine con la pratica del Direttorio Spirituale. Il
cuore è fiancheggiato dalle lettere “M” e “A” –
abbreviazione di Mons Amoris, “Monte dell’Amore” che è il Monte Calvario dove il cuore di Gesù fu aperto dalla lancia e il suo amore
fu versato sul mondo, vd Trattato dell’amor di
Dio, libro 12, cap. 13 intitolato “Il monte Calvario è la vera scuola dell’amore”. Le tre
fiamme simboleggiano le virtù teologali della
fede, speranza e carità. La montagna ai piedi
della croce è il Calvario e la pianta che ne esce
è stata variamente interpretata come: (1) un
ramo di ulivo che nella storia di Noè nell’AT è
simbolo di pace e della misericordia di Dio e
che Francesco di Sales riferisce al saluto di
Gesù risorto agli apostoli la sera di pasqua, “La
pace sia con voi” (Gv 20,19, OEA, 7, 166); (2)
una semplice pianticella che è simbolo
dell’Ordine della Visitazione nel giardino della
Chiesa (cf Lettera di Francesco del 5 maggio
1610 a s. Giovanna di Chantal [14,296-97]);
(3) una pianticella che indica le piccole virtù
che fioriscono ai piedi della croce (vd per es.
immagine qui a p. 1).
Ibid., 362.
S. Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, OCFS 4, 128.
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una metamorfosi che fa di coloro che la vivono dei mutanti; non si tratta più di cambiare, ma di mutare, di non
vivere “solamente una vita civile, onesta e cristiana, ma una vita sovrumana, […] una vita che, in ogni caso, è
fuori e al di sopra della nostra condizione naturale” (libro VII, 6).
Non rubare, non mentire, non commettere lussuria, pregare Dio, non giurare invano, amare e onorare il
proprio padre, non uccidere, è vivere secondo la ragiona naturale dell’uomo; ma abbandonare tutti i nostri beni, amare la povertà, chiamarla e ritenerla una deliziosa padrona, considerare gli obbrobri, i disprezzi, le abiezioni, le persecuzioni, i martirî come felicità e beatitudini, mantenersi nei limiti di una
assoluta castità, e infine vivere nel mondo e in questa vita mortale contro tutte le opinioni e le massime
del mondo e contro la corrente del fiume di questa vita, con abituale rassegnazione, rinuncia e abnegazione di noi stessi, non è vivere umanamente ma sovrumanamente; non è vivere in noi, ma fuori di noi
e al di sopra di noi: e siccome nessuno può uscire in questo modo al di sopra di se stesso se non l’attira
l’eterno Padre [cf Gv 6,44], ne consegue che tale modo di vivere deve essere un rapimento continuo e
un’estasi perpetua d’azione e di operazione.6
Per questo sant’Ignazio [di Antiochia], secondo san Dionigi, diceva che il suo amore era crocifisso;
come se avesse voluto dire: Il mio amore naturale e umano, con tutte le passioni che da esso dipendono,
è inchiodato alla croce, l’ho fatto morire come un amore mortale che faceva vivere il mio cuore di una
vita mortale; e allo stesso modo che il mio Salvatore fu crocifisso e morì nella sua vita mortale per risuscitare nell’immortalità, così io sono morto con lui sulla croce secondo il mio amore naturale, che era la
vita mortale della mia anima, al fine di risuscitare alla vita soprannaturale di un amore che, potendo essere vissuto in cielo, di conseguenza, è immortale.7
Il tema della trasmutazione è toccato anche nell’ultimo paragrafo del cap. 20 del libro XI del Trattato:
[…] il divino amore soppianta e sottomette gli affetti e le passioni [che sono l’energia vitale dell’essere
umano], distogliendoli dal fine cui li vuole condurre l’amore proprio, e volgendoli al proprio fine spirituale. E come l’arcobaleno toccando l’aspalato gli toglie l’odore e gliene dà uno migliore, così l’amore
sacro, toccando le nostre passioni, toglie loro il fine terreno e ne dà uno celeste. L’appetito per i cibi
viene reso molto spirituale se, prima di appagarlo, gli si dà il motivo dell’amore […] O santa e sacra alchimia! O polvere divina della fusione, con la quale tutti i metalli delle nostre passioni, affetti e azioni
vengono mutati nell’oro purissimo della celeste dilezione!8
Il simbolo del serpente permette di affrontare il tema del sacrificio. In numerosi miti, oltre che in Gloria
ed eternità di Nietzsche, l’eroe salvatore, assimilato a un serpente, è sia sacrificatore che vittima. Nel vangelo di
Giovanni, 3,14, citato nel sermone di Francesco del Venerdì Santo 1622, il Cristo si paragona al serpente elevato
da Mosè: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” e precisa che Egli dona la sua vita e che nessuno gliela prende. La
metamorfosi si opera attraverso il “sacrificio dell’istintività indomita”. Al tema del sacrificio corrisponde il simbolo dell’altare della Croce (immagini 23 e 44 dell’Appendice). È il senso che bisogna dare all’ascesi o alla
“mortificazione”.
Rileggiamo a questo riguardo l’inizio del cap. 5 della prima parte dell’Introduzione:
I fiori sono apparsi nei campi – dice lo Sposo nel Cantico dei Cantici (2,12) –, è giunto il tempo di potare e sfrondare. I fiori del nostro cuore, o Filotea, sono i buoni desideri. Ora, appena compaiono, bisogna mettere mano alla roncola per sfrondare dalla nostra coscienza tutte le opere morte e inutili. La ragazza straniera, per sposare un israelita, doveva togliersi la veste della prigionia, tagliarsi le unghie e
radersi i capelli (Dt 21,12-13): similmente l’anima che vuole andare sposa al Figlio di Dio, deve spogliarsi del vecchio uomo e rivestirsi del nuovo ( Ef 4,22-24), lasciando il peccato; poi tagliare e radere
6
Ibid., 412.
Ibid., 414.
8
Ibid., 654.
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tutti gli impedimenti che distolgono dall’amore di Dio. Essere purificati dalla malizia del peccato è
l’inizio della salvezza.9
Spogliarsi dell’uomo vecchio e rivestirsi del nuovo, come
scrive s. Paolo agli Efesini, è certo operare un cambiamento, al
contrario di quello di Cristo che, nella sua incarnazione, “si caricò delle nostre iniquità, ossia delle nostre miserie e debolezze (Is
53,4); rivestì la nostra pelle e le nostre squame; in conclusione,
divenne quel serpente posto sul legno della croce per preservare
dalla morte e dare la vita a tutti quelli che lo guardavano”10.
Gilbert Durand fa notare che “il serpente ha altri attributi
animaleschi”, e in particolare quelli dell’uccello (pensiamo al
serpente piumato degli Atzechi, alle ali del dragone – una variante del serpente – e a ciò che Francesco di Sales dice del Cristo
che “si rivestì della nostra pelle [=piumaggio] e delle nostre
squame”). Nello stesso sermone troviamo la similitudine del rigogolo associata a quella del serpente, due animali guaritori.
Dato che mi trovo in questo luogo, dove parlo sempre liberamente e con franchezza, bisogna che vi dica ciò che mi è
capitato un giorno che dovevo predicare la passione di Gesù Cristo in una delle più famose città della Francia. Dovevo fare un paragone per chiarire meglio l’argomento; ma
non trovandone alcuno, aprii un libro e fui fortunato (Plutarco, Questioni conviviali, 5,7; Plinio, Storia naturale,
XXX,11). Trovai la descrizione di un uccello, che ho sempre pensato che esista nella natura soltanto per offrire una
similitudine a proposito della passione. […] Questa similitudine, dunque, è presa da un uccello del quale tutti cono- S. Francesco di Sales che predica a Chambéry il
scono il nome: nella nostra lingua si chiama rigogolo e in Venerdì Santo, 24 marzo 1606, litografia, XIX secoFrancia. Nel 1606 s. Francesco di Sales fu invitalatino icterus. Questo uccello è completamente giallo, ma lo,
to dal senato della sua nativa Savoia a predicare la
non ha l’itterizia. Possiede questa proprietà: quando si tro- quaresima a Chambéry, la capitale savoiarda. Menva su un albero, guarisce coloro che sono ammalati di itte- tre Francesco stava predicando nella chiesa di s.
rizia, ma lo fa a danno della propria vita; infatti, se il ma- Domenico il Venerdì Santo l’assemblea vide il Crolato guarda quell’uccellino giallo, contemporaneamente cifisso del XIII secolo, alto ca. 2 m., posto di fronte
a Francesco, proiettare dei raggi di luce che lo avviene guardato dallo stesso; e, nel suo sguardo, l’uccello volsero. Molti dei contemporanei del santo attestaviene talmente preso, per così dire, di compassione per vano che, con la sua dolcezza, Francesco “rifletteva
l’uomo – il suo grande amico – colpito dal male, che attira il Figlio di Dio come una immagine vivente” e a coa sé tutta l’itterizia di colui che lo ha fissato, e se ne carica loro che incontravano Francesco “sembrava di vefino al punto che lo si vede diventare giallo in tutto il cor- dere nostro Signore sulla terra”. Questo episodio
confermava questa percezione.
po. Le ali, che già lo erano, lo diventano maggiormente;
poi il ventre, i piedi, infine tutte le piume e tutto il suo
corpicino, mentre l’uomo – il suo grande amico – diventa bianco, pulito, completamente guarito dalla sua
grave itterizia. E, ritirandosi, quel povero uccellino canta, ed è un canto pietosamente amoroso per il piacere che prova nel morire per salvare un uomo. Cosa meravigliosa: quell’uccello non è mai ammalato di itterizia e, nondimeno, ne muore liberando l’uomo che ne era colpito, addirittura contento di morire per dargli
la vita.
È nostro Signore, quell’uccellino di paradiso, il divino rigogolo, che fu appeso all’albero della croce per
salvarci e liberarci dalla grave itterizia del peccato […].11
9
S. Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, OCFS 3, 40.
S. Francesco di Sales, Esortazioni, OCFS 6/2, 364.
11
S. Francesco di Sales, Esortazioni, OCFS 6/2, 371-372.
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Un tema è onnipresente in questo sermone che contiene le similitudini del serpente e del rigogolo: il tema dello sguardo. Per essere guarito dal
morso del serpente diabolico bisogna guardare il serpente di bronzo, prefigurazione del Crocifisso; per essere guarito dall’itterizia del peccato bisogna guardare il rigogolo. Guardare o considerare (ricordo che le “considerazioni” sono la seconda parte della meditazione come è presentata da
Francesco di Sales nella seconda parte della Introduzione (Parte II, cap. 5).
Perché lo sguardo rivolto al Crocifisso è salvatore o salvifico? Francesco di Sales dà ai suoi uditori la risposta seguente:
Croce processionale in argento dorato e
cristallo, donata alla Santa Casa di Thonon da Gallois de Sales, fratello minore
di s. Francesco di Sales. Manoscritto autografo di La difesa dello Stendardo della Santa Croce, di s. Francesco di Sales,
pubblicato per la prima volta nel 1600, a
Lione da Jean Pillehotte (Foto: René
Perrin, in Saint François de Sales, biografia per immagini [Lione: Éditions du
Chalet, 1962]).
Che cosa, dunque, ci resta da fare, e quale conseguenza potremmo trarre
da ciò, se non che, visto che egli è morto d’amore per noi, anche noi
dobbiamo morire d’amore per lui, oppure, se non possiamo morire
d’amore, che perlomeno non dobbiamo vivere per nessun altro che per
lui (2Cor 5,14-15, TAD VII,8)? […] Egli è, dunque, morto; ma benché
sia morto ed innalzato sulla croce, coloro che non lo guarderanno moriranno, perché non c’è altra salvezza al di fuori di quella croce. O Dio,
quant’è utile e giovevole la riflessione sulla croce e sulla passione! È
possibile, vi chiedo, contemplare sulla croce l’umiltà del nostro Salvatore, senza diventare umili e senza affezionarsi alle umiliazioni? È possibile vedere la sua obbedienza senza essere obbediente? Certamente no,
nessuno ha mai guardato Nostro Signore crocifisso rimanendo morto o
infermo; al contrario, tutti coloro che sono morti lo sono per non averlo
voluto guardare, allo stesso modo che, tra i figli di Israele, morirono
quelli che non avevano voluto guardare il serpente che Mosè aveva fatto
innalzare sulla colonna.12
Questa risposta è esplicitata nel Trattato, libro VII, cap. 8 (immagine 18 in Appendice):
Sì, Teotimo, niente fa pressione sul cuore dell’uomo quanto l’amore. Se un uomo sa di essere amato,
poco importa da chi, è spinto a riamare; ma se è un uomo insignificante che viene amato da un grande
signore, senza dubbio, la spinta a riamarlo sarà molto più forte; se poi addirittura è un grande re, non
sarà ancora maggiore tale spinta? E ora, sapere che Gesù Cristo, vero eterno Dio, onnipotente, ci ha
amato fino a voler soffrire per noi la morte e la morte di croce [Fil 2,8], mio caro Teotimo, non equivale ad avere i nostri cuori sotto la pressa e sentirli comprimere con energia per farne uscire amore per
mezzo di una violenza e di una costrizione che è ancora più violenta per il fatto che è del tutto amabile
e amorosa? Ma in che modo ci fa pressione questo Amante divino? […]
Una ragazza dell’isola di Sesto aveva allevato un aquilotto con la cura che i ragazzi sono soliti mettere
in tali cose. L’aquila, divenuta adulta, iniziò piano piano a volare e a dare la caccia agli uccelli secondo
il suo istinto naturale; poi, fattasi più forte, aggredì anche gli animali selvatici, senza mai dimenticare di
portare fedelmente la preda alla sua cara padroncina, quasi in riconoscenza del cibo che aveva ricevuto
da lei. Ora, un giorno avvenne che quella fanciulla morì, mentre l’aquila era a caccia; il suo corpo, secondo l’usanza di quel tempo e di quel paese, venne posto pubblicamente su una catasta di legna per
essere bruciato. Ma non appena la fiamma cominciò a lambirlo, giunse l’aquila a grandi colpi d’ala, e
vedendo quello spettacolo inaspettato e triste, colpita da profondo dolore, aprì gli artigli e, abbandonata
la preda, si gettò sulla cara povera padroncina, e coprendola con le ali come per proteggerla dal fuoco e
avvolgerla di pietà, rimase ferma e immobile, morendo bruciata coraggiosamente con lei, non essendo
possibile che l’ardore del suo affetto cedesse alle fiamme e all’ardore del fuoco, rendendosi così vittima
12
6
S. Francesco di Sales, Esortazioni, OCFS 6/2, 365-366.
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ed olocausto del suo coraggioso e meraviglioso amore, come la padroncina lo era della morte e delle
fiamme. […]
Guardiamolo, Teotimo, quel divino Redentore steso sulla croce, come sulla sua catasta d’onore su cui
muore d’amore per noi, ma di un amore più doloroso della morte stessa, o di una morte più amorosa
dello stesso amore: perché non ci gettiamo spiritualmente su di lui, per morire sulla croce con lui che ha
voluto morire per amore nostro! Io lo tengo stretto, dovremmo dire se avessimo la generosità dell’aquila, e non lo lascerò mai [Ct 3,4]; morirò con lui e brucerò tra le fiamme del suo amore; uno stesso
fuoco consumerà quel Creatore divino e la sua misera creatura; il mio Gesù è tutto mio ed io sono tutta
sua [Ct 2,16], vivrò e morirò sul suo petto e né la morte, né la vita mi separeranno mai da lui [Rm 8,3839].13
È la vista dell’amore di Gesù crocifisso che suscita l’amore in coloro che lo guardano. “Guardiamolo, Teotimo, quel divino Redentore steso sulla croce”: Francesco di Sales mette il verbo “guardare” all’imperativo presente. Infatti la rappresentazione visiva elaborata dall’autore trasporta il lettore sul luogo e al momento della crocifissione. Nel “Terzo punto della preparazione: la presentazione del mistero” della meditazione (Introduzione II,
4) Francesco di Sales consiglia di “presentare alla tua immaginazione il mistero su cui vuoi meditare”14.
Tale è la virtù delle immagini interiori, delle rappresentazioni mentali: rendere colui che le guarda contemporaneo a qualsiasi epoca, trasportarlo in qualsiasi luogo grazie alla potenza dell’immaginazione. Così questo brano del Trattato permette al lettore di assistere alla Passione, alla “morte [di Gesù] più amorosa dell’amore
stesso” e di esserne scosso.
Notiamo che l’efficacia del sacrificio non è nella sofferenza, ma nell’amore che si manifesta attraverso
quel sacrificio, un “amore più doloroso della morte stessa”. A questo riguardo due concezioni della Redenzione
emergono attraverso le immagini impiegate da Francesco di Sales quando rappresenta la Crocifissione, due concezioni in conflitto, se non opposte. La prima, dominante, è quella che ho appena esposto. La seconda appare
furtivamente nel Sermone per il Venerdì Santo (17.04.1620), (immagine 26 dell’Appendice):
E non solo gli chiede la grazia, che egli concede ai peccatori, [il nostro divino Maestro] ma la chiede
per essi al Padre celeste […]: Padre mio, perdona a questi poveri peccatori, anche a quelli che mi crocifiggono, perché io mi trovo qui per pagare per loro. Non chiedo che perdoni a me, perché sono salito
sul banco della croce per pagare tutti i loro debiti; e affinché tu non chieda niente a loro e la tua
bontà li perdoni, verserò il mio sangue fino all’ultima goccia, anche se una sola sarebbe sufficiente.
Accetto volentieri le conseguenze della tua giustizia, carica su di me la vendetta per i loro peccati; ma
quanto ai peccatori, perdona loro, perché questa è la mia volontà.15
Francesco di Sales avrebbe potuto servirsi delle sue lezioni di teologia sulla redenzione espiatrice. Preferisce piuttosto esporre la sua interpretazione del mistero di Gesù crocifisso attraverso delle similitudini che lui
stesso aveva raccolto, similitudini che sono per lui del tutto personali, dei simboli che si ritrovano nell’immaginario collettivo. Molto meglio perché presentare Gesù come vittima espiatrice per soddisfare la collera divina è
una dottrina che fa sobbalzare le coscienze.
2. Il simbolismo delle piaghe
a) Tabernacolo (tenda), dimora, albero per fare il nido, caverna
Accostiamo alcuni passaggi che poi commenteremo.
E voi, mio santissimo e serafico dottore Bonaventura […]. O quale sapere è il vostro quando scrivete
(Stimulus Amoris 1): “O come è bello essere con il Crocifisso! Voglio fare tre tende qui (Mt 17,4):
S. Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, OCFS 4, 417-419.
S. Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, OCFS 3, 80.
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S. Francesco di Sales, Esortazioni, OCFS 6/1, 363.
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l’una nelle sue mani, l’altra nei suoi piedi, e la terza nella piaga del suo costato; là voglio riposare, voglio vegliare, voglio leggere, voglio parlare (immagine 9 in Appendice).16
In una parola, mia cara figlia, rendete sempre più stabili i vostri buoni propositi, le vostre sante risoluzioni; approfondite sempre più le vostre considerazioni nelle piaghe di Nostro Signore, dove troverete
un abisso di ragioni che vi confermeranno nella vostra generosa impresa e vi faranno sentire come è
vano e vile il cuore che pone altrove la sua dimora, che nidifica su un albero diverso da quello della
Croce. O mio Dio, come saremmo felici se vivessimo e morissimo in questo santo tabernacolo! No,
nulla, nulla nel mondo è degno del nostro amore; lo dobbiamo [dare] tutto a questo Salvatore che ci ha
dato tutto il suo (immagine 35 in Appendice).17
Non so dove voi sarete con il corpo in questa Quaresima; con lo spirito spero che voi sarete nella caverna della colomba (Ct 2,14) e nel costato trafitto del nostro caro Salvatore. Io voglio proprio cercare
di esservi spesso con voi; Dio, per la sua somma bontà, ce ne faccia la grazia. Ieri, vi vidi, mi sembra,
mentre vedendo aperto il costato di Nostro Signore volevate prendere il suo cuore per metterlo nel vostro, come un re in un piccolo regno; e, sebbene il suo sia più grande del vostro, egli lo rimpiccioliva
per accomodarsi nel vostro. Come è buono il Signore, mia cara Figlia! Come è amabile il suo cuore!
Dimoriamo lì, in quel santo domicilio; che questo cuore viva sempre nei nostri cuori, che questo sangue
pulsi sempre nelle vene delle nostre anime (immagine 41 in Appendice).18
A questi si può aggiungere questo passo del cap. 12 della seconda parte dell’Introduzione, “Il raccoglimento spirituale”:
Allo stesso modo che gli uccelli hanno i nidi sugli alberi per potercisi rifugiare quando ne sentono il bisogno, e i cervi hanno i loro cespugli e i loro rifugi, dove si nascondono e si mettono al riparo, godendosi il fresco e l’ombra in estate, così, o Filotea, il nostro cuore, ogni giorno, deve trovare e scegliere un
posto per potersi, all’occorrenza, raccogliere: o sul Calvario, o nelle piaghe di Nostro Signore, o in
qualche luogo vicino. Potrà quivi sostare e ritemprarsi, pur tra le occupazioni esteriori, e difendersi,
come in una fortezza, dalle tentazioni. […] Al beato Eleazaro, conte di Arian, in Provenza, che si trovava lontano da casa da molto tempo, la sua devota e casta Delfina mandò un messo appositamente per
chiedere notizie della sua salute. Eleazaro rispose: “Sto bene, mia cara; se vuoi vedermi, cercami nella
piaga del costato del nostro dolce Gesù, perché è là che abito e là mi potrai trovare. Invano mi cercheresti altrove”.19
Nel cap. 11 del libro V del Trattato l’Amato, rivolgendosi all’Amata, associa la sua piaga, “caverna
dell’apertura del [suo] fianco”, a un giardino primaverile. E nel cap. 8 del libro III, l’autore dice a proposito di
Maria, a partire da Cantico 2,14: “Forse molte volte sognava che, come Nostro Signore in passato aveva dormito
spesso sul suo petto, […] così ora lei dormiva nel suo fianco trafitto, come una bianca colomba nel cavo sicuro
di una roccia”.20
In questi passaggi dei sermoni, delle lettere, della Introduzione e del Trattato, si tratta delle piaghe del
Crocifisso, paragonate alle tre tende (o tabernacoli) che Pietro vuole innalzare al momento della Trasfigurazione,
a una dimora, a un nido d’uccello su un albero, a una caverna di colomba, a un domicilio, ai cespugli dove si nascondono i cervi, a un pertugio della roccia. Le piaghe di Cristo diventano un luogo ideale dove trovare rifugio e
riposo.
Ma vi è di più. Il sogno di Maria è di dormire nella piaga del costato del Figlio che aveva portato in sé,
immagine di un’inversione che stabilisce una equivalenza tra il grembo e la piaga. L’uccello fa il suo nido
nell’albero per deporre le uova e covarle. La grotta, il pertugio nella roccia sono dei simboli materni. Le piaghe
16
OEA, 7, 175.
OEA, 13, 147.
18
OEA, 14, 253.
19
S. Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, OCFS 3, 91-92.
20
S. Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, OCFS 4, 247.
17
8
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di Cristo sono quindi presentate come il luogo di una rinascita. Gilbert Durand presenta il “complesso del ritiro”
come sinonimo di ritorno alla madre, non in senso regressivo in Francesco di Sales, ma nella speranza di una generazione a una vita superiore. Ricordiamoci che siamo di fronte a dei simboli che non sono da prendere alla lettera, come fa Nicodemo, nel cap. 3 del vangelo di Giovanni, quando Gesù gli parla di rinascita: “Come può un
uomo nascere di nuovo quando è vecchio? Può entrare una seconda volta nel seno di sua madre e rinascere?”.
b) Le mammelle che nutrono
Leggiamo alla conclusione del Trattato dell’amor di Dio, libro XII, cap. 13 (immagine 4 in Appendice): “
Ora, infine, per concludere, la morte e la Passione di Nostro Signore è il motivo più dolce e più violento
che possa animare i nostri cuori in questa vita mortale: ed è la verità che le api mistiche fanno il loro
miglior miele nelle piaghe di questo Leone della tribù di Giuda (Ap 5,5), sgozzato, martoriato, straziato
sul monte Calvario; i figli della croce si gloriano del loro meraviglioso mistero, che il mondo non comprende: dalla morte, che tutto divora, è venuto il cibo della nostra consolazione; e dalla morte, più forte
di tutto, è uscita la dolcezza del miele del nostro amore (cf Gdc 14,8-14). O Gesù, mio Salvatore, quanto è amabile la tua morte, poiché è la massima espressione del tuo amore.21
La similitudine delle api è tratta dal libro dei Giudici 14,5-14, [nella traduzione italiana della Bibbia di Gerusalemme]:
Sansone scese con il padre e con la madre a Timna; quando furono giunti alle vigne di Timna, ecco un
leoncello venirgli incontro ruggendo. Lo spirito del Signore irruppe su di lui, ed egli, senza niente in
mano, squarciò il leone come si squarcia un capretto. Ma di ciò che aveva fatto non disse nulla al padre
e alla madre. Scese dunque, parlò alla donna e questa gli piacque. Dopo qualche tempo tornò per prenderla e uscì dalla strada per vedere la carcassa del leone: ecco, nel corpo del leone c’era uno sciame
d’api e del miele. Egli ne prese nel cavo delle mani e si mise a mangiarlo camminando. Quand’ebbe
raggiunto il padre e la madre, ne diede loro ed essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva preso il
miele dal corpo del leone. Suo padre scese dunque da quella donna e Sansone fece là un banchetto, perché così usavano fare i giovani. Quando lo ebbero visto, presero trenta compagni perché stessero con
lui. Sansone disse loro: Voglio proporvi un enigma […] Da colui che mangia è uscito quel che si mangia e dal forte è uscito il dolce. Per tre giorni quelli non riuscirono a spiegare l’enigma.
Le api del testo biblico simboleggiano i Teotimi ai quali si rivolge Francesco di Sales; il miele simboleggia
l’amore che essi hanno per Gesù loro Salvatore; il leone squarciato simboleggia Gesù crocifisso; all’enigma posto da Sansone ai suoi trenta compagni corrisponde il problema risolto dai figli della croce. Notiamo l’aggettivo
“mistiche” utilizzato per caratterizzare le api. Questo epiteto nei testi salesiani è frequentemente attribuito a nomi
di elementi della natura, piante o animali; infatti chi dice “mistico” dice all’occorrenza qualcosa di segreto e che
esige una spiegazione. Questo aggettivo segnala una similitudine che ha comportato sulla parola ape nella storia
di Sansone ciò che Francesco di Sales chiama, nella Lettera a mons. Frémyot, una “meditazione”, cioè uno sforzo di interpretazione ingegnosa per trovare in questa parola qualcosa da applicare in modo pertinente alla vita
spirituale dei suoi lettori.
Leggiamo ora un estratto della lettera a Mme de la Fléchère, in data 12 ottobre 1608 nella quale la piaga
del costato è esplicitamente assimilata a delle mammelle materne (immagine 38 in Appendice):
Mi hanno detto che eravate ben avanti nelle vostre vendemmie […] Nel Cantico dei Cantici (1,1) la
Sposa sacra, parlando al suo Sposo divino, dice che le sue mammelle sono migliori del vino, inebrianti
nei suoi unguenti preziosi. Ma quali mammelle ha questo Sposo? Sono la sua grazia e la sua promessa;
infatti egli ha il petto, amante della nostra salvezza, pieno di grazie che egli distilla di ora in ora, anzi di
21
S. Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, OCFS 4, 682-683.
9
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momento in momento, nei nostri spiriti, e se noi vogliamo pensarci con attenzione scopriremo che è così. E dall’altra parte, egli ha la promessa della vita eterna (Gv 6,69) con la quale, come con un latte santo e delizioso, egli nutre la nostra speranza, così come con la sua grazia nutre il nostro amore. Questo
liquore prezioso è più delizioso del vino […]. Pensando ancora, mia cara figlia, che le mammelle dello
Sposo siano il suo fianco trafitto sulla croce, o Dio, come questa croce è una vite serpeggiante, ma ben
carica! Vi è un solo grappolo su di essa, ma che ne vale più di mille. Quanti grani vi hanno trovato le
anime sante, con la considerazione delle tante grazie e virtù che questo Salvatore del mondo vi ha manifestato.22
B) Simboli originali
1) La madre che partorisce (immagine 1 in Appendice)
Vedi, mia cara Filotea, è certo che il cuore del nostro caro Gesù vedeva il tuo dall’albero della Croce e
l’amava; in forza di quell’amore otteneva per lui tutti i beni che avrà per sempre, tra i quali i nostri propositi. Sì, cara Filotea, noi tutti possiamo dire come Geremia: “Signore, prima che esistessi mi hai
guardato e chiamato per nome” (Ger 1,5), in quanto la sua divina Bontà ha preparato nel suo amore e
nella sua misericordia tutti i mezzi generali e specifici della nostra salvezza, e quindi anche i nostri propositi. Questo è certo: come una donna incinta prepara la culla, la biancheria, le fasce e prevede anche
una balia per il figlio che spera avere, benché ancora non sia venuto al mondo, così Nostro Signore, che
porta in seno te e vuole generarti alla salvezza e farti sua figlia, sull’albero della croce ha preparato
quanto ti è necessario, la tua culla spirituale, la tua biancheria e le fasce, la tua nutrice e quanto è utile
alla tua felicità. E sono tutti i mezzi, le inclinazioni, le grazie con cui guida la tua anima e la vuole attirare alla perfezione.23
“I mezzi, le inclinazioni, le grazie” con cui cresciamo e avanziamo nella perfezione sono frutti della Passione spuntati sull’albero della Croce. Ciò che in pittura è chiamato anamorfosi fa della morte una nascita: le sofferenze di Cristo sono come i dolori del parto, il sudario diventa la biancheria e le fasce che avvolgono il neonato, la tomba una culla. Ma qui non si giunge fino al Cristo stesso che non appare sotto i tratti di una balia con le
mammelle piene del latte dei movimenti e delle attrattive [dello Spirito], come si legge nel Trattato.
2) Il bilanciere; il pezzo di legno nel secchio di acqua
Ecco due similitudini originali per parlare di uno stato dello spirito la cui ricerca e il cui conseguimento
sono di capitale importanza per Francesco di Sales, cioè l’uguaglianza di spirito, l’antidoto alle inquietudini e ai
turbamenti interiori.
Come coloro che camminano sulla corda tengono sempre nelle loro mani l’asta che fa da adeguato contrappeso nella varietà dei movimenti del corpo che devono fare su un pavimento tanto pericoloso, così
anche voi dovete tenere saldamente la santa Croce di Nostro Signore al fine di camminare in modo sicuro tra i pericoli che la varietà degli incontri e delle conversazioni potranno portare ai vostri affetti; di
modo che tutti i vostri movimenti siano bilanciati con il contrappeso dell’unica e amabile volontà di
Colui al quale voi avete fatto voto di tutto il vostro corpo e di tutto il vostro cuore. (Immagine 39 in
Appendice)24
Vidi qualche tempo fa una ragazza che portava un secchio di acqua sulla testa, in mezzo al quale aveva
messo un pezzo di legno. Volli sapere il perché ed ella disse che era per fermare il movimento dell’acqua per la paura che essa ne uscisse. Quindi da ora in poi, dissi, bisogna mettere la Croce in mezzo
ai nostri cuori per fermare il movimento dei nostri affetti in questo legno e per mezzo di questo legno al
22
OEA, 14, 78.
S. Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, OCFS 300.
24
OEA, 14, 165.
23
10
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fine che essi non si spandano altrove in inquietudini e turbamenti di spirito. Bisogna sempre che io vi
dica i miei piccoli pensieri. (Immagine 37 in Appendice)25
II. Le similitudini salesiane
A. Le fonti
Le similitudini (che, ricordiamolo, consistono nell’uso simbolico di cose concrete) possono essere prese
direttamente dalla natura o, in modo più sottile, tratte dalla Scrittura. Questa seconda possibilità è quella nettamente preferibile secondo Francesco di Sales. Ciò che vale per i sermoni vale, ovviamente, per tutti gli scritti salesiani.
Quando le similitudini che usa sono tratte direttamente dalla natura, Francesco di Sales le cerca sia nella
Storia naturale di Plinio il Vecchio, una enciclopedia latina del I sec. a.C., sia nella sua esperienza personale. Per
es. l’immagine del rigogolo (immagine 32 in Appendice) è presa da Plinio.
Le rappresentazioni visive proposte dall’autore ci fanno gettare uno sguardo nuovo sulla Croce e sul Crocifisso e ce li fanno vedere sotto aspetti inediti che catturano la nostra attenzione. È certamente l’uso dei simboli
e delle immagini che fa sì che l’opera di Francesco di Sales sia letta ancora oggi con interesse, con piacere.
B. L’“incredibile efficacia” delle similitudini
Francesco di Sales essenzialmente non ricorre alle immagini come ornamenti di stile, per una preoccupazione puramente estetica. L’estetica ha per lui uno scopo pedagogico e morale, come è per tutta l’arte barocca,
l’arte della Controriforma uscita dal Concilio di Trento. Si legge infatti nella Lettera a Mons. Frémyot, che le
similitudini “hanno una efficacia incredibile per illuminare l’intelletto e muovere la volontà”.26
1) “Illuminare l’intelletto”: la verità simbolica
Grazie alle rappresentazioni visive, Francesco di Sales svela al suo lettore/uditore i significati della Crocifissione. I significati simbolici trascendono le culture, i luoghi e le epoche, le credenze religiose perché essi riprendono i grandi archetipi dell’inconscio collettivo che si esprime nei simboli universali e nelle rappresentazioni artistiche, plastiche. I simboli danno una dimensione universale al messaggio. Essi non fissano l’interpretazione in un linguaggio e in categorie filosofiche datate e culturalmente segnate. La formulazione dei dogmi cristiani è culturalmente anacronistica e il ricorso ai simboli è fondamentale perché il messaggio cristiano non si
blocchi in una o in parecchie cappelle dogmatiche e perché le scienze religiose continuino a dialogare con le altre discipline.
D’altra parte il simbolo ha una dimensione antropologica perché interroga nell’uomo ciò che segna la sua
condizione umana: la nascita, la morte, l’oltre la morte, il maschile e il femminile, le relazioni familiari con il
padre e la madre. È la ragione del nostro interesse per le immagini utilizzate da Francesco di Sales e per il messaggio evangelico che queste immagini veicolano. “Le parole di Gesù hanno una grandissima forza suggestiva
perché esprimono delle verità simboliche fondate nella struttura psichica dell’uomo” 27. Francesco di Sales,
aprendo il significato simbolico e spirituale del dogma cristiano, lo rende così parlante, poiché i simboli utilizzati
toccano la psicologia del profondo e si ritrovano in tutte le culture.
Il proposito di Francesco di Sales non ha le sue radici nella teologia speculativa, ma nella teologia mistica,
quella che nel Trattato dell’amor di Dio chiama “la scienza dei santi”. “La profondità di [questa] scienza”, prosegue, “è sempre un po’ difficile da scandagliare”, i simboli concorrono a portare “negli anfratti più disagevoli di
questo discorso una buona e piacevole luminosità”28. L’immagine permette l’investigazione là dove l’intelletto
non può arrivare. Di fronte all’ineffabile dell’esperienza spirituale e del mistero di Dio l’immagine è indispensa25
OEA, 14, 72.
S. Francesco di Sales, Lettera del 5 ottobre 1604 a Mons. André Frémyot, OEA 12, 313.
27
Carl Gustav Jung, Metamorfosi dell’anima e suoi simboli.
28
S. Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, OCFS 4, Prefazione, 92.
26
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bile a chi vuol comprendere e far comprendere: essa non racchiude il mistero insondabile di Gesù e di Dio in un
linguaggio di verità oggettiva. Si può parlare di Dio solo con un linguaggio poetico. La manifestazione di un Dio
invisibile può realizzarsi solo attraverso forme plastiche, simboliche. E l’oggetto simbolico per eccellenza è costituito precisamente dal corpo di Gesù crocifisso che rende visibile agli occhi della carne l’amore infinito di Dio
(Immagine 3 in Appendice):
Guarda, eccolo, quel divino amore del Diletto si trova dietro la parete della sua umanità; osserva come
si fa vedere attraverso le piaghe del suo corpo e lo squarcio del suo costato, come attraverso finestre, e
come da un cancello dal quale ci guarda.
Indubbiamente, Teotimo, l’amore divino, assiso sul cuore del Salvatore come sul suo trono regale,
guarda attraverso lo squarcio del suo costato trafitto tutti i cuori dei figli degli uomini; infatti quel cuore, che è il Re dei cuori, ha sempre gli occhi rivolti ai cuori. Ma, come coloro che guardano attraverso
griglie vedono, ma sono soltanto intravisti, così l’amore divino di questo cuore, o piuttosto questo cuore
dell’amore divino, vede sempre chiaramente i nostri e li osserva con gli occhi del suo amore, ma noi
non lo vediamo, lo intravediamo soltanto.
Infatti, se lo vedessimo così com’è, o Dio, moriremmo d’amore per lui perché siamo mortali, così come
egli stesso morì per noi quando era mortale, e come morirebbe ancora se non fosse immortale.29
Questa immagine dice bene ciò che è un simbolo, che vela e nello stesso tempo svela.
2) “Muovere la volontà”: l’orientamento etico del desiderio
Illuminare l’intelletto e muovere la volontà. Il simbolo, oltre a dire il senso, è attivo. Il simbolo è dinamico. Detto alla maniera di Francesco di Sales, il simbolo ha “una efficacia incredibile […] per muovere la volontà”. “Muovere”, propriamente parlando, significa mettere in movimento. Non siamo nel sentimento, ancor meno
nel sentimentalismo.
A proposito dell’efficacia del simbolo, non dimentichiamo che, nei riti sacramentali, la grazia di Dio agisce attraverso dei simboli, ciò che giustifica la catechesi detta mistagogica 30. Abbiamo visto nella prima parte
come il simbolismo salesiano della Croce è sacramento di vita.
La potenza del simbolo deriva dal fatto che esso si elabora e opera alla congiunzione del corpo e dello spirito. Il desiderio, o ciò che Francesco di Sales chiama le passioni, è un flusso, una energia che chiede di essere
canalizzata e orientata. Il simbolo, per sua natura contemporaneamente corporale (il suo carattere concreto) e
spirituale (il suo significato nascosto), capta e orienta le pulsioni istintive, animalesche dell’uomo sia verso il bene, verso la vita, pulsioni che sono tramutate in virtù, o al contrario verso il male, la morte, e le pulsioni diventano dei vizi.
Nella sua opera di scrittore, e nelle intenzioni di questa, Francesco di Sales agisce [nelle sue rappresentazioni visive] similmente ai pittori della sua epoca quando dipingono dei quadri di devozione.
Le rappresentazioni che Francesco di Sales ci dà del Crocifisso sono delle vere meditazioni. L’immagine
simbolica suscita ciò che nella seconda parte della Introduzione alla vita devota egli chiama le “considerazioni”.
Queste considerazioni devono arricchire “la volontà, che è la parte affettiva della nostra anima, di buoni movimenti, quali l’amore di Dio e del prossimo, il desiderio del Paradiso e della sua gloria” (cap. VI, “Terza parte
della meditazione: affetti e propositi”)31.
Ecco ora tre osservazioni a mo’ di conclusione. In primo luogo, i simboli applicati da Francesco di Sales
alla croce e al Crocifisso evocano tutti la vita. Essi permettono così ai suoi lettori, ai suoi ascoltatori di accettare
il destino, la fatalità della morte. In secondo luogo, la specificità cristiana dell’approccio salesiano deriva dal fatto che tutti i simboli che egli utilizza non sono applicati a personaggi mitologici, ma a un personaggio storico
concreto, Gesù di Nazareth, e a un avvenimento attestato dentro e fuori la tradizione cristiana, il supplizio di Gesù sotto Ponzio Pilato. In terzo luogo, Francesco di Sales ha una teologia della croce molto vicina a quella del
S. Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, OCFS 4, 334-335.
Vd. l’esortazione sull’Eucaristia (Sacramentum caritatis, 64) di Papa Benedetto XVI.
31
S. Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, OCFS 3, 83.
29
30
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vangelo di Giovanni: egli fa riferimento al cap. 3, all’incontro con Nicodemo, dove Gesù si paragona al serpente
di bronzo; vi ho fatto pure allusione a proposito della nozione di rinascita. D’altra parte, in Francesco di Sales
come in Giovanni, la crocifissione è la glorificazione del Figlio dell’uomo.
Philippe Legros
APPENDICE
IMMAGINI DELLA CROCE E DI GESÙ CROCIFISSO NELL’OPERA DI FRANCESCO DI SALES
o COME DALLA CROCE SCATURISCE LA VITA!
Referenze
Immagini
Fonti
Introduzione alla vita (1) “come una donna incinta prepara la culla,
devota V, 13
la biancheria, le fasce…”
-----------------------------------------------(2) L’albero
Trattato dell’amor di (3) “Il divino amore del Diletto […] si fa ve- Ct 2,8-9
Dio, V, 11
dere attraverso le piaghe del suo corpo e lo
squarcio del suo costato, come attraverso finestre, e come da un cancello dal quale ci
guarda.”
-----------------------------------------------Ibid. XII, 13
-----------------------------------------
(4) “ed è la verità che le api mistiche fanno il Ap 5,5; Gdc 14,8-14
loro miglior miele nelle piaghe di questo
Leone della tribù di Giuda, sgozzato”
Sermone per la festa (5) Il ricino di Giona; l’albero di Abramo (la Gio 4,6; Gen 18,14; Gen 21,15;
dell’invenzione della quercia di Mamre); l’albero di Ismaele; il gi- 3Re 19,4
santa Croce
nepro di Elia – ombra
(3/5/1594)
-------------------------------------------------------------------------------------(6) “non vogliamo altro nutrimento che i frut- Ct 2,3
ti della Croce”, festino
-----------------------------------------------(7) La porta della gloria
-----------------------------------------------(8) Un libro
-----------------------------------------------(9) Tre tabernacoli (tre tende)
--------------------------------------Lc 14,26
--------------------------------------Eb 5,8 e 9,19; 1Cor 10,11; Ct 1,12
(S.Bernardo, sermone 43); Gv
19,19
--------------------------------------Mt 17,4 (la Trasfigurazione)
13
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------------------------------------------------
----------------------------------------
10) “Nazareno, che significa floridus”; “bei e Gv 19,19; Ct 1,16
santi fiori di grande virtù”; “nostro Signore si
è reso rosa di martirio, violetta di mortificazione, giglio di purezza”
-------------------------------------------------------------------------------------(11) “sui vostri rami si appoggiano gli uccelli Ez 17,23; Mt 13,32
del cielo”
(12) “un così grande reliquiario”
------------------------------------------------
---------------------------------------
(13) L’albero della Croce e “il frutto eccellente che vi è appeso”, “spine con la rosa”,
“biancospino […] con questo usignolo che vi
abita”
Sermone per la festa (14) “il tempio dell’antica sinagoga non fu Eb 12,2
dell’esaltazione della mai tinto di altro sangue che delle bestie [e]
santa Croce
fu edificato tre volte”
Sermone per l’esposi- (15) Il “pesce callionyme e il fiele conservato Plinio, Storia Naturale, XXXII, 7;
zione della santa Cro- come ricordo”
Tb VI,2
ce (riassunto)
-------------------------------------------------------------------------------------(20/4/1612)
(16) Il torchio
Is 63,2
-----------------------------------------------(17) La scala di Giacobbe
-----------------------------------------------(18) La giovane dell’isola di Sestos
Sermone per la festa di (19) L’albero (il palo) della nave
san Biagio(8/2/1614)
---------------------------------------Gen 28,12
---------------------------------------Plinio, Storia Naturale, X, 5; vd
Trattato dell’amor di Dio, VII,8
Omero, Odissea, (Ulisse e le sirene)
Sermone per il lunedì (20) Il banchetto di nozze, di fidanzamento
Mt 22,1
della diciannovesima
--------------------------------------------------------------------------------------settimana dopo la Pentecoste (15/11/1618)
(21) “Gli alberi cominciano a fiorire presagendo la produzione dei frutti” – “l’albero
della vita”
------------------------------------------------
----------------------------------------
(22) Una donna che si rallegra di mettere al Sal 112,9; Gv 16,21
mondo dei figli
Sermone per il Venerdì (23) L’altare degli Ateniesi
Santo (17/4/1620)
------------------------------------------------
14
At 17,22
----------------------------------------
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(24) Il testamento sigillato e chiuso
Ct 8,6; Mt 26,28; Lc 22,20;1Cor
11,25
(25) Il cacciatore che invia delle frecce
(26) Il banco per soddisfare i debiti
------------------------------------------------
----------------------------------------
(27) L’incenso “gettato sul fuoco [che] dif- Ef 5,2
fonde tutt’intorno il suo fumo odoroso e lo
invia verso l’alto”
------------------------------------------------
----------------------------------------
(28) “un mazzo di fiori composto dalla com- Ct 2,1
binazione dei fiori più belli e profumati che si
possano trovare” – “quattro fiori grandi e meravigliosamente belli che quella benedetta
pianta della passione e morte di Nostro Signore fece schiudere e sbocciare mentre era
sulla croce” (di cui la violetta dell’umiltà)
------------------------------------------------
----------------------------------------
(29) “Sole di giustizia che sembrava essersi Mal 3,2
eclissato tanto il suo colore si era fatto opaco”
-----------------------------------------------(30) Un fiore appassito
Sermone per il Venerdì (31) Il serpente di bronzo
Santo(25/3/1622)
-----------------------------------------------(32) Il rigogolo
------------------------------------------------
Nm 21,6; Gv 3,14
---------------------------------------Plinio, Storia naturale, XXX,11;
Plutarco, Questioni conviviali V,7
----------------------------------------
(33) “Giammai, cervo inseguito da cani e da
cacciatori fu così trasformato”
Lettera a Mme Bour- (34) “Come la rosa è fra le spine”
Ct 2,2
geois, badessa di Puits
d’Orbe (15-18/4/1605)
Lettera alla baronessa (35) Dimora, albero dove nidificare, tabernadi Chantal (fine feb- colo
braio 1606)
Lettera alla stessa
(8/6/1606)
(36) Vello di pecora, lana bianca o rossa; conocchia, fuso piccolo
Lettera alla stessa
(29/9/1608)
(37) Qualche tempo fa, vidi una giovanetta
che portava sulla testa un secchio d’acqua,
nel centro del quale aveva messo un pezzo di
legno. Ne volli sapere il perché, ed ella mi
15
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disse che lo aveva messo per rompere il movimento dell’acqua e impedire, così, che si
rovesciasse
Lettera a Mme de la (38) “una vite contorta questa Croce, ma coFléchère
me è carica di frutti! Non vi è che un solo
(12/10/1608)
grappolo, ma che vale più di mille”
Lettera a Mlle de Bré- (39) “E come coloro che camminano sulla
chard (fine maggio corda tengono sempre il bastone del contrap1609)
peso, per bilanciare con esattezza il corpo secondo i movimenti che devono fare su una
base così pericolosa”
Lettera alla baronessa (40) Pioggia che, cadendo dappertutto, re- Nelle nostre vallate, tra le nostre
di Chantal
spinge il vento che danneggia i piccoli fiori e montagne
(25/2/1610)
sradica gli alberi – rosa e vermiglio
------------------------------------------------
----------------------------------------
(41) La caverna della tortora – santo domici- Ct 2,14
lio
Lettera a Madre Favre (42) Anelli, collane e insegne della sposa (19/2/1618)
banchetto nuziale
Lettera a Mme
Granieu
(24/11/1620)
de (43) I palazzi della Gerusalemme celeste sono fatti delle pietre dure delle tribolazioni
della Croce
Lettera a una Signora
(44) Altare
-----------------------------------------------(45) Porta regale
La Circolare della ICSS è stata fondata nel 1997 ed è pubblicata semestralmente dalla Commissione Internazionale per gli
Studi Salesiani (ICSS) degli Oblati di S. Francesco di Sales (Joseph F. Chorpenning, OSFS, Presidente; Valdir Formentini,
OSFS; Dirk Koster, OSFS; Herbert Winklehner, OSFS). Il suo obiettivo principale è diffondere su scala mondiale le informazioni relative agli Studi Salesiani (S. Francesco di Sales; S. Giovanna di Chantal; P. Louis Brisson, fondatore degli Oblati di S. Francesco di Sales; gli Oblati di S. Francesco di Sales; le Oblate di S. Francesco di Sales; la Visitazione di S. Maria;
Istituti Laicali e Religiosi, membri della famiglia salesiana).
Direttore: Joseph F. Chorpenning, OSFS (Saint Joseph’s University Press, 5600 City Avenue, Philadelphia, PA 191311395, USA; e-mail: [email protected])
Capocronista: Alexander T. Pocetto, OSFS. Le notizie per i numeri futuri devono essere spedite a P. Pocetto via e-mail
([email protected]), fax (610/282-2059), o per posta (De Sales University, 2755 Station Avenue, Center Valley, PA 18034-9568, USA).
Grafica, composizione: Carol McLaughlin
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NOTIZIE DAL MONDO SALESIANO
Maggio 2013: La Provincia dei Paesi Bassi degli Oblati di SFS ha istituito un Comitato Direttivo per diffondere
l’eredità salesiana olandese, soprattutto l’eredità spirituale della provincia stessa, piuttosto che quella materiale.
Il Comitato, che si riunisce ogni sei settimane, è costituito da cinque membri (uno per ognuno dei cinque circoli
della famiglia salesiana olandese) e il suo compito è di assicurare la sopravvivenza e la vivacità future della famiglia salesiana olandese.
26-30 agosto 2013: A Bamé, nel Centro Pastorale Cardinale Bernardin Gantin, sono state tenute le Journées
Salésiennes du Benin, con il tema “La nuova evangelizzazione”; vi hanno partecipato più di quaranta persone dei
vari gruppi salesiani presenti in Benin: gli Oblati di SFS, i Preti di SFS, Le Suore Missionarie Salesiane di Maria
Immacolata, le Suore Salesiane della Visitazione, i Figli e le Figlie di SFS e novizie, postulanti e aspiranti alla
vita religiosa salesiana.
5 settembre 2013: La “quinta rinnovazione della consacrazione”, cioè l’impegno finale, di Monika Rauh come
membro dell’Istituto Secolare di S. Francesco di Sales è avvenuta durante una solenne celebrazione eucaristica
alla Casa di Ritiri S. Paolo a Leitershofen vicino ad Augsburg, in Baviera, e nell’ambito della “Settimana della
comunità”, in cui ogni anno si riunisce l’Istituto Secolare di Germania e Austria. Durante la settimana sono intervenuti tra gli altri p. Konrad Esser, OSFS, Assistente Generale dell’Istituto Secolare, e p. Hans-Werner Günther, OSFS, Assistente Spirituale della Regione di lingua tedesca.
13-15 settembre 2013: Nel Monastero della Visitazione S. Giuseppe di Zangberg in Bavera si sono riunite quattordici visitandine di Germania e Austria con Sr. M. Lioba Zezulka, VSM, Presidente della Federazione della
Visitazione di lingua tedesca, e p. Herbert Winklehner, OSFS, Assistente Aggiunto della Federazione, per riflettere sul tema: “Dio ci dice sì. Vivere i voti oggi”.
Settembre 2013-gennaio 2014: Sotto gli auspici del Salesian Center for Faith & Culture (SCF&C) presso la De
Sales University (DSU), p. John Fisher, OSFS, Direttore ad interim del SCF&C, ha continuato il “programma di
inculturazione” per i nuovi docenti e membri del personale della DSU. Questa iniziativa consiste in incontri
mensili durante il pranzo, ognuno con un diverso tema salesiano: quello di settembre era “Vedere” (profezia e
missione: “Sii ciò che sei…”); quella di ottobre Abilitare (strategie e obiettivi: Le piccole virtù); quello di novembre Agire (abitudini estremamente efficaci: la preparazione della giornata e l’esame) e quello di dicembre
Valutare.
Ottobre 2013: Gli Oblati di SFS della Provincia di lingua tedesca hanno organizzato due pellegrinaggi vocazionali in Austria e Baviera. La meta del pellegrinaggio in Austria è stata la chiesa parrocchiale di S. Francesco di
Sales a Lichtenberg vicino a Linz sul Danubio, e in Baviera Eichstätt dove gli Oblati vivono e operano da novant’anni (1923-2013).
18-20 ottobre 2013: Nella parrocchia Santa Isabel-Viamão si è svolto il 2° Forum di Spiritualità Salesiana, organizzato dagli Oblati di SFS della Provincia del Sud America e dei Carabi in collaborazione con i Salesiani di
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don Bosco della Provincia del Brasile del Sud. Vi hanno partecipato più di 125 persone. Il momento culminante
del Forum è stata l’ordinazione diaconale di due Oblati il 19 ottobre: Jude Jean-Louis e Moise Jean.
3 novembre 2013: A Bad Endorf, vicino a Monaco di Baviera, è stato rappresentato il musical “La Baronessa”
su s. Giovanna di Chantal (www.musical-diebaronin.de). Sono stati venduti tutti i biglietti: il pubblico comprendeva più di 600 persone.
6-10 novembre 2013: Il Consiglio Generale degli Oblati di SFS ha offerto a tutti i professi perpetui della Missione dell’India un’occasione di rinnovamento con un workshop di tre giorni sulla SS. Trinità, a cui sono seguiti
due giorni di ritiro spirituale guidato da p. Barry Strong, OSFS, sul tema “La spiritualità del cuore”. Entrambe le
iniziative si sono svolte presso il Camillian’s Pastoral Health Center di Carmalaram in India.
Avvento 2013: Il SCF&C presso la DSU durante l’avvento ha offerto tre corsi gratuiti on line: Sr. John Marie,
OSFS, ha proposto “La grazia e l’attesa piena”, il diacono George Kelly “Percorrere l’avvento con s. Francesco
di Sales e s. Matteo” (letture del vangelo della domenica) e p. John Fisher, OSFS, ha presentato “Una vita virtuosa” includendo tra le altre opere l’Introduzione alla vita devota e la serie di conferenze di Wendy Wright su S.
Francesco di Sales e i salesiani [= quanti si sono ispirati alla sua spiritualità, N.d.T.]: una spiritualità per il
mondo moderno (vd. sotto). Vi hanno partecipato cinquantasette persone di vari Stati degli USA.
Dicembre 2013-gennaio 2014: La Missione dell’India degli Oblati di SFS ha celebrato quattro ordinazioni sacerdotali, di Kala Sleeva Raju (18 dic.); Paul Raj (20 dic.); Asish Mukalath (4 genn.) e John Gali (9 genn.).
10-12 gennaio 2014: Le Oblate di SFS nella loro Casa Madre a Troyes hanno celebrato il 100° anniversario della morte della loro fondatrice, s. Leonia Francesca di Sales Aviat (1844-1914). Il triduo di celebrazioni si è aperto il 10 gennaio con una conferenza di Sr. Geneviève-Agnès Poinsot, OSFS, su “S. Leonia Francesca di Sales
Aviat, educatrice e madre”, seguita da un’ora di preghiera guidata dalle novizie delle Oblate nella cripta della
Casa Madre dove la Madre Aviat è sepolta. L’11 gennaio è stata celebrata una Messa solenne di ringraziamento
presieduta da mons. Marc Stenger, Vescovo di Troyes, nella chiesa di Saint-Jean, l’ex-chiesa parrocchiale della
Casa Madre. Il triduo si è concluso il 12 gennaio con la professione perpetua di Sr. Françoise-Bernard Grossmann, OSFS, a cui erano presenti circa ottanta Oblate che hanno pure rinnovato i loro voti.
24 gennaio 2014: Celebrazione della solennità di s. Francesco di Sales da parte di tutta la famiglia salesiana in
tutto il mondo.
14-17 febbraio 2014: Otto giovani uomini hanno partecipato a un “weekend informativo” guidato da p. Dominic
Nguyen, OSFS, presso la Casa Provincializia degli Oblati della Provincia di lingua tedesca a Vienna (Austria).
Un esito interessante è stato come i partecipanti hanno delineato l’Oblato di SFS ideale: “È mite, aperto, fiducioso, con senso dell’umorismo e che sa andare in profondità. È originale e una persona che ama contemporaneamente il mondo e il silenzio. In lui vive il desiderio per Dio che è amore”.
15 marzo 2014: Oltre 600 persone hanno partecipato all’11a edizione annuale di “Viva Gesù!”, sponsorizzato
dagli Oblati d SFS del Nord Virginia e del Distretto di Columbia, presso la parrocchia della Madonna del Buon
Consiglio a Vienna (Virginia). Il tema di quest’anno è stato “Francesco & Francesco: vivere il Vangelo oggi”. P.
Peter Folan, SJ, e p. Kevin Nadolski, OSFS, hanno parlato su “Lo spirito salesiano e il Papa gesuita” e p. Michael Newman, OSFS, e Joseph Newman, OSFS, hanno offerto una riflessione su “S. Francesco di Sales &
Francesco I”. Ha presieduto l’eucaristia p. Mark S. Mealey, OSFS, mentre l’omelia è stata tenuta da p. Edward
Fitzpatrick, OSFS.
28-30 aprile 2014: Il 3° incontro annuale del North American Salesian Network (NASN), promosso dal De Sales Resources & Ministries (DR&M) si svolgerà a Detroit, MI. Questo incontro riunisce i responsabili delle realtà salesiane degli USA nell’intento di condividere le relative risorse per meglio diffondere il carisma salesiano.
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1-4 maggio 2014: Pellegrinaggio ad Assisi e Perugia, organizzato dalle Oblate di Soyhières (Svizzera)
nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della morte di S. Leonia Francesca di Sales Aviat, che è morta nel
1914 in esilio a Perugia. Per ulteriori informazioni vd.: www.maisonchappuis.ch.
9-10 maggio 2014: L’incontro annuale dell’Arbeitsgemeinschaft für Salesianische Studien [Gruppo di lavoro
per gli studi salesiani] si svolgerà presso il Salesianum Rosental ad Eichstätt, Baviera. Il tema di quest’anno è:
“Liturgia salesiana”; questi gli interventi: “Participatio actuosa et fructuosa: una spedizione salesiana per esplorare la liturgia” di don Stefan Hauptmann; “Via Lucis: una via della luce dei salesiani” di p. Reinhard Gesing,
SDB; “Francesco di Assisi - Francesco di Sales - Papa Francesco” di p. Johannes Haas, OSFS; “Il diacono nella
tradizione salesiana” di Raymund Fobes.
8-13 luglio 2014: Si svolgerà ad Annecy “Il pellegrinaggio salesiano per giovani”, promosso dalla Committee
for the Salesian Education of Youth [Commissione per l’educazione salesiana della gioventù], per gli studenti
delle scuole superiori degli Oblati di SFS e delle Visitandine di vari Paesi. La Commissione si riunirà poi ad Annecy (1) per organizzare la Salesian Education Conference in programma per il luglio 2015, (2) per costituire un
Salesian Education Consortium delle scuole degli Oblati e delle Oblate di SFS e delle Visitandine e (3) per cercare modi per accrescere la partecipazione alle iniziative di scambi tra docenti e studenti che già si attuano presso le scuole salesiane dell’America del Sud e del Nord e d’Europa. Ricerche, consigli o domande si possono far
pervenire a p. William McCandless, OSFS, all’indirizzo: [email protected].
8-12 ottobre 2014: Il Salesian Scholars Seminar [Seminario degli Studiosi salesiani] che ha luogo ogni due anni
si svolgerà presso il De Sales Resources & Ministries, Stella Niagara, NY. Il tema di quest’anno è “L’amore nella tradizione salesiana e il Trattato dell’amore di Dio”. Per ulteriori informazioni, per favore contattare i responsabili del Seminario: [email protected] o [email protected].
Pubblicazioni e risorse salesiane
LIBRI E ARTICOLI
Gli Annales Salésiennes, nuova serie, n. 8, 2° semestre (2013), comprendono i seguenti articoli corrispondenti
alle conferenze proposte alle Journées Salésiennes del 2013 sul tema: “Fede, amore e libertà in S. Francesco di
Sales”: “La fede di Francesco di Sales secondo Giovanna di Chantal” di Sr. Claire-Elisabeth Coque; “Francesco
di Sales, uomo di fede e di carità” di p. Jean-Claude Mutabazi, PSFS; “Immagini e figure della fede in S. Francesco di Sales” di Sr. Geneviève-Agnès Poinsot, OSFS; “La fede di un discepolo di Francesco di Sales, Luigi Brisson” di Luc Ametodou, OSFS.
André Brix, OSFS, Initiation à la lecture du “Traité de l’amour de Dieu”, Texte établi d’après l’enregistrement
des conférences données au cours de plusieurs weekends de 1977 à 1984 à Ellezelles (Belgique). Conferenze
dattilografate dalle Suore della Visitazione di Ellezelles (Belgio) a partire dalle registrazioni e poi digitalizzate.
Peter Dyckhoff, Wege der Freundschaft mit Gott. Geistlich Leben nach Franz von Sales [Le vie dell’amicizia
con Dio. La vita spirituale secondo Francesco di Sales] (Freiburg im Breisgau: Herder Verlag, 2013). Un adattamento dell’Introduzione alla vita devota proposta dall’autore con parole sue.
Max Engammare, “Licence poétique versus métrique sacrée (II): La polémique entre Bèze et Génébrard
au sujet de la paraphrase latine du Cantique des cantiques (1584-1586)” [Licenza poetica versus metrica sacra (II) : la polemica tra Bèze e Génébrard riguardo alla parafrasi latina del Cantico dei Cantici
(1584-1586)], Revue de l’histoire des religions 1 (2009) : 102-125 ; disponibile on line all’indirizzo :
http://rhr.revues.org/7183.
Eunan McDonnell, SDB, “Freedom to love: The Salesian Perspective on Education” [Libertà di amare:
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la prospettiva salesiana sull’educazione], Indian Journal Divyadaan: Journal of Philosophy and Education, 23/2 (2012): 181-98.
Stéphane-Joseph Piat, Léonie Martin. Eine Schwester der heiligen Thérèse von Lisieux [Léonie Martin.
Una sorella di s. Teresa di Lisieux] (Eichstätt: Franz-Sales-Verlag, 2013). Una biografia sulla visitandina Léonie Martin (1863-1943), sorella di sangue di s.Teresa di Lisieux, che mette in luce ciò che lega
la spiritualità carmelitana teresiana con quella salesiana.
Alexander Pocetto, OSFS, „Love and Belief: Francis de Sales (1567-1622) and the New Evangelization,” [Amore e fede: Francesco di Sales (1567-1622) e la nuova evangelizzazione], Indian Journal of
Spirituality, 25/3-4 (Luglio-Sett., 2013): 264-83.
Alexander Pocetto, OSFS, “Blessed Louis Brisson (1817-1908), the Laity, and Social Dimensions of
the New Evangelization,” [Il beato Luigi Brisson (1817-1908), i laici e la dimensione sociale della
nuova evangelizzazione], Salesianum 76 (2014): 121-40.
La rivista Salesianum 75/4 (Ott.-Dic. 2013) pubblica gli atti del convegno “Al cuore della spiritualità di
s. Francesco di Sales”, che si è svolto a Roma nel 2009 all’Università Pontificia Salesiana in occasione
dei 400 anni dalla pubblicazione dell’Introduzione alla vita devota: Joseph Boenzi SDB, „Francesco di
Sales e l’Introduzione alla vita devota “; Eugenio Alburquerque Frutos SDB, “L’influsso degli scrittori
spirituali spagnoli del XVI secolo sull’Introduzione alla vita devota”; Eunan Mc Donnell SDB, “La
spiritualità dell’Introduzione alla vita devota come ascetica dell’amore “; Morand Wirth SDB, „Cultura
umanistica e umanesimo nell’Introduzione alla vita devota di s. Francesco di Sales”; Valentín Viguera
SDB, “Elementi caratteristici nell’accompagnamento spirituale di s. Francesco di Sales”; Anne-Marie
Baud, “Dalle ‘filotee’ alla Filotea o s. Francesco di Sales e le sue Filotee”; Terence McGoldrick, “‘Nel
matrimonio tutto è santo’: una teologia cristiana del matrimonio”.
Francien van de Beek, Heilige aandacht [Santa attenzione] (Berne, 2013). Un libro di meditazioni, ispirate dall’Introduzione alla vita devota, con una Prefazione di p. Kees Jongeneelen, OSFS.
Stefanie Wolff, Todesverlachen. Das Lachen in der religiösen und profanen Kultur und Literatur im
Frankreich des 17. Jahrhunderts [Ridere della morte. Il riso nella cultura e nella letteratura religiose e
profane nella Francia del XVII secolo] (Frankfurt: Peter Lang Verlag, 2009). Un intero capitolo è dedicato a Francesco di Sales.
VARIE
Con l’aiuto di una sovvenzione della ICSS P. John M. O’Neill OSFS nello scorso anno e mezzo ha elaborato una serie di podcast salesiani sul tema “Sulle orme di s. Francesco di Sales”, che forniscono
spiegazioni molto chiare e dettagliate, con apposite fotografie e cartine, su diversi luoghi salesiani di
Annecy e dintorni. Vi si può accedere all’indirizzo: http://deit.desales.edu/itunesu/. Appena pronti, verranno aggiunti altri podcast simili che sono in preparazione.
P. Michael Murray OSFS, Direttore dei De Sales Spirituality Services (DSS) della Provincia di Wilmington-Philadelphia degli Oblati di SFS continua a mettere a disposizione una grande varietà di contributi salesiani nuovi e già noti sul sito dei DSS, www.oblates.org/dss, per es. le omelie per le domeniche e i giorni feriali o per “Ritiri nel quotidiano” sia per l’Avvento che per la Quaresima.
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Adelinde Heidenreich sta traducendo in tedesco i ritiri tenuti dal beato Luigi Brisson alle Oblate di s.
Francesco di Sales; le traduzioni, per ora relative agli anni 1873-1876, sono disponibili sul sito:
www.louisbrisson.org.
Wendy M. Wright, St. Francis de Sales and the Salesians: A Spirituality for the Modern World [S.
Francesco di Sales e i salesiani (= quanti si sono ispirati alla sua spiritualità): una spiritualità per il
mondo moderno] 12 conferenze, disponibili come Audio CD, Video DVD o Audio MP3, Now You
Know Media (www.nowyouknowmedia.com).
---------------------------------------------------------------------------------------------------------La croce, il cielo e il mondo
Jusqu’au Ciel voirement, au comble de l’Empyre
Cet Arbre de la Croix esleve sa hauteur,
Et nul ne peut atteindre au Ciel de son Empire
Que celuy, qui des Cieux est le supreme Autheur
D’un rien créer ce Tout, en estre Protecteur,
Animer ce bourbier, qui tantost ne réspire
Que le Ciel, et tantost contre le Ciel conspire,
Fut chose bien aisée à notre Redempteur.
Mais que pour ce bourbier il se soit fait passible,
Qu’il soit pendu pour luy : Non, il n’est pas possible
De l’entendre : ce fait notre raison destruit.
Bien sçavons nous que c’est dans le centre du monde
Que cet Arbre est planté, pour marque que son fruit
Est pour tous les bourgeois de la machine ronde.
Alto l’albero della Croce svetta
slanciandosi fino al Cielo elevato;
del suo Regno può toccare la vetta
solo Chi i Cieli con poter ha creato.
Dal nulla il Tutto plasmare e serbarlo,
animare questa polvere gracile
che al Cielo anela per poi rifiutarlo,
fu per il nostro Redentor cosa facile.
Ma per questa polvere anche soffrire…
fino alla croce… : oh, un tale amore atterra
la nostra ragione! Come capire?!
Ben sappiamo che al centro della terra
quest’albero è piantato, ché il suo frutto
salute dia all’uomo per l’orbe tutto.
Questo sonetto è di Jean de La Ceppède (ca. 1548-1623), giudice e poeta religioso di Aix-enProvence. È tratto dalla sua opera maggiore, Les theorèmes sur le sacré mystère de notre redemption [I teoremi sul santo mistero della nostra redenzione], che fu pubblicata in due volumi (1613,
1621). L’opera comprende oltre 500 sonetti, accompagnati da commenti in prosa. Les theorèmes offrono una meditazione seminarrativa sulla vita di Cristo dall’Ultima Cena all’Ascensione. Theorema
è una parola greca che indica un oggetto di contemplazione/speculazione, di studio, da cui in matematica deriva il significato di una dimostrazione di una verità non evidente da sé. Per La Ceppède le
verità della fede cattolica sono meglio presentate se rese visibili, un approccio analogo all’uso di s.
Francesco di Sales di ricorrere a rappresentazioni visive. E caso vuole che Francesco di Sales e La
Ceppède abbiano anche avuto contatti tra loro. Nell’Edizione di Annecy si trova una lettera che
Francesco scrisse a La Ceppède, che aveva inviato al vescovo una copia della prima parte di Les
theorèmes. Francesco afferma di essere “attirato da quella dotta pietà che così felicemente vi fa trasformare le muse pagane in quelle cristiane” (OEA XVI, 287). Il sonetto sopra riportato è tratto da
Les theorèmes, Parte I, libro 3.
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