Una Partita al Microscopio Ia puntata

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Una Partita al Microscopio Ia puntata
ogni sua fase saliente. Mossa per mossa l’ autore, col
suo efficace stile discorsivo, riducendo al minimo
indispensabile l’uso delle varianti, ha saputo
efficacemente
individuare
i
temi
generali,
scomponendoli nei singoli elementi tattico- strategici,
evidenziandone la concatenazione logica e logicamente
traendo le conclusioni sulla valutazione complessiva
della posizione, con ciò dando quasi al lettore
l’impressione che il processo di ricerca della mossa
migliore, anche nella posizione più complessa, sia
impresa alla portata di chiunque sia dotato di un minimo
di raziocinio.
“Gli scacchi sono facili, basta mantenere l’equilibrio”
amava dire Bronstein… Anche per i tanti “spingilegno”
che popolano i nostri circoli: quei seconda, prima
nazionale (e talvolta candidati maestri) che raggiungono
il loro apice di realizzazione creativa, quando in un
semilampo, con tipo due pedoni o un pezzo in meno,
riescono a fregare il più quotato avversario con un
banale doppio di cavallo a re e donna! Venire ad
Albanella per credere… Nell’osservare i loro occhi
brillanti di contentezza al termine di tali imprese, mi
torna spesso in mente un aneddoto raccontato da
Kasparov nel II volume de “I Miei Grandi Predecessori”:
“gli scacchi rapidi porteranno alla morte il nostro
gioco”, rispose Botvinnik a Kasparov, quando questi nel
1995, pochi mesi prima che il “patriarca” morisse, si
recò a Mosca, nel suo studio al quarto piano del
Comitato Scacchistico Centrale, per proporgli di
arbitrare una grande manifestazione scacchistica
semilampo patrocinata dalla PCA. Fortunatamente il
nostro gioco non è ancora morto, ma certo il crescente
proliferare di insulsi tornei semilampo, spesso
organizzati da persone che poco o nulla hanno a che
fare con gli scacchi (come ad Albanella), lo sta
danneggiando parecchio.
Per tornare in argomento, in questa prima puntata
della rubrica “Una Partita al Microscopio” illustrerò una
partita tratta dal libro succitato, esaminando la quale il
lettore potrà innanzitutto farsi un idea della grandezza
dell’opera. I momenti fondamentali della lotta sono
stati attentamente esaminati con l’ausilio del computer
(Fritz 10, Rybka 2.3) facendo sorprendenti scoperte,
alcune delle quali rimettono completamente in
discussione le valutazioni di Bronstein. (riportate in
nero).
La partita ha anche valore teorico, costituendo la base
di partenza per la comprensione delle profonde idee
sottese alla variante di fianchetto dell’ Est-Indiana, di
cui a buon diritto Bronstein può essere definito il
massimo teorico.
Una Partita al Microscopio.
I
Bronstein insegna l’indiana di re.
I parte
Introduzione
La maggioranza dei giocatori di scacchi, dal semplice
appassionato al grande maestro, conosce spesso per
aver letto, piu’ spesso per sentito dire, il famoso libro
“Il Torneo dei Candidati di Zurigo-Neuhausen 1953”.
Per chi non lo sapesse, il libro è la raccolta delle partite
del torneo commentate dettagliatamente da David
Ionovic Bronstein, uno dei più forti giocatori del XX
secolo, nonché vice campione del mondo nel 1951 al
termine di un epica sfida su 24 partite con Mikhail
Botvinnik terminata in parità col punteggio di 12-12.
Il torneo dei candidati del 1953 vide vincitore un altro
grande, Vassily Smyslov, che nel 1954 ottenne con ciò il
diritto di sfidare Botvinnik per il titolo di campione del
mondo. Anche questa sfida terminò in parità 12-12 e
Botvinnik mantenne il titolo di campione per un altro
triennio. Nel 1957 Smyslov divenne il settimo campione
del mondo dopo aver vinto nel 1956 il torneo dei
candidati di Amsterdam e riconquistato il diritto di
sfidare Botvinnik riuscendo finalmente a batterlo col
punteggio di 12,5-9,5. Ma la gloria sarebbe durata un
solo anno. Nel 1958, sfruttando un ingiusta clausola
della FIDE, Botvinnik ottenne la possibilità di rivincita,
riconquistando il titolo col punteggio di 12,5-10,5.
Recentemente tradotto in lingua italiana e pubblicato
da Caissa Editore, il “Torneo dei Candidati”, per il
valore eccezionale ed universalmente riconosciuto dei
commenti che accompagnano le partite, è un opera di
fondamentale importanza per la storia della letteratura
scacchistica, quasi come lo è la “Divina Commedia” per
quella della letteratura italiana. Sono innumerevoli gli
autori di testi scacchistici che da queto libro di volta in
volta hanno attinto esempi, riportato estratti, tratto
argomentazioni per avvalorare le loro tesi. Tra tutti
ricordo la trilogia di Kotov, “Pensa, Gioca, Allenati come
un Grande Maestro”, il secondo libro dopo “Capire gli
Errori ed Evitarli” di Suetin tradotto in italiana dalla
Prisma Editori a metà degli anni ottanta.
La caratteristica che ha reso celebre “Il Torneo dei
Candidati”, rispetto ad analoghe raccolte come
“Quindici Aspirantos al Campeonato Mundial” di Miguel
Najdorf, è come detto il grande valore didattico dei
commenti che spiegano dettagliatamente la partita in
I
Adotto spesso e con successo la variante di
fianchetto - storicamente uno dei primi sistemi ad
essere sviluppato per neutralizzare l’est indiana – e,
sulla base della mia esperienza, ritengo valida l’opinione
di Korcnoj secondo cui questo è il sistema più adatto
per affrontare sia un “est-indianista” scarsamente
preparato (ma è impensabile giocare dignitosamente
l’est-indiana senza adeguata preparazione), che uno
molto preparato sulle linee più alla moda, come la
Samisch, la Petrosian, la Averbach o la Mar del Plata. Di
solito, infatti, è proprio su queste linee estremamente
complicate e taglienti che si concentra lo studio degli
esperti.
Nel primo caso infatti, la superiore conoscenza dei temi
strategico-tattici permette di distruggere facimente
l’avversario; nel secondo caso, per l’avversario può avere
un effetto psicologicamente sgradevole il dover
affrontare per molte mosse una partita di manovra in
una posizione leggermente inferiore,
laddove la
capacità di collocare i pezzi nelle case migliori unita alla
sensibilità strategica fa la differenza.
A chi è amante delle posizioni taglienti e dinamiche,
come chiunque d’altra parte decida di adottare l’indiana
di re, non fa piacere combattere contro un sistema che
non offre assolutamente il fianco ad improvvisi exploit
tattici. Mediante mosse semplici e naturali, il B
consegue una posizione solida ed armoniosa, vantaggio
di spazio, saldo controllo della casa d5, pressione
duratura sulla colonna d, potente alfiere campochiaro,
ciò che rende difficilmente attuabili le classiche
“stoccate” del N nell’indiana di re, come le spinte, c5,
f5-f4, g5-g4, h5-h4 etc.
Insomma la variante di fianchetto si adatta bene al
giocatore posizionale amante dello stile classico.
Per coloro che volessero approfondire l’argomento,
suggerisco di leggere il libro “Bronstein Insegna
l’Indiana di Re”, anche esso recentemente pubblicato
dall’editore Caissa, il cui proprietario, tale Yuri Garret,
stando a quanto scrive sulla rivista “Torre & Cavallo”,
negli ultimi anni della sua vita divenne per il compianto
Bronstein (che diversi anni prima aveva incontrato a
Mosca per proporgli la riedizione de “Il Torneo dei
Candidati”) una specie di nipote adottivo.
Stahlberg,Gideon - Boleslavsky,Isaak
[Indiana di Re - E69]
Torneo dei Candidati, Zurigo (turno 1),
30.08.1953
1.d4 Cf6 2.c4 g6 3.g3 Ag7 4.Ag2 0–0 5.Cc3
d6 6.Cf3 Cbd7 7.0–0 e5 8.e4 Te8 9.h3 exd4
10.Cxd4 Cc5 11.Te1 a5 12.Dc2
XABCDEFGHY
8r+lwqr+k+(
7+pzp +pvlp'
6 + zp snp+&
5zp sn + + %
4 +PsNP+ +$
3+ sN + zPP#
2PzPQ+ zPL+"
1tR vL tR mK !
xabcdefghy
Quindici anni fa, la Difesa Est Indiana era giocata nei
tornei sovietici solo da chi voleva evitare le passive e
ultra analizzate varianti del Gambetto di Donna
Rifiutato; fuori dei nostri confini difficilmente veniva
utilizzata. Nel Campionato del Mondo del 1948, l’Est
Indiana comparve solo due volte nelle quaranta partite
giocate; a Zurigo, una partita su tre in cui si è aperto
con 1.d2-d4 è rientrata in un’Est-Indiana e i giocatori
stranieri l’hanno utilizzata tanto quanto i nostri.
La posizione del diagramma è nota alla teoria: la mossa
del testo è una delle novità più recenti. Sperando di
sviluppare l’alfiere in e3, il B. superprotegge anche il
pedone ‘e’! Il cavallo in d4 è momentaneamente indifeso
e il N. potrebbe guadagnare un pedone centrale dopo
12.Dc2 Cfxe4 13.Cxe4 Axd4; ma adesso la mossa è al B,
il quale può conquistare l’importante casa f6 dopo
14.Ag5 Dd7 15.Cf6+ Axf6 16.Axf6, rimuovendo l’alfiere
camposcuro del N, senza il quale tutte le configurazioni
“indiane” diventano poco incisive. Il pedone in più non
rappresenta un compenso: tentativi occasionali di
dimostrare il contrario si sono conclusi in maniera
disastrosa per il N; ecco perché nessuno cattura più il
pedone ‘e’.
----------
II
adesso il pedone può essere efficacemente difeso con
15...Ce5.
[Il computer conferma la correttezza del giudizio di
Bronstein. 12.Dc2 è una mossa importante il cui
significato dovrebbe imprimersi bene nella memoria di
quelli che desiderano adottare con cognizione di causa
la variante del fianchetto.]
15.f4 Da5 16.Af2 Cb6 17.Af1 Ad7 18.a3
Stahlberg decide di eliminare una volta per tutte la
minaccia ...a4-a3. La mossa del testo priva la casa b3
della protezione di un pedone, tuttavia rinforza anche
la posizione del pedone b2 e, più in generale, l’intera
costellazione a3-b2-c3.
La prossima fase della partita - fino circa alla 30°mossa
- vede entrambe le parti intente a manovrare nel
tentativo di provocare delle debolezze nello
schieramento avversario. Il B. si prepara a giocare e4e5, mentre il N. è pronto ad effettuare la spinta ...f7f5 oppure ...d7-d5: naturalmente entrambi si
organizzano anche per prevenire queste spinte di
rottura.
12…a4 13.Ae3 c6 14.Tad1 Cfd7
XABCDEFGHY
8r+lwqr+k+(
7+p+n+pvlp'
6 +pzp +p+&
5+ sn + + %
4p+PsNP+ +$
3+ sN vL zPP#
2PzPQ+ zPL+"
1+ +RtR mK !
xabcdefghy
18...Tad8 19.Rh2 Ac8 20.Ca2 Cbd7 21.Ag2
Cf6 22.Cc3 Td7
La Difesa Est Indiana è caratterizzata da una battaglia
tesa che si sviluppa simultaneamente su tutta la
scacchiera. Il sistema utilizzato in questa partita
assicura al B. un notevole vantaggio di spazio, non solo
nel centro ma anche sul lato di Re.
Mi auguro di non lasciare al lettore la falsa impressione
che il successivo compito del B. – la trasformazione del
consistente vantaggio di spazio in un vantaggio
materiale - sia facile da assolvere.
Il segreto dell’Est Indiana risiede nel fatto che mentre
concede spazio all’avversario, il N. crea piccole ma
importanti modifiche nella sua configurazione: fra
queste l’estensione del raggio d’azione di entrambi gli
alfieri, il consolidamento della posizione del cavallo in
c5 e quello della torre in e8, pezzi che vigilano
costantemente il pedone ‘e’ nemico. Non ci si deve
dimenticare poi dei pedoni: il “debole” pedone d6 è in
attesa di essere spinto in d5 - quindi il B. deve tenere
d’occhio questa possibilità. Anche il pedone in a4 svolge
un ruolo importante: la sempre presente minaccia di
avanzare in a3 potrebbe sconvolgere gli eventuali piani
dell’avversario in quel settore della scacchiera,
costringendo il B. a prendere ulteriori precauzioni
riguardo alla difesa dei punti c3 e c4.
Se 12.Dc2 è la scoperta teorica più recente dalla parte
del B, la stessa cosa si può dire per la mossa giocata da
Boleslavsky - 14...Cfd7. 14...Da5 era il seguito abituale,
ma dopo 15.Af4 sia l’alfiere in g7 che la torre in e8
devono muoversi in una posizione inferiore, mentre
XABCDEFGHY
8 +l+r+k+(
7+p+r+pvlp'
6 +pzp snp+&
5wq sn + + %
4p+PsNPzP +$
3zP sN + zPP#
2 zPQ+ vLLmK"
1+ +RtR + !
xabcdefghy
Le prossime due mosse sono piuttosto inusuali sia per il
B. che per il N: quest’ultimo concentra il fuoco delle
proprie batterie contro il pedone e4, un assalto che il B.
prova a deviare minacciando di prendere in d6.
E’sintomatico che, per sviluppare questa idea,
Stahlberg non trovi niente di meglio che ritirare il
cavallo dalla casa centrale in d4 – dove rappresentava
l’orgoglio della posizione bianca - alla casa d’origine in
g1, dato che sistemarlo su qualsiasi altra casa
interferirebbe - in un modo o nell’altro - con la
coordinazione tra i vari pezzi.
Mi sembra il momento giusto per spiegare al lettore il
segreto del pedone d6 nella Est Indiana. Questo
III
Sostanzialmente la posizione non è cambiata, tuttavia si
è verificato un fatto molto importante: gli alfieri
camposcuro sono scomparsi dalla scacchiera, come pure
i pedoni in d6 e c4. Ne consegue che entrambe le parti
devono apportare alcuni aggiustamenti nelle rispettive
strategie. Il N, per esempio, deve dare la priorità alla
sicurezza della grande diagonale nera e controllare
l’eventuale incursione di un pedone bianco in f6 e della
regina avversaria in h6.
Considerando la serietà di queste minacce, l’ultima
mossa di Boleslavsky deve considerarsi buona: l’alfiere
è pronto ad agire lungo la diagonale a2-g8, mentre il
pedone ‘f’, trasferendosi in f6, difende il proprio Re da
qualsiasi attacco portato lungo la grande diagonale;
infine l’alfiere rimpiazza il pedone in f7. Il B, per
contro, deve trovare ad ogni costo una breccia in
questa nuova linea difensiva, altrimenti l’iniziativa
passerà nelle mani dell’avversario e tutte le debolezze
nella posizione bianca, che risultano di secondaria
importanza fino a quando il primo giocatore ha in mano
il gioco (la casa b3, la mancanza di pedoni che possano
controllare le case d3, c3 e f3 e la passiva posizione
dell’alfiere g2) potrebbero diventare le basi per
eventuali combinazioni.
pedone, sebbene arretrato e posto su una colonna
aperta, si dimostra un ostacolo difficile da rimuovere.
Potrebbe sembrare che non ci sia niente di più semplice
che spostare il cavallo da d4, ma il problema è che il B.
deve mantenere un cavallo su questa casa, dalla quale
controlla le case b5, c6, e6 e f5, neutralizzando nel
contempo l’azione dell’alfiere in g7. Solo dopo aver
preso delle precauzioni contro tutte le possibili minacce
a disposizione dell’avversario (...a4-a3, ...Ac8-e6, ...f7f5 ) il cavallo può permettersi di abbandonare il centro:
nel frattempo però il N. trova il tempo per raggruppare
i propri pezzi.
Quindi la debolezza del pedone in d6 può essere
considerata fittizia. I moderni sistemi d’apertura
permettono di creare simili debolezze, ma è stata
proprio questa “permanente” debolezza in d6 che ha
collocato per diverso tempo l’Est Indiana fra le
aperture minori.
23.Cf3 Tde7 24.Cg1
Il cavallo farà ritorno in f3 fra cinque mosse per
aiutare il pedone e4 ad attraversare il Rubicone.
Il fante poteva essere spinto subito, ma in tal caso il B.
avrebbe ceduto il controllo della casa f5: dopo 24.e5
Af5, Stahlberg avrebbe dovuto sacrificare la propria
regina, ottenendo peraltro una posizione vincente dopo
25.exf6.
29.Df2 f6 30.Cf3 Af7 31.e5
XABCDEFGHY
8 + +r+ +(
7+p+ trlmkp'
6 +p+ zpp+&
5wq sn zP + %
4p+n+ zP +$
3zP sN +NzPP#
2 zP + wQLmK"
1+ +RtR + !
xabcdefghy
[La valutazione di Bronstein sembra non essere
condivisa dal computer che dopo 25.exf6 continua con
25...Axc2 26.Txe7 Td8 27.fxg7 Axd1 28.Cxd1 Rxg7 con
gioco pari. Rybka 2.3]
Comunque la semplice 24...dxe5 permette al N.di
ottenere un’eccellente posizione.
Il GM svedese poteva anche catturare il pedone ‘a’,
tuttavia il prezzo richiesto era davvero troppo alto: il
B. necessita dell’alfiere camposcuro tanto quanto ne ha
bisogno il N. La 24°mossa di Boleslavsky è un invito alla
torre bianca ad occupare la casa a lungo contesa;
comunque dopo 25...Cb6, il CN raggiunge la casa c4. La
decisione di Stahlberg è probabilmente la migliore:
prima di attaccare in forze il pedone ‘d’, egli cambia gli
alfieri camposcuro.
Stahlberg è un tattico consumato, oltre ad essere un
maestro dell’attacco sul lato di Re e questo sacrificio di
pedone è tipico del suo stile. Il N. non può permettere
che l’avversario s’impadronisca della casa e5, quindi il
pedone deve essere catturato; tuttavia l’apertura della
colonna ‘f’, dove il monarca di Boleslavsky aveva trovato
rifugio, diventerà l’arteria principale dell’attacco che il
B sta per sviluppare.
24...Cfd7 25.Ad4 [25.Txd6 Cb6 26.Af1 Ae6=]
25...Cb6 26.Axg7 Rxg7 27.Txd6 Cxc4 28.Tdd1
Ae6
IV
31...fxe5 32.Cxe5 Cxe5
34.fxe5 Txe5 35.Tf1 Tf5
33.Txe5
Txe5
Al culmine della battaglia, Boleslavsky trascura il
terribile zeitnot che lo opprime e declina la patta, che
probabilmente avrebbe potuto assicurarsi grazie alla
tranquilla 35...Dc7, mossa che gli permette di
difendersi dalle minacce 36.Dxf7 e 36.Df6+. Il sogno
del N. di capitalizzare il pedone in più è utopico, visto la
posizione esposta del suo Re: ammettendo pure che egli
abbia successo nel respingere tutti gli assalti, il B.
potrebbe con tutta probabilità trovare uno scacco
perpetuo.
[Dalla 38a mossa del B in poi le valutazioni di carattere
generale devono lasciare spazio al puro calcolo delle
varianti: la matematica deve subentrare alla filosofia.
Bronstein ha certamente intuito alcune sfumature
tattiche della posizione, ma è ben lungi dall’aver colto la
verità. Come si vede dal diagramma mostrato da Fritz
10 durante l’analisi della posizione – una caratteristica
davvero simpatica di questa release - la mossa Db6 non
ha lo scopo principale di rimuovere l’inchiodatura del
Cc5, ma quello ben più importante di controllare la casa
focale f2 in vista della unica possibilità di controgioco
Df2 seguita da Cd3-e1.
Posizioni del genere (Re allo scoperto e pezzi avversari
collocati in modo da creare minacce mortali nel giro di
un paio di mosse) risultano estremamente difficili da
giocare, nonostante l’esiguo materiale rimasto sulla
scacchiera. Per evitare di venire facilmente travolto, il
N deve giocare attivamente, calcolando con estrema
precisione un certo numero di varianti forzate. Tale
impresa è tanto più ardua quando in molti casi intorno
alla 40a mossa interviene anche lo zeitnot.
Torniamo alla valutazione di Bronstein su 38…Ag6 (che
dopo 39.g4 “avrebbe potuto avere delle tragiche
conseguenze”) e verifichiamone la correttezza usando il
“metodo scientifico”, quello cioè basato sul calcolo delle
varianti.
Dopo 38...Ag6 39.g4 fxg4 sembra letale 40.Ae4 (con
l’idea 41.Axg6 hxg6 42.Ce4+ Dd8 43.Cxc5+- Infatti se
42...Cb3 43.De8+ Rh7 44.Df7+ Rh6 45.Df8+ Rh7
46.Cf6#; oppure 42...b6 43.De8+ Rg7 44.De7+ Rh6
45.Df8+ Rh5 (45...Rh7 46.Cf6#) 46.Dh8#;) eppure
dopo 40...gxh3! il N pareggia a dispetto delle incredibili
minacce che pendono sul suo capo. Infatti dopo 41.Axg6
hxg6 42.Ce4 b6! adesso non è più possibile mattare con
Dh8 come nella variante precedente, dato che il R ha la
casa di fuga in g4 creata proprio dalla presa gxh3, per
cui al B non resta che il perpetuo.
36.Dd4+
Il compito del B. è stato completato, almeno in parte: la
regina si è attestata sulla lunga diagonale.
Rg8 37.Txf5 gxf5 38.De5
Giudicando dalle prossime due mosse, sembrerebbe che
il N. abbia semplicemente dimenticato questa modesta
mossa, che scuote la posizione fin dalle sue fondamenta.
38...Db6!
L’inchiodatura del cavallo deve essere subito liquidata.
La minaccia non è tanto 39.Dxf5 quanto piuttosto
39.g4, e se 39...fxg4, segue 40.Ce4. Con la tempestiva
ritirata della regina in b6, il N evita il peggio. Tentare
di salvare il pedone ‘f’ con 38...Ag6 avrebbe potuto
avere delle tragiche conseguenze, dato che oltre a
39.g4 il B. potrebbe sfruttare di nuovo il motivo tattico
dell’inchiodatura per condurre il monarca avversario quasi forzatamente - in una rete di matto: 39.Af1 Db6
40.Ac4+ Rf8 41.Df6+ Re8 42.Cd5 - Ora il B. ripristina
l’equilibrio materiale, mentre il RN si trova in posizione
più pericolosa rispetto a qualche mossa fa.
V
circostanze lo permettono, raggiungere la casa f2,
creando la minaccia ...Ce1.
Bronstein avrebbe dovuto cogliere questi sottili
dettagli di natura squisitamente tattica per scoprire la
reale essenza di questa posizione e quindi giudicarla
correttamente come vinta, persa o patta per uno dei
due colori.
Dunque il B deve proseguire con 43.De8+ Rg7 44.De7+
Rh6 45.Dh4+ Rg7 46.De7+ scacco perpetuo. Non c'è
alcun matto, anzi addirittura si perde dopo 40.Cd5?
cxd5 41.Axd5+ Rf8 42.Ad6+ (oppure 42.Dh8+ Re7
43.De5+ Rd7 44.Dg7+ Rd6–+) 42...Re8–+.
Il B può proseguire, come forse nelle intenzioni di
Bronstein, con 40.hxg4, ma anche così dopo 40...Db6!
schiodando il cavallo e prendendo di mira f2, il B non
cava un ragno dal buco: 41.De7 (non va 41.Cd5?? cxd5
42.Axd5+ Rf8–+) 41...Cd3 42.Ae4 (42.Cd5 Dc5! -/+)
42...Axe4 ed al B non resta altro che dare il perpetuo
con 43.De8+ Rg7 44.Ae7+ Rh6 45.Dh4+ Rg7 46.De7+.
Infine, dopo 39.Af1 Db6 40.Ac4+ Rf8 41.Df6+ Re8
42.Cd5 che “potrebbe sfruttare di nuovo il motivo
tattico dell’inchiodatura per condurre il monarca
avversario - quasi forzatamente - in una rete di matto”,
il computer mostra freddamente che la semplice
42…Dd8 annullerebbe qualsiasi rete di matto, forzata o
non. In tutte le varianti il N se la cava egregiamente ed
al B ancora una volta non resta al massimo che
concludere con il perpetuo. Infatti
41.De6+ Rg7?
La mossa in busta. Naturalmente Stahlberg ha dovuto
analizzare entrambe le possibilità - 41...Rg7 e 41...Af7 –
[Il punto interrogativo – in realtà la mossa è la migliore
in questa posizione, che è gia persa per il N - assegnato
da Bronstein alla 41a mossa del N si capirà dal
commento alla mossa successiva.]
XABCDEFGHY
8 + + + +(
7+p+ + mkp'
6 wqp+Q+l+&
5+ + + + %
4p+ + + +$
3zP sNn+ zPP#
2 zP + +LmK"
1+ + + + !
xabcdefghy
42.De7+
43.De5+ Rd7 (43...Rf8?? 44.Dh8+) e se
a) 44.Dd4 Ce4 45.Cb6+ Rc7 46.Dxd8+ Rxd8=;
b) 44.Dg7+ Rd6 45.Dd4 Ce6 46.Dd2 cxd5 47.Dxd5+
Rc7 48.Dxe6 Dd2+ 49.De2 Dd4=;
c) 44.Cf6+ Rc8 45.h4 Dd2+ 46.Rh3 Dd1 47.Ae6+ Cxe6
48.Dxe6+ Rd8 49.Rg2 Dd2+ 50.Rh3 Dd3=
d) 44.h4?! Ce4 45.h5 cxd5 46.hxg6 hxg6 47.Axd5 Cf6
=+.
Quando aggiornò la partita Boleslavsky considerò anche
la possibilità 42.Cd5, ma ebbe sentore che dopo
42...Dxb2, il B. avrebbe avuto, come minimo, lo scacco
perpetuo. Comunque la forte mossa del testo cambia
completamente lo scenario: il monarca non può ritirarsi
in g8, dato che dopo 42...Rg8 seguirebbe 43.Cd5; così è
l’alfiere che deve coprire lo scacco, permettendo al CB
di raggiungere la casa d6 via e4.
Ne consegue che 41...Af7 era la mossa giusta: il B. ora
ha la scelta fra dare il perpetuo oppure guadagnare il
pedone ‘a’ dopo 42.Dg4+, ma concedendo alla regina nera
l’ingresso in f2 – un compenso più che adeguato. Il
risultato più probabile sarebbe stato la patta: anche
adesso la partita è pari ma solo dopo nuove,
interessanti avventure.
Possiamo concludere che 38…Ag6 è mossa del tutto
corretta e sufficiente ad assicurare la parità al N.
Le analisi successive, effettuate sempre con l’ausilio
del computer, dimostrano anzi che 38…Ag6 è anche
mossa necessaria per salvare il N dalla disfatta.
Come si vedrà infatti, a partire da 39.Dxf5 e fino a
45. Ce8+?? - 45.h4!! avrebbe vinto in tutte le
varianti – gli eventi risultano avere carattere
pressoché forzato.]
[ In verità le cose non stanno come dice Bronstein, il
quale commette ancora l’errore di affidarsi a
valutazioni generali per spiegare una posizione le cui
peculiarità sono puramente tattiche: 41…Af7 è una
possibilità, ma nulla di più. Infatti su 41...Af7, anziché
l’insignificante 42.Dg4, è fortissima 42.Dd6! che
39.Dxf5 Ag6 40.De5 Cd3
Boleslavsky utilizza l’ultima mossa prima del controllo
del tempo per ricordare al B. le sue debolezze. La DN è
pronta a catturare il pedone ‘b’ oppure, se le
VI
attaccando il Cf2 impedisce l’immediata 42…Df2
guadagnando con ciò un tempo essenziale, utilizzato
appunto per collocare la donna nella casa focale d6 dalla
quale può portare una serie di minacce imparabili contro
il Re ed i pezzi avversari.
Analizziamo le tre possibilità più significative del N
evidenziando con colori diversi le varianti per renderne
più agevole la lettura
XABCDEFGHY
8 + + + +(
7+p+ wQlmkp'
6 +psN + +&
5+ + + + %
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1+ + + + !
xabcdefghy
A) 42...Cxb2 43.Cd5 Df2 44.Cf6+ Rg7 45.Cg4 Df5
46.Dh6+ Rg8 47.Ae4 Dg6 48.Cf6+ Dxf6 49.Axh7+
Rh8 50.Dxf6++-;
B) 42...De3 43.Ce4 Ag6
Il B muove e vince
- 43...Ce1 44.Db8+ Rg7 45.De5+ Rf8 (se 45...Rg8 46.Cf6++-;
oppure 45...Rh6 46.Df6+ Ag6 47.Df8+ Rh5 48.g4+ Rh4
49.Df6+ Dg5 50.Dxg5#) 46.Dh8+ Re7 47.Df6+ Rf8 48.Cg5
De7 (se 48...Db3 49.Cxh7+ Re8 50.De5++-) 49.Cxh7+ Re8
50.Dh8+ Rd7 51.Db8 Ae8 52.Ae4! Dc5 53.Df4 Dd4 54.Cf6+
Re7 55.Cg8+ Re6 56.Df8+-
[ QUESITO
A questo punto, prima di leggere la nota successiva,
come utile esercizio, suggerisco al gentile lettore di
provare ad analizzare da solo e senza l’ausilio del
computer la posizione dopo la 44° mossa del N, il cui
enunciato è: il B muove e vince.
Fatto? Allora vediamo se abbiamo azzeccato la
soluzione.
44.De6+ Rf8 45.Dc8+ Rg7 46.Dxb7+ Rg8
- 46...Rh6 47.Cf6! Ce5 48.Cg8+ Rh5 49.Dg7 c5 (49...Dd4
50.Dh6#
50.Cf6+ Rg5 51.Cxh7+ Rh5 52.g4+ Cxg4+
53.hxg4+ Rxg4 54.Dxg6+ Rh4 55.Df6+ Rg4 56.Af3+
Dxf3 57.Dg5#) 47.Dc8+ Rg7 48.Dd7+ Rf8
49.Dxc6+-;
SOLUZIONE
“Guardatevi da quelle mosse ovvie che sembrano
comunque corrette” è un altro degli aforismi di
Bronstein, citato da Dvoretsky come introduzione ad un
capitolo del libro “Corso Avanzato di Analisi
Scacchistica”. Ed in effetti la ovvia 45.Ce8 pur
apparendo corretta non solo “non risulta essere la
migliore” ma merita addirittura il doppio punto
interrogativo!
Non è affatto semplice accorgersi, e probabilmente
solo il computer può riuscirci in pochi minuti (in tal caso
secondi…) che il tema chiave della posizione è la
minaccia di matto in g5 con la D combinata alla
possibilità per il RB di schiodare l’alfiere g2. Capito
questo, allora trovare la mossa “strisciante” 45.h4!! è
semplice anche per lo “spingilegno” citato all’inizio
dell’articolo.
Il computer snocciola le seguenti varianti
C) 42…Cf2 43.Cxa4 De3 44.Cc5 b6 45.Cd7 Rg7
(45...De6?? 46.Df8#) 46.Df6+ Rg8 47.Dxc6+Dunque su 41…Af7 la mossa 42.Dd6! è vincente in
tutte le varianti. Con ciò abbiamo confutato la
valutazione di Bronstein secondo cui Af7 “era la
mossa giusta”.]
42...Af7 43.Ce4 Dxb2 44.Cd6 Df2 45.Ce8+
Non sempre l’ovvia “mossa qualsiasi” risulta essere la
migliore.
a) 45...De1?? 46.Dxf7++-;
b) 45...Ce1 46.Ce8+ Rg8 47.Cf6+ Rg7 48.Ch5+ Rg8
(48...Rg6 49.Dg5#) 49.Dd8++- Ae8 50.Dxe8+ Df8
51.Dxe1;
VII
c) 45…h6! 46.Rh3!! Ce1 (46...c5 47.Ce8+ Rh7 – se
47...Rg6 48.Ae4+ Rh5 49.g4# - se 48.Ae4+ Rg8 49.Cf6+
Dxf6 50.Dxf6+-) 47.Ce8+ Rg8 48.Cf6+ Rg7 49.Ch5+
Rg6 50.Ae4+ Rxh5 51.g4#
Semplice no? Eppure resta il mistero di come mai un
genio creativo come Bronstein abbia solo intuito che
45.Ce8 non era la mossa corretta, ma non abbia trovato
la mossa vincente 45.h4.]
A conclusione dell’articolo, mi piace ripetere
l’affermazione di Znosko-Borowsky, “gli scacchi sono al
90% tattica”.
Richard Reti quasi un secolo fa scriveva “la verita molto
spesso è nelle idee più che nelle singole varianti”.
Botvinnik, che tra parentesi era ingegnare elettronico
nonché esperto di informatica, raccomandava ai suoi
allievi di “giocare sulla posizione”, ponendo in primo
piano la capacità di analizzare in profondità.
Una decina d’anni fa, con l’avvento di Deep Blue, i
computer hanno dimostrato che “quasi sempre la verità
è nelle varianti più che nelle idee” creando così il
presupposto per la nascita degli scacchi contemporanei.
Avremo modo di ritornare sull’argomento nel corso di
articoli sucessivi.
45...Rg8 46.Cf6+ Rg7 47.Ch5+ Rg6 48.g4
[Probabilmente a questo punto a Stahlberg deve essere
gelato il sangue nell’accorgersi che la progettata 48.h4,
mancando il punto di appoggio in g5 per la Donna, non da
più della patta dopo 48…h6 49.g4 Rh7 50.Rh3 (se
50.Cf6+ Rg7 51.Ce8+ Rh7 52.Cf6+ = infatti 52.De4+?
Rg8 53.Dxd3 Dxh4+ 54.Rg1 De1+ 55.Rh2 Dxe8–+)
50...Cf4+ 51.Cxf4 Dxf4 52.Dxb7 De3+ 53.Rh2 Df4+ =]
Cc5 ½–½
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CM Massimo Benedetto
VIII
NOTE
(1) GM David Ionovic Bronstein (1924-2007). Campione di Mosca nel 1945, 1946, 1947, 1948. Primo all’interzonale di
Saltsjobaden del 1948, Campione Sovietico nel 1949, vincitore del torneo dei Candidati di Budapest nel 1950. Raggiunse l’apice
della carriera nel 1951 divenendo vice campione del mondo al termine di un match con Botvinnik su 24 partite terminato 12-12.
(2) Tabellone del torneo internazionale di Zurigo-Neuhausen del 1953, vinto dal grande Vassily Smyslov.
IX