Relazione L`incontro Aspetti di vita sociale Ad un
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Relazione L`incontro Aspetti di vita sociale Ad un
Relazione L’incontro Aspetti di vita sociale Ad un certo punto mi sono chiesta quale fosse il fatto o l’atto più importante per la nostra esistenza, un punto scatenante; da lì per immediata rete associativa sono arrivata all’Incontro. L’Incontro è l’imprevisto. L’imprevisto ci sorprende sempre è lui a muovere il mondo. È tutto. È ogni attimo che potrà accadere. Nessuna storia può narrarlo. Così, l’idea di scrivere un testo dal tratto sociologico che narrasse tali aspetti, coltivandone la fenomenologia. L’Incontro è la dinamica sociale più complessa, determina secondo varie direzioni il significato ed il significante – attribuendone senso – della pura esistenza socio-culturale; traendone vantaggio culturale, morale o materiale. Ogni aspetto della vita sociale è caratterizzato dalla drammaturgia dell’Incontro. La vita sociale è una rappresentazione che oscilla fra commedia, farsa, dramma, tragedia. L’individuo recita un ruolo che, può essere ascritto o conseguito ed, entra in relazione con gli altri individui attraverso incontri di varia natura. Diventiamo consapevoli di noi stessi, in quanto persone che vanno avanti, anche in virtù delle risposte e delle influenze degli altri su noi stessi. Gli altri ci portano alle nostre doti di autocontrollo. Mediante lo stile, l’attore sociale è in grado di controllare la presentazione di se stesso agli altri; lo stile è la nostra immagine. Siamo fatti di stimoli, i quali ci portano ai cambiamenti del nostro agire potenziale. Stimoli interni, esterni, stimoli resistibili ed irresistibili. L’umore incide nella azione potenziale da compiere. La crescita dell’individuo è importante per divenire in futuro una persona sana. Da bambini, poi da ragazzini, bisogna lasciare spazio al sogno, al divertirsi, giocando, guardando un cartoon attraverso il gioco visivo delle immagini. Bisogna ripercorrere le tappe fondamentali della nostra crescita fino a raggiungere e motivare bisogni e necessità odierne, assecondando le nostre fantasie ed il desiderio di socializzare a dispetto dei divertimenti che ci sono imposti. In questo libro, ho cercato di identificare personalizzando, in qualche caso, vari tipi di relazioni interpersonali. Ho analizzato attraverso la brevità in una creativa sintesi linguistica, l’Incontro in diversi aspetti della vita sociale, come ad esempio, con la Chiesa, le Diversità Sessuali, con il Web, con la Libertà, con la Realtà che Aumenta, con lo Scioglimento dell’Anima, con il Punto di Incontro, con il Consumo, con lo Sport, con Me Stessa, con l’Imprevisto, con la Nutella, con la Notizia, con lo Scontro, ed altro ancora. La voglia di realizzare una disanima sull’Incontro, è figlia della curiosità che mi spinge in una forma moderna ed avveniristica a capire, pezzi della nostra vita quotidiana. Secondo un punto di vista. Il mio. Perché, questo titolo. “Ci vediamo da Rosati” è il simbolo evocativo dell’Incontro che avviene nei Bar. Rosati è un Bar Storico della Città di Roma. Un Incontro dato al Bar è cultura del vivere, sin dalla preistoria. L’uomo si riuniva in caverne e seduti in semicerchio, scambiandosi botte di clava in testa, faceva disegni sui muri. Così, in ogni momento della storia, arrivando sino ai nostri giorni, il Bar ha assolto la funzione di luogo di Incontro, per eccellenza. Ogni uomo nel corso della propria vita, ogni popolo nel corso della sua storia è destinato ad incontrarsi/scontrarsi con il “diverso”. Lo scontro tra le culture tenderebbe ad arrivare alla affermazione della propria; i giovani di oggi, in rapporto a quelli del ’68 pare non vogliano la conquista del mondo o cambiarlo, sono sedotti ed abbandonati dalla elettronica. I media, negli ultimi anni, hanno rafforzano la loro potenza. L’esplosione dei vari social-network ha cambiato drasticamente le abitudini delle persone; i rapporti interpersonali sono diventati freddi. Non più l’amicizia-incontro reale, ma la predominanza di quello virtuale. Tutto oggi è trasformato in fenomeno da esporre in vetrina e, per gli individui la vetrinizzazione è diventata difficile da evitare. Le immagini restituiscono la realtà sociale; si deve al cinema l’avvio del punto di Incontro tra il pubblico e lo spettacolo di massa moderno. Dapprima fu il teatro. Perché fanno così presa, le immagini? Perché è il sogno in movimento che si standardizza nel tempo. Ciò che rimane essere un punto fermo è la religione, strutturalmente funzionale al soddisfacimento dei bisogni di equilibrio del sistema. Sia in termini biologici, psicologici che sociali. Una vita ricca come la mia, piena di esperienze, di viaggi, di lavoro colto e vivace, di gente di ogni tipo; fatta di una realtà che aumenta e si impreziosisce, mi ha portata in modo naturale a realizzare questo lavoro di ricerca, da osservatore partecipante. Una volta, durante una campagna elettorale europea vidi scritto: “Vi invito ad un’Incontro…”. A quel punto, fui pervasa da un forte trauma psicologico-emotivo. Il crollo metafisico, oserei dire. Poi, il sogno. Incontri te stesso in questo viaggio, analizzando la tua interiorità, capendo cosa ci sta dietro e, cosa desideri sia il dopo. Io amo l’Umanità. L’uomo è infinito a se stesso. Illimitato. Quasi titanico. Ironico sino alla fine. Ne sono ingabbiata. Per me è seducente il potere carismatico; non ha motivo di giustificarsi poiché è il superamento delle tecniche divenendo subito potenza. Amo il confronto dialettico e dialogico, la chimica mentale; la visione del mondo non è per tutti uguale, non tutto è scontato, ma ognuno può riconoscere una parte di sé nell’altro. In ultimo, la Conoscenza. Il desiderio di conoscenza porta l’uomo a capire e decifrare il mondo che lo circonda; la sete di conoscenza, del sapere e, la voglia di spingersi oltre, costringe l’individuo a far proprio ogni atto, fatto o persona di curiosità ed interesse. Il significato della nostra esistenza è dato dalla nostra mole di conoscenza delle cose; quanto più sappiamo tanto più ci presentiamo agli altri. Talvolta, ci si mette da parte, dimenticando la propria centralità. Io amo la squadra, ma sono centralista. Amo osservare gli spazi, più diventi grande e più quegli spazi si ridurranno; da piccola li vedevo immensi. La mia realtà è così vasta da poterla raccontare. Volevo proprio arrivare in quel punto esatto. Ed io, “Miss Sturm und Drang”, sono arrivata proprio, in quel punto esatto. Giorgia Butera