Riciclaggio della plastica: redditizio e versatile Quote di riciclaggio

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Riciclaggio della plastica: redditizio e versatile Quote di riciclaggio
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Riciclaggio della plastica: redditizio e versatile
Quote di riciclaggio del 35 percento realistiche
Se ancora dagli anni ’60 agli anni ’80 l’industria della plastica non si
era preoccupata un granché dello smaltimento intelligente o del
recupero di rifiuti di plastica, al più tardi con l’entrata in vigore della
normativa sugli imballaggi tedesca, avvenuta nel 1991, questo
aspetto ha assunto un’eminente importanza. All’epoca la Germania
assunse un ruolo di precursore: fu il primo paese a stabilire regole
per il recupero di imballaggi di plastica e ad imporle sul mercato.
Nel frattempo questa tematica è stata accolta anche da numerosi
paesi in Europa, dove sono stati sviluppati concetti molto efficaci
per la raccolta e il recupero. Da indagini svolte da PlasticsEurope
risulta che nel 2011 nei 27 paesi dell’UE più Svizzera e Norvegia
sono stati consumati circa 47 milioni di tonnellate di plastica, di cui il
40% per applicazioni a ciclo breve e il 60% a ciclo lungo. Nello
stesso anno sono stati raccolti circa 25 milioni di tonnellate di rifiuti
di plastica, dei quali il 40% depositato in discarica e il 60% destinato
al recupero. Con oltre il 60% del totale, la maggior parte dei rifiuti
proveniva da sistemi di raccolta differenziata per imballaggi usati,
seguiti da prodotti provenienti dal settore edilizio, automobilistico ed
elettronico.
Sistemi di raccolta esemplari sono in funzione in nove paesi
europei: Svizzera, Germania, Austria, Belgio, Svezia, Danimarca,
Norvegia, Paesi Bassi e Lussemburgo (in ordine decrescente). Qui
le quote di raccolta vanno dal 99 al 92%. Al tempo stesso sei di
questi paesi detengono le maggiori quote di riciclaggio in Europa.
Nettamente in testa Norvegia, Svezia, Germania, Paesi Bassi,
Belgio e Austria con quote dal 35 al 26%. Il resto dei rifiuti raccolti
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viene destinato ad uno sfruttamento di tipo energetico.
Anche le bottiglie in PET possono essere raccolte e trattate in modo
selettivo. Qui la gamma di prodotti di riciclo va dalle fibre alle
pellicole fino ad arrivare a nuove bottiglie. I più disparati produttori
come le aziende austriache Starlinger & Co. GmbH di Vienna, NGR
GmbH di Feldkirchen ed Erema GmbH di Ansfelden hanno
sviluppato speciali impianti di riciclaggio per PET. Gneuss
Kunststofftechnik GmbH di Bad Oeynhausen con il suo estrusore
MRS, per il quale dispone addirittura della certificazione FDA (Food
and Drug Association), ha successo sul mercato. Inoltre i costruttori
di macchinari offrono diversi sistemi di essiccazione come quello
con tubo rotante a raggi infrarossi della Kreyenborg Plant
Technology GmbH di Senden, speciali sistemi di filtraggio per la
lavorazione di PET o anche processi di cristallizzazione, come il
Crystall-Cut della Automatik Plastics Machinery di Großostheim.
Ricicli a ciclo chiuso come il PETcycle si sono imposti come
soluzione per produrre veramente nuove bottiglie partendo da
bottiglie usate. In poche parole, il riciclaggio di PET, che in Europa
ha pur sempre raggiunto un volume annuo di mercato pari a 1
milione di tonnellate, funziona.
Difficoltà di riciclaggio
Gli articoli in plastica composti da diversi materiali difficilmente
separabili fra loro costituiscono un ulteriore ostacolo per il settore
del riciclaggio – così come tutti quei prodotti non completamente
svuotabili. Problemi creano anche i rifiuti di pellicole di scarto postconsumer dovuti al pessimo rapporto fra superficie e sporco che
rende necessaria una lavorazione molto impegnativa. Stando alle
dichiarazioni di Michael Scriba, amministratore della società di
trattamento della plastica mtm plastics a Niedergebra, in questo
campo esistono sì esperti di grande esperienza per il recupero, ma
sul territorio europeo mancano mercati di sbocco funzionanti. Altre
sfide vengono imposte da bottiglie in PET non destinate a bevande,
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di tipi diversissimi e a loro volta recuperabili solo in parte. Anche le
materie plastiche provenienti dal recupero di automobili o di articoli
elettronici sono finora difficilmente riciclabili.
In presenza di casi talmente problematici, le aziende che si
occupano di recupero e i costruttori di macchinari sono chiamati a
fornire risposte efficaci. Una soluzione per le pellicole di scarto postconsumer provenienti dai centri di raccolta del DSD è stata ad
esempio fornita di recente dalla Herbold Meckesheim GmbH di
Meckesheim alla società di smaltimento WRZ-Hörger GmbH & Co.
KG di Sontheim. L’impianto chiavi in mano, formato da separatore
di sostanze indesiderate, centro di frantumazione ad umido e
compattatore di plastica, trasforma 7.000 tonnellate di rifiuti l’anno in
agglomerati scorrevoli con un’elevata densità apparente, idonei alla
produzione di articoli mediante stampaggio ad iniezione. Assieme
alla Coperion GmbH & Co. KG di Stoccarda, la società Erema ha
sviluppato appositamente per le frazioni miste Corema, una
combinazione fra impianto di riciclaggio e di compounding. Una
caratteristica tipica di questa apparecchiatura è la sua idoneità ad
un’ampia gamma di materiali. Stando a quanto afferma Manfred
Hackl, amministratore dell’Erema, si tratta dell’impianto ideale per
trasformare frazioni miste reperibili a buon prezzo e per produrre da
scarti PP-tessuto non tessuto un compound con il 20% di talco,
oppure per elaborare una frazione mista PET/PE con l’aggiunta di
additivi.
Una soluzione speciale è anche quella proposta da Gneuß alla
società britannica K2 Polymer: un impianto di estrusione MRS, per
trattare residui macinati di poliammide 11. Il materiale in entrata
proviene da condotte petrolifere sottomarine, divenute obsolete in
seguito all’esaurimento di un pozzo e trasportate in terraferma.
L’estrusore a sistema multirotatorio (MRS) è in
grado di
decontaminare e recuperare in una sola fase di lavorazione il
prezioso materiale di scarto, fortemente imbrattato di petrolio in
seguito a periodi di utilizzo a volte decennali – senza dover ricorrere
al lavaggio chimico.
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Benché molte procedure siano ormai ben avviate, il riciclaggio
presenta tuttora un ampio potenziale di ottimizzazione. Quest’ottica
implica già una progettazione di articoli in plastica che tenga in
considerazione l’aspetto del recupero e analizzi in partenza la
possibilità di un’efficace riutilizzazione a posteriori. Anche le
procedure di recupero e le soluzioni meccaniche per il trattamento
di rifiuti complicati offrono ancora spazio per ulteriori sviluppi.
Maggio 2013
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