colture miste di lieviti in fermentazione alcolica
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colture miste di lieviti in fermentazione alcolica
SALMON, COLTURE MISTE DI LIEVITI IN FERMENTAZIONE ALCOLICA, PAG. 1 COLTURE MISTE DI LIEVITI IN FERMENTAZIONE ALCOLICA Jean-Michel SALMON1, Perrine LANGUET2, Anne ORTIZ-JULIEN2 1 Directeur de Recherches - Unité Mixte de Recherches « Sciences pour l’Œnologie », Equipe « Microbiologie et technologie des fermentations », INRA, 2, place Viala, F-34060 Montpellier Cedex, France. Email : [email protected] 2 Lallemand sas, 19 Rue de Briquetiers, 31702 Blagnac Articolo tratto dalla seconda Journée Scientifique Vigne-Vin, Agro.M, Montpellier, 20 marzo 2006 Riassunto Numerosi enologi hanno notato un miglioramento della qualità dei vini ottenuto grazie all’utilizzo, da circa quindici anni, di colture pure di lieviti. Tuttavia, nella ricerca continua della complessità aromatica nell’elaborazione dei vini, l’utilizzo del solo genere Saccharomyces non apporta sempre i risultati sperati. Per questo motivo, da qualche anno, i ricercatori si sono sempre più interessati alla diversità della microflora presente sull’uva. E’ verosimile che una parte non trascurabile della tipicità aromatica dei vini debba essere imputata alle altre specie di lieviti Saccharomyces o non-Saccharomyces che si sviluppano all’inizio della fermentazione spontanea dei mosti. Uno dei programmi di ricerca condotti dalla nostra unità è mirato a cercare di simulare e studiare queste successioni di lieviti in laboratorio, per capire meglio il loro apporto eventuale alla qualità finale del prodotto, ma anche a produrre lieviti misti per l’enologia in funzione dei risultati ottenuti. Introduzione Tradizionalmente, la fermentazione alcolica nel corso della vinificazione veniva assicurata dalle popolazioni indigene, tra cui la specie Saccharomyces cerevisiae era largamente predominante. Tuttavia, da una quindicina di anni, la tendenza è la generalizzazione dell’inoculo grazie all’introduzione di un ceppo puro sotto forma di Lievito Secco Attivo (LSA), per controllare meglio la fermentazione e per evitare incidenti organolettici. E’ in questo contesto che per molti anni sono stati condotti numerosi studi in mono-coltura ed in particolare dalla nostra unità. L’obiettivo era allora di conoscere meglio i diversi fenomeni implicati nel corso della fermentazione alcolica per migliorare le fermentazioni e per comprendere meglio le differenze tra i ceppi commercializzati (circa 200 ceppi sul mercato mondiale) per migliorare la qualità del vino. Tuttavia, i ceppi industriali commercializzati sono stati spesso selezionati per alcune loro proprietà, per degli obiettivi precisi (velocità di fermentazione, resistenza allo stress termico o all’etanolo, produzione di aromi o di enzimi di interesse, ecc.), ma non soddisfano gli enologi in tutto il percorso tecnologico della produzione del vino. Sono stati eseguiti numerosi studi sulla co-fermentazione dei mosti ad opera di S. cerevisiae e altre specie di lieviti che possono influenzare l’equilibrio organolettico finale del vino. Tra questi, è stato studiato in modo particolare l’apporto qualitativo potenziale dei lieviti non-Saccharomyces a livello delle fermentazioni enologiche, soprattutto in materia di sviluppo aromatico. Uno studio fine dei risultati sperimentali ottenuti mostra che queste specie si sviluppano molto difficilmente in un mezzo fermentativo e che vengono facilmente eliminati dalla crescita simultanea di Saccharomyces, a causa della loro estrema sensibilità all’etanolo. A questo proposito, è stata provata con successo a livello industriale l’associazione totalmente empirica di numerosi ceppi di lieviti, poiché permette di unire talvolta l’interesse tecnologico (elevata velocità di fermentazione e buon rendimento della trasformazione zuccheri/etanolo) ad un miglioramento qualitativo a livello del prodotto finito (maggiore complessità aromatica). Occorre ugualmente notare che in tutti i casi studiati, è stata fatta un’analisi dei prodotti di fermentazione ottenuti, senza interessarsi alle cinetiche di fermentazione. Occorre altresì notare che nonostante si riconosca che possano intervenire in co-coltura forti interazioni tra i ceppi di WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2007, N. 3/2 SALMON, COLTURE MISTE DI LIEVITI IN FERMENTAZIONE ALCOLICA, PAG. 2 lieviti (Saccharomyces/Saccharomyces e Saccharomyces/non-Saccharomyces), non è stato avviato alcun lavoro sui meccanismi che stanno alla base di tali interazioni. Quali ceppi utilizzare ? Tra i 200 ceppi di lieviti di Saccharomyces cerevisiae già commercializzati su scala mondiale, è sempre possibile trovare delle coppie di ceppi che presentino delle caratteristiche complementari per poter « approfittare » dei vantaggi rispettivi portati da ciascun ceppo. Questa via è stata poco percorsa, poiché richiede uno studio esauriente delle proprietà di ogni ceppo, studio che non è stato ancora effettuato. Pochi ceppi indigeni (non-Saccharomyces) sono già stati selezionati e conosciuti per esercitare un impatto organolettico nel corso della fermentazione. Molti presentano spesso dei difetti organolettici nefasti per la qualità organolettica finale o delle condizioni di utilizzazione troppo restrittive. Tra i candidati potenziali, Torulaspora delbrueckii, Hansenula anomala e Candida stellata rimangono ceppi interessanti, poiché possono fermentare gran parte degli zuccheri del mosto, influire sull’acidità volatile (diminuzione generale) e di aumentare in modo significativo il tenore di alcoli superiori e di esteri dei vini. L’obbiettivo principale dell’utilizzazione di tali ceppi rimane dunque il miglioramento organolettico dei vini neutri (generalmente bianchi). Inoculi simultanei o scalari ? Gli studi condotti dalla nostra unità hanno mostrato che per l’utilizzazione di coppie di ceppi di Saccharomyces cerevisiae, si potevano effettuare con successo degli inoculi simultanei con proporzioni studiate di ciascun ceppo, ottenendo un effetto significativo sul vino finale. Per quanto riguarda l’utilizzazione di coppie di ceppi Saccharomyces / non-Saccharomyces, gli studi realizzati hanno mostrato che non era possibile controllare la durata di sopravvivenza dei ceppi non-Saccharomyces per mezzo di variazioni del rapporto iniziale di insemenzamento. In queste condizioni, occorre effettuare solo inoculi scalari. I risultati ottenuti mostrano dunque che occorre riprodurre la successione naturale delle diverse specie di lieviti per l’utilizzazione di queste coppie di ceppi. Tuttavia possono verificarsi interazioni tra ceppi … Quando due ceppi si sviluppano e fermentano simultaneamente nello stesso mezzo, possono capitare scambi di metaboliti tra i diversi ceppi, determinando non solo cambiamenti sensibili delle proprietà cinetiche di ogni ceppo, ma anche dei prodotti finali di fermentazione. Uno studio condotto dalla nostra unità su un modello di colture miste Saccharomyces uvarum / Saccharomyces cerevisiae ha permesso di mettere in evidenza uno scambio di acetaldeide tra i due protagonisti. Questo tema viene attualmente portato avanti nell’ambito di una tesi per la valutazione della risposta di diversi ceppi industriali all’eliminazione o al contrario all’aggiunta di acetaldeide durante le fasi iniziali di crescita, in relazione con le cinetiche fermentative e la produzione di sottoprodotti. Qualche esempio Lievito misto S. cerevisiae / S. cerevisiae Sono stati utilizzati due ceppi di Saccharomyces cerevisiae : il ceppo « A », conosciuto per la cinetica di fermentazione e il ceppo « B » per le sue qualità organolettiche (rilascio importante di polisaccaridi). Tuttavia, il ceppo « B » presenta spesso una fine di fermentazione difficile. L’associazione potenziale di questo ceppo ad un altro conosciuto per le sue proprietà di fermentazione permetterebbe di ottenere un insieme che unirebbe le qualità tecnologiche dei due ceppi. Ciò è stato testato su scala di laboratorio e su scala industriale. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2007, N. 3/2 120 100 80 Figura 1 : Influenza del rapporto all’inoculo sull’efficacia del finale di fermentazione, che mette in evidenza un effetto sinergico tra i ceppi di lieviti della miscela (mosto di Mourvèdre). 60 40 20 A, 80 % B 20 % 30 % A ,7 0% A, 60 % B B 40 % So uc he So uc he B 0 A Efficacité des fins de fermentations (%) SALMON, COLTURE MISTE DI LIEVITI IN FERMENTAZIONE ALCOLICA, PAG. 3 Il comportamento di un inoculo misto non è dunque proporzionale al rapporto di insemenzamento, ma al contrario, mette in evidenza in modo certo, l’esistenza di interazioni tra i ceppi. Tenendo conto del gran numero di fermentazioni effettuate sia su scala di laboratorio che su scala pilota su questo modello, possiamo dire che la coltura mista sembra essere un mezzo efficace per correggere i difetti delle proprietà cinetiche di un ceppo. (Figura 1). L’evoluzione nel corso del tempo dei polisaccaridi rilasciati nel corso delle fermentazioni condotte su scala pilota sul mosto di Mourvèdre mostra differenze significative tra le prove (Figura 2). Come si vede dall’evoluzione della tinta dei polisaccaridi precipitati, vi sono delle interazioni polisaccaridi/tannini che avvengono precocemente nel corso della fermentazione. Il ceppo « B » induce un’evoluzione più precoce delle interazioni rispetto al ceppo « A ». Le tinte dei campioni relative alle colture miste sono intermedie rispetto alle dalle fermentazioni pure. Souche B Souche A 60% souche B, 40% souche A 70% souche B, 30% souche A Moût initial 16 b* (couleur jaune) 14 12 Figura 2 : Influenza del rapporto di inoculoo sulla quantità e i parametri del colore dei polisaccaridi rilasciati allo stesso momento di avanzamento della fermentazione (mosto di Mourvèdre). 10 8 6 4 2 0 4 6 8 10 12 14 a* (couleur rouge) WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2007, N. 3/2 SALMON, COLTURE MISTE DI LIEVITI IN FERMENTAZIONE ALCOLICA, PAG. 4 E’ stata eseguita una valutazione sensoriale, che ha mostrato che i vini derivati dagli insemenzamenti misti non sono significativamente diversi dai vini ottenuti da fermentazioni condotte dal ceppo « B ». Lieviti misti S. cerevisiae / non-Saccharomyces Sono stati inoculati diversi ceppi di lieviti non-Saccharomyces in un mosto bianco (Maccabeu) con una popolazione di 106 cellule per ml, dopo 35 ore sono stati inoculati 7 g/L di un ceppo commerciale di S. cerevisiae (sotto forma di lievito secco). Dopo il completamento della fermentazione dei mosti, i vini sono stati analizzati per il loro tenore di esteri (figure 3 e 4) e giudicati da un punto di vista sensoriale. I profili degli esteri volatili ottenuti nell’ambito dell’insemenzamento scalare sono molto diversi da quelli ottenuti dalla fermentazione di S. cerevisiae. Inoltre, con il ceppo non-Saccharomyces, i profili ottenuti sono diversi. In tutti i casi, i vini ottenuti non presentano alcun difetto (ne’ da un punto di vista sensoriale ne’ da un punto di vista chimico). 200% 180% Figura 3 : Incidenza di un inoculo di T. delbrueckii nel corso di 35 ore sulle quantità relative di esteri prodotti (mosto di Maccabeu). 160% 140% 120% 100% 100 % = valeur du témoin fermenté par S. cerevisiae 80% 60% 40% 20% 0% Acétate d'isoamyle Butanoate d'éthyle Hexanoate d'éthyle Acétate d'hexyle Octanoate d'éthyle Décanoate d'éthyle 200% 180% 160% 140% Figura 4 : Influenza di un inoculo preliminare di C. stellata per 35 ore sulle quantità di esteri prodotti (mosto di Maccabeu). 120% 100% 100 % = valeur du témoin fermenté par S. cerevisiae 80% 60% 40% 20% 0% Acétate d'isoamyle Butanoate d'éthyle Hexanoate d'éthyle Acétate d'hexyle Octanoate d'éthyle Décanoate d'éthyle La degustazione dei vini ottenuti da una giuria esperta ha consentito di valorizzare a livello olfattivo (O) e gustativo (G) le differenze dei vini fermentati da una coltura mista scalare rispetto ai vini fermentati in modo classico da S. cerevisiae (Figure 5 e 6). WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2007, N. 3/2 SALMON, COLTURE MISTE DI LIEVITI IN FERMENTAZIONE ALCOLICA, PAG. 5 Con T. delbrueckii (Figura 5), le note di « piccante , di mela , di banana, di animale, di agrumi sono ridotte e al gusto c’è un certo livello di dolce e di grasso in bocca. Il vino ottenuto presenta differenze marcate rispetto al testimone per le seguenti caratteristiche: “spezie da pasticceria, frutta cotta, floreale, grasso e dolce”. Figura 5 : Profilo sensoriale medio del vino fermentato da S. cerevisiae (linea in grassetto) e del vino fermentato da una coltura mista scalare T. delbrueckii / S. cerevisiae (linea a punti in grassetto) (mosto di Maccabeu) Con C. stellata (Figura 6), le note di «pera, banana » aumentano con l’inoculo scalare. Le note di «mela, vegetale, piccante» sono ridotte. Al gusto, il vino derivante dall’inoculo misto è molto simile al testimone. Figura 6 : Profilo sensoriale medio del vino fermentato da S. cerevisiae (linea in grassetto) e vino fermentato dalla coltura mista scalare C. stellata / S. cerevisiae (linea a punti in grassetto) (mosto di Maccabeu). WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2007, N. 3/2 SALMON, COLTURE MISTE DI LIEVITI IN FERMENTAZIONE ALCOLICA, PAG. 6 Conclusioni L’utilizzazione di colture miste di lieviti Saccharomyces / Saccharomyces e Saccharomyces / nonSaccharomyces rappresenta ormai un nuovo mezzo per sviluppare la complessità della struttura gustativa dei vini. Occorre ancora capire e sviluppare le modalità di utilizzo di tale colture, in funzione degli effetti finali ricercati e dunque dei ceppi da utilizzare. I risultati ottenuti evidenziano il fatto che lo sviluppo di popolazioni di lieviti non- Saccharomyces seguito dai lieviti Saccharomyces permette un aumento omogeneo del tenore in esteri, composti essenziali dell’aroma fermentativo dei vini. Inoltre, la scelta di un inoculo scalare dei ceppi utilizzati in una coltura mista è da preferire rispetto all’inoculo diretto misto per armonizzare e intensificare la complessità aromatica dei vini. Lo sviluppo dei lieviti misti basato su queste regole consentirà agli enologi di disporre di strumenti innovativi, che permetteranno di esprimere al meglio le potenzialità aromatiche dell’uva, garantendo allo stesso tempo una buona riuscita delle fermentazioni. Bibliografia Languet P., Salmon J.M., Ortiz-Julien A., 2004. Development of a mixed ADY starter. 7th International Symposium on Innovations in Enology, « Quality, Typicity and Originality of Wine, Optimisation Methods », Stuttgart, 10-11 mai 2004. Cheraiti N., Guezenec S., Salmon J.M., 2005. Redox interactions between Saccharomyces cerevisiae and Saccharomyces uvarum in mixed culture under enological conditions. Applied and Environmental Microbiology, 71(1), 255-260. Salmon J.M., Savin M. 2005. L’inoculation séquentielle favorise des vins blancs plus complexes. Réussir Vigne, Septembre, 111, 31. Languet P., Aguera E., Samson A., Ortiz-Julien A., Salmon J.M. 2005. Valorisation aromatique des moûts par l’utilisation séquentielle de levures d’espèces non-Saccharomyces et Saccharomyces. Revue des Oenologues, 117, 31-33. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2007, N. 3/2