Caratteristiche e funzioni della Rete italiana di banche
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Caratteristiche e funzioni della Rete italiana di banche
PHYTOMAGAZINE.COM Edizione n. 50 del 28 Aprile 2006 - SPEC. VERDE URBANO [login] [registrati] nessuna - Box 1 nessuno Sommario Biblioteca Eventi dalle Aziende SiteMap Staff Home > Scienze ambientali > La Rete italiana banche germoplasma Caratteristiche e funzioni della Rete italiana di banche del germoplasma di Rosa D'Ancona nessuno - Le specie ornamentali in estinzione protette dalla Cites - 180 Paesi si impegnano alla protezione della biodiversità Lo studio, la valorizzazione e difesa della biodiversità e delle risorse genetiche vegetali presen ti sul territorio italiano sono alla base dell’attività delle Banche del germoplsama costituitesi in numerose regioni italiane per tutelare un patrimonio, in molti casi, a rischio di estinzione. L’Italia è il Paese E uropeo con la maggiore varietà di piante e fiori, ma è anche quello con il più alto numero di specie a rischio d i estinzione. Cosa fare perché il nostro territorio conservi la sua biodiversità? E’ sufficiente fronteggiare il problema con le banche del germoplasma esistenti e che fino a questo momento non hanno goduto di un collegament o che facesse di queste istituzioni una rete operativa sul territorio? Per dare una risposta concreta a questi interrogativi è stata realizzata la Rete italiana di banche del germoplasma (box 1), la cui attività contribuirà a livello nazionale alla conservazione delle piante della fl ora spontanea italiana, principalmente quella minacciata. Con Gianni Bedini del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, tra i responsabili del pro getto, abbiamo discusso della realizzazione e degli obiettivi di quest’organismo. Quando e come nasce l'idea di dar vita alla Rete italiana di banche del germoplasma? “L'idea di dar vita alla Rete italiana di banche del germoplasma nasce sullo sfondo di un progetto di analoghi contenuti ma di più ampia portata geografica, denominato Ensconet ( European Native Seed Conservation Network), lanciato nel 2004 con il sostegno finanziario dell'Unione europea. Con la supervisione dalla prestigiosa Millennium Seed Bank dei Kew Gardens di Londra, Ensconet coordina il lavoro di 19 banche semi operanti in 12 Paesi dell’Ue, pricipalmente per contribuire al raggiungimento su scala europea di specifici obiettivi posti dalla Global Strategy for Plant Conservation (Gspc) e dalla European Strategy for Plant Conservation (Epcs). La delegazione italiana in Ensconet è formata dalle banche semi della Regione Lombardia (localizzata presso l'Università di Pavia), del Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento e del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa. Per i rappresentanti delle tre sedi, le riunioni organizzate nell'ambito di Ensconet sono state le prime occasioni di incontro collegiale in ambito tecnico, specificamente dedicato alle banche semi, alla loro tecnologia, alla gestione delle collezioni di semi di specie spontanee, alle problematiche legate alla raccolta di semi, ai metodi per la loro preparazione per la conservazione a lungo termine. Vista la straordinaria efficacia delle riunioni in termini di trasferimento di conoscenze e di scambio di esperienze, al termine di una giornata di incontro particolarmente fruttuosa, abbiamo cominciato a riflettere su una rete italiana dove riversare le considerazioni e le raccomandazioni scaturite dall'incontro, che altrimenti sarebbero rimaste confinate alle rispettive sedi lavorative. La spinta decisiva verso l'organizzazione della rete venne da Internet: tramite una richiesta lanciata su un motore di ricerca con le parole germoplasma e Italia, venimmo a conoscenza di molte banche di semi, di cui ignoravamo l'esistenza, operanti presso diversi enti - aree protette, sia regionali sia nazionali, Regioni, Province, Università - o anche come organizzazioni private, disseminate su tutto il territorio nazionale. Decidemmo così, davanti al monitor di un computer pieno di nomi e indirizzi di banche semi, di proporre l'organizzazione di un incontro dove lanciare la proposta di coordinamento nazionale alla comunità di banche di semi. L'incontro, organizzato a Trento nell’aprile 2004, con il titolo Banche del germoplasma: uno strumento per la conservazione. Verso una rete nazionale in prospettiva europea, ebbe larga partecipazione, superiore alle aspettative, e stimolò una vivace discussione. Emerse chiaramente la comune volontà di giungere alla organizzazione formale di un soggetto giuridico, abilitato a rappresentare a livello nazionale il settore delle banche semi di specie spontanee. Dopo altri incontri tenutisi a Roma, Milano e Pavia, il 1 dicembre 2005, a Trento, i delegati di 18 istituzioni, di fronte a un notaio, hanno sottoscritto lo statuto della rete, denominata Ribes (Rete Italiana di Banche del germoplasma per la conservazione Ex Situ di specie spontanee) ed eletto il consiglio direttivo. Questo atto formale ottempera a uno specifico obiettivo della succitata Gpsc, che suggerisce la creazione di reti di coordinamento nazionali, regionali e internazionali per scambiare conoscenze e tecnologie, sviluppare sinergicamente azioni comuni per fissare priorità ed evitare sprechi e duplicazioni ”. Quali sono gli Enti che hanno collaborato alla sua realizzazione? “Al piccolo nucleo iniziale delle banche semi di Trento, Pisa e della Lombardia, si sono aggiunte - dopo il 2 aprile 2004 - altre istituzioni che, dopo aver contribuito alla fase preparatoria, sono state annoverate tra i soci fondatori il 1 dicembre 2005, a seguito della sottoscrizione dello statuto. Infine, fondamentali contributi per l'individuazione degli obiettivi della rete e per la redazione del relativo statuto sono giunti da organizzazioni che, pur non avendo in gestione banche di semi, hanno vasta esperienza nel campo della conservazione e hanno inviato propri delegati alle riunioni preparatorie: Matt, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio - Ufficio Conservazione della Natura; Apat (Agenzia per la Protezione PHYTOMAGAZINE.COM dell’Ambiente e servizi tecnici); S.B.I. (Società Botanica Italiana) ”. Quali vantaggi deriveranno dall'attuazione di questa rete rispetto a quelle che sono le banche esi stenti a livello regionale? “I vantaggi derivanti dalla gestione coordinata dei programmi delle banche semi, rispetto al loro funzionamento individuale, sono stati messi in luce durante la ampia discussione che ha preceduto la costituzione formale di Ribes. In primo luogo, la condivisione di metodologie di conservazione, di collezioni, coordinando strutture e personale, sostiene la missione di Ribes a livello nazionale, quale voce autorevole delle banche semi italiane: nessuna singola struttura potrebbe da sola aspirare a questo impegnativo ruolo. Inoltre, il collegamento con progetti europei quali il già citato Ensconet o l'affine Gen-Medoc (Réseau de centres de conservation du matériel génétique de la flore des régions méditerranéennes de l’espace Medocc, Fesr-Interreg III B, 2003-03-4.1-E-060) assicura l'adeguamento degli standard delle banche semi italiane a quelli internazionalmente riconosciuti, da cui si auspica che derivi un progressivo miglioramento della qualità delle collezioni di germoplasma di specie spontanee in Italia e, in prospettiva, una leva normativa che incentivi le collezioni di buona qualità rispetto a quelle allestite e mantenute in assenza di standard certificati. Ancora, la possibilità di suddividere il piano d'azione della rete in distinti gruppi di lavoro garantisce che responsabilità e opportunità siano distribuiti su tutti i nodi della rete, secondo le relative competenze scientifiche e territoriali, anziché essere accentrati su singole strutture: questa impostazione, cui corrisponde il principio di gestione democratica della rete, il cui organo decisore è l'assemblea dei soci, è stata scelta considerando che un sistema distribuito è intrinsecamente più stabile di uno centralizzato. A questa impostazione si è giunti anche in considerazione della necessità di duplicare le collezioni e di conservare i duplicati in sedi distanti tra loro, come misura di sicurezza contro malfunzionamenti degli apparati tecnologici, incendi o altri eventi catastrofici ”. Sono state censite le specie in via di estinzione? Quali le piante che corrono maggiori pericoli? “I censimenti di specie in via di estinzione sono in atto da tempo, sotto la supervisione di organismi internazionali e nazionali. Esistono diversi repertori, generalmente noti come Liste rosse, nei quali le specie sono elencate in base a una categoria di rischio definita – in base a precisi parametri quantitativi - dalla Iucn (Unione mondiale per la conservazione della natura), che ha identificato una scala di dieci categorie di rischio d’estinzione: EX (Extinct – estinto), EW (Exinct in the Wild – estinto in natura), RE (Regionally Extinct – estinto nella regione), CR (Critically Endangered – minacciato d’estinzione), EN (Endangered – fortemente minacciato),VU (Vulnerable – vulnerabile), NT (Near Threatened – potenzialmente minacciato), LC (Least Concern – non minacciato), DD (Data Deficient – dati insufficienti), NE (not evaluated – non valutato). Le liste rosse differiscono per scala geografica e per numero di specie. Esistono liste rosse mondiali, nazionali e regionali. Per l'Italia, il Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con la S.B.I. ha recentemente prodotto elenchi aggiornati, con dati sulla distribuzione di circa 1.100 specie considerate minacciate, suddivisi per regione. E' quindi possibile desumere, da questi repertori, le specie attualmente da considerarsi a maggior rischio in Italia. Ad esempio, Haplophyllum patavinum è una piccola pianta strisciante a distribuzione illirica, raggiunge il limite occidentale della sua diffusione in Italia, dove è limitata a un’area molto ristretta dei Colli Euganei, in provincia di Padova. Gravemente minacciata dall’estendersi delle pratiche agricole e dall’edilizia, la sua conservazione è compromessa anche dalla scarsa fertilità e dalla necessità di simbiosi micorrizica con un fungo del genere Penicillum. Il fiordaliso del Borla (Centaurea montis-borlae) è un bel fiore delle Alpi Apuane, dove è confinato alle pendici settentrionali del Monte Borla, nei bacini marmiferi della provincia di Massa Carrara. La sua produzione di semi è scarsa e le rupi di marmo dove vegeta sono minacciate dalle attività estrattive, particolarmente intense nella zona. Poiché la pianta non vive in altre zone, la sua scomparsa dalle Alpi Apuane significherebbe la scomparsa dal pianeta. Altre piante esclusive dell’Italia vivono sulle isole, dove si sono differenziate in seguito a isolamento geografico. Ne è un esempio il ribes sardo (Ribes sardoum), arbusto endemico della Sardegna che vive in una valletta del Monte Oliena. La specie, che produce modeste quantità di frutti eduli, è minacciata dagli incendi e dall’eccessiva pressione del pascolo. Altri repertori che identificano specie minacciate sono contenuti negli allegati alla Direttiva Comunitaria 92/43, meglio nota come “Direttiva Habitat”. In particolare, l'allegato II elenca specie di interesse comunitario la cui protezione richiede la designazione di siti di interesse comunitario, indicati con l'acronimo Sic. E' da notare che a differenza delle Liste rosse, che sono sostanzialmente elenchi redatti a fini scientifici e non recano vincoli normativi, gli allegati della direttiva Habitat sono legalmente vincolanti e richiedono l'adozione di strumenti legislativi per la tutela delle specie che vi sono incluse ”. Quali saranno le principali attività della rete Ribes? “Ribes è un’Associazione di Enti che operano senza fine di lucro, nel campo sociale, per la difesa dell’ambiente. Le sue attività saranno mirate a contribuire a livello nazionale alla conservazione delle piante della flora spontanea italiana, principalmente quella minacciata. In particolare è disponibile per contribuire al raggiungimento di obiettivi imposti dalle convenzioni internazionali cui l'Italia aderisce. Tra queste si annoverano le succitate Gpcs e Epcs, che invitano ad assicurare la conservazione ex situ del 60% delle specie a rischio e ad avviare programmi di moltiplicazione e reintroduzione sul 10% di queste specie entro l’anno 2010 (Gspc, obiettivo 8), oltre alla conservazione ex situ dell’80% delle specie a rischio entro il 2010 (Epcs, obiettivo 2.5) ”. Rosa D'Ancona [invia tramite email] © 2001 - 2006 Phytoline srl. Tutti i diritti sono riservati. Phytomagazine è un marchio registrato da Phytoline srl