Armi chimiche - Archivio Disarmo

Transcript

Armi chimiche - Archivio Disarmo
Istituto di Ricerche Internazionali
ARCHIVIO DISARMO
Piazza Cavour 17 - 00193 Roma
tel. 0636000343/4 fax 0636000345
email: [email protected]
www.archiviodisarmo.it
Armi Biochimiche
Armi chimiche
1. STORIA
Il primo attacco con gas chimici della storia moderna, avvenne durante la
Prima Guerra Mondiale nei pressi di Langermark, quando i tedeschi usarono il
cloro contro le truppe francesi e canadesi. Pochi mesi più tardi, sullo stesso fronte
ci fu la controffensiva della Francia, nel frattempo Gran Bretagna e Stati Uniti
avevano iniziato a produrre le prime armi chimiche. Negli anni ’20 anche
l’Unione Sovietica e l’Italia iniziarono i propri programmi di ricerca. In Estremo
Oriente Cina e Giappone non erano da meno.
Oltre alla prima guerra mondiale queste armi furono usate in molte altre
situazione nel corso del XX secolo: nel 1919 la Gran Bretagna utilizza
l’adamsite contro le truppe bolsceviche, durante la guerra civile russa; nel 1934
l’Italia attacca la Libia con bombe all’iprite e l’anno successivo l’Etiopia; lo
stesso gas è stato usato dai Giapponesi durante l’invasione della Manciuria nel
1937; è ancora l’iprite, insieme al fosgene, ad essere usato tra il 1963 e il 1967
dall’Egitto contro i rivoluzionari yemeniti; gli ultimi due casi sono legati all’Iraq
di Saddam Hussein il quale ha utilizzato iprite e gas nervini prima contro
l’esercito iraniano durante la guerra dei primi anni ’80 e poi contro i curdi del suo
Paese tra il 1987 e il 1988.
Da questa carrellata si possono ricavare due considerazioni: la prima che è,
o per meglio dire era, relativamente facile per uno Stato produrre armi chimiche,
dato che molti componenti di base, i cosiddetti precursori, sono utilizzati
normalmente per scopi civili; la seconda che le armi chimiche sono state utilizzate
sempre, tranne durante la guerra Iran-Iraq, in contesti in cui una forza era
nettamente superiore all’altra tanto da aver la certezza che non avrebbe subito
alcuna ritorsione dello stesso tipo. L’utilizzo delle armi chimiche non garantisce
di per sé l’annientamento delle forze avversarie, pertanto è sempre possibile
aspettarsi una controffensiva. Questo è il principale motivo per cui le armi
chimiche non sono state usate nella seconda guerra mondiale, perfino Hitler era
consapevole del rischio ed evitò di correrlo.
1
Istituto di ricerche internazionali
Archivio Disarmo
Nel corso degli anni la situazione mondiale è mutata e molti dei Paesi che
per primi hanno utilizzato le armi chimiche vi hanno rinunciato aderendo al
regime di controllo internazionale stabilito dalla Convenzione sulla Proibizione
delle Armi Chimiche e ai numerosi accordi che regolano l’esportazione dei
materiali “dual use”, usati legittimamente dall’industria civile, ma che possono
avere dei risvolti bellici. È il caso di Paesi come gli Stati Uniti, la Russia, la Corea
del Sud e il Sudafrica, che disponevano arsenali chimici molto vasti, ma che
hanno accettato di distruggerli entro il 2007, come stabilito dalla CWC. A questa
lista va aggiunta la Libia che ha recentemente rinunciato alle armi di distruzione
di massa ed ha aderito alla Convenzione. Purtroppo ne restano furori ancora
diversi Stati tra cui Israele, che ha solo firmato, Egitto, che già in un caso ha
utilizzato le armi chimiche, nello Yemen per sedare i rivoltosi, e Siria e Sudan che
più volte sono stati accusati dagli Stati Uniti di possedere, o cercare d’acquisire,
armi chimiche.
2. DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE
Le armi chimiche sono definite dalle Nazioni Unite come ogni agente
chimico, allo stato gassoso, liquido o solido, che possa essere utilizzato a causa
dei suoi effetti tossici su persone, animali e piante.
Le armi chimiche possono essere classificate in generazioni e in base agli
effetti che provocano. Alla prima generazione appartengono i gas asfissianti,
non persistenti che attaccano l’apparato respiratorio come il fosgene, il disfogene
e la cloropicrina e i gas antimetabolizzanti, che attaccano il sangue come l’acido
prussico. I gas vescicanti sono la seconda generazione di armi chimiche. Essi
sono persistenti, cioè rimangono nel territorio nel quale vengono diffusi
contaminandolo. Provocano grandi vesciche infette, da qui il loro nome. I più noti
sono l’iprite e la lewisite, spesso usati insieme. L’ultima generazione, la più
letale, è quella dei gas nervini, che attaccano il sistema nervoso e uccidono in
pochissimo tempo. I nervini si dividono in due categorie: gli agenti–G, non
persistenti ed assorbiti per inalazione come il Tabun, il Sarin e il Soman, scoperti
dai Tedeschi; e gli agenti-V persistenti e assorbiti tramite la pelle, il più
conosciuto e pericoloso è il VX, scoperto dagli Inglesi. Al confine delle armi
chimiche si collocano i gas molestanti (harrasing agents), come i comuni
lacrimogeni usati dalle polizie di tutto il mondo, progettati per causare
un’invalidità temporanea e senza conseguenze future. Il confine è abbastanza
labile, la Convenzione vieta l’utilizzo di tali agenti in operazioni di guerra, ma
potrebbe essere facile il contrario, ovvero camuffare un agente chimico con un gas
molestante. Il problema è venuto tristemente alla luce nell’ottobre del 2004,
quando le teste di cuoio russe hanno fatto irruzione nel teatro Dubrovka,
all’interno del quale si era barricato un commando di guerriglieri ceceni, che
teneva in ostaggio gli spettatori che in quel momento stavano seguendo la
rappresentazione. La versione ufficiale parla di gas paralizzanti e accecanti, ma i
117 morti tra gli ostaggi esprimono qualcosa di diverso. Secondo le ricostruzioni
successive, in quella sede è stato testato un nuovo tipo di gas sedante, non
sufficientemente sperimentato, le cui conseguenze sono andate ben oltre,
uccidendo non solo i terroristi, ma anche molti ostaggi.
2
Istituto di ricerche internazionali
Archivio Disarmo
Gas asfissianti
Si tratta degli aggressivi classici della guerra chimica, e agiscono irritando
la parte inferiore dell’apparato respiratorio. Comprendono il cloro, il fosgene, il
cloro-formiato di tricloremitile. Si tratta di armi meno efficaci dei gas nervini, in
quanto la loro presenza viene immediatamente avvertita e consente ai soggetti
colpiti di potere indossare in tempo utile maschere antigas. Ciò avviene in quanto
i gas asfissianti sprigionano un odore piuttosto forte e provocano sintomi irritatori
immediati.
Gas vescicanti
Si tratta di agenti che danneggiano qualsiasi tipo di tessuto corporeo con
cui entrano in contatto. In particolare essi agiscono su pelle e occhi, dove
provocano bruciature e vesciche. In presenza di dosi particolarmente elevate,
possono essere letali anche per assorbimento polmonare. I gas vescicanti si
dividono in due tipologie principali: gli arsenicati e i gas mostarda.
Gas antimetabolizzanti
Sono essenzialmente dei veleni respiratori che colpiscono il sistema
circolatorio bloccando l’afflusso di ossigeno. Principali composti di questa
famiglia di gas sono: la dicloroformiossina, l’acido cianidrico e il cloruro di
cianogeno. Una volta inalati, la loro assunzione è rapida.
Gas nervini
I gas nervini di ultima generazione sono costituiti da composti organofosforici derivanti da insetticidi. Il loro effetto principale è quello di spezzare il
funzionamento del sistema nervoso. Ciò avviene attraverso l’assorbimento
dell’essere umano tramite la pelle o le vie respiratorie. I sintomi di avvelenamento
da gas nervino sono diversi: sudorazione intensa, rigidità toracica, riempimento
dei polmoni di muco, vomito, defecazione, paralisi e incapacità respiratoria che
porta alla morte. I gas nervini vengono depositati come liquidi o vengono
nebulizzati da granate e bombe sotto forma di pioggia.
Gas molestanti
Sono irritanti e letali solo in concentrazioni molto elevate e vengono
spesso usati come agenti anti-disordine da parte della polizia nelle manifestazioni
civili. I gas utilizzati in campo militare sono tra gli altri il CS e il CR. Il CS
produce lacrimazioni ed irritazioni agli occhi entro sessanta secondi dal contatto,
tosse, chiusura involontaria delle palpebre, nausea e vomito. Il CN è un
lacrimogeno classico, letale se usato in concentrazioni elevate e in locali chiusi.
Rosa Massimo
3
Istituto di ricerche internazionali
Archivio Disarmo