Riforma Bcc da rifare
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Riforma Bcc da rifare
Gruppo associazioni Cnai Martedì 13 Settembre 2016 37 Le perplessità del presidente del Cnai Orazio Di Renzo sulla legge Riforma Bcc da rifare A rischio lo sviluppo di Pmi e territorio investimenti e delle risorse, altrimenti sfruttabili in maniera più proficua», analizza ettembre di fuoco per il presidente Di Renzo. Nella versione definitiva le banche di credito cooperativo. Proprio della riforma del comparto nella giornata di oggi del credito cooperativo deve ha, infatti, termine la consul- aver pesato non poco la moral tazione indetta dalla Banca suasion messa in atto dalla d’Italia in merito allo schema Banca centrale europea per delle disposizioni nel compar- mano del suo presidente, Mario Draghi. to del Gruppo Quest’ultimo bancario coo(dopo che perativo, seNon dobbiamo mai aveva recondo quanto dimenticare che il darguito lo stabilito dalnostro tessuto ecoscorso marzo la legge di nomico è incentrato il ministero riforma delle dell’econoBcc, cui il via su piccole e medie mia e delle libera è stato imprese disseminate finanze per dato solo di in maniera capillare aver inoltrarecente (legge sul suolo nazionale to richiesta n. 49/2016 in di parere alla conversione, Bce solo dopo con modifiche, la pubblicazione in Gazzetta del decreto legge 18/2016). «Oggi si chiude la finestra Ufficiale del dl 14 febbraio per proposte, richieste ed 2016, il numero 18) ha fatto eventuali modifiche: da qui recapitare un parere sulla a diciotto mesi si andranno circolare della Banca d’Itaa realizzare i famosi Gbc lia in merito alla riforma. (Gruppi bancari cooperativi, «Ricordiamo che la Bce non ndr), una discreta rivoluzio- ha espresso un parere vinne per le Bcc soprattutto per colante, ma appare difficile quel che concerne la propria ignorarlo», afferma il presistruttura interna, con una dente Di Renzo in riferimenfortissima inclinazione verso to, in particolare, al punto un potere quasi assoluto della della riforma che prevede capogruppo designata», ricor- che, benché permanga a ogni da il presidente Cnai Orazio assemblea di soci il diritto di nomina dei propri organi di Di Renzo. I principi e le linee guide amministrazione e di controldella riforma del sistema, di lo, è comunque istituito un fatto, hanno sempre e chia- meccanismo di consultazione ramente puntato verso una con la capogruppo. Le rilevazioni di Francofordecisa centralizzazione delle prerogative decisionali nelle te, pur apprezzando lo spirito mani della capogruppo, anche della riforma (soprattutto nei in caso di realtà finanziarie dettagli della meritocrazia e virtuose. Ciò non deve appa- virtuosità), si sono concenrire sorprendente, se si tiene trate nell’auspicare un ancopresente che la riforma ha ra maggiore potere riservato come punto di riferimento, alla capogruppo. Quest’ultitra gli altri, il garantire omo- ma dovrebbe essere per la geneità di direzione strategi- Bce, pertanto, l’unica a poter ca al pari dei controlli interni: autorizzare finanziamenti so«Sicuramente motivazioni più pra un determinato importo: che valide, ma ci permettiamo insomma prestiti sopra una di rilevare che, per esempio, certa cifra, per esempio, a il principio di proporzionali- un’azienda potranno essere tà riguardo al rischio di ogni concessi solo previa consulbanca è particolarmente tazione con la capogruppo. restrittivo. In teoria l’esito In maniera analoga, sempre paradossale potrebbe essere alla capogruppo, scrive semche per la nomina interna del pre Mario Draghi, dovrebbe proprio quadro amministrati- spettare un potere vincolanvo ciascuna banca debba chie- te anche per le cosiddette dere il preventivo permesso esposizioni dubbie, ovvero le alla capogruppo. O, ancora, sofferenze. «La capogruppo sarà così la richiesta di istituire un unico sistema informativo, chiamata a operare in manienon sembra considerare le ra esclusiva nell’elaborazione disponibilità delle realtà mi- di strategie di negoziazione nori, dato che tale richiesta, delle sofferenze. Ripetiamo, se soddisfatta, assorbirebbe i pareri della Bce sono leuna parte consistente degli gittimi e non vincolanti, ma di Manola Di Renzo e Matteo Sciocchetti S Pagina a cura di Cnai - Coordinamento nazionale associazioni imprenditori Sede Nazionale Viale Abruzzo 225 - 66013 - CHIETI Tel. 0871.540093 - Fax 0871.571538 Web: www.cnai.it E-mail: [email protected] riteniamo che vadano un po’ a stravolgere la natura operativa delle Bcc. Tale realtà nel suo adempimento autentico, ha una valenza territoriale eccezionale e difficilmente sostituibile. Verticalizzare in maniera tanto preponderante verso la capogruppo, non può far altro, ovviamente, che ridimensionare il ruolo del credito cooperativo nello sviluppo della propria area geografica di riferimento. Non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che il nostro tessuto economico è incentrato su piccole e medie imprese disseminate in maniera capillare sul suolo nazionale. Inserire una procedura di monitoraggio quale la struttura della Vigilanza unica, ove la Banca d’Italia decide solo dopo aver consultato la Bce, non può che comportare un ridimensionamento della capacità operativa sulle piccole realtà, trasformando le banche territoriali in meri ingranaggi della holding», sottolinea il presidente Di Renzo. La ricchezza delle Bcc, per vocazione, va misurata anche nella loro inclinazione a interagire nel locale congiuntamente al comparto politico. Il loro procedere parallelo rende possibile una comprensione più immediata e significativa delle esigenze delle realtà comunali, provinciali, insomma gli aspetti «micro». Così operando è possibile calibrare gli interventi necessari in maniera tempestiva. Certo tale commistione ha avuto talvolta anche evidenti e funeste propaggini (caratterizzate dal sentore di clientelismo e pratiche poco chiare), ma la volontà di Francoforte sembra non considerare la forza imprenditoriale, promozionale e di incentivo, al livello locale, del credito cooperativo. «Si decide di inserire uno strumento controverso come la Vigilanza unica, ma di convesso permangono intoccabili e impermeabili a qualsiasi idea di riforma le Coop», ricorda ancora il presidente Di Renzo, «di cui abbiamo più volte evidenziato le contraddizioni. Le Coop hanno da lungo tempo smesso i panni da mutuo soccorso per trasformarsi in imponenti multinazionali, il cui apporto e contributo alle territorialità, dalle quali rastrellano risorse, è tutto da verificare. Vivono di agevolazioni, stati eccezionali e clamorosi vantaggi fiscali, tra cui, forse il più odioso è quello che prevede che le Coop siano le uniche strutture extra bancarie aventi facoltà di raccogliere finanziamenti dai propri soci, i quali in caso di insolvenza sarebbero gli ultimi a vedersi rimborsata la perdita economica. Ci chiediamo così quanto sia proficuo, ovvero quale sia il valore aggiunto dato dall’intervenire sull’autonomia territoriale di una realtà consolidata e oggettivamente attiva nell’economia reale come le Bcc e, contemporaneamente, decidere di ignorare altre condotte che risultano davvero poco interessate allo sviluppo del locale e ormai declinate verso operazioni finanziarie con i mercati esteri».