Intervista Daisy - Daisy Gilardini

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Intervista Daisy - Daisy Gilardini
ri t r at t o
nel mondo degli orsi
con daisy
Una fotografa naturalista luganese di fama mondiale, le cui immagini hanno ricevuto molti premi e riconoscimenti, ci accompagna nel magico mondo degli orsi e ci racconta cosa significhi
avvicinarsi a loro per fotografarli.
testo Antonella Broggi - [email protected]
foto Gabriele Campeggio
D
aisy Gilardini è una fotografa luganese di fama mondiale. Oggi
vive in Canada, da dove parte per
fotografare la natura e in particolare il meraviglioso mondo degli orsi. È ambasciatrice svizzera di Nikon e le sue immagini
sono state pubblicate da National Geographic,
BBC, WWF, solo per citarne alcune. I suoi scatti
in Artico e Antartide le sono valsi prestigiosi premi internazionali. L’abbiamo incontrata a Lugano, in una giornata fredda e piovosa di fine maggio, per la presentazione, in prima mondiale, del
suo nuovo libro, “Nel mondo degli orsi”, e grazie
alle sue meravigliose immagini, siamo entrati in
punta di piedi nell’affascinante mondo degli orsi.
PERCHÈ LA FOTOGRAFIA
NATURALISTICA
“Come la maggior parte di noi, sono cresciuta attorniata da moltissimi orsacchiotti di peluche. A
un certo punto ho cominciato a chiedermi come
mai l’essere umano ami tanto questo animale in
particolare. Tanto da riprodurlo in versioni tenerissime su ogni abitino, giocattolo o decorazione
per neonati, sotto forma di pupazzo ovviamente,
ma anche in fiabe, disegni animati e film, addirittura in forma di biscotti, caramelle o dolci. Non
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solo, dall’antichità l’uomo ha riprodotto l’orso
nelle caverne e ne ha conservato i teschi, rinvenuti in scavi archeologici. Molte popolazioni
hanno attribuito all’orso poteri curativi e mistici
e ancora oggi, parti del suo corpo, le zampe, la
bile e i testicoli, purtroppo sono considerati
curativi dalla medicina
cinese e una prelibatezza culinaria. Le ipotesi ad avvallare questa
fascinazione dell’uomo
verso questo grande
mammifero sono diverse. Sicuramente la sua enorme stazza, unita al
fatto che spesso l’orso si alzi sulle zampe posteriori e cammini assumendo un’andatura simile a
quella umana, oltre all’incredibile somiglianza di
un orso scuoiato con il corpo umano.
L’orso, poi, va a morire in caverne nascoste, e
questo fa sì che sia davvero raro trovare una sua
carcassa. Un’abitudine particolare, che in passato gli ha conferito un’aura misteriosa.
Così, sempre più affascinata da questa grande
creatura, nel ’95 decisi di partire per l’Alaska,
con l’obiettivo di riuscire a vederne uno. Allora
ero contabile, e dissi ai miei colleghi che non sa-
«Da sempre
l’uomo
è affascinato
dall’orso»
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L’orso kermode
(Ursus americanus
kermodei) è uno
degli orsi più rari
al mondo.
È un orso nero
dalla pelliccia
bianco/crema
data da un gene
regressivo.
Vive
principalmente
al centro e nella
costa nord della
British Columbia
in Canada.
Questo scatto ha
vinto nel 2015
il premio
“Nature’s Best
Wildlife Highly
Honoured 2015”.
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ancora una femmina di Kodiak si è avvicinata e
ci ha attaccati, ma è stato sufficiente che la guida
gridasse “stop” perché lei si fermasse e quindi si
allontanasse. In realtà gli orsi bruni sono molto
meno aggressivi di quanto si dica, e davvero poco
interessati all’uomo. Le femmine sono molto più
preoccupate di difendere i loro cuccioli dai grandi maschi e più volte è capitato che li lasciassero vicini a noi per andare a pescare, sicure che i
maschi non si sarebbero avvicinati a noi, e quindi
neppure ai cuccioli indifesi!”.
LO STILE FOTOGRAFICO
“Negli anni ho affinato la mia tecnica e si è delineato uno stile che sento mio. Un linguaggio
semplificato al massimo e una composizione delle mie immagini diventata essenziale. Faccio della semplicità il vero valore delle mie immagini”.
rei tornata senza una foto di un orso. Quel primo
scatto fu galeotto e da allora sono tornata dozzine di volte nei territori degli orsi.
Il primo incontro, per una ragazza di città come
me, è stato una scarica di adrenalina pura, e sono
rimasta totalmente affascinata dalla forza, dall’energia e nel contempo dalla pacatezza di queste
enormi creature”.
LA VITA DI UNA FOTOGRAFA
NATURALISTA
“Passione, pazienza, perseveranza e calma sono
le caratteristiche imprescindibili del fotografo
naturalista. Ci si reca lontano dal mondo civilizzato, in ambienti a volte impervi e inospitali. Si
SCHEDA
biografica
Nome: Daisy
Cognome: Gilardini
Nata il: 3 ottobre 1968 a Lugano
Stato civile: coniugata con David McEown
Professione: fotografa naturalista
Un libro: Siddharta
Una canzone: “Never Die Young” James Taylor
Un film: “Forrest Gump”
Un piatto: Gratin dauphinois
Un motto: “Va’ dove ti porta il cuore”
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aspetta per ore, giorni, anche settimane prima
di riuscire a incontrare un orso. In questi lunghi
momenti di attesa, si raggiunge uno stato meditativo e si entra in contatto con Madre Natura.
Fotografare nelle zone più fredde del pianeta
poi presuppone un abbigliamento che non rende
facile i movimenti. Le batterie gelano e gli schermi LCD degli apparecchi smettono di funzionare, cosicché è impossibile verificare sul posto gli
scatti fatti. Gli orsi bianchi poi, essendo carnivori, sono più pericolosi, ed è possibile fotografarli
solo da lontano, con grandi teleobiettivi, o a bordo di appositi camion, con un punto di vista però
dall’alto, che a me non piace particolarmente.
Spesso mi chiedono quanto riesco ad avvicinarmi
agli orsi per poter realizzare i miei scatti. Spesso
uso potenti teleobiettivi, ma accompagnata da
guide esperte mi sono già avvicinata moltissimo ad orsi bruni, neri e di kermode. Una volta
ci siamo avvicinati a un maschio Kermode, che
non si è affatto innervosito e che anzi ad un certo punto si è addormentato. Ero tanto vicina da
poterne sentire il respiro. In un’altra occasione
invece, in riva al fiume, mentre gli orsi pescavano i salmoni, una femmina ci è passata accanto per raggiungere il suo cucciolo e ha pestato
il piede dell’uomo accanto a me. Un’altra volta
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LE FOTOGRAFIE COME MESSAGGIO
“Credo che la fotografia naturalistica debba
mandare un messaggio, arrivare al cuore e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla meraviglia
SCARICAMI
Online trovate il documentario di Daisy Gilardini
sugli orsi kermode.
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della natura, sulla sua fragilità e sul dovere che
abbiamo noi esseri umani di rispettarla, tutelarla
e salvaguardarla. Se la ricerca scientifica in ambito ecologista può essere considerata il cervello,
la fotografia naturalistica è il cuore.
Nel 2015 sono rimasta 15 giorni, 117 ore, ferma
davanti alla tana di un’orsa e dei suoi cuccioli,
aspettando che uscissero. Quando è successo, ho
scattato delle immagini che, pubblicate in rete
dalla CBC (Canadian Broadcasting Corporation), in pochissimo tempo sono diventate virali,
contribuendo alla mia notorietà, ma facendomi
anche perdere completamente i diritti di copyright. Un effetto negativo in parte, ma la vera
missione delle mie immagini è proprio questa:
arrivare al cuore del maggior numero possibile
di persone, affinché si innamorino di queste meravigliose creature e dell’ambiente che le ospita,
insegnandoci a tutelare entrambi”. v
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