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BIFENTHRIN
Il bifenthrin, principio attivo presente nei formulati BIFENAX e BIFENASE, appartiene alla classe degli
insetticidi piretroidi. Esplica azione acaricida e insetticida danneggiando il sistema nervoso sino alla paralisi
e morte. E’ molto tossico per i pesci e per altri organismi acquatici.
EFFETTI TOSSICOLOGICI
Tossicità acuta: il bifenthrin è moderatamente tossico per i mammiferi se ingerito. Dosi elevate possono
causare difficoltà nel coordinamento motorio, tremori, salivazione, vomito, diarrea, irritabilità ai suoni e al
contatto con gli oggetti.
Valori di DL50 sperimentali:
DL50 su ratto femmina 54 mg/kg
DL50 su ratto maschio 70 mg/kg
DL50 acuta dermale > 2000 mg/kg su coniglio
Il bifenthrin non provoca sensibilizzazione cutanea su cavia (porcellini d’India), sulla cute umana sebbene
non provochi infiammazione o irritazione può provocare una sensazione di formicolio per circa 12 ore.
Il bifentrin non ha provocato irritazione cutanea su coniglio.
Tossicità cronica: non vi sono informazioni disponibili
Effetti sulla riproduzione: la dose di bifenthrin alla quale non si osservano effetti tossici sulla madre
(NOEL per tossicità materna ) è di 1 mg/kg/giorno per i ratti e di 2,67 mg/kg/giorno su coniglio. A dosaggi
più elevati gli animali manifestano tremori. La dose alla quale non si manifestano effetti sullo sviluppo
(NOEL per sviluppo) è pari a 1 mg/kg/giorno su ratti e maggiore di 8 mg/kg/giorno su coniglio.
Effetti teratogeni: il bifenthrin non ha manifestato effetti teratogeni alle più alte dosi testate (100 ppm
approssimativamente 5,5 mg/kg/giorno) in uno studio condotto su ratti per due generazioni.
Effetti mutageni: le evidenze relative a effetti mutageni a seguito di esposizione al bifenthrin non possono
considerarsi conclusive. Studi condotti su cellule sanguigne di topo indicano una positività per la mutazione
genica. D’altro canto altri test sugli effetti mutageni del bifenthrin condotti su cellule del fegato di ratti sono
negativi.
Effetti carcinogenici: non vi sono state evidenze relative allo sviluppo di cancro in uno studio durato due
anni su ratti che hanno mangiato con la dieta 10 mg/kg/giorno di bifenthrin. In altra circostanza nel corso di
uno studio della durata di 87 settimane su topi che hanno ingerito dosi di 7, 29, 71 e 86 mg/kg hanno
manifestato un significativo aumento della incidenza del cancro alla vescica maschile collegata alle dosi
ingerite. L’incidenza del cancro era particolarmente elevata alla dose più alta (86 mgkg/giorno),
analogamente le femmine hanno manifestato una più elevata incidenza di cancro al polmone rispetto al
gruppo di controllo alle dosi di 7 mg/kg/giorno e superiori. L’EPA statunitense ha classificato il bifenthrin
nella classe “C” delle sostanze carcinogene, come possibile carcinogeno umano.
Tossicità sugli organi: i piretroidi sono veleni che danneggiano la trasmissione degli impulsi nervosi,
l’iperstimolazione delle cellule nervose provoca tremori e può condurre alla paralisi.
Destino in uomini e animali: il bifenthrin viene assorbito attraverso la pelle intatta se applicato topicamente.
E’ sottoposto a una degradazione simile a quella osservata negli animali per altri piretroidi. Nei mammiferi la
molecola del bifenthrin subisce una rapida rottura e escrezione. Ratti trattati con 4 o 5 mg/kg, espellono il
70% nelle urine e il 20% nelle feci nell’arco di 7 giorni. Dopo 7 giorni la rimanente parte del bifenthrin è stata
trovata accumulata nei tessuti con alto contenuto di sostanze grasse (cute e grasso di maschi e femmine,
ovari delle femmine). Il bifenthrin è dotato di una minore tossicità negli animali a sangue caldo rispetto a
quelli a sangue freddo.
Ecotossicità
Effetti su uccelli: il bifenthrin è moderatamente tossico per molte specie di uccelli. La CL50 (a 8 giorni) su
anatra ha un valore di 1280 ppm su anatra e di 4450 ppm per le quaglie. La DL50 risulta pari a 1800 mg/kg
per quaglia e 2150 mg/kg per anatra. E’ possibile che si verifiche una bioconcentrazione negli uccelli.
Effetti sugli organismi acquatici: il bifenthrin è altamente tossico per i pesci, crostacei e altri animali
acquatici. La CL50 dopo una esposizione di 96 ore è stata calcolata pari a 0,00015 mg/l per la trota, 0,00035
mg/l per “bluegill fish” e 0,0016 mg/l su Daphnia. Malgrado ciò, si ricorda che a causa della sua bassa
solubilità in acqua e la elevata affinità per le particelle del fondale il bifenthrin non ha una elevata tendenza a
causare inquinamento degli ambienti acquatici.
Effetti su altri animali: il bifenthrin è tossico per le api.
Destino ambientale
Degradazione al suolo e nelle acque di falda. Il bifenthrin non è caratterizzato da mobilità nei suoli ricchi di
sostanza organica, argillosi e melmosi. Si dimostra poco mobili anche nei suoli sabbiosi a basso contenuto di
sostanza organica. Il bifenthrin è relativamente poco solubile in acqua, per tale motivo è improbabile la
contaminazione delle acqua di falda a seguito di percolazione del bifenthrin nel terreno. L’emivita del
bifenthrin nel suolo è molto variabile potendo richiedere un periodo di tempo variabile da 7 giorni a 8 mesi in
funzione del tipo di suolo e della quantità di aria presente all’interno del suolo stesso.
Degradazione sulla vegetazione: il bifenthrin non è assorbito dalle foglie e non trasloca all’interno delle
piante.
Proprietà fisiche
Il bifenthrin è fotostabile, stabile alla idrolisi, presenta una volatilità minima e risulta stabile alla
conservazione. E’ caratterizzato da un coefficiente di temperatura negativo, per tale motivo agisce meglio alle
basse temperature. La solubilità in acqua è di 0,1 mg/l , è solubile in acetone, cloruro di metilene,
cloroformio, etere, toluene, poco solubile in metanolo.
Indici per la valutazione dell’esposizione:
ADI: 0,015 mg/kg
NOEL: 2,5 mg/kg/giorno su ratto, 1,5 mg/kg/giorno su cane.