Dalla Cronistoria delle Suore Sacramentine

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Dalla Cronistoria delle Suore Sacramentine
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Dalla Cronistoria delle Suore Sacramentine non vedenti
Alcuni brani dove viene menzionata Madre M. Tarcisia dell’Incarnazione
L’idea di una famiglia di Suore non vedenti ebbe origine nel 1913, da un
suggerimento del Prof. Augusto Romagnoli, cieco, Direttore dell'Istituto dei ciechi "Regina
Margherita, di Roma. Il fatto avvenne così: alcune giovani ospiti, che avevano manifesti segni di
vocazione religiosa, avevano bussato a diversi conventi, ma erano state respinte per la loro
minorazione fisica. Un giorno il Direttore dell'Istituto, narrando al Cappellano, il nostro Don
Roberto Risi, la penosa situazione di quelle giovani, concluse dicendo: "Suggerisca a Don Orione
che, quando fonderà una congregazione femminile, pensi anche a queste figliole".
Il 27 novembre del 1915, qualche mese dopo la fondazione delle Piccole Suore Missionarie
della Carità, Don Orione accettava la prima giovane cieca dell'Istituto Regina Margherita, di
nome Iride Papiri, di anni 22. Pochi giorni dopo, l’8 dicembre, Don Orione, trovandosi a Roma,
si recò a celebrare la Messa nell'Istituto Regina Margherita. Fece la predica e alla fine concluse:
"Vi porto i saluti di Iride. Sta bene, è contenta. Se resiste quella, ne riceverò delle altre e fonderò
la famiglia delle Suore cieche adoratrici. "La proposta del Servo di Dio destò grande entusiasmo
nel cuore di quelle buone figliuole. Nel luglio del 1916 una seconda giovane, Anita Niri, di
ventisei anni, lasciava l'Istituto per unirsi alla compagna Iride a Tortona.
Arrivando da Roma, il 26 giugno del 1916, il Servo di Dio annunciava l'arrivo a Tortona della
Niri, dicendo: "Per San Pietro manderò quassù un'altra buona figlia, la cieca e poi alcune altre e
così, se piacerà al Signore, la prima famiglia religiosa che uscirà sarà quella delle Suore cieche.
Queste vestiranno di bianco e serviranno Gesù, in Sacramento. Poi si farà, quello che Dio vorrà,
con la sua grazia. Se Dio vorrà, farà ben Lui tutto". (D. Orione alle PSMC).
Nelle memorie di Madre Maria Tarcisia leggiamo: "Fin da allora D. Orione vagheggiava
l'idea, di riunire queste umili creature in una unica famiglia, che vivesse ai piè del santo
Tabernacolo una vita di mortificazione, di adorazione, di salmodia, e consumassero la loro
esistenza dinanzi al SS.mo Sacramento in spirito di pura, di vivissima fede, di amore ardente, a
pro’ del Vicario di Cristo, il Papa, per la S. Chiesa, per la santificazione del Clero, per l'amata
Congregazione e per tutti i fratelli erranti". Arrivando a Tortona, Anita incontrò Iride, mentre
questa attingeva l'acqua dal pozzo. Comprese così, subito che la preghiera, e il lavoro dovevano
essere i principali fattori della perfezione religiosa nelle case di D. Orione, anche per le Suore
prive di vista e che esse dovevano prestare il loro contributo per tutto ciò che sapevano e
potevano fare.
Il 10 marzo 1917 altre due Aspiranti si staccarono dallo stesso Istituto e furono accolte da
D. Orione a Tortona: Pasqualina Trancassini e Angela Jona, già mature di anni. D. Orione, in
data 27 gennaio dello stesso anno, scriveva a Tortona: "Ho accettato in questi giorni altre due
cieche e spero che faranno bene. Ce ne sono altre qui e altrove, perché non so come si sia sparsa
la voce per gli Istituti delle cieche che ora avranno le Suore anche loro."
Intanto il sig. Canepa di Genova, benefattore di D. Orione, offriva al Servo di Dio una
sua casa, situata sulle alture di Quezzi, con il desiderio che fosse riservata per le Suore cieche.
Questa donazione fu davvero provvidenziale. Infatti, la venuta a Tortona delle Suore Clarisse,
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sfollate dal Veneto a causa della guerra e alloggiate a S. Bernardino, rendeva necessario sistemare
altrove alcune Suore Missionarie, per lasciare un posto più comodo alle ospiti.
Fu così che Iride, ancora in qualità di postulante, venne mandata, come Superiora nella nuova
casa di Quezzi, con due consorelle vedenti. Anita Niri, che nel maggio 1919 ricevette da D.
Orione l'abito religioso delle PSMC, con il nome di Suor Maria Giovanna, si occupò dell'Asilo e
dell'Oratorio femminile di S. Bernardino; le furono affidate poi le postulanti. Gualche anno dopo
fu mandata da D. Orione Superiora al Paterno.
A Pasqualina Trancassini, che entrò in piena maturità (52 anni), colta, intelligente, istruita,
anche in latino, D. Orione affidò l'incarico di aiutare nello studio del latino gli aspiranti al
Sacerdozio più bisognosi. Per tenerla nell'umiltà, il Fondatore la metteva nell'ultimo posto e,
pur conoscendo il suo desiderio di vestire l'abito, dava la precedenza ad altre più giovani. Il
Signore, per purificare quest'anima e renderla in breve tempo degna del cielo, permise pure che
alcune consorelle vedessero di malocchio quella postulante cieca adibita a quel delicato impegno
e la trattavano male: le dicevano che era una ricoverata, una minorata. Pasqualina si sottomise
alla prova del Signore: soffriva, taceva, pregava e continuava ad occuparsi dei piccoli aspiranti.
Angela Jona, si fermò poco a S. Bernardino: essa venne quasi subito inviata a S. Sebastiano
Curone (Alessandria), nella Scuola Materna. Nel 1919 D. Orione le diede l'abito religioso,
imponendole il nome di Sr Maria Sebastiana. Essa sarà la prima Superiora delle Suore
Sacramentine. (…)
Il 27 marzo 1927 D. Orione scrisse da Tortona a Sr Maria Sebastiana, che a S. Sebastiano
si occupava dell'asilo infantile: "La grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo siano sempre
con voi e con tutte le Suore di codesta casa. Pregate tanto, perché desidero con il divino aiuto
servirmi di voi per dare principio alla famiglia delle Suore cieche, come vi avevo promesso. Penso
che sarà un dolore per voi lasciare S. Sebastiano, ma vi ritornerete. "Sr M. Sebastiana (Angelina
Jona) era entrata da piccola nell'Istituto Regina Margherita di Roma. La piacevolezza ed
esuberanza di carattere la rendevano amabile. Era la beniamina dei Nobili di Savoia, fondatori
dell'Istituto, e in modo speciale della Regina Margherita, che, nelle sue frequenti visite
all'Istituto, si accostava subito ad Angelina e le riempiva le tasche di confetti. Nei frequenti
contatti con la nobiltà, Angelina, sebbene figlia di contadini, seppe ricopiare la finezza dei modi,
il tratto educato e quasi aristocratico. Queste sue prerogative, unite ad una virtù soda ed una
pietà illuminata, formavano in lei quell'indispensabile corredo di doti, che erano necessarie alla
sua futura missione. Sr M. Sebastiana accettò la nuova responsabilità, pur sentendo il sacrificio
che le imponeva, di rinunciare al gradito compito tra i bimbi, al quale si sentiva per natura tanto
inclinata.
Intanto D. Orione preparava tutto ciò che sarebbe stato necessario alle future adoratrici.
Scrisse a Sr M. Stanislaa, Superiora nella casa di Quarto (Genova), dicendole di preparare in
quella casa, un piccolo nido per le Sacramentine, che sotto la sua guida, dovevano trascorrere
l'anno del noviziato.
Pensò all'abito: si recò dalla Superiora delle Suore Adoratrici in Roma, presso S. Pietro in
Vincoli (vicino alla nostra casa di Sette sale). Spiegandole il progetto, disse: "Abbia la bontà di
preparare un modello che manderò a ritirare. Non voglio prendere tutta la loro divisa. Desidero
che le Sacramentine vestano totalmente di bianco, abbiano uno scapolare rosso e, su questo,
un'Ostia fra i raggi; sulla fascia bianca, quattordici crocette rosse che ricordino le quattordici
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stazioni della Via Crucis"
Nasce la famiglia sacramentina (15.08.1927) - Il Fondatore stabilì per la fondazione la
festa dell’Assunta. Radunò a Tortona le quattro aspiranti: Sr M. Sebastiana (Angelina Jona), Sr
M. Cecilia (Maria Marocchino), Sr M. Luigia (Zefferina Verga) e una postulante, Erminia Spiga.
Queste quattro aspiranti il 6 agosto iniziarono un corso di esercizi spirituali.
Il giorno dell'Assunta Don Orione, coadiuvato dal Canonico Perduca (Direttore delle sue
Suore), diede inizio alla funzione. La cappellina era sgombra di banchi e un ampio tappeto copriva
il pavimento. Su di esso si prostrarono, distese, le quattro aspiranti e restarono cosi ricoperte da
un drappo funebre, mentre si cantava il salmo Miserere e la campana suonava a lenti rintocchi.
Terminato il canto e asperso il drappo con l'acqua santa, le aspiranti si levarono e si accostarono
alla balaustra. Allora D. Orione impose l'abito e il nome:
Sr Maria Tarcisia dell'Incarnazione,
Sr M. Chiara del SS. Sacramento,
Sr M. Giuseppina dell'Assunzione,
Sr M. Annunziata della SS.ma Trinità.
"La funzione - ricorda Sr M. Tarcisia - riuscì commoventissima. D. Orione era al colmo della
gioia e, tra le cose belle che disse nel discorso di circostanza, asserì che egli intendeva, offrire col
nuovo ramo religioso un fiore al trono della S. Madonna, perché essa stessa con le sue benedette
mani l'avesse offerto a Gesù Sacramentato. Espresse anche il desiderio che negli angoli del
corporale servito in quel giorno, fossero ricamati i nomi delle prime Adoratrici e si conservasse
in memoria. Purtroppo con nostro grande dolore il corporale è stato smarrito. Madre Tarcisia
asserisce: "A funzione terminata ci chiamò in parlatorio, ci parlò da Padre, ci incoraggiò e
consigliò da santo, indi ci benedisse e ci lasciò con la più vera e santa letizia nel cuore. Uscendo
dal parlatorio con un grappolo d'uva in mano, regalatoci dal Padre, fummo accolte e fatte segno
alle più delicate dimostrazioni di fraterno affetto delle nostre consorelle Missionarie, che, spinte
dalla devozione a D. Orione, presero d'assalto il grappolo d'uva, tanto da non lasciarcene un
acino. Don Orione, terminata la vestizione, aveva esposto il SS. perciò noi, appena potemmo
svincolarci, cominciammo il nostro turno di adorazione. E sentivamo il bisogno di ritornare in
cappella, per effondere dinanzi al Signore i sentimenti di gratitudine, di ammirazione, che si
alternavano nell'animo nostro per tanta divina bontà a nostro riguardo. L'inno di ringraziamento
si era cantato tutti uniti al termine della santa funzione, ma il cuore di ciascuna sentiva di doverlo
ripetere ancora per le grazie intime, personali, attraverso le quali la bontà divina ci aveva
condotte, direi quasi per mano, per farci giungere a quel punto. Con la benedizione eucaristica,
Gesù pose il suggello a quella memorabile giornata. Benedizione che fu suggello e caparra di
quanto ha fatto e va continuamente facendo per la nostra Famigliola. Il giorno 17, a sera,
deponemmo ai piedi della, santa Madonna la ghirlanda di rose con cui ci avevano incoronate il
giorno della vestizione.
Prima residenza a Quarto di Genova - Dodici giorni dopo la vestizione, le quattro
Sacramentine, vestite in abito civile, lasciarono la Casa Madre alla volta di Quarto dei Mille, per
iniziare il noviziato sotto la guida di Sr Maria Stanislaa.
Il giorno 23, con l'abito delle grandi solennità (velo lungo quanto l'abito, manto ampio con
lo strascico), precedute dalla croce, accompagnate dalla Superiora e consorelle, seguite da
numerosi ricoverati e bambine, processionalmente facemmo il giro del chiostro al canto del
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miserere e di altri inni ed entrammo in chiesa per assistere alla S. Messa.
Dopo la colazione, Sr Maria Stanislaa ci fece fare il giro delle corsie, con gioia reciproca e
così sincera, che quello sembrava, proprio un giorno di festa.
La nostra stanza da lavoro non era grande, ma sufficiente per noi e ci serviva anche da
refettorio. Metteva ad una graziosa terrazzina, da cui si sentiva il mormorio del mare. C'era una
vite e sul parapetto un po' di terreno, che permetteva di coltivare qualche fiore. Cercammo
subito di organizzare meglio che si potesse, la nostra giornata e dividere il nostro tempo.
Di ore di adorazione ne prendemmo due ciascuna, per non lasciare mai solo nostro Signore
e andavamo in chiesa sempre in due, tranne quando, alle ore stabilite, dovevamo recitare
l’ufficio.
Nei primi tempi dicevamo l'ufficio della Madonna, perché non avevamo quello del SS.
Sacramento, fino a che una buona Suora, Suor Teresa Chiapponi, Figlia della Carità, che stava
all'Istituto dei ciechi, a Genova e conosceva qualcuna di noi, venuta a trovarci e sentito il nostro
desiderio - vera Figlia di S. Vincenzo,- promise di farcelo copiare da qualcuno dell'Istituto.
Quando potemmo averlo, ci sembrò (e lo era in realtà) di avere un tesoro. Ci mettemmo
con tutto l'impegno a fare le copie necessarie e a studiarci di leggerlo correntemente. Essendo in
lingua latina, di tanto in tanto, Sr Maria Stanislaa veniva a leggere qualche salmo con noi e a
confrontarlo, ma prima di essere in grado di poterlo dire in chiesa, ci volle un po' di tempo. Per
la prima volta lo recitammo la vigilia del Corpus Domini.
Le visite di D. Orione erano frequenti e ci riempivano il cuore di una dolcissima gioia. Non
avendo preso nota delle date precise, ci sono sfuggite dalla memoria. (…)
In quell'anno ricevemmo la visita del Servo di Dio e Apostolo della Sardegna, il Padre
Manzella e del Cardinale Patriarca di Venezia La Fontaine. Quando con il velo scendemmo in
parlatorio per ricevere il Prelato, questi disse a Sr Maria Tarcisia: "Tira su il velo, figlia mia, che
ti ho già vista. La grata l’avete negli occhi". Da quel giorno non calammo più il velo. (…)
Il 26 aprile, festa della Madonna del Buon Consiglio, arrivò da Reggio Calabria Rosina
Anastasi, già probanda, entrata in Congregazione il 31.07.1922.
Solennizzammo il più possibile la festa del Corpus Domini e partecipammo alla processione
con gli infermi, nel grandioso cortile.
La Superiora Suor Maria Pazienza ci scrisse la prima lettera ed era affettuosissima; in essa
manifestava il suo grande dispiacere di non poter essere presente e ci animava ad amare e
apprezzare la nostra vocazione. Inoltre ci prometteva una "sua visita” che ci fece poi, il 24 giugno.
Il 26 venne a pranzo con noi e la gioia fu più grande per le due probande Angela e Rosina, che
poterono parlarle per la prima volta.
Suor Maria Tarcisia, sebbene fosse ancora novizia al pari delle sue compagne, per volontà
espressa del Fondatore, presiedeva la piccola comunità come Superiora e lo faceva con tanta
semplicità. Per le istruzioni alle Consorelle si serviva del catechismo dei voti, della storia sacra e
del cerimoniale della vestizione e professione, cercando di formare in quelle anime il vero spirito
eucaristico, che le doveva animare e che doveva essere la loro caratteristica. Tutto era ben
disposto: il vero silenzio e le gaie ricreazioni, il lavoro e la preghiera, la mortificazione e
l'allegrezza. Al mattino era sempre silenzio, ma alle ore undici concedeva un quarto d'ora di
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sollievo, anche per dare alle Suore un tempo determinato per domandare i permessi e qualche
dispensa.
Seconda residenza a Quezzi - Il 21 agosto 1928 lasciammo il gradito soggiorno di
Quarto per recarci a Quezzi.
La buona Superiora Sr Maria Pazienza ci accompagnava in tutte le nostre peregrinazioni e, su
per la faticosa salita, si recitava il santo rosario. Giunte in casa, fummo accolte con gioia ed anche
lì, come ovunque, trovammo carità, carità e sempre carità. Che bel posto Quezzi! Quanta
tranquillità! Quanta pace! La cappellina poi, formava la nostra delizia. Un piccolo harmonium,
che il Sig. Dellepiane, insigne benefattore del Cottolengo, pensò subito di metterci in ordine, ci
dava il modo di rendere più attraenti le nostre festicciole.
Il 29 agosto Sr Maria Antonia, consorella maggiore della casa, volle che si portasse in trionfo
il quadro della Madonna della Guardia fino all'attiguo boschetto, lontane così dal frastuono, in
quella solitudine, ci sentivamo felici.
Nulla della nostra vita fu mutato a Quezzi. Solo trovammo più difficoltà a recarci in cappella.
I primi tempi avevamo bisogno di guida, perché l'abitazione era alquanto discosta e si doveva
passare per un viale un po' scosceso e fiancheggiato da alberi, arbusti, pianticelle che ci facevano
sovente perdere l'equilibrio. A causa di ciò, ci fu uno spiacevole incidente: il 7 ottobre, verso le
undici, la comunità si trovava riunita in cappella per la recita dell'ufficio e Madre Maria Tarcisia
dovette uscire per qualche incombenza, ma nessuno vi badò. Ad un tratto Sr Maria Felicina (la
Suora Missionaria addetta alle Sacramentine) udì distintamente la voce della cara Madre che la
chiamava con accenti lamentevoli. Impressionata, la buona Suora si precipitò fuori, ma non vide
alcuno. La voce continuò a lamentarsi e a invocare aiuto. Comprese che la voce veniva dal
profondo, la seguì e si trovò presso un pozzo, nel quale Sr M. Tarcisia era caduta. Chiamò subito
in aiuto le altre Suore Missionarie della casa che, servendosi di una scala, la trassero fuori,
spaventata sì, per il grave incidente, ma per grazia di Dio senza serie complicazioni. I Superiori
accorsero subito per informarsi dell'accaduto. Don Orione, avvertito, salì subito a Quezzi per
accertarsi personalmente e si rallegrò con la Suora di trovarla già alzata. Riunì in cappella tutte
le Sacramentine e disse loro: Sono venuto per visitare la vostra Superiora, e salutarla. Il Signore
vi ha dato una piccola prova e ciò è segno di predilezione, il Signore vi vuol bene e voi cercate di
santificarvi". Dopo aver impartita la benedizione eucaristica, le lasciò tutte animate e fortificate
a proseguire nella santa via intrapresa.
Don Orione incaricò Don Callegari a provvedere ed egli fece mettere una ringhiera e
cementare una striscia di terreno, che dalla casa metteva alla cappella: quello fu per noi un vero
beneficio, lo godemmo per poco, perché, appena finito il lavoro, fummo richiamate a Tortona.
(…)
S. Natale 1928 - A mezzanotte celebrò tre Sante Messe il sig. Canonico Arturo Perduca. Al
mattino avemmo altre due Messe, celebrate da un Sacerdote novello polacco, assistito da Don
Cantone. Verso le ore 10 venne Don Orione e, dovendo noi prime quattro (Suor Maria Tarcisia,
Suor Maria Chiara, Suor Maria Giuseppina e Suor Maria Annunziata) fare i santi voti, ci chiamò
ad una ad una in parlatorio, indi ci radunammo in cappella. Il Superiore celebrò due Sante Messe.
La nostra gioia è indescrivibile, non ci sembra vero di assistere al Santo Sacrificio celebrato dal
nostro venerato Padre. Il pensiero che tra poco avremmo emesso i santi voti nelle sue mani,
proprio in quel giorno tanto caro e solenne, nella Casa Madre, dove ci aveva accolte probande e
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della quale, anche lontane, avevamo serbato inalterato il filiale amore, provocava in noi dolci
sentimenti, che ci facevano vivere momenti di paradiso. Terminate le Sante Messe, il Superiore
fece il discorso di circostanza per la vestizione e professione nostra e delle Missionarie. Egli era
commosso. Ci predisse che un altro Natale come questo non l'avremmo passato più: ci manifestò
la gioia che sentiva di trovarsi con noi e di poter celebrare le tre Sante Messe in questa casa,
perché facilmente un altr'anno non si sarebbe trovato in Italia. Espresse la sua consolazione di
poter ricevere la nostra consacrazione a Gesù Sacramentato e di dare il santo abito di
Sacramentina a tre altre nostre Consorelle (il discorso si conserva nell'archivio di Casa Madre).
Dopo il discorso si diede inizio alle cerimonie di vestizione. Le Consorelle erano: Sr M.
Vincenza, (Luigia Burlando) di Aggio (Genova), che prese il nome di Sr M. Giovanna della Madre
di Dio; Sr M. Natalina (Adele Rossi) di Milano, che prese il nome di Sr M. Eugenia di Gesù
Bambino (ambedue professe Missionarie, perché entrate in Congregazione quando ancora non
c'era la Famiglia nostra). La probanda Rosina Anastasi di Razzicene (Reggio Calabria, che prese
il nome di Sr M. Stefania di Gesù Crocifisso.
Al canto del Te Deum si espose il SS. Sacramento, poi ci disponemmo per i santi voti, meno
Rosina che fece la vestizione.
Prima e dopo l'emissione dei santi voti, Don Orione ci parlò in modo veramente ispirato, sia
riguardo alla solennità della festa, sia all'importanza dell'atto, che stavamo per compiere,
esortandoci alla devozione alla Madonna, alla preghiera, alla vigilanza su noi stesse e ci lasciò
queste esortazioni come ricordo di quella indimenticabile giornata. Seguì poi la S. Messa cantata,
terminata la quale, il Superiore ci parlò ancora. Disse che ci lasciava il S.S. esposto, perché come
i pastori, andassimo ad adorarlo e ad offrirgli i nostri cuori. Ci esortò a cantare nuovamente il Te
Deum alla sera, prima della benedizione.
Gennaio 1929
Il giorno 23 venne il sig. Canonico Perduca con il Rev. Parroco di Galso Minore (Piacenza),
che desiderava un gruppo di Sacramentine nella sua parrocchia, allo scopo di pregare per i soldati
defunti. Ci disse che avevano un organo monumentale e che colà avremmo potuto star bene sotto
ogni riguardo, ma per allora i Superiori non poterono accontentarlo: eravamo troppo poche e,
col tempo. Chissà!
25 Marzo - Festa dell'Annunciazione di Maria. - Lunedì santo. In mattinata venne Don
Orione: dopo averci parlato a lungo della Madonna, ci diede la dolorosa notizia della morte di
Sr Maria Vittoria Rizzo, avvenuta ieri a Genova. In suo suffragio recitammo il S. Rosario con il
Requiem e lo faremo fino al venerdì santo.
Dietro sua richiesta, il Superiore permise a Suor M. Tarcisia di vestirsi da Missionaria, per
andare al funerale. Sr Maria Vittoria era stata Consorella maggiore di Sr M. Tarcisia, quando
questa si trovava come Missionaria a S. Sebastiano. Si compresero a vicenda, sotto ogni rapporto,
si costituì fra loro una santa amicizia, tanto che quando Sr M. Vittoria uscì dalla Congregazione,
avrebbe desiderato condurre con sé anche Sr M. Tarcisia, ma questa, fortemente fedele al
Fondatore, nonostante sentisse grandemente il distacco, preferì rimanere.
30 Maggio - Festa del Corpus Domini.
Venne il sig. Canonico per farci gli auguri e al pomeriggio facemmo la processione in giardino
ed egli portò il SS. Sacramento. Precedevano i bimbi dell'Asilo e le consorelle Missionarie ci
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accompagnavano.
9 Giugno - Venne il sig. Canonico e ci raccontò i festeggiamenti fatti a Torino per la
beatificazione di Don Bosco, ai quali pure lui e Don Orione ebbero la consolazione di prendere
parte. Ci disse che era stato anche dalle Sacramentine, facendosi dare la loro regola per noi:
"Vedete che qualche volta si pensa anche a Voi". (…)
7 ottobre - Celebrò Don Orione; numerose Consorelle fecero i santi voti. All'omelia Don
Orione tra l'altro disse: Ringrazio il Signore che abbiate potuto avere in quest'anno tre corsi di
esercizi; questo a conforto per me e per le Sacramentine, anche come ricompensa al mio e al
loro sacrificio, per non aver potuto finora avere una casa per loro. Pregate e abbiate fede, mi
sembra, che il Signore stia per farci la grazia. Nel venire qui, mi è sembrato di vedere un'ostia
raggiante sopra una casa.
Chissà che la Divina Provvidenza non ci venga in aiuto!"
Dopo la funzione Sr M. Tarcisia andò da Don Orione, impressionata da quanto Egli aveva
detto: avrebbe desiderato avere ulteriori spiegazioni, ma il Rev. Superiore che, come tutti i santi,
preferiva restare nell'ombra, si accontentò di sorridere modestamente, ripetendo ancora:
"Pregate ed abbiate fede”.
Anno 1930
12 febbraio - Avemmo la visita di Don Orione, accompagnato da Don Casa e Don
Contardi, ritornati dall'America. Ci raccomandò di pregare tanto per il sig. Canonico, perché
molto ammalato. Ieri, essendo la festa, della Madonna di Lourdes, volle celebrare, ma dovette
sedersi, perché le gambe non lo reggevano. Indi ci diede la benedizione. Povero sig. Canonico,
quanto interesse per noi!
Il 16 aprile, mercoledì santo, pur essendo ancora convalescente, prese una carrozza per
poter venire a confessarci.
25 Giugno - Venne Don Orione ed essendo la novena del Sacro Cuore, ci raccontò
l'apparizione avuta "Il Sacro Cuore mi è apparso tutto fiammeggiante e intorno c'era scritto a
caratteri d'oro: - Di qui partirà la mia misericordia e la mia gloria - ". Al termine ci raccomandò
di pregare, perché c'era in vista una bella casa per le Sacramentine, ma c'erano degli ostacoli,
delle difficoltà, che il Sacro Cuore farà, scomparire.
1° luglio - Nel pomeriggio, per desiderio di Don Orione, facemmo l'ora di adorazione,
mentre Egli si trovava al Groppo nella casa destinata a noi, a fare il contratto con la signorina
Angelina Marchesi (proprietaria). Verso sera venne a darci la notizia che il contratto della casa
era stato fatto. Ci raccontò le impressioni, i ricordi delle persone che avevano abitato quella casa,
i suoi ricordi di fanciullo e infine ci invitò a rendere con lui grazie alla bontà di Dio, perché si
poteva dire che la casa era stata mezzo regalata. Ci descrisse la casa e il terreno annesso.
Il 6 luglio, domenica, i bambini dell'Asilo diedero il saggio nel salone dell'Istituto Dante e
Sr M. Tarcisia, come nei giorni passati, col permesso di Don Orione, si vestì da Missionaria per
recarsi ad accompagnare i canti. Il giorno seguente venne Don Orione, accompagnato da Mons.
Malfatti, direttore del Santuario della Madonna della Guardia sul Monte Figogna. Tutto
contento, Don Orione gli disse che presto saremmo andate nella nostra casa al Groppo.
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Il 19 ritornò Don Orione, ci chiamò in parlatorio e ci disse che sarebbe stato suo desiderio
mandarci quel giorno nella nuova casa, essendo l'anniversario della morte del sig. Sante
Marobesi, ma siccome nel secondo piano c'erano ancora gli inquilini, e non gli piaceva che
avessimo in casa dei secolari, sarebbe stato conveniente aspettare un poco. Ci raccomandò di
pregare molto. "Nella casa delle Sacramentine, poi, ci saranno anche le bambine cieche, a cui
insegnerete ad amare il Signore. Voi, pregate. Si capisce, le Sacramentine saranno messe in una
casa da loro, come avevo promesso. Avranno l'adorazione e l'esposizione del SS.mo e quando
saranno in maggior numero avranno le bambine cieche". (D Orione alle PSMC pag.117/319).
Nel mese di settembre D. Orione chiamò le Sacramentine in parlatorio e disse loro: "Sapete?
Gli inquilini sono andati quasi tutti, c'è ancora un capitano in pensione, ma a voi non darà fastidio,
perché abita negli appartamenti di sopra ed è fuori casa tutto il giorno. Vuol dire che quando lui
è in casa, voi tutte andrete in cappella e canterete tanti Miserere e tanti De profundis, finché si
stancherà, e se ne andrà".
Ai corsi dei santi esercizi svoltesi in quei mesi, noi partecipammo stando in cortile. All'inizio
e alla fine D. Orione veniva per dare consigli, ammonimenti, esortazioni, con paterna carità.
Il 29 agosto, festa della Madonna della Guardia, dietro richiesta delle ragazze, Don Orione
permise a Sr M. Tarcisia dì vestirsi da Missionaria, per recarsi al Santuario ad accompagnare la S.
Messa cantata da loro, come pure alla notte per l'adorazione e la S. Messa.
Il giorno 30, dopo aver celebrato l’ufficio in suffragio della famiglia Marchesi, insigni
benefattori, condusse da noi i familiari per salutarci.
15 Settembre (Festa della Madonna Addolorata) D. Orione ci radunò in cappella, fece una
conferenza e poi lesse una lettera di Don Zanocchi, nella quale egli chiedeva Suore Missionarie
per l'America. Il Superiore lasciò a noi decidere se ci sembrava giunta l'ora opportuna di fare,
con l'aiuto di Dio, quel passo. Per la decisione volle che rimanessero in cappella solo le Suore
professe e quelle che facevano o avrebbero fatto da Consorelle maggiori. Noi credemmo bene di
uscire, ma Egli ci disse di restare, al fine di esporre il nostro parere in proposito.
Il 28, domenica, dopo aver celebrato la S. Messa, Don Orione ci chiamò in parlatorio e
volle che rimanesse anche Sr M. Croce (la Superiora, si trovava a Sant'Oreste). Ci diede le
disposizioni per la nuova casa: "Ho piacere che cominciate anche voi con la povertà, quindi
preparate le tavole con i pagliericci. Se qualcuna, è ammalata, datele il materasso e la lettiera,
alle altre no". Sr M. Croce chiese se permetteva le foglie di granoturco, invece della paglia. "Sì,
sì, guardate che siano ben pulite. Avrei desiderato di portarvi là alla Festa della Madonna del
Rosario, ma se non c'è a casa la Superiora, mi dispiace muovervi senza di lei”.
15 ottobre - Festa di S. Teresa - Andammo in cortile a recitare il Rosario e a pulire i
fagiolini. Venne D. Orione e ci disse: "Sapete che sono venuto a prendervi per portarvi al
Groppo?" "Ma, padre, non c'è la Superiora!" E lui: "Peggio per lei. Volevo portarvi quest'oggi,
perché è l'anniversario dell'inizio della P.O.D.D.P." Andammo tutte in cappella, ci parlò della
ricorrenza di oggi e del motivo della sua venuta, descrivendoci ancora la casa: il bel palazzo del
Groppo, con i soffitti dipinti, col pavimento in mosaico. Ci metto le Suore cieche, ci metto le
Suore cieche, perché loro non vedono se camminano sul mosaico o sui mattoni. Una casa grande,
dove si potrà stare bene. Anzi, Don Sterpi ha già pensato dove mettere il forno. C'è tanto terreno
che, coltivato, produrrà la verdura per tutte le Case di Tortona. E' intestata alle Missionarie e la
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do alle Sacramentine. Oggi la casa è tutta vuota, a vostra disposizione. Mi spiaceva portarvi là,
se ci fossero stati ancora gli inquilini! Sia di tutto ringraziato il Signore!"
31 ottobre - venerdì - Vigilia dei Santi (ritiro). Predicò il sig. Canonico e ci preparò alla
solennità del giorno dopo. Annunciò la nostra partenza, che sarebbe stata probabilmente la sera
o l'indomani mattina, come avrebbe disposto il Superiore.
Don Orione e il sig. Canonico avevano già benedetto la camera destinata a cappella, la più
bella di tutte, con tappezzeria dorata. Ivi si erano inginocchiati, avevano baciato la terra e pregato
lungamente per noi e per quelle che la Divina Provvidenza avrebbe mandato.
La mattina del primo novembre, Festa di tutti i Santi, celebrò il sig. Canonico. Disse
poche parole sull'odierna solennità, che per noi Sacramentine assumeva quel giorno un carattere
speciale; aggiunse che erano gli ultimi momenti che avremmo passato a Casa Madre. Quanti
sentimenti si avvicendavano nell'animo nostro! A Dio solo l'onore e la gloria.
Dopo la S. Messa, il Rev. Don Orione rivolse a noi e alle Consorelle Missionarie brevi parole
di commiato per loro ed incoraggiamento per noi. Tra le altre cose, domandò perdono a nome
nostro del cattivo esempio dato nel tempo trascorso con loro a San Bernardino e aggiunse: "Sono
lietissimo di poter dare finalmente una Casa a queste povere figliuole, che sarà proprio la loro!
Esse si sono sempre fidate dei loro Superiori e il Signore mi dà la grazia di poterle mettere a
posto. Disporrò le cose in modo che, ogni anno, uscendo dalla loro clausura, vengano qui, non
dico a vedere, ma a pregare in questa cappellina, tra queste mura, che per tanto tempo le
accolsero".
Dopo la colazione, venne la macchina, che in due viaggi ci trasportò alla casa Marchesi, nostra
nuova abitazione. Qui erano ad aspettarci le sorelle Marchesi, padrone della casa e diverse
signore benefattrici dell'Opera di Don Orione, tra cui la signora Carolina di Montale e nipote,
le Suore di S. Vincenzo e parecchie di Maria Ausiliatrice. Con la Superiora Generale erano venute
per assistere al nostro ingresso nella nuova casa, tutte le Consorelle di S. Bernardino, parecchie
del Convitto Paterno, di Montale, di S. Sebastiano, di Villaromagnano, Avezzano, Castellaro e
molte altre.
Verso le ore 9 il Superiore celebrò la S. Messa. Tra gli altri canti, il più sentito fu l'“Agimus
tibi gratias". Era ben giusto che, durante la prima S. Messa, di tutto cuore ringraziassimo il
Signore per tutti i benefici elargiti a noi fino ad allora, con tanta profusione, e singolarissimo
quello che ci faceva in quel giorno di farci entrare nella nostra casa. Terminato il Santo Sacrificio,
Don Orione ci rivolse un bel discorso, che si conserva in archivio, grazie alla bontà di Sr Maria
Candida, che lo ha trascritto (si prega fare ricerca).
Il Rev. Superiore era commosso e non lo nascondeva. Anche noi, mista al dispiacere di aver
lasciato la casa di San Bernardino, sentivamo vivissima la commozione, al pensiero della grande
bontà del Signore a nostro riguardo. Poi si cantò il Te Deum, mentre si esponeva il SS.
Sacramento. Oltre che per i benefattori vivi e defunti, si pregò per la nostra piccola Famiglia,
affinché potesse acquistare lo spirito, di cui la vuole formata il Fondatore e raggiungere così lo
scopo, per cui Egli l'ha ideata.
La Superiora Sr M. Carità e molte altre Consorelle rimasero a pranzo con noi. Questo ci
venne servito in una sala del piano nobile. Qui, in detto piano, c'era solo la cappella. Il locale
destinato a noi è al secondo piano: camere da letto, laboratorio, refettorio ed altre due camere,
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che verranno occupate dalle Consorelle di S. Bernardino, per dormitorio. Chiudiamo la giornata
con un'ora di adorazione, fatta con una settantina di Consorelle Missionarie. Dopo la
benedizione, tornarono a S. Bernardino. Con noi rimasero Sr M. Felicina e la probanda Lucia.
Il giorno seguente, con nostra somma gioia, venne ancora D. Orione a celebrare e vennero
pure la Superiora e tante altre Consorelle. Dopo la S. Messa il Superiore, in parlatorio, ci disse
che presto il nostro numero sarebbe aumentato e ci lasciò esortandoci a pregare e dandoci la sua
benedizione. (…)
16 Novembre - Don Orione venne a celebrare la S. Messa, ci disse che verso le ore 15
avrebbe mandato un Sacerdote ad esporre il SS. Sacramento: "Oggi è festa e, mentre tanti si
danno ai divertimenti e purtroppo anche ai peccati, voi, come colombe, verrete ai piedi di Gesù
Sacramentato, a riparare e a consolarlo con la vostra adorazione". Per esporre il SS. venne poi il
sig. Canonico. La Superiora, come avevamo chiesto, venne per le istruzioni.
21 Novembre - Presentazione di Maria SS. al Tempio.
I buoni Superiori, dietro nostra richiesta, ci concessero di avere la benedizione con la pisside
tutte le mattine, dopo la S. Messa.
23 Novembre - Per desiderio espresso di Don Orione, da quel giorno avemmo l'esposizione
tutte le domeniche, nel pomeriggio.
La Divina Provvidenza, per mezzo della signorina Rosina Baiardi, nipote del farmacista, ci
mandò l'offerta di venti lire e sei sedie.
25 Novembre - Com'è grande la bontà del Signore! Oggi ci inviò, per mezzo di una buona
signora, che ha la macelleria, la carne già cotta per il pranzo.
27 Novembre - Avemmo la consolazione di avere con noi la Superiora e le Consorelle
destinate a partire per l'America: Sr M. Concetta, Sr M. Fede, Sr M. Lucia, Sr M. Benvenuta, Sr
M. Misericordias Dei, Sr M. Pax. Venne Don Orione a darci la benedizione e ci fece recitare una
Salve Regina alla Vergine Immacolata, affinché ci ottenesse il miracolo della nostra conversione,
la grazia di corrispondere alla nostra vocazione e a tutti i disegni che il Signore aveva sopra di
noi.
29 Novembre - Iniziammo solennemente la novena dell'Immacolata e la cappellina era
piena di gente che partecipava.
30 Novembre - Don Sterpi venne a celebrare la S. Messa e rivolse, specialmente alle
numerose ragazze presenti, la raccomandazione di fare con fervore la cara novena di Maria
Immacolata, esortandole ad essere costanti nella devozione a sì buona e potente Madre.
Alle ore 17, per la venuta di Don Orione, ci radunammo in cappella. Erano ancora presenti
le ragazze, numerosissime. Il Superiore si rallegrò grandemente con loro, nel vederle così devote
e le esortò ad essere perseveranti. Poi ci animò col suo solito fervore a far bene la santa novena,
offrendola per un felice viaggio delle Missionarie dirette in Argentina. In quei giorni avemmo
con noi parecchie Missionarie, che dovevano emettere i santi voti ed entrare in noviziato. Nella
preparazione erano aiutate dal sig. Canonico e dalla Superiora.
2 Dicembre – Verso le 14 venne la Superiora con le Consorelle. Ci radunammo vicino alla
cappella e lì ci salutammo, dandoci il bacio di addio. Non si era capaci di profferir parola, tanto
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era grande la commozione di tutte, perché sentivamo che probabilmente sarebbe stato l'ultimo
saluto che ci scambiavamo su questa terra. Ci succedemmo nell'adorazione a Gesù Sacramentato,
contente di offrirgli il nostro sacrificio e le nostre preghiere, perché volesse benedire le
Consorelle partenti, l'opera loro affidata e tutta la nostra cara Congregazione.
3 Dicembre - Venne l'Arciprete di Magreta e si congratulò con noi, animandoci a
sopportare pazientemente, per amore del Signore, tutto ciò che Egli, nei suoi mirabili disegni,
voleva permettere, perché tutto è sempre per il bene dell'anima nostra. Ci suggerì di ripetere
spesso al Signore la preghiera: "Signore, fa che io veda!", perché anche nella nostra condizione
potessimo essere di aiuto alla Chiesa e alla nostra Congregazione, mediante la preghiera e il
sacrificio. Più tardi venne Don Orione e si trattenne con noi in refettorio, in un modo veramente
paterno. Ci raccontò la funzione del giorno prima a S. Michele, per la partenza delle Missionarie,
riuscita imponentissima per il grande numero di cittadini intervenuti, sia per la novità del fatto,
sia per la benevolenza, di cui era circondata la Piccola Opera della Divina Provvidenza. Ci disse
pure che avrebbe portato da Venezia un forno, così là, in casa, si farebbe il pane con la croce di
Santa Chiara, per le Case di Tortona, Novi, Voghera, ecc. Inoltre avvertì che sarebbe venuta con
noi una pia signora, raccomandata dal Canonico Gugliada del Duomo, al quale Don Orione si
sentiva debitore di molto bene. La signora si chiamava Teresa ed avrebbe occupato la camera
dirimpetto alla scala. (Abbiamo poi saputo che detta Signora aveva dovuto lasciare la vita religiosa
per salute. Rimase con noi fino alla sua morte. Ci volle sempre molto bene, ci aiutava nella
dettatura e in tutti quei piccoli servizi, di cui necessitavamo. Naturalmente non partecipava agli
atti comuni, eccetto che in cappella).
5 Dicembre 1930 - Alle 14,30 venne Don Orione con Mons. Vescovo Pietro Grassi e il
Prevosto di San Michele, Don Carlo Milanese. Mentre visitavano tutta la Casa e Don Orione era
raggiante di gioia, noi li attendemmo vicino alla chiesa, dove Mons. Vescovo, con paterna bontà,
ci benedisse e proferì parole di grande soddisfazione. Alla richiesta di Don Orione, se avessimo
un po' di caffè da offrire a Mons. Vescovo, rimanemmo molto male, perché dovemmo rispondere
che non l'avevano ancora portato da S. Bernardino.
7 Dicembre - Alle ore 11 doveva partire da Genova il piroscafo Giulio Cesare, che avrebbe
portato le nostre Consorelle in Argentina e di gran cuore le affidammo alla custodia degli angeli,
perché le guardassero da ogni pericolo. Don Orione, con delicato pensiero, dispose che proprio
all'ora della partenza, si facesse un'ora di adorazione con le Consorelle di S. Bernardino.
Sempre per ordine del Superiore, al pomeriggio si aggiunse una terza parte di rosario a quello
solito della Comunità, per impetrare una felice traversata dell'oceano alle Consorelle e si
continuerà fino al giorno 22, giorno in cui, sperando sempre nella bontà del Signore, avrebbero
toccato la terra americana. Con la benedizione chiudemmo la bella novena dell'Immacolata.
C'era molta gente esterna, ma ne sarebbe venuta di più, se l'avessero permesso le dimensioni
troppo limitate della nostra cappellina, che però è provvisoria.
8 Dicembre - Venne Don Sterpi a celebrare. Al pomeriggio la Superiora fece ricreazione
con noi, era addolorata per la partenza delle Consorelle. Ci raccontò minutamente le funzioni
fatte a Genova e la partenza delle Suore. Prima di lasciarle Don Orione aveva dato loro un'ampia
benedizione, benedì anche la cabina. Mentre il piroscafo si allontanava, tra la commozione
generale, Egli salutò e per tre volte ancora le benedisse, mormorando: "Povere figlie! Non le
vedrò più! "
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9 Dicembre - Si adattò all’Asilo una stanza a pian terreno e i bambini incominciarono a
venire: erano pochi, ma c'era la speranza che aumentassero. L'insegnante era Sr M. Geltrude
(Efesina Carrucin, sarda). Nello stesso locale dell'Asilo si iniziò nelle ore serali il laboratorio delle
ragazze.
11 Dicembre - Don Orione, per mezzo di Don Santino, ci regalò un bell’ostensorio. La
sera venne Lui medesimo a riporre il SS. Sacramento e, siccome doveva partire, ci esortò
caldamente a far bene la novena di Natale, per noi la prima in questa casa. A Tortona i Sacerdoti
erano diminuiti, ma ci promise che avremmo avuto ogni sera la santa benedizione. Ci stimolò
come sempre ad essere riconoscenti al Signore per i suoi grandi benefici, a pregare mentre le
Consorelle stavano attraversando l'oceano affinché, sebbene lontane le une dalle altre, ci
trovassimo sempre unite nello spirito, mediante il vincolo santo della preghiera. Infine ci
raccomandò di pregare molto per Lui, perché si trovava in "deficit" e aveva, quasi trecentomila
lire di debito, senza, calcolare le sorprese che avrebbe trovato a fine anno.
18 Dicembre - Nel pomeriggio Don Orione, con alcune gentili signore, visitò la Casa. La
Divina Provvidenza ci faceva sempre delle belle sorprese: il giorno prima ci inviò delle uova e il
giorno 18 un'offerta di venti lire.
22 Dicembre - Anche quel giorno, per ordine del Superiore, facemmo un'ora di
adorazione, perché il Signore volesse benedire lo sbarco delle nostre Sorelle, che terminavano il
lungo viaggio.
24 Vigilia del Santo Natale 1930 - Venne il Sig. Canonico a farci gli auguri e fece gli elogi
per il bel presepe fatto in laboratorio. Quanta bontà nei nostri cari Superiori! Verso le ore 20
venne la Superiora con le novizie e gran seguito di Suore. In attesa della S. Messa di mezzanotte,
che doveva celebrare Don Santino, ci intrattenemmo in santa e gioviale conversazione. Il
Bambino Gesù ci mandò in anticipo la sua strenna natalizia, della quale ascoltammo devotamente
la lettura, indi estraemmo a sorte i santi protettori per il nuovo anno. Solennizzammo la S. Messa
con canti appropriati e, mentre baciammo il Bambino, gli donammo il cuore.
31 Dicembre - Con quanta dolce riconoscenza, dopo una giornata di ritiro terminata con
l'ora di adorazione, cantammo il Te Deum! L'anno era passato, ma le grazie in esso ricevute
resteranno per l'eternità. Da quando andammo in quella casa, i Superiori ci manifestarono ancora
di più la loro paternità e maternità, venendo quasi ogni giorno, informandoci di tutto e questo ci
fu di tanto conforto e stimolo.
ANNO 1931 - 1° giovedì - Iniziammo il nuovo anno sotto l'auspicio di Gesù Sacramentato
che, come ogni giovedì, veniva esposto sul nostro altare e ringraziammo la Divina Provvidenza,
che per prima offerta, fattaci in quel giorno, fosse stata proprio per Lui: due belle candele. Come
sempre, la Superiora e le novizie si unirono a noi nell'adorazione.
3 Gennaio - Nel pomeriggio il sig. Canonico ci lesse la traduzione degli inni del nome di
Gesù.
8 Gennaio - Non avemmo Gesù esposto come gli altri giovedì, perché alle ore 9 vennero
nella nostra cappella le Suore di Nostra Signora di Lourdes: erano vent’otto provenienti dalle
varie loro Case. Alle 10 Don Orione tenne loro una conferenza sullo spirito di pietà e un'altra
nel pomeriggio sulla vocazione. Il pranzo lo servirono loro le Suore di S. Bernardino. A tutte fu
concesso di confessarsi da Don Orione. Nel frattempo noi avemmo la benedizione del nostro
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Vescovo, venuto per parlare con Don Orione.
29 Gennaio - Nel pomeriggio, dopo la benedizione, la Superiora radunò nella sala dell'Asilo
Missionarie e Sacramentine, per leggere le lettere delle consorelle dell'America.
31 Gennaio - Consegnammo alla Superiora lire trenta, estratte dalla cassettina
dell'elemosina che è in cappella. Come è sempre larga, la Divina Provvidenza con noi! Avevamo
ricevuto in quei mesi varie offerte da buone persone: candele, uova, cavoli, vino e persino una
focaccia, sebbene non intera! Per tutto e sempre: Deo gratias!
Un giorno Don Orione si recò alla Casa del Groppo per visitare i locali, secondo un suo
particolare intendimento. Era solo e si mise a girare per tutte le stanze, senza farsi vedere. Don
Orione, mentre le Suore stavano in cappella per l'ufficio divino, al piano superiore trovò una
Suora che stava accendendo la stufa (era Sr M. Giovanna). La sacramentina, appena, si accorse
della presenza del Padre, salutò rispettosamente ed Egli domandò sorridendo: "Sentite un po',
vi fa pregare Sr M. Tarcisia?" - "Altro che, ci fa pregare! Quando incomincia non la smette più.
Fa recitare una fila di litanie, di preghiere e di coroncine e le cambia tutti i giorni". Si capiva che
il semplice discorsetto divertiva santamente il buon Padre, perché proprio allora le
Sacramentine, uscite di cappella, si recavano in laboratorio ed Egli ripeté la domanda,
rivolgendosi questa volta a Sr M. Tarcisia: "Le fate pregare queste Suore?" Ma la sacramentina
che l'aveva, poco prima, informato con chiarezza di particolari, ribadì il chiodo alla presenza della
Rev.da Superiora, che annuiva sorridendo. E il buon Padre rideva di gusto e tutte incoraggiò,
evidentemente soddisfatto: "Sì, pregate tanto, che ce n'è molto bisogno". (…)
15 Novembre 1935 - Sr Maria Tarcisia consegnò a ciascuna un foglio, mandato dal nostro
Superiore dall'America, contenente alcuni appunti della santa regola.
8 Gennaio 1937 - Il suono del campanello ci radunò tutte in chiesa. Era giunto il nostro
Vescovo. "Sono venuto - ci disse – per farvi gli auguri, augurarvi un buon anno. Vedete, quando
si augura un buon anno alle altre persone, ordinariamente sono auguri senza risultato, perché ci
sono quelli che mettono la loro felicità nelle ricchezze e, se viene un fallimento, un infortunio,
il buon anno è bell’andato. Altri, la mettono nella salute e, se viene una malattia, anche per loro
il buon anno non esiste più. Per voi altre invece, qualunque cosa accada, avrete sempre un
buonissimo anno, perché volete quello che vuole Dio. Noi non sappiamo quello che accadrà in
quest’anno, ma sappiamo di certo che non cade foglia che Dio non voglia! L’ha detto Gesù: non
cadrà un capello dal vostro capo senza che il vostro Padre non lo sappia! Come anche quelle belle
parole, che hanno dato tanto coraggio al vostro Fondatore: i gigli del campo sono così
splendidamente vestiti, che non lo fu mai neppure Salomone con tutte le sue ricchezze - Tutto lì
è ad assicurarci che la Provvidenza di Dio veglierà sempre sopra di noi. E noi in Lei riposiamo
tranquilli: ecco il punto di partenza della nostra felicità. L'uniformità al volere di Dio. Anche il
Papa; lo sapete che il Papa è ammalato? Anche Lui, che ha la responsabilità di tutto il mondo ed
è confinato in un letto, dice: "Signore, io non ricuso la sofferenza, anzi sento che posso giovare
di più al mondo ora, che quando potevo lavorare, scrivere Encicliche, perché ora sto facendo la
Vostra volontà ed è tutto quello che posso fare. Vi offro le mie sofferenze per il conseguimento
della pace universale". Anche voi altre potete fare questa preghiera e qui, nascoste, salvare il
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mondo. Tra le Opere di Don Orione, a me pare che la più perfetta sia la vostra. La più perfetta
non vuol dire la più comoda! La più perfetta, perché avete scelto la parte migliore qual è quella
della vita di preghiera, unita alla sofferenza accettata con amore, il che può divenire un secondo
apostolato". Queste le parole di Mons. Egisto Melchiori.
Fuori della cappella, lo ringraziammo, mentre Egli ci disse di pregare per Lui e per i tanti
bisogni della Diocesi. Come fu buono e paterno! (…)
8 Marzo 1940 - Bella sorpresa! Venne il sig. Canonico, che non vedevamo dall'8 gennaio,
perché ammalato. Lo trovammo sereno come sempre. Ci fece una visita breve, perché la
macchina lo attendeva. Circa un'ora dopo, ci chiamarono in fretta in portineria: c'era Don
Orione e noi andammo subito a ricevere la tanto aspettata benedizione. Era stanco, parlava
con fatica. Ci ringraziò per le preghiere fatte per lui e ci assicurò che ci avrebbe ricordate
sempre quando avrebbe avuto in mano Gesù, l'Ostia Santa! Quindi, impartì la benedizione. Si
affacciò anche all'Asilo, dicendo: "Non vi ho portato le caramelle, ma ve le manderò!"
Gli presentammo Vittorino, che avrebbe fatto la Prima Comunione il giorno di S. Giuseppe
ed Egli lo interrogò: "Quanti anni hai?" "Cinque" rispose. Poi gli fece due o tre domande sulla
Comunione, rimanendo soddisfatto. Il bambino era stato preparato da una Sacramentina Sr M.
Gaetana. Che gioia la visita di Don Orione! Chi avrebbe pensato che sarebbe stata la sua ultima
visita!
10 Marzo - Don Callegari, venuto a celebrare, ci disse che Don Orione era partito il giorno
prima per Sanremo, dove era arrivato benissimo. Pensavamo che sarebbe tornato prestissimo,
perché era andato mal volentieri. Sanremo non era secondo i suoi gusti.
13 Marzo - Un lutto improvviso e soprammodo desolante ha colpito tutta la
Congregazione! Don Orione ci ha lasciate orfane! Il dolore fu tale, che nessuno poteva
credere all'angosciosa realtà. La terribile notizia ci venne da S. Bernardino durante la S. Messa,
ma Sr M. Tarcisia non ce l'ha comunicata che alla fine del ringraziamento. Qualcuna più vicina a
Lei, si era accorta che piangeva amaramente e con ansia si domandava: "Che sarà successo?"
Finalmente ci disse, quasi incapace di parlare: "Figliole, non abbiamo più Padre!" La ferale notizia
fu accolta da uno scoppio prolungato di pianto! Poi seguirono preci ininterrotte di suffragio fino
a sera. A mezzogiorno si chiuse l’Asilo, che non si sarebbe riaperto che fino a dopo Pasqua. Sr
M. Pazienza partì subito per Sanremo. Venne ancora Don Callegari a celebrare. Era stato il
giorno prima a Sanremo, ci raccontò i particolari del trapasso placidissimo di Don Orione.
Sembrava un sogno doloroso, dal quale avremmo voluto destarci, ma purtroppo non era che
irrimediabile realtà! (…)
24 Luglio 1956 - Madre M. Tarcisia si recò a Casa Madre, essendo arrivato da Roma il Padre
Esaminatore Don Giuseppe Roussò per l'approvazione della santa regola, il Consiglio Generale
si era radunato per discutere in merito. Alla sera il sig. Canonico accompagnò da noi
l'Esaminatore, il quale paternamente si intrattenne per qualche minuto, e, partendo, ci impartì
la sua benedizione. (…)
3 Marzo 1957 - Vennero la Madre Superiora Generale Maria Francesca e la Vicaria Sr M.
Rosaria. La Madre ci lesse il decreto di approvazione della nostra Congregazione, datato 19
15
gennaio. Ci raccomandò di essere tanto osservanti della Santa Regola, perché da allora avevamo
maggiore responsabilità. Col cuore pieno di gioia, cantammo il Te Deum. (…)
5 Gennaio 1961 – Lo stato di salute di Madre M. Tarcisia era stazionario, ma la malata
soffriva molto. Aveva chiesto insistentemente l’Estrema Unzione e si credette di darle quel
conforto. Nelle prime ore del giorno 5, con edificante pietà e perfetta conoscenza, la ricevette
dalle mani del Rev. Don Rossi. (…)
20 novembre 1963 venne dalla Spagna la probanda Antonia Alcaide.
La Madre M. Tarcisia, sempre inferma, declinava inesorabilmente. Dovendo in quell'anno
fare dei rinnovamenti agli usi di comunità, Sr M. Teresina e Sr M. Luigia, constatando che per
noi Sacramentine non c'era nulla di particolare e vedendo che la Madre si avvicinava alla fine della
vita, preoccupate si domandarono: "Come presenteremo noi la nostra vita?"
Tanto più che le probande lo chiedevano sovente. Delicatamente, presentarono il problema
alla Madre, che rispose: "Figlie mie, noi abbiamo fatto qualche passo, ora tocca a voi portare
avanti la Famiglia. Dovete essere come due colonne". Da quel giorno, insieme a lei,
incominciarono a studiare i cambiamenti o le aggiunte che sarebbero stati necessari nella
trascrizione degli usi.
Per la festa del Corpus Domini, avemmo una grande prova della generosità del nostro Padre
Generale Don Zambarbieri. Ci regalò un bellissimo harmonium, con dieci registri e due
ginocchiere: quando si aprivano, sembrava un organo.
La vigilia della festa la nostra Madre, pur con tanta fatica, volle essere vestita e con la
seggiolina, usata molte altre volte per portarla giù, volle scendere per inaugurarlo e suonò con
tanto fervore da preparare i nostri cuori al giorno per noi più importante dell'anno.
Per Natale, altro magnifico regalo da parte del Padre Generale: un registratore! La nostra
gioia era al colmo: appena la Madre avrebbe potuto, avremmo registrato la sua bella voce.
ANNO 1964
21 Gennaio - Dopo circa otto giorni di grande trepidazione per la malattia del caro Frate
Ave Maria, avemmo la notizia che i suoi occhi si erano aperti alla vera e duratura luce di Dio.
Una vita di penitenza intensa, vissuta nella più grande generosità e fervore. Un giorno il Rev.
Don Orlandi ci portò un foglietto, che Madre M. Tarcisia volle che tenessimo come testamento
spirituale di Frate Ave Maria per noi e che Lei stessa ci lesse, dopo quel discorsetto, che noi
teniamo come suo testamento e che registrammo in sabato santo, nove giorni prima del suo pio
transito. Eccone il testo:
La via perfetta
La via perfetta è quella che ascende.
Il Santo non ha che una legge: l'amore;
Non ha che una bandiera: la Croce;
Non ha che una gioia: la fede in Gesù;
Non ha che un libro: il Vangelo;
Non ha che una parola: la preghiera;
Non ha che un interesse: l'altrui;
Non ha che una passione: dare;
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Non ha che una massima: fare;
Non ha che una carriera: la Via Crucis;
Non ha che una forza: la libertà;
Non ha che una brama: essere povero;
Non ha che un timore: il peccato;
Non ha che un programma: Gesù;
Non ha che un domani: il Paradiso.
(Frate Ave Maria l'aveva copiato dal Breviario Cristiano di Don Giovanni Rossi)
Dopo due mesi e mezzo circa, il Signore venne a prenderci ciò che di più caro
avevamo nella nostra vita religiosa: la nostra Madre, guida sicura e sostegno. Di Lei
furono scritte due biografie, una del Rev. Don Andrea Gemma, l'altra della Prof.ssa Elvira
Rocca, a suo tempo piccola alunna all'Asilo di S. Sebastiano Curone (Alessandria). Una terza
biografia fu scritta in Braille dalla nostra Sacramentina Sr M. Angela Bossi. Una quarta fu
registrata da noi pochi giorni dopo la sua morte, quando molti venivano a chiederci informazioni,
specialmente i Revv.di Don Sparpaglione, Don Orlandi, Don Albino Cesaro, per fare articoli su
vari giornali.