I migliori oli della Campania

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I migliori oli della Campania
La rubrica dell’olio d’oliva
Olive oil’s corner
di Renzo Ceccacci
Coprovoli
Vico Lapronia, 8 - 83031
Ariano Irpino (AV) - Tel. e
Fax: 0825-824955
E-mail: [email protected][email protected] www.coprovoli.com
I migliori oli della Campania
Terminiamo la rassegna di quest’anno con la Regione Campania.
In epoca Romana l’olio di oliva della Campania Felix era
considerato quale merce di scambio di pregio. Oggi questa
Regione, con una percentuale di circa il 6%, è la quarta
produttrice italiana dopo Puglia, Calabria e Sicilia. I 300.000
quintali ottenuti nell’ultima raccolta sono inferiori alle
aspettative a causa dello sfavorevole andamento stagionale,
dovuto all’abbondanza di piogge nel periodo tardo-primaverile,
cui è seguita un’estate calda ed umida, che ha determinato il
massiccio attacco della Mosca Olearia. Del totale prodotto
purtroppo solamente il 60% è costituito da Olio Extravergine, pur
con un costante incremento di questa percentuale, di anno in
anno, grazie alla sempre maggiore presa di coscienza
dell’opportunità di orientare la produzione verso la qualità.
Contemporaneamente si sta verificando anche la progressiva
dismissione dei vecchi impianti tradizionali, con estrazione a
molazze e presse, a favore di sistemi a ciclo continuo, che hanno
meno problemi di gestione. L’olivo decora tutta la Regione, con la
sua presenza quasi in riva al mare e vera rilevanza nelle zone
interne, annoverando Aziende ben organizzate e rivolte al
mercato alternate a molte piccole realtà destinate perlopiù
all’autoconsumo, con la maggiore concentrazione nella Provincia
di Salerno, che produce da sola più di metà del totale regionale.
Le cultivar autoctone, oltre 60, costituiscono un vero patrimonio
da valorizzare, considerandone la notevole potenzialità nella
tipicità, espressa soprattutto da Ravece, Ogliarola, Pisciottana,
Rotondella, Ortice, Carpellese, Ortolana, Recioppella, Sprina,
Tonacella, Caiazzana, Sessana, Corniola, Olivella, Minucciola…
Tre le DOP già riconosciute: Colline Salernitane, Cilento e
Penisola Sorrentina, a cui si aggiungeranno a breve la Colline
Beneventane, la Sannio Caudino-Telesino e la Irpinia-Colline
dell’Ufita.
Di questa realtà Vi presento:
Coprovoli
Hirpus
Via Modena, 57
83040 Carife (AV)
Tel. 0827-95626
E-mail: [email protected]
Costituito nel 2002 con l’intento di produrre olio extravergine di
qualità, questo Consorzio di 40 produttori, frantoiani e cooperative
agricole, gestisce un totale di 85 ettari impiantati con oltre 4.000 piante
anche secolari, allevate a vaso e monocono, nel comprensorio dell’Ufita,
in Irpinia, ad altitudini sempre superiori ai 500 metri. La cultivar
presenti sono l’Ogliarola, la Marinese e la Ravece, che è praticamente
esclusiva di questo territorio e caratteristica per la maturazione
tardiva (a dicembre) e la costanza nella produzione e nella resa. L’Olio
Extravergine di Oliva Ravece è ottenuto da raccolta manuale
all’invaiatura e lavorazione con tecnologia continua entro 3 – 5 ore,
dopo trasporto in piccole cassette aerate. Di colore giallo dorato, limpido
per decantazione naturale, arriva al naso con fruttato verde medioleggero e profumo deciso di pomodoro maturo, assieme a sentori di
erba, sedano e lieve carciofo. In bocca risulta fluido, prevalentemente
dolce e ben equilibrato nei toni di piccante ed amaro, piacevole per la
tipica fragranza di pomodoro ancor più in evidenza che al naso. Da
servire al tavolo su tutti i piatti di media struttura, meglio se caldi, in
cui possa essere desiderabile l’accenno di aroma del pomodoro, ma non
il suo colore: sarà una piacevole sorpresa!
Hirpus
Michele Minieri, dopo la Laurea in Filosofia conseguita nel 1996, ha
deciso di dedicarsi alla gestione di questa Azienda che attualmente
dispone di circa 10 ettari situati nella Valle dell’Ufita, ad altitudine tra
i 500 ed i 700 metri, coltivati quasi totalmente ad oliveto con circa 1.500
piante di Ogliarola e Ravece condotte secondo i dettami dell’agricoltura
biologica. I risultati qualitativi costantemente ottenuti sono il giusto
premio per tutte le attenzioni profuse. Dopo raccolta manuale e
molitura con tecnologia continua sempre in giornata, produce ogni
anno 2 ottimi monovarietali: Olio Extravergine di Oliva Hirpus
Ogliarola ed Olio Extravergine di Oliva Hirpus Ravece. Il primo è
limpido, giallo dorato, di fruttato verde delicato, gradevole per i profumi
di erba tagliata, lieve cardo, cicoria e mandorla. Dotato di buona
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This year’s listing closes
with Campania
During Roman times, olive oil from Campania Felix was a
much-prized commodity. Today, this region accounts for
6% of national production and is the fourth largest oilproducing region after Apulia, Calabria and Sicily. The
30,000 tonnes produced from the last harvest were less
than expected due to bad weather during the growing
season, which saw excessive rain during the late spring
followed by a hot, humid summer that resulted in massive
damage by the olive fly. Of the total production only 60%
is extra-virgin, although this percentage is increasing
annually through greater understanding of the need for
quality. Old traditional systems featuring roller crushers
and presses are progressively being phrased out in favour
of continuous systems, which are less problematic to run.
Olive trees dot the landscape throughout the region, from
the densely cultivated inland areas to close to the sea
front. Well-organised commercial companies co-exist
alongside smaller businesses that mostly produce oil for
private consumption. The province of Salerno features the
densest concentration of mills and is alone responsible for
producing over half of the regional total. There are over 60
local cultivars grown in the area. This important local
asset due to the potential for creating distinctive oils from
varieties such as Ravece, Ogliarola, Pisciottana,
Rotondella, Ortice, Carpellese, Ortolana, Recioppella,
Sprina, Tonacella, Caiazzana, Sessana, Corniola, Olivella,
Mucciola, etc. Three olive oils – Colline Salernitane,
Cilento, Penisola Sorrentina – have already obtained DOP
status, with Colline Beneventane, Sannio Caudinotelesino and Irpinia-Colline Dell’Ufita to follow in the near
future. I have chosen the following four producers:
Coprovoli - Established in 2002 with the intention of
producing quality extra-virgin olive oil, this consortium of
40 producers, oil mills and agricultural cooperatives
manages a total of 85 hectares planted with more than
4,000 olive trees, some of which are over a hundred years
old. The trees are cultivated in vase or monocone shapes in
the Ufita district in Irpinia, at 500+ metres above sea
level. The cultivars grown are Ogliarola, Marinese and
Ravece, which is virtually exclusive to this area. The
Ravece cultivar is unusual in that it ripens later
(December) and provides a constantly high yield of both
olives and oil. The Olio Extravergine di Oliva Ravece is
produced from manually harvested just-ripe olives using a
continuous extraction system within 3 to 5 hours after
transportation in small airy trays. The oil is of a golden
yellow colour. It is limpid and naturally decanted. It
presents a green, medium-light fruitiness and distinct
aromas of ripe tomatoes, grass, celery, with a hunt of
artichoke. The oil is fluid in the mouth with a dominating
sweetness that is well balanced by its piquancy and
bitterness. The characteristic tomato aroma is even more
apparent in the mouth. Serve at the table with mediumstructured dishes (preferably hot). Try serving it with
dishes that would be complemented by a slight tomato
aroma – but not colour! – for a very pleasant taste
experience.
Hirpus
- After graduating in Philosophy in 1996,
Michele Minieri decided to devote himself to managing
this property, which spans 10 hectares in the Valle
dell’Ufita, at an altitude of between 500 and 700 metres
above seal level. The property is almost entirely covered in
olive groves, which feature approximately 1,500 Ogliarola
and Ravece organically grown trees. Constantly high
results are the just reward for the care taken with
growing. The olives are hand picked and processed using
a continuous system on the same day, resulting in two
excellent monovarietal oils, the Olio Extravergine di Oliva
Hirpus Ogliarola and the Olio Extravergine di Oliva
Hirpus Ravece. The first is a limpid golden yellow colour.
It has a delicate green fruitiness with pleasant cut grass,
slight cardoon, chicory and almond aromas. The oil
fluidità risulta prevalentemente dolce, con notevole equilibrio di
piccante ed amaro che gli permettono l’abbinamento al pesce ed ai
piatti fino a mediamente saporiti. Il secondo, con lo stesso colore ma più
deciso nel fruttato, esprime il meglio della cultivar da cui deriva con il
netto sentore di pomodoro sposato ad erba appena tagliata, cicoria e
lieve carciofo. Molto fluido, trasmette sensazione dolce subito seguita
da piccante ed amaro decisi, ma molto garbati ed in grande armonia.
Ampia la possibilità di abbinamento, notevole la piacevolezza del
profumo di pomodoro fresco che si sprigiona al contatto con il cibo caldo.
Sorrentolio
Raffaele Gargiulo, erede di una famiglia che ha iniziato l’attività
frantoiana nel 1849, dopo aver ampliato la capacità produttiva del suo
impianto tradizionale arrivando a disporre di 18 presse, nel 1990 ha
iniziato la strada della qualità con l’utilizzo di estrazione a ciclo
continuo. Lavorando partite provenienti da tutta la Penisola
Sorrentina l’Azienda produce attualmente oltre 1.000 quintali di olio
all’anno da cui seleziona, confeziona e commercializza anche all’estero,
4 extravergini, tra cui un DOP. L’Olio Extravergine di Oliva Syrenum
DOP Penisola Sorrentina proviene da 2 ettari di oliveto di proprietà
coltivati con 800 piante di Minucciola allevate a vaso globoso e forma
libera. Dopo raccolta manuale, lavorazione entro 6 – 8 ore e filtratura
leggera, quest’olio è limpido e di colore giallo dorato. Il fruttato di oliva
verde è delicato, arricchito da sentori di erba, mandorla e mela gialla.
All’assaggio è dolce, dotato di buona fluidità e vivacizzato da un leggero
piccante. Il migliore utilizzo è sul pesce e su piatti di sapore delicato.
Zamparelli
Un nome, una garanzia. Gli extravergini di Vincenzo Zamparelli sono
da anni costantemente ai vertici qualitativi del panorama nazionale:
sicuramente non per caso, ma per la notevole passione e competenza
con cui conduce tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione nei circa
10 ettari di oliveto, alla raccolta e trasporto, fino alla lavorazione nel
frantoio e conservazione dell’olio non filtrato. Le etichette prodotte sono
3. Olio Extravergine di Oliva O.R.O (blend prevalentemente di Ortice,
Recioppella e Ortolana): giallo dorato con riflessi verdini quasi limpido
e di fruttato medio, profuma di oliva verde, erbe aromatiche, mandorla,
lieve foglia di pomodoro e mela acerba. In bocca è fluido, dolce e con
giusto equilibrio di piccante ed amaro, tanto da permettere possibilità
di utilizzo quasi senza limiti. Olio Extravergine di Oliva Recioppella:
monocultivar giallo intenso dal fruttato medio-leggero, offre sentori di
erba, mandorla, mela gialla, cardo e lieve pomodoro. Molto fluido ed
equilibrato quanto a dolce, amaro e piccante, può trovare impiego dal
pesce fino a piatti di media struttura. Olio Extravergine di Oliva Ortice:
quest’anno è il portabandiera aziendale. Giallo-verdino e di fruttato
medio-intenso appaga il naso con la fragranza di oliva verde, pomodoro,
mela verde, erbe di campo e lieve carciofo. Molto fluido ed armonico nei
toni decisi di amaro e piccante, può esaltare tutte le preparazioni
culinarie escludendo quelle più delicate.
Oleificio Montuori
Questo frantoio, dotato di impianto ad estrazione continua, lavora
anche per i produttori della zona, oltre alle proprie olive provenienti da
700 piante di Ravece, Cacazzara, Cretaiola, Leccino, Frantoio,
Pendolino, Grappolino, Ogliarola e Nocellara coltivate a vaso ed ubicate
nei Comuni di Torella dei Lombardi e Montanaldo, ad altitudini
superiori ai 500 metri. La notevole competenza nella conduzione di
tutta la filiera produttiva traspare dalla qualità degli oli, che
presentano anche un eccellente rapporto qualità-prezzo. Olio
extravergine di oliva Ravis: monocultivar di Ravece di colore gialloverdino, raggiunge subito il naso con il profumo di pomodoro
caratteristico di questa varietà, arricchito da sentori di mandorla, erba
e lieve carciofo. Fluido ed equilibrato per le sensazioni dolce, amara e
piccante espresse a media intensità, gode degli ampi abbinamenti
possibili agli altri Ravece già descritti. Olio extravergine di Oliva
Domus: ottenuto dal mix di tutte le cultivar aziendali, è giallo
paglierino con riflessi verdini. Il fruttato leggero comprende oliva
verde, erba, mandorla e mela gialla. All’assaggio è fluido, dolce ma
vivacizzato da un leggero piccante: adatto a piatti di pesce ed a
preparazioni di gusto delicato.
presents good fluidity and has a slight dominant
sweetness that is well balanced by a contrasting piquancy
and bitterness that make it particularly suited to fish and
delicate to medium-flavoured dishes. The second olive oil
is of the same colour but has a more decisive fruitiness
that better expresses the cultivar, with a distinct tomato
aroma mingled with freshly-cut grass, chicory and slight
artichoke notes. This oil is very fluid and imparts
immediately a sweet sensation, closely followed by a
noticeable piquancy and bitterness that are nevertheless
very smooth and perfectly balanced. Presents extensive
possibilities for food pairings. However hot dishes bring
out a distinct but pleasant fresh tomato flavour.
Sorrentolio
Via Nastro d’Argento, 9
80065 Sant’Agnello (NA)
Tel: 081-8072300
E-mail: [email protected]
Web: www.sorrentolio.com
Sorrentolio - Raffaele Gargiulo’s family set up the mill
in 1849. After inheriting the business, he expanded the
capacity of his traditional system to 18 presses and in 1990
began to concentrate on quality enhancement through the
use of a continuous extraction process. He sources his
olives from all over the Sorrento peninsula, producing 100
tonnes of olive oil annually. From this, four extra-virgin
olive oils, including one with DOP status, are selected and
packaged for sale in Italy and abroad. The Olio
Extravergine di Oliva Syrenum DOP Penisola Sorrentina
is produced from olives grown on two hectares planted
with 800 Minucciola trees grown in rounded vase and free
form shapes. After manual harvesting, the olives are
processed within 6-8 hours and lightly filtered. The
resulting oil is a limpid golden yellow colour. It has a
delicate fruitiness reminiscent of green olives,
complemented by grass, almond and golden apple notes. It
is sweet in the mouth, has good fluidity and a lively yet
subtle piquancy. Best served with fish and delicate dishes.
Zamparelli - The name in itself is a form of guarantee.
Vincenzo Zamparelli’s extra-virgin olive oils are of a
constantly exceptional quality and have for years been
classed among Italy’s best. This is no stroke of luck. His
success is due to the passion and skill with which he tends
each of the stages of the production process, from the
cultivation of around 10 hectares of olive groves, to
harvesting and transporting, processing in the mill and
storage of the unfiltered oil. He produces three extravirgin olive oils: the Olio Extravergine di Oliva O.R.O
(blend featuring principally Ortice, Recioppella and
Ortolana olives). This oil is golden yellow with greenish
highlights. It is almost limpid and has a medium
fruitiness with green olive, herb, almond, slight tomato
leaf and sour apple aromas. The oil is fluid in the mouth,
with a sweetness that is balanced by a certain piquancy
and bitterness that make it suitable for an almost endless
range of dishes. The Olio Extravergine di Oliva
Recioppella is a monovarietal oil with medium-light
fruitiness featuring grass, almond, golden apple, cardoon
and slight tomato aromas. This oil is very fluid and
presents a balanced sweetness, piquancy and bitterness.
Serve with fish and medium-structured dishes. The Olio
Extravergine di Oliva Ortice is the company’s standardbearer this year. It is of a greenish yellow colour, with a
pleasant medium-intense fruitiness in the nose and green
olive, tomato, green apple, wild herb and slight artichoke
aromas. It is very fluid and presents a well balanced but
decisive bitterness and piquancy. Marvellous with all but
the most delicate dishes.
Oleificio Montuori - This mill is equipped with a
continuous system and also extracts oil for other producers
in the region. Its own harvest comes from 700 Ravece,
Cacazzara, Cretaiola, Leccino, Frantoio, Pendolino,
Grappolino, Ogliarola and Nocellara trees cultivated in a
vase shape. The olive groves are located in the districts of
Torella dei Lombardi and Montanaldo, at an altitude of
500+ metres above sea level. The entire production process
is managed with obvious skill, a fact apparent in the
quality of their olive oils, which also offer an excellent
quality-price ratio. Olio extravergine di oliva Ravis:
monovarietal oil of a yellow-green colour produced from
Ravece olives. The tomato aroma typical of this variety
hits the nose immediately with complementary almond,
grass and slight artichoke notes. Fluid, with well-balanced
medium-strong piquancy, and sweet and bitter sensations,
this oil is suitable for all the types of dishes already
mentioned for Ravece varietals. Olio extravergine di Oliva
Domus: produced from a blend of all the varieties grown
by the farm. The oil is straw yellow with green highlights
and a light fruitiness that features green olives, grass,
almond and golden apple aromas. Fluid in the mouth with
a sweetness that is invigorated by a slight piquancy.
Suitable for fish and delicate dishes.
Zamparelli
Corso Umberto I, 58
82032 Cerreto Sannita (BN)
Tel. 0824-861117
E-mail:
[email protected]
Oleificio Montuori
Contrada Toppoli
83050 Villamaina (AV)
Tel. 0825-442175
E-mail:
[email protected]
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Ristoranti della tavolozza
The restaurants in the palette
A cura di Piera Genta
Passione per il riso
Ristorante
Il Grappolo
Via Casale 28
Alessandria
Tel. 0131-253217
Fax 0131-260046
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Beppe Sardi: dal 1978 proprietario de “Il Grappolo” di Alessandria.
La sua passione, il riso o meglio il risotto. Sono anni che Beppe parla di
riso piemontese di qualità, rispolvera le ricette della tradizione, ne
codifica delle nuove. Non per nulla è diventato lo chef di fiducia del
Consorzio di tutela e valorizzazione delle varietà tipiche di riso italiano.
Con il nostro riso, Beppe gira il mondo ed ha insegnato a cucinarlo a
migliaia di appassionati presso la Scuola di cucina La Corte Chiusa –
Tenuta Marchesi Incisa della Rocchetta a Rocchetta Tanaro.
Passion for rice
Risotto Carnaroli in cialda di parmigiano con
rane, gamberi di fiume, punte di asparagi e fiori
di zucchini mantecato con pesto di rucola
Carnaroli risotto in Parmesan wafers with
frogs, river shrimps, asparagus tips and
courgette flowers, mixed with chopped
rocket
Ingredienti (per 6 persone):
Per il risotto: 480 gr riso varieta’ Carnaroli; brodo vegetale; un bicchiere
di vino bianco; burro; olio extra vergine di oliva; Parmigiano; sale
Per il sugo di rane, gamberi, fiori di zucchini ed asparagi:
1 kg. di rane; 12 gamberi di fiume; 300 g di asparagi; 10 fiori di zucchini;
una cipolla; una carota; un gambo di sedano; 2 foglie di alloro; un ciuffo
di prezzemolo; un bicchiere di vino bianco; olio extra vergine di oliva;
burro; sale
Per il pesto di rucola: 2 mazzetti di rucola; 50 g pinoli; 20 g noci
sgusciate; uno spicchio d’aglio; 100 g Parmigiano
Per la cialda di parmigiano: 600 g Parmigiano grattugiato
Per la cialda - Riscaldare molto bene una padella antiaderente, versare
il parmigiano grattugiato ed allargarlo con un cucchiaio di legno. Appena
si indurisce, capovolgere la cialda su uno stampo, ottimo quello da budino
e lasciarla raffreddare. Staccare la cialda solo quando si sarà raffreddata
completamente. A questo punto il contenitore per il risotto è pronto.
Per il sugo - Pulire le rane, lavarle accuratamente e sbollentarle in
abbondante acqua salata. Scolarle avendo cura di non gettare l’acqua di
cottura. Spolpare le rane. Tritare finemente carota, cipolla, sedano e
prezzemolo. Rosolare il trito in un tegame con poco burro ed olio.
Aggiungere rane ed alloro, bagnare con il vino bianco e lasciare
evaporare, quindi aggiungere gli asparagi tagliati a tocchetti. Finire la
cottura aggiungendo l’acqua tenuta da parte, solo se necessario. Prima di
togliere dal fuoco il sugo, aggiungere i gamberi sgusciati con la polpa
tagliata a rondelle ed i fiori di zucchini tagliati a listerelle.
Per il pesto di rucola - Tritare finemente rucola, pinoli, noci e aglio. In
una terrina amalgamare il trito con l’olio avendo cura di aggiungerne
poco alla volta. Incorporare delicatamente il Parmigiano.
Per il risotto - In una casseruola tostare il riso con poco burro ed olio.
Bagnare con il vino bianco e lasciarlo completamente evaporare. Iniziare
la cottura del riso aggiungendo l’acqua di cottura delle rane ed il brodo
vegetale. A metà cottura aggiugere il sugo di rane. A cottura ultimata,
mantecare con il pesto di rucola. Disporre sul piatto la cialda di
parmigiano e versare dentro il riso. Decorare con il fiore di zucchino
intero, il gambero e qualche coscetta di rana.
Ingredients for 6:
For the risotto: 480 g. “Carnaroli” rice; vegetable broth;
a glass of white wine; butter; extra virgin olive oil;
Parmesan; salt.
For the sauce of frogs, shrimps, courgette flowers and
asparagus: 1 kg. frogs; 12 river shrimps; 300 g.
asparagus; 10 courgette flowers; an onion; a carrot; a
stick of celery; 2 laurel leaves; a bunch of fresh parsley; a
glass of white wine; extra virgin olive oil; butter; salt.
For the chopped rocket: 2 bunches of rocket; 50 g. pine
nuts; 20 g. shelled walnuts; a garlic clove; 100 g.
Parmesan.
For the Parmesan
wafer: 600 g. grated
Parmesan.
For the wafer: Heat a
non-stick pan until it
is very hot, pour in the
grated Parmesan and
spread with a wooden
spoon. As soon as the
cheese hardens, turn
the wafer onto a
mould, excellent ones
are
blancmange
moulds, and leave it to
cool. Remove the wafer only when it is completely cold. It
is now ready to hold the risotto.
For the sauce: Clean the frogs, wash them well and boil
them briefly in abundant salted water. Drain, conserve
the cooking water. Remove the meat from the frogs.
Finely chop together the carrot, onion, celery and
parsley, and toss in a pan with a little butter and oil. Add
the frog meat and the laurel, toss over the white wine
and leave to evaporate, and then add the roughly
chopped asparagus. Finish cooking, adding the frog
cooking water if necessary. Before removing the sauce
from the heat, add the peeled shrimps cut into rings and
the finely sliced courgette flowers.
For the rocket mixture: Finely chop the rocket, pine
nuts, walnuts and garlic. In a bowl mix the chopped
mixture with the olive oil, adding a drop at a time,
delicately mix in the Parmesan.
For the risotto: In a pan, toast the rice with a little
butter and oil, sprinkle with white wine and leave to
evaporate. Begin cooking the rice, adding the cooking
water from the frogs and the vegetable broth. Half way
through cooking, add the frog sauce. When the risotto is
cooked mix in the rocket mixture.
Place the Parmesan wafer on the plate and pour in the
risotto. Decorate with a whole courgette flower, a prawn
and a few frogs’ legs.
Beppe Sardi: owner of “Il Grappolo” di Alessandria since
1978. His passion is rice, or rather risotto. For years,
Beppe has been talking about the quality of Piedmont
rice, digging out traditional recipes and creating new
ones. It is not by chance that he has become the trusted
chef for the Association to safeguard and valorise the
typical varieties of Italian rice.
Beppe travels the world with our rice, and has taught
thousands of enthusiasts how to cook it in the La Corte
Chiusa cookery school – in the Estate of Marchesi Incisa
della Rocchetta in Rocchetta Tanaro.
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Economia
Economics
di Maurizio Favaro
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Ortofrutta dal Cile
Una partita di primizie di prodotti ortofrutticoli provenienti
dal Cile è stata da noi scartata – e quindi non posta in
vendita – per la grave contaminazione olfattiva a cui era
stata sottoposta durante il lungo viaggio in un container,
evidentemente impregnato di sostanze maleodoranti in
occasione di precedenti trasporti, rendendo, in questo modo,
improponibile la vendita al minuto dei nostri prodotti, con
consistente perdita commerciale. L'assicuratore non intende
riconoscerci il danno in quanto prodotto da un vizio del
container qui considerato alla stregua di un imballaggio. Il
vizio di imballaggio infatti, come da lui asserito, è tra le
cause più frequenti di esclusione di copertura assicurativa.
Noi pensavamo che ci venisse addirittura rimborsata anche
la perdita commerciale, invece ci viene negato perfino
l'indennizzo sulla merce. E' giusto tutto questo?
Lo sarebbe se il tipo di danno patito fosse
inequivocabilmente attribuibile a vizio dell'imballaggio.
Cosa che, nel fatto in esame, pare non sia così inequivocabile
come vorrebbe l'assicuratore che, ovviamente, ha interessi
opposti a quelli dello sfortunato importatore. Il caso è
interessante sia perché è frequente che vettori e assicuratori
si trincerino dietro a qualche causa liberatoria (come la
natura della merce e il vizio di imballaggio, appunto) per non
container), da 500 a (poco di più di) 1400 dollari e ciò
indipendentemente dal valore della merce contenuta. Per
avere, allora, la certezza che il container non venga
considerato esso stesso un unico collo, è determinante che la
descrizione della merce in polizza (così come nel documento
di trasporto delle altre modalità) comprenda l'elencazione e
la enumerazione analitica del contenuto del container
(numero e contenuto di pallets, pacchi, casse, colli, legacci,
ecc. ....). Questo, per quanto riguarda la definizione di
container. Per quella di vizio dell'imballaggio - cui, con le
modalità citate anche il container può essere assimilato - va
precisato che l'imballaggio, per non essere considerato
viziato deve essere sia conforme con l'esigenza di protezione
e conservazione del contenuto che compatibile a sopportare
gli stress tipici del viaggio (sollecitazioni dinamiche,
sopportazione di pesi per impilaggio o stacking di altri colli,
ecc.). Ove questo non fosse, e l'imballaggio venisse
considerato insufficiente, il risultato sarebbe che qualsiasi
danno direttamente e indirettamente riconducibile a tale
circostanza non verrebbe riconosciuto né dal vettore, né
dall'assicuratore. Il primo, come si è già detto, invocherebbe
la Convenzione Internazionale di trasporto o il Codice Civile,
e il secondo applicherebbe le Condizioni di Assicurazione
rispondere delle loro rispettive obbligazioni nei confronti di
mittenti e assicurati, sia perché il concetto di vizio di
imballaggio rapportato a un cassone di acciaio di dimensioni
standard noto come container può essere anche sfuggevole –
dato che la stessa natura del container (imballaggio,
“protesi” della nave, unità di carico, .....?) non è sempre e in
egual modo ben chiara a tutti – sia perché le stesse polizze
assicurative che coprono i danni da trasporto usano
espressioni (leggermente) diverse a seconda che la copertura
sia italiana o inglese. Andando per gradi, va detto
innanzitutto che il container, ovvero l'unità di carico a
dimensioni standard, può effettivamente considerarsi un
imballaggio (esterno) al pari di una cassa, una gabbia o il più
generico “collo”. E se passa questo principio è inevitabile che
un suo vizio (un foro che comporti infiltrazioni di acqua
piovana, per esempio, o altro) consenta al vettore di
dichiararsi esonerato da responsabilità sul danneggiamento
della merce (quale immediata e inevitabile conseguenza di
tale vizio) in sua custodia. Ma, può effettivamente un
container definirsi imballaggio? Ciò dipende da come è stato
redatto il documento di trasporto della spedizione di cui il
container fa parte. Se, per fare un esempio sul trasporto
marittimo, la polizza di carico come “descrizione merce” si
limita a dichiarare il container (o più container, ovviamente),
è facile sostenere che tale container sia un collo di per sé
stesso. La cosa non deve essere sottovalutata per i possibili
disastrosi riflessi economici per l'ignaro utente nel caso in cui
il vettore marittimo invocasse le Convenzioni Internazionali
di trasporto (Bruxelles o COGSA o Amburgo) che
tratterebbero la perdita di un container al pari di quella di
un collo con l'indennizzo che va, per collo (e quindi per
stampate a tergo delle polizze e dei certificati che escludono
nella maniera più categorica la copertura (e quindi
l'indennizzo) dei “(.....) danni e le perdite dipendenti,
totalmente o parzialmente, direttamente o indirettamente
da difetto, vizio o insufficienza di imballaggio (.....)”, come
testualmente riportato in un capitolato della nostra Polizza
Italiana di Assicurazione Merci Trasportate (Ed. 1984) . Ma
fino a che punto, c'è da chiedersi, l'imperfetta e insufficiente
pulizia e pulitura di un imballaggio (in questo caso un
container) può considerarsi vizio. La Polizza Italiana
(Clausola Pieno Rischio) non cita il caso specifico tra le
esclusioni di assicurazione e parlando di container,
escludono solo il suo “cattivo stivaggio” e, pertanto, si può
considerare che l'avaria da contaminazione olfattiva della
merce sia compresa in questa copertura (che è la massima e
corrisponde a una All Risks). I Capitolati Inglesi, ossia le
note e autorevoli Institute Cargo Clauses (A, B e C.) oltre a
esaminare il solito vizio di imballaggio, si spingono oltre – in
materia di container – e in modo chiaro escludono
espressamente l'inidoneità (in senso lato) del container.
Mentre che la polizza italiana – parlando sempre di
container – non arriva oltre il “cattivo stivaggio nel
container” ed ecco da dove potrebbe arrivare una certa
incertezza interpretativa. All'assicuratore (italiano) che
tentasse di esonerarsi dall'indennizzo di tale danno, va
ricordato che salvo una chiara e specifica clausola
assicurativa, il problema di un container maleodorante non
costituisce vizio di imballaggio. Per la perdita di mercato,
non c'è niente da fare in quanto la polizza trasporti copre solo
i danni materiali e diretti e non quelli consequenziali
(perdita commerciale, danno emergente, lucro cessante, ....).
Nel mondo
Around the world
IFM (Shanghai) Trading Co.,
Ltd.
l progetto della Sirman di costituire una filiale commerciale in Cina
nasce grazie alla profonda conoscenza dell’azienda del mercato cinese,
e di quello asiatico in generale. Un obiettivo che è maturato attraverso
sia incontri con operatori locali e viaggi frequenti (fin dall’inizio degli
anni ’90), sia attraverso la partecipazione diretta a fiere (la prima a
Shanghai nel 1998). Occorre anche ricordare che la Sirman non è nuova
nell’affrontare esperienze di questo tipo. Nel 1999 è stata infatti fondata la
filiale Sirman a Chicago - I.F.M. USA che, oggi più che mai, sta offrendo
soddisfazioni e successi. La realizzazione di quella che oggi è IFM
(Shanghai) Trading Co., Ltd. è iniziata in maniera concreta alla fine di
gennaio, anche se c’è stata una fase precedente durata vari mesi in cui sono
stati effettuati approfondimenti accurati ed analisi (in Italia ed in Cina).
Questo periodo di lavoro preparatorio è servito sia per individuare la
localizzazione geografica della filiale, che per concretizzare i primi contatti
utili per l’attuazione del nostro progetto. Grazie all’entrata in vigore di una
nuova norma, la scelta della forma societaria adottata è stata la WOFE wholly foreign-owned enterprise, vale a dire una società di trading
totalmente a capitale straniero – che prevede la possibilità di avere le
registrazioni di Import & Export e che può liberamente commercializzare
sia sul mercato domestico che su quello estero. Primo passo imposto dalla
legge è quello di avere una sede per la futura azienda. Di conseguenza, dopo
aver fatto una cernita fra le molte agenzie immobiliari della città, abbiamo
scelto quella che per professionalità e opzioni proposte ci sembrava la
migliore. Siamo riusciti così a trovare, dopo una ricerca per alcuni versi
estenuante, un fabbricato che potesse ospitare i nuovi uffici per la filiale ed
ovviamente un ampio
magazzino per offrire ai
distributori Sirman la
pronta consegna delle
nostre
macchine.
A
Shanghai ci siamo avvalsi
della collaborazione di
professionisti e studi che ci
hanno seguito in maniera
meticolosa e professionale,
guidandoci nella scelta della
forma societaria e portando
a termine le innumerevoli e
complesse
pratiche
burocratiche per costituire
la nostra filiale. I documenti
da produrre, così come gli
adempimenti burocratici da espletare per la registrazione della filiale sono
stati molteplici sia a livello di autorità locale che centrale a Pechino. Una
vera miriade di permessi, visti, approvazioni, nullaosta, che dovevano
essere ricominciati ogni qualvolta ricevevano lo stop di un ente, ufficio o
amministrazione. Alla fine però, dopo circa 7 mesi di incertezze e difficoltà,
siamo riusciti ad ottenere l’approvazione del MOFCOM (Ministero del
Commercio della Repubblica Popolare Cinese) di Pechino, da pochi giorni
abbiamo ottenuto l’effettivo rilascio della Business Licence, quello che noi
amichevolmente chiamiamo: "il bollo tondo". Un cammino questo che è
costato alla Sirman un notevole dispendio di risorse e di tempo, che altre
aziende meno strutturate o meno preparate non sarebbero riuscite a
portare a termine. Un cammino che comunque ha premiato la Sirman per
la sua tenacia, regalandole la soddisfazione di essere stata la prima azienda
italiana (per quanto ci è dato sapere ad oggi) ad ottenere l’approvazione da
Pechino per la costituzione di una Wholesale WOFE. Dopo la nascita della
nuova filiale ora forse ci aspetta la sfida più grande, quella commerciale.
Vedremo come la IFM (Shanghai) Trading riuscirà a crescere e ad
interagire con il mercato cinese, ampliando le conoscenze sulla qualità e la
competitività dei prodotti Sirman. Progetto sicuramente ambizioso, visto
che nel grande mercato cinese ricco di potenzialità sono ancora poche le
aziende italiane che hanno avuto la forza, la costanza, il coraggio, le risorse
e le qualità per essere vincenti. Auguri allora alla nuova nata in casa
Sirman e come dicono in Cina: “IFM (Shanghai) Trading Co., Ltd. ÕÚÀÍ1”
e…appuntamento al prossimo articolo “Esplosione di vendite dei prodotti
Sirman in Cina!”.
I
1.Letteralmente la traduzione è “mille anni”, ma viene usato come
augurio di lunga vita e fortuna.
di Simona Ceresani
IFM (Shanghai) Trading Co.,
Ltd.
Sirman’s project to open a commercial branch
in China was founded on a comprehensive
knowledge of the Chinese market and the
Asian market in general. The idea has
evolved and developed over time through
meetings with local operators, frequent trips
(from the beginning of the 90’s) and direct
participation in fairs (the first in Shanghai in
1998). In addition it should be remembered
that this is not the first time that Sirman has
tackled ventures of this kind. In 1999 a branch of Sirman
was opened in Chicago - I.F.M. USA which is growing in
terms of its customer satisfaction and success day by day.
The creation of the company that today is known as IFM
(Shanghai) Trading Co., Ltd. really started to take off at the
end of January, even if there was a previous phase of
detailed research and analysis that lasted for several
months (in Italy and in China). This period of preparatory
work helped identify the geographical location of the branch
and secure the first useful contacts for carrying out our
project. Thanks to the introduction of a new regulation, the
choice of company form adopted is the WOFE - wholly
foreign-owned enterprise, which means a trading company
with total foreign capital – that can be registered for Import
& Export and freely market products both on the domestic
and foreign markets. The first step dictated by the law is to
have premises for the future company. Consequently, after
choosing from the many estate agents in the city, we chose
the one that seemed to be the best in terms of
professionalism and the suitability of the properties
suggested. After a tiring search we succeeded in finding a
building that would be able to house the offices for our new
branch and naturally a spacious warehouse in order to be
able to offer the Sirman distributors a prompt delivery of
our machinery. In Shanghai we sought assistance from
professionals and studios who followed us closely with a
great degree of professionalism, guiding us in the choice of
the company form and helping us conclude the many
complex bureaucratic procedures required to set up our
branch. We had to produce many documents, and we had to
fulfil many bureaucratic obligations both with the local
authorities and the central government in Beijing. A
veritable myriad of permits, visa, approvals, authorisations,
that had to be repeated all over again every time the process
was blocked by some organisation, office or administrative
office for whatever reason. However, in the end, after
around 7 months of uncertainties and difficulties, we
managed to obtain the approval of the MOFCOM (Ministry
of Commerce of the People’s Republic of China) in Beijing,
and just a few day ago we received the effective issue of the
Business Licence, that we like to call the: "the round
stamp". The whole process has cost Sirman a significant
amount of resources and time, that other companies who
are not so well-structured or well-prepared would not have
been able to conclude. However it has been a journey that
has rewarded Sirman for its tenacity, by giving us the
satisfaction of being the first Italian company (as far as we
are aware) to have obtained the approval from Beijing for
the constitution of a Wholesale WOFE. Now that the new
branch has opened, perhaps we have yet to face the greatest
challenge, the commercial challenge. We will see how the
IFM (Shanghai) Trading will manage to grow and interact
with the Chinese market, by increasing its knowledge on
the quality and competitivity of Sirman’s products. It is
certainly an ambitious project, considering that there are
few Italian companies who have had the strength,
consistency, resources and quality to succeed in the huge
Chinese market that is so rich with potential. So let’s
congratulate the latest addition to the Sirman family and as
they say in China: “IFM (Shanghai) Trading Co., Ltd.
ÕÚÀÍ1” and…here’s to the next article “Sales explosion of
Sirman products in China!”.
1.The literal translation is “a thousand years” and it
is used as a wish for long life and fortune.
IFM, sede Sirman in USA
Il cibo racconta
Food tells a tale
Una cena speciale
di Flavio Bissson
Il Ristorante
‘Osteria dei fiori’
di Macerata
compie 25 anni!
Tanti auguri e
complimenti
all’eccellente
chef Iginia Carducci e
a Paolo e Letizia
dallo staff
di Zafferano magazine
The Restaurant
‘Osteria dei fiori’
in Macerata
is 25 years old!
Happy Birthday and
congratulations to the
excellent chef Iginia Carducci
and to Paolo and Letizia,
From all the Zafferano staff
Ristorante Osteria dei Fiori,
via Lauro Rossi 61 - 62100
Macerata Tel. 0733.260142
80
Quello era certamente un risotto speciale. Tutti, intorno alla tavola, lo sapevano. E,
infatti, si controllavano a vicenda. Il papà aveva decretato l’inizio della gara quando
aveva dichiarato, sedendosi a tavola: - Vediamo a chi tocca.
La famiglia cominciò a mettere in bocca i primi chicchi di riso, partendo dall’esterno,
sia perché più freddo, sia perché la preda era, con molta probabilità vicina al centro.
Ridevano i due figli, sorrideva la madre che, nel distribuire le parti, era stata
oggettivamente imparziale: non si potevano fare preferenze in una cosa così seria.
Il tutto era iniziato un mese e mezzo prima, poco prima di Natale. Il papà era arrivato
a casa con aria sorniona e aveva chiamato moglie e i figli attorno alla tavola:
- Guardate che cosa mi ha regalato il padrone, per Natale.
Ed aveva tolto dalla tasca del cappotto un cartoccio azzurro pallido, tenuto fermo da
uno spago sottile. Aveva scartato lentamente l’involucro, rallentando nelle fasi
ultime, per dare più enfasi al momento finale. - Siete pronti? - Sì!
Era apparso un pezzo di formaggio, dorato, dalla superficie ruvida che poteva
assomigliare al suolo lunare, con i bordi della crosta regolarmente smussati dalla
sapienza del droghiere. - _ grana, di quello buono!
I bambini avevano capito fino a là; chi aveva apprezzato a fondo era stata la madre,
che aveva abbracciato il marito, visto che era stato tanto bravo da meritarsi un
premio del genere. Alla fine degli anni quaranta, con una guerra mondiale che si
stentava a dimenticare, un pezzo di grana valeva tanto oro quanto pesava. I poveri
non sapevano cosa fosse; ne venivano beneficiate solo le puerpere particolarmente
provate, di buona famiglia e quelli che se lo potevano comprare. In effetti la piramide
di formaggio non era particolarmente grande ma erano stati solo in due, in fabbrica,
a meritarselo. Il padrone li aveva additati ad esempio, di fronte a tutti gli altri
dipendenti: era stato un piccolo trionfo per il babbo ed il suo collega.
- Ne mettiamo un poco sul brodo di stasera? – aveva proposto la moglie. - Ma sì, dài!
La scena sarebbe rimasta a lungo impressa nella memoria dei bambini. Il papà aveva
atteso che la tavola fosse apparecchiata; si era fatta dare la grattugia che era stata
attentamente scrutata: il grana non doveva mischiarsi con i succedanei di poco
valore. Aveva preso un pezzo di carta oleata e l’aveva stesa per bene con il palmo della
mano; poi ci aveva poggiato sopra la grattugia, tenendola verticalmente per il manico
e, infine, con un rispetto premuroso, vi aveva appoggiato sopra il grana.
Il movimento lento, leggero, dall’alto in basso e viceversa, cominciò a produrre una
nevicata sottile sulla carta oleata. Il bambini si erano messi di lato per guardare il
fenomeno e si spingevano per godersi, a turni alternati, lo spettacolo dello
sfarinamento. Durante l’operazione era accaduto l’impensabile: la massa di grana
non aveva retto allo sforzo ed un pezzo di formaggio era rotolato sulla tovaglia. Era
una disdetta, uno spreco. Che fare? Era una ingiustificata riduzione della
disponibilità a venire. La mamma aveva chiuso salomonicamente la questione:
- Dàllo ai bambini, che gli fa bene.
Era stato equamente diviso tra loro due, con un trattamento particolare per il più
piccolo che sembrava crescere poco ed aveva spesso la tosse.
Il marito aveva ripreso le sue manovre. - Basta? – aveva chiesto alla moglie.
Lei si era chinata sul risultato del lavoro ed aveva sentenziato:
- Anche troppo! - A quel punto era venuta la parte finale: il papà aveva preso la
forchetta e, passando obliquamente ogni stradina obbligata tra i crateri della
grattugia, aveva fatto cadere nella carta quella parte di formaggio che si era
raggrumata sull’utensile. Due colpetti finali, dati sul bordo della grattugia, avevano
raccolto anche l’ultimo sospiro di quel tesoro.
Era arrivata la minestra. La mamma aveva preso la carta oleata per le orecchie e,
passando da tutti, l’aveva scossa, dando a ciascuno la sua razione. A lei, che si era
servita per ultima, restò il compito di non disperdere niente e la cosa fu eseguita con
coscienza, fino in fondo. Mai minestra era stata buona come quella.
Il grana era stato un diversivo per la famiglia. La signora ne aveva fatto un motivo
di invidia da parte delle vicine, che erano venute anche a vederlo. Nessuno si sarebbe
sognato, poi, di mangiarlo di nascosto: non era questione di fioretti, era il rigore
morale che hanno tutte le comunità che condividono lo stesso destino. I bambini se lo
aspettavano ogni giorno e invece era stato centellinato. Ma era venuta la sua fine.
Era rimasta la parte bruna, con un po’ di polpa. E qui era scattata l’operazione
risotto. Il padre aveva pulito col coltello grande la parte esterna, trattata con prodotti
conservanti, ed era rimasta una pelle di grana, come la testa di un calvo: era la crosta
da risotto. La mamma l’aveva buttata nella pentola, dandole un silenzioso addio.
Adesso era in uno dei piatti. A chi sarebbe toccata? La regola era che chi la trovava
nel suo piatto, se la sarebbe tenuta tutta per sé: un leccornia indivisibile.
Mangiavano lentamente, ridendo e controllandosi. Qualcuno, di lì a poco, avrebbe
strillato il suo grido di vittoria.
A special dinner
It was a really special risotto and everyone around the table
knew it: in fact they were all controlling each other. Dad had
announced the beginning of the contest when he sat down at the
table and declared: - Let’s see who has got it.
The family began putting the first grains of rice in their mouths,
starting from the outside of the plate, perhaps because it was
cooler there or because the treasure was probably close to the
centre. The two children were laughing, their mother was
smiling and had been purposely objective when sharing out the
portions: there couldn’t be any favourites this evening. It all
began six weeks earlier, just before Christmas, when dad
arrived home with a dreamy air and called his wife and children
to the table:
- Look what the boss has given me for Christmas.
From his coat pocket he pulled out a pale blue packet, tied by a
fine piece of string. He slowly undid the wrapping, slower as he
got closer to the end to give more emphasis to the final moment.
- Are you all ready? - Yes!
A piece of cheese appeared, golden and with a rough surface
that looked like the surface of the moon, with the edges of the
rind evenly rounded off by the knowing hands of the grocer. - It’s
Parmesan – the really good sort!
That was all the children understood: the one who really
appreciated the gift was mum, who hugged her husband, as he
must have been really good to deserve such a special gift. At the
end of the forties, with a world war that was hard to forget, a
piece of Parmesan was worth its weight in gold. The poorer
didn’t even know what it was, only the weaker “puerpere”
(women in childbirth) from well-off families, or those who had
enough money to buy it had this chance. In fact, the cheese
wedge was not very big, but there were only two people in the
factory who had deserved it. The boss had picked them out as an
example, in front of all the others: it was a small triumph for
dad and his colleague. - Can we put a bit in the broth this
evening? – the wife had asked. - Yes, let’s!
The children would have remembered this scene for a long time.
Dad had waited until the table was laid, then he took the cheese
grater that had been carefully cleaned: the parmesan couldn’t
mix with other cheeses of little count. He took a piece of
greaseproof paper and spread it out with the palm of his hand,
he placed the grater on it, holding it upright by the handle and
at last, very carefully, he placed the parmesan against it. The
slow delicate movement up and down began to produce a fine
snowfall on the greaseproof paper. The children were standing
by his side to watch this magic and they were pushing each
other to get the best few of this pulverisation. While he was
grating, the unthinkable happened as the piece of cheese could
not stand up to the effort and a piece had broken off and rolled
away on the tablecloth – it was a disaster, a waste. What should
we do? It was an unfair reduction of the amount that would
have been available in the future. However, mum quickly
settled the matter: - Give it to the children, it will do them good.
It was divided equally between the two, with a special
treatment for the smallest, who seemed to grow slowly and
often had a cough. Her husband had continued grating. - Is that
enough? he asked his wife.
She lent over the table and declared: - It’s too much!
The end was near now; dad took his fork and passed it
crossways between the holes in the grater, to knock off all the
cheese that was stuck to it. Two last knocks on the edge of the
grater gathered the last of this special treasure. The soup was
on the table, and mum took the edges of the greaseproof paper
and passing round all the plates shook off each one’s ration. She
served herself last and had the task to make sure nothing was
lost, which she did very conscientiously.
It was the best soup they had ever tasted.
The Parmesan had been a distraction for the family, and mum
was envied by her neighbours, who came round to look at it.
Nobody would ever have dreamed of eating it on the sly: it was
not a question of sacrifice; it was the moral obligation that all
people have who share the same fate. The children expected it
every day but it had slowly been used and was at its end, just
the brown rind was left with a little bit of cheese attached.
This was when the risotto affair started – dad had cleaned the
outside rind with a large knife, to remove all the preservatives,
and just a slither of parmesan was left, that looked like a bald
head – it was the risotto rind. Mum tossed it into the pan
wishing it a silent farewell and now it had been served on one of
the plates. Who could it be? The rule was that whoever found it
would keep it for themselves – an indivisible morsel. They
continued to eat slowly, laughing and checking each other’s
plate; soon somebody would have joyfully shouted victory.